Polieno - Gli Stratagemmi
Polieno - Gli Stratagemmi
Polieno - Gli Stratagemmi
DEGLI
GL I
S T R A T AGEMMI
D I
POLIENO
TRADOTTI
DA L E L I O C A R A NI
MILANO
DAIXA TIPOGRAFIA DI CIO. BATTISTA SONZOGNO
M. DCCC. XXt.
La presente traduzione protetta dalle vigenti leggi ; essendosi adempito a quanto esse prescrivono.
AVVISO
DELL' E DI T O R E
-LV q n avverr, io spero y che ta luno ingannato dal titolo di questa Opera voglia attribuirmi la colpa daver io inserito nella mia Raccol ta un volume il quale piuttosto che alla storia appartiene allarte della guerra. Perch, ove ben si consi deri, non sono gU Stratagemmi di Polieno altro che fa tti di capitani e di popoli, i quali se non presen tano una narrazione intera e segui ta , non pertanto come derivati dalla
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storia , con essa strettamente si fi niscono, anzi per meglio esprimer m i son parte di essa. Quindi ho stimato di riprodurli per le mie stampe , quali gi furono volga rizzati da L elio Carani, e pub blicati una sola volta dal Giolito in ottavo nel i 552. Intento nondi meno a migliorare,. per quanto da me si pu, g li antichi lavori, dove io non abbia creduto, o potuto sostituire ad essi degli altri nuovi, ho fa tto ora emendare in diversi luoghi non solo l ortografia, ma smgolarmente la lezion del testo italiano che fu confrontata di bel nuovo colf, originale greco; e v i ho aggiunto alcuni Cenni sopra PoKeno che cortesemente ha vor hitp stendere a mia preghiera il
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cav. Mustoxidi. Trover qui pari mente il lettore trasportate parec chie note che accompagnano la tra duzione francese, ed altre che a ta l uopo si sono dettate. N spia cer , coni io penso, ai miei as sociati che io abbia ornato altres la presente edizione deW effigie di Marcaurelio e di Lucio Vero ri cavata dai medaglioni del Buonar roti, essendomi paruto opportuno tale ornamento in un volume che fu gi dedicato da Polieno a quei due Imperatori.
ALCUNI
CENNI
S O P II A
P O LI E N O
nel principio della sua Opera racchiude le poche notizie della propria vita che ne son pervenute, o che sole me ritavano di pervenirci. Gli Iddi, diee - gli aglimperatori Antonino e Vero, vi da ranno vittoria contra i Persi ed i Parti: ma io che sono uomo di nazione mace done, cui dato quasi di mano in mano dai loro maggiori, guerreggiando superare i Persianiv ho deliberato di non volere es sere a voi affatto disutile nel presente tempo. Che se io fossi gagliardo del corpo, mi offerirei ancora per pronto e valoroso solP o lie n o
dato, e valereimi della fortezza, macedo nica; ma poich voi mi vedete gi nellet inoltrato, io non patir perci lessere li bero in tutto della milizia. E per vi esi bisco questi sussidj delle imprese di guerra, che sono stratagemmi usati dagli antichi, i quali non pur a voi daranno larga sperienza di prischi fatti, ma a coloro altres che saranno mandati ai bellici ufficj. Da Polieno stesso adunque impariamo e la gente alla quale apparteneva, e io certa guisa let sua, perch se egli dicevasi gi provetto durante la guerra partica, sinferisce che negli anni i63 e 164 della nostrera avesse oltrepassato il suo cin quantesimo anno, cio il termine dopo il quale era lecito godere limmunit della milizia. Medesimamente Polieno ne fa sa pere altrove eh egli esercit 1 arte del dire cause in giudizio (*), ci che pur si cwiferma da Suida il quale lo chiama re tore < *). Ma da siffatte parole dedurre non
(o) Proemio del lib. II e del VIIL () Voce Ptiieno*
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si pu ehei vivesse in Roma, come sup pone il Coray (a) , o die in quella citt componesse il suo libro. Poich io non so per qual modo un uomo greco avrebbe dato in Roma opera agli esercizj del foro, quando tion fosse stato assai dotto nell'idioma la tino; eppure non udiamo chegli od altri faccia di ci ricordanza, n si pu cre derlo ove si pensi che i Greci servi delle armi romane, ma in fatto dingegno e di sapere sempre primi e signori, disdegnaro no di assumere qualunque ajuto che loro non fos6e offerito dalla patria letteratura* E nemmeno si pu sentenziare col Casaubono e col Clerc, rettamente perci con traddetti dal Bayle < * )< , che Polieno fosse in giovent uomo armigero, non mostrando egli in quel suo proemio se non se il desiderio di militare contra i barbari. Ora queste parole non sono alla fin fine che ornamenti retoricij rt largomento del suo
(a) Pref. alledizione di Polieno. ($) Casaab. nella dedica del suo Polieno. Clerc Bibl. naiv. tom. XIX, pag. 59. Bayle Diet. voce Politmt+
xtt libro nulla pi prova, perch altro lo scrivere di cose belliche, ed altro lo eser citarle; oltredich Polieno non tratta spe cialmente della scienza militare, ma esempj ha raccolto, comegli stesso si espri me, da varj libri, con gran fatica, e non in ozio, ma avvocando. Vero che Suida gli attribuisce anche tre libri tattici, eh quanto dire dellarte di ordinare un eser cito in battaglia, i quali sono andati del tutto smarriti, insieme collopera che Po lieno compose sopra Tebe, ricordata pur da Suida, e colle altre che questo lessico?grafo accenna collettivamente, e col trat tato sulla Repubblica di Macedonia che da Stobeo vien rammentato . Volgeva egli in animo eziandio di scrivere le cose di memoria degne che valorosamente* e pru dentemente operarono Marco e Lucio a vantaggio de Romani e de Greci , ma non le scrisse, sia perch fosse dalla morte preve nuto, sia perch egli ne dimettesse il pen siero; oppure le scrisse ed il tempo le ha
(a) Serm. XLL
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divorate. Puossi nondimeno congetturare che i libri tattici da Suida commemorati, altro non 6eno che gli Stratagemmi, i quali parimente da un greco anonimo detti sono Strategici (), abbench v abbia fra questi due vocaboli una notabile diffe renza. Quindi Suida come colui che so lito a tutta confondere, tre libri soli cit, quando Polieno otto ne compose i quali insino a noi sono giunti. Ma giunti non sono nella integrit loro ; attesoch essi racchiudono ottocento e trenta stratagem m i, mentre questi esser dovevano nove cento, come si ricava dallindice che li accompagna. Ed invano io stesso per sup plire a simil difetto ho consultato i codici della Marciana e dellAmbrosiana, ch en trambe queste librerie conservano testi di Polieno, ma essi pure imperfetti nella fine del v e dell''vm, e nel corpo di vi libro* Ognuno degli accennati libri ha la sua dedica particolare ai due Imperatori, in guisa che si potrebbe arguire che Polieno
() Delle cose incred- cap. xi.
non componesse n pubblicasse ad un trat to* ma di tolta in volta, le parti delVO* pera sua. Fra i sei primi libri, cinque ne spettano Greci in generale, ed uno , cio il quarto, tutto dedicato ai Macedoni la quale distinzione usata verso qul pC K polo, pu essere stata a Polieno suggerita non sola dall*amor patkw, ma dalle spleni dide imprese altres di Filippo e lessam dro. Tratta poi il sttimo libro dei bar bari , cio dei Persiani degli Asiatici , e lottavo dei Romani e delle Donne illustri; In questi suoi libri ha avuto lautore per iscopo di proporre gli esempj dei modi coi quali i capitani prevenire possono col con giglio la vittoria, e acquistarla coti arte senza battaglia e pericolo. Perch, come insegna: Cambise a Ciro suo figliuolo presso Senofonte, quanto pi un capitana reputa pregevoli i suoi soldati, tanto pi sforzare si debbe di tenerli in sicuro. E per cer cher di porsi sul vantaggio riguardo ai nemici, verso i quali lice anche al gi* stissimo ed osservantissimo delle leggi qs-
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sere talora insidiatore, dissimulatore, frau dolente. Laonde per ingannarli d avvero , potr col levargli in soverchia fidanza co glierli alla sprovvista, e col lasciarsi segui tare, mettergli io iscompiglio , e col fug gire tirarnegli a luoghi malagvoli e quivi assalirli. Debbe il capitano pertanto met tere in opera aon solo tutte siffatte parti colarit, che ha dapprima imparato, ma or dire egli stesso nuove invenzioni, in quella guisa che fqppo i musici, i quali non pure adoperano le melodie che appresero, ma si studiano di comporne essi delle altre. E se nella musica si lodano assai L e cose nuove e fresche, molta pi nella guerra si esaltano i nuovi ritrovamenti, pereh questi possono con maggiore facilit ingannare i nemici. A tale scopo mira l'opera di Polieno. E parvegli che per pubblicarla fosse oppor t una loccasione in cui i Romani tolsero guerra contra i Persiani ed i Parti; ed o per raccomandare la propria persona alla romana potenza, o per onorare gl imperatori Marco e Lucio ad essi la de-
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dico; e meritamente, ch il primo fu uo mo di santissima vita, ed entrambi poi1 amantissimi delle greche Muse, nella cui favella anche composero volumi assai lo dati. Per le quali ragioni sembra che ac cogliessero lietamente l offerta di Polie no, anzi egli stesso si compiace della glo ria che gli arrecarono le sue istorie per essere state lette da quei due principi con diligenza 00. Simili istorie voglionsi porre in una clas se medesima con quelle di Valerio Mas simo, di Eliano, e di tali altri che come possessori di terreno mal atto a produrre da per s, dati si sono a spigolare pe campi stranieri. E gi prima di Polieno aveva Frontino trattato lo stesso argomento, e con' miglior metodo , poich ridusse gli stra tagemmi a certi particolari, e non gi a spe cie generali per ordine di nazioni e ca pitani; se non che il greco pi ricco si mostra del latino, e forse pi esatto, e
ifl) Proemio al lib. V ili.
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dico forse, perch egli -pure non va libero' di qualche errore di memoria. Polieno chiamato elegante, acuto, eru dito dal Casaubono, ma tal sentenza si ri sente d i qualche parzialit, che pur desi condonare alle molte fatiche dal critico francese : consumate intorno al libro degli Stratagemmi. Non pertanto si possono in esso ricono scere certo atticism ofrasi squisite ed effi caci, locuzioni figurate' e felicemente re condite. Ma di questi prgj va egli per avventura pi che alla propria indole, de bitore ai fonti donde ha derivato le sue narrazioni, in guisa che quando siegue o meno purgati, esemplari, si abbandona a s stesso, allora si macchia di alcune mn de. Ed a cagion d esempio lascia egli tal volta sconnessi i varj membri del periodo, e poi accumula inutilmente le particelle copulative, qua altra il vero e primitivo significato dei vocaboli, e l adopera im propriamente le differenze, i modi, e sino
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i tempi dei verbi W . T uttavia lo stile di Po lieno in generale semplice, chiaro, natura le, e la sua lezione insinua per la variet cer to diletto, come non cessa desser utile pei molti fatti che essa sola ne ha conservato. Gli otto libri degli Stratagemmi apparsero per la prima volta in 4* 1 * l'anno i 55o in Basilea nella latina versione fatta da Giu sto Vultejo ancor giovanetto, su membrane guaste, ma talora pi in tegre dei cadici che gli editori dei testi greci ebbero poscia per mano. Ella fu pubblicata dopo la morte di lui da Ermanno figliuolo suo, e poscia con alcune yaendazicm ricomparve a Lubeca nel 1601 in 41 0 pe* opera di Cristoforo altro suo figlinolo, e a Fcaucoarte nel 16611 in ia.0 Secondi per ordine di tempo T in g o n o , due traduttori italiani. Luna di essi Nicol Mutoni , il cui lavora, intitolato a Giovan-Jacopo de Medici marche di Ma lignano e capitano famoso d quellet, fa.
(a) Coray pref. a KronbiegeUus de Dictionis Potyme virtutiv* et vitiis.
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stampato in Vinega in 8.** al segno dE* rasino nel i55i i ed indi nel i 55a. Un tale volgarizzamento il solo che dia ricordato dal Fabrkio, dal Mursina e dal Coray, e qaan^iaque esso dicasi derivato dal greco pare con tuttbci foggiato sulla versione del Vultejo, O per emulazione, o per mera accidente vide altres nel i55a in 8. per li torchj del Giolito la luce laltro volga** rtezaifremo di Lelio Corani, dedicato a mes sere Antonio Altoviti di Firenze, ed esso per vero dire sembra lavoro pi diligente che non quel: del Mutoni, ma bisognoso tuttavia di assai correzioni. Cos Polieno fe di s mostra prima nelle due lingue an* fica e moderna dItalia che nella greca. Ma ella greca finalmente lo pubblic il Ca saubono in Lione nel 1689 * n > coa commento, e varie lesioni, e vi aggiunse eziandio la traduzione del Vultejo. Pure il testo era cos lacero e cos guasto dai co* pistij che il valoroso critico noi pot pie namente emendare i ancorch molte fos sero le mutazioni, e i rimedj chei prati
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c, parte cllajuto delle sue congetture > e parte, dietro la guida della latina ver sione. Al Casaubono consegue Pancrazio Maasvicio. Alcune correzioni a . lui si deggiono per lajuto chei trasse da due mano* scritti, ma molte anche ne trasand di cui era necessitoso il suo testo, e i beneficj da lui a Polieno recati non .meritano tutta la nostra riconoscenza, dacch egli accreb be i primi difetti con nuovi errori. Ad una tale edizione divulgata in Leiden nel 1691 in 8.T0, succede laltra di Berlino* del 1756 in i2.m o, ma per meglio dire non questa che una ristampa del teT sto del Maasvicio , nulla pi avendovi in sostanza aggiunto Samuele Mursina se non se un picciolo indice dei greci vocaboli. Finalmente Polieno fa parte della greca Biblioteca che per le spese dei generosis simi fratelli Zosima, e . per le cure di Adamanzio Coray si pubblica successivamente da parecchi anni in Parigi, col lodevole con siglio di ampliare nella greca nazione la more e lo studio d sommi originali, ed in*
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spirare i i dgni aninfio il desidrio e limi tazione di quelle antiche virt , che appunto oggi noi! senza meraviglia riassumono vita e sviluppane noVell<J vigore. Bella e nitida si questa ultijrtia edizione uscita F anno 180^ dai tipi dellErberart, in 8.T Oe sparsa come ella di correzioni supera d assai le pre cedenti, e ne assicura, che che ne dica la modestia del suo autore, di non rima nersi mai inferiore a nessuna delle venture. Fra le traduzioni straniere dei volume degli Stratagemmi se ne annoverano due francesi, e due tedesche. Delle francesi la prima fu stampata in Parigi nel i 65i in 8.T0, e laltra, unitamente a frontino e col corredo di parecchie note, vide medesima mente in Parigi la luce in tre volumi in i2.m o nel 1743, e poscia ricorretta nel 1779. Il nome delleditore si accenna insie me e si occulta in dodici iniziali poste nel frontispizio* Autore poi della pi antica tedesca traduzione impressa nel 1750 in 8.T 0 a Lipsia Giovanni Cristoforo Kind; e la seconda, .che come gl intelligenti afferma
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no, pur la migliore, opera dun ano nimo il quale colla giunta di critiche e geo grafiche annotazioni 1 ha pubblicata Francoforte ul Meno in due volumi 8. negli anni 1793 e 1794.
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DEGLI
S T R A T A G E M M I
D I P O L I E N O
C x li Dei, o santissimi imperatori, Antonino e Vero, la vostra virt, e la fortezza de Romani , con le quali cose $empre felicemente avete finito e le guerre passate e le presenti ancora, vi daranno la vittori* contro i Persi e i Parti. Ma io , che di nazione som macedone, i quali hanno avuto quasi di mano in mano daIor maggiori il potere guerreggiando vincere i Persi, ho deliberato di non volere starmi affatto , e di non esservi disutile a questo tmpo. Che se io fossi ga gliardo del corpo , vi servirei ancora per obbediente e valoroso soldato, e valereimi della fortezza macedonica* Ma poich voi mi vedete gi vecchio e stanco, io non sopporter per di essere libero in tutto dalla milizia. E per vi presento questi ajuti delle imprese di guerra, che sono stratagemmi usati dagli antichi ; i quali non pure a voi darannp copiosa scienza delle cose fatte ai tempi antichi, ma a quegli ancora che saranno mandati da voi, principi, o capitani della guerra , o caporali, o
POLI EH O , l r a l ,
2 colonnelli, o capi di seicento uomini , e a tutti quanti gli aliri uffici di guerra, quaudo essi vedranno le virt, e gli artificj degli antichi consigli e successi. Perciocch fortezza si chiama , quando alcuno vince con forza i nemici che combattono : e il consiglio , quando altri senza battaglia acquista la vittoria con arte e con in ganno. Perch la prima sapienza degli onorati capitani T acquistare la vittoria senza pericolo. Ma assai molto meglio , il macchinare ancora un certo che nella bat taglia istessa, acciocch sacquisti la vittoria col consiglio che previene il fin della giornata. E questo consiglio mi pare che anco Omero lo dia. Perch dicendo egli spesse volte, o per forza o per inganno y egli non comanda niente altro , se non che si debbano usare le arti e gli stratagemmi contra i nemici : e quando pure queste cose non riescano, che allora si faccia prova della forza e gagliardia de* corpi.
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Quai furono coloro che usarono V inganno. Dicesi adunque che il primo che us fallacie ed in ganni fra Greci, fu Sisifo figliuolo d Eolo. Testimonio n* Omero. Gi fu Sisifo astuto e molto accorto. Il secondo , che si dilett d ingannare, fu Autolico figliuol di Mercurio, prode nelle ruberie. E di ci ancora fa testimonianza Omero. . Autolico ingann gli uomini un tempo Con giuramenti e manifesti forti ; E ci fu di Mercurio illustre dono.
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Ma io stimo ancora che Proteo, il quale soleva mu tarsi in ogni torte cT animali e d alberi, non pigliasse mai forma d* animale n d* albero ; ma Omero fu quel che ridusse in favola la mutazione delle sue astuzie , perciocch egli era sufficiente a vincere cou inganni ognuno eh* ei voleva. Sappiamo ancora che Ulisse si vantava dell accortezza degli inganni suoi. Io sono Ulisse , che ciascuno inganno , E il nome mio. sopra le stelle vpla. Ed i capitani ebbero a-dire, ehegli era stato cagione che si fosse avuto, vittoria , Fu presa Troja col tuo pazzo consiglio. E similmente affermano altrove alcuni aliri, che la citt d Ilio fu presa per lo consiglio , per l industria, e per lo fallace artificio d*Ulisse. E spesse volte Omero celebra gli stratagemmi , eh* egli us contra i nemici, Doma sempre costui con aspre busse. Dicendo eh* egli finse d' essere rifuggito a nemici. Il cavallo di legno ancora , il quale Epeo fabbric con Pallade , fu stratagemma d Ulisse. E giustamente an cora il Nessuno, il vino, il tizzone, ed il montone, si possono chiamare stratagemmi usati contro il Ciclope. Ed oltra ci la cera, eh* egli pose alle orecchie dei compagni, ed egli che si leg diritto all albero della nave. Perch ci s immagin egli contra la Musica pe ricolosa. Ma che diremo noi della tasca del mendico, e ci eh egli finse verso Eumeo , o Penelope ? Ingann col narrar molte menzogne Simili al vero. E che dir io ancora de giuochi della lotta ? e del
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lavar dal fumo l arme de giovani ebbri, e tirare un dardo dalle porte? Or non furono tutte queste cose Stratagemmi contra a nemici? Ma queste, ed altre cose tali, basti ad impararle da Omero. I Tragici non descrivono aneli* eglino uno siratagemma d Ulisse ? Il quale vinse Palamede nel giudizio de Greci, aven dogli ascoso nel padiglione 1*oro barbaresco , e quel luomo savissimo fra Greci fu condannato di tradimento per inganno e per stratagemma. Ma ci abbastanza c insegna la scena de Tragici Ora io aoa per raccon tare le cose , eh io ho raccolte dall istoria, fatte pei perizia di guerra contro i nemici pubblici o pii vat i , brevemente facendo menzione di ciascuna. E tutta que sta opera contiene otto libri di novecento stratagemmi, i quali incominciano da Bacco.
L I B R O
P R I M O .
Bacco.
facendo limpresa contro i popoli dellindia, acciocch le citt lo ricevessero , non arm lo esercito di armi rilucenti e scoperte , ma di vestimenti sottili, e di pelli di cervi : cinse poi 1 aste d9 ellera, e la punta di quelle era coperta di pampini. In cambio della tromba dava il segno co cembali, e co tamburi : ed. avendo ubbriacati i nemici col vino, gli ridusse a bal lare , e saltare. E tutti quanti gli altri misteri di Bacco furono i juoi stratagemmi, co quali egli sinsignori dell India, e dell altro paese. Bacco, in India non potendo l esercito sopportare il caldo dell aere, occup Tricorifo monte d India, cosi chiamato da tre cime ; P una delle quali si chiama Corasibi, 1 altra Gondasbe, alla terza pose egli no me Mero. In quel luogo sono molte memorie della nascita Vii lu i, molte soavissime e spsse fontane, gran copia di fiere , dovizia di frutti , e freddissime nevi. Quivi dunque trattenendosi e vivendo Y esercito, assaltava d improvviso i barbari, i quali erano al piano, e lan<ciando loro dardi da quegli ahi e precipitosi luoghi senza fatica alcuna metteva io fuga i nemici, *
B
a cco
Bacco, poichegli ebbe soggiogati gl'indiani, menan do seco in battaglia glindiani; e le Amazoni per cagion dajuto, assalt il paese deBattri. Ora il fiume Sarange termina la Battria. Avevano preso i Battri le montagne poste sopra il fiume, per stargli sopra, ed assalir Bacco quando passava il fiume. Ma egli essendosi accam pato sul fiume fece valicare le Amazoni, e le Baccanti, acciocch i Battri sprezzando le donne, discendessero da monti. E cos quando elle passavano, ed i Battri scendevano, ed appressandosi al fiume si sforzavano d impedirle. Le quali ritirandosi addietro, i Battri le perseguivano fino alla riva. Allora Bacco avendo spinto contro loro gli uomini, ammazz i Battri impediti nel fiume , e pass senza pericolo. Pane. Pane fu capitano di Bacco. Costui fu U primo, che trov i ordinanza , e la chiam Falange ; e ordin il corno destro, ed il sinistro : e per questa cagione si finse, che Pane abbia le corna; e fu il primo ancora che per arte ed astuzia fece uccisione de nemici. Ora avendo fatto intendere le spie a Bacco in un profondo bosco , che un grosso esercito de nemici era accampato dall altra parte, Bacco ehbe paura; ma ci non inter venne gi a Pane : ma la notte diede un segno alleser cito di Bacco, che alzasse un grandissimo , e terribil grido. Perch mentre essi gridavano, le pietre riferiva no il ricevuto suono, e la profondit del bosco faceva parere a nemici io strepito di un esercito molto magr
gore : per la qual cosa spaventati dalla paura, si misero in fuga. Avendo dunque usato Pane questo' stratagem ma , favoleggiasi che Eco sia grata ed amica a Pane , e chiamiamo panichi i vani e notturni spaventi degli eserciti* rcole. Avendo deliberato Ercole di spiantare di Pelio la nazione de Centauri , non volendo per essere egli il primo a cominciare la battaglia, per provocarli and ad alloggiare con Folo; ed aprendo una botte di fi nissimo vino, egli co* suoi si mise a gustarlo. Ci sentendo i Centauri, corsero alla spelonca, e rubarono il vino. Allora Ercole , riputandosi ingiuriato da colo ro, che verano corsi, si fece addosso ai Centauri, e gli uccise. Ercole temendo la fortezza, e le forze del porco d* Erimanto, prese questa bestia con inganno. Percioc ch essendo egli a dormire in una valle (la qual valle era piena di neve ) Ercole si mise a trargli di molte pietre. Perch il porco desto salt, e scagliandosi per lo furore, e per lo sdegno, inciamp nella jieve, e quivi affogato fu preso da lui. Ercole portato in nave a Troja, smont per combat tere in terra, e comand a nocchieri che ritraessero le navi in alto mare. Avendo dunque i pedoni Trojani perduto la vittoria, i cavalli si misero a correre alle navi ; ma non per poterono prendere i navigli, che ondeggiavano sul mare. Perch Ercole mettendosi lor dietro, tutti gli tagli a pezzi sulla riva , non potendo
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eglino fuggirsi per mare. Ercole si adott Una figliuola in India, alla quale pose nome Pandarne. A costei don egli per cagion d* onore quella parte dell India, la quale guarda verso mezzod alla marina, e distribu i sudditi in trecento sessantacinque villaggi, comandan do che ogni d un solo villaggio pagasse il tributo reale : acciocch la regina avesse apparecchiato 1 ajuto di coloro che non pagavano allora, a costringere gli altri a pagare Ercole facendo guerra contro a Minii, i quali erano esercitatissimi a far battaglie a cavallo nel piano , non Avendo ardimento di affrontarli, loro mand un fiume addosso. Questo era il fiume Cefiso (i), il quale termina due monti il Pamasso, e 1 Edilio : ma poi passando per mezzo la Beozia, prima che scarichi in mare, cor rendo in una grande apertura sparisce. Turando dun que Ercole quella bocca con di molte pietre grandi , rivolse il fiume in quella pianura, dove i Minii sole vano cavalcare. Ma quivi impaludandosi la Campagna, i Minii non potevano servirsi punto della cavalleria. Perch Ercole avendo acquistata la vittoria, di nuova aperse la bocca, ed il Cefiso si ritorn alla sua via di prima.
(i) Ci non pu stare $ poich il Pamasso nella Focide e nella Beozia V Edilio. come immaginarsi tampoco che un solo fiume segni i termini di due cos disgiunte montagne ? Plinio 1. 4 caP* 7* parla del monte Adiliso. Meglio adunque, accagionati d inesat tezza i copisti, oTe t rovasi la parola Edilio leggera Adiliso. Suida cos si esprime. HcfvAm* it
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Teseo. Teseo nelle battaglie soleva radersi i capelli dinanzi, a questo modo apparecchiandosi, che nessuno lo po tesse pigliare, n tener forte. Dopo Teseo queir usanza di radersi fu servata da tutti i Greci; la quale essi chiamavano la rasura di Teseo. Imitano questa rasura fra gli altri greci gli Abanti, il che testimonia anche Omero : Appresso lui seguivano gli Abanti Presti, ed ornati di leggiadre chiome ec> Demofonte. Aveva avuto Demofonte il Palladio in serbo dagli Ateniesi, ed Agamennone glielo domandava; perchegli diede il vero a un certo cittadino ateniese , che aveva nome Ruziga, che lo portasse in Atene. Avendone poi fatto ftre uno eguale, e simile a quello, lo tenne seco nel padiglione. Ora venendogli addosso Agamen none con una grossa schiera, egli attendeva a difendersi per fare in ogni modo credere a nemici , eh egli combatteva per lo vero. Perch essendone stati feriti m olti, i soldati di Demofonte cedettero. Agamennone port seco il Palladio finto, e rimase ingannato. Cresfonte. Cresfonte, e Temeno, e i figliuoli di Aristodemo, avendo a dividere il Peloponneso, si accordarono < Ji
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distribuire il paese in tre parti, in Sparta, A r g o e Messana. Cresfonte desiderando di avere Messana, o Argo, propose un partito, che a chi toccava la prima sorte avesse Sparta, ed a chi la seconda Argo, e che Messana fosse del terzo. Furono dunque d accordo, e gettarono le sorti. E cos quelli misero una pietra bianca in un urna piena dacqua, e Cresfonte vi pose un pezza di terra bianca simile a una pietra. La terra dunque subito si distrusse. Ma le sorti delle pietre diedero Argo a Temeno, e Sparta ai figliuoli di Aristodemo. Cre sfonte avendovi adoperato inganno, parve che avesse Messana per fortuna. Cipselo Cipselo era signore dArcadia. Ora avvenne, che gli Eraclidi mossero guerra contra gli Arcadi. E loracolo aveva detto, che si guardassero bene di non fare accordo ricevendo doni ospitali dagli Arcadi. Perch Cipselo al tempo della estate comand ai lavoratori, che tagliati i frulli, e postili sulla via si dovessero partire. I soldati pigliavano volontieri i frutti degli Arcadi, e se ne servivano. Cipselo adunque andandogli incontro offer agli Eraclidi gli alloggiamenti. Perch rifiutando essi quell onore, siccome quegli > che si ricordavano dell oracolo, Cipselo disse loro : voi dovete sapere che 1*esercito vostro stato il primo, che ha ricevuto da noi i frutti per doni ospitali. E cos la sapienza di Cipselo fu cagione, che gli Eraclidi si accordarono con gli Arcadi.
H Elhe. Elne re degli Arcadi, quando i Lacedemoni davano il guasto a Tegea, mand tutti coloro che erano gio vani gagliardi, ad occupare i luoghi soprastanti a* ne mici , comandandogli che nella mezza notte li dovessero assalire. Ed a tutti i vecchi e fanciulli comand , che in quel medesimo tempo accendessero innanzi la citt un grandissimo fuoco. I nemici veduto il fuoco, mara vigliandosi di ci molto, vi rivolsero gli occhi. Ma quei che erano all alto , sopraggiungendo loro alla sprovve duta , assaissimi ne ammazzarono, e molti ne fecero prigioni, e cos 1' oracolo ebbe fine. Salterai Tegea a piedi con onore (i). Temeno. Temeno con gli altri Eraclidi volendo prendere Reio , mand i rifuggiti a Locri, i quali facessero intendere ai popoli del Peloponneso, eh* eglino secretamente ave* vano le navi in Naupatto, e che avevano dato voce di volere navigare a Reio, ma per cheglino .avevano disegnato di far l impresa nell Istmo ; credendo ci i Peloponnesi menarono le loro genti allistmo. E cos Temeno senza fatica alcuna insieme con gli uomini suoi prese Reio. .Procle. Prode, e Temeno Eraclidi facevano guerra contra gli Euristidi, i quali tenevano Sparta. Fecero gli Eraclidi i
(a) Erodoto lib. i cap. 66. t.
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sacrifizio a Pallade offerendole le bacchette de* monti. Gli Eurstidi subito gli andarono addosso, e furono seco alle mani. Ma gli Eraclidi di ci non si turbarono punto , ma comandarono a pifferi , che con ogni diligenza an dassero innanzi. I quali mentre che andavano innanzi , e sonavano i loro pifferi, gli armati seguendo il canto e la misura, stettero saldi in ordinanza, e vinsero i nemici. E cos 1 *esperienza insegn ai Lacedemoni, che il suon del piffero ha forza, e fa altrui animo nelle battaglie. E per il piffero va innanzi ai Lacedemoni, quando essi vanno in battaglia, e tuttavia suona loro quando sono a combattere. Ed io so che il Dio aveva predetto ai Lacedemoni, che essi avrebbero avuto vit toria, se essi adopravano i pifferi in battaglia. N per la battaglia, che si fece a Leutlre scema la fede alloracolo. Perciocch a Leuttre i Lacedemoni non avevano innanzi i pifferi, quando essi combattevano co* Tebani, i quali, secondo il costume della patria loro , usavano f arte delle zampogne. Si pot dunque manifestamente comprendere dall oracolo di Apolline , che se i Lace demoni fossero entrati in battaglia senza piffero, i Te bani avrebbono avuto vittoria contro di loro. Acues. Acues una notte, che i Lacedemoni pigliavano Tegea a tradimento, diede un segno a suoi soldati, eh essi dovessero ammazzare coloro , che domandavano il con trassegno. Gli Arcadi dunque non lo domandavano; ma gli Spartani, siccome queHi che di notte non conosce
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vano gli Uomini loro , e perci domandavano il contrassegno , forano ammazzati dagli Arcadi/ Tessalo. Tessalo vinse senza artificio, e senza battaglia i Beozi , i quali abitano in Arna, che facevano guerra coTessali. Perciocch appostando una notte senza luna, e molto buja , comand ai soldati , che dispersi parte per la campagna , e parte sulla cima de monti accen dessero fiaccole , e molti lumi , ora alzandole , ed ora abbassandole. I Beozi veggendo il fuoco , e parendogli d essere circondati dalla folgore, vennero in paura , e spavento , e si rivolsero a supplicare i Tessali, ed a pregarli che volessero far pace con essoloro. Menelao. Menelao ritornando dEgitto, e menando seco Elena, arriv a Rodi. Ora essendo stato morto Tlepolemo a Troja , sua moglie Filoso stando in affanno , e in do lore , poich le venne la nuova che veniva Menelao con Elena , volendo vendicare la morte del marito , corse con furia alle navi con tutti i Rodiani uomini e don ne , i quali avevano in mano fuoco e pietre. Perch Menelao non potendo partirsi per Y asprezza de* venti K ascose Elena in fondo della nave : e vest degli orna menti , e della corona di lei una bellissima damigella , eh ella aveva a suoi servigi. Per la qual cosa essi fer mamente credendo ch'ella fosse Elena* avendo tratto e
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fuoco e sassi addosso alla serra, si partirono , ripalandosi di aver molto ben vendicato la morte di Tlepolemo coir ammazzare Elena. Ma Menelao poco da poi se ne and al suo viaggio con Glena. Cleomene* Cleomene re de9Lacedemoni movendo guerra agli Argivi, ordinava il campo contro di quelli. Gli Argivi dall altra parte osservavano attentamente , e risguardavano ci che facevano i nemici. Perciocch Cleomene faceva intendere ogni csa eh egli voleva per opera del trombetta all* esercito, e perci essi s ingegnavano sempre di fare ancheglino il simigliante. Onde come i Lacedemoni si mettevano in arme, cosi essi s9 arma vano , ed uscendo fuori, anch9 essi gli uscivano incon tro , e riposando quelli, anch essi si riposavano. Il che veggendo Cleomene , segretamente aveva comandato che dove il trombetta bandisse il desinare , essi si met tessero in punto. Perch mentre che il banditore gri dava , gli Argivi si misero a desinare. Allora. Cleomene menando fuori lesercito armato, con grande agevolezza mand a filo di spada gli Argivi , siccome quelli che erano ignudi, e disarmati. Polidoro. Mentre che i Lacedemoni guerreggiarono per lo spa zio di venti anni contro i Messinesi, Polidoro sinfinse di portare odio segreto a Teopompo re dell altra fa
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miglia; e mand certo rifuggito, il quale ragguagliasse i Messinesi, come amendui erano nemici, e perci do vere scambievolmente ribellare Y uno all* altro. Osser vando i Messinesi questa cosa, Teopompo mostr di le var T esercito de* soldati, e non molto lontano di quivi ne gli ascose con animo di ritornare. U che veggendo i Messinesi cominciarono a dispregiare Polidoro ; ed uscendo tutti fuori della citt , attaccarono la battaglia. Teopompo, ricevuto il seguo dalle spie, menando fuori l imboscata , prese la citt vuota , e dalle spalle assalt i Messinesi, e Polidoro dalla fronte, di modo che eglino dubbiosi, non sapendo che fare, vennero presi .per forza. Licurgo Licurgo con certa paura divina costrinse i Lacede moni , che dovessero ubbidire alle sue leggi. Laonde avendo egli fatta alcuna legge , prima portata in Delfo consultava 1 * oracolo , %ella fosse utile. Ma la sacerdo tessa corrotta con denari seippre gli* rispondeva, che s. E perci i Lacedemoni per paura di Dio prestarono ubbidienza alle leggi di quello , non altrimenti che agli oracoli: t=s La legge =3 Licurgo fece una legge contro i Lacedemoni, dicendo, o Lacedemoni, non facciate spesse volle guerra , affine che voi non insegniate, il modo e la maestria di guerreggiare ai nemici, s La legge = Licurgo scrisse certa legge a Lacedemoni , dicendo loro. Non vogliate tagliare a pezzi i nemici quando fuggono , affine che essi non si deliberino di fermarsi piuttostoch fuggire.
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Tirteo.
Volendo i Lacedemoni combattere co9 Messinesi, ed avendo deliberato o di riportarne la vittoria, o di mo rire in battaglia; acciocch ciascuno di loro fosse cono sciuto da*suoi dopo la morte, scrissero il nome proprio su certe bindelle, e le portavano attorno la man sinistra. Laonde volendo Tirteo, divulgata gi questa cosa, spa ventare i Messinesi, comand che non si dovesse tener conto de* rifuggiti. Cos i, nou osservando persona alcu na , a poco a poco rifuggendo eglino , ragguagliarono i Messinesi, come i Lacedemoni erano affatto determi nati. I quali tutti impauriti combattendo con forse infe riori , arrecarono non piccola vittoria a Lacedemoni.
Codro.
Facevano guerra gli Ateniesi con que* del Pelopon^ neso. Laonde 1 oracolo aveva pronunciato ohe gli Ate niesi avrebbono la vittoria , se il re loro , il quale per nome si chiamava Codro, fosse stato ammazzato da Peloponnesi. Ora avendo risaputa questa cosa i nemici proposero un comun bando, che tutti nella battaglia si guardassero di ferire Codro. Ma egli, perciocch era gi fatta la sera , vestito a modo di taglialegne , ed uscito della fossa, si pose a far legne. Erano ezian dio venuti per legne i Peloponnesi , co* quali Codro attacc battaglia ; di modo che distesa la falce egli li feriva. I quali , combattendo ed essendo superiori , T ammazzarono con le falci ; e cos lietamente quindi
ne partirono, siccome quegli che avessero fatta una chiara impresa. Ma gli Ateniesi, alzate le voci ( a che fine eglino dovevano indugiare, recato ad effetto 1* oracolo?) con maggior fortezza, ed ira si misero in bat taglia, ed avanti eh* essi si azzuffassero, mandato innanzi laraldo, ridimandavano il corp del loro Re per sep~ pellirlo. Come i Peloponnesi ebbero intesa la cosa, gli volsero le spalle. Laonde gli Ateniesi, acquistata la vit toria , determinarono che si celebrassero quelli onori a Codro , i quali si solevno fare agli eroi, perch egli aveva vinto i nemici con la propria morte. Melante. Melanto era capitano degli Ateniesi, e Xanto dei Beoti, i quali per conto de* Meleni guerreggiavano fra loro ; perciocch Meleno era certo castello posto ai con fini dell*Attica e della Reozia. 1 1 Dio avea pronosticato a Xanto ; che Melanto per via d inganno renderebbesi padrone di Meleno ; ed il successo comprov 1 * oracolo. Costoro vollero che una singoiar battaglia fra essi de cidesse della vittoria, e venendo alle mani, Ah I disse Melanto, tu mi fai torto venendo accompagnato allabbattimento. Rivoltatosi addietro Xanto per riguardare 1 * altro, fu trafitto col dardo da Melanto, e perci si mor. Gli Ateniesi dunque, ricevuta con astuzia la vit toria , ordinarono, che ogni anno si celebrasse la festa la quale essi chiamarono Apaturia, cio ingannatrice (i).
( i > Gli Scoliasti d Aristofaue ripetendo altronde 1* etimologia di
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o l ie n o
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, Strat.
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Solone. Gran tempo gli Ateniesi, e i Megaresi fecero guerra fra loro per cagion della citt di Salamina. Laonde gli Ateniesi andatine col peggiore, ordinarono certa legge, che chi persuadesse loro a dover muover V arme per combattere Salamina, fosse condannato alla morte. So lone , il quale non aveva punto paura della morte, lev questa legge in tal modo. Egli s infinse d' essere im pazzato , e montato in aringo, cant certi versi ele giaci i quali contenevano le battaglie di Marte. Con
questa solennit, oi fanno osservare che siccome da de riv la voce a.KiTt') da O p iX tK f* , , cosi pure da O pcoiroiTptct trasse origine la parola rarvpitr j e che sia il vero : oggetto di essa solennit era quello di comprovare la discendenza da genitori ateniesi dei giovinetti presentati al tempio. O'p retripts. Il perch giunti questi alla et di quindici anni nella ricorrenza delle feste apaturie venivano condotti al tempio, e postili al cospetto de* sacerdoti, Io vi presento, loro dicevasi, un figlio maschio o fem mina cittadino ateniese. Quelli venerabili ministri aveano pino di ritto di esaminarli per.togliere ogni inganno relativo al loro sesso. Erano quindi pesati e misurali. Tale incumbenza spettava ad un pubblico ufiziale detto Miagogue, poich doveva egli sempre trova re uel giovinetto peso e misura inferiori di quanto portava il regola mento, il che esprimeva pronunciando replicatamente la voce Meion quasi dicesse minore. 1 1 terzo giorno delle solennit apaturie si di stingueva col nome di Cureots, c h 'i quanto dire,giorno destinato alla prova della giovent. I padri e le madri presentando i loro figli a giudici a tal uopo prescelti, dicevano, Ecco al vostro cospetto un vero cittadino di Atene delP et di anni quindici, nato da cit tadina ateniese. I giudici verificavano lesposta et, ed assicuravansi in differenti modi del sesso dei candidali . A nuova presentazione erano questi esposti giunti all'anno decimottavo, ed erano in allora annoverati fra gli Efebi.
questi egli dest gli Ateniesi alla battaglia; i quali quasi che imperversati e per le Muse, e per Marte, levarono le ancore, e subito'uscirono di porto cantando ed insieme gridando superarono colla forza e colla gagliar dezza i Megaresi : e perci Salamina da capo venne sotto all'imperio degli Ateniesi. Il perch Solone era te nuto in grandissima venerazione, siccome quegli che non pure aveva cancellata la legge, fingendo d essere furioso, ma eziandio aveva vinta la battaglia con la musica. Essendo similmente guerra fra gli Ateniesi, e Megaresi per conto di Salamina, Solone navig in Co* liade, l dove le donne facevano allora la festa di Ce rere. Quindi Solone mand certo rifuggito a Megaresi, il quale dicesse loro. Se voi navigherete in.Coliade senza dubbio alcuno prenderete le mogli degli Ateniesi, le quali quivi danzano, purch non siate pigri a ci fare. I Megaresi ci udendo, se io credettero, e perci quivi dirizzarono le prode delle navi. In questo mentre Solone impose alle donne , che quindi n andassero ; e, raccolta gran moltitudine di giovanetti sbarbati, e vestiti di abiti donneschi, ed inghirlandati comand loro che, messesi sotto i panni le spade, saltassero, e danzassero lungo la riva del mare. I Megaresi giunti quivi, ed in* gannati dal voko de giovanetti, che non avevano pelo in barba, e dalle vesti femminili, uscirono fuor delle navi, e singegnavano di prenderli come se fossero state veramente donne. I quali subitamente dimostrando colle imbrandite spade, come essi erano maschi e non fem* mipe , ammazzarono i nemici, e . montarono sulle bav, < e perci s impadronirono < Ji SaUpiina. _
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Pisstrato. Pisistrato dallEubea avendo mandato lesercito nel ter ritorio degli Ateniesi verso Pallenide, e incontratosi nelle prime compagnie de* soldati, ne fece grande uccisione. Parimente marciato alquanto pi innanzi, gli vennero incontro molti pi che i primi. Quivi egli comand a suoi soldati, che si dovessero inghirlandare la testa , e non ammazzassero que*che venivano loro incontro; ma affermassero loro, come avevano fatto 1*accordo co*pri mi. Gli Ateniesi a ci prestando fede fecero la pace , e concessero la citt a Pisistrato. Costui, salito sul cric chio , si pose a lato una donna leggiadra e grande, la quale per nome si chiamava Fia$ armata con Tarmi di Pallade, facendo pensare perci agli Ateniesi che Mi nerva aveva mandato senza percolo Pisistrato. E cosi egli si fece tiranno degli Ateniesi Desideroso Pisistrato di levar 1 *arme agli Ateniesi, mand nn bando, che tutti dovessero andare con Tarme in Anaceo. Quivi venuti che furono tutti, egli usci fuori per ragionar loro, e perci di principio alla sua dicera con voce bassa e sottile. Ora non potendo eglino intenderlo bene, gli comandarono che dovesse andare nell entrata affine che tutti lo potessero intendere. ,H quale seguendo pure il parlar suo sotto voce, ed eglino stando con le orecchie attente ad ascoltarlo, uscendo fuori i compagni gli levarono T arme , e le portarono nel tempio Agrauli. Ma gli Ateniesi veggendosi abban donati , e spogliati dell' arme, allora finalmente si av videro che Pisistrato aveva usato la voce sottile a bel
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diletto, acriocch con questo inganno fbssero state loro tolte le arme (i). Egli era grande odio segreto fra Pisistrato, e Me* gaele nelle cose appartenenti alla repubblica. Megade aveva cura de* ricchi, e Pisistrato era sopra i poveri ed i bisognosi, ed alle volte avendo caricato Megacle con di molte villanie alla presenza del popolo , e mi nacciatolo , se ne partiva, Dopo avendosi da pel* lui non gravemente ferito, il giorna vegnente usc fuori in piazza mostrando le ferite agli Ateniesi. Il popolo per ci sdegnato forte che il suo prefetto e protettore fosse stato trattato di questa sorte, aggiunse trecento nomini alla guardia della persona sua. De* quali valendosi egli come di portinari, si fece tiranno degli Ateniesi, e la* sci la tirannia a suoi figliuoli. Aristogitone, Essendo tormentato Aristogitone dalli littori acci che egli scoprisse i congiurati , egli non ne volle manife stare alcuno ; ma disse, che tutti gli amici di Ippia erano consapevoli del tradimento. Il perch Ippia li con dann nella vita. Allora Aristogitone gli rinfacci lo stratagemma con . cui avealo privato de* suoi amici. PoicnUe. Mentre che Policrate Samio corseggiava per lo mare
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2 * 1 della Grecia , gli parve cosa militine , s egli ritornato indietro afferrasse terra, e quasi occupando i beni degli amici, sacquistasse degli altri pi amorevoli di fuorivia. Che segli non avesse preso cosa alcuna, non era in istato di rinfrancameli, o di rendergli nulla, e cos mostrandosi benefico verso di essi cattivossi vie pi il loro affetto. Policrate, volendo i Samii fare il solenne sagrifizio nel tempio di Giunone, nel quale eglino facevano la pompa armati, raccolte di molte arme per fare la so lennit , comand a Silosonte , ed a Pantagnosto fra telli, che insieme dovessero guidare la pompa. La quale finita che fu , volendo i Samii fare il sagrifizio , la maggior parte posero gi l arme agli altari, e parte erano occupati nelle orazioni, parte sacrificavano. Laonde quei eh erano con Silosonte, e Pantagnosto tenendo le arme, assaliti a uno per uno coloro, tutti per or dine gli ammazzarono. Policrate poi nella citt raunati presso di lui quech* erano partecipi delle insidie, oc cup i luoghi pi opportuni. G cos correndovi subito i fratelli suoi con gran favore gli diedero ajuto con le arme. Perch avendo egli fortificata la rocca, che si chiamava per nome Astipalea, ed essendovi a petizion sua mandati di molti soldati da Liglamide tiranno dei Nassi, si fece signore de Samii.
Istieo.. Istieo Melesio ritrovandosi al servigio di Dario re di Persia, e volendo sollecitare gl Ionii a far ri volta , n gli dando il cupre di scriver loro lettiera
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alcuna, a motivo di coloro che guardavano le vi , rasi eh egli ebbe i capelli a certo suo ' servidore fidato, gli scrisse sul teschio questi caratteri. Istieo ad Aristagora. Sollecita la Jouia a ribellarsi. Il che fatto , lasci cre scere i capegli sopra i caratteri. A questo modo colui, che aveva i caratteri sulla testa , ingannando le guardie , se ne cal gi al mare, e mostr i caratteri ad Aristagora, il quale letti che li ebbe, fece in modo che la Jouia si ribell. Pittaco. Pittaco, e Frinone volendo ambidue combattere a corpo a corpo per cagione di Sigeo, parve loro che r uno , e T altro si dovesse valere dell arme , che fos sero pari. Perch portate Y arme pubblicamente , e si vide manifestamente , eh elleno erano pari. Ma Pittaco avendo nascosta certa rete sotto lo scudo , strnse Frinone , e trattolo con grande agevolezza, 1 uccise, e cosi pesc Sigeo con un,laccio di lino; a sembianza di che, quelli , i quali ora combattono a singoiar bat taglia hanno :il lino , siccome .insegn Pittaco. Biante. Apprestando Creso di muover 1 arme contro a molti isolani, fu rivocato da ci fare da <Biante Prienese. Perci ch egli si gli disse. Gli,isolani comprano gran numero di cavalli per venirti contra; il quafo con riso, replic : Questo faocia Giove, che io prenda quelli che abitano sulle, isole in terra ferma. Allora
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disse Biante : che vuoi tu dire perci ? pensi tu eh' eglino eziandio, desiderino altro che prendere Creso in mare ? Ouesto parlare di Biante persuase Creso a do versi rimanere di navigare alle isole. Gelone. Gelone figliuolo di Dinomeno, Siracusano, eletto ca pitano e generale nella guerra, che si tolse a fare contro Imilcone Calcedonese, avendo onoratamente aquislata la vittoria, montato in aringo, e rendendo buon conto della dignit del generalato, delle spese, de' tempi, dell* arme , de'cavalli, delle galee , e riscuo tendo lodi per tutte queste cose ; alla fine egli si spo gli della veste , e stando ignudo in mezzo : Cos dun que, disse egli, io vi sto davanti ignudo e voi vi state armati. Perch se voi sapete, che io abbia fatto cosa alcuna, che non si debba tollerare voltate larme contro me stesso , il fuoco , i ferri, i sassi. Allora il popolo imprese a lodarlo come ottimo capitano. U qual rispon dendo loro disse ; dunque per l inanzi eleggete simili capitani : a cui da capo rispose il popolo : ma noi non ne abbiamo altro eguale. A questo modo sendo creata la seconda volta capitano della guerra, in cambio di ca pitano divent tiranno di Siracusa. Gelone tiranno de Siciliani mettendo in apparecchio l'esercito per far guerra ad Imilcone re de'Calcedonesi, accampatosi dirimpetto a lui, non gli dava il cuore di far la giornata. Ma egli comand, che Pediarco capi tano degli arcieri, il quale e di statura di corpo, e
t5 di Tolto era somigliante a lui, vestito con le vesti da ti ranno , uscisse fuori degli alloggiamenti, e che facesse il sagrifizio all'altare. Parimente che gli arcieri abbi gliati di candide vesti portando il mirto vi ascondes sero sotto gli archi. Laonde veggendo eglino Imilcone, il cjuale veniva anch'egli fuori a questo modo, e sagriOcava; subito gli scagliassero addosso i dardi. Fatto questo in tal modo, Imilcone non avendo punto sospetto di si mili cose , se ne venne, e misesi a sagrificare. Allora gli furono scagliati di molti dardi addosso, mentre che sagrificava, e trafitto si pass di questa vita. Volendo Gelone levar via 1 * imperio de* Megaresi, chiam ciascuno de Doriesi, che volesse venir quivi ad abiure. Ma egli impose una taglia a Diogneto principe de Megaresi molto grave ; ed egli il simile fece a suoi cittadini; i quali non volendo per modo alcuno pagare il tributo, siccome quello che era sovra le forze loro se ne andarono ad abitare a Siracusa, e si sottomisero allimpero di Gelone.
Terone. Mentre che Terone faceva la giornata co* Calcedonesi, avvenne ch'eglino si misero a fuggire; e perci i Sici liani con impeto entrando dentro gli alloggiamenti per saccheggiare le tende , sopraffatti daglIberi furono man dati a fil di spada. Il che veggendo Terone mand al* euni, i quali dovessero girare le tende, e comand che dalle spalle mettessero il fuoco in quelle. Perch accesa ed inalzata -una grande fiamma, i nemici veggendosi spo
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gliati delle lor tende, s ne fuggirono alle nvi, t quali perseguitati dalli Siciliani ne furono molti ammazzati appresso le stesse navi. Avevano gi cominciato la battaglia i Selinunti coi Cartaginesi, e molti di quei eh*erano morti nella gior nata giacevano senza sepoltura, ed i nemici menavano le mani, quando , non dando loro il cuore di seppellirli, n potendo sostenere d*abbandonare i corpi morti senza sepoltura, fecero consiglio di ci ch eglino far si do vessero. Terone allora gli promise, purch gli fossero dati trenta servi, i quali potessero tagliar legne , dan dare con essoloro, e di abbruciare i corpi morti, e di fare il Poliandrio, cio la sepoltura loro: affermando che se eglino fossero stati sopraffaiti d nemici, non era perci che ne dovesse seguir gran pericolo alla citt, perdendo un cittadino, ed il prezzo di trenta schiavi. Lodarono i Selinunti il parer di Terone , e perci gli diedero piena licenza, eh egli si pigliasse que servi che . volesse. U quale scegliendo i pi gio vani e pi gagliardi, gli men fuori con le falci, e con le scuri, e con le ascie, affine eh essi tagliassero legne per potere abbruciare i corpi morti. Ora essendo eglino usciti fuori, persuase loro Terone, che doves sero tramare insidie ai .loro padroni ; e poi, fatta, la sera , se ne ritorn dentro nella citt. I quali siccome furono conosciuti dalle sentinelle, eh erano ?lle Jnura, cosi furono ricevuti dentro. Allora Terone tagliate a pezzi le guardie, ed ammazzati di molti cittadini, i quali erano a dormire, occup la citt, e si fece ti* ratino de9 Selinunti.
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Gerone.
- Essendo vietato da nemici a Gerone s eh egli non potesse passare oltra il fiume, ordinando gli armati nei passo, comand a cavalieri che dovessero Ascendere lungo il fiutne, come se quivi fossero state per dover eziandio passare le fanterie a piedi. G veggendo i nemici, me narono lesercito loro sopra i cavalli, acciocch ed essi, e le genti a piedi non potessero passare. Allora Gerone fece passare oltra gli armati, e facendo forza a nemici, i quali erano assai pochi, subitamente lev in alto le insegne per avvertire i suoi soldati disarmati, ed i ca valieri del vantaggio ottenuto ; i quali ritornati valicarono il fiume;, mentre che gli armati, gi passati oltre, reggevano all' impeto dei nemici. Guerreggiando Gerone con glitaliani, segli per av ventura ne avesse presi alcuni , i quali e per nobilt, e per ricchezze fossero stati grandi, non li rendeva su bitamente a que che li riscattavano. Ma poi eh egli, aveali tenuti molti giorni con essolui , ed avea par tecipato con essoloro la casa, e i primi onori, allora, accettati i doni del riscatto , gli licenziava. I quali ve nuti a casa furono sospetti appresso i cittadini loro , che divenuti fossero amici di Gerone a danno della propria patria.
Temistocle.
Egli era stato pronosticato dall oracolo questo motto agli Ateniesi ;
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O diva Salamina, perderai Ancora tu i figliuoli delle donne (i). Laonde veggendo Temistocle, che gli Ateniesi s eru* impauriti per l'oracolo, diceva chegli non era altrimenti detto per loro, ma che faceva contro i nemici* Percioc ch T oracolo non avrebbe chiamata divina la c itti di Salamina, s ella fesse stata per dover far capitar male i figliuoli de9 Greci. Allora gli Ateniesi, ci sentendo, si rincorarono grandemente. E mentre che essi richiede* vano che dovesse loro essere spianato quest9oracolo Giove diede ad Atene le muraglie Di legno. Gli altri Ateniesi dicevano, che. si dovesse fortificar la rocca ; mai n ; disse Temistocle, anzi si debbono ap prestare le galee, e perci armarle : conciossiach quelle sono i muri di legname degli Ateniesi. Il che sentendo eglino gli acconsentirono, e per montati sulle galee fe cero la battaglia navale, ed ebbero la vittoria. Aveva Temistocle disposto certe navi intorno a Sa lamina , ed i Greci secondo che pareva loro, se ne volevano fuggire. Ma egli si gli prese a dire, che si doveva per ogni modo far la battaglia navale in quello stretto. Ma non potendo egli persuadere, che si stessero ; di notte mand al re di Persia certo suo pedante di due figliuolini, che per nome si chiamava Sicinno (i) , il quale fingendo benevolenza verso di lui, lo informasse come i Greci se ne volevano fuggire: ma, dissegli, tu com batti con le navi. Come il re ebbe inteso questo , csi
(i) E rodoto lib. i , cap. i/fi ( 3) Erodoto lib. S , cap. j5.
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mise in ordine la battaglia navale, e raun strettamente gran moltitudine di navi nello stretto del mare. Nondi meno i Greci combattendo; tra per la saviezza , tra per T astuzia dei capitano loro ottennero la vittoria. La quale tostoch da loro fu acquistata, determinarono di navi gare in Ellesponto, e quivi disfare il ponte, alfine clie il re non potesse per alcun modo fuggire j( i ). Ma Temi stocle , perci eh* egli era di contraria opinione, che dove il re venisse intercetto da capo tornerebbe a com battere : siccome colui che sapeva molto bene, come spesse volte si suole acquistar per disperazione, quei che non si pu mandare ad effetto per valore, e per fortezza. Mand dunque egli da capo al re un'altro eunuco per nome Arsace, il quale gli facesse intendere che se egli non si fuggiva con quella prestezza, che per lui si poteva maggiore, il ponte dell Ellesponto era per dover essere affatto rovinato. 11 re tutto impaurito, preve nuto 1 *esercito de* Greci, pass il ponte, e con salvezza di lui, e di tutti i suoi se ne fuggi. E cos Temistocle conserv l vittoria a Greci senza pericolo alcuno. Avevano molto a sdegno i Lacedemoni, che gli Ate niesi tirassero innanzi le mura della citt loro. U che risapendo Temistocle, gl* ingann di questa maniera. Egli giunto che fu in Lacedemonia come ambasciatore degli Ateniesi, neg che la cosa non era cos, giurando che le mura non si tiravano altrimenti innanzi. Che seglino non glielo volevano credere mandassero uomini di singolar fede i quali spiassero, e vedessero come la cosa
{i) Erod. lib. 3, cap. n * . Gissi, lib a , cap. i5. Diod. lib. t t .
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seguiva. I Lacedemoni avendo sentita 1 *ambasciata di Temistocle, fecero coni* egli aveva lor detto. Ma egli per mezzo di un mandato secreto comand agli Ate niesi, chegli dovessero ritenere le spie appresso di loro infino che avessero finito le mura, le quali finite che fossero, non gli lasciassero altrimenti, s egli non ritor nava prima. Le quali cose tutte furono fatte com egli impose agli Ateniesi. Perch le mura furono tirate in nanzi, e Temistocle ritorn, e le spie furono lasciate, e perci la citt d Atene fu rifrancata ancorach i Lacedemoni non volessero. Volevano gli Ateniesi, che per reggere la guerra , la quale si faceva contro gli Egineti, le entrate si pi gliassero dalle miniere dell argento (i) , che rendevano allo stato annui cento talenti. Temistocle vi si oppose, e persuase in vece a distribuire la mentovata somma in parti eguali a cento uomini ricchissimi della citt a con dizione per che se l* impiego da loro fattone non ot tenesse la comune approvazione si terrebbero obbligati di risarcirne il pubblico errano* Piacque questo partito a quei cento u omini scelti a tal uopo, dequali ciascuno mise in punto una galea con quella diligenza, prestez za , e bellezza , che per loro si pot pi. Perch veg gendo gli Ateniesi, come egli si era messa in punto 1 armata nuova, si rallegrarono forte, della quale non pure si valsero contro gli Egineti, ma eziandio contro U Persiani. . Gli lonii avevano gi fatta la lega con Serse re di Persia, quando Temistocle ci risapendo , comand ai
(i) Erodoto, Plutarco, Emilio Prob. v
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Greci, che dovessero scrivere queste parole nelli mu ri (i).= Domini Ionii voifa te moie, siccome coloro, che movete t armi non solamente contro i vostri maggiori, ma parenti ancora. = : Laonde, lette eh ebbe il re queste parole cominci avere sospetto degli Ionii. Temistocle fuggendo l ' ira degli Ateniesi, e salito su dun naviglio imprudentemente fu portato nel mare Io nio. Laonde, poich cessata fu la tempesta, ed afferrando terra a Nasso, la quale battevano gli Ateniesi > avendo paura scoperse al nocchiero chi egli era ; e se non lo servava gli minacciava di renderlo a parte del suo pe ricolo dicendo agli Ateniesi, che mediante denaro avea cooperato alla sua fuga. Il perch, onde amendue rimaner salvi, non dovesse alcuno uscir della nave. Al lora il nocchiero temendo, non lasci smontare per sona in terra, ma incontanente si affrett di levar le ancore, e uscir del porto. Aristide. Grandissimo era lodio che si portavano l'un laltro Aristide, e Temistocle seguendo chi questa, chi quell altra fazione nella repubblica. Ma passato nella Grecia il re di Persia per far guerra agli Ateniesi, ambidue pigliatisi-per mano, ed usciti fuori della citt, l uno e laltro intralciate le dita della man destra, la quale poscia abbassarono, dissero. Mettiamo gi qui la nimist no( i) Leggasi Giustino, Erodoto, e P lu tarco. T ali parole si scri vevano non suiti m uri, ma sopra di alquante pietre che dall1 alto d i essi muri venivano quindi lanciate al basso.
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atra, infino che noi avremo finito la guerra contro i Persiani. Dette che essi ebbero queste parole, spiegate le dita alzarono le mani. Di poi cavata insieme una fossa quasi per seppellirvi l'odio loro, di nuovo se ne ritornarono dentro, e tanto che dur la guerra si stet tero in gran concordia. La qual cosa fece s , che per essere ambidue i capitani d* accordo , gli stranieri per dettero la vittoria. Leonida. Facendo Leonida la giornata a Termopila, attese Fimmico in un luogo stretto e serralo, e con ci la immensa moltitudine dei barbari contro lui diretta non pot far alcuna cosa che tornasse lor bene. Leonida volendo attaccar la battaglia e veggendo come certi nuvoli oscuri si raunavano insieme , rivolto a capitani s gli disse. Egli non deve parer maraviglia se le saette, ed i tuoni si destano ; perciocch egli necessario , che cos intervenga per lo movimento e la impressione dell' astro maggiore. Perch apparendo di molti segni nell aria , antivedendo i soldati di Leonida quel che doveva avvenire/, con allegrezza di animo si misero tosto in punto di combattere. Per lo contrario i nemici tutti spaventati mancarono d'animo a mettersi al pericolo ; il che fu la cagione, perch eglino furono vinti in battaglia. Leonida in una spedizione in paese nemico divise Je sue truppe, giunta la notte , in molti drappelli, e co mand loro che, dato il segno, gli uni dovessero
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accingersi a tagliare gli alberi, e gli altri ad incen diare il villaggio. 1 nemici vedendo dalla citt 1 *esterminio che per ogni dove facevasi in quei dintorni, credettero di gran lunga ad essi superiore 1*esercito di Leonida, e non osando cimentarlo, vidersi loro malgrado condur via il grosso bottino fatto sulle proprie terre. Leotichide. Mentre che gli Ateniesi davano la battaglia navale Micale, e temevano della moltitudine de* barbari , ed eziandio de Ioni, i quali seguitavano la parte dei Medi per paura piuttosto che per certo consiglio, Leotichide mut gli animi loro, facendo venire una finta nuova , che i Persiani erano stati vinti da Greci appresso a Plata. La qual cosa risapendo gli Ioni, cominciarono a riaver 1 animo , e perci s' accordarono coGreci. Nondimeno la fortuna di Leotichide fece che lo stratagemma di lui riusc vero, perciocch essa di la vittoria a Greci nel detto luogo, i quali combatte rono contro i Medi. Cimane. Poscia che Cimone vinse , e sopraffece i satrapi del re di Persia lungo il fiume Eurimedonte, presi di molti navigli de* barbari, comand a Greci, che vi montassero su , 7e vestiti da medi dessero le poppe al vento per Cipro. I Cipriani veggendo labito barbaresco rimasero ingannati, e perci ricevettero 1 armata , avP o lie x o t Strai. 3
34 visando eh* ella fosse de* confederati. Allora i Greci smontati gi delle navi dimostrarono com' eglino non erano mica barbari, perciocch mettendo maggior paura a Gipriani, che non si conveniva a si pochi soldati, ne gli vinsero. Cimonc aveva presi di molti barbari in Sesto, ed in Bizanzio , e pregato da confederati che egli li dovesse partire, ne fece due parti, nell una delle quali pose i corpi ignudi, e nell' altra le veslimenta , le collane , e simili altri abbigliamenti. Cos i confederati si pigliarono gli ornamenti , e gli Ateniesi gli uomini ignudi. Fu schernito assai Cimone , chegli avesse dato la maggior parte a collegati. Non andarono molti giorni per, che i parenti di quelli che erano stati presi, calando gi dalla Fligia, e dalla Lidia , pagarono di molti e splendidi doni per riscattare i suoi. Quivi cominci allora essere ammirata 1 astuzia di Cimone ; e gli Ateniesi avendo ricevuti molto pi danari, si fecero beffe de confe derati. Mironide.
Mettevansi in punto gli Ateniesi, ed i Tebani per fare il fatto d arme ; quando Mironide comand agli Ateniesi, che dov* egli desse loro il segno , assaltassero i nemici , cominciando 1 * assalto dalla mano sinistra. Il quale com ebbe lor dato il segno, cos eglino corevano contro i nmici. Ma essendo andati alquanto innanzi, Mironide rivolgendosi con prestezza dalla banda destra, mise un forte grido, dicendo: noi vinciamo dalla parte sinistra. Allora gli Ateniesi confermati dalla fama della
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Vittoria, coti maggior prontezza, e con pi allegrezza assalirono i nemici. Per lo contrarlo i Tebani raggua gliati da uno de* suoi, e spaventati per la grande strage che ne seguiva , si misero in fuga. Men eziandio Mironide gli Ateniesi contro i Te bani , e venuto in certa campagna , comand loro che dovessero metter gi 1*armi, e guardarsi bene d*intor no: i quali guardandosi d'intorno, disse Mironide. Voi vi vedete molto bene quanta sia la larghezza di questa campagna, dove essendo i cavalli de nemici, ne cessario che noi, fuggendo > perseguitati da loro siamo presi. Che se vi restiamo , vi sono di molte speranze da vincere. A questo modo Mironide gli persuase a restarvi, ed egli acquistata la vittoria, se n'and insino alle contrade delia Focide, e de Locresi. Pericle. Parte che 1 Lacedemoni davano il guasto al. contado degli Ateniesi, Pericle, generale di questi, mand le galee alla riviera de* Lacedemoni, affine che saccheggiandola essi dessero loro maggior danno * che non ricevevano. Aveva Pericle di molte possessioni siccome colui eh era ricco. Avvenne che Archidamo, il quale era suo antico famigliare, e si era riparato in casa sua pi volte ) cominci a scorrere il territorio degli Ate niesi facendo di molte rapine. Veggendo, ed aven do presentito Pericle, che Archidamo tra per la reli gione dell' albergo , tra per lamicizia che era fra loro * aveva risguardo alle sue possessioni, acciocch egli non
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venisse-iiKsospetto appresso gli Ateniesi, prevenendo il pencolo , salito in arringo, don alla repubblica tutte le terre eh* eg^i aveva. Cleone. Cleone trad Sesto agli Abideni, non gi con aperta battaglia, ma con astuzia alquanto oscura. Era dato Sesto in guardia a Teodoro amico di Cleone, il quale si prendeva piacere con certa donna che stava ne* bor ghi. Laonde tutta volta eh* egli 1 * andava a trovare di notte , levava una pietra del condotto dell* acque, il quale strettamente penetrava dentro le mura, e cos usciva. Parimente ritornando gliela rimetteva segretamente. Nondimeno egli comunic questo suo fatto a Cleone , come cosa da riderne. Ma egli scoprendo il segreto agli Abideni, ed attendendo che venisse la notte buja, e senza lume di luna, mentre Teodoro tolta via la pietra ritrovavasi in braccio alla sua amica, di nascosto men dentro i soldati, i quali, ammazzate le sentinelle, ed aperte di dentro via le porte, ricevettero tutti i loro compagni, e perci ebbero con grande age volezza Sesto. Brasida. Pigli Brasida per tradimento la citt dAnfipoli, il quale comand a quelli che gliela davano , che chiu dessero le porte; e ricevute le chiavi, le gitt sopra le mura, affine che gli stessi traditori dovessero difenderla
<u nemici, se per i&ciagura, appoggiate le scale alle mtra , gli strngessero. Era assediato Brasida appresso la citt di Amfipoli, lu certo difficile ed aspro poggetto ove i nemici gli facevano impeto d ogni intorno. I quali dubitando che egli non fuggisse di notte, raccolti di molti sassi, in torno al poggetto fecero uu mur a secco, tl che veg gendo i Lacedemoni avevano a male eh* egli non gli menasse a combattere , ma cinti dintorno da nemici fcon grandissima lor vergogna si morissero di fame* Brasida gli diceva che non era ancor tempo di com battere. Ma poich i nemici avevano munit grandissima parte del poggetto, e laltro spazio non era fortificato* ma lasciato a guisa di un gran campo, comand che i suoi si dovessero mettere in punto per far ld giornata, dicendo , ora egli tempo duscir fuori. I quali, assal tati i nemici con gran fiiria, ed ammazzatone molti, fce ne andarono salvi, perciocch il luogo che era stretto, nn poteva impedirli, essendo pochi ; ed il muro che; gli era dattorno faceva s che dalle spalle non ne se^ guiva pericolo alcuno. Perch la fortezza de fimici, siccome non rec utilit alcuna a loro stessi, cos fece, che luscita fu pi sicura a Lacedemoni. Brasida menato segretamente 1 esercito alla citt di Amfipoli, conosciuto eh* egli ebbe lo scompiglio de* cittadini, avvisando nulla aversi a ripromettere dal com battere contro disperati, pubblic che gli Ateniesi, fatto I* accordo, sicuramente si partirebbero , e goderebbero dello stato loro, Dall altra parte annunci la libert agli mfipolitani, se per facessero lega co L acedemoni
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di muover guerra a lor nemici, li Ateniesi ci sen tendo, e facendo quanto pareva a Brasida* si partirono. Gli . Amfipolitani poi strinsero lega co' Lacedemoni ,^e Brasida accordandosi con essoloro n'aggiunse la lor citt a suoi (i). Navigava Brasida di notte verso Siciona, e comand, che una delle galee amiche dovesse dar de remi in acqua, e navigar innanzi a lui ; eh* egli le navigherebbe appresso in un brigantino, acciocch se per isciagura si fosse scoperto qualche naviglio maggiore de* nemici, la galea gli fosse venuta in ajuto. Se per avventura simile galea nemica si fosse presentata, mentre queste fra di loro combattevano, potesse egli nel suo piccolo legno sano e salvo camparsela Erano i nemici alla coda di Brasida in certe stret tezze di luogo; quand'egli veggendo che gli davano * assalto, comand a suoi che dovessero tagliar legne SU certo poggetto, e quindi scambievolmente recarle gi. Allora, fatto questo , vi gett dentro della ragia , onde si accese grani fuoco, di modo che i nemici per la gran fiamma che si era innalzata in aria si rimasero di stringerlo alle spalle ; ed egli col suo esercito fee ne and a salvamento. Nicia. Navigando Nicia di notte a Corinto l dov* il poggio chiamato Solige ; e quivi fatti smontare i soldati ateft) Bisognerebbe aggiugervi: una seconda volta ; poich abbiamo pi sopra eh*gli gi He divenne padrone per accordo
niesi armati, e posta altrove unimboscata di mille altri soldati, quindi navig. L* altro giorno vegnente , quando 1 *aurora comincia apparire, da capo navig quivi. Laonde i Corinti ci veggendo con grandissima fretta correvano, volendo vietar loro di prnder terra. Allora usciti fuori quelli che erano nell' imboscata , ne tagliarono la mag gior parte a pezzi. Mentre che gli Ateniesi si accampavano intorno ad Olimpo nella pianura la quale era dirimpetto al campo, Nicia comand che si dovessero spargere di molti tri"* boli. Perch il giorno vegnente il capitano delle bande de* cavalli deSiracusani, il quale per nome si chiamava Ecfanto, menando fuori la cavalleria, vituperosamente volt le spalle , perciocch i piedi de cavalli venivano confitti da triboli, di modo che molti di loro non po* tevano pure andare, non che fuggire. E perci le fan* terie, le quali si avevano messe in pi certe scarpe dure, ne gli ammazzavano. Nicia s era restato d intorno alle mura con di pochi soldati, quando il restante dellesercito si trovava tuttora a Tasso. Laonde avendo occupato i Siracusani il terra* pieno, che era, nel circuito, dove custodivasi grandissima copia di legne, n l 'avendo potuto egli difendere, vi attacc il fuoco. Perch egli si accese tosto grandis sima fiamma, la quale tuttavia crescendo, quindi scacci i nemici. In questo mentre 1 esercito che era Tasso, quivi giunto, gli diede ajuto. Fuggendo Nicia da Gilippo, che lo perseguitava % s avvide pi non rimanergli luogo a salvezza ; il per ch tosto gli mand flp'araldo, il quale s gli die&gg,
come egli era presto a fare quelle cose tutte, che da lui gli fossero comandate, purch mandasse alcuno a dargli, e scambievolmente ricevere la fede del giura mento. Gilippo prestando credenza all* araldo, rima nendosi di perseguitarlo , si mise a fare gli alloggia menti , e mand con 1 araldo di Nicia chi dovesse far Taccordo. In questo mezzo Nicia, occupato un pi fer mo e pi sicuro luogo, da capo moveva Tarmi con tro Gilippo, essendosi sottratto dal pericolo per Tastu zia dell* araldo. Alcibiade. Volendo Alcibiade far prova di chi veramente gli fossa amico, racchiuse certa immagine d* uomo ia luogo oscurissimo, (i) ed introducendo ciascuno degli amici suoi glielo mostrava, come se fosse stato morto da lu i, pregando loro, che s* ingegnassero, che la cosa stesse segreta, come per loro si poteva pi. Tutti gli altri rifiutarono di volere essere partecipi di questa scelleraggine, salvo che Callia figliuolo d* Ipponico, il quale accett di condur via Timmagine. In allora Alcibiade pales di avere ci fatto per far prova de* suoi amici : e giu dicato Callia un amico fedele, carissimo d* indi in poi se '1 tenne. Costui essendo navigato di notte nelle contrade dei nemici, comand che i soldati smontassero gi delle navi. Il quale attendendo che si chiarisse il giorno , e
(i) Un aulico romanzo del secolo decimoterzo che porla il li toio; il mesto amico : riporta un fiuto presso qj>e simile.
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non ascendo fuori altri meati i nemici, abbruci le tende , e latta l imboscata, quindi navig altrove. Quei eh* erano dentro nella citt veggendo ebe Alcibiade aveva levate le ancore, $ s'era andato via, fatti pi animosi, uscirono fuori, e si sparsero dappertutto per lo terri torio. Allora la imboscata scopertasi prese di molti uo mini, e fece copiosa preda. Ritorp dunque Alcibiade con le navi, e fattivi salire i prigioni con quegli che gli avevano presi; quindi navig. Parte che gli Lacedemoni assediavano la citt di Atene, volendo Alcibiade far s , che le sentinelle , non sola* mente della citt, ma del Pireo, e quelle eziandio che erano insino al mar siciliano, fossero pi diligenti in far le guardie , ordin che siccome cedessero alzarsi nella notte una face dalla torre cos pur esse la dovessero alzare. Laonde chi nou 1 avesse fatto sarebbe castigato, come s*egli avesse abbandonato il luogo dell* ordinanza militare. A questo modo tutte le sentinelle davano melate alla rocca, affine che alzando il capitano la face, anch* eglino la potessero innalzare, mostrando eh* essi sta vano molto ben desti, e facevano le sentinelle. Navigando Alcibiade iu Sicilia, giunto eh* egli fu a Corf divise 1 *esercito, siccome quegli ch'era quasi infinito , in tre parti ; acciocch pi agevolmente aves sero vittuaglie se chi nell* uno chi nell' altro luogo af ferrassero terra presso le citt. Ma poich egli giunse a Catania, e non volendo i Cataniesi che egli pigliasse posto , mand loro un* ambasceria, che gli chiedes se licenza, di potervi andar solo, e consigliarsi in comune con essoloro, i quali fecflmoute glielo eoa-
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cessero : e perci correndo tutti alta conclon e , egli co mand a suoi, che, rotte le porte pi deboli delle mu ra , entrassero dentro per forza. N manc d* effetto il suo pensiero, come egli cominci il suo parlamento, tosto gli Ateniesi presero la citt. Aveva Alcibiade certo cataniese, il quale gli era fidato molto, e gi conosciuto in Siracusa. Costui dunque fu spedito da Alcibiade in Siracusa fingendo che fosse mandato da Cataniesi per favellare a loro amici e famigliari, de' quali egli sapeva il nome. Il quale giunto che fu quivi gli fece a sapere (siccome gli era dettato da Alcibiade) che avendo abbandonato gli Ateniesi i loro alloggiamenti, i Cataniesi se ne stavano disarmati. Che seglino pigliassero per tempo gli alloggia menti degli Ateniesi gli avrebbero potuti opprimere senza difficolt alcuna, chiusi e disarmati dentro della citt. Ci si credettero i capitani di Siracusa, e comandarono che ciascuno uscisse fuori per la Catania, ed avvicinane dosi al fiume Simotoe quivi si accamparono. Ora Alcibiade avendo inteso, come eglino erano venuti con gran dissima diligenza, messe in ordine le galee, liberamente navig a Siracusa , l dove senza alcun divieto rovin la fortezza loro , che da una parte era svelta. Levate eh*ebbe 1 *ancore Alcibiade per partirsi di Si cilia , per conto di andare al giudizio delle statu, e de'misteri di Mercurio, mont su duna nave rotonda, e navig in Lacedemone. Quivi giunto, persuase che si dovesse mandar tosto il soccorso ai Siracusani, e forti ficare Decelia '( i) , altrimenti ch eglino pi non ne ri(i) Non i Lacedemoni, come sembra, potersi dedarre dal pre*
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trarrebbero n li prodotti ri le tasse : ma cbe gl iso lani eziandio se gli vedevano oppugnare, erano per passare ai loro nemici. Fatto questo, gli Ateniesi de terminarono , che Alcibiade fosse richiamato dal bando, nel quale egli era allora (i). Apprestava Alcibiade l'esercito contro i Siracusani, l dove era di molta selce e secca fra tutti due gli eserciti. Ora levatosi grandissimo vento, il quale soffiava dalle spalle agli Ateniesi, e dalla fronte a ne mici, acceso il fuoco nella selce, e portato il fumo ed il fuoco negli occhi dei Siracusani, fu cagione che subito si posero in fuga. Alcibiade fuggendo Tiribazo , n essendovi pi che una sola via, se Alcibiade si fermava, Tiribazo non
feule racconto di Polieno, ma bens gli Ateniesi si det tero a forti ficare Decelia in tale congiuntura. (i) Nulla meglio cbe una scena delle Rane di Aristofane oi pa& far conoscere le disposizioni del pubblico ateniese a riguardo di Alcibiade. Bacco prende consiglio da Euripide ed Eschilo sul modo di diportarsi secolui. Bacco . . . Perch Atene libera da suoi m ali, pi non pensi che a tranquillarsi meco Terr chi di voi sapr darmi risposte p i giuste e prudenti. Cosa voi dunque pensato primieramente sul conto di Alcibiade, di cui la repubblica querelasi bon meno al certo che una donna presa dalli dolori del parto. schilo. Come disposta, prima di tutto a suo riguardo la repubhlica ? Ella lo abborre, e nulla meno il desidera qual ente a lei necessario. Che ne dite? Euripide. Odio ogni cittadino tardo a soccorrere la sua patria, e p ronto a nuocerle ; facondo in ritrovati a se stesso giovevoli , e sterile in consigij per lei. Baeco. Benis simo in vero. E ta f Eschilo . Non bisogna allevare nn leone nella citt; ma tosto che sia allevato e cresciuto in essa, giustizia vuole di soggiacere alti suoi danni. Bacco. In mia fb , non so decidere chi di voi meglio ragionasse. Farono sagge le parole dell* u np, chiare 1 *espressioni dell altro.
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veniva seco alle m ani, e se fuggiva gli et lle S palle. Onde Alcibiade si ferm di notte ; ed avendo molte legna tagliate , dentro vi accese il fuoco , e lasciandole, si diparti. Come agli occbi de barbari si Scoperse lo splendor del fuoco, essi indubitatamente credettero chfc a Greci fermati si fossero. Ma avvedutisi poscia delT inganno, cercando cti molto impeto di passare ltre, e trovando la strada dal fuoco impedita, rimasero di seguitarli. Alcibiade per vietar, cbe i nemici non potessero fuggirsi nella citt, mand a .Cizico Teramene, Tra* sibulo con armata di molte navi. Da poi egli i mosse con pochi legni per attaccar la battaglia tiaval. Onde Mindaro sprezzando quel picciol numero gli usci allin contro con maggior copia ; ed avvicinandosi, Alcibiade fnse di fuggire, in guisa che Mindaro, non altrimenti che vinti gli avesse, pien d* allegrezza li sguitava : ma quando a Teramene , ed a Trisibulo furono vicini, Alcibiade levando il segno , volse le navi contro i ne mici. Perch Mindaro rivolgendosi verso la citt , Te ramene se gli appresent innanzi, e lo respinse : rivol tosi a Cleros, come diconsi quelle terre de* Ciziceni, procurava ivi di mettere il pi a terra, ma quivi ezian dio fu impedito di poter discendere dalle genti di Farnabazo. Laonde Alcibiade dandogli la cccia , le navi che combattevano in alto mare, ruppe, e fracass ; e quelle che davano in terra ritirava con alcuni uncini di ferro, fatti a guisa di mani , ed oltreci quelli che smontavano erano respinti da Farnabazo. Nel fine Min daro con la sua morte diede ad Alcibiade gloriosissima vittoria.
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Archidamo. Archidamo in Arcadia, volendo dar battaglia il gior no vegnente riemp di coraggio gli Spartani edificando nella notte avanti esso giorno un' a ra , ed ornandola di armi lucentissime, e menandovi intorno due cavalli; or dunque avvenne che nell* apparir del giorno i capi di squadra, ed i centurioni riguardando le nuove arm i, e Torme di .due cavalli, e il fattovi altare, fecero pre supposto che Castore , e Polluce lor dovessero porgere ajuto. Onde gli Spartani prendendo ardire, e mossi da religione, valorosamente combattendo, vinsero quei d Arcadia. Archidamo combattendo Corinto , nacque nella citt tra i ricchi e poveri contendimento ; quelli volendo il governo de* pochi, e questi macchinar tradimento. Il che conosciuto da Archidamo egli rallent alquanto le forze ed il furore del combattere, n pi vi accost le macchine , n fece fossi, n si dava a rovinar la citt. Onde i ricchi temendo , he non si volesse con ci ricompensare il tradimento de* poveri, cangiando ani mo, mandarono ambasciatori, e la citt al dominio di Archidamo resero, e con essolui per loro sicurezza nej*T avvenire si accordarono. Fu la citt de Lacedemoni dal terremoto per modo sbattuta , che appena cinque case in piedi rimasero. Veggendo Archidamo correr gli uomini per conservar le loro robe, e temendo che ivi dalla rovina impediti pe rissero, fece con la tromba dar segno, che i nemici si avvicinavano. Per la qual cosa i Lacedemoni credendo
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al segno lor dato , correvano intorno a lu i, ed in tal modo si salvarono. Archidamo, gli Arcadi rimasti vincitori, essendo dalle ferite indebolito, subito mand ambasciatori per ottenere di seppellire i morti, affine che gli altri non perissero in simil guisa Archidamo condusse di notte lo esercito a Gara per un sentiero acquoso, lungo, e malagevole. Onde es sendo i soldati stanchi, ed isdegnati per la fatica, Archidamo quanto ei poteva li confortava , esortandoli a star sicuri. E da poi dimprovviso i nemici assaltando, molli ne ammazzarono, ed il castello presero. Onde mentre che si apprestava la cena, e rallegravansi della vittoria , Achidamo domand loro , quando lor pareva che avessero presa la citt? A che alcuni rispondendo, quando noi le demmo l ' assalto, altri quando avven tammo i dardi; ci non vero, rispose egli, ma quando camminammo per la lunga e paludosa strada, percioc ch la volont cbe iodio a alla fatica , fu sempre usa di vincere, e superare qualunque cosa. Gilippo. Gilippo, perch ei fosse fatto imperatore dei soldati di Siracusa, raunati i capitani Siracusani, disse che fra la citt, ed i ripari degli Ateniesi faceva mestieri di fortificare un certo colle. Dai quali essendogli accon sentito , mand la notte ai nemici un fuggitivo il quale ci lor raccontasse. E quelli il disegno intendendo fur presti a prendere il colle. Mostr Gilippo di sdegnarsi,
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che i segreti venissero manifestati. Onde acciocch nelT avvenire ci pi non potesse occorrere, i principi di 5iracusa gli affidarono il carico della guerra. Gilippo per ricuperare il colle , che prima dagli Ateniesi era stato occupato, di molte galee venti arman done , faceva di molte scorrerie. Ora quelle compiutamente di ogni arma guernite, la notte le spinse in m are, imponendo loro che nel far del giorno navigar dovessero. Ora i nemici vedendoli navigare, allincntro di essi andarono, ma quelli volgendosi a fuggire, gli Ate niesi con molta cura li seguitavano. Quindi Gilippo ar mando le altre navi, egli ancora ne usc. Frattanto es sendo gli Ateniesi occupati nella pugna navale , i pe doni di Gilippo con armate squadre cacciarono al basso i custodi degli Ateniesi, e senza fatica presero il colle. Ermocrate. Ermocrate , sollevandosi i Siracusani, ed unitasi loro una gran moltitudine di servi, mand Daimaco capitano della cavalleria per ambasciatore a Sosistrate loro capi tano , col quale esso aveva gran famigliarit , ed ami cizia , che gli venisse dicendo , che i capitani magnifi cando sommamente il suo valore, avevano fetto pensiero di lasciare liberi tutti i suoi partigiani, ed a tutti le arm i, e il passo egualmente concedere; e che Sosistrate altres era stato posto nel numero de capitani ; onde subito venire dovesse a prendere con essi consiglio delle cose comuni. Sosistrate confidandosi nellamicizia che aveva con Daimaco, scegliendo venti servi di sin-
48 golar valore, a quegli ne and. I quali presi, e messi in prigione, Ermocrate esci fuori con trecento armati, ed avendo fatti prigioni gli altri servi, giur loro nella sua fede , cbe punto di pericolo non avrebbono , se ciascuno ritornasse al suo padrone. Essi in tal guisa persuasi vi tornarono; perciocch quasi trecento se ne erano agli Ateniesi fuggiti. Gli Ateniesi alla perfine in una pugna navale nella Sicilia furono vinti, e di notte deliberarono di fuggirsi. I Siracusani facendo per cagioue dell acquistata vittoria i sagrifizj, che epinici sono detti, e divenuti ubbriache pel vino , a dormire si diedero. Onde Ermocrate per non gli condurre ebbri e sonnacchiosi nella battaglia, mand per un fuggitivo a dire a Nicia , che tutti an cora erano in armi. Gli fu quindi dagK amici, che si teneva per consiglieri, predetto, cbe s ei si movesse di notte , cadrebbe in insidie. Credendo Nicia V inganno, aspett il giorno, in guisa che la notte gli alloggiamenti non mosse. Laonde Ermocrate , gi essendo digerito il vino col sonno, risvegli i Siracusani, che pi forti e valorosi erano, i quali avendo primieramente occupati i guadi dei fiumi, ed i ponti, gli Ateniesi con molto loro scempio uccisero.
Eteonico. Conone ateniese facendo nella citt di Mitilene guerra ad Eteonico spartano venne con molta celerit Cele a fargli sapere, che Callicratide ammiraglio deLacede moni era da nemici stato vinto ali Arginuse. Laonde
Eteonico comand che i messi segretamente di mezza notte fuori uscissero, ed a mezzo giorno lieti e coro nati si ritornassero in Mitilene, e la vittoria narrassero, F ece allora Eteonico per allegrezza i sagrifizj. Co none, e lo esercito ateniese smarriti si fermarono, ma non si ferm Eteonico ; anzi prestamente mand 1 * armata in Chio ; e da poi condusse i pedoni a Metenna citt fa migliare ed amica.
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Lisandro.
Avendo Lisandro promesso agli amici, i quali aveva in Mileto , di volere lor dare ajuto a rovina, e distru zione del popolo, and a Mileto. E contro quelli che tentassero nuove cose usava, come pieno di sdegno , acerbe parole: ma al popolo le sue forze prometteva in conservargli la libert. Il popolo credendo a Lisandro , che cos amico gli si mostrava, senza fare alcuno ap parecchio stava a vedere lo avvenimento delle cose, sperandone buoni effetti. Gli amici allora levandosi al segno loro dato, ed assalendo con molto impeto la plebe molti ne ammazzarono, ed in cotal modo venne Mileto in potere -degli amici di Lisandro. Pi volte gli Ateniesi nel mar di Egospotamos sciolsero la loro armata per dar comincianento alla guerra navale. Ed all' incontro Lisandro non isciogliendo la sua, quelli con molta allegrezza, e cantando versi si ritiravano. Li sandro un d mand lor dietro due galee; i capitani delle quali vedendo essere usciti delle navigli Ateniesi, in alto levarono il 6egno, che era uno $cudo di metallo. PrePQUENO , Stra$* b
So
sfornente allora fattosi da Lisandro segno, che i suoi navigassero, i Lacedemoni affrettarono in guisa il vogar de* rem i, che parea che volassero, ed arrivarono gii Ateniesi che poco dianzi erano usciti di nave, fra quali alcuni si erano dati al sonno, ed altri altre cose facevano. Laonde i Lacedemoni bene armati, ed insieme uniti di improvviso loro assaltando, che disarmati e senza or dine andavano, presero tutte le navi , di maniera che pure una non ne fugg ad Atene, che portasse 1*avviso. Lisandro diceva, che- i fanciulli ingannar si dovevano con le promesse, ed i nemici col giuramento. Lisandro fece prigioni i Tsii, tra quali molti erano, che avevano seguito le parti degli Ateniesi ; questi si nascondevano dal lacedemone; il quale avendo raunati i Tasii nel tempio drcole fece loro un umanissimo parlamento, con dire, che ra convenevole che si per donasse a coloro, i quali ne' mutamenti delle cose si occultavano ; e comando loro , che sicuri stessero, per ciocch niun danno erano per ricevere; ci promet tendo nel tempio , e nella citt dell'avo Ercole. Gli occulti adunque porgendo fede a quel piacevole pall iare , si manifestarono. Onde frapposti Lisandro alcuni giorni, perch 1 *opera si conducesse fine con pi sicurezza, fattili prigioni, comand che fossero uccisi. Lisandro, essendo caduto in animo a Lacedemoni, ed a compagni di rovinare Atene, disse , che ci non era utile , poich la citt de Tebani , che loro era vi cina , ne avrebbe contro di loro ricevuto maggiori forze. Ma se tenessero Atene allobbedienza per li tiranni, per la vicinit potrebbero anche aver di mira i Tebani e
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renderli in ogni tempo pi timidi. In questa guisa Lisandro, parendo a ciascuno buone ed oneste le sueparole, persuase cbe non si dovesse rovinare Atene. Agide, Agide, mentre quelli del Peloponneso in Lenno contro i Lacedemoni facevano guerra, consigli cbe si lasciasse per un giorno di pascolare gli armenti E volendo re* care spavento a nemici mand alcuni fuggitivi i quali dir dovessero, cbe la seguente notte sarebbe giunto a Lacedemoni un grande ajuto : indi per un giorno chiuse agli armenti le bocche. Laonde, poich essi furono sciolti giunti all erbe , ed ai pascoli discorrevano mugghiando , e grande strepito facevano, del cui grido d intorno le valli rimbombavano. Impose ancora a soldati, che sparsi in pi luoghi accendessero molti fuochi. I Peloponnesi per li molti gridi, e per la grandezza delle strepito ingannati, non altrimenti che se gran gente venisse in ajuto contro di loro, si diedero a fuggirei Trafitto, Trasillo , acciocch i nemici si credessero , eh* egli avesse poche galee, comand che i nocchieri aggiun gessero -insieme due navi, e solo di una le Vele alzasi sero , legando con funi a guisa di giogo alla prima la seconda, affine che dellaltra le vele in alto vedute non fossero. Trasillo insieme con gli altri capitani, con molto va*
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lore premeva Bisanzio. Laonde i capitani deBizantini temendo ch'ei non prendesse la citt per forza, patteg* giarono di render Bizanzio in ispazio di certo tempo , e diedervi ostaggi. Dopo le quali cose Trasillo si diparti verso Ionia. Ma la notte medesima tornando addietro, trovata la citt de'Bizantini che di nulla sospet tava, e senza difesa e* la prese*
Canone.
ConOne da compagni abbandonato* mand per un fuggitivo a dire a nemici, che essi si apparecchiavano di fuggire, e per qual luogo ed in qual tempo * fece lor parimente intendere; i quali con agguati la fuggita aspettavano. Gonone avendo inteso le loro imboscate, disse a compagni che sicuramente si dipartissero. I quali tosto eh' ebbero sciolte le vele, fatti consapevoli delle insidie, a dietro si ritirarono; indi fermatisi man tennero la battaglia insino che la vittoria ne riportarono. Conone fuggendo in mare Callicratide il quale aveva al doppio pi galee di lui, essendo oggimai vicino a Mitilene , mentre che le navi laconie eransi disperse in seguitarlo, lev in alto il Fenicide ( i ) , che era il segno della battaglia. Laonde quelle trovandosi senza ordine e perturbate, per lo non pensato ritorno im paurite , furono per la maggior parte fracassate * e molte eziandio sommerse. Di donde Conone ebbe di poi la vittoria.
(13 Mantello di porpora
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Contme a Fr&abaze porgendo ajuto, mentre ch$ X Asia era saccheggiata da Agesilao, persuase al Per- siano, che agli ambasciatori delle cidi di Grecia ^ dasse denari, acciocch essi da quelli essendo corrotti, inducessero le loro citt a far guerra a Lacedemoni. I quali ci persuasero in guisa che ne nacque la guerra di Corinto. Cos gli Ateniesi rivogarono Ag*sik$ di Grecia. Conone essendo rinchiuso nella citt di Mitilene , e da Lacedemoni assediato,; sommamente desideratalo d| far ci intendere agli Ateniesi, n potendo di segreto mandare chi vi navigasse , acconcio due ba?chetteT vi pose dentro due de rematori pi destri e vlorosi ; ed in tal guisa fotte apprestar tutto le cose pi neqes* arie, impose che nelle navi si fermassero. E veggendo I4 sera i custodi sparsi in diyerse parti , altri prenden dosi cura dei loro corpi, altri accendendo il fuoco, ed altri acconciando le legtuK mand allora le navi, con rdine che tener dovessero il corso luna allaltra couh* trario , acciocch se questa venisse presa, quella e u t andasse libera : ma i nemici ini preda all* ozio ed alla pigrizia, temporeggiando a darle di caccia, l*una e lal? Ira si salvarono* Conone volendo incominciare la pugna navale, es-r lendogfi apportato da un fuggitivo, die le pi elette galee de nemici ai univano per prender \la nave di lpi, ne apparecchi una somigliante alla sua, e dot* fiUoi. ornamenti vest i l , capitano, e posela al destro corno, comandando che da lei il segno si dasse a tutta larmata* Ci veduto da nemici, ssi subito ne
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andarono * ' quella , come alla nave del principal capi* tan. Ma Conone assalendo il rimanente dell armala, alcune navi ne affond, ed altre ne indusse a fuggire.
Senofonte
Senofonte, riconducendo a casa i Greci (i), e vedendo die la cavalleria di Tisaferne attaccava fortemente le bagglie, consigli che lasciar si dovesse i carri, ed il Soverchio apparecchio degli impedimenti , affine che t Greci pe* cagion di conservarli non si mettessero alla m orte, e non fossero impediti di gir pi innanzi Senofonte essendo nel cammino oppresso dai barbari, Ordin in due fronti lo esercito, e chiudendo in mezzo la vittuaglia, in questa guisa procedeva avanti, avend in coda collocati i cavalli , gli arcieri, e gli scudieri, i quali l impeto de barbari sostenessero. Aveano occupato i barbari lo stretto di certo luogo, li dove egli era necessrio, che i Greci passassero, quan* io Senofonte essendo su certo monte, vide il poggio in cui i Barbari avevano posto Un presidio; quindi presi con esso lui tanti Greci, quanti egli avvisava dovere essere abbastanza, s invi quivi per rendersi padrone della cima di esso, monte Allora veggendo i Barbari, tome i Greci dominavano le alture sopra di loro, i misero a fuggire, e perci Senofonte men oltre - le truppe senza pericolo alcuno Senofonte si era a suo potere sforzato di valicare Un.
(t) Nella famota ritirata dei diecimila
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fiume, dove essendogli vietato il ?passo dai Barbari, 1 quali facevano tsta dall altra riva di esso, egli scelse mille/soldati greci, e li mand a passare altrove; e cos aneli9egli s ingegnava di passare il fiume dirm* petto a Barbari. Il perch giunti allopposta sponda quei eh* egli aveva mandati, piombarono addosso a nemici 9 ed avendoli ben pr veduti di busse, fecer s , che Se* nofonte cosuoi ne valicasse allopposta riva senza lcun
T ltfE DKL li L IM O .
U E G L I
STRATAGEMMI
D I P O L I E N O
P R O L O G O .
I o vi offro eziandio questo secondo libro di strata gemmi, sacratissimi imperatori Antonino, e Vero, dal quale voi potrete con agevolezza congetturare ancora da quante istorie, e con qual fatica fossero da me raccolti per procurarvi breve e limitato vantaggio; i quali io bo ratinato non gi kkdo iti zi, afe avvocando sotto F imperio vostro*
L I B R O
S E C O N D O .
Agesilao.
A.TEA m osso guerra Agesilao agli AcamanL (i) n, ri correndo appunto il tempo dell* seminagioni, voleva entrare nel loro territorio onde da esse distoraeli; I Lacedemoni erano di contrario parere. Si oppose per A* gesilao dicendo cbvessi sarebbono pi pronti a chieder gli la pace , allora che avessero le biade mature , e temessero di perderle. Che se essi non desidereranno la pace, dtss* egli, avranno seminato per noi. Combattevano ad mi ora i Lacedemoni contro gii Ateniesi, e i Tebani. E quantunque i Lacedemoni noq fi pdtessero prevalere de* ferentari , e di que dagli scudi ; pure gli parve ottimamente fatto ad Agesilao di menar tutto 1 *esercito (a). Perch Cabria comand agli Ateniesi, e Gorgida a Tebani che non iscorressero per modo alcuno innanzi, ma si stessero cheti con le knce basse, tenendo gli scudi affissi alle ginocchia. Laonde veggendo Agesilao la figura della battaglia sta* bile, spaventato se ne -torn addietro -, avvisando essere Atto di milizia schifare la fortezza, e la gagliardia dei nemici,
(.*) Probo io Cabria. -(3) Noi abbiamo seguito la co rrezione del Casanbono che mette nix in vece di k conforme a quanto dice'Senofonte.
BUm.
4.
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Si metteva in punto Agesilao di combatter a Coroni* pi fortemente che per alcun tempo vi fosse stato mai combattuto, allorch venne uno, che gli di raggua glio come Pisandro navarco de Lacedemoni, sopraffatto da pamabazo, era morto in* battaglia. Acciocch dunque lesercito non si spaventasse, e ad un'ora prendesse di ci dolore, Agesilao comand al mandato che dovesse nunziare il contrario ai soldati, cio che i Lacedemoni erano vincitori per mare. Ed egli eziandio per confer mare la nuova, usc fuori inghirlandato , e fece is a grifizj, e n mand la parte agli amici. Udito ch'ebbero i soldati, e vedute queste cose , divenuti pi animosi cominciarono a combattere con maggior prontezza, ed allegrezza danimo a Coronia. Laonde i nemici messisi in fuga , Agsilao comand che si dovessero lasciar fug gire liberamente. Agsilao , aveva di gi superati gli Ateniesi a Co lonia, quando essendo egli avvisato da un certo uomo come i nemici si fuggivano al tempio , comand che si dovessero lasciar andare ovunque essi volevano, pei> ciocch egli era cosa; pericolosa volersi azzuffer con que', che quasi che disprati da capo comincerebbero. combattere. Persuase Agesilao a soldati, mentre eh egli era^ - in A s ia c h e non dovessero stimare punto i nemici,. che eglino insino allora avevano temuti. Perch spogliati i Persiani, e mostrandoli a Greci come erano deboli di corpo, e bianchi per morbidezza, ed indicando simil mente gli ornamenti loro, e le vesti preziose, brevemente disse a suoi; Costoro sono que'che comb*JUoqo coa
voi, e queste soqo le cose per le .quali fate guerra con essi. 1 compagni biasimavano i Lacedemoni dicendo: Noi, combattiamo con maggiore numero di gente, e i La* cedemoni con pochi soldati. Agesilao. pertanto comand die i Lacedemoni sedessero nella pianura in disparte, ed .il simile eziandio facessero i compagni. Mentre adun que cbe , essi sedevano di questo modo per ricevere la sentenza, il trombetta grid, levinsi gli stoviglia). Per cfa non pochi dalla parte de* confederati si levarono. Dopo egli grid, levinsi i fabbri, e cos se ne levarono molti. Finalmente egli comand che si rizzassero i le* gnajuoli e gli altri artefici per ordine, di modo che quasi tutti i collegati si levarono in piedi, e nessuno de Lacedemoni si lev, perciocch egli era vietato loro esercitare le vili arti mercenarie. A questo modo i compagni conobbero come erano vie pi i soldati, dei Lacedmoni, che i loro. Veggendo Tisaferne, come Agesilao era gi passato nell* Asia , e dava il guasto allo stato del re , fece tre gua con essolui per ispazio. di tre mesi; nel qual tempo si dovea combinare presso il re che le citt greche del* l'Asia avessero a rimanere in libert sotto le proprie leggi. I Greci dunque attendevano il fine del tempo secondo, che era stata ordinata la triegua. Ma il persiano m quel mezzo, raunato un grosso esercito, venne as-* saltare 1 G reci, nel cui animo si dest ad un tempo maraviglia, e spavento. Allora Agesilao mostrandosi tutto lieto in viso, ed ebbro per allegrezza, disse: Io ringra* io in iscambio Tisaferne del pergiur ; perciocch egli
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cosi operando si lutati nemici gli Dei, 9 gli lift M nostri confederali. Andiamo dunque , diss' gli, con fi ducia d'anim o, poich noi siamo per dover combat tere assistiti da s possenti compagni. I Greci fatti ani mosi per le parole del loro capitano, ed attaccata la battaglia, misero in rotta i Barbari. Parte che Agesilao veniva a Sardi, mand certi, i quali spargessero fama , che egli palesemente, ed alla scoperta se ne andava a Lidia per ingannare Tisaferne} ma che nel Vero egli era occultamente, e segretamente inviato verso la Caria. Come Tisaferne intese questa nuova, cos egli adoper in modo, che il presidio st mettesse in Caria. Ma Agesilao dall' altra parte cor rendo tutto d le contrade della Lidia , ne fece copioat preda Assalt Agesilao il ptse degli Acarnani, i quali si fuggirono alle montagne. Allora Agesilao non si cur di fare le scorrerie subitamente, ma trapassando a quelle parti oblique del paese, comand che tutti gli alberi fossero svelti dalle radici. Gli Acarnani sprez zando la tardanza loro, e 1' essere occupati intorno allq svellere degli alberi, scesero gi dalle montagne, ed en trarono dentro alle citt, le quali erano nella pianura Ma Agesilao essendo corso di notte in fretta cento se* santa stadii (i), la mattina per tempo, trovando gli Acarnani nella pianura, fatta gran predadi bestie, e di altre cose, quindi si parti. Avendo inteso Agesilao, come i Tebani avevamo pre~
4 (i) Venti miglia, o sia circa sette leghe di Francia.
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So il passo, che andava a Scolo,' comand cbe tutti gli ambasciadori mandati da Greci in Tespia quivi si fermassero, ansi egli vi fece portare la vittuaglia pec P esercito. Come i Tebani ebbero inteso queste cose , menarono oltre 1 * esercito al passo, il quale dirim petto a Tespia, e quivi occuparono la via. Agepilao ci sapendo , camminando due giornate intere ritrov il passo per andare a Scolo libero e vuoto, e perci senza altrimenti combattere pass oltre. Mentre cbe*Agesilao dava il guasto a Tebani, essi occuparono certo poggio dirupato sopra la via, il quale si chiama la sedia di Rea , per modo che egli non po teva combattere senza suo grandissimo danno, e non dimeno per altra via non poteva passare. Perch, piegando egli 1' esercito , s* infinse di doverlo menare alla citt loro , perciocch ella era vuota, che tutti i Tebani erano corsi fuori. I quali ci veggendo, e temendo di perdere la citt , abbandonarono il colle, e correndo a gran passo andarono alla citt; a questo modo Age silao non essendo punto impedito, pass il poggio. In Leutri molti de' Lacedemoni gettarono 1 arm i, ed abbandonavano l'ordinanza. Acciocch dunque l'esercito tutto non fosse macchiato di cos grande infamia, si fece egli designare datore delle leggi. Perch designato che egli fu , non iscrisse altrimenti nuove leggi, ma volle che le vecchie avessero vigore, a cominciare per dopo la battaglia di Leutri (i). Erasi desta sedizione in Sparta, e molti occupato a(i) Leggasi su tale argomento Pintore in A gesilao.-
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vevano il colle consacrato a Diana Esoria (x) appresso Pitana, nel mentre che i Beoti stringevano, e gli Ar cadi di gi avevano dato lassalto alla citt: dove es sendo tutti impauriti, e perci privi dogni consiglio di battaglia in quello scompiglio ; solo Agesilao non si perd punto d'animo, ma si rimase veggendo chegli era cosa pericolosa a voler far forza a quelli, che occupavano il colle, e cosa vile a pregare, e supplicar loro. E perci solo, disarmato, con volto costante ed ardito appressandosi al poggio, giovani, diss* egli , gi non vi posi io costi, ma su quel colle, mostrandone loro un altro. I Lacede moni , quasi che non consapevoli della scelleraggine e loro ribellione , mossi dalla riverenza che gli avevano, quindi partirono prestandogli ubbidienza, come egli aveva lor comandato. E cos i principi, e gli autori delle fazioni , i quali erano dodici, menando fuori di notte chi in questo , e chi in quell* altro luogo egli mise in salvo , e di fine alla battaglia. Molti si fuggivano dall esercito, perciocch questo si trovava in gran paura; Agesilao pertanto onde quegli che restavano non si avvedessero della fuga altrui, ogni notte mandava chi raccogliesse le schiavine, e gli scudi gittati, e comand che glieli recassero, affine che se lo scudo fosse stalo veduto gettato, il padrone eziandio non ne venisse scoperto. E perci egli non si poteva pi sapere chi fosse il disertore, non apparendo pi l'ar* me sue. Quantunque Agesilao avesse per ispazio di tempo
( t ) Plutarco in Agesilao
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tenuto r assedio a F octa, nondimeno egli non poteva n pigliare la citt, n manco durare all1indugio del tempo. Ma assai vieppi stavansi cruciati nell animo i collegati de Foceesi. Perch avendo egli levato quindi l assedio, i confederati de Foceesi, finita la guerra anch essi se nandarono. Allora Agesilao ritornando addietro , e ritrovando citt spogliata de compagni , la prese. Andando Agesilao per lo paese di Macedonia mand 1 ambasceria ad Eropo re de Macedoni s per ottenere il passo , s per collegarsi con essolui* Eropo avendo inteso piccolo essere il numero della cavalleria de La cedemoni non accett altramente la lega, dicendo, che egli era per doverlo incontrare. Agesilao in allora messa in punto la sua cavalleria, ed affine eh egli paresse avere maggiof numero di cavalli, che egli nel vero non possedeva, mise le fanterie a pi nella prima squa dra alla fronte, e tutti i cavalli eh egli aveva divise In due falangi dalle spalle, aggiungendovi asini, e muli, e tutti i cavalli, che per la vecchiezza portavano le bagaglie , e gli seguivano appresso. Perch monta tovi su gli uomini armati fecero una vista di grande cavalleria. Laonde Eropo tutto impaurito e gli accord il passaggio, ed accett il partito della lega. Gi s era accampato Agesilao in Beozia , quando i compagni temendo d attaccar la battaglia, segretamente e ne andavano sparsi alla citt degli Orcomeni loro amica e confederata, comand or egli a questa, che non dovesse ricevere alcuno de confederati senza lui pro prio, Perch non sapendo eglino dove voltarsi, comin
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ciarono a consigliarsi non pi del fuggire, ma di otte* nere la vittoria. Combatteva co* Tebani Agesilao, i quali acciocch sciogliessero, e mettessero in isconfitta la falange dei Lacedemoni, valorosamente menavano le m ani, e per ci di qua e di l si faceva grande spargimento di sangue. Agesilao , ci veggendo fece intendere a suoi che rimanendosi da quella furiosa battaglia solamente si dividessero in diverse parti. I quali partendosi, i Tebani mostrarono il dorso come che avessero preso la fuga ; e perci Agesilao stringendoli alle spalle, fece s che non pi ambidue gli eserciti fossero tuttora colpiti da tipore ma solamente quelli che fuggivano. Posciach Agesilao fu entrato nelle contrade di Beo zia , egli comand, che i compagni mettessero a saccomano il paese , e tagliassero gli alberi : i quali per infingardagine portandosi male in questo , comand loro che si rimanessero di saccheggiarlo. Ben' vero che ogni d egli fece cangiar di posto tre, o quattro volte alla sua armata, perch necessariamente eglino tagliavano legne quanto era il bisogno per fare le tende, e non per danneggiare i nemici. Nondimeno come che fosse la cosa, i nemici ne ricevevano pari danno. Essendo Agesilao in Egitto, siccome colui che era collegato di Neltanebo, avvenne ch'egli ritrovandosi in luoghi molto stretti, fece costruire un muro intorno al suo campo. Laonde non approvando Nettanebo la mu nizione , ma volendo cimentare una battaglia egli si ri cus costantemente di ubbidirgli: e perci egli stette infinch tutto il campo fosse circondato dall esercito t
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e dl m uro, ccetto che un picciolo spazio l dove er la porta del muro. Allora Agesilao grid, ora egli tempo di forze , e di gagliardia , e con empito usci fuori della porta; fece pertanto in quella strettezza non picciola strage de' nemici : perciocch aveva il circuito della muraglia come rocca fortissima , di modo che egli non poteva essere tolto in mezzo da nemici. Agesilao combatteva contro i Beoti, quando essendo la vittoria dubbiosa , sopraggiunta la notte, si fece fine alla giornata. Nondimeno giunta la mezza notte mand uomini fedelissimi, e comand loro, che doves sero ascondere sotto la polvere tutti que* morti eh' essi conoscessero essere spartani : i quali, fatto questo, se ne tornarono addietro anzich il giorno apparisse. Po scia che il giorno fu fatto chiaro, veggendo i nemici tutti i morti loro giacere in terra, e pochi di que* degli Spartani, s'attristarono forte , e divennero pi timidi d* animo, avvisando , che i Lacedemoni erano gi quasi che vittoriosi. Ritornava Agesilao dalle contrade dell*Asia , e faceva il viaggio suo per lo territorio- di Beozia, l dove i Tebani avevano preso innanzi gli stretti passi, per cui egli era necessario a passare. Allora Agesilao , ordinato die ebbe 1' esercito per lunghezza, lo men verso la citt, comandandogli che manifestamente se ne andasse diritto a quella. Temendo i Tebani, che essendo fuori della citt il loro esercito, i Lacedemoni non la pren dessero , abbandonati i passi con somma prestezza, se ne tornarono dentro le mura. Perch Agesilao men oltre l'esercito senza alcun pericolo.
POLIMMO
S ira t,
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Era scorso Agesilao nel contado de* Tebani l dpr* eglino avevano munita e fortificata la pianura con fops* e vallo dintorno di modo, cbe dalle opposte parti re stavano solo due passi stretti. Laonde volendo passare Agesilao compose in forma di quadrato col centro vuoto il suo esercito , e n and al passo die era da man sinistra : quivi facendo resistenza tutti i Tebani , e* gli tantosto dalla coda pieg all altro passo, situato da man destra, l dove non era alcuno che facesse lor testa. Entr dunque Agesilao, e messo a sacco tutto il paese senza alcuna resistenza , da capo quindi partissi. Gi si era accampato Agesilao appresso Lampsaco, qnando 1 esercito fu ragguagliato da certi greci usciti dalle miniere de metalli, che i Lampsaceni avevano or* dinato di voler mettere a cavare i metalli tutti que* che prendevano. Come 1 esercito ebbe questa nuova , cos sdegnato forte sinoltr fin sotto le mura della citt con l intenzione, presala, di darvi il sacco. Ora non vi po* tendo riparare Agesilao, nondimeno volendo la salvezza della citt, quasi che in ira montato gli comand , che correndo tagliassero primieramente le v iti, le quali di ceva egli che erano de gentiluomini di Lampsaco. Men tre dunque che si voltarono a tagliar le viti, egli tro vato mezzo opportuno di mandare a Lampsaceni, gli avvis eh eglino dovessero guardar bene , e difendere la citt. Stavansi i Lacedemoni dirimpetto a Tebani, i quali avevano il fiume (i) posto di mezzo, quando Agesilao veg~
(>) L Eur#ta.
gendo, che i Lacedemoni erano sommamente vaghi di passare all'opposta ripa ; e temendo della moltitudine dei Tebani, e degli alleati, mand alcuni, i quali spargessero questa fama, come 1 * oracolo aveva rivelato , che quei che erano i primi a valicare il fiume Eurota, morrete bono. A questo modo ritenuti i Lacedemoni presso il fiume, e lasciandovi alcuni collegati, e con essi loro il capitano Tasia Simmaco, comand che valicando il fiu me i Tebani, essi prestamente si mettessero in fuga , e certi altri ascose ne* lughi cavi a far imboscata. Fatto questo, egli menati i soldati in luogo munito ed aspro, quivi li colloc. Ora veggendo i Tebani come Sim maco era col rimasto con pochi soldati, rincorati va licarono il fiume , e mentre che eglino si misero a se* guitarlo , perciocch fuggiva, inciamparono nell* im boscata , onde ne furono morti seicento di loro; Menando Agesilao l'esercito in Messenia perch ri bellatasi , mand certa spia per intender come seguiva la cosa; la quale ritornata, ed avvisandolo come non pure i Messeni uscivano fuori della citt, ma eziandio le loro mogli, i figliuoli (i), ed i servi chiamati alla libert , quindi parti, eh* egli vedevali quasi ohe disperati, e perci dover pi valorosamente combattere. Menlrech i Lacedemoni erano racchiusi dentro ndla citt da Tebani, n potendo sopportare *d essere in questo modo tenuti dentro le mura con le loro mogli, determinarono d*uscir fuori, e portandosi generosamente ayevano epa essoloro deliberato o di vincere , o di
(** ) li t&kto greco porta oUunto : i corpi Uberi*
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morire. Il che reggendo Agesilao, gli lev da questo proposito, dicendo loro. E tioi ancora alcuna volta ab* biamo serrati gli Ateniesi dentro la citt : nondimeno eglino non vollero consumarsi in tutto uscendo fuori, e fare il latto d arme ; ma messe le sentinelle alle mura , e la guardia alla citt , avendo oggi mai stanchi colla lunghezza del tempo noi, che li battevamo, e ri* manendoci di propria voglia dall* impresa , essi si par torirono la salvezza loro. F ece Agesilao gran preda ne* paesi dell* Asia. Laonde i Barbari lo strngevano, e lanciavano a tutta possa contro il suo esercito e saette, e dardi ; in allora, egli avendo legati tutti i prigioni barbari, gli mise soli alla fronte dell* esercito. Perch stringendo tuttavia i Barbari , co nosciuto chebbero i loro, si rimasero di lanciare i dardi. Era venuto Agesilao segretamente di notte a Menda, l quale seguiva la fazione degli Ateniesi ; ed aveva di gi occupata la pi munita parte della citt, quando i Mendesi sdegnati forte, raunati alla concione, egli si gli prese a dire : Perch fate voi tumulto ? La met di voi consapevole del tradimento, i quali m hanno te nulo mano ad occupar la citt. Allora i Mendesi avendo sospetti 1 * un 1 altro, si rimasero di far tumulto. Soleva Agesilao rendere indietro quei prigioni senza taglia , eh erano approvati per 1 * amicizia di molti, af* fine che egli venisse a scemargli la fede appresso i loro cittadini. Domandava Agesilao per opera d'ambasciatori a suoi nemici, che gli dovessero mandare i pi possenti, ac ciocch egli potesse negoziare con essoloro cicca alle
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cose appartenenti al ben pubblico. Perch trattandoli Con grandissima conversazione, e ricevendoli in casa
sua , destava sedizione nella citt per le sospizioni, che entravano nell' animo del volgo. Clearco. Clearco, menando grosso esercito, giunse ad un fiume, il quale in certa parte era s basso , che si poteva va* licare di modo, che l'acqua nou passava la gamba; in altra parte era s profondo , che 1' acqua arrivava alle poppe. Quivi dunque ove era pi facile il guado si sforz di valicare oltre a suo potere, ma i nemici lungo il fiume scagliavano dardi, e s*avventavano, e perci gli vietavano il passo. Allora Gearco men gli armati per quella parte eh' era pi profonda, acciocch dalle poppe in gi i soldati fossero attutati nell' acqua , e quella parte di sopra venisse coperta dallo scudo. Per* che essendo varcati oltre senza pericolo scacciarono i nemici; e perci il resto dell' esercito pass l , dove il fiume era pi basso. Poscia che Ciro fu morto in battaglia , ritornando Clearco in dietro co* Greci, si accamp iq certa villa l dove era di molta vittuaglia. Di che fatto consapevole Ti saferne vi mand gli ambasciatori, e comand a'Greci che date loro Farmi, quivi si stessero. Clearco faceva vista di accettare le parole lo ro , acciocch Tisaferne confidato per la speranza dell accordo, lasciasse andare la molti tudine de* Persiani per tutte le ville. Laonde avvisando egli che Clearco , se gli dovesse sottomettere , licenzi 5*
V esercito. Allora Clearco menato fuori di notte i Greci, marciando tutto il d con la notte si scamp : quando Tisaferne il seppe, da capo, ma tardi, ragun que'cbe egli aveya licenziati. Clearco di consiglio a C iro, eh egli non si dovesse mettere a rischio, ma che solamente si stesse a vedere il fatto darme; perciocch s'egli combatteva in persona non avrebbe fatta gran prova, che se avesse per isciagura ricevuto qualche danno , egli trascinerebbe nelle sue disgrazie quanti che aveva con esso lui. Nel princi pio in oltre, egli men lento lento l'esercito spaventando i Barbari con le squadre dritte. Ma poich egli fu appresso loro quanto un tiro di dardo, comand che affrettato il corso urtassero ne' Barbari, acciocch non fossero i suoi feriti da dardi, di vero che i Greci per questo vinsero i Persiani. Dopo che Ciro fu morto, ottenendo i Greci grande e buona parte di paese, la quale ancora che fosse cir* condata dal fiume, nondimeno da un minimo istmo ne ve niva impedito che non fosse isola, Clearco gli vietava, che non dovessero farvi dentro gli alloggiamenti. Ma non gli potendo persuadere, mand certo rifuggito, il quale s infingesse di questa nuova , cio che il re di Persia minacciava di circondare di mura 1 *istmo. Ci sentendo i Greci , furono pronti ad ubbidire Clearco, e perci si Hccamparono fuori dell' istmo. Mentre che Clearco faceva gran preda, intercetto sul colle , fu assediato da nemici : qundo che pregato da capitaui che si dovesse mettere a rischio anzich tutto il poggio venisse circondato, comand che fossero di
. . . 71 buon animo , perciocch tanto pi 8 * indugiava tanto minor copia de' nemici avrebbero dovuto combattere Ma avvicinandosi oggimai la sera , lasciata la preda , si ri* volse in quella parte, che mancava di riparo, e scacci1 quegli che se gli erano fatti incontro, ed in quello stretto gli mand a fil di spada. Avendo fatto gran preda Clearco, e menandola dalle contrade della Tracia , n potendo egli ritornare a Bizanzio , s' accamp appresso il monte Tracio ; ora sa* pendo egli come i Traci raunati insieme s*erano imbo scati per assalirlo poi di notte, comand a suoi , che stessero tuttavia in arm e, e che tuttavia fcessero le sentinelle: e cos egli, essendo la notte buja, tolta con. essolui parte dell' esercito, battendo l ' arme a guisa dei Traci , si parava davanti a suoi, i quali si stavano in punto per combattere , seco avvisando che fossero i nemici loro. Nondimeno in questo mezzo i Traci si fe cero vedere anch* essi, per sorprenderli quasi che ad* dormentati. Ma eglino, perciocch stavano desti, ed ar mati fecero testa contro i T raci, Urtandoli, e molti di loro tagliandone a pezzi. S'erano ribellati i Bizantini, quando Clearco cotdannato dagli Efori navig a Lampsaco con quattro navi ,r e quivi menava la vita sua occupata negli ubbriaca* m enti, e nelle morbidezze molto sfrenatameftt. Ora avvenne, che i Bizantini furono assediati da T raci, e perci eglino mandarono certi capitani a Clearco , pre gandolo eh' ei dovesse dar loro soccorso. Ma egli che era quasi che oppresso dalla crapula, finalmente il terzo d dopo di loro udienza, i quali pregandolo, che volesse
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avergli compassione nella loro miseria, promisegli che s. Per il che apprestate due. altre navi, oltre quelle, quattro che noi dicemmo, navig a Bizanzio, e ratinato il consiglio, persuase che tutti i cavalieri, ed i soldati armati montassero sulle navi, e dalle spalle assaltassero, i Traci, e che i piloti usciti di porto gettassero le an core , s* egli avesSe .alzato il segpo della battaglia. Es sendo di questo modo tutti usciti di porto, Clearco. voltatosi ai due, capitani .eh* erano restati secolui s gli disse eh egli aveva sete , e veggendo la taverna che era quivi appresso, entratovi dentro con essoloro, e messovi dentro la guardia, gli ammazz ammendue. Dopo, chiusa la taverna, comand all oste che non dovesse dire a persona, che i capitani fossero ammazzati. Laon de mentre che i cittadini uscivamo di porto , egli in trodotti alla sprovvista i suoi capitani, prese la citt di Bizanzio. Veggendo i Traci, come Clearco aveva non sola mente saccheggiato Sparta, ma eziandio ammazzatone molti di loro, gli mandarono gli ambasciatori, pregan dolo eh* egli volesse comporre la guerra. Il quale pen sando che questa pace gli dovesse tornar male, impose che tagliati due, o tre corpi morti di Traci fossero ap pesi da cuochi nelle loro cucine ; che se i Traci ci veggendo, avessero ricercata la cagione, comand che gli dicessero : e'si apparecchia la cena a Clearco (i). Ora
(i) Frontino riferisce la cosa different emente. Egli dice che Clearco spartano informato, che i Traci aveano viveri in copia sulle montagne, e che tenevano certa la sua ri tirata per mancanza di essi, fatto uccidere un prigioniero traccio ne d istribuisse le membra alle sue
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veggendo queste cose gli ambasciatori, tutti impauriti qu indi partirono, non dando loro il cuore di muover parola. alcuna, della pace. Menando Clearco gli armati in campo, e stringendolo i cavalli de' nemici, che sarebbero rimasti per lo nu mero vincitori in nn equestre combattimento , mise in ordinanza 1' esercito a otto per isquadra per altezza, e collocolli pi rari che non si conveniva alla figura del, plinzio. Fatto questo, egli comand a soldati, che in chinata la spada sotto lo scudo, facessero delle grandi, fosse. I quali avendole cavate, egli ne . men gli ar mati: sopra le fosse nella parte pi dinanzi al campo.* Ma essendo .eglino urtati ,da cavalli de* nemici, comand che. da capo si ritirassero dietro le fosse, l dove i nemici non risguardando punto, ma spingendo tuttavia innanzi i cavalli, ed inciampando aspramente in quelle, scambievolmente cadevansi addosso l 'un 1 *altro. Per il che 1 ' esercito di Clearco ammazz i cavalli loro, i quali erano distesi in terra. Trovavasi Clearco nelle contrade della Tracia, quando essendo l'esercito spaventato molto per conto di certi terrori notturni, egli comand, che se per isciagura si destasse tumulto alcuno di notte, nessuno si levasse diritto in p i, e che colui il quale allora si rizzasse , fosse ammazzato come nemico. Questo precetto mostr ai soldati, che non temessero gli strepiti notturni, e cos si rimasero di moversi, e di turbarsi.
t roppe qual nuovo genere di vittaaglie. I Barbari, giudicando allora che ad un tal generale non sarebbero mai per mancar viveri f si fe cero volontariamente ad esso soggetti.
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Epaminonda* Mentre che Febiada guardava Cadmia , 8 * innamor forte della moglie di Epaminonda (i), la quale scoperta la cosa a lui egli 1 *impose , che facesse vista di vole re compiacere deli* amor suo a Febiada, e perci che determinasse la notte, quasi eh* ella fosse per menar delle altre donne agli amici di lui ancora. Ordinate queste cose, elleno androno quivi, e bevvero di moda con Febiada, e gli amici di lui, eh* essi furono pressa ad ubbriacarsi. Fatto fine a questo, gli domandarono licenza di andare alquanto a certo sagrifizio che si fa* ceva di notte, promettendo loro che tosto sarebbono quivi tornate : i quali glielo concessero, comandando a portinaj che da capo le dovessero metter dentro. Le quali come furono uscite, cambiate le vesti donne sche Con certi giovani sbarbati, che erano quivi alla porta, e pigliatone una, che facesse loro la via di dentro, e che poco favellasse co'portinaj, entrarono dentro. Allora non pure Febiada, ma eziandio ammaz zarono tutti gli amici, che erano con essolui. Era Epaminonda condottiere de'Tebani,' e Cleoinbroto de'Lacedemoni mentre cbe si combatteva a Leutri , ed il successo della battaglia era dubbioso. Allora
(i) T utta qnesta narrazione risente di falsit, poich Epaminonda non ebbe mai moglie. Veggasi Cornelio Nipote, a. Polieno altri buisce a Pelopida la presa di Cadmia , narr. 3 ; n disconviene di questo Probo in Pelopida. 3 La morte di Febiada non segu corno racconta Polieno, ma sul campo di battaglia. L eggasi Senofonte f Diodoro.
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Epaminonda rivoltato a Tebani si gli disse: deh dona temi un passo, e noi avremo la vittoria. A ci fare i Tetani gli furono presti, e per conseguente rimasero vittoriosi, dove i Lacedemoni si ritirarono , e Cleome broto si mor nel fatto d'arme. Mentre che Epaminonda, guidava 1 *esercito in ordi nanza a Leutri, pareva che i Tespiesi mal volentieri gli andassero appresso. N questo era nascosto a Epa minonda , il quale, acciocch le squadre non si disordi nassero parte che si combtteva, comand che si do vesse gridare s s a ciascuno de B eoti, il quale si voglia partire , gli sia lecito. = ; Ci sentendo i Tespiesi quindi partirono con 1' arme loro. Per il che messi in punto Epaminonda quei eh* erano quivi rimasti , e valendosi della prontezza loro s'acquist la vittoria. Men Epaminonda 1*esercito suo nel Peloponneso, ed i nemici entrati quivi d* intorno a Onio s* accampa rono. Avvenne che allora si sent gran tuono, di modo che i soldati si spaventarono forte. Da una delle parti V indovino diceva che non si dovesse marciare, e dal1 *altra Epaminonda diceva che s ; perciocch i nemici i quali presero accampamento in s fatto luogo si sono impauriti del tuono: laonde i soldati, ripigliato animo dalle parole del capitano, con grandissima prontezza lo seguirono. Quantunque Epaminonda, avendo scorso il paese de* Lacedemoni, avesse potuto prenderne la citt (i),
(i) Epaminonda non trovossi mai in t ale circostanza. Veggasi Dio doro lib. i5. Senofonte lib* Polibio C* * *
nondimeno mutato d* animo senza danneggiarla punto se n and. I suoi colleghi allora gli minacciarono, ch'egli sarebbe per ci condannato : il quale rivolto a loro gli mostro gli rcadi, i Messani, gli Argivi, e gli altri popoli del Peloponneso, e s gli disse =2 se noi ruineremo i Lacedemoni, e far di mestiri a combat5tere con questi tu tti , i quali ci recano soccorso non -per ampliare la repubblica tebana , ma per distrug gere i Lacedemoni. Persuase Epaminonda i Tebani, che guocassero alla lotta co* Lacedemoni, i quali si trovavano in Tebe ; or :quelli con agevolezza mandandoli di sotto, appararono a fame minor stima, che dianzi non avevano fatto. A questo modo i Tebani con maggior fiducia, e fortezza fecero guerra contro di loro. Aveva per consuetudine Epaminonda di muover sem pre 1 * esercito quando il sole appariva , destando sospetto a*nemici di voler fare il fatto d'arme alla scoperta. Ma essendo egli nel Ploponneso, levatosi'di notte, super i Lacedemoni sprovveduti, e quasi che addormentati. Guidava Epaminonda i Tebani, e Cleombroto con duceva quarantamila soldati fra lacedemoni, e collegati. Laonde veggendo i Tebani cotanta moltitudine si spa ventarono , quando Epaminonda per due artifizj fe s che si stessero di buon* animo. Prima egli suborn 1certo uomo non conosciuto , il quale inghirlandato, e *messosi la benda alla fronte , parandosi davanti que* che uscivano fuori della citt gl* ingannasse a que sto modo dicendo =5 Trofonio (1) mi lia commesso,
( 1 ) D iodoro , Uh, i5> riferisce che qaest uroo disse allr Tebani ,
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che io debba fare intendere a Tebani, eh* egli vuole dare la vittoria in mano a quelli, che prima comin ceranno la battaglia. Rincorati i Tebani, ed ado rando eglino il vaticinio di Dio , Epaminonda 'im pose, cbe vegnendo essi in Eraeleo pregassero Iddio E di vero eh' egli era gi convenuto col sacerdote d'rcole , che di notte eziandio aprisse il tempio, e che levasse 1 *arme quivi riposte, e che imbrunite da capo le at taccasse al Dio, e quindi partendo egli co* suoi ministri non ne parlasse a persona ( i ). Ma poi che i soldati entrati co*capitani loro dentro nel tempio, videro le porte aperte, e che non v* era alcuno de* ministri, e che 1 *armi vec chie erano eziandio di nuovo imbrunite , e perci risplendenti , alzarono le voci alla presenza di Dio. E perci empiuti di divina confidenza, si pensarono avere Ercole per loro condottiere ; di, che egli avvenne che rincorati sprezzavano quei quarantamila , che prima di~ cemmo. Volendo Epaminonda scorrere il paese de Lacede moni , i quali tenevano il presidio all'assedio di Onio, dimostr di volervi andare la notte seguente; e perci avendo fermato l 'esercito sotto Onio, lo rinfresc (a)*
sere volere del Nume, che. Timi i nemici a L enttri, venisse de cretata un annua festa in onore di Giove R e. (t) Diodoro lib. i 5 , riferisce che alcuni portatisi da T ebe al campo narrassero come tutte le armi erano scomparse dal tempio di Ercole, e che credevasi in Tebe quelle essere state tolt e dagli an tichi eroi per recarsi in soccorso de* Tebani. Veggasi Senofonte lib. 6 delle storie greche , pressa cui trovatisi altre circostante re lative al fatto. (a) Scnofoutt attribuisce questo rtratageausjt a Pisi d Argo.
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Laonde i Lacedemoni facendo le guardie tutta la notte, e stando in arme si stancarono forte. Ma poi che l'alba cominci apparire, Epaminonda dest l'esercito, ed as salt le sentinelle che dormivano, le quali ammazzale eh' egli ebbe} senza che persona l impedisse, ne pasr oltre. Ingegnava a suo potere Epaminonda di occupare di notte la iit de Lacedemon i, la quale era allori vuota di cittadini (1). Ma Agesilao (a) ragguagliato da rifuggiti delle insidie, affrettando il passo venne prima nella citt con 1 *esercito suo , e quivi attendeva i Te bani , i quali dando 1' assalto alla citt, furono a viva forza ributtati da Lacedemoni. Ora essendo queglino venuti a gran pericolo per la confusione, e per lo tumulto, furono da necessit costretti a fuggirne di notte, e perci molti gittarono gli scudi. Ci veggendo Epaminonda non volendo, che alcuno di que, che gii tati avevano gli scudi fosse biasimato, fece andare un bando, che nessuno degli,armati dovesse portarie lo scudo, ma nel desse a que* degli scudi, o a quelli che gli venivano appresso, ed eglino seguissero il capi tano solamente con f aste , e con le spade. A questo modo tutti coloro, che avevano gittati via gli scudi il seguirono, e compiacendo ad Epamionda , con
Aggtenge per essergli tato suggerito da Epamiftooda. Frooiki* on ri discosta da Polieno > solo che Mette istmo in cambio d O nio. (i) meglio leggere n-Air** invece di tr m . Mentre sarebbe ridicolo il dire che la 'citt fosse senta abitanti. (a) Diadoco attribuisce questo al re Agide dicendo saere ricnasfc Agesilao alla custodia della citt. Ma egli conlraddott dagli altri fctortci> Seatifoate > Pi$io Piatanto.
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maggior prontezza per questo benefizio si mettevano ne* percoli. Combattevano Epaminonda, e i Lacedemoni fra loro, quando menando 1 *una , e 1 * altra parte valorosamente le mani, e morendone molti di qua, e di l , soprag giunti dalla notte, anzich la vittoria si acquistasse, am* bedue le parti ritornarono a loro alloggiamenti. Ora ai> campandosi i Lacedemoni a schiere, e a compagnie , ed a bande, conobbero il numero de' loro morti, e tanta fu la malinconia che ne sentirono, che tutti tri* sti s* addormentarono. Ma Epaminonda aveva imposto a Tebani, che dove la sorte gli coglieva qwivi faces* sero gli alloggiamenti loro; n badassero a cercare le squadre, o gli ordini, ma cenato piuttosto che per loro si poteva, si mettessero a riposare , e l ' uno all' altro facesse parte di quella vittuaglia, ch'egli avea. P er, cenato eh' ebbero incontanente si misero a dormire, il che fu loro grandissimo bene, che non sapevano chi di loro fosse morto nel fatto d'armi; conciossiacosach essi non cenarono nelle tende loro, ma sparai qua, e l. Perciocch non immeritamente il di dopo, usciti fuori i Tebani, e pi valorosamente combattendo ne riporta rono la vittoria. Per lo contrario i Lacedemoni attristati per la morte de* soldati loro, furono ammazzati a guisa di que', che dianzi erano stasi vinti in battaglia. Men Epaminonda i Tebani (i) contro a quarantamila tra sparziati, e collegati loro. Ora temendo i cittadini,
(i) Diodoro, lib. i5> annovera non pi di 6eoo Tebani. Sembra pertanto che la greca lettera numerale / sia stata ommessa nel li nss. e da Polieno.,
So
come suoleavvenire, della moltitudine de'nem ici, egli san cos i* infermit degli animi loro. Era in Tebe li dolo di Pallade, il quale tenera Tasta a mezto nella man destra, e lo scudo posto davanti alle ginocchia. Perch egli menandovi di notte l ' artefice attacc unal tra forma all' immagine, e fece che la dea tenesse lo scudo con la mano per lo manico. Laonde appressandosi il tempo della spedizione egli aperse tutti i tempj, quasi eh egli volesse sacrificare. I soldati veggendo come l'im magine della dea era mutata si stupirono forte, quasi che Pallade avesse prese le armi contra i nemici. Al lora Epaminonda con dir molte parole cominci ad esortare i Tebani perch si stessero di buon'animo, mentre la dea porgeva lo scudo contro i nemici. A pesto modo i Tebani fatti animosi, e venuti alfe mani coraggiosamente combatterono, e perci vinsero molto pi denemici loro. Trovandosi Epaminonda al ponte Sperchio dirimpetto a Tessali, e veggendo come all apparir dell'aurora s'in nalzava grande e folto nuvolo, comand a ciascuna delle squadre , che portasse due incarche di legne, cio 1 *una verde, e 1 *altra secca : e cos nel mezzo della notte messe di sotto le- verdi, e le secche di sopra, ed accese , accozzandosi insieme la notte, il nuvolo , ed eziandio il fumo, i nemici non potevano vedere 1 aria. Allora Epaminonda men 1 *esercito sul ponte , i quali poich furono giunti in mezzo la pianura, riscioltosi il nuvolo, ed il fumo, i Tessali si avvidero, che i nemici erano passati. y elevasi Epaminonda cimentare contro i Lacedemoni
8r a Tegea , ma prima giudicava opportuno di occupare a pernici il luogo che era pi vantaggioso ed erto. P erii che egli comand al generale della cavalleria, che andasse innanzi all' esercito con mille se ic e n to cavalli, e spesse volte cavalcasse or qua, ed ora l. Laonde avendo in nalzata gran polvere in aria, e quasi che oscurato gli occhi de' nemici, segretamente prese il luogo superiore. Ma dove la polve fu data gi, i Lacedemoni veggendo come era ita la cosa, intesero la cagione perch i cavalli e* rapo andati innanzi all esercito. Esortando Epaminonda i Tebani, chp animosamente assalissero i Lacedemoni, prese un serpente grandis simo , a cui speziando la testa in presenza di tutti : vedete voi, diss'egli, che il resto del corpo di* sutile, se il capo' levato via? Parimente se noi ma cineremo il capo de' n em icicio questi Lacedemoni , egli non si varranno punto del resto del corpo, cio de* confederati. Persuasi i Tebani da . questo esempio, urtando nell* esercito de' Lacedemoni, lo misero in rotta. Il che veggendo la moltitudine de* collegati di proprio volere pi misero a fuggire,
Pelopida*
Dava la batteria Pelopida a due castelli i quali erano lungi uno dall'altro dodici miglia, e mezzo (i). Ora ap pressatosi egli ad uno di quelli, comand, che quando si movesse la fanteria per assaltar la muraglia, alcuni
( i ) Secondo altri quindici miglia cinque leghe francesi T P o lie n o t Strat
cavalieri inghirlandati venissero correndo a tutta briglia, recassero la nuova, com' eglino avevano preso l altro di essi. La qual cosa, com' egli ebbe adita, cos mosse I' esercito verso quello che pareva di essere stato ab-* battuto, e cos mise fuoco in certa selva grandissima si tuata avanti le mula, acciocch innalzandosi gran fumo mettesse sospetto a quelli dell' altro castello, eh* egli lo avesse abbruciato. U che veggendo eglino, e temendo forte della loro futura cattivit s'arresero a Pelopida. Il quale tolto in compagnia i soldati loro, inviandosi al l'altro castello, accord eziandio quello, . il quale non ardiva di fargli pi resistenza. A questo modo pensando eglino eh* ei n* avesse preso uno, e pigliando 1 * altro, $' impadron di amendue. Non potendo Pelopida, stretto da nemici, passare il fiume in Tessaglia, fatti gli alloggiamenti lungo esso, circond dalla fronte il campo con vallo. Laonde provviste di molte legne, e concedendo licenza a soldati che si riposassero, a mezza notte desti tutti abbruciarono il valta, Di che inalzandosi il fuoco in aria da per tutto, fece s che i nemici non lo potevano seguitare, e perci egli senza alcun pericolo varc il fiume con I' esercito. Parte che Tebe era (1) presidiata da truppe spartane, il cui capo soggiornava a Cadmia , avvenne che si cele brava la festa di Venere , la quale sogliono le donne giuocando festeggiare , laddove gli uomini stavano a
( 1) Senofonte riferisce diversamente il fatto, lib- 5 , attribuendo la cosa a Filida senza parlare di Pelopida. Leggasi Diodoro4 lihs *5*
$ ftamroo in Pelopida-
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Vedere. Parve al governatore 4i andare nch* egli a fa* riverenza alla dea Venere* e perci fece venire delle pubbliche meretrici. Riusc a Pelopida di entrare seco loro nel forte , ed avendo sotto la spada nascosa , am* mazzate ch'egli ehbe il governatore, liber la citt dei Tebani* Gorgia, Gorgia (i) fu. il primo, che ordin l compagnia sacra a Tebe, la qual era d trecento uomini, legati fra loro col pi tenero amore ; perciocch non cosi facilmente gli amatori si fuggono giammai, ma o che move l'u no in iscambio dell* altro, o che tutti d* accordo so-* praflanno, e vincono i nemici loro. Menando Gorgia la cavallera, si metteva in punto per fare il fatto d'armi con Febiada il quale aveva quegli dagli scudi. Il luogo dove si doveva combattere era di modo stretto, che Gorgia, infngendosi di fuggire da quegli dagli scudi, si parti, e cosi seguitandolo i nemici, egli gli condusse in larga ed espedita campagna. Qui Gorgia inalzando la celata sull' asta, fece segno a suoi che ritornassero. Laonde rivoltasi la cavallera in luogo pi spazioso , non potendo que* degli scudi reggere alla furia de cavalli, voltando loro le spalle fuggirono a Tespie ; di qui nacque eh eglino mentre si fuggivano* furono ammazzati. Ma Febiada subitamente messosi in fuga, si salv.
( t ) Plutarco in Pelopida lo chiama Gorgida. Dice inoltre chi questa truppa sacra venne collocata atti forte fi Cadmia matta t ene vasi a spesa della itt*
DereilliJa. Dercillida (i) aveva data la f sua a Media tiranno di Scepsi, che s'egli si abboccava cou essolui, incontanente ritornerebbe dentro nella citt.. Per il che il tiranno si fece innanzi alla porta* Allora Dercillida cornandogli che dovesse aprir le porte della citt, altrimenti eh' egli T ammazzerebbe. Ma posciach egli spinto dalla paura ebbe le porte aperte ; o ra , disse Dercillida , ti lascio nella citt, perciocch questo ti giurai > ma i o ancora V *entro col mio esercito.
Aicettt*
Alceta lacedemone , levato 1 ' ancora in Istiea e vo lendo empiere di molte navi segretamente, traendo una galea cambievolmente vi mise deutro i soldati, affine che piuttosto egli desse a nemici 1 * impadronirsi d' un soccorso, che di tutti i soldati (a).
( 1 ) Leggasi Senofofite, delle storie gr eche lib. 5, ore il fatto Tiene altrimenti riferito. ( 2 ) Frontino cos riferisce questo racconto confusissimo in Po lieno. lceta Spartb per sorprendere pi facilmente allimprovvis un convoglio di viituaglia de*Tebani, disposte in luogo occulto le navi, su d una sola trireme, coihe che a questa si riducessero tatte le sue forze marittime, faceva esercitare era gli uni ora gli altri desuoi nocchieri. Venuto il destro di poi spieg le sue navi contra i Te* bani eh1 eransi per mare diretti altrove, ai resti padrone di tulft le loro v i tluaglie*
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Archilaide. Voleva Archilaide di nazione lacedemone, marciare con 1 esercito per via sospetta ; prima per d* inoltrarsi in essa, scoperse alla moltitudine, quella dovesse intrav venire, quasi chegli latesse conosciuto avanti che in realt non aveva previsto , ma solo aveva pensato che e si poteva fare. Per il che egli impose , che messi in punto per combattere marciassero innanzi, perciocch i nemici gli avevano latta l imboscata : n ci tard ad avverarsi mentre ben presto caddero negli agguati tesigli da nemici, i quali per non si sospettavano che e9 marciassero a questi disposti. Avvenne pertanto che Ar chilaide fu il primo a dargli dentro, e facilmente uccise tutti quelli, che erano imboscati, perciocch egli avfeva commesso dianzi, che i suoi si mettessero all ordine, e s apparecchiassero. Isida. Dopo la rotta di Leutri, quando i Tebani avevano il presidio nel porto deLacedemoni, il quale si chiama Gitio, Isida (1) lacedemone pigliando con esso lui cento compagni comand loro , che si dovessero ungere , e mettersi in testa le ghirlande d ulivo, e portando la spada sotto le ascelle gli andassero appresso. Laonde uscendo egli ignudo, e correndo con affrettato passo , i suoi eguali, anch eglino ignudi, correvano con esso
(i) Figlio di Febida, fecondo Plutarco in Agesilao.
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86 lui. Per il che i Tebani ingannati dall' abito loro , e ricevendoli come giuocatori ignudi, i Lacedemoni sfo derate le spade, altri di quegli n' ammazzarono , altri ne cacciarono, e cosi essi presero il porto.
Cleandrida. Menando Cleandrida 1 ' esercito per certa via cava a Teri, s* ingegnava dassalire all impensata 1 Terenesi , il che avendo eglino inteso dianzi per mezzo di rifugi giti, di tutta fretta uscirono fuori sopra la testa di Cleandrida. Ora veggendo egli attristati i suoi soldati t Cominci a rincorarli, e menando il trombetta per l 'e* sercito , commise eh' egli gridasse : chi manifester il segno proposto da Terenesi, egli mi sar amico. Ci sentendo i Terenesi , suspicarono grandemente che fra loro stessi fossero alcuni traditori : e perci parve loro ottimamente fatto a doversi senza pi partire , e guar dare la citt. I quali ingannati di questo modo si par tirono, e Cleandrida senza pericolo men 1 ' esercito all'alto, e quivi eziandio fatta gran preda nel paese loro, sicuramente se n and al suo viaggio. Cleandrida capitano de'Turi avendo rotto in battaglia i Leucanl, poicli egli ebbe la vittoria, men i Turi l dove sera combattuto , dimostrando loro per ci che essi erano stati fermi nel medesimo luogo, avere ot tenuta la vittoria. Per lo contrario i nemici s'erano ab battuti scambievolmente 1 *un l 'altro , per questa cagione eh' eglino non erano stati al luogo loro , ma sprsi in q u a, e in l. Parte eh' egli raccontava queste cose si
scopersero i Leucani con maggior esercito clie prima. Allora Cleandrida men 1 ' esercito suo dalla pianura in luoghi stretti , acciocch rendendo egli la moltitudine de* nemici disutile , facesse s che i soldati si potessero del pari mettere a pericolo. A questo modo i Turi da capo riportarono la vittoria contro i Leucani. Cleandrida sapendo che i primi de' Tegeati erano sospetti, siccome quegli che credevansi aderenti alla fa zione de' Lacedemoni, gli fece venire in maggior sbspetto* Perciocch egli senza dar molto il guasto al loro con tado , min in tutto il paese degli altri. Di che i T-* geati in ira trascorsi , que' eh* erano reputati colpevoli del tradimento, furono chiamati in giudizio, i quali in allora temendo di essere condannati , dando il calcolo a rovescio, tradirono la citt, costretti dalla paura a verificare la falsa sospiccione, che di loro si era desta. Guerreggiava Cleandrida co' Leucani , quando supe randoli con la met de suoi soldati, avvis che se i nemici avessero avuto contezza di tanta moltitudine, essi si sarebbono partiti ; e perci egli men la falange ordinata per 1* altezza. Ma sprezzandoli i Leucani come pochi, ed ordinando le squadre loro per lunghezza, ingegnaronsi di serrargli in mezzo, e di troncargli ogni ritirata ; allora Cleandrida , distesa la falange dal lato destro, comand che i soprastanti passassero agli astanti, e cos, ordinato 1 esercito vie pi lungo , circond , e tolse in mezzo i Leucani, i quali serrati, come abbiam detto , in mezzo , e da ogni parte messi al di sotto , tutti si morirono , eccetto alcuni pochi, i quali fug gendo vituperosamente si salvarono.
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. Comandando Cleandrida a' Turi, perciocch erano in feriori di gente , che non s' attaccassero co* nemici, disse, dove la pelle del leone non abbastanza, quivi bisogna cucirvi quella della volpe. Feracida. Andavano i Cartaginesi (i) a Siracusa, quando Feracida inciampando in essi mentre eh' ei navigava, prese nove delle loro galee, su cui vi pose i suoi soldati, e ma rinari. Laonde conoscendo i Cartaginesi i lor navigli , non gl* impedirono di navigare nel porto di Siracusa. Deifonte. S* accord Deifonte co* Doriesi, che dovessero pro vocare alla battaglia gli Argivi ; ed egli montato sulle navi prese terra a certo poggetto ove rimaneva celato. Allorch poi la sentinella su di esso posta dett rag guaglio come i Doriesi facevano preda , gli Argivi ab bandonati gli alloggiamenti, uscirono per andarvi contra. Deifonte allora smoutato gi delle navi co* compagni scor rendo prese gli alloggiamenti voti senza pi Per il che veggendo gli Argivi, come i padri, i figliuoli, e le loro mogli erano stati fatti prigioni, acciocch gli servassero, e il contado ancora , accordarono le citt a* Doriesi.
(i) Leggati Diodoro lib. 14
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uritione* Veggendo uritione, re de'Lacedemoni, come la guerra cominciata contro gli Arcadi andava alla.lunga, egli per destare una fazione fra loro stessi, mand il trombetta, il quale dovesse far intendere loro cbe i Lacedemoni si rimarrebbero dal guerreggiare, tutta volta che essi scac ciassero quelli che erano di ci la cagione , cio coloro i quali avevano presa Egina. I quali colpevoli della strage, temendo che il popolo, siccome quegli che era vago sommamente della pace, gli strascinasse alla morte, venendo con le spade tanti ne ammazzarono quanti gliene diedero nelle mani. Ne accettarono eziandio molti per compagni, promessa loro la liberta ; e cos quelli, che avevano desiderata la pace si trovarono obbligati di combattere alla propria difesa. Ma quelli , che favoreg giavano la parte popolare, rimasti vinti si ritirarono in certo luogo delle muraglie, ed aprendo le porte, ri cevevano dentro i Lacedemoni, i quali cos per opera della fazione presero Mantinea,che non avevano potuto pigliare per mezzo della battaglia.
Gli Efori.
Avendo contezza gli Efori, die Cinadone tendeva loro agguati, e giudicando che non metteva bene a prenderlo nella citt, mandarono innanzi certi cavalli alla bocca del contado de' Lacedemoni. E poco do po di questi mandarono quivi Cinadone con due soldati.per trattare di certe faccende segrete: i qual*
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venuti al luogo designato, i cavalli che erano venuti innanzi, lo presero. Dopo avendolo esaminato accurata mente, e conoscendo i compagni della congiura, ne scris sero agli Efori, i quali intesa la cosa senza strepito al cuno fecero morire (i) quelli, eh'erano stati scoperti, non v' essendo presente colui che gli aveva rivelati. Intendendo gli E fori, eh egli era stato dato il segno a Partenj , che quando eglino volessero cominciare il romore dovessero inalzare il cappello in mezzo della piazza; comandarono il trombetta, che dovesse far la grida (), che chi voleva alzare il cappello si partisse di piazza. Mandato il bando, quelli eh* erano partecipi dlia cospirazione, perciocch videro che la cosa era scoperta, si rimasero. Ippodamante. Assediavano gli Arcadi Ippodamante a Prasi , quando egli patendo difetto di yittovaglia, gli Sparziati vi man darono un araldo, il quale entrasse dentro nella citt. Ma ci non glielo concedendo gli Arcadi, Ippodamante gli rispose dalle mura Tu farai sapere agli Efori che la donna legata nel tempio di Calcieco non vuole che tu entri. = Gli Arcadi perci non intesero che si volesse dire , ma i Lacedemoni diedero mente eh egli diceva, come la fame glielo vietava ; perciocch 1 *im(1) Senofonte , lib. 6 parla different ement e del supplizio tanto dell'uno che degli altri. (2 ) Enea Poliorcette cap. n esprime i n diverso modo questo grida : Che quelli che devono altare il cappello non lo a itin o .
. . 91 magine della fame dipnta a sembianza d donna pal lida , e con le mani sottili legate, dietro alle spalle, era sospesa in alto nel tempio di Gaicieco. Il motto adunque di Ippodamante siccome non fu inteso da nemici, cosi era manifesto ai cittadini.
Castrone. Era per dover far la giornata in Egitto co* Persiani Gastrone lacedemone : laonde egli cambi l 'armatura , e cos vest gli Egizj con 1' arme de' Greci, e i Greci con l ' arme degl? Egizj. E nascondendo gli Egizj dopo i Greci * messo in ordinanza 1 ' esercito , men innanzi i Greci. Or mentre che questi spingevansi avanti, ed aprivansi la via , e con prontezza mettevansi al peri colo, Gastrone fece avanzare gli Egizj, i quali erano ar mati alla greca. Come i Persiani videro questo, creden do di avere in allora che fare co* Greci, sbandati gli ordini gli voltarono le spalle. Megaclida. Era fuggito Megaclida su certo monte aspro , quando che assediato da nemici divise l'esercito, e quella parte che era disutile e pi grave comand che si fuggisse per la selva, sapendo che ci sarebbe cosa manifesta a nemici. I quali mentre che con furia urtavamo in quelli che si erano messi a fuggire, Megaclida con quella parte che era pi utile e pi valorosa rivoltatosi alla via contraria della selva, si fuggi senza percolo alcuno.
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Armoste. Assediavano gli Ateniesi Armoste lacedemone cui no* rimaneva allora pi che per due d vittuaglia, quando gli venne un araldo degli Spartani, il quale non potendo entrare dentro la citt impedito dagli Ateniesi, fu costretto a dire davanti delle mura quel eh egli vo leva. Allora 1 araldo , ascoltando ognuno, disse t=z I Lacedemoni v i confortano a star di buon animo , e che tosto aspettiate il soccorso che deve giugnere. A cui rispose Armoste : E* non bisogno cK essi si af frettino di recarci soccorso , perciocch noi abbiamo, la Dio merc, vittuaglia ancora per cinque mesi. =3 G udendo gli Ateniesi, sopravvenendo oggi mai il verno , levarono V assedio, ed isbandarono 1 esercito quindi partendosi*
Tibrone.
Mentre che Tibrone oppugnava certo castello in Asia, persuase il governatore ad uscir fuori per far gli accordi, promettendogli sulla fede che se per isciagura non si veniva all* accordo, egli lo rimette rebbe da capo dentro nel castello. Costui dunque usci fuori, e venne a parlamento. Allora le guardie del ca stello allettate dalle speranze della pace che si doveva fare, non stavano molto all*ordine. In questo mezzo i soldati di Tibrone assaltandoli, presero per forza il ri paro ; e cos Tibrone rimenando il capitano della guar dia dentro il castello, siccome gli aveva promesso, ve lo fece ammazzare.
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Demarate. Mandando Demarato certe lettere agli Spartani per conto dell' esercito di Serse , poi che l'ebbe scrtte sa tavolette, senza cera, con la cera le coperse, acciocch, recate per mezzo delle guardie, potessero queste sup porre nulla esservi scritto. Erppida* Giunto che fb. Erppida (i) in Eraclea Trachinia, ran nata la moltitudine e circondatala di armati, pubblic che i Trachini dovessero sedersi da parte. I quali avendo obbedito, comand eh* eglino dessero ragione delle in giustizie, da loro commesse contro i Spartani, e che la dessero come portavano le leggi del paese, cio legati. Il che eseguitosi da soldati, gli fece menar fuori della porta, l dove tutti furono ammazzati. Iscolao. Veggendo Iscolao, come gli Ateniesi navigavano con di molti navigli in Aeno, dubitando egli che di notte non entrassero dentro nel porto, e perci gli piglias sero molte delle sue navi, menatele tutte alla torre che era nel riparo, le fece legare per gli alberi.' Quel le poi eh' erano 5 pi discoste con le funi le legaro no agli altri navigli, acciocch 1 * una fosse attaccata al-
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l'altra scambievolmente. Di fatto andandovi gli Ateniesi di notte, quantunque a lor potere si sforzassero di trarne i navigli, non di meno non fecero nulla : allora rag* guagliati quelli di Aeno dalle sentinelle, usciti fuori set gratamente dettero di caccia gli Ateniesi parte per terra ferma, e parte per mare. Faceva viaggio Iscolao per un sentiero il quale da tino de' lati era dirupato, e pericoloso , e dall' altro aveva il monte, die era occupato dai nemici, quando levatosi un gran vento, mise il fuoco nella selva che circondava esso monte. Per il che i nemici quindi scacciati dal fumo , ed eziandio dal fuoco, egli di col ne men l'esercito senza pericolo. Essendo assediato Iscolao in Drie da Cabria, il quale desiderava di accostare gli arieti alle mura , egli pel primo gett gi quella parte del m uro, rawol* gendo con essolui nell' animo due cose. Prima che i suoi soldati dovessero menar le mani pi coraggiosa* mente, s' eglino non avessero il riparo della muraglia, ed i nemici stimassero, che le loro macchine non era* no temute puuto : e di vero, i nemici veggendo che i terrazzani avevano di lor proprio volere ruinate le m ura, non dette loro il cuore d'entrar dentro nella citt. Mentre che Iscolao era assediato da Greci, intendendo egli come alcune delle sentinelle trattafano di tradire la citt, and di notte a ritrovarle, ed a ciascuna di loro diede in Compagnia un soldato mercenario. Fatto que* sto senza strepito scamp il pericolo del tradimento*
Mnasippida. Guidava Mnasippid^ picciola molttucliae di soldati, essendo urtato da nemici, attesa la notte comand che i ferentari, ed i trombetti si aggirassero al bujo, e cos dessero all' arme dalle spalle de* nemici che gli assediavano , e lanciassero i dardi. Quegli adunque, come, se fossero stati tolti in mezzo da gran numero di gente, si fuggirono subitamente. Antalcida. Stavasi in ozio Antalcida in bido con 1 * armata maggiore, quando gli fu dato ragguaglio , che le galee degli Ateniesi erauo entrate nel porto di Tenedo, per ciocch avevano paura di trapassare a Bizanzio onde unirsi ad Ificrate , il quale , siccome s* intese per certo uomo, erasi portato ad espugnare i Calcedonesi, e gli am ici, e i confederati. Allora egli comand a suoi , che levate le ancore voltassero le prode verso Calcedonia , e venuto al paese di Gizico fece 1 * imboscata. Ora intendendo que eh' erano nel porto di Tenedo, come Antalcida si era partito d* Abido , subitamente deter minarono di navigate l dove era Ificrate. Ma giunti essi al luogo in cui erano le galee de* nemici, le quali per ciocch stavano ascose non si potevano vedere, Antal cida con subita furia urtando nelle galee degli Ateniesi parte n affond, e parte ne prese.
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gesipoli:
Era gesipoli all assedio di Mantinea i cui cottipagni, ancora che fossero amici de* Mantinesi , nondi meno seguivano i Lacedemoni, che avevano allora lim perio della Grecia alla guerra. Nientedimanco con tutto questo mettevano dentro la citt di Mantinea quan to ivi faceva di mestiero. Ora sapendo gesipoli il suo cesso della cosa, mise di molti cani dintorno agli allog giamenti , e pi ancora ne pose da quella parte , che era dirimpetto alla citt; acciocch ciascuno si guardasse a passare temendo di essere scoperto dai cani (i). Stenippo. Essendo stato punito in denaro Stenippo lacedemone dagli Efori, fintamente rifuggi a Tegeati ; or questi il ricevettero persuasi ch egli avesse avuto giusta cagione di sdegno; il quale, corrotti allora quegli die erano ne mici ad Aristocle principe loro, e valendosi di que com pagni assalt Aristocle nella pompa, quando egli voleva sagrificare, e 1 ammazz.
(i) Reca stupore che Polieno abbia qui ommesso ano dei pi belli stratagemmi guerreschi di cui la storia faccia menzione , in virt, del quale gesipoli s impadroni di Mantinea senza perder la vita di un sol uomo a desuoi, u del nemico. Leggasi Senefonte, S(. lib. 5.
CaUicratidc.
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Richiese Callicratide cireneo (i) a colui, il quale era castellano nella rocca'di Magnesia che volesse ricevere dentro quattro de'suoi ammalali, e quegli gliene com piacque. Allora Callicratide messa la corazzina a quattro de* suoi soldati li fece coricare e coprire ne' letti, e sotto la toga pose loro ascosamente le spad. *Ora qUe' venti giovani, compresi quelli i quali portavano i quattro letti, venuti dentro alla porta, ammazzarono la guardia, e perci s'impadronirono della rocca. Essendo assediata la citt di Magnesia , e mettendo i nemici gli arieti alle mura, esso Callicratide demolendo una parte della torre in quel luogo, l dove non s poteva dare la batteria alla muraglia , osservando il tempo della muta degli abbatitori , gir intorno alle mura , ed assalitili dalle spalle molti ne tagli a pezzi, oltrech ne prese eziandio non pochi vivi. Ma poichegli ebbe acquistata la vittoria, da capo rifece le mura. Maga, Partendosi Maga con 1' esercito da Cirene, vi lasci i collegati i quali guardassero la citt. Ben' vero che egli rinchiuse gli stromenti, le macchine, e l'arm i mi litari dentro nella rocca , e lev le difese alle m ura,
(i) La parola Cireneo inserita nel lesto credsi intrusavi , poi ch non si fa menzione di alcun Cireneo nelle guerre di Asia. Sem bra pi ragionevolmente che questo Callicratide fosse spart ano, e successore di Lisandro nel governo dell'Asia.
P o l i e n o , Strat.
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affine che se avessero tentato novit alcuna, egli avesse avuto da potere entrare senza ostacoli per esse* Poscia che Maga manomesse Paretonio, egli convenne con loro che facevano le guardie , che inalzassero la fcella accesa d' amist la sera, e da capo la mattina per tempo similmente facessero. Per il che con l ' in ganno delle facelle pass innanzi nel paese insino a quel luogo che ai chiama Chio (i).
C le o n im o .
Dando la batteria Cleonimo re de* Lacedemoni a Trezene colloc egli spediti lanciatori d'intorno a molte parti della citt, e comand loro :che dovessero lanciare avendo prima scritto su'dardi questo motto Io ven go per mettere la citt in libert. =3 Lasci eziandio an dare senza riscatto i Trezeni, che egli aveva prigioni, i quali ritornati dentro nella citt recavano buone nuover Ma Eudamida (2) capitano guardava con somma accu-: ratezza la citt, e combatteva coloro che macchinavano innovazioni nella medesima. Mentre adunque che i due partiti erano venuti alle mani fra loro stessi, Cleonimo appoggiato, le scale alle mura messe sottosopra la citt > e la saccheggi. Fatto questo , vi pose un prefetto spartano con la guardia.
( 1 ) Si aggiunto questo nome appoggiali all* autorit di Tolo meo , lib. 4 il quale colloca ivi un luogo cos detto. I manoscritti di Polieno mettono semplicemente a%pt vS (a) Eudamida era capitano di Ciatere il quale trovavasi allra a guerreggiare contro Eumene, nel mentre appunto che Antipatro suo collegato portava le arme contro Perdicca. Cratere durante questa spedizione fa ucciso in Asia da Eumene.
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Oppugnando Cleonimo la citt di Edessa, cascarono le mura, e perci uscendo fuori que*dalle sarisse, delle quali ciascuna era lunga sedici braccia, egli restrinse la sua falange per altezza. Quindi volle che gli alfieri, e que' che vi stanno a lato si presentassero al combatti mento senz* aste , comandando loro , che se quei dalle sarisse gli assalivano, eglino con ambedue le mani pi gliassero la sarissa, e la tenessero forte. Ma quelli eh' erano ordinati dall' uno all' altro fianco spingessero innanzi, e combattessero. Avvenne adunque che i capo fila .afferrarono le sarisse de* nemici i quali dal canto loro facevano ogni sforzo per non rimanerne privi. Allora que* di dietro facendosi innanzi presero quei dalle sarisse. A questo modo Cleonimo mostr con la sagacit sua, che la grandezza della sarissa non era di utilit alcuna. Clearco. Volendo Clearco eradeota edificare una rocca, ordin che i soldati pagati segretamente uscendo di notte, fa cessero prede , ed ingiurie, e ferissero le persone. I cittadini avendo ci a male , chiamarono Clearco in ajuto ; il quale disse loro, che nessuno era per frenare la costoro disperazione, se non colui che gli avesse ac cerchiati di mura. 11 che concesso dagli Eradeoti, egli mun il luogo della citt : onde fatta la rocca, egli non ritenne quegli, ma procur a se stesso la possanza d{ fare ingiuria a tutti. .Clearco tiranno di Eraclea sparse certa fama ch'egli
IOO era per dover licenziare la guardia, e dare la repub blica al consiglio di trecento cittadini. I quali ci sen tendo , si raunarono in corte tra per lodare Clearco, tra per ricevere la libert. Ma egli avendo circondato di soldati quel luogo, fece chiamare dal bauditore i trecento, i quali presi a uno per uno comand che fossero menati tutti nella rocca. Voleva Clearco levar la vita a molti cittadini, e non avendo n occasione , n il perch , fece la scelta di quelli che erano da dodici anni issino a sedici per fare 1' apparato, negli abbruciamenti cinnici , quasi che vo lesse combattere la citt di Astaco. Laonde poich' egli $i avvicin alla citt , comand ai cittadini, che doves sero accamparsi in certo luogo paludoso, e pieno d* acque morte, avvisando loro che dessero ben mente che i Traci non si scoprissero in que' dintorni. Ma egli, siccome colui eh* era per sostenere co mercenari che che arrecava pi di pena, cio l ' espugnazione della citt, si mise ne luoghi alti ed ombrosi, n abbondanti d* acqua ; e quivi s* accamp. N prima si diparti che fos sero morti i suoi cittadini; perciocch sapeva bene co ni' era necessario che la state facesse pestilenti gli allog giamenti per essere que'liioghi paludosi. Poscia adun que che tutti i cittadini si morirono, esso lev 1 * eser cito fingendo, che la cagione perch i cittadini si erano morti fosse la pestilenza.
tot
A risto mene.
Aristomene lacedemone (i) recando ajuto a Dionigio, eleggendo come la vittoria piegava alquanto , e che le galee erano mescolate fra loro, comand a >uoi soldati, che gridassero = Lascia fuggire, rr? I nemici, udita questa voce si misero in fuga, avvisando d'essere sopraf* latti del tutto. ristoinene capitano de* IVfesseni avendo per ben tr volte celebralo lecatomfonia (a) contro i Spartani tocco finalmente di gravissime ferite fu preso con molti dei suoi. Parve a Lacedemoni che tutti gli altri ignudi si dovessero gittare capo a piedi, ed Aristomene per l'opi~ tiiooe della sua virti\ fosse precipitato con V arme. GR altri gittati gi ignudi incontanente si morirono ; ma le scudo di Aristomene pigliando aria (3), fece si che lo port in terra placidamente, il quale alzando gli occhi,
(t) La patria di Aristomene fu Andrania citt dei Messe. Sia Questo detto in buona pace di Polieno. Vedi Pa^sania, Messene, $lef. Messenia. (a) Sosiclraie presso Fulgenzio alla parola Nefrendas riporta TEeatomfonia da Aristomene offrrta a Marte presso T isola di Lenno : Diofane spartano , sono le parole di Fulgenzio , che scrisse intorno al colto degli Dei v dice essere di costume il farsi un sacrifizio presso Atene dello Ecatomfonia : poich se alcuno avesse ucciso cento nefcaici , uno ne sacrificava a Marte presso Pisola di Leuno. Il quale sagrifizio si pot da due soli offerire cio da Aristomene gortinese , a da Teoclo Eleo , come ci lasci scritto Sosicrate. (3) Pausania che veduto lo avea dice esservi stata al di sotto nn* aquila colle ali distese della grandezza di esso scudo. Ed ecc I* origine della volgare favol > he Arislomeno fosse d isceso soste* t a to da un' aquila*
103 veggendo da per tutto le balze che lo cerchiavano, non si perd per danimo affatto ; ma riguardando d'intorno tutto il monte, visto certo burrone, e una volpe, che per quello entrava, pigliando un osso di morto , e la coda della volpe, ancora eh'essa lo mordesse, nondi meno tenendola' ben stretta usc insieme con essolei per le fenditure del monte, e con l ' osso rompendo tutte le strettezze le quali se gli appresetitavano, scam p. Ora uscito fuori and da Messeni, i quali erano in punto per combattere , ed alla sprovvista messosi l'arme egli guidava la battaglia. I Lacedemoni veggendo Ari stomene in arm e, e eh* egli faceva il capitano, e che di nuovo colui che era stato gittato a capo pi gi delle balze, da cui nessuno era uscito salvo giammai, li per seguitava , tutti voltarono le spalle ; avvisando , che Aristomene fosse superiore all* umana natura. Aristomene fu preso da Lacedemoni , e messo :nei ceppi () , il quale appressato al fuoco, che era quivi posto, abbruci i ceppi , e ammazz la guardia della prigione e n e . prese gli scudi. Dopo ascosamente en trato in Isparta , ed attaccando i loro scudi al tempio di Calcieco, vi scrisse questo motto t=; Aristomene
(i) Pousaaia attribuisce la prigionia di Aristomene alF aver egli voluto sorprendere le dame di Sparta occupate a celebrare la festa di Cerere nel villaggio d Egila. S* egli ci vero fa d uopo cre dere favolosa la narrazione di Polieno sulle uccise guardie , e sugli Scudi Aristomene , allorch fu rivestito della dignit regale , mise secreiamente uno scudo in quest o tempio con tale insorisione: A riItomene presenta alla Dea le spoglie degli Spartani. Leggasi Pausa*' m i a . Messeti. .
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salvo scampato dalle mani de'Lacedemoni. s= Fatto questo , egli ritorn a Messene. Mentre cbe i Lacedemoni a un per uno facevano il sacrifizio a Castore, e Polluce, Aristomene messeno con certo, suo cOnpagno , ornatisi la testa con stelle d' oro montarono su due cavalli bianchi, e, quasi che fatta la notte, apparvero ai Lacedemoni, i q\iali poco lontana dalla citt facevano la festa insieme con le loro mogli, e figliuoli. Or quelli pensando, che Castore e Polluce gli fossero apparsi, pi licenziosamente si occuparono nel bere, e ne' piaceri. Il perch essi smontati gi di cavallo, ed isfoderate le spade molti di loro n' ammazzarono ; e cos montati da capo a cavallo a speroni battuti quindi partirono. Cinea.
Combattevano i Tebani, ed i Mantineesi insieme con egual fortuna. Laonde volendo i Mantineesi man dare l 'ambasceria a Tebani, Cinea ateniese, il cui fra* tello Demetrio era morto in battaglia, disse a Manti* neesi, eh' egli piuttosto era per dover lasciare il fratello tuo privo di sepoltura, che volere concedere la vittria a nemici. Perciocch quest' era la cagione , per cui il suo fratello con pronto animo era m ono, alfine che non s'innalzasse il trofeo non pure contro di lui, ma della patria ancora. Come i Mantineesi sentirono queste parole, cosi si rimasero di mandare l 'ambasceria.
Egetoride.
Mentre cbe gli Ateniesi assediavano T aso, i terrazani fecero certa le^ge, cbe chi avesse parlato d ac cordo con gli Ateniesi, fosse condannato nella vita. Ora veggendo Egetoride, cbe di molti cittadini per la lun ghezza della guerra , e per la fame si morivano , mes* sosi un laccio al collo., e venuto l, ove era rannata la molti Indine, s gli disse, sai Uomini cittadini fate di me come v i piace , e come v i toma meglio , ma gli altri cittadini servate con la mia morte, e levare que* sta legge, =3 Sentendo queste parole i Tasii , non so* lamente invocarono la legge , ma lasciarono la vita a Egetoride. Dima* Nacque Dinia di Telesippo ferese, ed ebbe per ocra* pazione 1 *uccellare nelle paludi, e nei fiumi di Crano* ne citt della Tessaglia. Da colai modo di vivere egli divenne poi 'tiranno con queste astuzie. Solevano i Gra noni prendere a soldo cbi facesse la guardia della citt. Onde avendo Dinia pur egli accettata la condizione, con somma cura, e diligenza, fece la guardia iosino al terzo anno, di modo cbe le notti erano vie pi si* cure cbe il giorno a coloro i quali camminavano fuori di tempo. Fu dunque perci lodato molto, ond'egli tolse a soldo di molti altri acci facessero le sentinelle; mentre si acquistava maggior lode pi fornita cbe ne fosse stala la guardia. Ora vendendo la citt le decime del frumento a denari, egli suborn il suo fratello pi
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giovane, eh* era senza alcun uffizio, die le pigliasse in affitto, innalzando , ed ampliando seuza modo le ren dite, che ne uscivano. A questa guisa avendo ordinato il fratello site nella citt , come ufficiale delle decime , ed avendogli dato io compagnia di molti giovani pet taccorre i frutti delle decime , secondo il numero dei campi ; avvenne cbe celebrandosi la festa, che si chia ma Tenia , in cui tutti i Granoni giuocano, egli 'con giunti insieme i dazieri delle decime con la guardia della citt , sopraffece quelli , eh' erano ubbriachi, ed ammazzatone pi di mille , si fece tiranno di Gronone.
Nicone.
Avendo pi volte Nicone corsale da Fera del Pelo ponneso fatto impeto a Messene, egli la danneggi moko. Ora avendolo preso con insidie Agemaco capi tano de* Messeni, lo men avanti il loro parlamento per farlo morire: il quale promise a Messeni di dar loro la citt di Fera , s'egliuo 1 *avessero lasciato an dare sano e salvo Oi*a compiacendolo i Messeni, egji osservando una notte senea lume di luna, e per con seguente bnja, comand che 1 moltitudine lo seguisse Un poco discosta. Di poi egli ne prese alcuni, i quali andando con essolui portassero de' fasci di paglia. Laon* de venuto alle mura nella seconda guardia, avendo dato il contrassegno chiam le sentinelle ; le quali, co nosciuta non solamente la voce di lu i, ma il contra segno ancora, aprendogli le porte, quei ch'erano car chi di paglia gittati i fasci , e messa mano alle spade ammazzarono h guardia della porta.
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Dieta.
Dieta (i) capitano de* Greci non potendo con forze manifeste pigliare la citt degli Eretti, occultamente la prese in questo modo Egli suborn con di molti de nari alcuni degli Ereesi onde spesse volte, venendo alle porte della citt, e ragionando, e banchettando con i portinai! , segretamente facessero l ' impronto delle chiavi; fatto lo mandarono a Dieta : il quale comperato certe chiavi simili ed uguali alle pubbliche , gli fece a sapere per certi messi , che determinassero la notte , nella quale essi volevano aprire le porte Cos Dieta con l ' astuzia delle chiavi facendosi l ' entrata > and dentro con pochi soldati. Com egli fu entrato us un altra astuzia. Perciocch come gli Ereesi intesero la fosa, cos uscirono fuori in gran numero, siccome co* lo ro , che avevano la pratica della citt. Ora temendo Dieta , eh* eglino non gli facessero alcuuo impedimento comand che i trombetti i quali erano collocati in molti luoghi della citt, dessero all'arme. Gli Ereesi sentendo le trombe eh* erano molte da tutte le parti, pensando eh' ogni cosa fosse piena d* inimici , abbandonarono la citt. Fatto il d , mandarono gli ambasciadori a Dieta, supplicandolo che li volesse rimettere nella patria loco; eh* essi erano per dare ettetto nell'avvenire a tutte le commissioni de' Greci.
(i) Il medesimo racconto sema per nominar Dieta, riferito pi tesamente da Enea Peliorcete cp> ig.
Tesamene.
Mentre che Tesamene guidava V esercito, avvenne eh egli vide volare sopra quel luogo di molti uccelli, t quali non si gettavano altrimenti in terra. Per il che considerando, il fatto conobbe che gli uccelli non si gettavano a terra per paura degli uomini, i . quali erano quivi nascosti. Laonde avendo spiato il luogo, assalt gli Ioni, eh'erano quivi celati, e li tagli a pezzi.
Onomajvo.
Davano la batteria i Beoti ad Elazia , quando Onomarco Foceese menato fuori l ' esercito, e chiuse le porte, mise in ordinanza i figliuoli, le mogli, le ma d ri, ed i padri, e dinanzi a loro colloc gli armati. Ora conoscendo Pelopida, che questo era apparato di somma disperazione*, siccome quegli che volevano o restar m orti, o riportarne vittoria, senza attaccare al trimenti la zuffa, quindi partissi. Apprestando l'esercito Onomarco contro i Macedoni, ed occupando certo tortuoso monte posto alle sue spalle , quivi di qua , e di l dalle cime del monte ascose molti sassi, e persone che gi gli scagliassero. Fatto questo, men l'esercito nella pianura di sotto. Ora scagliando i Macedoni dardi, i Foceesi facevano vista di fuggirne ritirandosi a mezzo il monte, ed i Macedoni desti dal furore, e dalla fortezza loro li segui tavano , ma quellino rivoltando i sassi da gioghi sconfis sero tutta la falange de* Macedoni. Allora Onomarco di
io8 il segno a Foceesi, ch& ritornassero, ed urtassero i nemici. Laonde i Macedoni tra per la furia che avevano dalle spalle, tra per li sassi, die gli erano Diveltati ad dosso a gran fatica fuggendo si camparono. In questa fuga affermano che Filippo re di Macedonia disse, noa sono fuggiti, ma si sono ritirati guisa di montoni afine di fare la eoonda volta p ii tenibile assalto
DEGLI
STRATAGEMMI
D I P O L I E N O
P R O E M I O .
si por a voi, sacratissimi imperatori Antonino, e Vero, cbe io dedico questo libro di stratagemmi, de' quali a voi non solamente guerreggiando, ma ezian dio menando vita quieta , 1' arte, e 1 *industria militare arrechi non poca utilit. Perciocch ci torna bene a tutti i principi di qualsivoglia repubblica , eh' essi per mezzo di stratagemmi, e con certo coraggio spingano le citt a fre i loro ufficj. Ma voi, che siete imperatori, e avete la somma del governo, fate sempre uso di certa scienza militare, onde potere giovare a sudditi ; in modo che eziandio ne* tempi di pace occupate 1' animo vostro ne* pensieri militari. A che proposito poi far qui menzione di quanto operate nella guerra, essendo ci a tutti ma nifesto ?
L I B R O
T E R Z O .
Demostene.
* V eggendo Demostene come i Lacedemoni avevano messo il presidio alla citt di Pilo , egli navig ad Aera. Il che risapendo i Lacedemoni abbandonarono Pilo , e se ne andarono ad Aera con isperanza di co gliere le genti di Demostene nelT atto che smonta vano gi delle navi ; conciossiacosach la via era lun ga. E di gi i nemici si erano appressati ad A era, quando Demostene ritornato a P ilo, e trovandolo vuoto di uomini lo prese. Menando Demostene gli Acarnani, e gli Amfilochi si accamp dirimpetto a Peloponnesi, essendovi inter posto un gran torrente fra essi. Ora veggendo egli come 1' esercito de' nemici era vie pi che il suo, e perci temendo di potere essere tolto in!mezzo, ascose gli ar mali con trecento compagni (i) in certo luogo cavo, ed atto all' imboscata , acciocch se i nemici lo accer chiassero , perciocch erano pi che i suoi , essi levan dosi gli assaltassero dalle spalle. Ora i nemici intor niarono la falange, ma quellino levandosi al di dietro , ed urtando con improvvisto tumulto ne* nemici, age volmente , e con poca fatica vinsero la battaglia.
(i) Alcuni leggono nel testo
{fantaccini) la Vece di
III Pache.
Mentre che Pache dava la battera a Nozio richiese Ippia capitano di Pissutne (i) ch'egli volesse uscir fuori del forte, promettendogli la fede sua, e di lasciarlo vivo e salvo. Credette Ippia alle promesse di Pache ; e perci uscito fuori, Pache, avendolo dato in guardia a suoi, per forza prese Nozio. Fatto questo, egli men vivo Ippia dentro nella citt, siccome nei patti gli pro mise , e poi con un dardo gli tolse la vita* Tolmida* Accordando gli Ateniesi la scelta di mille uomini a Tolmida, egli andando a ritrovare ciascuno di que* gio vani , s gli disse, com* egli era per doverneli scegliere e per conseguente che metteva lor conto a vederli a uno per uno. Tremila adunque si fecero scrivere, e gli altri non vollero altrimenti ubbidire. Allora Tolmida scelse mille di quelli che s*erano prestati a suoi ordini e cosi in iscambio di mille e cinquecento uomini, mise in punto cinquanta galee (2 ).
(1) Figlio dy Jsiaspe. (a) Il Maasuico riferisce il fatto nel modo seguente : Gli Ateniesi a n an o con pubblico decreto determinato di farsi una lista di mille nomini e di consegnarsi in seguilo a Tolmide. Or questi recossi a trovare individualmente tutti i giovani, e disse loro, cbe siccome ognuno di essi verrebbe posto nella lista , tornavagli miglior conto di arruolarsi volontariamente- In tal patto ne ridusse al suo partito tre mila. INe furono scelti poi mille altri ( in virt del decreto ) fra quelli, cbe non si prestarono alli suoi consiglj. E cosi egli ebbe di cbe empiere cinquanta galere, e quattro mila uomini in cambio di mille.
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Form ione.
Scorse F ormione nel territorio de* Calcidesi, ed avendo fatta preda di molte cose, prese terra a Ciro. I Calcidesi adunque gli mandarono atnhasciadori a ri chiedere le cose loro ; ma egli segretamente mand fuori una fregata , la quale fingendo di aver salpato di Atene gli recasse 1 * ordine di portarsi nel Pireo con quella prestezza che per lui si potea .maggiore. Fatto questo, egli rend agli ambasciadori quel che gli aveva* no richiesto. Allora sarpate le ancore di notte, smont a certa isoletta. I Calcidesi, che si davano ad intendere, che F ormione fosse navigato in A tene, portando le loro cose a casa non facevano altritiienti la guardia n al territorio , n alla citt. Per il che Formione assali tili sprovvisti , e senza guardia, poco manc eh' egli non prendesse eziandio la citt.. Ora facendo preda di ogni cosa che era nel paese , la men via. Volendosi Formione con trenta navi affrontare con quelle de'nemici le quali erano cinquanta, ordin le sue a cinque per fila, e le men dirittamente ordinate contro quelle degli avversar). Ora i nemici sendosi di spersi per la loro troppa sollecitudine le velocissime ga lee lasciarono le altre di gran lunga addietro. Formione veggendo com* elleno erano sparse, volta la sua Pentenaja, cio ordinanza , urt nelle galee , che gli si accostavano, ed avendole messe a fondo, si mise a navigare contro le altre. Facendo il simile eziandio i capitani delle altre galee, alla fine misero in fuga quelle de* nemici. Le quali per seguitando Formione
j& e affog la maggior parte , e per conseguente ottenne la vittoria* Mentre che Fornitone costeggiava la marina di Nau* piatto -due galee si misero a seguitarlo. Ora stando una nave da carico nel porto, sul punto eh egli era "per esser preso si ripieg dietro a quella, e fatto impeto nella poppa della galea eh era pi tarda , F affond ; quindi senza tardar punto voltatosi all* altra con age- volezza eziandio quella affog.
distene .
distene era all*assedio di Cirra, di cui 1 * oracolo (i) aveva predetto che i Cirresi avrebbono la citt loro invitta, infinch il mare non toccasse la terra santa. I Ciiv resi ci poco stimavano, siccome coloro eh erano molto lontani dal mare, sebbene Cirra toccasse la terra santa la quale arrivava al mare. Per il che avendo distene intesa la forza dell oracolo, consacr a Dio non pure l citt de Cirresi , ma eziandio il territorio loro , affine che fatta tutta santa, venisse secondo 1 * oracolo a toc* care il mare. Fatto questo, super i Cirresi, e dedic la terra a Dio.
Frinico.
Era Frinico capitano in Samo, e volendo tradire U citt, mentre chegli tardava venne accusato. Laonde
(i) Quest'oracolo era stato dato agli Amfizioni. Pausa nia .
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temendo egli che fa cosa non si risapesse, innanzi a tutti predisse a Sami tutto quello cbe i nemici erano per dover fare, dicendo loro s=s Santi, i nemici as~ saliranno quella parte della citt , che non ha mura, con tutte le navi; ma ors fortifichiamola anzi che vengano, s s Allora i Sami cominciarono a fare il ri paro. Ma i nemici, de* quali Alcibiade era capitano, mandarono lettere a Sami scoprendo loro come F rinico era per tradirli. I Sami prestarono maggior credenza alli fatti di F rinico , che tali erano quali a buono e valoroso capitano si convenivano , che alle lettere dei nemici (i). Locare. Poscia che Demetrio prese la citta di Atene, Lacare vestitosi con certa veste da servo , e da villano, ed imbrattatosi la faccia con l ' inchiostro, portando nn cesto coperto di sterco, segretamente usc fuori della citt per certa porta picciola, e montato a cavallo te nendo dei darici d' oro in mano, se ne foggi. I cavalieri Tarantini per tennergli dietro a speron battuto senza punto arrestare il corso. In allora egli incominci a spar gere i darici d* oro per la via, i quali veggendo i Ta rantini smontavano da cavallo , e raccoglievano. Fatto questo pi volte, egli tagli loro il seguitarlo, e per ci Lacare cavalcando se ne venne in Beozia. Presi che furono i Tebani , Lacare s'ascose in certa
(i) Leggasi Tucidide , lib. 8 il quale pi diffusamente tratta lo stesso argomento.
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fogna, di cui dopo tre, o qttattr giorni uscitone > la sera se ne and in Delfo, quindi a Lisimaco. Avendo preso i nemici la citt di Sesto, Lacare si stette alquanti di ascoso in certa fossa, l dove egli ebbe tanto da vivere che era abbastanza per iscampare il pericolo della morte. Avvenne intanto per avventura, che portando una donna a seppellire un suo morto , pot egli mettersi fra quelle donne , che con la stola don nesca facevano il pianto , ed avendosi coperta la testa all' usanza di esse , usci fuori delle m ura, e fatta la notte, pass a Lisimaeo.
Archino,
Gli Argivi fabbricando le armi a tutti i cittadini coi denari del comune, fecero procuratore di quell' ufficio Archino. Costui donando 1' arme nuove a cittadini, si ripigliava le vecchie, quasi eh' egli fosse per appiccarle agli D ei, perciocch cosi avevano determinato gli Ar givi. Poich adunque egli solo raccolse le arme vecchie di tutti, armati tutti i pigionali, i mercenarj, gl'infam i, ed i bisognosi , si fece tiranno d Argo.
Ificrate.
Mentre che Ificrate menava fuori 1 * esercito cntro i nemici, e visto come alcuni impauriti, e timidi, e pal lidi gli andavano appresso, marciato alquanto'innanzi , e dovendosi oggi mai attaccare la battaglia , comand al trombetta , eh' egli gridasse s=s se alcuno ha lasciate
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nulla addietro ritorni, > ben armato ne venga. = ? Come i pi paurosi sentirono questo, cosi senza indugio alcuno cominciarono a ritornare a dietro. Allora Ificrate senza punto tardare : ora, disse, cbe siamo liberi della compagnia di que* vili schiavi, combatteremo co' ne mici, ed eziaudio ne raccoglieremo soli il fruito della fortezza, e della virt Perci i soldati fatti pi corag giosi , e senza i paurosi facendo il conflitto , si acqui starono la vittoria. Ora avendo messo in fuga i nemici Ificrate, pian piano menando l'esercito gli andava appresso, e comandava a suoi dicendo: Guardatevi t con ogni accuratezza dagli agguati, e il rimanente di que* che fbggoso tagliale pezzi in fino alli passi dei fiumi, ed alle strettezze dei luoghi, ed alle fosse. Quivi e* non fa punto di mestiero a tor in mezzo que* che fuggono, acciocch quasi che disperati non sieno costretti a menar le mani : n ezian dio ci torna bene a seguitarli appresso i ripari, o le mura ; conciosiach molti avendosi di gi acquistata la vittoria, giunti che ad essi furono fra il tiro d* un dardo, tocchi di grandissime stragi se n' andarono* Pigliava Ificrate certa citt de* nemici di notte, i quali tutti correndo alla piazza , e raunatisi in gran quantit, Ificrate comand, che si aprissero le porte, concedendo loro il modo di fuggire, acciocch egli con minor pericolo ottenesse la citt. Aveva fatto le scorrerie Ificrate nel paese deHa Tracia , quando i suoi soldati per certo spavento vano de* nemici voltarono le spalle ; allora egli fece pubtrikare * che ciascuno, il quale accusasse colui che a
7 vesse lasciati Farmi, egli^e possedesse : a qttesto modo egli reso i soldati pi coraggiosi, e li persuase di ri* maoere. Volendo litorale fuggire di notte per mez4o del pernici, mand* i trombetti ai confini de9luoghi oc cupati , comandandogli che dovessero dare all*arme: i quali suonando , i nemici ci sentendo quivi si misera a correre. Ora avendo lasciato i nemici il luogo di> mezzo voto, Ificrate ne pass senza pericolo alcuno . . Essendo stato vinto Ificrate con pochi de* suoi sol dati se ne fugg in certo luogo aspero e pieno dalberi. Ora essendo quivi assediato , comand di notte che i suoi dall altra parte facessero romore. Per il che i ne~> mici voltatisi alia parte dove si romoreggiava, egli non gli vietando alcuno se ne usc per 1 altra parte. Come Ificrate vide che i nemici si erano accampati al dirimpetto di lu i, segretamente marci il viaggio di tre giorni* Perciocch affine eh egli potesse ingannare nemici , aveva accese molte legne secche, e postevi sopra legno verdi fece s , che laria divenne folta, * nuvolosa, e perci i nemici per loscurit non potevano vederlo. Quantunque Ificrate avesse pi soldati, che i nemici, e glindovini gli promettessero ogni cosa felice e pr-* spera , egli nondimeno non volle altrimenti far la gior nata. Ora essendo accaduto questo indugio fuori di aspettativa denemici, i sacrifiz}, diss egli, che feci nella mia mente non hanno permesso che io facessi la bat taglia. Perciocch essendoci di molti soldati eglino non potevano n insieme fare impeto , n alzare il grido*
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ordinario della guerra; ansi comandando io loro clie do* vesser abbassare le aste, si sentiva maggior strepito di denti, (i) cbe fragore d'armi. Ogni volta che gl'indovini distoglievano Ificrate dal le imprese militari, non compiaceva loro subitamente, ma o che cambiava 1 *ordine del suo esercito , o che mutava di terra, o di luogo, e da capo ripeteva i sacrifzj. Ci faceva egli spesso, non volendo arrischiare la comune salvezza ad una sola osservazione. Cominciando Ificrate ad ordinare 1 *esercito contr i Lacedemoni, molti gli richiedevano dessere chi tribuno * chi colonnello, chi capitano, chi capo di squadra. Ma egli con isperanza differ le richieste loro a tempo op portuno; il quale essendo venuto, comand ad una squadra, che era ordinata in disparte, che dovesse sol levare uno spavento vano, quasi che i nemici gli as saltassero. Laonde essendo tutti in iscompiglio, quei che erano di basso animo impauriti, voltarono le spalle ; i coraggiosi ali incontro spingevano innanzi per opporsi a nemici. Ora rdendo Ificrate confess, come aveva comandato , che si dovesse sollevare quello spavento, acciocch egli facesse sperienza di coloro, che potessero essere capitaui. Per il che egli diede le condotte di mille, e di trecento a quelli eh* erano restati, e cofi) Il dibattere i denti in questa occasione fu manifesto indisio di timore; ora egli chiaro che persone timide a tal segno non potevano essere affatto disposte a sostenere un combattimento, ed il loro maggiore numero anzi che giovare alla vittor ia , li rendea pi facili ad essere vinti A tanto riferire si debbono le parole d*Ificrate1 .
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mand a coloro eh erano fuggiti, che gli dovessero andare appresso. f Ificrate dovendo mettersi a campo mand parecchi soldati, i quali occupassero certo luogo munito lon tanissimo dall* esercito. Ora recandosi ci a maraviglia alcuni, e richiedendogli la cagione perch egli faceva questo, rispose = 3 chi avrebbe mai pensato , he ci si dovesse fare? = Volle insegnare con ci Ificrate che si debbono fortificare eziandio que'luoghi in guerra, che nessuno si sarebbe credulo avervi dovuto pensare. Parte che Ificrate metteva in ordinanza l ' esercito in un campo larghissimo, i nemici i quali erano in mag gior numero lo assalivano. Ma egli, acciocch, precisa la speranza del fuggire , i suoi soldati francamente e pi generosamente combattessero, gli fece cavare una fossa dalle spalle. Se per avventura Ificrate ordinava le squadre contro soldati nuovi, e mal pratichi della guerra, avendo egli soldati ammaestrati, non combatteva subitam entem a standosi, e consumando il tempo stancava i nemici, i quali non erano avvezzi a sopportare le fatiche, e cosi alla fine urtava in quelli. So poi egli avesse avuto da combattere con, soldati vecchi, avendo nuovi soldati, subitamente attaccava la zuffa colto il momento, n vo leva essere il secondo ad attaccare il nemico. Poscia che i nemici furono rotti, e messi in fuga Ificrate li cerchi in certo luogo stretto : ma visto, eh* eglino non avevano via alcuna da poter fuggire, se non quella una che la necessit gli avesse aperta per la vittoria, disse; o r a g li non d a sforzare i nemici
m < g \ che diventino valorosi : e perci concesse loro il tempo, ed il luogo di fuggirne, accioccheaso avesse k littoria senza pericolo Essendo condannato Ificrate nella testa , colloc di teoiti giovani in giudizio eoa le coltella, i quali mo* strando i manichi a giudici gli spaventassero in modo , *ch essi Io assolvessero. Andando eziandio Ificrate a casa del suo procuratore con la corazza indosso, gli disse, guarda quel che tu fai. Ificrate anche allora quando dovea porre gli accam pamenti in paese degli amici li fortificava col vailo, as-serendo che, molto si disconveniva ad un buon guerriero il porsi in qualche circostanza da dover dire: non mel credeva. Ificrate onde muovere l esercito senza pericolo, per ciocch i nemici segretamente gli venivano addosso, ta gli tutti gli alberi ch? erano in quel luogo, e^vi attacc gli scudi, le celate, e le aste. I nemici adunque ci veggendo si pensavano eh egli stesse fermo, e cosi Ificrate senza pericolo marci con tutto lesercito. Se per avventura Ificrate avesse avuto pi soldati che i nemici, ed avesse voluto , che ci fosse stato loro segreto, acciocch egli ne li pigliasse, siccome coloro che lo sprezzavano, e non lo stimavano punto per es sere inferiore di soldati , comandava che due soldati facessero un letto solo, e che scambievolmente riposas sero in quello, ponendo l arme deU uno sopra quelle del compagno. Se anch egli ne avesse avuti pochi, ac ciocch non fossero stati spregiati, egli comandava che ciascuno de soldati facesse due le tti, e subitamente gli
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menava in un altro luogo , onde veggendo i nemici i letti, e maravigliandosi forte della moltitudine di quelli venissero di mal animo contro essolui a battaglia. Avevano pensato i Tebani di assaltare la citt di A tene di notte , Ificrate inteso questo, comand che gli Ateniesi, dato il segno, di notte si raunassero in piazza , perciocch la citt de9Tebani doveva essere data* Per tanto eh egli aveva determinato nell animo di sorprentdere alla sprovvista i Tebani senza combattere. Come ci fa riportato a Tebani , cosi si rimasero d opprimere gli Ateniesi. Avvenne che avendo Ificrate pochi soldati, i quali erano scontenti , e quasi che disperati, volendo egfi farli coraggiosi e franchi, mentre cbe cenava chiam una squadra di colonnelli, e di capitani/ e comand lo~ ro , che ciascuno gli recasse quant oro, o argento, o abbigliamenti, che per loro si potesse perciocch volen*do indurre i nemici al tradimento , egli a ci fare ne abbisognava ; e perci cm eglino glielo avessero por tato, determinava di assalire i nemici ; or questi inteso il disegno d* Ificrate glielo portarono. Per il che avendo ricevuto queste cose gli di per contrassegno Mercurio figlio, quasi chegli di ci fosse convenuto co* traditori: e cosi indugiato alquanto, men i soldati, i quali ere* dendo, che ci fosse il vero , che alcuno tradisse gli avversarj, essi pigliarono maggiore animo a combattere. Assomigliava Ificrate lordinanza degli eserciti al corpo umano : e per chiamava il petto la falange , le mani i soldati armati alla leggiera , i piedi la cavalleria, il capo il capitano generale. Onde se alcuna di queste
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parti vi mancava, diceva che l'esercito era zoppo e di lettoso , che se non vi fosse stato il capitano tutto il resto diveniva ioutile. Sparse Ificrate certo romore a Mitilene dicendo che egli era necessario a comperare in breve di molti ,sctidi, i quali si dovevano mandare a servi de* Chiesi. Come i Chiesi intesero questo, temendo che gli schiavi non facessero qualche strepito, cosi incontanente gli mandarono denaro , e fecero lega con essolui. Mentre Ificrate assediava la citt de* Sicioni, il. ca pitano de Lacedemoni avendo fatto venire il soccorso, comand a quelli eh* erano giunti, che facessero l* im boscata. I quali cos facendo, Ificrate inviato verso la citt trapass 1 *imboscata. Ci veggendo alcuni pi fieri con maggior animo lo minacciavano dalla citt dicen do , ora tu pagherai il fio. Ificrate allora venuto in sospetto , che vi fossero alcuni, ne' quali essi speras sero , subitamente .ritorn a dietro per una via pi xdifficile, ma pi breve. Laonde fatta la scelta di quei eh' erano robustissimi, incontanente assal quei eh* erano imboscati, ed ammazzatoli tutti, confess d'aver fatto errore, che prima non avesse spiato il luogo. Nondijneno egli us .ottimamente di quel sospetto ; mentre appena natogli nell' animo , egli assalt i nemici im boscati. Era Ificrate per dovere combattere co* barbari, e perci volendo egli rendere i suoi pi franchi, io te mo, diss'egli, che i barbari non abbiano risaputo, come .soglia spaventare i nemici il solo nome d'Ificrate. Ma *.io ora far s eh' essi f intendano, e ne dieno ragguaglio
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agli altri. Per il che voi v* ingegnerete di mettere tanto stadio, e diligenza con essbmeco che ci si faccia. Ora accozzandosi ambidue gli eserciti , e dicendo nno, che i nemici erano spaventevoli; diss Ificrate, e quanto siamo noi pi spaventosi di loro ? Pregava Ificrate i soldati, che avendo essi vinto tante battaglie gloriosamente, essendo egli loro capitano*; gli facessero questa grazia, che i primi si presentassero al lorch andasse ad assaltare i nemici Ci diss egli, sa* pendo che sveglino nn lo facevano con sommo studio, ne avverrebbe che i nemici prima lavrebbono fatto* Promise Ificrate a suoi soldati di dar loro la vittoria s eglino, poi eh* esso avesse dato il segno, animandosi scambievolmente Y un 1 * altro, avessero spinto un passo innanzi. Per il che venendo la zuffa in gravissima in clinazione , egli innalzava il segno. Allora i soldati ani mandosi lun l altro spingevano innanzi, e facevano voltar le spalle a nemici , i quali erano rotti. Facevano guerra gli Ateniesi contro i Tebani, e perci tolsero per lor capitano Ificrate a Cotinto. Laon de volendo frettolosamente gli Ateniesi uscire alla bat taglia , e veggendo Ificrate, come i nemici oltre che erano pi in nmero, si confidavano nella frescJa vittoria, ehessi avevano avuta in Leuttri, gli non volle altri menti menar fuori 1 esercito. Ma volto a loro : Si gU disse, io v ho condotto a tanta fortezza, che eziandio possiate sprezzare i Beozi. Nondimeno alcuno di quei capitani che sono pi eccellenti di me ora vi diriga, e meni fuori. Cosi la virt del capitano prese di modo gli animi degli Ateniesi 9 e talmente rivocolli dall inw
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peto, cV gli non fa pi/costretto ed usdt alla bat taglia con quelli, che si erano prima levati ; anzi eoa la ragione fren la furia loro. i Era citato Ificrate, siccome colui, eh' era accasato da Carete, ed Aristofnte* di tradimento, per questa ca gione , che potendo egli ammazzare i nemici ad Embata , non fece la battaglia navale. Il quale veggendo co me il giudizio era piegato netta parte contraria , rima nendosi di dire la sua ragione, mostr a certo modo la spada a giudici. Per il che tutti determinarono di assolverlo, temendo ohe tutta 1' udienza non fosse . avT volta da congiurati i quali cercassero il giudizio con I* arme. Poscia adunque eh' egli ottenne la vittoria, op ponendo taluno che egli aveva fatto forza ai giudici, io sarei pazzo, diss' egli, se guerreggiando per gli Ate niesi non facessi il simile per me stesso. Ritrovandosi gli Ateniesi afTatto voti di denari, Ifi crate gli persuase di togliere o di abbassare quegli edifizj nelle pubbliche vie, i quali sovrastassero gli altri. Per il che i padroni delle case gli portarono moki denari , acciocch le loro abitazioni non fossero mozze , o ro* vinate. Dopo la battaglia Ificrate distribu a ciascuno la parte della preda, secondo il proprio valore. Se anco gli erano portati doni dalle citt, egli li partiva eziandio con quegli non solamente per individuo, ma ancora per compagnia e squadra, ed a cavalieri, e secondo le ai> mature, poich altri ne dava alla fanteria pesante, altri alla leggiera; altri avanti la auffa ne prometteva a quei che fra gli armati si fossero portati da iomiui valenti,
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ed altro premio a ra to , altro a quei delle ~rotelle, e cos di mano in mano a ciascun ordine. Aveva eziandio usanza di far sedere neprimi luoghi delle feste pubbliche , e negli squittin quei, che fossero stati pi Valorosi degli altri. Faceva egli queste cose affine che i soldati si mostrassero pi franchi e pi pronti a pericoli Esercitava Ificrate a pi guise i soldati , cio con finte scorrerie ed agguati , con falsi tradimenti e pas saggi , con simulati assalti e vani spaventi ; acciocch se per isciagura tal cosa gl' intervenisse non si spaven tassero. Accadde, che, essendo i nemici d* intorno al monte Santo dirimpetto ad Ificrate, e da lui discosti solo cin que stadj, occupando un altissimo luogo lungo il mare, egli non era possibile che vi si andasse se non a uno a uno, perciocch dall'altro lato v' erano le balza, che risguardavano in mare. P er il che Ificrate scelse 1 pi robusti ed i pi fo rti, ed aspettando una notte tran quilla, untosi con olio, e prese le arme necessarie girava il luogo per mare. Ma dove 1 * acqua era pi alta nuo tando oltre, ed uscitone, sorprese le sentinelle alle spalle, tutte le trucid, e cos men 1 * esercito suo per la via stretta lungo il precipizio. Ci fatto, essendo ancora notte, alla sprovvista senza alcun pensiero de' nemici, egli gli assal, ed alcuni ne ammazz , alcuni ne prese tivi. Veggendo Ificrate il tempo opportuno di assaltare i nemici, bench fosse il verno, e la neve agghiacciata, voleva menar ftiori Y esercito : ma i soldati, siccome
126 quelli eh'erano mal vestiti, e perci sentivano l'asprezza del freddo, gli ubbidivano mal volentieri. Per il che egli messosi una cattiva veste, e vie pi leggiera, che le altre, and alle loro tende , e gli esortava ad assal tare i nemici. Com' eglino videro la veste vilissima del capitano , che, senza scarpe, per la salute comune si offeriva di proprio volere al percolo, gli andarono ap presso volentieri. Quando Ificrate non poteva dar le paghe a suoi sol dati gli menava a luoghi deserti , e lid i, affine che consumassero manco che si p otesse. Se poi fosse stato per avventura ricco, egli gli menava nelle citt, e luo ghi fioriti, l dove spesa quanto pi tost la paga, fos sero costretti a fare qualche cosa onorata per lo di sagio del denaro. Ben vero eh' egli non gli lasciava stare in ozio ; mentre quando non era in guerra, sempre gli teneva occupati in qualche faccenda, o in far mine, o in cavar fosse , o in tagliar, alberi , o in trasportar alloggiamenti, o in tramutare i vasi, perciocch si pen sava che in ozio sempre si trattasse qualche sedizione. Poscia che Ificrate ebbe fatta la preda in Samo, egli navig in Deio , l dove vennero gli ambasciadori dei Samj per riscattare le cose loro con denari : il quale promettendo loro di rendere ogni cosa, segretamente mand fuori una fregata, con ordine di fingere di venire d' Atene , e portare una lettera, per la quale gli Ate niesi gli comandavano di ritornare in patria. Laonde egli fatta la pace amichevolmente co' Samj, comand a capitani delle galee , che dessero de remi in acqua , e quindi navigando di e notte se n* and in certa isola
127 abbandonata. Come i Samj si avvidero, che Ificrate era di l navigato, ed aveva dimostrato somma cortesia agli ambasciadori loro , se ne dimoravano nella loro citt senza paura, e qua e l per ]o contado andavano va gabondi. I quali mentre che pi diffusamente andavano vagando , egli smont in terra un* altra volta a Simo , e fece maggior preda assai, che dianzi non aveva fatta. Formione aveva fatto anch'egli il medesimo a Calcidesi. Guerreggiando i Tebani ed i Lacedemoni fra loro, Ificrate s'ingegnava di rappacificarli insieme. Ma facen dogli. resistenza i collegati de' Tebani,. che erano gli Argivi e gli Arcadi, egli impose a certi soldati ? che andassero a saccheggiare l'Argolide. Ora rammaricando di ci gli Argivi appresso d'Ificrate , egli diceva loro , che ci era fatto da loro rifuggiti. Laonde marciando innanzi, quasi eh' egli avesse ammazzati i rifuggiti, ri torn la preda agli Argivi. Come eglino riebbero la preda , cos ricorsero da. Ificrate siccome a colui che era amic loro , e benefattore ; ed appresso persuasero a Tebani, che dovessero far la pace. Guerreggiando Ificrate a nome del re di Persia, na vig in Egitto assieme con Farnabazo; laddove essendo il paese senza porti, comand a capitani delle galee che ciascuno avesse quaranta sacchi. Laonde pigliando eglino terra e riempiendp i sacchi di arena (i), li af ond nel mare avendoli prima attaccati alle galee, e rimurchiando quindi a forza di rem i, si posero in si curezza.
(i) Casaubono riferisce su quest argomento un passo dell impe ratore Leone cbe riduce a precetto l azione d* I ficrate chiamandola eoa greco vocabolo: * sia porto in mare.
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Ritrovandosi Ificrate in Epidauro, ordin non molto sopra il mare 1' esercito. Ma poich' egli venne a certo bosco folto ed ombroso, grid che quegli d i' erano quivi si levassero. Allora i nemici temendo di qualche grande imboscata, ritornarono indietro, e con presta fuga si ritirarono nelle navi. Volendo Ificrate, e Giasone fare gli accordi in Tes saglia appresso il fiume , fra loro per mezzo di ambasciadojri si ricercavano , e messe gi 1' arm e, e cosi venuti sotto il ponte s'abboccarono insieme. Ma poich 1' accordo si doveva con giuramento , e con le vittime fermare, Ificrate sali sul ponte, e Giasone avendo tolta certa pecora a un pastore assente, cominci a sacrifi carla nel fiume. Allora Ifiorate presa la spada saltando gi, senza far strage, lo costrinse a quelle condizioni che a lui piacevano. Erano accampati i nemici in Tracia appresso Ificrate; quando egli ci veggendo , di notte abbruci la selva che era fra ambidue gli eserciti, e lasciate quivi l e bagaglie, ed alcuni animali, diventando la notte tut tavia pi buja, se ne and in certo luogo folto d* al beri , e per conseguente ombroso. Laonde nell* apparir del giorno i Traci vennero agli alloggiamenti dei Greci, e non vi trovando alcuno se non le bagaglie e gli animali, tutto predarono. Ora sopravvenendo Ificrate , ed essendo eglino dispersi , assaltoUi in ordinanza , e non solamente gli sconfisse , ma eziandio ricover le bagaglie. Mentre che Ificrate andava in certo luogo di notte , comand che i tr ombetti mandati in diverse parti, dea
**9 sero all arme. I nemici sentendo il suono delle trombe scorsero chi.qua, chi l : onde egli ammazzati quei pochi, che v*erano rimasti, con agevolezza s'impadron del luogo. . Essendo Ificrate a Corinto , i Lacedemoni assalirono la citt. Egli non subito prese i soldati, e con essoloro e'offerse al pericolo. Ma sapendo che eranvi luoghi fora tissimi intorno alla citt, segretamente prima gli occup * e fece sapere dianzi a quelli che erano nella citt, che andassero a trovarlo. Uscirono adunque tutti fuori della citt, e raunaronsi insieme ; allora i Lacedemoni im pauriti , e temendo della ritirata fatta in que' luoghi m uniti, senza azzuffare la mischia si partirono. Facendo guerra Ificrate agli Abideni, e trovandosi in Chersoneso, di a sospettare di aver egli paura di Asibio lacedemone ; occupato quindi certo luogo 1' acceiv chi di mura. Come gli Abideni lo videro edificare le mura, cos lo sprezzarono come pauroso, e per con seguente usciti dalla citt , dava lor il cuore d' andar per lo territorio. Allora Ificrate veggendoli disuniti, men di notte una parte dell* esercitp nelle contrade degli Abideni, e scorrendo le ville loro, fece preda non pur d'uomini, ma di molti denari ancora. Mentre che Ificrate era a Corinto, intese come que' della fazione contraria erano per ricevere nella citt i soldati da loro pagati, e condotti di Lacedemone ; desti dunque i suoi, alcuni ne lasci dentro in luogo di pre sidio, alcuni altri menati fuori gli mise in ordinanza , e oon frettolosi passi and a quella porta, che i Corinti avevano aperta per introdurre i Lacedemoni. Avvenne
P o l ie n o
S tra t.
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dunque ch'egli seguit dalle spalle subitamente quei eh' erano tati gli ultimi ad entrar dentro, e con esso loro pervenne nella citt. Ora perch la cosa si faceva di notte al bujo, egli ne tagli molti a pezzi, e nell ' apparir dell' alba f prigioni molti di que* che, fuggi vano agli altari. Poscia che ificrate ascese in Tracia, egli si accamp quivi con ottomila soldati ; laddove inteso, che i Traci 10 volevano assaltar di notte con 1 *imboscate, facendosi sera, e tolti i snoi soldati pieg quasi tre stadj in certa valle, l dove eglino si potevano coprire, ed ascondere. Per il che i Traci fatta la scorreria saccheggiarono gli alloggiamenti voti senza servare ordinanze, e ridevansi de* Greci quasi che fossero fuggiti. All* incontro Ificrate di nascosto assaltati i Traci, molti ne ammazz, e molti ne prese vivi. Dovendo. Ificrate camminare due giorni per certa via arenosa e senz'acqua, comand a soldati che presa la cena empissero i vasi d' acqua, e cos tramontato il sole, egli men 1' esercito di notte. Fatto che fu il d i, egli si accamp , e comand a soldati che mangiassero di quel eh' essi avevano portato con essoloro , e be vessero dell acqua. Quindi poich si ebbero riposati al quanto fra d , fece apparecchiar da cena, e raccolta ogni cosa d capo cominci incamminarsi di notte. A questo modo in iscambio di due gionii eglino viaggia rono due notti ed un sol giorno , per coi 1 *acqua fu loro abbastanza. Parte che Ificrate menava gran rapina in Epidauro, 11 governatore lacedemone di quel paese lo seguitava
i3i appresso le navi. Ora essendo i nemici sol poggio, Ificrate mise gli armati innanzi alla preda , e gli espe* diti ed invalidi pose di qua e di l dai fianchi, ed as* sal i Lacedemoni. Per il cbe i Lacedemoni anch'essi assaltandolo da molti luoghi sparsi, Ificrate occup i luoghi vantaggiosi del poggio, ed usci alle spalle dei nemici, i quali tutti mand a fi] di spada. Menando Ificrate lesercito intorno a Fliunte per certi luoghi stretti, e travagliandolo i nemici nella retroguardia, comand a suoi che incontanente uscissero fuori di quelle strette. Di poi correndo egli a tempo copi valorosi per mezzo alla coda assalt i nemici, i quali erano di sordinati , e messigli sottosopra n' ammazz gran numero. Scorrendo Ificrate per la Tracia pose gli alloggiamenti in certa campagna, che era intorniata da monti, ed aveva l'uscita per certo angusto ponte, il-quale voleano passare i Traci di notte nel pensiero di assaltarlo im*provisamente. Ma avendo egli accesi di molti fuochi nel campo, e portandosi verso le falde dei monti s'im* bosc co' soldati nella selva ivi esistente, e rimanevasi cheto. I T raci, passato eh' ebbero il ponte, avvisando di trovar quivi i nemici dove erano i fuochi si dispor sero al combattimento. In questo mezzo Ificrate , tolti i suoi soldati, pass il ponte, e sicuramente si partii* Era Ificrate generale di grandissimo esercito per terra > ed ammiraglio dell' armata, e perci affine che i soldati non Y abbandonassero , nel dar le paghe egni mese ne riteneva il quarto (i), quasi come arra di ciascuno di
(i) I Romani adottarono pest a costumanza d Ificrate. ogni sol dato fra essi mettendo in deposito una parte dl loro soldo. Stotonio in Domiziano. Vegezio lib. a , cap. 20.
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loro, acciocch non disertassero. A questo modo egli aveva sempre di molti soldati, i quali erano ricchi, siccome quelli che avevano la quarta parte dlia paga in avanzo. Accampandosi Ificrate al dirimpetto de* collegati dei Lacedemoni, di notte cambi le vesti de* soldati, dan do quelle de' servi a soldati, e quelle de* soldati a servi. Per il che quelli che erano in abito militare se u andavano lungi dall'arme, imitando 1 ozio de* liberi ; per lo contrario quei eh* erano vestiti da servi si stavano appresso larme a guisa eh era costume de srvi. Veggndo quste cose i nemici, ad imitazione degli avver sari , scioperati passeggiavano fuori degli alloggiamenti senza far nulla , e i servi erano occupati intorno alle cose necessarie* Quivi allora Ificrate di il segno, e i soldati suoi, prese l armi , andarono agli alloggiamenti de' nemici. Laonde abbandonando i servi i loro ufficj, ed essendo i soldati disarmati, altri nammazzarono, ed altri ne fecero prigioni. Erano accampati i nemici dirimpetto ad Ificrate, e smpre*ad un'ora determinata desinavano. Laonde Ifi crate comand a suoi soldati che desinassero anzich l'alba apparisse. Fatto questo, egli venne a battaglia co'nemici, e prolung il lanciar de* dardiinsino alla sera. Ma poich fu fatto fine al combattere, i nemici se n'andarono a cena, quand egli co*suoi soldati, che gi avevano desinato, gli assalt, e cenando n'ammazz gran numero. Ificrate camminava d'intorno a Fliunte, e perciocch il luogo era aspro, egli aveva ordinata la battaglia per
i3 3 altezza. Ora molestando i nemici la retroguardia, ed ammazzandone molti, e predando di molte cose, egli con que' che erano dal fianco rivolto a dietro, comandi alla falange che pi * velocemente marciasse innanzi. Dopo scegliendo i pi franchi , e i capitani che erano nell' uno e nell' altro corno li pose di dietro. Laonde essendo oggimai alla coda, ed urtando ne'nemici stanchi dal perseguitare, e sparsi alla preda delle bagaglie, gran parte ne tagli a pezzi, e molti pi ancora ne men prigioni. Ificrate essendo a Corcira le guardie fecero il segno che Crinippo navigava di Sicilia (i) con urbici supplementi, e eh* era quasi per entrare nel porto. Allora egli co mand a cert uomo, che accendesse il fuoco amichevole ne' deserti : e cos navigando di notte egli prese tutti i supplementi fuori che uno, il quale si fugg. - Avendo per avventura inteso Ificrate come due capi* tani trattavano di far sedizione in Aca (a), egli chiam i pi eccellenti ohe fossero nell* esercito, e comand loro che mentre egli chiamando gli avversar] per cagion del tradimento ne ricercava la cosa, dessi subitamente le vassero l'a rm e , tanto ad essi che alle squadre che ve nivano loro appresso : i quali tosto fecero come Ificrate aveva loro commesso. Allora Ificrate scoperta e convinta la sedizione ammazz i capitani, e svaligiati i soldati, li mand fuori degli alloggiamenti. Essendo per isciagura fuggiti a Lacedemoni due mila
(i) Senofonte nel lib. 6^i dieci soltanto fa ascendere i supple* menti, e d altro nome al comandante di essi spedito da Dionigioj ( 3) Nel test* A# 0} meglio per Traccia.
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soldati pagati, Ificrate mand lettere segrete * capitani di coloro che* s' erano fuggiti, avvisandoli che tenessero bene a mente il tempo determinato nel quale eziandio egli attendeva l ' ajuto di Atene; sapendo che la lettera sarebbe venuta nelle mani de*guardiani delle vie. Poscia che i guardiani recarono le lettere a Lacedemoni essi giudicarono ottimamente fatto metter le man addosso a rifuggiti, i qtfali non avevano cosa pi desiderata, che di poter fuggire, conciossiacosach aveano per ne mici gli Ateniesi , a cui erano stati infedeli, e gli Spartani presso i quali erano comparsi traditori. , Volendo Ificrate ripigliare quei che in Ghio (i) favo reggiavano la parte de' Lacedemoni, comand a certi ca pitani di galee, che facendo.vela di notte, entrassero da m eno di in porto in abito di Lacedemone. Avvenne che veggendoli quei eh' erano seguaci de' Lacedemoni con allegrezza grande correvano al porto, i quali es sendo circondati da lu i, e da quelli eh' egli aveva mandati fuori della citt, gli prese, e li mand*agli Ateniesi perch li castigassero. Trovavasi per avventura senza denari Ificrate, quando i soldati romoreggiando, e chiedendo un pubblico par lamento , egli comand, che certi uomini ammaestrati nel linguaggio persiano, e vestiti eziandio alla persiana (2 )
(1) La toro colpa diveniva maggiore dall1essere considerata la unione di Cbio e dAtene come cosa sacra. Ed in fatti era Costume presso gli antichi Ateniesi nelli sagrifizj, nelle pubbliche preghiere > ed allora quando imploravano un qualche favore a pr della loro patria di unirvi sempre qual norma stabilita: e per quelli di Cio Cosi Aristofane.
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fct)h le stole , sopraggiungessero l , dote ra la calca de* soldati , e dicessero in lingue straniere come di gi erano vicini coloro che recavano i denari. Laonde noi siamo siati mandati innanfci a farvi ci sapere* Come adunque costoro gli ebbero ragguagliati> cosi i soldati lasciarono il parlamento. Aveva fatto gran preda Ificrate intorno Odrisiado, e perci i terrazzani lo seguitavano con gran moltitudine di uomini. II quale avendo pochi soldati died loro certe fiaccole accese, e comand che facessero fria ad* dosso a nemici. Allora i cavalli degli Odrisii non po* tendo reggere al disusato aspetto del fuoco, si misero in fuga. Ificrate andava ad una citt nemica, e perciocch fa* ceva di mestieri passare il fiume, il quale dal territorio correva per mezzo la citt , alla quale egli andava , lo valic la sera con Pesereito, acciocch, essendosi il fiume intorbidato dal passaggio durante la notte, senza che i cittadini se ne avvedessero si rischiarasse. A questo modo senza saputa alcuna il giorno vegnente assalt i cittadini > i quali aspettavano ogni cosa fuor che questo. Prese Ificrate di molti Odrisii in Tracia: i loro con* cittadini adunque perseveravano molto in lanciar dardi, e saettare. Ma egli avendo legate le mani dietro le spalle a prigioni , ignudi ne colloc uno di rimpetto a ciascuno di quelli; eh' erano alla fronte. Laonde av venne che gli Odrisii per non ferire i loro, si rima sero di lanciar dardi, e le saette ancora. Navigando Ificrate in Fenicia con cento navi da trenta rem i, l dove il Udo era fangoso, e visto come
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i Fenicj corredano al lido comand, che quando il legn fosse loro mostrato, i governatori glttassero le ancore a poppa, e per ordine pigliassero terra ,* e ch ciascuno soldato ben armato si calasse in mate il. lun* go del suo rerijo snza rompere le file. Sospettando adunque egli Oggimai essere giunti a certa mediocrit d* acqua , di il segno di Uscir, fuori Allora i gover natori delle galee per ordine gittando 1' ancore piglia* vano terra , e i soldati anch* essi coprendosi ordinata* mente marciavano innanzi. Ora i nemici recandosi a maraviglia 1' ordinanza , e la franchezza dell* animo di quelli, voltarono le spaUe. Cos seguendoli i soldati dIficrate altri ne ammazzarono, altri ne presero vivi ; e. menata di molta preda di quivi attorno, e postala sulle galee essi si accamparono in terra
Timoieb*
ra vuoto affatto di denaro 1 * esercito degli Ateniesi, e perci Timoteo persuase a mercatanti eh' essi si va lessero dlia sua impronta (i) in iscambio di denari, per-* ciocch partendosi, CambierebbonO la impronta contro il denaro. Prestarono fede i mercatanti a Timoteo , e per conseguente mercanteggiarono a soldati per1 la impronta del capitano. Alfine partendosi quegli, ed avendo Ti moteo ricevuta dovizia di denari, pag il prezzo de terminato. '
(i) Aristotele, lib. a. Oeconom. dice che Timoteo conift.tse delta tnoneta di rame , a cui io seguito, r itirandola, sostitu P argento*
i3 7 Mentre che Titfeote faceva levar . 1 * ancore *a tutta 1' armata , avvenne che sternutando uno , il nocchiero ornando che si fermassero. Laonde non dando il cuore a marinari d montare sulle galee, sorridendo Timoteo, disse loro, tja E che auspicio accadute , s uno ha sternutato qui. dove sono ta n ti , che stanno et in torno ? = : Allora i marinari con riso accettando le parole di Timoteo, levate le ancore, dieder de' remi in acqua. Aveva comandato Timoteo a suoi soldati che con quella prestezza , che per loro si poteva maggiore, uscissero a battaglia. Ora uscitine pochi soldati, il capo di squadra diceva , che si dovevano aspettare gli altri ancora. M a Timoteo non aspett altrimenti, avvisando aver'tutti quelli, che francamente volessero combattere. All' incontro quei che tardavano ad uscire esser disu tili , ancora che fossero presenti. Nel fatto d* arme navale , che fecero gli Ateniesi, e i Lacedemoni a Leucade , Timoteo era generale degli Ateniesi, e Nicomaco de' Lacedemoni. Era allora per avventura la festa chiamata Squirra (i). Per il che Ti
f i) Questa fsta si * celebrata nel mese di uranio per cui trasse Squirrophwion , Era essa anche detta Archephoria, o Arretophoria , poich quattro verginelle delle pi distinte famiglie vi portavano in processione entro piccoli panieri i misteri secreti ap pellati Arrhetes. La solennit era fissata col giorno dodici del mese. Il sacerdote d1Erechreea portava durante la cerimonia il cappello bianco ( squirros ) donde deriv al iti esc i l nome di Squirrophorion. Le statuine di Minerva erano fotte d* un terra bianca, e chiama an s i pur esse squirros. Ernvi inltre' altre feste celebrate in onore 4 i Minerva, ma quest? an V il luogo di darne oontesoa.
il nome di
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moteorn quel di coronand le galee di mirto e levando le ancore innalz il segno, e vinse con le navi; percioo che i soldati con buona speranza combattevano , avvi sando di avere in compagnia Iddio. Accerchiando Timoteo una citt, determin il luogo a soldati donde eglino potessero menarne la preda, ven dendo egli il resto del territorio , e quanto eravi in esso. N per concesse loro che potessero ruinar casa, n capanna , o tagliar albero annestato , ma che sola** mente ne pigliassero i fratti. Ci faceva egli, acciocch, stccom' era il suo pensiero, se avessero vinto potessero ^accorre pi tributi; s'anche la guerra fosse durata as sai , n* avessero pi copia di vittovaglia , e luoghi di albergare. Ma quel che di gran lunga dVanza tutte queste cose, eh* egli si procacciava cos gran benivolenza appresso de* nemici. Volendo far la battaglia navale Timoteo co* Lacede moni , ed avendo egli la ciurma sulla poppa delle galee , si riposava : comand adunque a capitani di esse che menassero fuori venti brigantini affine che si affrontassero con le navi de' nemici, e spesso moven tiosi si piegassero. Perch i nemici, oggimai stanchi dal vogare, penavano a riavere i remi. Allora Timoteo avendo la ciurma fresca, sopraggiungendo loro, e co minciando la battaglia navale , si acquist la vittoria. Aveva voglia Timoteo di passare Olinzia; ma. temeva della Cavalleria di que' terrazzani ; e perci mise in or dinanza 1 *esercito in quadro lungo, e poste in mezzo le bagaglie, e la cavalleria, e menando molte carrette congiunte, insieme, l'accerchi con gli armati di fuori
via ; d modo cbe i cavalieri oliati n on s potevano valere del cavalcare. Accanppavasi Timoteo appresso Amfipoli, quando egli fu ragguagliato da certa spia, che i nemici si rausa vano per assaltarlo il d vegnente con gran moltitu dine. Timoteo non disse altrimenti della moltitudine a suoi soldati, affine eh* essi non si spaventassero: ma quasi ch'egli fosse per assaltarne pochi e dispersi, man* d innanzi quei eh* erano disutili, per vie fuori di mano, l dove i nemici non avevano guardia alcuna; e cos egli guid la battaglia mettendo gli espediti nella retroguardia. Appresso non potendo egli armare le galee nel fiume Stilinone, labbruci , e messe ad effetto tutte queste cose, in una notte sola senza pericolo ,si part., Timoteo assediava la citt di Samo , ed avendo a* soldati settemila mercenari, e non potendo dar loro le paghe, veggendo l'isola piena di frutti, scelse un luogo atto a far la preda : quindi vendette il resto dei frutti, concessa per la sicurt a quegli, che li accogliessero. A questo modo raccolti di molti denari di parte della; paga alle truppe e cos si serv di soldati vie pi ubbidienti, e pi franchi onde prendere per forza la citt de Samj. Essendo Timoteo allassedio di Samo, molti stranieri pigliando quivi posto, logoravano ogni cosa, e perci essendo cara la vittuaglia, egli comand che non si vendesse n farina , n una misura d' olio, o di vino : ben' vero eh' egli concesse la vendita di un moggio di grano, e non manco, e di tutti gli altri liquori non meno di una misura (i). Ordin eziandio che nessuno
CO Aristotele, lib. a , Oeconom. dice che tra wl divieto si esten deva anche a quelli dell1isola di Samos.
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avesse le macine da frumento, >eccetto che ne* p oggi* Perch egli avvenne, che non essendo aperto il mercato agli stranieri delle cose appartenenti al vivere giornal mente, eglino le recavaqp con essoloro. Laonde i sol dati soli venivano a logorare il frumento, e la vittovaglia col esistenti. Avendo Timoteo quaranta navi, e volendo mandarne cinque di quelle innanzi bene all' ordine di vittovaglia per molti d, n potendo dar loro denaro, comand che sciogliessero tutte le navi, le quali avevano la vittova glia triplicata; le quali pigliando terra a cert*isola, egli comand a capitni delle galee , cl^e gli portassero le due parti della vittovaglia di ciascuna nave , la quale egli dispens a quelle cinque navi, e csi le mand con la provigione per molti giorni. Fatto questo ,* egli ri condusse le trentacinque navi all* usato porto. Era Timoteo per fare la battaglia navale a Leucade con Nicoloco spartano, e perci egli comand che la ciurma smontasse in terra, e lungo la riva del mare si riposasse. Di poi levate le ancore a venticinque galee le pi agili al corso, comand a loro capitani che non si affrontassero con quelle degl' inimici quanto sarebbe il tiro di un dardo, ma ora piegassero, ora voltassero le poppe a studia, acciocch stancassero quelli remiganti. Perch questi fuggendo la zuffa, e quegli oggimai stan chi , tra per lo calda, tra per la fatica abbandonandosi, Timoteo suon a racclta, e fatti smontare i galeotti , comand, che quei che s* erano riposati montassero sulle galee. Laonde con prestezza seguitando i nemici , che erano oggimai stanchi , egli affond di molte'galee
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lro, e parte ne tratt in modo, che non rano pi buone a navigare. / Mentre che Timotep faceva la guerra navale co* La cedemoni aveva paura di dieci navi loro, le quali l 'am* miraglio aveva mandato innanzi a difesa di quelle navi )e quali portavano la vittovaglia , acciocch gli Ateniesi nel partire non le assalissero. Allora Timoteo comand a capitani delle galee, che non cercassero di mettersi in ordine secondo 1' usato , ma che ciascuno si stesse in quel luogo, che prima occupasse, affinch mentre le galee si trasferissero agli ordini loro , i nemici veggendole sparse, non 1 * assaltassero alla sprovveduta. Ma menando egli le navi a guisa di figura falcata, dirizz le prode e la circonferenza , verso i nemici. Laonde avendo messi i vascelli da trasporto , ed i prigioni nel centro di quelle, egli si fu a suo viaggio. Facendo guerra Timoteo co' Calcidesi insieme con Perdicca, e facendo fondere (i) le monete cipriane con quelle de'Macedoni coni una moneta, la quale pareg giava d i, valuta le cinque prime dramme. In questa mo neta la quarta parte era di bonissimo argento, e le altre di metallo falso. A questo modo avendo egli do vizia di paghe , persuase a mercadanti, e agli abitatori di quel paese che dovessero fare i loro contratti in denari si nel vendere, come nel comperare. A questo modo cambiando eglino le cose 1*un con 1' diro non si ritennero pur una di quelle monete , ma quasi tutte per certo giro ritornarono alle paghe de* soldati.
(i) Leggasi AristeteU lib. a, Oecopom.
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Dava la batteria Timoteo alla citt di Torona, lad dove i terrazzani all' incontro alzavano altissime mac chine , cio gabbioni pieni di rena. Il che veggendo egli, ritrovate macchine pi lunghe, mise gli spontoni in cima degli alberi delle navi, ed attacc le falci agli spontoni, e oon esse distrusse poi 1' opera de' nemici : {perciocch le falci tagliarono i gabbioni in modo, che versavano la rena ; i Toronesi perci furono costretti a fare f accordo. Avendo Timoteo vinti i Lacedemoni nella battaglia navale, ohe si fece intorno a Leueade, quando spezzati di molti navigli, restarono a quellino dieci sole navi molto atte alla battaglia navale, delle quali egli ne aveva paura. Perch ritornato alla prima sua posizione mise in porto l'armata a guisa di figura falcata, e vol gendo la circonferenza alla fronte de' nemici , e prese dentro tutte le navi da trasporto , cominci a navigare a terra , comandando , che, voltate le poppe a ter ra e le prore a nemici, le spingessero, affine, che con agevolezza si difendessero dalle dieci navi contrarie. Veggendo questa ordinanza quei che avevano le dieci navi, e per conseguente avendo paura, non dette loro il cuore di assaltarlo. Menando Timoteo 1 * esercito co' CIrenesi, ed altri collegati contro i Lacedemoni, colloc nel primo luogo quelle navi che erano pi preste al navigare , coman dando che le altre messe in ordinanza si stessero. Ora attaccando la battaglia le prim e, ed essendo oggimai quasi che stanchi i Lacedemoni, egli fece segno' a quelle che si posavano: le quali ancora fresche e ga gliarde urtando in quelle de'nemici, le misero in fuga.
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Cabria.
Disse gi Calma a soldati, se noi attaccheremo U battaglia toon ci pensiamo di combattere co' nemici, ma con persone fatte di sangue e di carne, le quali hanno ta medesima natura comune con essonfoi. Avendo preso porto dodici navi spedite da Lacede moni per ispiare, e non dando loro il cuore di levar le ancore, Cabria (r) le persuase a questo modo a uscirne di porto. Egli accoppi dodici navi a due a due, ratinando le vele di due in una* 1 nemici ci veggendo ne facevano poca stima, e perci essi navigarono con le loro dodici quasi contra sei. I quali tosto che furono allargati in mare , Cabria, tolte via le vele, mand le navi disciolte, e prese la met degli uomini, insieme con sei navi de' nemici. Camminava Cabria con pochi soldati per certi luoghi4 stretti, quando gran moltitudine di nemici lo molestav dalle spalle. Perch essendo egli nella vanguardia come guida del viaggio, colloc i pi forti, e i pi gagliardi alla coda affine che rinculassero i nemici. 11 perch nessuno di loro si fuggi non dando loro il cuore di passare innanzi al capitano , mentre ne sarebbono stati impediti, ed eziandio castigati: con questa ordinanza di marciare, sicuramente ne men 1' esercito. Era vuoto di denaro Tamo re di Egitto, a cui Cabria di per consiglio, eh' egli comandasse a pi ricchi del
(1) La siesta astuzia usarono Diolimo, Tedi lib. 5 , Trasillo, odi lib. 1.
*44 paese, che gli contribuissero qnel tanto d oro, e d* ar gento che ciascuno di loro potesse, eh' esso gli lasce* rebbe i tributi che pagavano ogni anno, invece di quello che gli recassero* A questo modo egli raccolse di molti denari, e nondimeno non lece torto a nes suno, anzi tutti dopo riebbero il loro nel modo eh'essi glielo avevano dato. Scorrendo Cabria nel paese de' Lacedemoni, pass di notte oltre il fiume ; l dove fatta gran preda, la mand di l del fiume nel territorio degli amici, e dei collegali. Quivi restando egli, comand agli altri soldati che mangiassero, e cosi egli si stette insino a mezzo d i, aspettando quel che poi eziandio intravvenne. Per ciocch i Lacedemoni ragguagliati del fatto, uscirono fuori per ricoverare la preda, ed essendo corsi dugento stadj ratti ratti, avvenne che sendo oggimai stanchi, disordinati, ed isparsi non potevano combattere. Ma Cabria , che aveva i suoi soldati franchi tra per . la ce na , tra per lo riposo, menandoli in ordinanza senza difficolt tagli a pezzi i nemici. Era condottiero Cabria in Egitto dell' esercito del re di quella nazione. Ora appressando il re di Persia l ' esercito per terra e per mare, il re d* Egitto, ancora che avesse dovizia di navi, nondimeno pativa diltto di galeotti. Perch avendo Cabria fatta la scelta de* pi gio vani dell' Egitto quanto era abbastanza per armare .du gento galee , lev i remi delle galee : cos gettate di molte picche lunghe verso il lido , fece che tutti per ordine sedessero ; e dando loro i rem i, ed aggiuntivi alcuni che avevano due linguaggi greco cio ed egizio,
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comand, che quivi si esercitassero parecchi giorni. Patto questo, egli part, e di soldati galeotti empi li galee. Se per avventura Cabria avesse avuto l ' esercito rac** colto di nuovo, e fosse stato per dover combattere, comandava per mezzo del trombetta, che quegli i quali si sentivano male mettessero gi l ' arme, perch tutti que'eh'erano paurosi facendo vista d'essere ammalati, mettevano gi 1 arme. Di questi egli non se ne valeva altrimenti in battaglia , ma solamente ad occupare in*, nanzi i luoghi muniti, acciocch almeno la moltitudine loro scoprendosi mettesse paura a nemici : ma dove egli ebbe l'occasione, li priv della paga. Pigliando porto Cabria a certa citt de* nemici, egli di notte fece uscire que'delle targhe. Ma dove il giorno cominci ad apparire, egli navig a certo porto lontano dalla citt. Quivi correvano i cittadini per vietargli, che non uscissero delle galee. Allora que" dalle targhe usciti dall imboscata gli urtarono dalle spalle, ed ammazzatone alcuni di loro, ed alcuni presi, da capo montati sulle navi, navigarono via. Fece entrare Cabria dieci di que' dalle targhe, i quali di prestezza avanzavano gli altri in ciascuna galea, e di notte mandogli ne' paesi de* nemici, comandando loro, che ne menassero la preda. I cittadini correndo dalla citt alla difesa delle cose loro, furono presso a pigliare i predatori. Il che visto Cabria, subitamente navig alla citt. Allora quei eh* erano usciti veggendo come Cabria navigava alla citt usarono ogni opra ch'egli non la pigliasse. Ma egli pigliando terra, e tolto sulle
P W X N Q , Strat.
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galee que'delle larghe con la preda, eh'essi avevano rubata, quindi partissi. Dovendo Gabria in Nasso far la battaglia navale contro Pollide, comand a* capitani delle galee , che s'essi ve nissero in uguale e dubbioso pericolo, ascose le ban diere delle loro navi, sapessero che quelle le quali ave vano le insegne erano de*nemici. Fatto questo, i piloti di Pollide riscontrando le navi degli Ateniesi senza il segno attico, dubbiosi navigarono oltre. Allora gli Ateteniesi, siccome era stato loro comandato, assaltarono di qua e di l le navi che avevano le insegne : questo inganno adunque rec la vittoria agli Ateniesi. Navigando di notte Cabria in Egina , poich'ebbe fatto smontare trenta uomini in certo luogo acconcio, egli navig innanzi. I cittadini usciti fuori della citt comin ciarono a combattere con quelli, eh'erano smontati di nave, e n'ammazzarono parecchi; il che veggendo Ca bria, subitamente volt le prode alla citt. I cittadini temendo di essere serrati di fuori, abbandonata la mi schia che avevano attaccata con que'trenta, ritornarono nella citt. Attacc Cabria alcune pelli sotto ambedue le sponde delle galee, e le fece pervenire all'altezza del ponte, stazione presso che assidua della ciurma. Questo imped in modo 1*onde, che la nave essendo loro meno espo sta , meno era portata, ed i marinai manco si bagna vano. A questo modo eziandio non si potendo vedere le onde che combattevano la nave per lo riparo fatto, non s'impaurivano punto i nocchieri, n abbandonavano la nave altrimenti.
*47 Cabria nelle navigazioni volendo premunirsi contro le tempeste, apparecchi due timoni a ciascuna nave : ben vero ch'egli usava i primi quando era bonaccia. Se poi il mare si turbava, egli metteva gli altri timoni per la sponda appresso i banchi de'remi sopra la coperta, affine che se per isciagura levavasi via quello della pop* p a , egli ne governasse la nave cli' altro. Avendo occupato Cabria il paese de' Lacedemoni, e menatone gran preda, Agesilao capitano loro usc fuori con gli Spartani per favorire a suoi. Allora Cabria ne men l'esercito su d* un poggio alto, e posti i giumenti, ed i prigioni in luogo munito benissimo , se gli ac camp d* intorno. I Lacedemoni anch'essi si accampa rono lontano cinque stadj dirimpetto a lui. Di poi Cabria comand a suoi, che accendessero i fuochi in molti luoghi di notte, e gli fece sapere come nella se conda guardia , abbandonati i giumenti, e le pecore, essi discendessero per la parte di dietro dal colle : i quali prestando ubbidienza a suoi precetti segretamente n' anr darono. Gli Spartani veggendo i fuochi, e sentendo le voci degli animali, avvisando che gli Ateniesi fossero quivi , nell* apparire dell* alba, raccolte le bagaglie , pi gliato il contrassegno per attaccare la zuffa se ne an darono al poggio. Ma poich Agesilao, essendo appres sati quivi, vide gli alloggiamenti voti, disse alzando la voce ;=3 Nel vero .che Cabria un ottimo capitano.
Focione.
Volendp gli Ateniesi movere guerra contro i Beoti,
i48 Focione se gli oppose. Nondimeno eglino con grandis simo e pronto desiderio bandirono la guerra, e crea rono Focione per generale ; il quale fece andare un bando [er il trombetta in questo modo s= Tutti gli Ateniesi, dagli anni della pubert insino a vecchi sessagenari piglieranno con esso loro la vittovaglia per cinque d , e tosto che sia finito il parlamento mi verranno appresso. = 3 Quivi il tumulto fu grande, perciocch i vecchi specialmente cominciarono a gridare, ad andare e venire avendosi di ci molto a male. Al lora Focione disse loro = Niente v* interverr che sia grave od indegno; conciossiacosach anch io , che sono oggimai di ottani a nn i, mi giacer con essa voi. b Come gli Ateniesi sentirono questo, cos si affredd il desiderio loro di guerreggiare, e mutarono volont*
Care.
Avendo Care sospetto che le spie praticassero per resercito, egli colloc di fuori un presidio, e comand che ciasouno desse delle mani addosso al pi vicino, n prima lo lasciasse andare eh9egli gli dicesse chi fosse , e di che ordine. Cos avvenne, che.le spie furono prese, conciossiacosach esse non potevano dare alcun indizio n dell1ordine, n della squadra, n di che compagnia fossero. Era venuta in Tracia una grossissima gragnuola, piando Care vide che i soldati risparmiavano de vesti, e con infingardaggine ubbidivano, perci comand, eh?
*49 mutassero le vestimento l'un P altro. Fatto questo non avendo riguardo alcuno all'altrui vestimento, mettevano pi prontamente ad effetto quelle cose ch'efano loro comandate. Ricondueeva Gare l'esercito di Tracia, ed i Traci sendo alla coda, molestavano la retroguardia* Perch volendo egli stogliere i nemici per passare alla sicu ra certo luogo sospetto, mand i trombetti a cavallo con parecchi cavalieri comandando loro, che accele rando il corso trapassassero dalle spalle i nemici, e dessero all* armi. I quali ci facendo, i Traci che li seguitavano sospettando di qualche imboscata, sbara gliati gli ordini, voltarono le spalle, e per conseguente Gare si part sicuramente, e senza alcun danno. Caridemo*
Depredavano gl* Illesi la citt di Garidemo, quando egli prese un servo ilese, che era ito alla preda, e propostogli di gran doni, lo condusse a tradire la citt. Ma acciocch la guardia che stava alla porta gli pre stasse maggior fede, egli gli di di molte pecore, e servi per due o tre volte, acciocch ne gli menasse. I guardiani partendo queste cose fra loro gli concessero il modo pi volte di uscire fuori di notte. Ora avendo egli condotti di molti uomini, che ne menassero la preda, Garidemo , ritenuti i compagni di lu i, li mise in ceppi; e cos vesti con le vesti di quelli alcuni de'suoi arm ati, e gli di eziandio altra preda, e cavalleria an cora, quasi come fatta prigione: i guardiani per ricevere
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i cavalli apersero tutta la porta. I soldati entralitio con l'arm e, ammazzarono le guardie, e pigliando gli altri difensori s'impadronirono della citt. Laonde, s' egli si pu alquanto burlare, dirassi che Ilio fu preso per la seconda volta colla espugnazione del cavallo.
Demetrio.
Veggendo Demetrio Falereo come, intercetto dal re di Tracia, egli era per essere preso, si ascose in un carro carco di strame, e per conseguente venne sano e salvo ai confini di quel paese.
Filocle.
Accampatosi Filocle capitano di Tolommeo a Gauno, con denari corruppe i prefetti della grascia, loro intinuando che pubblicassero nella citt eh' essi erano per dare il frumento a soldati. Quegli, abbandonate le guar die delle mura, andarono a misurare il frumento: in questo mezzo Filocle prese la citt spogliata di presidio.
DEGLI
STRATAGEMMI
DI P O L I E N O
P R O E M I O .
I o vi consacro ancora, sacratissimi imperatori Anto nino e Vero, questo libro di stratagemmi, siccome quello cbe da me apertamente stato scritto, affine che in quello voi riguardaste le virt de* vostri parenti, e mag giori, i quali signoreggiarono in Macedonia.
L I B R O
Q U A R T O
Argeo.
E s s e n d o Argeo re de* Macedoni, e Galauro de'T au-
lanzj. Questi ne menarono l ' esercito contro i Mace doni ; ed Argeo, perciocch egli aveva pochissimi sol dati comand che se i nemici menassero il loro esercito, le donne si mostrassero loro dal monte Erebea. Avvi cinandosi adunque i nemici elleno apparvero, e scen devano gi del monte in gran numero, e scagliavano i. tirsi in iscambio di dardi, e con le ghirlande si adombravano la faccia. Galauro ci veggendo si spa vent, forse avvisando da lungi che le pulcelle fossero uomini: e perci egli fece suonare a raccolta. Laonde i Taulanzj, gettate l'arm e, ed abbandonate le bagaglie, voltarono le spalle. Ora Argeo avendo avuto la vittoria senza battaglia, edific un tempio a Bacco ingannatore, e le pulcelle, che dianzi da Macedoni erano chiamate Menade , egli per decreto comand che fossero chiamate donne di guerra; perciocch avevano imitalo le virt degli uomini.
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Filippo.
Priv Filippo certo Tarantino dell ufficio del gene ralato; perciocch ( avvegnach egli fosse in grande ri putazione nell esercito ) s era lavato ne4 bagni caldi ; e si gli disse : E mi pare che tu non sappia t usanza , ed i costumi de* Macedoni, appresso de quali n anco le donne di parto si lavano con F acqua calda. Aveva Filippo attaccata la battaglia con gli Ateniesi in Cheronea , quando inclinando quasi a fuggirne, Stratocle capitano degli Ateniesi gridando diceva =: E" non bisogna rimanerci di stringere i nemici anzi che noi gli abbiamo rinchiusi in Macedonia. = ; Ci sentendo Filippo, non rimase punto di seguir limpresa, e dis se : = 5 Non sanno gli Ateniesi che cosa sia vincere: c=r e cos serrata la battaglia a poco a poco si ritir. Laonde messi bene in ordine, in compagnia di certi pofchi occup, i luoghi pi alti. Quindi avendo fatto animo a soldati, se ne torn, e con somma forza facendo impeto negli Ateniesi , attaccato il fatto d arme per eccellenza , ot tenne la vittoria. 1 Mentre che Filippo guerreggiava co Tebani, Eropo, e Damasippo capitani, tolta una femmina di mondo dal luogo pubblico e pagata, per ci chella cantava, la menarono negli alloggiamenti. Tuttavia non poterono far s che Filippo noi risapesse ; anzi saputo la cosa egli K cacci ambidue in esiglio fuori del suo imperio. Mand Filippo gli ambasciadori alla citt de Traci sudi nemici. I quali, raunata la moltitudine, comanda
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rono, clic gli ambasciadori parlassero, e lutti stavano con gli animi attenti ad ascoltare che cosa eglino ap portassero. In questo mezzo Filippo assaltolli alla sprov vista , e prese la citt. Richiedette Filippo i suoi morti per seppellirli agli Illiriani, eh'erano suoi nemici, i quali concedendoglieli, mentre che si trasportavano gli ultimi , dato il segno, H sopraffece all improvvista. Filippo, e Menegete lottatori trovandosi nella pale stra , i soldati eh* erano d intorno con gran romore chiedevano loro le paghe; e non avendo Filippo denaro and a loro grondando forte di sudore, e tutto impol verato , e ridendo dissegli r= Voi dite bene, o soldati, ed io ora mi esercite per essere meglio disposto a battermi contra i barbari, acciocch col loro abbat timento possa pienamente compensarvi. = 3 Dette que- ste parole, battendo le mani, e correndo per mezzo loro iscagliossi nel bagno, perch scoppiarono dalle risa i Macedoni. G col s* attuff di modo contro il lotta tore, e non rifin prima di spruzzargli la faccia, che i soldati stanchi di pi attenderlo quindi partirono. Soleva spesso Filippo ricordare a tavola questo stratagemma, eh* egli con una beffa piacevolissima aveva eluse le istanze di coloro che volevano denaro. Sapendo Filippo, come gli Ateniesi in Cherronea erano presti, ma inesercitati, ed all* incontro i Mace doni esercitati dal lungo uso; menando alla lung il fatto d'arm e, di continuo tenne in iscompiglio gli Ateniesi 9 e fecegli agevoli ad essere presi. Apprestava Filippo l'esercito contro la citt degli
155 Amfissesi, quando i Tebani e gli Ateniesi avevano occupale le strettezze , n si poteva ritrovare il mo do com' egli si potesse passare. Allora Filippo ingan n i nemici in questo modo : finte alcune lettere, le mand ad Antipairo in Macedonia, dicendo che la guerra pigliata contro gli Ainfissesi differiva in altro tempo , e che gi egli camminava in Tracia a buone giornate , mentre aveva inteso que* paesani essere desi derosi di nuove cose. Ora avvenne che il corriere fa cendo il viaggio per le strettezze fu preso da Gare e Prosseno, ambidue capitani. Laonde avendo letta 1' epi stola , dando essi fede alle parole scritte , abbandona rono la guardia de* passi. Perch Filippo fattosi tran quillo senza pericolo pass di l, e superati i capitani che retrocedevano , s'impadroni di Amfissa. Non fece Filippo minori prodezze con le orazioni, che con le battaglie ; e di vero eh' egli pi si godeva l 'animo in quelle cose , delle quali n' ebbe le vittorie con le parole , che di quelle eh' esso aveva manomesse con 1 * armi. Perciocch egli stimava che in queste i soldati avessero la parte loro , ma quelle altre appar tenevano solamente alla sua laude. Esercitava i soldati Filippo non altrimenti che se il pericolo gli fosse soprastato , in modo che, prese le arme, spesse volte camminavano trecento stadi, por tando insieme le celate, le targhe , gli stivaletti, e le giannette ; ed eziandio con queste armi portavano la vittovaglia, e tutti quevasi che si richiedevano al vi vere giornalmente. Essendo giunto Filippo a Larissa per minare affatto
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gli edifizj degli Aleuadi, s'infinse d' essere maialo , fine di poter ritenere que'che l'andassero a vedere. Ma Besco avendo scoperto l ' inganno agli Aleuadi, la cosa, non si pot recare ad effetto. Richiedeva Filippo a Samusi, che gli facessero grazia s eh* egli potesse parlare nel senato loro. I quali m i natisi insieme comand Filippo a'soldati, he portassero le funi sotto il braccio , e che quando egli stendesse la. mano quasi per gestire , dovessero legare con le funi tutti quelli che eran quivi presenti. A questo modo, essi ne legarono pi di dieci mila , che furono menati in Macedonia. Veggendo Filippo che i Traci lo stringevano alla coda , comand che dove il trombetta sonasse a fuga, quelli della retroguardia impugnando l'arme si fermas sero , acciocch ritardassero i nemici dal seguitarlo, ed egli desse il modo a suoi di preoccupare la via. Essendo guardati i passi di Beozia da presidj, Filippo ( perciocch le bocche de' monti erano strette ) non s' incammin altrimenti col, ma veggendo tu tti, dava il guasto alle campagne , ed abbruciava le citt. Come i Beoti videro sugli occhi loro rovinare le citt , non potendo tanto sopportare , discesero gi da .monti. A questo modo Filippo ritornato pass pe' monti. Metteva le scale Filippo alle mura de' Metonesi, e per queste fece ascendere un gran numero di Macedoni a combattere la citt. Ma poich' eglino salirono sulle m ura, ne lev le scale, acciocch tolta loro ogni spe ranza di scendere g i , pi coraggiosi e pi ^franchi tenessero. le mura.
i 57 Scorreva Filippo nel territorio di Arbele, (i) il quale aveva di molti passi stretti, ed era montagnoso. Ora essendosi ascosi i Barbari ne' boschi, e nelle macchie egli men fuori di molti cani da caccia , i quali se* guendo col fiutare le pedate de'nemici, gli giovarono a prenderne di molti. Ridimandavano gli Ateniesi Amfipoli a Filippo , il quale, perciocch nel medesimo tempo faceva guerra con gl* M iri, non ad essi la rese altrimenti, ma libera la lasci. Gli Ateniesi di ci si chiamarono per contenti, che la citt fosse rimessa in libert. Ma poich Filippo ebbe sopraffatto gl* lllirj, ed acquistato maggiori forze , da capo occup Amfipoli, non istimando punto gli Ateniesi Combatteva Filippo la citt di Falcedone in Tessa glia, quando i medesimi terrazzani gli tradivano la citt. Ora avvenne che entrando i soldati mercenari di Filip po , diedero negli agguati, perciocch molti giltavano sassi da tetti , e lanciavano dardi dalle torri. La parte per di dietro della citt era pi cheta che il resto, per ciocch tutti i cittadini erano corsi agli agguati. Allora Filippo trov rimedio contro le insidie , perciocch in quella parte che dicemmo, comand che vi si appog giassero le scale, e perci se le desse l 'assalto : i quali come furono saliti sulle m ura, cosi i Falcedoni rima*
(i) Alcuni sono di opinione che alla Yoce Arbele debba sosti tuirsi Argife , perch la storia de tempi remoti non fa menzione di lcuua citt in quella contrade, di nome Arbele $ Tucidide, lib. 4 e 5 . Erodoto lib 7. cap. u 5 , rammenta una oiti di nome Argie presso Amfipoli in Tracia*
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neudosi d'avventare dardi contro i soldati pagati cor rendo tutti andavano a rinculare que* che tenevano le mura. Ma essi anzich si venisse alle mani erano gi padroni della citt. Essendo oltremodo vago Filippo di sottomettere la Tessaglia all' imperio suo, egli veramente non moveva 1' armi apertamente contro i Tessali : ma mentre che i Pallenesi guerreggiavano co* Tessali , e i F eresi coi Larissei, e gli altri si accostavano chi a questa, chi a quell* altra parte , egli dava sempre soccorso a quelli, che lo chiamavano in ajuto. Laonde acquistata la vit toria , egli non rovin, n guast cosa alcuna a perdi tori , non gli toglieva 1' arm e , non isfasciava le citt , ma piuttosto nudriva le fazioni che le spegnesse; aveva cura de' deboli, affliggeva i pi potenti , ed eziandio li levava dal mondo : inoltre egli era amico a popoli, e riveriva i tribuni, e gli oratori della plebe. Con queste astuzie, e non con 1' armi, Filippo sottomise la Tessaglia. Aveva gi lungo tempo combattuto Filippo Cara terra fortissima, quando s'avvide di non poterla pigliare per modo alcuno , n partirsi senza pericolo. Laonde desideroso di portar via gli stromenti da battaglia salvi, osserv una caliginosa notte , e comand che i fabbri sciogltessero le macchine, facendo per col suono vista di fabbricarne. 1 Caresi sentendo lo strepito , di dentro pi fermamente chiudevano le porte , ed apparecchia vano macchine maggiori contro quelle de' nemici. Ora essendo eglino occupati intorno a questo , Filippo secretamente quindi partissi di notte con gli stromenti da battaglia.
i59 Assediava Filippo la citt di Bizanzio dov' erano di molti soldati amici, i quali egli sollecitando ad ammu* tinarsi, mand alcuni rifuggiti, acci ragguagliassero come le citt loro erano assediate da Filippo, il quale aveva mandato quivi altri soldati, e poco mancarvi che le citt non fossero prese. Or quelli recando loro tali nuove , Filippo mandava pubblicamente una parte delT esercito altrove, non per far cosa alcuna, ma per confermare l'opinione degli assedj. 1 collegati ci veg gendo , e sentendo le nuove, abbandonati i Bizantini tutti se ne andarono alla patria loro. Poscia che Filippo ebbe sottomesso il paese degU Abderiti, e de' Mareniti ritornava con grande apparato di galea, e di gente a piedi. Ma Gare prevenendolo aveva messo le insidie navali a Napoli con venti galee. Perch Filippo, scelti fra giovani, mise in quattro galee i pi franchi galeotti, i quali e per anni, e per arte erano eccellentissimi, comandando, che precedessero i primi tutta 1 armata, e navigassero innanzi a Napoli, in modo per da costeggiare lungo la riviera. Come Gare vide quelle quattro galee , cos egli men fuori le sue venti per pigliarle. Ma elleno che erano leggiere e bene all' ordine di galeotti, prestamente si ritirarono in alto mare. Laonde mentre eh' egli le seguitava colle sue , con certa ordinanza Filippo segretamente navig innanzi a Napoli, e Care non prese neppure quelle quattro.
Alessandro.
Quando Alessandro guerreggiava, comandava a capi-
ito
tani che radessero le barbe a Macedoni, acciocch eglino non dessero facile occasione a nemici di prenderli per quelle. S'ingegnava Alessandro di far s ch'egli avanzasse di benivolenza tutti gli uomini. Perch egli avea deter minato di sostituire il nome di Alessandro a quelli di mortali, di uomini, di maschj, e di persone. Assediava Alessandro la citt di T iro, quando desi deroso di pareggiare un gran fosso aggiunto alle mura della citt, egli fu il primo a portarvi una corbella piena di rena. Come i Macedoni videro il re adoperarsi con le mani, cos tosto, messe gi le giubbe, con pre stezza pareggiarono il fosso. . Lasciato l ' assedio di Tiro Alessandro se n* andava in Arabia; e perci i Tiri sprezzata l'assenza di lui, usciti fuori delle mura, e scaramucciando co'Macedoni li met tevano in fuga : egli allora non and a soccorrere altri* menti i perdenti, ma facendo impeto nella citt vota di uomini per forza la prese. I Tirj veggendo presa la citt, incontanente diedero non pure 1 *arme a Macedoni, ma eziandio loro stessi. Essendo per attaccare la battaglia Alessandro con Dario, egli comand a'Macedoni, che dovendosi pre sentare davanti a Persiani inginocchiassero, e con le mani tritassero la terra. Ma dove poi eglino sentissero il suono della tromba rizzati, francamente e valorosa mente urtassero i nemici. I Macedoni fecero appunto cos. Allora i Persiani veggendo il modo dell' adorazione allentarono la furia della battaglia, e perci divennero pi teneri negli animi loro. Dario che si dava a ere-
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tlere eli avere la vittoria senza combattere, si allegrava forte. Ma i Macedoni rizzati al snooo della tromba con gran furia traportati ne*nemici, e rotta la battaglia gli misero in fuga. Combtteva. ultimamente Alessandro con Dario ap presso Arbela , quando non poco numero di Persiani girando intorno al campo predavano i giumenti de* Ma cedoni. Parmen ione esortava Alessandro, che desse soc corso a giumenti, il quale s gli prese a dire = Egli non si deve punte disfare la falange, ma bisogna com battere : co! nemici ; perciocch se noi anderemo col peggiore, non avremo pi mestieri de giumenti; se p o i resteremo al dispra, non solamente riavremo le tose nostre , ma quelle de' nemici ancora. = Avendo Alessandro superata 1 * Asia , i Macedoni gli erano molesti e gravi, e volevano da lui ogni cosa per forza, il perch.egli comand che i Macedoni stessero in disparte dagli altri, e i Persiani dirimpetto. I quali messisi in disparte, sceglietevi, disse Alessandro, o Macedoni, quel capitano che pi vi aggrada, ch'io mi varr de' soldati persiani ; se voi vincerete, io far tutte quelletfose cbe voi vorrete; che se voi resterete vinti, avendo fatta la prova come da voi stessi non potete nulla, statevi cheti. Questo stratagemma spavent molto i Macedoni, e per 1 *innanzi li rese pi modesti assai. Nel primo conflitto che fece Alessandro contro i Persiani, veggendo come i Macedoni cedevano, caval cando qua e l gridava = 2 ancora questa volta Man cedoni andiamo innanzi, ancora una sol volta fran camente combattiamo. = 3 Perch dando essi 1 assalto P o l i m m o Strat 1 1
,.
162 gagliardo i Persiani furono costretti a voltare le spalle, la vittoria in piociol momento dichiarasi in suo favore. Voleva Alessandro m en are 1 * esercito in India per lo fiume Idaspe , quando Poro re degl' Indiani aveva messo l ' esercito all' altra riva del fiume , serrati del tutto i passi. Se Alessandro menava 1' esercito atta parte di opra del filine, e Poro aneli* egli andava quivi : su e Alessandro calava alla pi b a s a , il sitarle faceva eziandio Poro : e cos segnironsi pi volte parecchi giorni di modo, che gl'indiani cominciavano a ridersi della paura de' Macedoni, e perci si rimaneva di scorrere .qua < f c l , avvisando eh' eglino non fossero per spassare Mfiume giammai, spezialmente non essendo per anoo dato loro il cuore di passarlo. Ma Alessandro, sagiiendo oon af frettato piede corse alla riva, e montato bulle navi , e le barche e sopra otri di pelle pieni di gramigna tra> ghetto il fiume, ingannando a questo modo gli Indiagli con la leggerezza, ed incostanza del passare. Sottomettendo Alessandro all' imperio suo l ' India ; i suoi soldati avendo ratinate le vesti persiane, e menando grandissime ricchezze sulle carrette, combattevano di mal animo contro gl'indiani. Perch Alessandro, con tutto Che egli avesse acquistate tante ricchezze, abbruci pri mieramente le carrette reali, e dopo ne abbrfecf quelle degli altri. Allora i Macedoni divenuti pi coraggiosi , essendo eglino costretti ad acquistarsi altre cose, con maggiore animo e prontezza correvano alla battaglia. Avendo inteso Alessandro, che i Traci erano in modo apparecchiati, che volevano menare gran forza di carrette contro i Macedoni , comand loro eh' essi
i6 3 causassero que* che potessero ; che se poi fossero inter cetti abbassatisi gittassero in terra le rotelle, acciocch le carrette correndo v'andassero sopra. Fatta pi volte la prova di questo, ne addivenne, che lapparato delle carrette poco giovasse ai Traci. Voleva prendere Alessandro la citt di Tebe, e perci messa in aguati grandissima parte de'soldati, de'quali di il carico ed Antipatro, egli alla scoperta ne men il resto a* luoghi pi forli. 1 Tebani gli uscirono incontro , e combattevano coraggiosamente contro quelli che gli si paravano davanti. Come la battaglia fu attaccata, Anti patro menando fuori 1 * imboscata , e venuto alle mura l dove erano pi deboli, e senza guardia, occup quella parte della citt , e vi pose l ' insegna. La quale veg gendo Alessandro, alzando la voce disse , eh' egli gi aveva presa Tebe. I Tebani allora quantunque forte mente combattessero volto indietro il capo, veggendo come la citt era presa, si misero in fuga. Aveva Alessandro armati i suoi soldati di mefezi cor saletti , invece di corsaletti interi , acciocch stando eglino fermi fossero forti e sicuri, siccome coloro che ave vano le parti davanti armate; che se avessero preso la fuga, le reni fossero rimaste scoperte a*nemici. Perch nessuno si mise altrimenti in fuga , temendo di non volgere le spalle disarmate a loro avversar); ma stando Saldi si acquistarono la vittoria in ogni tempo. Essendo passato in Asia Alessandro, fece venire m sospetto a Persiani il loro capitano che -si chiamava Mennone. Perciocch egli comndava a Macedoni, che Uscendo fuori alla preda, non toccassero le possessioni di Mennone.
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Alessandro avea gi passato 3 Granico, quando t Persiani scoprironsi da luoghi altissimi ; perci egli, ricondotti i Macedoni lungo il fiume, usci sopra la testa loro. Laonde avendo la falange assaltati i nemici, essi fuggirono. Mentre che Alessandro metteva in punto 1 * esercito ad Arbella, Dario empi di triboli lo spazio di mezzo l dove si doveva venire a battaglia. Ci veggendo il macedone menando il corno destro, comand che di rittamente lo seguissero, acciocch egli aggirasse il luogo pieno. di triboli. Dario all' incontro s'ingegn di menare i suoi da man sinistra, e ne separ la cavalleria, la quale egli teueva con certi ordini insieme : Alessandro colse questo momento per dar principio da lei al fatto d* ar me. Parimente Parmenioue cans i triboli dal corno si nistro, e con ci L'uno e l'altro i Macedoni costrinsero i nemici a fuggire. Passando Alessandro il fiume Tigri, e dando i Per siani il guasto al paese, ed abbruciandolo, vi mand i soldati i quali con ogni lor forza d ardire gli per seguitassero , acciocch avendo essi riguardo alla loro salute abbandonassero il paese senza danneggiarlo pi oltre. Alessandro mentre dimorava in Ircania avendo inteso cme i Macedoni ed i Greci sparlavano di lui, raunati gli amici suoi, disse, ch'egli era necessario mandare a casa un mandato il quale dasse ragguaglio come fra tre anni egli ritornerebbe fra suoi. Comand eziandio agli amici suoi, che di ci n* avvisassero i loro famigliari per lettere ; i quali tutti lo fecero. Come i corrieri ap
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portatori di tali lettere furono camminati ben tre gior nate, richiamati addietro, aperse le lettere, e conobbe quale fosse il parere, e l ' animo di ciascuno di essi. Assediava Alessandro certo castello in India molto forte ; gl' Indiani costretti dalla paura pattuirono con Alessandro di potere uscire con 1*arme. Laonde usciti che furono, occuparono un altro poggio, e vi misero le guardie. Ora menandovi Alessandro l ' esercito, e pregandolo gl' Indiani che volesse attener loro il patto, egli rispose che solamente gli aveva data la fede di la sciarli uscire, ma che non aveva promesso loro nulla di lasciarli andare. . Metteva gli agguati ad Alessandro Pittaco, il quale era nipote di Poro, lungo una via Ja quale aveva una valle assai lunga, e larga solo quattro stadj, ed il cui termine era affatto stretto, e molto difficile da passarvi. Quivi Alessandro ordin due falangi di cavalleria, an cora che il luogo fosse tale, e le men contro i ne mici , comandando che ciascuno seguitasse il suo capo lunghesso la via. Che se i nemici fossero venuti dal fianco destro essi pure si piegassero a destra, e cosi poscia da sinistra 1 * assaltassero ; ma dov' essi avessero avuta 1 *andata dal lato destro, camminassero al retroguardo. Come egli ebbe comandate queste cose, cosi cominci a marciare per diritto, di modo che il suo esercito faceva una figura a guisa di un gnomone. Allorch poi coloro che erano dai lato sinistro videro il retroguardo dalla parte destra alzarono le grida, e si avanzarono contro i nemici ; similmente quelli del lato destro allentate le redini a cavalli, si rivolsero
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contro gli Indiani, i quali acciocch non fossero tolti* in mezzo, tutti serrati insieme se n* andarono alla stret tezza del luogo, ove alcuni dai Macedoni furono am mazzati , e pi da compagni calpestati, e cos lun l'al tro si morirono. Nella battaglia, la quale Alessandro fece contro Poro, ordin separatamente una parte della cavalleria nel corno destro, e di tutto il resto ne form una linea curva. Appresso egli pose la falange , e gli elefanti nel corno sinistro. All'incontro Poro opponendovi di molti elefanti egli sali sul primo di essi dal lato sinistro, avendo or dinati gli altri elefanti lontani cinquanta piedi (i) l'uno dall' altro sino al lato destro, e lo spazio che ira quelli era rimasto 1' empi di fanterie a pi, in modo che rappresentavano l ' immagine di un gran muro, per ciocch i soldati figuravano le pareti in tra mezzo alle torri, cos assomigliate agli elefanti. Quivi Alessandro comand che i soldati a piedi gli assalissero , ed egli urt con gran furia nella cavalleria , intendendo di su perare i capi de nemici. Poro accorgendosi di questo, all'incontro comand a suoi, che spingessero gli ele fanti , i quali non uscendo rompevano 1' ordinanza in molti luoghi. Laonde essendo le fila disordinate, assal tate da Macedoni, erano costrette a capo volgere, e combattere d' appresso. In questo mezzo la cavalleria d'Alessandro accerchiando dalle spalle gl' Indiani gli raccolse insieme, ed ottenne una vittoria perfettissima.
(i) Arriano, lib. 5 , dice cento piedi. Leggasi Diodoro , lib. 17 0
t Q . Curzio, lib. b 5 cap. 14.
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Poscia che Alessandro si fece re dellIndie (1) tenendo i Tessali i monti loro chiamati Tempe occupati con. pvesidj, fece cavare <le pietre nette balze del monte Ossa, fattivi gli scaglioni egli co* Macedoni per quelli salendo uscirono a gioghi, e passato il monte Ossa, occuparono la Tessaglia, mentre che i Tessali tenevano le strettezze delle Tempe, Ed 9ggid si pu ancora vedere da quelli, "che quivi camminano, i sassi d Ossa edificati in modo di scala, e che tutt' ora si chiamano la scala d'Alessandro. Se per avventura Alessandro voleva dair udienza a Macedoni, o eziandio a Greci si contentava di un apparato volgare, e mediocre; se poi egli ci fattoavesse fra barbari voleva un luogo splendido, " molto cortggio, acciocch la magnificenza dellapparato mettesse paura a barbari. Dando adunque egli udienza a Battriani, ed Ircani, ed Indiani aveva il padiglione di questa maniera; egli era per grandezza tale, che capiva cento tavole, ed era sostenuto da cinquanta colonne d oro, i palchi dorati e lavorati a varj ornamenti co- privano il luogo supremo. Entro la tenda eranvi pri mieramente cinquanta (2) paggi persiani chiamati da loro melofori, addobbati con vestimenti di colore porporino, e giallo : appresso v>erano altrettanti lanciatoli : i quali
(1) T aluni consigliano a rimovere dal testo , siccome intruse per per errore e prive di senso, le parole : eri BetnXtuf h ittcnt. Altri bramano leggere h U n s ch' quanto dirq essere ci avvenuto prima della conquista delle Indie. (a) Il testo porta wtrrecKtttei il che vuoisi errori. Alcuni mss. riportano invece m , r n*ovT*.
i68 per variavano di vesti : perciocch alcuni etano abbi gliati di rosso, altri di azzurro, altri di grana. Dinanzi a costoro stavano cinquanta macedoni grandi di persona, che avevano gli scudi di argento. In mezzo del padi glione era collocato un seggio d 'o ro , nel quale egli sedendo faceva ragione. Da tutti due i lati stavano i paggi del re mentre ch'ei dava udienza. Parimente al di fuori attorno il padiglione qua e l sparsa stava la squadra degli elefanti, e mille Macedoni vestiti all* usanza macedonica. Dopo questi eranvi cinquecento Su si ani vestiti di porpora, i quali erano accerchiati da Persiani. Appresso v' erano diecimila Persiani , i quali e per bellezza , e per grandezza di corpo avanzavano gli altri abbigliati alla persiana, ed aveano le scimitarre a lato. Tal era la corte di Alessandro appresso de'barbari. Marciava Alessandro per certa via l dove non era goccia d' acqua. Perch le spie de' Macedoni avendo ritrovato in quel paese un poco d'acqua nel cavo di un sasso, e messala in una celata la portarono ad A lessandro; il quale mostrolla all'esercito, acci stesse di buon* animo, che si trovava acqua ; egli per non la bebb e , ma veggendo tutti, la vers dalla celata. I Mace doni allora alzate le grida, comandarono eh* egli cam minasse innanzi , sopportando pur essi francamente la sete per la continenza, e tolleranza del re. Si affrettava Alessandro di giugnere prima che Dario al fiume Tigri, quando certo spavento vano prese tutto 1*esercito dalla retroguardia. Allora egli comand al trombetta , eh* egli suonasse serurt d* animo, e che le prime file della fanteria gettassero 1 * arme davanti
ai piedi, ed il medesimo dicessero a quelli che anda vano loro appresso. A questo modo facendolo tutti per ordine conobbero la cagione perch era intervenuto quello spavento : il quale tosto- che fu cessato, i soldati, prese le' loro arm i, marciarono innanzi. Super Alessandro Dario in Arbelle , quando Fras seorte cognato di Dario teneva grandissima guardia persiana alle porte di Susi. Queste sono certi monti,. streui ed. alti. Ora assaltandoli i Macedoni , i barbari agevolmente ressero alla furia loro; e li ributtarono con le frombe, co dardi , e co sassi. Perch richiamati ad dietro trenta stadj, Alessandro li mun di riparo. Aveva gi dianzi Alessandro la risposta dall'oracolo, che un tal Lieo pellegrino gli doveva esseiv guida del viaggio contro i Persiani. Venne dunque ad Alessandro certo bifolco (i) vestito da mietitore , il quale diceva come si chiamava per nome Lieo : aggiungendo , che nel giro de monti era una via segreta, perciocch la montagna era coperta d alberi continui, ma eh' egli solo la sapea molto be ne , siccome colui che menava quivi i buoi a pascere. Sovvenendo ad Alessandro l oracolo, prest fede al bifolco. Perch egli comand che nessuno uscisse di campo , ed accendessero di molti fuochi , i quali fos sero veduti da Persiani. Ma a Filota , ed Efestione se gretamente commise , che dov' essi vedevano scoprirsi i Macedoni su gioghi de' monti ; di sotto assaltassero i nemici. Fatto questo, egli tolti i sergenti, ed una
( i) TI Carano ha seguilo il traduttore Ialino Messoria western amictus j meglio Vettatoriani.
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buona banda d* arm ati, e di tutti gli arcieri setti per vie segrete cammin ottanta stadj, e si accamp nel m eno di ua asprissima selva, d* intorno alla mezza notte ; finito il cammino, poco lontano da nemici lece > riposare le sue genti. Come il giorno cominci appa*-. rire, e le trombe suonarono dalle cime de* monti; cosi Filota , ed Efeione menarono fuori l esercito del rijparo. Con che i Persiani tolti in mezzo da nemici , e clie erano parte di sopra e parte di sotto, furono ta gliati a pezzi, e precipitati dalle balze, o presi. Era di state, quando Alessandro men l esercito oltre cerio fiume, ed i nemici lo stringevano. Accadde, che reggendo egli che i soldati avevano gran sete , e che guardavano intenti nel fiume, acciocch bevendo non rompessero 1 * ordinanza , e non tardassero la pre stezza del cammino, comand che il trombetta gridasse zs: Non beviamo delF acqua di questo fium e , cK ella velenosa. s s Quegli impauriti si astennero di berne, e per conseguente affrettarono il passo. Poscia che A lessandro ebbe finito il viaggio , ed aveva accampate le genti, egli co* capitani bebbe dell* acqua di quel fiume. Laonde i soldati ridendosi, e conoscendo la cagione del/ inganno y tutti senza paura alcuna anch* essi ne bebbero. Menava Alessandro 1 esercito ne* paesi de* Sogdiani per luoghi aspri e senza via. In mezzo di questo paese sorge uno scoglio, e sinnalza in aria , a cui so lamente possono volare gli uccelli ; d intorno al quale una selva grande e folta , e perci non si poteva per modo alcuno entrare a prender defrutti che erano
I7I quivi. Aveva riomaze occupato questo scoglio con, gran numero di Sogdtani valenti della person a , e dentro aveva acqua di fonte, e non poca provvigione di vittovaglia. Cavalcando qua e l Alessandro, e Riguar dando il sito dello scoglio , e 1' opportunit , comand' a trecento uomini scelti, la cui opera, ed arte era posta nel salire su le balze, cbe, messe gi 1 * arm e, salissero per quella selva ancorch folta su lo scoglio, e si tirassero su con funi; ma poich'essi fossero saliti sui gioghi , attaccassero le bandiere bianche , eh' essi ave vano alle picche ben lunghe, e cos le stendessero so pra la selva , acciocch le insegne assai bianche spesso dimenale fossero viste da barbari di sopra, e da Ma cedoni <li sotto. Ora essendo a gran fatica saliti quei giovani su gioghi, all' apparire del sole cominciarono a sventolar le bandiere, ed i Macedoni di sotto ad innal zare chiaramente, e grandemente le grida. Ariomaze tutto si spavent foite, dubitando, che salendo tutto T esercito fosse preso sulla cima del sasso ; e perci di non pur lo scoglio, ma se stesso ancora ad Alessandro, avvisando che la fortuna, e la possanza di lui fosse divina. Perciocch i Caltei popoli dell' India da disperati combattevano contro Alessandro , egli ammazz tutti , compresi anche i fanciulli , e la citt loro, che per nome si chiamava Saigalata, fortissima pareggi a terra. Quindi si sparse il rumore appresso gl' Indiani , come Alessandro guerreggiava all' usanza de* barbari, e dei ladroni. Il quale volendo spegnere questa mala opi nione , che d lui gli uomini avevano concetta nell a-
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nim , prese'un altra citta delle Indie, ed accett gK ostaggi. Perch venuto eh ei fu a Pera citt grandis sima , e benissimo popolata , colloc gli ostaggi eh erano vecchi, fanciulli, e donne alla fronte dell esercito. Veggendo quegli i loro paesani, e della medesima na zione , e considerando la cortesia di Alessandro , apri rono le porte, e lo ricevettero insieme cogli ostaggi. Ora sparsa questa fama subitamente persuase gl Indiani a ricevere Alessandro di lor propria voglia. Vedeva Alessandro , come la citt degli Cossei era aspra, perciocch i monti erano alti assai ed inac cessibili ancora a motivo, che gran moltitudine di uomini valorosi era collocata su di essi. Perch non se gli offer va occasione alcuna di poterla prendere. Laonde essendo ragguagliato, come Efestione era morto in Babilonia, comand il pianto universale, e perci si affrett andare al mortorio di Efestione. Le spie degli Cossei veggendo questo, movendosi da quel luogo co minciarono a partirsi. Ma Alessandro mandati i cavalieri di notte al monte, occup il passo, e piegando la via, congiunto coi cavalieri sottomise il paese degli Cossei con esso loro. La qual cosa, come e si dice, racconsol molto Alessandro per la morte d* Efestione. Leggeva Alessandro il desinare, e la cena del re scrt te in una colonna di bronzo (1) nella corte de Persiani,
(1) Molli negano asseveratamente lesistenza di questa colonna c non ravvisano in tutte e inscrizioni trovate a Persepoli o Chelminar e riportate dal Chardin # dal Le-Bruyn, e da Kaetnpser, se non se le copie di quanto riferisce Polieno, o di quanto portavano le anti che leggi di Giro. Checch ne aia, nessun ora vive netlimer uur-
I?3r nella <]uale eziandio erano intagliate tutte le leggi, le quali Ciro avea scritte. Prima quattrocento artabe, cio moggia ateniesi, di fior di farina di frumento, ed altrettante di farina mezzanella, e della stacciatura trenta artabe. A cena mille artabe d* ogni farina' di frumento, e dugento di fiore di farina d* orzo , e quattrocento di mezzanella, ed altrettante di stacciatura. La somma della farina d'orzo era mille artabe, e dugento di vena. D ieci artabe di fior di frumento mescolate con la polenta in vece di focaccie. Dieci artabe di nasturzio tagliato , e segnato d orzata sottile. ( i ) La terza parte !d* un' artaba di seme di senape. Quaranta castrati, cento buoi, trenta cavalli, e quattrocento ocbe grasse , trecento tortore , seicento uccellini d' ogni sorte , cento paperi, trenta daini. Dieci marj di latte fresco , il mario vale dieci congi ateniesi. Dieci marj di latte agro e dolce. Un talento d' aglio, mezzo talento di cipolle , un artaba di foglia indiana (a), e d' ogni sorte di legumi, due mine
Terso il quale possa iuterpretare i loro caratteri. Gli st essi Gaebri^ reliquie degli antichi Persiani, non li co n te n d o n o , n lingua al mondo usa di cosiffatte ci fere. Diremo quindi di esse quanto pur troppo accadde alla lingua dePalm iri, di cui rimane la sola notizia di sua remota esistenza- Sembra inoltre che le molte colonne onde va adorna, Chelminar non abbiano mai servito a sostegno di fabbri che , poich le pi fra esse'al disopra non lasciano altro a deside rare. Possono bens aver elleno sostenuto e tappeti, e padiglioni sotto cui banchettare, come appunto fu quello descrittoci nel lib. 1 di Ester. E molti sono pur oggidi i palassi della Persia Adorni di tali colonnati, che, fatto li bero all* aria 1* accesso per ogni dove , presentano delizioso asilo, ove passare al fresco molte ore in splen dide gozzoviglie. (1) Secondo t aluni di crescione tritato e stacciate. (a) Mercorella, sorte d1 erba
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di succo d laserpiccio ( i ) , un* artaba di ctrioli , un talento pesato di laserpiccio, il quarto di ttn artaba di mosto di mele appiole (a), ed un' artaba di diasorbola*fto (3), la quarta parte d unartaba di favo fatto di co comero (4 ). Tre talenti di grano di panico a peso, ire mine a peso di fiori d* aneto , la terza parte d* un artaba di nigella {5) , due capete di semenza di diarrini (6), di capperi preparati con acqua sal&a, di cui si fanno gii Abirlochi (7), ampte mari; dieci artabe di sale, dieci artabe di semenza pnra (8), e cinque raarj di vino , cinque marj di radici > ovvero rape insalate , sei capete di cocomero saracenico (9). Trenta mine a peso
' (1) O Laserpizio, spezie di gomma; ed al creder di molti la stessa che I Asa. . (3 ) Sorta di pomi comuni in quelle parti. (3) Testo greco. Versione latina* Cyceonis ecidum austera nu(i. (4 ) Testo greco. KnpS tx x ttftitv. Vers lat. favi ex cucumere fa c ti : secondo alcuni seme di cornino, spezie derba il cui seme re* ^casi dal levante. (5 ; Testo g^ecO. M iA v r ^ ia r ; dai pi leggesi ' (6) T esto greco, Aio f f i t t e rrtp f* a \ vers. Ut. De diarrhinis se mine. V 'h a chi legge *p t 6S vx tp p * . cio pi vitellino, gicbero o giacaro, erba nota delle cui qualit tratt Dioscoride. (7) Greco A/Svpr*x*s. Sorta di vivanda presso i barbari compo sta di po rri, di cardamo * di grani di melo granato e d varie altre somigliami cose di acre sapore. Atbep. lib. 3, e Plut. Simp. 4 , tale composicioae annovera fra i condimenti lidj (8j Amano taluni leggere di lio di sisamo o sesamo tenie di certa pianta detta giuggiolena. (9) Testo greco. AtB-ttirtxM x vftittt . Vers. lat. JEkhiopici cuoumeris.
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k)t aneto secco, quattro capete d i seme d appio, e dieci mat*j dolk) d semenza, cinque marj di butirro, ed altret.lanti d*6lfO di terebinto, e cinque tnarj d lio di spino bianco, e tre d'lio d mandorle secche e ttolci, e cin quecento nlrj di vino. Che s9 egli faceva la cena nelle contrade di Babilonia , o di Susa datasi allora la met del Vjno di datteri, e laltra met di viti ; dugento carra di legna, e cento di fascine. Appresso faceva dare cento palate di toet liquido, (i) le quali capivano intorno a dieci rotate. Quando poi egli cenava netta Media , egli dava queste colse. Tre artabe di seme di castano, e due ti&e a peso di zafferano , e queste erano per Io desinare, e per l tenia. Logorava poi eziandio in donare cinque* $ento art&e di fior di teina di frumento ; urtile <6 fior di farina d* orzo, e delf altra mille artabe , era* quecento artabe di segala , ed altrettante di farina di farro. In oltre egli donfava ventimila artabe d orzo per li giumenti, e diecimila carri di paglia , e cinquemila di strame. )ugento marj dolio d semenza pura, trenta artabe di nasturzio minuzzato, e sottile. Dispensava egli fotte quste cose, che noi abbiamo annoverate di sopra, a soldati. Ma il Re tra quelle che si logoravano a ce(3) Il testo greco porta Taluni pretendono che
abbia a dire fioro? p i t r c s * c I1 interpretano per miele rid otto in massa solida e quadrala , o. sia per zuecaro raffinalo ed in pane; dal che pottfibesi oonchiudere che il segreto d *idtrl a questa, forma non h originario dell* America , sembrando piuttosto proprio delli Persiani. Gli antichi mediti e poeti non conobbero ohe lo zucchero liquido Q utque btbunt tenera d o lc a ab arundine succo*
176 na , e a desinare, e tra quelle eh* egli donava ogni dii tanto spendeva nell apparato di questa ceua. Ora men tre che tutti gli altri Macedoni leggevano queste cose , l'ammiravano siccome colui che fosse beato, Alessandro se ne beffava come di quello eh eri infelice , misero , ed inviluppato in mille travagli. .Perch egli comand ancora che si cavasse quella colonna nella quile queste cose erano scritte, e volto a suoi amici gli prese adire e=r Egli non toma bene a re ? insegnare a far cnm cos prodighe, ed intemperanti, perciocch egli no? cessarlo, che la gran prodigalit, e morbidezza sua sia accompagnata. da gran timidit , e delicatezza Laonde voi vedere bene come quegli ,. che cogliono trangugiare tante cose , danno eziandio la vittoria prestamente in mano a nemici,
Antipatro,
Guerreggiando Antipatro nel paese de Tetracordi, comand che si abbruciasse lo strame de cavalli eh era d intorno al padiglione ; il quale subito che fu acceso il trombetta di il segno, ed i Macedoni si raunarono intorno al padiglione tenendo 1 *aste ritte. Veggendo questo i Tetracordi si spaventarono forte, e per conse guente abbandonato il luogo , Antipatro si acquist la vittoria senza combattere altrimenti. Voleva Antipatro passare lo Sperchio, ma perch i Tessali glielo vietavano , egli men 1 *esercito negli al loggiamenti , e comand a Macedoni, che stessero in arme, e non islegassero i giumenti. Allora i Tessali
cavalcando a Lamia andarono a desinare ciascuno in sua casa , e perci Antipatro prevenendoli fece passare i soldati oltre al fiume, ansi che i Tessali corressero a rincularlo, e fatto grande assalto soggiog la citt di Lamia. Volendo Antipatro dare opinione di se stesso a ne mici, ch'egli avesse gran moltitudine di cavalleria, rac colse di molti asini, e muli, ed ordinatili in bande gli fece montare da uomini guemiti d' arme da cavallo. Ben vero, che a ciascheduna banda pose il primo ordine de cavalieri veri. Or i nemici veggendo questi , ed avvisando che quegli ancora , che ne venivano ap presso fossero cavalli, tutti impauriti voltarono le spaUe. Us eziandio questo stratagemma Agesilao contro Eropa in Macedonia, ed Eumene contro Antigono in Asia.
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Parmcnione.
Dopo la battaglia che si fece a Isso , Parmenione mandato da Alessandro a Damasco per le bagaglie dei pedoni (i), ebbe una zuffa co'vetturali. Ma poich i bar bari per paura si fuggivano, pensando Parmenione che egli non potrebbe mai conservare tanta moltitudine di bagaglie, se i condottieri barbari si fuggissero, mand loro tre bande di cavalli, e fece pur ad essi intendere che colui, il quale non pigliasse i suoi giumenti con le mani proprie, sarebbe tagliato a. pezzi ; i barbasi
(i) Il Freinshemio in vece di risatv come nel testo , leeg* 8i consult i Q . Curzio, lib. 3 . cap. io.
P olimmo , S ira t.
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Antigono.
Prese Antigono la citt di Corinto con questo stra tagemma. Alessandro , il quale teneva la rocca de Co vinti s* era morto, la cut moglie Nicea rimasta vedova era assai vecchia. Avvenne che Antigono la domand per moglie di Demetrio suo figliuolo , la quale volen tieri accett il Re giovane. Laonde apparecchiando un sagrifizio magnifico, ed uno spettacolo a Greci * aveva pagato mebeo acciocch sonasse di cetra l , dove gli uomini con gran desiderio correvano a vedere. Quivi i Sergenti ne menavano Nicea abbigliata di vesti reali, tutta deliziandosi ed inorgogliendosi denuovi onori; la quale entrata nel teatro > Antigono, che poco si cu rava e del citaredo , e delle nozze , entr con impeto nella rocca de* Corinti , quando le guardie erano occu pate intorno alla festa , ed all spettacolo : e per con seguente ottenne la fortezza, e poi simpadron di tutta la citt , valendosi di questa astuzia delle nozze. Allorch Antigono riceveva ambasciate segnava nelle sue memorie quali erano gli ambasciatori speditigli, quali i loro compagni, e per quali faccende fossero stati a lui diretti. E nelli vicendevoli colloqui, faceva egli menzione di ciascuno in modo, che egli mostrava a legati di quanta eccellentissima memoria si trovasse adorno. Men Antigono gli elefanti alla espugnazione di Me gera ; laonde i Megaresi ungendo i porci di pece te
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nera , ed accendendola* gli lasciavano andare. I quali abbruciando , e grugnendo, e correndo urtavano negli elefauti, che impauriti, e messi in disordine e qua e l ne fuggivano. Antigono allora comand a Macedoni, che allevassero i porci con gli elefanti, acciocch si av vezzassero a sopportare non pur lo ro , ma eziandio il grugnire. . Venuto Antipatro a pericolo di essere lapidato da Macedoni fu liberato da Antigono. Era disposto 1' eser cito al di qua ed al di l d'un fiume rapidissimo, com municava per col mezzo d' un ponte. Di qua avevano i Macedoni i padiglioni, di l si stava Antigono con certi suoi aderenti, e cavalieri, che teneva eoa lui. Ac cadde , che chiedendo i Macedoni le paghe con gran rooiore , e strepilo affermavano che s* egli non le ri cevessero, ammazzerebbero il loro duca: Antipatro che non aveva d'onde somministrar loro denaro si tro vava in grandissimo travaglio , a cui disse Antigop o : io ti dar il modo di scamparti. Dette queste parole con la stessa armatura in dosso correndo per lo ponte , e tagliando le falangi andava a ciascuno , come s'egli fosse stato per parlare. I Macedoni facendo ala davano luogo ad Antigono, siccome a colui, che era persona illustre, e tutti lo seguivano per udire che cosa egli volesse dire. Ma poich la moltitudine se gli raun d* intorno , ebbe una lunga orazione difendendo Antipatro, e promettendo loro le paghe, ed esortandoli ad aspettare, ed ora rappacificarsi con esso lui. Mentre che Antigono ragionava alla lunga, Antipatro scamp le pietre de' Macedoni.
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Antigono (il prmo di questo nome) quando aveva un esercito assai forte e gagliardo maneggiava la guerra pi riposatamente, e pi modestamente ; se poi egli aveva gente pi debole , cbe non potesse reggere alla furia de pericoli violenti, tosto assaliva i nemici, avvi sando che la morte fatta valorosamente, fosse pi d desiderare che la gaglioffa e vituperosa. Aveva questo medesimo Antigono le guarnigioni in Cappadocia, quando tre mila armati se gli ribellarono, ed occupando i poggi pi forti, davano il guasto alla Licaonia, ed eziandio alla Frgia. Ora pensando Anti gono, die volere ammazzare tanti uomini era cosa scortese e crudele ; dall altra parte temendo cbe non si collegassero co* nemici, de quali Laceta era il prin cipe, si pens questa astuzia. Mand loro Leonida, uno de' suoi capitani, il quale si mostrasse partecipe anche egli della rivolta. Costoro ricevettero Leonida volentieri, ed il crearono loro capitano: ma egli persuase loro pri mieramente che non si collegassero con alcuno, la qual cosa successe ad Antigono secondo il suo desiderio. Dopo egli li men gi de* poggi in luogo piano, ed acconcio a cavalli, de' quali essi si erano affatto privati. Quivi cavalcando Antigono prese Olcia, e due capi della ribellione, i quali per ottenere la vita se gli get tarono a piedi supplicandolo. Egli promise loro il modo di andarne , purch volessero ritornare in Macedo nia quieti*, e senza rumore alcuno. Accettarono eglino adunque queste condizioni, e per conseguente ritorna rono a casa loro. Ma acciocch essi andassero sicura mente a casa comand a Leonida che gli accompagnasse insino a Macedonia.
i8i Perseguitava segretamente Antigoo A ttalo, Alceta , e Docimo capitani de' Macedoni, persone di gran ripu tazione, i quali erano accampati nelle strettezze Pisidiche. Ma perciocch gli elefanti barrivano, e si raccappricciavano, s' accorsero come Antigobo s'appressava ; per ciocch egli solo usava questo apparato di simili bestie in que* luoghi. Perch Alceta tolto in compagnia quei dagli scudi s'ingegnava di occupare la via aspra e difficile per la montagna. Antigono lasciato Alceta, me nava l 'esercito in ordinanza torta sotto i monti eoa grandissima prestezza contro i nemici. Laonde egli li sopraffece alla sprovvista, parte che si mettevano l'arme indosso, parte che erano disarmati, e tutti messi in di sordine ed ispavenlati. Perch non facendo altrimenti spargimento di sangue, promettendo loro la vita, &ac quist la vittoria senza fatto d' arme. Aveva Antigono cento trenta navi, delle quali Nic nore era 1 ammiraglio, allorch faceva la battaglia na vale contro l'armata di Policosto, il cui ammiraglio era Glito. Face vasi dunque il fatto d'arme in Ellesponto l dove Nicnore per non sapere pi l , avendo cacciati suoi nelle onde contrarie, mand a traverso settanta navi. Ora avendo i nemici manifestamente la vittoria iti mano, Antigono arriv sulla sera, n si perd punto per la rotta eh egli avea avuta : ma messi in punto alla battaglia navale que'ch'erano rimasti nelle altre ses santa navi, da capo comand che stessero all' ordine di notte, e mettendo i pi forti e i pi gagliardi ser genti alle navi, comand loro , che minacciassero la morte a tutti quelli > che non andassero in battaglia.
182 Perch esseudo quivi vicina Bizanzio, la qual citt era per lega, e per amist congiunta con essolui, co mand che i Bizantini gli mandassero mille soldati dagli scudi, con altrettanti veliti, e sagittarj , i qua li da terra contro 1 * armata de* nemici scagliassero dardi e saette. Queste cose in ispazio di una notte fu rono messe all* ordine ; ma dove 1 * aurora cominci a rischiarare il d , scagliando dardi, e saette contro 1 nemici, i quali, non essendo ancora liberati dal sonno, ma desti di fresco, e senza riparo, venivano facilmente feriti. Allora altri cominciarono a tagliar le funi , altri a ritirare i banchi da rem i, altri a levar Y ancore, e brevemente tutti sollevarono grandissimo romore. Dal l altra parte Antigono comand che le settanta navi voltassero le prode a terra, e con furia, ed impeto as saltassero quelle de* nemici. A questo modo avvenne, che, scagliando i dardi que da terra, e questi altri urtando contro di loro con le navi quelli, vittoriosi furono sopraffatti dai perditori. Avendo Antigono ottenuta la vittoria in Ellesponto, comand che le navi si dirigessero verso la Fenicia, avendo pure inghirlandato i marinaj, ed ornate le poppe delie spoglie de* nemici, e de becchi delle galee schiave. Comand poi a nocchieri, che navigando per mare si appressassero a tutti i porti, ed a tutte le citt, accioc ch la vittoria fosse celebrata, e manifesta per tutta 1*Asia. Ora entrando le navi de' F enici nel porto Rosio di Cilicia, e portando di mlti denari di Eumene , elessero per loro capitano Sosigene , il quale scioperato si stava in Orziomavo a contemplare il .moto del mare.
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Ma dove le navi de' Fenici videro quelle di Antigono vittoriose, s splendidamente ornate, tolti i denari di Eumene, se ne fuggirono sopra le galee di Antigono , le quali per tal fatto acquistarono e somme ricchezze , e moltissimi compagni; n cessava intanto Sosigene di osservare il moto del mare. Antigono ed Eumene attaccarono la battaglia : ma perch la vittoria era dubbiosa, Eumene mand un am basciatore ad Antigono ^per la sepoltura di quelli, che. erano cascati nel fatto d'arme. Veggendo Antigono che il numero de' suoi morti era quivi pi che quegli di Eumene , acciocch 1*ambasciadore non se n' avvedesse lo trattenne infinch tutti i suoi corpi fossero abbru ciati. Laonde poich si fece fine alla sepoltura, licenzi 1 * ambasciatore concedendogli la facolt di seppellire i morti di Eumene. Era Antigono alle guarnigioni in Gadamarte (i) citt dei Medi, quando Eumene occup la via per ispazio di mille stadj, messi per da per tutto i presidj. Que sta via ne menava per li monti pi bassi , l dove era di sotto una campagna piana senz' acqua, senz- erba , senz'alberi, e senza piante. Laonde,perciocch il luogo abbondava di materia salsa, e di zolfo, quivi n gli animali, non ch'altro potevano viaggiare. Il perch Anti gono causando i presidj collocati lungo la via, e scam pando per mezzo i capitani determin di camminare per quella pianura. Egli adunque comand che si doles sero cucire dieci mila otri, ed em pier'd'acqua, ed ap(i) Diodoro , lib. 19 chiatta questa citt Gadaala.
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parecchiare la vittuaglia per dieci giorni, e tanto orzo e mangiare per li cavalli quanto richiedeva il bisogno. Apparecchiale queste cose Antigono men di notte lo esercito per mezzo di quella campagna deserta, vietando accendere i fuochi, acciocch que eh erano a pi dei monti non si accorgessero dell'andata sua. E di vero che la cosa non si sarebbe manifestata insino al fine, s* eglino avessero fatto, come Antigono aveva loro co* mandato. Ma alcuni di loro accesero i fuochi, e per conseguente i nemici veggendo la fiamma , savvidero del fatto. Ora essendo oggimai al fine della pianura, essi gli assalirono dalle spalle, ed ammazzarono pareo chj della retroguardia. Ma quanto allo stratagemma di Antigono, tutti scamparono salvi. 4 In un fatto d'arme assediando Antigono il lato dun monte, e veggendo 1 esercito di Eumene sparso per la campagna, il quale non era bene gagliardo, mand pa recchie bande di cavalli alla coda, e fece preda duna gran parte delle bagaglie. * Faceva Antigono il fatto darme con Eumene dintorno a Gabiena l dove era una campagna di terra renosa e minuta. Quivi attaccandosi di numerosissime truppe ,* ht polve si sollev di modo, che a guisa di nuvolo fa ceva T aria oscura e agli amici, ed a nemici. Laonde durante il combattimento Antigono essendo stato rag guagliato, come le bagaglie denemici, nelle quali erano le mogli, i figliuoli, le femmine, ed i servi de soldati eumeni erano restate addietro con l o ro, e 1*argento, e finalmente con tutte quelle cose eh essi avevano ac quistate sopra 1 esercito di Alessandro r comand alle
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pi scelte bande de'cavalli, che accerchiate le bagaglie le spingessero dentro a suoi alloggiamenti : le quali, mentre cbe i nemici erano occupati nel menar le ma ni , cavalcarono intorno , e ne le menarono senza esser vedute, perciocch la polvere toglieva loro la vista. Poich la battaglia fti finita, e si vide come cinque mila di que* di Antigono erano morti, e solamente trecento di que di Eumene; questi tutti lieti per la vitto ria acquistata si partirono. Ma poich eglino videro co* me le bagaglie gli furono to lte, ed avevano perduto le loro persone, dolenti oltremodo quantunque vittoriosi si stettero; di modo che la maggior parte costretta dal1 amore de* suoi, mandarono lambascera ad Antigono, chiedendogli in grazia die gli ricevesse nel numero dei suoi soldati. Antigono avendo predato le bagaglie de* soldati di Eumene, e veggendo eh* essi senza modo avevano a male la perdita delle persone lo ro , fece andare un bando come graziosamente era per rendere loro la preda. Come i soldati intesero questo, cos incontanente passa rono ad Antigono, non pure i Macedoni, ma eziandio dieci mila Persiani, de' quali Peuceste n era capitana. Perciocch veggendo egli che i Macedoni si accostavano alla parte di Antigono, anch esso si pieg. Finalmente fu tanta la mutazione degli animi, e della fortuna, che gli Argiraspidi messe le mani addosso ad Eumene lo diedero legato ad Antigono, il quale fu allora proda** mato re di tutta T Asia. Avendo inteso Antigono , come Pitone governatore della Media assoldava uo esercito straniero, e che met
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leva danari insieme a fine di ribellarsi, s'infingeva di non, credere a que* che di ci lo ragguagliavano dicendo loro =: Io non crederei mai che Pitone facesse que sto , spezialmente che io gli ho apparecchiati cinque mila armati macedoni e traci, e mille che stiano alla guardia sua , i quali sono per mandargli. =* Come Pitone inlese questo, cos credette alla cortesia di An tigono, e perci senza tardar punto venne a ricevere il soccorso. Ma poich egli fu introdotto in mezzo di Ma cedonia , Antigono il fece ritenere, e fecelo morire. Fece di bei doni Antigono agli Argiraspidi, che gli diedero Eumene legato nelle mani. Nondimeno per guardarsi egli dalla ribalderia loro, ne di mille di essi per compagni a Sigirzio governatore dell'Arabia. Cos ne mand gli altri in luoghi fortissimi e disusati, af fine che essi come presidio di que' luoghi, guardassero il paese. Il perch tutti in un punto sgombrarono. Assediava Antigono la citt di R odi, e fece generale Demetrio suo figliuolo, mandando un bando, come i Rodiani erano liberi da tutti i pericoli. Di pi , che quanti mercatanti erano in Siria, in Fenicia, in Cilicia, in Pamfilia, i quali navigassero per mare, avessero la sicurezza di andare per tutto il mare, fuorch non toccassero terra a Rodi, acciocch abbandonata da tutti gli ajuti pi facilmente la rovinasse ; mentre que' colle gati , i quali erano stati mandati quivi da Tolommeo, non aveano forza abbastanza da opporre a Demetrio , che la batteva. Assold con certe paghe Antigono i soldati galli mercenarj, de* quali Bedorio era capitano , promettendo
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a ciascuno di dargli uno scudo d* oro d Macedonia, ed in segno di ci di loro per mallevadori delle paghe uomini, e fanciulli nobilissimi. La battaglia fu fatta contro Antipatro, la quale finita che f u , i Galli ridi mandavano le paghe loro; Antigono pag tutti quei dagli scudi. I Galli ancora dimandavano le paghe per li disarmati, per le donne , e per li figliuoli, perciocch questo conveniva a ciascun gallo. La somma de*denari, se solamente i guerrieri fossero stati pagati, ascendeva a trenta talenti, ed a cento se pur ai deboli toccavano le paghe. Partissi adunque 1*esercito de' Galli, e mi* nacciava la morte a mallevadori. Perch Antigono avendo paura di ci, mand un legato a Galli che gli promet tesse in suo nome di dar loro quanti denari doman dassero; e che almeno mandassero alcuni, i quali rice vessero Toro di gi noverato. Or questi presi da grandis sima allegrezza per la moltitudine de' denari, i capi de* Galli mandarono persone , alle quali commisero, che recassero 1' oro. Antigono allora feceli ritenere a fermando ch'egli non era per rendere altrimenti quegli uomini a Galli anzich ricevesse i suoi. I Galli al lettati da grandissimo desiderio di riscattare i loro uo mini , resi i mallevadori riebbero alla fine i legati, e con esso loro i trenta talenti. Assediava Antigono la citt di Gassandria per rovi nare affatto Apollodoro, il quale n e ra il tiranno. Ora essendo oggimai venuto il decimo mese dell* assedio egli pure si parti, e suborn Aminia capo de* corsali, che fingesse far lega con Apollodoro. Costui mandando T ambascerie ad Apollodoro, gli promise di fare si che
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Antigono si placasse, aggiungendo eh egli gli mandereb be di molta vittovaglia. Laonde il tiranno prometten dosi bene d*Aminia, il quale gli pareva molto fidato , e non istimando pi la partita di Antigono, trascurava la guardia delle mura. Aveva fatto Aminia le scale, le quali pareggiavano laltezza delle mura ed avea pur nascosti due mila soldati, e dieci corsali etoli guida ti da Melota sotto certo luogo, che si chiama Bolo non molto lontano dalla muraglia. Costoro nell'apparir del giorno veduti pochi soldati, alle guardie delle mura, andarono alle cortine , ed appoggiatevi le scale alzarono le insegne, e cos Aminia1 ascendendo con que'due mila su per le scale, s'insignor delle muraglie. Mentre adun que che essi entrarono nella citt , Antigono venne un altra volta , ed occupata Cassandria lev la tirannia d' Apol|odoro. Era accampato Antigono con pochi soldati dirimpetto a quelli, che seguivano la fazione di Eumene. Ora mandandosi 1*un 1' altro di continuo messaggi, An tigono comand che se il legato venisse, certo soldato ansante, e tutto carco di polvere corresse innanzi, e gli dicesse come i compagni erano presti. Come Anti gono intese questa nuova cos tutto si rallegr, e , li cenziati i legati, il giorno vegnente distese per lunghezza 1 esercito > e lo men fuori del forte, I nomici raggua gliati dagli ambasciatori della venuta de'compagni ad Anti gono, e veggendo la falange distesa per lunghezza, senza sapere di qual profondit, si fosse, nqn ebbero cuore di venire alle mani, ma voltando la spalle se n' andarono. . Affine che Antigono pigliasse la citt di Atene fece
pace con esso loro alla fine dell'autunno. Gli Ateniesi seminando in diverse parli del territorio loro il fru mento, non si Curarono di conservare di grano se non se quant loro bastasse infin che le biade cominciassero a prender vigore. Ora essendo oggimai le biade mature, Antigono scorse coll esercito nel territorio degli Ateni esi* Laonde avendo gli Ateniesi logorato il loro grano, ed essendogli vietato il portarne via del maturo, ricevet tero Antigono dentro la citt , e si mostrarono ubbidi enti a tutti i suoi comandamenti.
D em etrio .
Non avendo Demetrio denari, addoppi il numero de* soldati eh' egli sceglieva. Laonde taluno recandosi ci a maraviglia d'ondegli potesse cavarne le paghe per tanti soldati, die pure non ne aveva per pochi: si gli disse == Perciocch se noi saremo pi fiorii e franchi avremo gli awersarj pi deboli, e s\ impa droniremo de paesi loro , ed altri ci pagheranno il tributo , ed altri ci manderanno le corone, temendo oggimai la moltitudine de9soldati s . Mettendosi in punto Demetrio per navigare in Eu ropa, acciocch i nocchieri sapessero dov'egli fosse per ismontare, di a ciascuno di loro un libretto suggel lato , comandandogli questo =* Se noi navigheremo in sieme, voi non dissugeUerete altrimenti i libretti ; s anche noi saremo dittisi, <aperti * libretti) dirizzerete le prode a quel luogo che voi troverete segnato s s Voleva Demetrio assalire alla provvista la citt di
Sicione, e perci se u and in Ceneri , e quivi trapass parecchi giorni vivendo in delizie , e piaceri. Perch avendo oggimai i Sicioni lasciato ogni sospetto da canto, comand che i soldati pagati con Diodoro di notte scorressero appresso quelle porte che sono dirimpetto a Pailene, eh* egli con 1 ' armata si scoprirebbe nel porto. Laonde menati i soldati armati contro citt, ed assalta tala da tutti i luoghi egli la manomise. Diede Demetrio la citt di Efeso in guardia a Dio doro capo della guardia , e poi navig verso la Caria. Laonde Diodoro fece patto con Lisimaco, che se egli gli dava cinquanta talenti, gli tradirebbe la citt. Il che risapendo Demetrio, tolte le sue maggiori navi comand che le galee segretamente pigliassero terra nel contado. Onindi egli montato su d* una galea, e tolto in compagnia Nicnore, navig dentro il porto degli Efesj. Era ascosto Demetrio sotto la coverta della galea, quando Nicnore apertamente aveva chiamato Diodoro quasi eh' egli volesse ragionare con esso lui delle cose appartenenti a soldati, acciocch desse loro modo di partirsi sicuramente. Egli avvisando che solamente Ni* canore fosse quivi venuto, montato su d'un brigantino si mostr pronto e voler far l* accordo. Ma dove egli si accost alla galea di Demetrio , quegli venuto sopra co verta affond il brigantino assieme con gli uomini, e prese que' che nuotavano. Laonde prevenendo il tradi tore si conserv la citt di Efeso. Avendo preso Demetrio le citt di Egina, e di Sa lamina , che sono nel territorio degli Ateniesi, mand a Pireesi chiedendo loro arme, e mille uomini, ac
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ciocch fatta lega fra loro se ne valessero contro La care tiranno. 1 quali stando alle promesse di Demetrio gli mandarono l 'arme, ma egli avendole accettate n'arm i suoi, e prese quei che eziandio gli avevano mandati i Pireesi. Poscia che Demetrio prese il Pireo ; fra tutta la provvigione de* legni che quivi aveva (i), comand che parecchie galee s' ascondessero in Sunio. Laonde sce gliendone egli venti ottimamente apprestate a navigare, comand, che dati de' remi in acqua s'inviassero non verso alla citt, ma quasi a Salamina. Favoriva allora la parte degli Ateniesi il capitano Cassandra, il quale come vide dalla rocca queste venti galee, cos sospett che fossero de* nemici, e che navigassero a Corinto. Ma la cosa and altrimenti, perciocch quelli, che menavano le galea dirizzandosi verso il Pireo l'occuparono. Dove poi il fatto subitamente si riseppe, tutti gli altri ancora en trarono in porto con tutta l ' armata, di modo che smontata gi la ciurma prese il porto, e le torri. Laonde i trombetti gridavano : Demetrio libera la citt di Atene ; e per conseguente gli Ateniesi yaghi della li bert accettarono Demetrio. Assediava Demelrio con cento settanta galee la citt di Salamina in Cipro, quando Menelao capitano di Tolommeo teneva la citt, e la difendeva con sessanta navi, ed aspettava Tolommeo, che doveva quivi andare con centoquaranta galee. Ora veggendo Demetrio di
(i) Plutarco in Demetrio dice , che in allora Demetrio area una flotta di a 5o vascelli. Si consulti anche Diodoro , lib. ao.
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non poter combattere del pari con dugento galee, co steggiando la riviera sopra Salamina, gitt lancore sotto nna balza grandissima, e quivi si stava ascoso. Laonde Tolommeo, che non sapeva punto di que'ch' erano ascosti dopo la balza, prese porto in certo luogo aperto, e comodo a pigliar terra. E di gi egli aveva fatto smon tare i soldati, quando 1 *esercito di Demetrio soprag giunse : e senza indugio assali le galee degli Egizj, che allora erano date a terra. Il perch la vittoria con maravigliosa prestezza fh conquistata, e Tolommeo inconta nente si fuggi. E Menelao eziandio uscito fuori dei porto di Salamina per liberare i compagni dal pericolo, *i accompagn con Tlommeo, e per conseguente si fuggi anh* egli. Era per entrare Demetrio di notte tempo dentro la citt di Corinto , la quale gli veniva consegnata da tra ditori aprendogli le porte a Corife. Ma temendo egli che que che erano dentro nella citt non 1 * assaltassero di nascosto gli distolse da ci, menando molti soldati alle porte che vanno a Lecheo, i quali sollevando un rumor grande tutti i Corinti concorrevano l dove cosi forte si gridava. In questo mezzo i traditori aperte le porte che sono dirimpetto a Corife intromessero i ne mici nella citt. In tal modo Demetrio prese Corinto , mentre che i terrazzani stavano a guardare le porte verso Lochea. Si era accampato Demetrio dirimpetto a Lacedemoni, fra quali era il monte Liceo (i) dellArcadia, che ammen(i) Fu detto anche O lim po, o il sacro Monte. Arcad.
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igi duni superava. I Macedoni non Sstavano senza paura, che non sapevano la pratica di quel monte. Ora av venne , che soffiando vento greco contro i nemici, De metrio sottoposto il fuoco abbruci il bosco. Perch la fiamma ed il fumo traportati con furia nel volto a La cedemoni, tutti gli rinculava. Dall'altra parte Demetrio; co* suoi soldati stringendoli con furia, e con 1 *arme li sopraffece. Ritornava Demetrio per certa via stretta , quando gli Spartani stringendo la retroguardia ne ferivano di molti : perci Demetrio raun gran quantit di carrette in un luogo strettissimo, e difficilissimo, e le di il fuoco. Perch i nemici non potendo passare oltre al fuoco, Demetrio con gran fretta scamp la forza de' nemici, mentre che le carrette abbruciavano. Mand Demetrio l'araldo a Beoti, che in suo nome dovesse loro bandire la guerra. L' araldo dunque con segn la lettera a capi de' Beoti, nella quale era l 'av viso della guerra, e il giorno vegnente Demetrio s'ac camp in Cheronea. Perch i Beoti si spaventarono forte veggendo ad un'ora bandita, e presente la guerra. Valicava Demetrio il fiume Lieo rapidissimo di modo', che i pedoni non potevano varcare oltre. Laonde egU scelti que cavalieri, che avevano solamente i cavalli grandissimi, ne fece uno squadrone triplicato, e collocollo contro 1 onde del fiume. Perch spezzata la furia dell'acqua i pedoni passarono pi facilmente.
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Eumene.
Fuggiva Eumene, i Galli, che lo perseguitavano, siccome colui che era debole e si faceva portare in lettica. Ora non potendo egli affrettare la fuga abba-* stanza, ed essendo oggimai intercetto, veggendo egli certo poggetto luogo la via, comand a quelli che por* tavano la lettica , che quivi la mettessero gi* i Bar bari , che gli andavano appresso, penando che Eumene non avrebbe fetta tal cosa giammai, s* egli noq avesse avuto qualche imboscata vicina per ajuto, si rimasero di perseguitarlo. Intendendo Eumene come gli Argtraspidi oramai trat tavano cose nuove , e che i loro capitani i quali erano l*uno Antigono, 1*altro Teutamate, si mostravano su perbi contro di lu i, e tralasciavano di andare al suo padiglione, ratinati i capitani * disse loro che gi la se conda volta aveva veduto il seguente sogno, in cui pur minacciavasi che a' egli non era ubbidito tutti erano per capitar male. Il sogno stava in questo modo : Sedendo Alessandro re nel padiglione in mezzo il campo, e tenendo lo scettro in mano, faceva le. leggi a tutti; e comandava a capitani che non ispedissero faccenda alcuna comune, o reale fuori del padiglione, e quello solamente chiamassero il padiglione di Alessandro, 1 Macedoni adorarono Alessandro, ed avuto il consiglio curarono di edificate il padiglione reale codenari dei rifipamj reali. Quindi vollero che si facesse. un seggio d' oro fornito di reali ornamenti, con una corona d 'o ro , e con reale ghirlanda. Appresso il seggio 1 * arm e, fra le
ig5 quali fsse lo scettro. Davanti al seggio la tavola del re pur essa d' oro con sopra gl' incensi, ed odorosi -profumi. F osservi eziandio seggiole d'argento nel padi glione , su le quali sedendo i capitani facessero consiglio delli pubblici affari* Apparecchiavano a questo modo le dette cose. Ma Eumene alzava il suo padiglione a lato ' a quel d Alessandro, e cos gli altri capitani di mano in mano. Da ci ne accadde, che Eumene entrato dentro riceveva tutti i capitani, e con essi eziandio Antigono, e Teutamate. 1 quali recavansi in realt a trovare Eu<mene, sotto l'apparenza di non volere che tributare i loro omaggi ad Alessandro. Veggendo Eumene, come Peuceste solleticava i sol dati con conviti, e con presenti in Persia, ebbe paura eh' egli a se trasferisse tutto l ' imperio ; e perci mo str certe lettere , quasi che fossero scritte da Oronte satrapa dell' Armenia in caratteri siriani a questo mo do =2 Che Olimpiade calava d Epiro , e menava seco il figlio di Alessandro , e che Cassandro teneva per frza la citt di Macedonia. Come i Macedoni sentirono queste cose , cos Peuceste usc loro di mente. All in contro proclamarono re la madre di Alessandro , c lui ancora, con loro grandissimo piacere, ed allegrezza. Di licenza Eumene all* esercito che andasse alle guar nigioni per le ville della Persia. La qual cosa sentendo Antigono con formidabil esercito si dirizz verso loro. Allora Eumene per mezzo de mandati ne ragguagli i suoi, e comand che i capitani co loro servidori mon tando a cavallo , e portando il fuoco con esso loro nei testi di terra si dilungassero la notte settanta stadi pei
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luoghi pi elevati, e lontani del paese. E cosi lasciando fra loro lo spazio di venti cubiti, accendessero di molte fascine , ed alla prima veglia. facessero i fuochi mag giori , alla seconda pi piccioli, alla terza quasi come spenti di modo che essi venissero a rappresentare i veri alloggiamenti. Veggendo queste cose i soldati di Anti gono avvisarono che tutto 1 * esercito di Eumene fosse raunto in un medesimo luogo; e cos non dando loro il cuore di assaltarli, presero una strada diversa da quella che tenevano i nemici. Stoglieva Eumene (i) dal predare le bagaglie de'nemici coloro eh*erano pronti a ci fare, affermando che queir sto non recava alcun giovamento. Ma non potendo egli persuaderne!!, mand a nemici, e gli avvis come do vessero tenere grandissima cura delle bagaglie. Laonde i soldati veggendo maggiori presidj e pi fermi, si mu tarono di fantasia
Seleuco.
Faceva il fatto d arme Seleuco contro Antigono , ed il giudizio della giornata stava uguale. Ma sopravvenendo la notte parve ad ambidue che il conflitto si differisse e prolungasse al giorno vegnente. In questo mezzo i soldati di Antigono messe gi Tarme si stavano negli alloggiamenti; ma per lo contrario Seleuco comand a suoi che armati cenassero, e dormissero servando la fi gura deli* ordinanza. Nell* apparir dell* alba quei di Se(t) Plutarco ne adduce la ragione in Eumene.
I>7 letico entrarono in battaglia armati, ed in ordinanza di modo che quegli di Antigono attorniati, disarmati, ed isbarragliati incontanente diedero la vittoria a nemici* Accampavasi Seleuco dirimpetto a Demetrio, siccome quegli che sommamente confidava dell'avvenire. AH' in contro Demetrio quasi che disperato del successo delle cose sue, deliber con esso lui di attaccar la battaglia di notte, sperando, movendosi all'improvvista (i), di do* ver fare qualche cosa degna di memoria; tanto pi che i soldati gli erano presti, e nudriyano la speranza nel subitaneo assalto. Perch mossi tutti si mettevano in punto. Ora accadde che due giovani di que'dagli scudi di De* metrio diedero nelle prime sentinelle di Seleuco, i quali presi pregarono che quanto prima si poteva gli menas sero al re: i quali come furono davanti a lui gli die dero ragguaglio come si faceva l'apparato per la batta glia notturna. Allora Seleuco avendo paura cbe i nemici non venissero anzich i suoi si potessero mettere all'ordine, comand che i trombetti dessero all'arme. Perch i soldati mentre che si armavano gridavano forte come per loro si poteva pi, e ciascuno dava il fuoco a ser menti che erano nelle loro tende. Laonde Demetrio veggendo che 1' esercito risplendeva per la fiamma del fuoco, e che i trombetti sonavano quivi attorno , e che i soldati romoreggiavano , avvisando che fossero in punto per menar le m ani, non gli di il cuore di as salirli. Veggendo Seleuco come i soldati di Demetrio erano
( i) V ha chi legge tetirtftt/tts eoa Casaubouo, in vece di titi* *(%$ come uel testo. Consultisi Plutarco in Demetrio.
senza modo paurosi, egli fece la scelta de* pi franchi sergenti, e mise innanzi alla fronte della battaglia otto elefanti. Di poi andando egli per certa via stretta a lato a nemici, e gettata la celata alz le grida dicendo lo ro. = Quando v i ravvederete voi della vostra scioc cheria, e v i rimarrete di seguire un signor de9ladroni oggimai morto dalla fam e ? Quando toi potreste avere le paghe da un re abbondante di ricchezze, e che si gode d* un regno presente , e non si pasce nella speranza di un futuro regno? Udendola maggior paia te di loro queste cose, gitiarono 1 aste, e le coltella , e battendo le mani si accostarono a Seleuco. Assediava Seleuco la rocca de* Sardesi, nella quale era castellano Teodoto , che aveva cura de tesori, il quale ufficio gli era btato commesso da Lisimaco. Ora non potendo egli prendere la rocca, perciocch era forte o ben fornita , fece andare un bando, eh egli darebbe cento talenti di taglia a qualsivoglia che avesse ammaz zato Teodoto. Di qui nacque, che ringordigia de*cento talenti occup lanimo di molli soldati, e Teodoto forte dubitava sul modo di pensare delle truppe. di vero che egli non aveva animo di andare in pubblico , e perci il volgo aveva a male, chegli non se ne fidasse. la questo scompiglio Teodoto preveneudo il fatto, di notte aperse la porta, ed intromesse Seleuco, e diedegli i tesori. Parte che Demetrio aveva gli alloggiamenti sotto i. poggi del Tauro; temendo Seleuco eh egli non s in camminasse verso la Siria , mand Lisia con una frotta di macedoni a monti che sopra stanno alle strettezze
del monte Amano. perciocch egli era per passare di l via, comand eh* essi facessero di molti fuochi. Come Demetrio intese che que luoghi erano presi, cos si ri mase di marciare innanzi. Seleuco essendo fuggito di CiKcia nel fatto d'arme eh* egli ebbe contro i Barbari, acciocch gli amici non sapessero ch'egli si fuggiva con pochi soldati, sin6ngeva d'essere uno scudiero di Amazione comandante della reale brigata, pigliando una veste accomodata all' eser cizio di essa carica. Ma poich gran moltitudine di ca valieri , e di pedoni quivi concorse, allora messosi la veste reale si di a vedere, ed a riconoscere a soldati.
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Perdicca.
Guerreggiavano gl'IU ini, ed i Macedoni fra loro stessi, ma molti de* Macedoni venivano presi vivi, il che faceva che gli altri per la speranza d'essere riscat tati, erano men pronti alla battaglia. Ora mandandosi T una e l'altra parte i messaggi per conto de* doni del riscatto , Perdicca comand al legato che si ritornasse, e ragguagliasse gl* IUirj come egli "non era per accettare altrimenti i doni loro per riscattare i prigioni, ma che gli voleva far morire (i). I Macedoni quasi che dispe rati della salvezza cbe speravano per via del riscatto , diventarono pi animosi a menar le mani, siccome co loro la cui salvezza nella sola vittoria era riposta.
(i) II testo oscuro 5 ma la conclusione ne rende manifesto il sentimento.
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Faceva guerra Perdicca co Calcidesi, e patendo egli difetto di monete d argento , fece stampare denari di stagno mescolato col metallo, e a questo modo di le paghe a soldati. I mercatanti pigliavano le monete reali senza pi : ma non si potendo esse spendere fuori del suo paese , egli in iscambio di quelle di loro il fru mento , e le frutta del suo territorio.
Cassandro.
Assediava Cassandro ad un tempo la citt di Salamina , e faceva il fatto d arme navale cogli Ateniesi. Laonde acquistata eh egli ebbe la vittoria mand a Sa lamina senza riscatto tutti que, che da lui furono presi con gli Ateniesi. La qual cosa intendendo i terrazzani di Salamina confidati:nella gentilezza di Cassandro se gli arresero. Prese Cassandro con inganni Nicnore, che era go vernatore di Munichia, perciocch era mal disposto verso di lui. Fingeva dunque Cassandro di volersi par* tire d Attica con 1 arm ata, ed essendo oggimai per montare sulla galea, il corriere gli consegn lettere che gli scrivevano gli amici suoi di Macedonia , delle quali questo era il tenore. = I Macedoni ti chiamano a pigliare il regno per t odio che i cittadini portano a Polisperconte. Come Cassandro lesse le lettere, cos divenne tutto lieto e giocondo, e rallegrandosene con Nic nore lo abbraccia, ed accompagnandolo gli disse. =3 Ora Nicnore , ci bisogna prendere altro consiglio delle cose nostre , ed ordinare F imperio di comune parere
201 nostr: = s Mentre ch'egli gli favellava in questo modo, chetamente menollo a certa casa eh'era quivi vicina sotto' colore di voler ragionare con esso lui in segreto. Era quivi ascosta una frotta di sergenti i quali rite nendo Nicnore, lo guardarono ; mentre che Cassandra senza indugio concesse licenza a chi volesse di accu sarlo. In questo mezzo che Nicnore veniva accusata egli sostitu un nuovo comandante in Munichia, e di poi fece condannare nella vita Nicarone pubblicamente, sic come colui che aveva commesso di molte scelleraggini contro il dovere, ed il giusto. Era Cassandra all' assedio di Pidna citt di Macedo^ nia /.nella quale era rinchiusa Olimpiade. Avvenne che Polisperconte mand quivi una nave da cinquanta remi, la quale accostatasi al lido per lettere esortasse Olim piade a montare su quella , e fuggirsene. Il mandato fu preso, e perci menato davanti a .Cassandra al quale ^confess la cagione, perch* egli era mandato. Cas sandra comand che le lettere segnate col suggello di Polisperconte fossero portate dentro , senza dire , che egli le avesse lette. Mentre eh' egli portava dentro le lttere, Cassandra prese la quinquereme, e la rimosse. Ac cadde che Olimpiade prestando fede alle lettere* ed al sug gello di Polisperconte usc di notte fuori della citt, e non ritrovando altrimenti la nave, senza modo rimase dolente, e giudic che Polisperconte lavesse ingannata. Perch ella con la citt insieme si arrese a Cassandra. Ritorqando Cassandra dIlliria, ed essendo vicino una giornata a Epidamno ( i ) , messe in punto la cavallera
< (i| Casanbono \eg$t txixpv^<tr iu vece di nel teste. come b
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e la fanteria, le mand nelle ville pi alte situate nei confini dell' Illiria e dell' Atintanide , ed abbruciolle , perch i loro abitanti favorivano Epaminonda. Pensando allora i terrazzani che Cassandro si fosse partito, usci vano fuori della citt , e lavoravano la campagna. Ma gl* desti i soldati che quivi dianzi aveva imboscati fuori della citt, prese non meno di mille di que* terrazzani, e trovate le porte dlia citt aperte vi entr , e fecesi padrone dell' Epidamno.
Lisimaco.
Essendo stati svaligiati delle loro bagaglie gli Autariati nel fatto d' arm e, che si fece contro Demetrio , Lisimaco ebbe paura eh' essi non trattassero qualche cosa di nuovo , siccome quegli eh' erano privi di tutte le loro possessioni. Perch menatili tutti fuori dello steccato sotto colore di volere dispensare il frumento , dato il segno gli fece tagliare, tutti a pezzi i quali fu rono da seicento. Avendo preso Cassandro la citt di Amfipoli per tra* dimento di Andragato gli fece di molli presenti, e glie ne promise eziandio di maggiori purch' egli I' accompa gnasse in Asia. Ma come 1egli pervenne alle strettezze della Tracia non solamente ivi lo spogli di tutti i beni , che possedeva, ma tormentato ancora il fece morire. Acciocch i Peoni, conosciuto re Aristone (j ) figliuolo
(i) Q . Curzio, lib. 4 nomina Arnione come comandante della cavalleria Peonia , e fanno eco a l sue dire Plutarco io Alessandro ,
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di utoleonte, Faccettassero amichevolmente e benevol mente, Lisimaco nel men al regno del padre. Ma co ni essi ebbero lavato Alistone nel bagno reale presso il fiume Artico ( i ) , ed ebbero apparecchiata la tavola secondo il costume della patria loro , Lisimaco fece se gno a suoi che si mettessero in armi. II che veggendo Aristone montato su d* un cavallo si fuggi a Sardesi (a), ed a qusto modo Lisimaco s insignor della Peonia. Cratero. Assaltando i Tirj i Macedoni, i quali erano occupati intorno a fortificare il forte, Cratero comand cheglino prima dessero luogo. Ma poich i Tirj furono bene stanchi del lungo perseguitare eh9 essi avevano fatto, Cratero di il segno a suoi, che rivolgendosi, urtassero in quelli. Di qui accadde che in un momento que che fuggivano perseguitassero , e que che perseguitavano fuggissero.
ed Amano, lib. 3 , della spedizione di .Alessandro. Plutarco in Pirro soggiungne che questo re dell Epiro avea impalmata una figlia di utoleonte. Diodoro, lib. 20* dice che Cassandro si mostr li* berale di soccorsi Terso utoleonte re di Peonia contro gli Aula ria ti. (i) Secondo il u s to , 1 interprete Ialino usa la voce Aritiibo . Strabone , lib. i3 fa parola di un fiume della Tracia che mette foce nell1 E bro, detto Arisbo . Ad esso si accorda Stefano alla vece Arisbo . (a) 1 1 testo mette ZpeT/c*v. Strabone riferisce che alcuni popoli nominati ZttpJittt've esisievaoo nella llllria ; ma sembra a taluni si en essi troppo lontani dalla Tracia, dove Stefano colloca una citt di nome , alla qoale amano meglio dare la preferenza m questo luogo .
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Polisperconte.
Assediando i Peloponnesi i passi contro le truppe di Polisperconte, egli rincor in questo mpdo i soldati suoi a inoltrarsi. Si mise in testa un cappello, e messosi eziandio due vesti lunghe in dosso, e tolto un baione in mano, disse loro = s Quelli che ci chiamano al pericolo, o soldoti, sono uomini di questa maniera. rr: Di poi, messe gi queste cose, e da capo ripigliata 1 *armatura , gli disse : Ma quegli che con esso loro verranno a battaglia per in fin qui sono stati vittoriosi in molti e grandi fatti d arme. == Come i soldati intesero queste cose, lo pregarono eh* egli non indugiasse p i , ma diritto ne gli menasse a combattere.
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Antioco Gerace.
Ribellatosi Antioco a suo fratello Seleuco, fugg nelle contrade di Mesopotamia. Perch essendo passato i monti dell Armenia fu raccolto da Arsabe (i) il quale era suo amico. Nondimeno Acheo, ed Andromaco capita ni di Seleuco lo perseguitavano con infiniti soldati, e nel vero ch egli attaccarono il fatto d arme con grand impeto. Alla fine essendo stato Antioco tocco da una ferita si fugg a poggi cherano pi alti in quel monte, e lasciato 1 esercito , che stava accampato a lati del monte, fece pubblicare come Antioco era caduto in
(i) Giuslino, lib. 27. cap. a e 3, appella quest amico, in cam bio di Arsabe, Ariamene, re di Cappadocia , cognato di Antioco. Ma Diodoro Ecl. 3 . lib. 3 , dice che Stratouica sorella di Antioco spos non Ariamene ma Ariarate suo primogenito.
20 6 battaglia. Nondimeno egli comand che una gran part dell'esercito occupasse di notte tempo i poggi del monte. 0 giorno seguente i soldati di Antioco mandarono ambasciadori Filetero cretese, e Dionigi Lisimaco a richie dere con certa condizioni il corpo di Antioco per sep pellirlo , dando loro stessi, e 1 ' arme ancora. Andromaco rispose che il corpo di Antioco nou si era an cora trovato, e perci eh' essi il cercassero fra prigio nieri, ed in quanto al resto si convenne che Seleuco manderebbe a pigliare l'arm e, e i soldati. Vennero adunque quattro mila uomini non apparecchiati per coqh battere , ma in ordine per riavere i prigioni. I quali come furono giunti a lati del monte , que' eh* erano su poggi sparsi di sopra via ne fecero una grande strage. Allora Antioco mostrassi in abit reale siccome colui che era non solamente vivo, ma eziandio vittorioso.
poteva essere loro segreto. Come la notte fu fatta egli comand che i soldati recassero la terra, che era in certa grotta .lontana di quivi otto, o dieci siadj, e cos la gettassero alle bocche delle mine. Ma poich quegli che difendevano le mura videro di giorno tanta terra quivi sollevata , avvisando che la citt fosse covata di sotto si spaventarono in modo , che arresero la citt a Filippo. Nondimeno conosciuto l ' inganno piansero veiv sando molte lagrime per la scioccheria loro. v . Faceva guerra Filippo figliuolo di Dmetrio con Attalo r e , e co* Rodiani, e deliberando com* egli po* tesse fuggire per mare, mand certo rifuggito in Egitto, il quale ragguagliasse i nemici, come il giorno seguente egli era apparecchiato per fare la battaglia navale : e per egli fece fare di molti fuochi la notte, affine che paresse che 1 *esercito si stesse fermo. Ma mentre che i soldati di Attalo si mettevano in punto per la battaglia navale, e menavano fuori il presidio di quel luogo, l dove le navi di Filippo dovevano uscire , egli segretamente navig via con tutta 1 * armata.
Tolommeo.
Facendo Perdicca valicare il fiume appreso Merofi, ed essendo oggimai varcata la maggior parte dell eser cito , Tolommeo raun da tutto il paese i greggi delle capre , e de porci, e le mandrie de* bovi, e comand che si dovessero caricare i giumenti con di molti fra sconi , acciocch le carche strascinate sollevassero assai polvere, Le quali agitate s da cavalieri, come da pa-
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stori, sollevarono cK molta polvere. Di poi tolto egli il resto de* cavalli, menolli contro i nemici , i quali con getturando dal sollevamento della polvere che infiniti soldati venissero, incontanente voltarono le spalle. Laonde molti affogarono nel fiume,- e molti eziandio furono fatti prigioni.
Attalo.
Era per far la giornata Attalo co* Galli, i quali ave vano gran numero di soldati; quando volendo egli rin corare i suoi soldati quasi che impauriti, e farli fran chi , apparecchia la vittima avanti il pericolo del con flitto. Mentre adunque che Sudino indovino caldeo faceva il sacrifizio , pregando gli Dei , ed isparando la vittima. Il re , pesta della noce di galla , scrisse nella mano destra : La vittoria del Re. Mentre che egli scri veva gi non iscrisse dalla sinistra alla destra, ma dalla destra alla sinistra. Tirandosi quindi fuori le viscere , egli mise la mano nel luogo pi caldo e fungoso , e v impresse linscrizione. Lindovino esaminando le altre parti, e il fiele, e le porte, e la mensa (i), e risguardando tutti gli altri segni, pervenne finalmente a quella particella sopra cui era scritta la vittoria del Re. Perch egli rallegrassi forte , e poi mostr il segno a tutti i soldati, i quali accostandosi, e leggendo quelle parole
(i) 11 testo: ItvAf u\ rfetx **. Nel Levitico spesso si menzione della t avola del fegat o per esprimere il maggiore dei lobi di esso. Ma a qual parie ne corrisponderanno le p o n e f
tolti rincorati gridavano, e comandavano ch'egli li me nasse contro i Barbari. Perch attaccando la battaglia con animi pronti sopraffecero la moltitudine de' Galli.
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FINE PEL
4* LIBRO.
D E G L I
STRATAGEMMI
DI P O L I E N O
P R O E M I O .
I o vi presento ancora, o sacratissimi imperatori An tonino , e Vero , questo quinto libro di Stratagemmi, n tanto di gloria mi arreca 1' averi scritti , quanto i o ne concedo a voi, che sendo imperatori li leggete con diligenza , e studio grandissimo , specialmente in questo tempo , che non solamente le leggi della pace si trat tano , ma le cose della guerra si maneggiano ancora. E di vero eh' io giudico1 questo essere il vero strata gemma della vittoria se voi leggendo questi apparerete le cose, per le quali gli antichi capitani pi volte fu r ono vittoriosi ne* fatti d' arme. Conciossiacosach il govrrno delle cose siccome ei si giudica , si conf a quelli che guerreggiano . e lo studio , ed il modo del dire apporta di grande utilit a quei che menano la vita loro in ozio. Ali'incontro la scienza delle cose del m>udo ottima maestra a que che sono capitani, per ciocch iusegna loro , come si debbano imitare quelli che furono vincitori ne' tempi antichi. In che modo adunque voi dobbiate imitare le virt, e le vittorie de passati, fcilmente questi Stratagemmi ve lo dimo streranno.
L I B R O
Q U I N T O
Falari.
Avevano determinato gli Agrigentini di fabbricare il tempio di Giove governatore nella rocca, che secondo il giudizio delle persone, era sassosa, e per conseguente fermissima ; e per altro eziandio pensavano che fosse cosa religiosa a collocare Iddio in luogo altissimo. Ci veggendo Falari, gabelliere agrigentino, promise loro di pigliarne il carico, affermando eh* egli avrebbe fab bri di qualsivoglia sorte , e non lascerebbe patir di fetto delle cose appartenenti alla fabbrica, oltre che darebbe loro certi denari. Il popolo si credette que ste cose, avvisando eh' egli avesse la sperienza di di esse per menare la vita sua da pubblico gabel liere. Perch ricevuti i denari del comune condusse gran numero d* opere , e comper di molti schiavi , e fece portare nella rocca non poca materia di pietre, di legni, e di ferri. Ora facendosi oggimai i fondamenti egli suborno uno che pubblicasse, che ciascuno il quale accusasse que* che rubavano il ferro , le pietre nella rocca, avrebbe altrettanto di argento. Il popolo aveva forte a male che queste cose fossero rubate. Disse adunque egli, datemi possanza ohe io possa fortificare la rocca. I cittadini gli concessero eh' egli potesse mu nire la rocca , e le facesse il riparo intorno. Ma egli,
212 liberati tutti gli schiavi dalle catene, armolli chi con accette, chi con scuri, e mentre che si celebrava la solennit di Cerere, assaltando alla sprovvista i cittadini fece grande strage d* uomini. Laonde fattosi padrone delle donne, e de* fanciulli governava come tiranno la citt di Agrigento. Voleva Falari levar l'armi agli Agrigentini, e perci i fece vista di celebrare giuochi solennissimi fuori della citt ; laddove uscendo tutti i cittadini allo spettacolo , egli, serrate le porte, comand a sergenti che portassero 1' arme fuori delle case. Non potendo Falari prendere' per modo alcuno i Sicani in quella guerra in cui gli Agrigentini gli assedia vano, portatovi di molto finimento fece fine alla guerra. Inoltre egli lasci loro tutto il frumento che aveva negli alloggiamenti con questa condizione per che in iscambio di quello riceverebbe la ricolta vegnente. 1 Sicani Faccettarono con bell'animo. Ma Falari corrotti i prov veditori dell* abbondanza con denari, acciocch rovinas sero i tetti delle case, fece s che il frumento si venne a infracidare pi facilmente. All* incontro egli si prese secondo i patti quello che si mieteva. Perch avendo dato i Sicani tutta la ricolta del paese loro a F alari, e ritrovando le loro provviste infracidate, costretti dal difetto del frumento s* arresero a lui. Mand Falari a domandare per moglie la figliuola di Teuto principe di Vessa citt di Sicilia ; la quale , e per ricchezze, e per grandezza avanzava tutte le altre citt del paese. Il quale avendogliela promessa, egli colloc su'cocchj soldati sbarbati in abito donnesco co-
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ttt serve , le quali portassero i presenti alla fanciulla* 1 quali entrati in casa sfoderarono le spade , e F alari subitamente sopraggiunto ridusse la citt in sua possanza*
Dionigio.
mercenari avendo assaltato Dionigio tiranno di Si cilia per ammazzarlo , ed avendo attorniata la casa sic** come erano d accordo , egli vestito miserabilmente usci fuori, ed avendo sparsa la polvere su capelli, si di in mano a soldati che ne prendessero quel partito , chepi piaceva loro. Allora i soldati avendo compassione di lu i, che era si umiliato ed abbietto f lo lasciarono vivo e salvo. Ma non and poi molto tempo, che aven doli accerchiati Dionigio nella citt de'Leontini co'suoi soldati, gli tagli tutti a pezzi. Negoziando Ermocrate co Siracusani, ed i cancellieri prestando la loro opera a* capitani, avendo gi pi volte i Siracusani nella guerra contro i Cartaginesi data la vittoria a nemici, accusandone i capitani ; Dionigio gli incolp di tradimento : i quali essendo stati parte fatti morire, e parte cacciati in esiglio, egli s'infingeva che gli fossero messi gli agguati da coloro, a quali era venuto in odio ed inimicizia per li condannati, e cos durando ancora la guerra contro i Cartaginesi, domand al popolo che gli dasse una guardia per la sua persona* La qual cosa avendo egli ottenuta riusc crudelissimo tiranno deSiracusani; e mentre che visse tenne sempre T imperio sopra di loro, e venendo a morte lo lanci a suo figliuolo*
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Soleva usare Dionigio grandissima cura, e diligenza per cogliere que che gli mettevano gli agguati. Avvenne che certo forestiero passeggiando per la citt disse, ch'egli solo poteva mostrare il modo, e la via di dare a conoscere gl* insidiatori. Ora sendo chiamato nella rocca disse a Dionigio eh* egli lo direbbe a lui solo : affine che quest'arte non si manifestasse a tutti. Perch partiti tutti que eh* erano quivi presenti , e tratto in disparte Dionigio gli disse. s= Confessa che tu abbia apparato f arte di conoscere gC insidiatori, che nes suno ardir di metterti pi gli agguati. r= Piacque questo trovato a Dionigio, e perci fece di onoratissimi doni al forestiere. Di poi cominci a dire a sergenti , ed a soldati , eh* egli aveva imparato una maravigliosa via di conoscere que', che gli mettevano agguati, t quali ci credendosi non di loro pi il cuore di met terglieli Andando alla guerra Dionigio (i), commesse la guardia della rocca, e de* denari ad Androne , il quale era esortato da Ermocrate (2) a prestargli lopera sua per farsi padrone e della rocca , ed eziandio dei denari. Ma poich Dionigio ritorn salvo non molti giorni dopo , non intendendo cosa alcuna da Androne, disse che aveva avuto ragguaglio di ogni cosa dagli altri , ma eh* egli voleva sapere ancora da lu i, chi fosse colui, che gli
(1) Questo stratagemma si deve riferire a D ionigi il giovine non altriment i che il 7 e 8 seg : (2) Si sostiene da molti doversi leggere Timocrate : poich a questo avea dato in matrimonio Diouigi sua sorella Arete toltala a Pione. Si consulti Plut arco in Di onigio.
2i5 aveva voluto pigliar innanzi 1 * occasione: il quale rimanendo gabbato scoperse Ermocrate. Allora Dionigio fece ammazzare Androne, perch'egli non gli aveva rivelato questo subito che torn a casa. Di poi fece mettere Er mocrate in prigione , perciocch aveva la sorella sua per moglie, a compiacenza della quale lo liber p o i, e confinollo nel Peloponneso. And Dionigio con sette soldati di notte alle mura di Nasso , secondo eh egli aveva convenuto con coloro che avevano determinato di dargliele. Come i terrazzani riseppero il tradimento , ascesero sulle torri. I traditori essendo anch' essi sulle torri chiamavano Dionigio con tutti i soldati. Ma egli minacciava a quegli che erano alla guardia delle m ura, che s* eglino non gli davano la citt, gli farebbe tutti morire. Allora per comanda mento di Dionigio la sua Pentecontora entr nel porto de' Nassi, la quale menava trombetti, e comiti, che con gridi facevano coraggio , come se ognuno di essi seco conducesse una galea. I Nassi avvisando che tante galee navigassero quanti comiti vedevano, spaventati forte di loro proprio volere si arresero a Dionigio. Mentre che Imilcone navigava, e muniva la bocca del porto degli Motisesi, menati i soldati da Mozia, Dio-< nigio (t) faceva gli alloggiamenti dirimpetto a lui , ed esortava i galeotti, ed i soldati a stare di buon animo, ed apparecchiarsi a mettere le galee sotto il capo, che abbracciava il porto. Era questo luogo in larghezza di yenti stadj , ma pieno di fango. Avendolo dunque fortifi) Diodoro, lib. 4 *
2 16 ficato i soldati vi tirarono a terr in un giorno Ottanta galee. Perch avendo .paura Imilcone che Dionigio non navigasse con tutta 1 armata oltra il capo, e manomet tesse i Cartaginesi, i quali erano racchiusi nel porto, con buon vento di tramontana che soffiava, navig via* A questo modo Dionigio ricover il porto , e Mozia, e l armata ancora. Tenendo Dionigio la rocca contra Dione, mand am basceria a Siracusani (i), che trattasse della pace. Ora rispondendo essi che se egli lasciava limperio accetterebbono la domanda sua, se poi n o , la guerra sa rebbe stata immortale. Dionigio rimandato 1 araldo in dietro comand eh eglino mandassero gli ambasciadori a quali rinunciasse limperio, e co quali facesse gli ac cordi. Laonde fu tanta Y allegrezza loro , eh ebbero per mandargli gli ambasciadori, che levarono i presidj. Come gli ambasciadori furono giunti, gli fece ritenere, e menati fuori i soldati con grand' impeto e gridi accostossi al riparo, ed entrato per forza prese Siracusa , e non rendendo loro altrimenti la rocca, ad un tempo racquist la citt (a). Il giorno che venne appresso, Dionigio rimand gli ambasciadori siracusani a cittadini, appresso i quali andavano le donne con lettere della moglie , e della sorella che scrivevano a Dione , ed a Megacle , ed eziandio a tutti i Siracusani, le mogli de quali erano assediate. I quali ricevute le lettere comandarono che
(1) Plutarco, D iodoro, Giustino. (2) Gli autori qui sopra dicono, die ripreso animo gli abitanti u lo cacciassero eoo perdita.
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pubblicamente fossero recitate in consiglio. Le donne degii altri pregavano i mariti , ed i cognati che non le abbandonassero s , eh' elleno capitassero male , o ve nissero in possanza di Dionigio. Fra queste lettere una aveva la soprascritta in questo modo s lpparione al padre , t= cio a Dione di cui era figlio. Ora avendo letto la soprascritta il cancelliere aperse la lettera nella quale il figliuolo non aveva pure scritto nulla al padre r ma Dionigio amorevolmente, e famigliarmente a Dione, e con grandi promissioni lo sollecitava. Lette queste cose, Dione rimase sospetto ed infame appresso i Sira cusani , di modo che la fede sua affatto si spense ap presso di loro ; il che Dionigi desiderava oltremodo. Venendo i Cartaginesi con un esercito di trecento mila uom ini, Dionigio fece fare molte castellale ripari per lo paese. Nondimeno egli fece pace co' Cartaginesi, e ricevette i presidj loro. I Cartaginesi volentieri senza modo accettavano le castella, e le munizioni senza combattere, e perci mettevano molti soldati alla guar dia , ed al presidio di quelle. Ora essendo gran parte de' soldati sbaragliali, e divisi parte ai presidj , parte alle guardie , alla fine Dionigio assaliti gli akri li sconfisse. Per sottomettere Dionigio la citt d'Imera fece ami st con gli Imeresi. Dippoi mosse l'arme contro le terre vicine, e castella , eh' erano poco lontane da Imera, mandando intanto ambascerie per Chieder 1' amist di quelli eh'erano nelle terre. Diedero gli Imiresi molto tempo la vittovaglia a soldati di Dionigio. Ma poichessi videro che passando il tempo egli non faceva cosa al
2l8 cuna, avendo eglino sospetto tanto esercito, il quale era quivi accampato , si rimasero di mandargli la vittovaglia. Perch.Dionigio pigliando il principio dellidi micizia dal difetto, e dal mancare della vittovaglia, men F esercito ad Imera, e fatto 1 assalto prese per forza la citt. Voleva cassare Dionigio i soldati pi vecchj, e per ci egli si rec nemici eziandio i giovani, i quali giu dicavano cosa indegna essere rifiutati que* che erano oramai vecchj. Ma dov* egli conobbe il romore raun la moltitudine ,'e gli ragion in questo modo. =s lo vo glio che i pi giovani slieno al percolo delia zuffa , e i pi vecchj alla guardia de*forti con ugual paga , i quali mostrarono gi colla sperienza la lor fe d e , e con somma cura difenderanno i fo rti, e si affatiche ranno assai meno. == Questa cosa fece diventare allegri tu tti, e perci 1 * un 1' altro si partiva scambievolmente. Ma poich la moltitudine se ne and in varie parti, e che in piccol numero furono divisi in ciascun presidio, allora egli lev le paghe a soldati vecchj ; siccome a quelli che pi non avevano ajuto alcuno apparecchiato nella moltitudine. Dovendo Dionigio assaltare una citt per mare, ac ciocch egli facesse prova della fede de* capitani delle galee, e niuno sapesse dove egli volesse navigare , di a ciascuno di loro un libretto suggellato, in cui non era scritto nulla; comandando loro, che poich le galee fossero uscite di' porto , e si alzasse 1 * insegna aprissero i libretti, e letti si dirizzassero a quel corso eh essi tro verebbero scritto. 1 quali usciti di porto, egli anzich
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ti facesse il segno, mont su una fregata, et navigando attorno ridimaod i libretti a ciascuno de' capitani. Laonde egli fece morire tutti quelli, che avevano aperti i libretti, come traditori , e agli altri di degli altri li bretti, ne'quali era scrtto veramente la citt, alla quale egli intendeva di navigate* La qual cosa tenuta a que sto modo segreta fece si, ch'egli prese la citt di Am fipoli , la quale non temeva di tal fatto, e per conse guente era senza presidio. Voleva sapere Dionigio , che opinioni avevano i vas salli suoi, e che cosa dicevano di lu i, e perci fece assoldare delle femmine che cantavano, e delle mere trici ; le quali avvisando di ricevere gran premj egli non don loro nulla, ma spi da ciascuna delle mere trici per via di torture, che cosa elleno avevano inteso da loro amatori intorno alla tirannia. A questo modo egli mand parte di que'che lo biasimavano in esiglio, e parte ne fece morire. Avendo tolto Dionigio l'arme a cittadini quando ei si dovette arrischiare coutro i nemici, li men fuori della citt quasi cento stadj , e quivi rese loro V armi. Ma poich il fatto d'arme fu finito, egli comand da capo, che mettessero gi l'arm e, anzich ritornando alla citt, le porte si aprissero. Volendo sapere Dionigio, come i vassalli mal volen tieri comportavano la tirannia, secretamente navig d'I talia a certo arsenale segreto , e sparse la fama , come Dionigio era stato ammazzato da ptoprj soldati. Quei che mal volontieri avevano sopportato la signoria sua con grandissima allegrezza correvano, e narravaust i'un
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nere quei che per ci si erano rallegrati, gli fece morire. Infingendosi Dionigio di essere \ ammalato sparse la fama , come il re era a pericolo estremo della morte* Ora rallegrandosi molti di questa cosa, egli escito fuori co* sergenti si fece vedere a tutti, e que* eh' erano lieti per questo fece morire. Dionigio rendendo a Cartaginesi gli schiavi riscattati con gran prezzo , rese tutti i Greci senza riscatto. I Cartaginesi pensando che il tiranno ci avesse (atto per benevolenza Tanimo, eh egli avesse verso di loro, la sciarono andare tutti i Greci stipendiati che essi ave vano. Il che torn molto bene a Dionigio , che perci fu liberato da cosiffatti nemici. Guerreggiando Dionigio co Messeni, appresso de'quali certi erano venuti in sospetto di tradimento; acciocch egli mettesse loro spavento, e gli perturbasse, dando il guasto a poderi di tutti, comand che non si toccassero quelli di coloro a cui era apposto il tradimento. Questo eziandio, siccome io ho raccontato, fu fatto pi volte dagli altri capitani. Appresso Dionigio mand un soldato dentro la citt, il quale recasse un talento doro a quelli eh erano te-, nuti sospetti. Ora avvenne che i Messeni lo colsero con 1 oro, ed avendo conosciuto quelli , a quali lo recava, determinarono che si dovesse far morire i traditori sco perti. Ma perciocch essi erano assai possenti, facevano gran resistenza. Perch destatosi romore nella citt, av venne che Dionigio sinsignor di Messana.
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Trovandosi Dionigio in gran difetto di denaro mise la taglia a cittadini, i quali dicendogli, cbe gi pi volte l'avevano pagata, egli si avvis di non usar loro forza. Ma poich furono passati parecchi d i, comand' a prin cipi che portati in piazza i doni-doro e di argento consacrati agli Dei nel tempio d* Esculapio, come cose profane li mettessero all'incanto. I Siracusani con sommo desiderio li comperavano di modo che gran numero di denari si raun. Come egli ebbe i denari, cos fece andare un bando, che chi avesse comperato dono al cuno appartenente ad Esculapio incontanente lo ripor tasse al tempio, e lo restituisse al Dio $ r altrimenti gliene anderebbe la vita. A questo modo essi restituirono i doni al tempio, e Dionigio s' ebbe i denari. Avendo presa la citt Dionigio, perciocch parte dei cittadini si erano m orti, e parte erano stati cacciati in esilio, ed essendo la citt maggior assai che non si ri chiedeva a poco presidio, ve ne lasci nondimeno pochi alla guardia. Di poi presi i servi egli gli ammogli con le figliuole de* padroni, affine che, essendo fra loro gravi nimist, guardassero e difendessero la citt fe delmente. Dionigio navigando in Ticrenia con cento galee, ed avendo passato il tempio di Leucotea, la nave che portava i cavalli, presi settanta talenti di moneta subito navig. Ma dove egli riseppe che i soldati, e i mari nari avevano involato segretamente mille (i) talenti d*ai>
(i) Testo greco l interprete Ialino mille . Leggasi Aristot* 1. 2. Oeoconom. e Diodoro lib. i 4 *
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gento, c pi > fece pubblicare cbe quegli 1 quali ave vano i denari anzi cbe smontassero in terra gliene dovessero arrecare la met , e l ' altra met restasse loro; altrimenti chi contraffacesse glienandrebbe la vita. Ora i possessori avendogliene recata la met, non con tento di questo volle pure il rimanente, ed in iscambio di quelli don loro le rendite de* frumenti per un mese Vivevano i Parii seguaci delle disputazioni pitagoriche intorno alle contrade d* Italia ; quando Dionigio tiranno di Sicilia mand 1*ambascerie a* Metaponti ed altri Ita liani per fare amicizia con essoloro. Ma Evefemo (i) persuadeva non pure a giovani, che andavano imparare da lui, ma a padri loro ancora, che per modo alcuno non prestassero fede alle parole del tiranno. Questa cosa infiammava molto Dionigio a crucciarsi, e perci egli s* ingegnava come lo potesse aver nelle mani, e trasferirlo da Metaponto a Reggio. Laonde poich egli il prese, accusandolo in senato mostr di quante cose egli era stato spogliato per suo couto. Il quale ci esser vero affermando, diceva pubblicamente che aveva fatto bene; perciocch quegli tra per la disciplina, tra per 1 ' .amist erano congiunti con essolui, e che non po teva vedere il tiranno n tampoco fra* suoi scolari* Questa
(i) Cic. l i b . 3 . Off. c. io ehiama quest'uomo Damone ed il sno amico Finzia. Igino dk loro i nomi di Mero e Solinunzio, ed in cambio duna dilazione d i sei mesi, come in Polieno, dice averne richiesta solo una di tre giorni, e Ciceroue non determina il tempo di essa. Valentin. Mass. Kb. 4 * caP* 6- Diod. excerpt. Peiriesc. p a g . c c c x l i i i potranno dare a c h i ne brama maggiori lumi su tale argomento.
223 dunque fu la cagione perch Dionigio lo condann nella vita. Ma Evefemo non si spavent perci punto, anzi rivolto a Dionigio, disse = Veramente eh io ubbi disco a comandamenti tuoi : ma perch ho una sorella da marito , ho determinato di allogarla a gualcii uno in Pario , e perci io navigher alla patria , e tor nando di corto morr. s s Mentre eh' egli diceva queste cose tutti si smascellavano dalle risa , fuorch Dionigio, il quale maravigliandosi forte, gli domand chi promet terebbe per lui ? il quale s gli disse : io ti dar il mal levadore della morte, e chiamato Eucrito , glielo diede ; il quale molto volentieri promise per la morte di Eve femo , con patto per, eh' egli ritornasse fra sei mesi. Perch Dionigi lo fece stare quivi in questo mezzo , e guardarlo. E di vero che il fatto era cosa di grande ammirazione, ma maggiore fu la maraviglia, che segu questa. Perciocch avendo Evefemo allogata la sorella dopo i sei mesi ritorn in Sicilia , e si present al ti ranno , richiedendo la libert del mallevadore eh' egli dato gli aveva. Allora Dionigio maravigliandosi senza modo della virt loro 1 * ebbe s a grado, che li lasci ambedue, e li richiese, che su la fede loro il volessero accettare per lo terzo amico, e per conseguente stessero con essolui, e godessero de* suoi beni. I quali vera mente approvarono il partito di Dionigio, ma gli do mandarono , che s'egli voleva lor dare la vita gli fa cesse grazia che ritornassero co' giovani a loro usati studi. Con questo fatto Dionigio ind sso molti Italiani, a prender miglior concetto di lui.
Agatocle.
Manc della fede Agatocle, eh' egli aveva data a nemici, ed ammazzati i prigioni, ridendo disse agli amici. Posciach abbiamo ben cenato vomitiamo ora la religione del giuramento. Agatocle avendo superati i Leontini mand Dinocrate suo capitano dentro nella citt, il quale dicesse, come fra Dionigio e lui era contesa di gloria , eh' egli vo leva conservarli, siccome aveva conservato gl* Italiani vinti in battaglia al fiume Eleporo. Ci si credettero i Leontini, e gli diedero denari (i). Laonde entrato Agatocle comand che tutti senz arme si raunassero in consiglio. Allora il capitano disse, che tutti quelli che volevano il medesimo che Agatocle voleva, alzassero la mano. Adunque disse Agatocle e mi piace che tutti sieno ammazzati, e perci dieci mila uomini, i quali gli avevano accerchiati > tutti gli tagliarono a pezzi in consiglio. Avendo inteso Agatocle, che i primi di Siracusa erano vaghi di cose nuove, facendo i sacrifizj d* alle grezza per la vittoria eh* egli ebbe contro i Cartaginesi, invit seco al convito cinquecento uomini eh* egli aveva sospetti. Era nei vero cosa magnifica oltre tutte il ve dere i convitati, e sopra modo lo splendido convito; Ora avendo molto bene tutti mangiato, egli entrato in mezzo, e vestitosi di una veste di trama, comiuci a
(t) K c \Zvs cfax#*. L int erprete latino lo voltar pecuniasque d e d e r u n t. Ad alcuni per tale non pa re il senso dell'autore.
225 suonare con nna sampogna tarantina e toccando la ce ler saltava di modo , che gran tumulto, e strepito si sentiva per troppo piacere. Mentre che tutti si davano piacere alla tavola , egli quasi che stanco si ritir dal banchetto, e finse di mutar vestimento. Avendo per egli attorniato il luogo, l dove si faceva il banchetto, con gran numero d* armati di segno allora che entras sero , e che, sfoderate le spade a due a due assaltandone uno tutti li tagliassero a pezzi a tavola. Era stato ragguagliato Agatocle, come Ofela cirenese faceva guerra con gran copia di soldati, e che era amatore di garzoni, e perci mandogli il suo proprio figliuolo per ostaggio chiamato Eraclide, bello di per sona, e leggiadro, comandandogli, ch'egli resistesse per alcuni giorni. Venne adunque il fanciullo, dalla cui galanteria , e bellezza vinto Ofela 1' abbracciava, e con tutto il cuore Y amava. Ma Agatocle menato quivi i Siracusani, alja sprovveduta sopraffece tutto l esercito del Cirenese, e riebbe il suo figliuolo casto , e senza macchia alcuna di disonest. Apprestando Agatocle l ' armata per Cartagine, fece scelta di que'che potevano navigare insieme, e mand un bando, che chi volesse aver risguardo alla vita sua smontasse di nave con gli arnesi suoi. Perch ne uscirono m olti, i quali egli ammazz come paurosi ed infedeli. All' incontro lodava molto que* che restarono per la fortezza , e fedelt loro, e cosi pass in Libia con sei cento navigli. Laonde tosto che essi furono smontati in terra abbruci le navi, affine che i soldati veggendo che non c'era pi scampo per mezzo di esse, si mostrasF q lik s o
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sero pi franchi nel menar le mani. Usando adunque Agatocle questi stratagemmi manomesse i Cartaginesi, e suder molte citt nella Libia. Richiese Agatocle da' Siracusani , che gli dessero lo esercito fornito., quasi che egli fosse per trapassare pella Fenicia , affermando come egli era chiamato da alcuni paesani con grandissimo desiderio , acciocch po tessero mettere pi comodamente ad effetto il tradimen to. I Siracusani.se lo credettero, e per conseguente gli diedero l 'esercito; perch avendolo preso, egli, lasciato da parte i Fenici, e menatolo contro i collegati, rovin le castella intorno a Tauro menite. Fece tregua Agatocle con Amilcare , il quale andato in Libia, Agatocle raunato il popolo Siracusano gli disse === lo ho sempre desideralo quest9ora con tutto il cuore, nella quale i vedr i cittadini in libert. =s Dette queste parole, egli pose, gi le vestimenta reali, e la spada, e si dichiar privato siracusano, come gli altri, quasi eh' eglino avessero dato il maneggio della comunanza ad un uomo popolare e moderato. Ma poich fu passato il sesto giorno, ammazzati molti cit tadini , e cacciatine pi di venti, si fece siguore di Si racusa, Avendo risaputo Agatocle come Tisarco Antropino, e Diocle gli mettevano gU agguati, gli chiam in pari tempo , e di loro grande esercito , acciocch usciti an dassero in ajuto ad una citt de' compagni, la quale era assediata da' nemici. Di poi disse loro : domani noi ci ratineremo con 1 *arm i, e co' cavalli in Timoleonzio, metteremo in punto l esercito. Eglino ricevettero
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questo carico di belila aimo, che pensavano avere ezian dio i soldati da potere assaltare il re. Essendo adunque eglino raunati in Timoleonzio, Agatocle diede il segno di ritenerli. Gli altri udito il seguo tagliarono a pezzi Diocle, ed Isarco, ed Antropino con tutte le loro g enti, oltre che n* ammazzarono da seicento ad una ora , i quali volevano ajutarli.
Ipparno (i).
Mentre che Ipparno menava la vita sua nella citta de* Leontini , intese come Siracusa era senza difensori ; che i cittadini, siccome si diceva, erano andati in certo luogo con Calipp. Perch egli determin con esso lui? di menare l'esercito da Leonzio verso Siracusa, e per-* ci mand di notte certi uomini i quali ammazzassero le sentinelle , e le guardie della citt. Fatto questo , ed aperte alcune porte della citt Ipparino introdusse i soldati pagati dentro, e sottomise la citt di Siracusa.1
(i) Molti vi furono di questo nome. Fra quali merit a particolare menzione un figlio di Dionigi il vecchio, il quale, balzato che fa dal trono suo fratello Dionigi il giovine, occup due anni la ti rannia , e quindi mori per stravizzo nel bere. Ehbevene pure un altro di tal nome figlio di Dione e Darete sorella di Dionigi il gio vine , ingrandito fra la crapula ; or questi, tornato al soglio suo padre, mentre veniva osservato perch non si abbandonasse al vino, preso da grave cordoglio per cotanta a lui dolorosa privazione si gett dall1 alto d una casa. Parlasi qui al presente del primo a Apparino fratello di Dionigi il giovine.
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Teocle.
Come Teocle ebbe condotto i Calcidesi d*Eubea alla citt di Leonzio, cos la prese assaltandola co' Siciliani i quali dianzi solevano quivi abitare. Ora volendo i Plateesi menare una colonia da Megara ad abitale in Leonzio, e gi essendo appressati alla citt Teocle disse loro , eh' egli non poteva altrimenti contravvenire al giuramento , eh' egli aveva fatto a* Siciliani, e per conseguente cacciargli : ma eh' egli aprirebbe loro le porte di n otte, e cos entrati nella citt trattassero i Siciliani all'usanza de*nemici. Perch avendogli aperte le p o rte, i Megaresi, occupata la piazza e la rocca, con armata mano assalirono i Siciliani : i quali disarmati veggendosi sopraffatti abbandonarono la citt , e ne fuggirono. I Megaresi poi in iscambio de Siciliani fecero amist co' Calcidesi. Appena i Megaresi erano stati sei mesi in Calcide, quando Teocle quindi li cacci in questo modo. Egli diceva loro come nel tempo eh' ei guerreggiava aveva fatto voto, s* eglino avessero presa la citt senza pe ricolo , di fare dodici sacrifizj agli D e i, e celebrare la pompa con 1* armi. I Megaresi nou sospettando ancora alcuna cosa di male , comandarono che si dovessero fare i sacrificj. t Calcidesi allora accettarono l'arme . da* Megaresi, affine che mentre si sacrificasse, andassero , a guisa che si suole andare, alla pompa. Perch armati irmarousi in piazza ; allora Teocle fece andare un bando, che i Megaresi uscissero fuori della citt, anzi che il sole tramontasse. Come i Megaresi sentirono il
bando cos corsero agli aitati A pplicando, e pregando eh* egli non gli volesse cacciare in esiglio, o che se pur ci -voleva fare, almeno concedesse loro 1 * arpai. Ila Te ocle fatto .sopra,di ci cpiidUio co Calcidesi de*? termin che non era qosa sicura cacciarne tanti nemici forniti d'arme. Perch i Megaresi cacciati senz' arme d^ Leonzio solamente abitarono. u* verno Troilo; percioc^ ch tanto fu loro concesso da' Calcidesi.
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Ippocrate.
Avendo messo 1*animo Ippocrate a sottomettere ltf itt degli Ergetini sempre di la maggior parte della preda a quegli Ergetini, eh' egli aveva con esso lui al soldo. Appresso dando loro le paglie maggiori lodavaK m olto, siccome coloro che erano prontissimi ad - arri* schiarai. Perch egli a questo modo s'ingegn di far s , che essendo rapportate queste cose tutte a terrazzani n' ebbe molti nell' esercito suo ; perciocch emulando la {ama di que ehe erano alla guerra, e la fortuna loro , tu ttila s c ia ta la citt, andarono a) soldo con Ippocrate il quale accettandoli amichevolmente, tolto l'esercito, la medesima notte lo men per la campagna Lestrigenia, e collocati gli Ergetini in m are, mise in terra tutto il resto dell' esercito. Laonde trovandosi gli Ergetini separati dagli altri', ed impediti dalle onde, Ippocrate, mandati i cavalli innanzi, oecup la citt loro abbando nata , e.senza presidio. Fatto questo, mand l araldo agli Ergetini che nunziasae loro la guerra ; e ad un' ora di il segno a' Geloi , ed a' Camarinei, che animosa mente gli tagliassero tutti a pezzi.
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Dqfk&*
Combattendo i Siracusani, e gl* Italiani contro i Cartaginesi, ed essendo i Siracusani nel destro corno, e gl* Italiani sul sinistro * sentendo Dafneo, che si romoteggiava grandemente dal corno sinistr, quivi corse. Ora veggendo come gl* Italiani erano quasi die mssi al di sotto, ritornato al corno destro, rec buona nuo va a Siracusani, dicendo come gl* italiani erano vitto riosi , e perci egli sarebbe cosa onorata s* eglino fa cessero ancb* essi qualche impresa onorevole* Pensando i Siracusani che Dafneo dicesse loro la verit, alzando le voci gridavano s s Otfy urtiamo tutti he nemici s a perci fatto grand* impeto in quegli, francamente mi* ero i Cartaginesi in foga*
IxpUn*
Erano navigati i Cartaginesi oltre k ripa di Pachino, ed uscivano in terra partendo fra loro la preda dfi terra e di mare ; quando Leptine avendo messi molti cavalli in agguato di n o tte, mand occultamente parecchi altri cavalli innanzi, comandando loro che dovessero abbru ciare gli alloggiamenti dei Cartaginesi: i quali visto il fuoco, correndo per salvare quelle robe, eh essi ave vano negli alloggiamenti, diedero eli' imboscata de* cavalli, dalli quali messi in rotta, ed in fuga insino alle galee, perderemo gran, numera de* loro. Partitosi Leptine di Lacedemonia, men la sua galea a Tarento. Quivi fatti smontare i galeotti, i Tarentini
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*on fecero loro torlo alcuno, non per altro te non se per essere eglino Lacedemoni. Ben vero per eh'essi cercavano Lepline per ritenerlo. Ma egli gettate le ve* stimenta, e tolto il ino fardello, e un* carica di legna, mont su la sua galea, e tagliata la fune, ricevuti i galeotti che nuotarono, navig a Dionigio.
Annone*
Costeggiava Annone co* Cartaginesi l 'isola di Sicilia^ quando Dionigio gli mand incontro parecchie galee $ le quali vednte da Annone, siccome quelle che oggimai si accostavano, comand che si abbassassero le vele delle sue galee. H simile facevano i nemici anch esaL Da capo Annone comand, che prestamente le suo tacessero vela ; e per conseguente scamp i Siciliani, i quali tardavano, ed erano a questo modo in iscompigliau
Imilcone.
Sapendo Imflcone cartaginese come i Libiani li ub* briacavano molto, egli corruppe molti vasi di vino con la mandragora, e fattili mettere ne*borghi della citt, mentre che quivi andavano i Libiani, egli ritorn dentro in essa, quasi eh* egli non potesse riparare alla fona loro co' suoi soldati. I quali tutti allegri ch avevano racchiusi i Cartaginesi dentro nella citt, ritrovati i ba* riglioni, e bevendo fuor di modo, incontanente si ad tormentarono* Avendo levate io ancore Imikonc per navigare 4
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notte di Libk id Sicilia, egli di crti librtti scritti, m suggellati a'nocchieri delle galee. Perch ordin loro , se per isciagura si spargessero in m are, qual corso dovesser tenere acciocch i rifuggiti non ragguaglia* sero a nemici l'andata loro. Appressa che tenessero i fanali ascosti alla prda della galea, affine che inemici non si accorgessero dallo splendore de* fanali della ve nuta loro. Ingegnavasi Imilcone di pigliare una citt in Libia , alla qual due vie strane e difficili ne menavano, alle quali i Libiani avevano messe le guardie. Perch 1 Imil cone mand certo rifuggito, il quale dicesse a nemici, come i Cartaginesi volevano fare gli argini ad una delle vie* acciocch vi si potesse entrare, ed otturare L ' altra, affine che, venendo i nemici per quella, non vi rima nessero chiusi dentro. Veggendo t nem ici, che queste cose si facevano, ed avvisando che il rifuggito fosse leale , corsero a quella v ia , che si muniva , acciocch impedissero l ' opra, e lo sforzo de'nemici. Ma Imifcone apparecchiati alcuni legni di notte a simile effetto, gitt un ponte sull* altra via, e menando di ijuivi T. esercito, mentre che i nemici guardavano l' opposto sentiero eoa grandissima diligenza, egli prese la citt. > Mentre che Imilcone assediava Agrigento , s* accananon molto lontano dalla citt. Ora uscendo fuori ideila citt soldati innumerabUi, egli andando per lo 'Campo, ragionava chetamente con ciascuno esortandoli che a bel diletto si mettessero in fuga : i qual fuggendo facevano s che gli Agrigentini allontanati *dalla: citt perseguitandoli si separavano* - Allora Imilcone. avendo
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abbruciala la selva dinaii alla citt, ascose tutti gli altri in luoghi segreti. Perch gli Agrigentini veggendo il fumo vicino alle m ura, e pensando che la citt ab bruciasse, ritornavano addietro, stringendoli tuttavia alla coda quei che dianzi avevano fatto vista di fuggire. Laonde giunti l dove erano fatte le imboscate, Imilcone levan dosi coi suoi, parte ne fece prigioni, e parte n'ammazz* Faceva Imilcone gli alloggiamenti appresso Gronio dirimpetto a* capitani di Dionigio. Laonde volendo i terrazzani ricevere nella citt i Cartaginesi, i capitani facevano resistenza. Come Imilcone riseppe questo, cos mise fuoco nella selva, la quale era dinanzi a nemici assai grande. E perch il vento soffiava loro in feccia portava gran copia di fumo nel volto a nem ici, ed; oscuravagli di m odo, che Imilcone in questo mezzo gass alle m ura, ed essendogli aperte le porte da quei che desideravano di riceverlo, egli senza saputa de' cih pitani entr dentro nella citt.
Gescone,
Amilcare il quale era eccellentissimo fra Cartaginesi, e perci condottiero dell*esercito loro, poich'ebbe fatto di molte battaglie felicemente, fa invidiato dalla fazione contraria, che gli oppose come si voleva far tiranno di Cartagine. Laonde mentre eh' egli per questo fa con dannato a m orte, ' Gescone suo fratello anch' esso fa cacciato in esiglio. Parimente essendo confiscati i loro beni, i cittadini li partivano fra loro stessi. Fatte queste cose, i Cartaginesi, valendosi di *Uci capitani furono pi
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volle vergognosamente sopraffini ; e per conseguente venuti in estremo pericolo di servit , si pentivano di aver morto Am ilcare, e cacciato in esiglio Gescone. Ma egli non i poteva ritornare in vita Amilcare, il quale di gi, era morto. Nondimeno essi richiamarono Gscone, e gli commisero la somma della guerra, oltre ohe gli diedero i nemici suoi nelle m ani, acciocch ne prendesse quel partito che a lui paresse. Allora Gesco tte comand, che meltesersi ne ceppi bocooni in terra alla presenza del popolo , e calcando il collo a ciascuna di loro tre volte co' piedi, disse eh' egli aveva fatto abba stanza la vendetta del fratello suo controdi loro. Come egli ebbe fatto questo, cos licenziando i nemici disse: io non mi sono vendicato del male col m ale, ma si bene ho reso bene per male. Di qui nacque , che non pure i nem ici, ma eziandio i famigliar! loro , e tutti i Cartaginesi ancora prestarono sempre ubbidienza a G escone, siccome a persona m ilitare, e capitano. Laonde nelle guerre le vittorie cominciarono a cangiare di parte, perciocch Gescone andava sempre colla migliore per essergli pronti ed ubbidienti i sudditi stioi.
Timoleone.
Men Timoleone 1*esercito in Sicilia per attaccare la battaglia contro i Cartaginesi, eh' erano sbarcati nell' iflola: accadde per che gli si par davanti un mulo ca rico d'appio, onde i soldati si raccapricciarono tutti per questo augurio, ch appresso di loro si coronavano le sepolture de*morti con lappio. Allora dtsse Timoleone,
235 anzi gli Dei ci dimostrano la vittoria qui manifesta ; perciocch i Coitoti sogliono inghirlandare d* appio coloro che sono vittoriosi negli abbattimenti istorici. Detie queste pavole , egli inghirland non pure se stesso d appio , ma i suoi soldati ancora. perci avvenne che tutti gli altri soldati dandosi scambievolmente l'un l'altro dell' appio diventarono pi animosi alla battaglia. . Assediava Timoleone Milarco (f) tiranno, il quale aveva ingannato di molte persone, e , contravvenuto alla religione de' giuramenti, gli aveva ammazzati. 1 1 tiranno adunque s'infingeva di volere stare al giudizio de* Si* racusani , purch Timoleone uon 1 * accusasse, il quale giur che non 1 accuserebbe. Fatte queste condizioni, Milarco venne a Siracusa , e traendolo Timoleone in pubblica udienza, disse : io non ti accuserei giam mai , perciocch te lo promisi, ma io comando bene, che subitamente tu sii morto. Perciocch egli bene il dovere, che colui, il quale ha ingannato molti, una volta anch* esso sia a questo modo ingannato.
(i) Allorch Timoleone prese Catania , Milarco si rifugg in Mes sina presso il tiranno Ippia. Il perchfc Timoleone si port ad asse diare Messina* ove sopraffece il sua rivale nell atto ohe cercava di mettersi in salvo. Milarco allora Tediatosi alle strette si arrese a condizione per di non essere accusato da Timoleone presso i Si racusani. Questi immediatamente lo condusse in Siracusa ove ac cortosi il tiranno che il popolo lo avrebbe quanto prima condan nato , gettato a terra il mantello , ai fe* eoa moto violento a dar della testa contro Sesterno angolo di un muro* Ridotto dalla per cossa agli estremi di sua vita fa preso e morto alla foggia dei ladri . Plutarco in Timoleone. Jhodor* lib* iS. Cera. iVg. nella vita
di Tnohtm *
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. Andando in ajuto de Siracusani Tim oleone, siccme richiedeva la ragione delia lega , sali su certo poggio altissimo/ Ora veggendo egli cinquantamila Cartaginesi dislesi in ordinanza (i), ed il luogo tutto tempestoso/ e il vento che soffiava nel volto a nemici, raun lesercito, e s gli disse : ora egli necessario che i nemici sieno p resi, perciocch , siccome dice 1' oracolo, tutti qui che collocano 1' esercito in quel -luogo muojono, e che l'oracolo sia vero vedete la impreveduta tempesta, che si levata.. 1 Greci fatti animosi, ancora che fossero pochi , nondimeno misero in rotta i Cartaginesi.
Aristone,
Andava Aristone con una nave in conserva di tre barche , le quali portavano la vituvaglia ; quando una galea di nemici si scoperse# Ora mancando ogni cosa, Aristone raccolte insieme tutte tre le barche , navigava loro appresso, acciocch se la galea avesse assaliti.quelK che portavano il frumento fosse oppressa con infiniti dardi da que' eh erano nella sua nave. Se poi anch'essi sv ingegnassero di far empito nelle barche , ed oppri merle colla forza, egli navigando intorno travagliasse la, galea per fianco, e la serrasse fra la su a , e le barche* Allorch gli A teniesi, ed i Siracusani comincia rono la battaglia navale, Aristone governatore di C o-, rin to , vedendo che si stavano, mand agli arconti .c h e si dovessero trasportare sulla flotta dei viveri. Laonde'
( i ) T i t Kartsnp* Knttpn*i trmrrtot r a t m ytp U s.
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tolto che furono recati, volte le prode delle galee in terra > e smontata tutta la ciurma, prestamente desina rono Avvisando gli Ateniesi eh' eglino come vinti si partissero, rincorati tutti affatto per k vittoria, uscirono anch' essi dalle galee, ed andando chi qua , chi l fecero fra le altre cot** ,* che si mettesse in punto da desinare. Allora i Siracusani, che avevano desinato, alla sprovvista assalirono gli Ateniesi, i quali senza desinare montavano con gran rumore sulle galee , e con agevo lezza li ruppero.
Trasimede
Essendo Trasimede figlio di Filomelo innamorato della figliuola di Pisistrato, correndo baciolla mentre ch'ella en trava alla pompa. Ora avendo a male questa cosa i fratelli della fanciulla, e giudicando che non si dovesse sop portare questa villania; gli disse Pisistrato: r=3 Se noi castigheremo que che ci amano , che faremo a co lro che ci hanno a noja? = Trasimede accendendosi tutta via pi di fervente amore della fanciulla, tolti certi suoi compagni con esso lu i, aspett eh' ella facesse il sacrifizio in mare; i quali messa mano alle spade fecero sgomberare di quivi la turba , e tolta la fanciulla, sali rono sulla nave, e se ne andarono verso Egina. Avvenne di poi che Ippia primogenito di Pisistrato , purgando il mare da corsali, ed avvisando che questa nave, perciocch navigava in fretta, fosse de' corsali, ricuper la sorella , e presi que* che 1' avevano rapita, li ricondusse. Perch menati davanti al tiranno con Trasimede non pregarono
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altrimenti che fosse loro perdonato, ma l'esortavano molto valorosamente eh* egli prendesse di loro quel partito , che gli piaceva : affermando come da quell' ora innanzi eh'essi rapirono la fanciulla, avevano sprezzata la morte, e che non la stimavano punto. Ma ammirando Pisistrato la grandezza degli animi loro di la sua figliuola per moglie al giovine Trasiraede. Fatto questo egli s acquist la loro benevolenza , ed amist senza pi tiranneggiare ; ma portavasi come a padre benigno, ed a cittadino po polare si conviene.
Megacle*
Megacle da Messana citt di Sicilia era nemico di Agatocle in tutte le cose , eh' egli faceva come tiranno di Siracusa : e per conseguente sollevava molti Siciliani ^contro di lui, promettendo grandissimi doni a que' che l'avessero tolto dal mondo. Attizzato adunque Agatocle si mise in puntOj di assediare la citt di Messana. Laonde mandato il trombetta domandava a cittadini , che gli dessero Megacle , altrimenti eh' eg li, pigliando la citt per forza, gli metterebbe in servit. Megacle non si rac capricci punto per conto della m orte, ma di proprio volere si offerse perch fosse mandato per ambasciatore al tiranno. Determinato questo da Messani, egli and al campo di Agatocle , e s gli disse. = Io vengo come ipmbasciatore della citt a t e , ed eziandio per morire; ma io voglio che tu stii ad udire a cagione, perch io sono venuto ambasciatore. Ora avendo raunato gli amici suoi Agatocle, Megacle raccontando
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alla presenza loro le ragioni della citt, alla fine disse =3 Se i Messani avessero menate V esercito a rovinar* ,Siracusa faresti tu ogni cosa per li Siracusani, oppvm re per li Messani? = Sorridendo alquanto Agatocle a questa domanda, gli amici, i quali erano quivi presenti, cominciarono a pregarlo , eh' egli perdonasse ali' ambasciatore, che gli moveva le parole. Allora egli sbandate le genti, rimand sano e salvo Megacle a casa , e fece amist co' Messani.
Vammene.
Conduceva Pammene 1' esercito per le contrade di Focide verso la citt di Tebe, quando i nemici avevano occupato il castello detto Filobeoto (i), al quale due vie ne menavano , delle quali erane gi presa una da'ne mici. Pammene conducendo gli ordini diritti per fila , ed allargando 1' esercito per marciare, talmente l'ordin nel lato destro, quasi chegli fosse per menarlo a quella parte. Allora eglino lasciando la parte sinistra piegavano alla destra, affine d'im pedire loro il viaggio. Ma egli correndo prestamente co'suoi a mano sinistra, men oltre i soldati senza pericolo alcuno. Perciocch i nemici di Pammene avevano quasi che infinita ciurma di quegli dagli scudi, ancora che egli menasse di gran cavalleria, mise per que* pochi sol dati dagli scudi, e di leggiera armatura che avea , l dove l ' esercito de' nemici era gagliardissimo : e cosi
(t) Plalarco in Siila :
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comand loro, che a bella posta si mettessero a fuggire, acciocch separassero que*dagli scudi de'nemici dallaltra falange. Poscia adunque che la uosa arriv cos, egli tolto i cavalli , e cavalcando dall' altro lato urt in quegli , ed attorniandoli li super stringendoli co' cavalli, e fa cendo testa que* eh* eglino credevano fuggire. Acciocch Pammene potesse pigliare il porto de* Sicioni a Tebani , egli determin di assaltarlo per terra , mandando per una nave grossa piena di soldati armati in' mare. I quali navigando gittarono 1 * ancore davanti al porto, e fatta sera pochi smontavano in terra disar mati , quasi che fssero mercanti, i quali usciti di nave andassero alla piazza per comperare merci. Poich la nave adunque venne in porto, Pammene assalt la citt con gran romore. Laonde que* eh* abitavano al porto correndo l dove si romoreggiava, s*ingegnavano di re care ajuto a suoi. Dall* altra parte uscendo fuori li ar mati della nave senza contrasto alcuno presero il porto. Usando Pammene il suono delle trombe contro il consueto della guerra ingann i nemici, comandando a suoi soldati , che quando si suonasse a raccolta, essi urtssero ne* nemici, e quando suonasse all' arme si ri tirassero. Gon questi modi astuti egli diede grau rotta a suoi nemici. Essendo tolto in mezzo Pammene con pochi soldati da gran numero di nemici, mand certo rifuggito nel campo degli avversarj, il quale poich ebbe spiato il contrassegno della battaglia, ritorn , e lo rapport a Pammene : or questi assaltando di notte i nemici ne ta gli gran moltitudine a pezzi, e col detto contrassegno
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Eraclide
Demetrio avendo lasciato Eraclide al presidio di A tene si stava in Lidia, quando i capitani degli A te* niesi fatto un consiglio secretamente persuasero Jerocle di schiatta cario , e capitano de* soldati pagali, che di notte aprisse le porte, e ricevesse dentro i soldati Ate niesi , i quali ammazzassero Eraclide. Facevansi queste cose lungo 1* Ilisso, l dove si soleva fare la cerimonia lustrale dei piccoli misteri. Ora avvenne che due ca pitani de'quali uno si chiamava Iparco, e 1' altro Mnesidamo dandosi scambievolmente la fede, furono scoperti del tutto da Terocle, che essendo fedele ad Eraclide tutto gli pales; or quegli acconsent che gli ricevessero, pur* ch si aprisse una sola porta. Furono adunque ricevuti dentro quattrocento venti uomini, i quali erano guidati da Mnesidamo , Policle, Callistene, Teopompo, Salir, Onetoride, Stenocrate, e da Pitione. Come questi fu* rono entrati, Eraclide mand due mila uomini arm ati, i quali mentre gli altri entravano li fecero tutti a pezzi. Promise Eraclide Tarantino architetto a Filippo padre di Perseo ch'egli solo abbrucerebbe l'arm ata dei Rodiani. E con finta arte uscito della corte di F ilippo astutamente. portava certi segni, Come s' egli fosse stato ingiuriato , e se ne ricorse all' altare supplicando , e chiedendo misericordia al popolo. Quivi erano certi MaP olikno t Strat, *6
cedoni, i quali giudicavamo questo estere veramente indegno. Perch egli montato su una barchetta navig a R odi, dicendo a Rodiani, io vengo supplicando a voi , siccome colui che sono stato ingiuriato a torto , perciocch ho impedito Filippo , che non vi movesse contro 1*arme. Ma acciocch voi prestiate fede alle mie parole, eccovi la lettera scritta da Filippo a Cretesi, nella quale egli comanda, che apparecchino l arme contro i Rodiani. I quali credendo che U lettera fosse vera, ricevettero Eraclide, avvisando di valersene conttO Filippo. Ma egli veggendo come un vento fiero soffiava, attacc il fuoco nellarsenale, e per conseguente abbru ei tutte le navi. Furono tredici gli arsenali incendiati con tutte le galee ; dov' egli acceso eh' ebbe il fuoco, subito montato su una fregata , navig in Macedonia, ed ottenne il primo luogo fra gli amici di Filippo.
gatostrato,
Guerreggiavano i Rodiani con Tolommeo re appresso pfeso, quando Cremonide ammiraglio di Tolommeo fece vela per attaccare la battaglia navale. gatostrato coman dante de* Rodiani men fuori anch* egli le sue truppe alla nave melia, ma subito che fu scoperto dalli nemici rimen a dietro le galee. E cos intramesso poco spazio di tempo ritorn per entrare in porto. I nemici pensando che non desse loro il cuore di venire alle mani, alzando le grida ritornarono nel porto. gatostrato poi ritornato , e, serrata l'armata insieme, da tutti due i lati assali i nemici, i qua-* H uscirono appresso il tempio di V enere, ed alla sprov* vista urtandoli s acquist la vittoria.
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Lieo*
Mentre che Eneto capitano di DnSetrio stava alla guardia di Efeso , e danneggiava i paesi de* confini con di molti corsali ; avvenne che Lieo capitano di Lisimaco suborn con danari Androne capo de' corsali onde oc cupare Efeso. Androne adunque men i soldati di Lieo disarmati vestiti colle toghe, e con m anti, quasi che fossero stati schiavi. Laonde avvicinatosi alla rocca co mand loro die si valessero delle spade, cheglino por tavano sotto le braccia ascoste, E cos tagliati a pezzi que' eh* erauo alla guardia della rocca , subitamente fu mostrato il segno a que* che erano con Lieo $ i quali entrati anch' essi per forza presero Eneto, ed occupa rono la citt d'Efeso. Appresso pagata la mercede a cor* % sali * subitamente gli mandarono fuori della citt , avvi sando che la ribalderia Usata verso i loro primi amici dava di che sospettare anche in avvenire sul conto di essi
MenecreUe*
Volendo pigliar Menecrate la citt di Salamina iti C ipro, assalt due volte le m ura, e fuggendo altra tante volte i soldati alle galee si part senza finir 1 * im presa. Ora disegnando di batterla la terza volta, egli di il segno a nocchieri, che levate l 'ancore levassero le galee, e le ascondessero sotto il capo che era posto di sovravia. Ora assaltando i soldati le m ura, da capo rifuggivano, ma non potendo vedere le galee ili alcun luogo, e per conseguente privi d'ogni speranza di fuga
da capo tornarono alle mura ,1 ove quasi che disperati combatterono francamente, e sopraffatti i nemici $ im padronirono di Salamina.
Atenodoro.
Superato che fu Atenodoro appresso Atarna da F ocion* per colpa de* suoi capitani, obblig con giura mento i soldati, e i capitani loro a combattere a corpo a corpo infin eh' essi vivessero. I quali di nuovo venen-i do a singoiar battaglia per lo giuram ento, vedevasi ad un. tempo essere vinti i vittoriosi \ e vincere i vinti.
Diotimo.
Menando Diotimo in conserva di dieci galee le navi che portavano la vittuaglia, fu colto da. Lacedemoni appresso C hio, i quali avevano venti navi. Ora strin gendolo i nem ici, fuggendo egli chetamente intorno alle navi da carico non sent danno alcuno da queche 10 perseguitavano, perciocch aveva le galee eh' erano preste. 'Anzi urtando con le poppe delle sue dieci nel le nemiche, parecchie ne sommerse. Laonde la battaglia^ era maravigliosa , nella quale que' che perseguitavano erano abbattuti da coloro che fuggivano. Andava Diotimo ad incontrare con dieci galee i La cedemoni, i quali ne avevano altrettante. Egli non dava. 1 1 cuore a Lacedemoni di venire alle mani cogli Atenie si , sicome quelli , che avevano paura .dalla maestria loro. Ma Diotimo levati i remi, due ne attacc insieme,
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e inalberate le vele a una Sola, cos navigava per mare. I Lacedemoni veggendo scoprirsi solamente cinque vele , pensando che fossero solo cinque galee senza punto sti m arle le andarono a trovare. Come Diotimo se. gli vide venire incontro, cos sciolti i lacci volt le prde, ed urtando con dieci galee in quelle degli avversarj, va lendosi della scienza ateniese , affond sei galee de' La cedemoni, e prese le altre quattro insieme conia ciurma. Essendo Diotimo ateniese ammiraglio in procinto di mettersi in m are, raunqti secretam ele i capitani ideile galee s gli disse ,. com' egli volea con quelle galee che fossero <migliori andare in corso. Disse questo egli in nanzi,; acciocch gli altri capitani di galee si mettessero nell' impegno di non essere abbandonati, e si prendes sero maggior cura delle loro navi. Navigando di notte Diotimo ne* paesi de'nem ici, fece smontare, parecchi uomini di ciascuna galea in terra , e ne fece l imboscata. Come' l albar cominci apparire , non lungi dall'imboscata movendo le galee, comand a que' eh' erano sulla coperta, che si mettessero in punto alla battaglia, ed a galeotti, che scambievolmente des sero delle mani ora a remi bassi, ora a que di mezzo, ora a que* di sopra. Intanto egli ingegnandosi di me nare a terra alcune galee, i nemici quivi correndo glie lo vietavano. Allora egli alzando il segno, del quale era convenuto, 1 soldati usciti fuori dell' imboscata am mazzarono parecchi de nemici, e fecero agli altri vol tare le spalle. .A qusto modo Diotimo fece smontare m terra i suoi soldati senza pericolo alcuno.
Tinnico.
Essendo assediata Tendosia, citt del Ponto, da Vicini tiranni, e poco mancando cbe non fosse presa. T innico navigando da Eraclea con una nave , ed una gaplea sgombr l ' assedio Perciocch pigliando egli quei soldati, che per lui si poterono p i , e tre tro m b etti, ed altrettante barchette, le quali erano di un legno solo, e delle quali ciascuna capiva un uom solo, si mise a na vigare di notte. Laonde avvicinandosi atta citt, e gittando in mare le barchette, ci mise dentro un trombetta per cadauna , comandando lor che stessero alquanto discosti gli uni dagli altri : ma poich egli avesse dato il segno dalla nave grossa , e dalla galea anch' essi scambievole mente per ispazio di tempo suonassero, affine che si udisse non d' una sola trom ba, ma il suono di pi ; suonarono adunque di m odo, che quivi attorno ogni cosa era piena di suono di trombe. Perch quelli che erano all' assedio avvisando che qualche grande armata navigasse q u ivi, senza ordine alcuno, abbandonate le sentinelle, si misero a fuggire. Cosi Tinnico menate la navi, liber la citt dall' assedio
Cliiarco.
Clitarco , onde non essere assediato da nem ici, d ie quivi venivano, entro le mura ove era serrato, men fuori della citt i soldati, comandando, che chiuse le porte si gittassero le chiavi di sopra dalle mura ; quindi le mostr egli eziandio a soldati, i quali veggendo che
fton avevano speranza alcuna di fugare dentro nella citt, combattendo valorosamente se ne andarono col meglio.
Timoteo*
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Poscia che Rimarco etolo mise la ciurma in certo luogo dell' Asia, l dove era gran copia d* nomini, ac ciocch i soldati temendo della moltitudine de' nemici non fuggissero , abbruci le navi. I soldati veggendo come era tagliata loro la speranza tutta del fuggire, francamente combatterono db nemici , ed ebbero la vittoria.
Eudocimo.
Veggendo Eudocimo, come i soldati romoreggiavano fra loro stessi , e non potendo per modo alcuno aochetare la discordia, ch di gi erano venuti alle armi,, comand a' messi, che correndo gridassero come i nemici venivano, e volevano minare lo steccato. Allora sentendo questo i soldati s'acchetarono, e par pam de* nemici ciascuno di loro ricorrendo al proprio luogo difesero il forte.
Pausistrato
Pausistrato ammiraglio de* Rodiani comand che i soldati si mettessero all* ordine d' arme. I quali messi in punto con arma splendidissima 9 egli li meo si^it
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n av i, e quivi comand, che ciascuno mettesse gi Ir proprie armi. Fatto questo , pose uomini a guardarle, s che da nessuno qual si fosse , l'arme fossero por tate via.
Teogne,
~ Veggendo Teogne generale degli Ateniesi, come i soldati altercavano fra loro rapporto ed alli c a p i, ed agli ordini, mand di notte certi cavalieri, e capitani co mandandoli , che quasi come nemici si scoprissero in certo alto luogo f l dove potessero bene esser veduti dallo esercito. I quali t osto che apparvero , Teogne con romore ed iscompiglio comand che i soldati si mettessero in ordinanza, quasi che i nemici fossero loro venuti sugli occhi. Allora i soldati impauriti per la presenza de* nemici, lasciata la gara da canto, si mi sero negli ordini di prima. Come adunque essi furone in ordinanza , cos Teogne confess che i nemici erano am ici, e compagni loro. Ma v o i, diss'egli ^ per l ' in nanzi terrete que'luoghi senza romore che ora vi avete detti. Aveva sospetto Teogne che le spie fossero in campo; e perci messi i presidii fuori del riparo, comand che ciascuno si stesse con l ' armi sue. Ora essendo eglino divisi e separati con agevolezza colse le spie.
Dioc le.
Erano sparsi i soldati ne* paesi de' nemici senza or
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U n an n alcuna, quando D iede capitano degli Ateniesi veggendo che - non volevano portar 1' arm e , spesso mut loro il contrassegno. I quali, pensando, che i ne mici non fossero molto lo ntani, ripigliarono l'arme loro e marciarono in ordinanza.
Chilio.
Avendo inteso Chilio arcadio che si stava in Lacedemonia , come gli Spartani facevano spesso consiglio di fortificare l ' Istmo, e di abbandonare gli Ateniesi e gli altri Greci fnori del Peloponneso, predisse che se gli Ateniesi, e gli altri Greci ancora, non combattevano di accordo contro i Persiani, i barbari avrebbero molti passi da entrare nel Peloponneso. Perch persuasi i Lacede moni da queste parole misero da parte la fortificazione dell' Istm o, e fecero lega con tutti gli altri Greci.
Cipsel.
Avendo mandato Cipselo i pi nobili della famiglia di Bacco in Delfo , i quali consultassero 1 *oracolo per la comune salute de* C orinti, gli viet di poi che non rientrassero altrimenti nella citt di Corinto* Cos cacciati tutti i nobilissimi della c itt , per l innanzi securamente occup la tirannia.
Telesinico.
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porto de* Siracusani contro gli Ateniesi.. Ora avendo combattuto quasi insino al mezzo d , ed essendo oggi mai stanchi, egli mand un brigantino a Siracusa con ordine che portasse da mangiare nel porto. Perch veg gendo come il desinare era all* ordine, levata 1 * insegna mentre che la battaglia era ancora dubbiosa, se n 'e n tr nel porto. Gli Ateniesi anch* eglino smontati in terra sparsi q u a , e l desinavano. Ma Telesinico avendo rinfrescati i soldati col mangiare, subitamente uscendo di porto, e sopravvegnendo con gli arcieri, e i sagittri aU'improwista sulle corsie, ove gli Atenie si scorrevano senz'ordine, e con grandissimo strepito per rimbarcarsi, fece impeto nelle prode delle loro ga lee, e si part vittorioso. Mentre che i nemici alli medesimi segni de* Siracusani e desinavano, e similmente facevano le altre cose; Tele-* sinico comand a que* capitani, che avevano le galee che erano ottime al navigare, che desinato anzich si facesse d, uscissero di prto, e si stessero. Venuta che fu l 'ora del desinare , egli secondo 1 * usanza fece segno * Perch coloro die erano nell altr navi desinarono, e gli altri Siracusani usciti, e montati sulle galee urtarono ne* nemici, e mentre eh* essi desinavano affondarono di molte galee.
Pompisco.
Aveva per usanza Pompisco arcade ogni volta che s' accampava di munire con fosse parte delle v ie, le quali menavano al forte, e parte fortificate co* ripari
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le opri. Di poi gb ne fcceva d i. nuore , acciocch le spe, o quelli che volevano assalire di notte I* eser* cito andando per le vie vecchie cadssero nelle fosse, e non avessero la pratica delle nuove. Osservando i nemici dappresso i segni, e i bandi di Pompisco, egli comand a suoi soldati secreLamento , he sempre facessero al rovescio i precetti, e i bandi eh* egli mandava pubblicamente. Accerchiando Pompisco una citt con gli alloggiamenti, fece s , che i nemici non potessero allargarsi nel terri torio loro. Ben' vero d i egli permise loro che an dassero continuamente in un luogo, e comand a quegli che fossero mandati a menarne la preda, che non toc cassero punto quel luogo. Quegli adunque eh* erano nella citt ivi n* andavano senza paura alcuna. Ma poich' egli conobbe per le spie che molti n* uscivano, fa cendo impeto in quelli ne sottomise gran numero. Non potendo pigliare Pompisco certo castello, il quale egli assediava, suborn un rifuggito il quale facesse in tendere , come gli Arcadi lo chiamavano ; e perci che egli stava tutto sospeso nell* animo a che modo dovesse abbandonare 1 *assedio. 1 castellani rallegrandosi forte, e veggendo non molto dopo che l'esercito quindi partiva, si pensarono che il rifuggito atesse lor detto il vero; e per conseguente usciti della dtt fecero gran preda negli alloggiamenti. Ma Pompisco ritornando quivi gli colse , ed assaltandoli non pure essi, ma prese eziandio il castello. Pompisco, acciocch le spie de' nemici fossero pi tosto pigliate, formava poche vie lungo i luoghi alti
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ove si accampava, ed insieme egli comandava a que' eh' andavano a predare, che entrassero lungo, la via. {Laonde schifando le spie queste v ie , siccme quelle eli' erano loro manifeste, erano costrette andare per sentieri t o r t i e p e r. conseguente venivano prese facil mente. Mandava Pompisco a spiare molti uomini, i quali non si conoscessero fra lo ro , acciocch non congiurassero insieme, e per rapportassero il falso. Gli comandava eziandio che non facessero motto a persona che fosse negli alloggiamenti; affine che coloro che gli portavano invidia non facessero sapere 1' andata loro a* nemici.
Nicone.
Navigando i nemici d'appresso a Nicone governatore di Samo, acciocch egli pi sicuramente passasse loro innan zi , senza che sen* avvedessero ( i) , fece spalmare la sua galea nel modo che i nemici avevano spalmate le loro. Appresso egli posti al remo que che e per gagliardia , e per fortezza di corpo avanzavano assai gli a ltr i, costeggiava le prede de' nemici. Laonde accostandosi come amico a galeotti pass fra le loro galee, in modo che i nemici restarono sbigottiti. e maravigliati come ci potesse essere stato fatto. Finalmente allora egli fu conosciuto da loro com nemico,, quando essi non lo potevano pi ritenere.
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j r A i r p tn p tn . rnf tvru t i i t iftmr
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Nearco
Sottomise Nearco cretese al suo imperio la citt di Telmesso, la quale per 1 *addietro era in possanza d'A ntipatrida con tal mezzo: navigando in porto Nearco, scese Anlipatrida dalla rocca per la vecchia amist che egli aveva, con. lui, e richieselo della cagione perch'egli fosse quivi venuto al che rispose Nearco che voleva dargli in governo alcune donne, e servi. Ci glielo concesse Antipatrida ; e perci i servi legati portavano certi stranienti delle donne che suonavano. Erano nelle casse degli stromenti certi pugnali piccioli, e nelle ceste poi i dardi. Ora essendo venuti nella rocca que* che menavano le d onne, e i servi, messe le mani alle spade presero la rocca, e Nearco s'insignor della citt
Doroteo.
Mentre che- si faceva la battaglia navale Doroteo leacadio si fugg in certo porto non . molto lontano da nemici che lo seguitavano , e costeggiando 1' estremit del porto volt la proda della galea a nemici ; de' quali la prima galea seguitando Doroteo , portata dalla furia de' remi se n* andava al porto. Allora Doroteo urtando in quella affondolla. L 'altra che l ' andava appresso, veggendo come la prima era sommersa* subitamente le volt la poppa, e si fugg.
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Sesislfto.
Persuase Sosistrato di popolo Siracusano , che per decreto comune cacciassero in esiglio tutti que*, eh* e* rano amici di Agatocle, e gli avevano fatto favore a farsi tiranno , con le famiglie lro. 1 quali venuti fuori della citt accompagnati da mille soldati parte a pied i, e parte cavalieri , dalle stesse loro scorte furono truci* dati. Quelli poi che camparono, fatto andare il bander pubblico , Soistrato concesse che fossero anch' eglino Ammazzali. Fatto questo , egli si fece padrone de'beni de' banditi, e condotti quivi d molti barbari, e Greci ancora, liber que'eh erano nelle Latomie (i) ; e cosi tenendo quegli alla guardia, e valendosi de* sergenti, si fece signore di Siracusa.
Dignet,
Volendo prendere Dtogneto ateniese certa c itt , fece smontare di notte certi soldati in te rra , e fatte le imbo scale, egli di giorno alla Scoperta si diresse verso terra. 1 terrazzani correndo dappertutto dalla citt n'andavana l dov' erano le navi. Allora que* eh* erano imboscati assaltarono la citt, e senza fatica alcuna la presero. Intanto Diogneto navigando , e pigliando terra fece smontare la ciurm a, e sottomise que* eh* erano corsi alle difese.
(i) Condannati a lavorare selle miniere.
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Arckebio.
Arcbebio eradeota , onde impedire a nemici di sban care continuamente alla preda , ratin di molte barchette da pescare, e legate insieme nel fondo, fece si che non potessero moversi ; egli poi con alquanti ascondendosi attese la venuta de* nemici. Il trombetta che si stava sopra un albero per ispiare, veggendo come i nemici navigavano con una galea, e due fregate, ed usciti parte attendevano a far preda, e parte a sciogliere le funi delle barche , di nella tromba. Allora Archebio desti quei eh' erano negli agguati ammazz i nemici, e presi loro tre vascelli li men in porto.
Aristocrate.
Montato Aristocrate ateniese s'una nave lacedemone navig ad una citt collegata de' Lacedemoni, avendo per *in nave molti uomini armati secretamente. Quei eh' avevano cura del porto lasciarono entrare la nave come amica, e collegata. Ma poich la ciurma ne fu usci* fa aiealt que' che passeggiavano , dieci n' ammazz , e venticinque prigioni ne men seco , dal cui riscatto A* ristocrate n ottenne molli denari.
Aristomaco.
Come Aristomaco prese le galee de' C ardiani, mise a* remi di questi i suoi galeotti, ed ornolle colle spoglie delle sue navi ; quindi egli co* canti di notte entr in
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porto. I Cardiani pensando che quelle fossero le loro navi vittoriose, tutti correvano dalla citt al porto. Allora que' d* Aristomaco usciti fuori delle galee n ammazza rono molti.
Carimefie.
Essendo fuggito Carimene milesio in una barchetta , sbpraggiunto dalle galee di Pericle licio, mutato di vestimenti a pi fuggissi per il paese di: Pericle.
Calliade.
Essendo perseguitato Calliade governatore da certo brigantino, pi volte rivolgeva il timone da qualsivoglia parte che 1' assaltasse : acciocch seguitandolo il nemi co , spezzati i remi nel timone , non lo potesse urtare, secondo che si soleva fare ne' primi banchi da' remi.
Memnone.
Mettendo le insidie Memnone a Leucone tiranno del Bosforo, e volendo spiare quanti si fossero i nemici, e la moltitudine de* paesani, mand con una galea Archibiade bizantino per ambasciadore a Leucone , acciocch ragionasse con esso l u i , e dell' amist , e dell* ospizio ancora. Mand eziandio con esso lui un suonatore di cetera clintio, che si chiamava Aristonico, uomo per maestria dell'arte molto famoso in que*tempi appresso deGreci; acciocch eglino pigliando terra nel passare, e facendo
prova di se il citaredo , 1 terrazzani, corressero <coq sommo desiderio allo, spettacolo, e cos l ambasciadorqconoscesse la moltitudine degli uominiPerciocch i nemici erano in luoghi foftcgsimi,, e non venivano altrimenti a battaglia; Memnone allontanando^ dalli lororalloggiamenti forti, e'm ettendo; in 4ordinfartiza solamente la m eti de soldati, acciocch paresse che gli altri avessero ribellato, mand certo rifuggito a nemici'* e cornandogli che gli dicesse, com# tra loro sera desta discordia, e che venivano insieme alle mani:; e perci che Memnone si era dilungato temendo, eh essi, di pi non l'assaltassero, mentre si mettevano fra loro in punto di venire a battaglia. Q ueeherano nella citt veggendo i fatti conformi aUe parole di rifuggito , usciti fuori de ripari discesero contro di quelli. Ma quando 1 ? eser* cito di Memnone vide i nemici nella pianura aperta ed eguale, non pi contro se stessi, ma congiunti insieme mossero 1 arme contro di quelli, e tutti.gli soggioga^ sono* Carete assediava Aristonimo in Metimoa. Perch Memnone gli mand lambasceria chiedendo cVegli non facesse punto forza ad Aristonimo, perciocch questi era suo concittadino, amico , e famigliare , e che la nottg Vegnente egli sarebbe quivi cosuoi soldati. Ma C arete, mentre che gli ambasciadori gli riferivano queste cose, se ne fece beffe, pensando che non foss pssibil m ai, che tanto esercito potesse quivi venire la notte vegnente Memnone adunque avendo marciato cinque stadj imbarc da milledugento soldati, e gli comand, che venuti alla rocca, e smontati alzando il fuoco facessero il segno, ed
P o l ie n o
S tra ti
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assaltassero i nemici. Fatte queste cse, 1 *assalto s fece al bujo fuori di speranza, e di aspettazione. Laonde Veggendo Carete il fuoco innalzato , si mise in fuga , quasi ohe Memnone gi occupasse la rocca con tutto 1 * esercito. Menando Memnone cinquemila soldati , ed essendo lontano quaranta stadj d Magnesia , cinse gli alloggia* menti ccm mura fatte di nuovo. Erano allora in Magne sia Parmenione, ed Attalo con diecimila soldati. Fortifi cati adunque gli alloggiamenti, Memnone men fuori i suoi all'ordine per combattete, qusi dieci stadj. Come i nemici cominciarono ad uscire per incontrarlo, Meni none sonato a raccolta si ritir dentro alle sue m ura: i nemici anch'eglino se n'andarono. Di nuovo Memnone use) fuori, e veggendo come i nemici si mettevano 1 1 ' ordinanza si p a rt, ed il simile fecero i nemici. Il che pi volte intravenne quel girno. Alla fine avendo i nemici messo gi l'arm e, ed essendo occupati nell'ap parecchio del desinare, Memnone apparve un'altra volta allora che i nemici non avevano ancora finito di desi nare , ed erano alcuni affatto disarm ati, ed altri ar mandosi , e tutti sottosopra ; egli veggendo la loro fa lange disordinata, n' ammazz molti con le sue genti ordinate. Appresso egli ne prese molti vivi, di modo che gli altri furono costretti a fuggire dentro la citt. - Assaltando Memnone i Ciziceni, egli si mise in capo un cappello macedonico, non pure a se stesso, ma agli altri ancora , che gli andavano appresso, I capitani dei Ciziceni veggendoli dalle mura che venivano, si diedero a credere che fosse Calco macedone, amico, e compagno
lo to , il (Juale andasse qiiivi in ajuto * e prci 1' aspet tavano con le porte aperte. Ma poich essi il conobbero d' appresso , gli . serbarono le prte incontro , e cosV Memnone dando il guasto al paese se ne. torn a dietro: jPilomelo (i)i Promise Filomelo a Focefesi ai qtiai i Tebani, ed i Tessali movevano l ' arme cntro * ch'egli felicemente farebbe la guerra. Perch eletto capitan* sotto colori di guerreggiare radun molti soldati pagati, e largamente spendendo a ci fare i denari de* templi, volt l'impresa della guerra in tirannia*
Dmod;
Mentre che Dmod era ambasciadore , fu accusato da suoi compagni, eh* egli era stato contrario in gran- dissime cose a Dionigio. Laonde adirandosi Dionigio con esso lu i, gli disse Democle := Io sono staio in disparere cori costoro, perch dopo certa vollero cantarti le canzoni di Stesicore , e di Pindaro , ed io cantai quelle canzorii, che tu hai composto , =3 ed allora Democle tosto cant i versi di Dionigio ; il (piale ralle gra lo pei* ci* non istette pi adirato con esso lui per le cose che gli avevano apposte i compagnia
Panezio.
Movendo 1 * arme i Leontini contro i Megaresi per causa de* confini lo ro , subito che Panezio fu eletto
(i), Pftuatt. Foc, Diodoro 1
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capitano' cominci a mettere i bisognosi e le fanterie In disgrazia de' mercatanti e de' cavalieri dimostrando, cbe eglino erano vie peggio trattati nelle battaglie, e queglino avevano condizioni comodissime. Di. poi egli de termin di fare una rivista dell'arme davanti alle porte. Appresso comand cbe si dovessero per via di cocchieri condurre al pascolo i cavalli. Ora avendo messo in ag guato seicento di que* dagli scudi, ed ispediti, ordin al loro comandante di provvedersi di arme per assaltar i mercatanti. Egli poi intanto che se n' andava sotto gli alberi per istar quivi al fresco , concesse licenza a coc chieri , che facessero impeto ne' padroni loro. I quali montati che furono a cavallo assalirono i padroni, e predate 1' armi che quivi avevano assai, gli ammazza rono ignudi e disarmati. Q ue' dagli scudi anch* essi cooperarono a questa strage, e correndo ratti occupa rono la citt, e fecero tiranno di quella Panezio.
DEGLI
STRATAGEMMI
D I P O L I E N O
P R O E M I O .
I noltre , sacratissimi imperatori A ntonino, e V ero , vi mando questo sesto libro di stratagemmi, desiderando senza modo di scrivere eziandio i vostri stratagemmi, i quali oltre che sono m olti, sono ancora belli spezial mente che voi siete stati vittoriosi in tutte le guerre. Perciocch quanto pi voi per fortuna, e per possanza avvanzate gli antichi capitani, . tanto pi siete superiori a tutti nell* a rte , e nella speriensa dell' arme , per le quali di gi avete fatte molte guerre contro i Barbavi pigliando insieme col padre vostro buoni e santi con sigli. Ora che voi avete domato i M auri, vinto i Bre toni , ed abbattuti i G eti, fate che nella guerra, che avete intrapresa contro i Persiani, e i Parti con l ' ajuto degli Dei, mostriate la vostra fortuna, che non solamente voi vi consigliate bene di guerreggiare, ma che con le vostre mani ancora potete vincere i vostri nemici. Ed io appresso m 'ingegner di scrivere alla lunga a suo tempo que*stratagemmi, siccome tali che saranno degni d* essere raccontali* Ma ora attaccher agli altri quelli che io ho scritto dianzi , i quali non hanno in se stessi l ' industria nostra, ma la verit dei Latti antichi, 17*
L I B R O
S E S T O
Giasone
jA l v e n d o deliberato Giasone con esso lui di assaltare cer ta citt della Tessalta, comand che tutti quelli i quali non rano adatto ignoranti della batteria, sunissero insiem per farsi inscrivere, ed armati che fossero pigliar le paghe. I quali tutti essendo ben disposti della persona , bene armati, mentre che a ci attendevano venne un messo, il quale disse che i nemici erano gi scorsi nel territorio loro ; e che erano tanto lontani, quanto era la citt eh egli aveva determinato di combattere. I sol dati che erano in punto per menar le m ani, comincia rono a pregarlo, che egli non tardasse punto il fatto, ma che gli menasse quanto prima ei potesse contro i nemici. Allora Giasone, menato l'esercito alta citt, ed entrando , senza punto dostacolo la prese , non ne sa pendo dianzi alcuna cosa n i vittoriosi , n que che furono viriti. Richiedendo i soldati le paghe a Giasone tessalo, e non avendo egli il modo di dargliele , se ne corse in casa alla madre, quasi che i soldati Io perseguitassero; de quli due , o tre come se P avessero perseguitato, entrarono insieme con lui. Allora la m adre, che aveva dovizia di denari pag la mercede per lui soldati. Poscia che Giasone maneggi felicemente la guerra ,
263; disse a sua madre cbe e Castore, e Polluce gli avevano, dato manifestissimo ajuto, e per questa cagione egli, aveva fatto voto di albergare gli Dei dopo la vittoria., Laonde egli aveva convitati i capitani, i tribuni , i capi di squadra, e tutti que' cbe avevano qualche dignit nell esercito. La madre dando fede alle parole del fi-, gliuolo, gli mand tutto quell' ornamento eh' ella aveva, d oro , e d' argento , come sono tazze , coppe, ed ahri vasi : il quale facendone denari, diede la paga a soldati. Come Giasone prese certa citt , nella quale era do-, vizia di denari, e di spoglie onorate, mand un messo, alla madre, che gli mandasse tutte le serve per far la scelta delle vesti, che fosser bellissime, oltre tutte ; la quale mandogli tutte le serve per far la scelta delle vesti. Ma Giasone facendole ritenere domand a lei il riscatto di esse. Entrato che fu Giasone alla madre sua con uno dei fratelli, quasi: che volesse far consiglio delle cose appar-, tenenti allo stato dell'itnperio , fece laandar via le serve, le quali erano con esso lei l dove solevano stare a tessere ; avendo egli prima comandato a sergenti, che tutte ne le menassero. Laonde poich'egli, ebbe, ragionato, alla lunga colla m adre, sorridendo comandolle, che gli dovesse mandare denari per le serve. ' * Ebbe Giasone un fratello ricchissimo , il quale per, nome si chiamava M erioue, ma persona avara che non, gli donava nulla. Ora essendogli nato un figlitiolino, fece invitare tutti i principi della Tessaglia a porvi il nome; ma specialmente chiam il fratello che fosse il primo
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a ci fare. Mentre adunque, che Merione era occupato intorno a queste cose , Giasone facendo vista di andare a caccia, uscito iosino a Pagasa, l dove Merione ave va la famiglia sua , e 1' abitazione , 1 * accerchi co' sol* dati dall* aste, e facendo forza a ricevitori, tolscgli venti talenti d'argento. Fatto questo egli se ne torn ratto a cena , e concesse al fratllo il principato dei sacri fizj, e diedegli potest di porre il nome al bam bino. Finalmente avendo inteso Merione da m essi, co* me la casa gli era stata saccheggiata, pose questo nome al bambino , cio Portaone, che vuol dire sac* cheggiatore* Aveva menato Giasone suo fratello Polidoro a pigliare Una citt, acciocch partecipasse le spoglie. ssendo ora del bagno avvis il fratello che gli stropicciasse bene il corpo; i quale ingegnandosi di stropicciarlo bene, e comodamente , fingendo Giasone che gli facesse male con 1 * anello eh* egli aveva in dito mentre che lo stropicciava, comand che se lo traesse di dito. Trat tosi dunque Polidoro 1' anello lo diede ad un fidato di que' che erano per avventura quivi presenti, a serbarlo. Aveva costui per commissione di Giasone, che tosto an dasse alla moglie di Polidoro, e dandole l'anello le chiedesse dieci talenti d* oro ; la quale fidandosi all* a* nello del marito, subitamente glieli diede. Come adun que colui che aveva ricevuto F anello da Polidoro fi ritornato, Giasone si rimase dal farsi siropicciare
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Atenocle.
Essendo assediato Atenocle , fece provvigione di travi di piombo per reggere agli urti degli arieti , e li pose a traverso a' ripari, ne' quali urtando le macchine dei nemici si spezzavano. I nemici allora si prevalsero di altra macchina, la quale percuotendo la punta della tra ve la spingeva diritta gi de* rip a ri, senza che potesse offendere alcuno di que'ch'erano in terra. Quindi colle testuggini incominciarono a scuotere le mura. Allincontro i terrazzani di sopra via co* vasi di metallo versavano piombo liquefatto , in modo che la testuggine si rum. I nemici anch' essi versavano aceto dalle torri sopra la testuggine, e cos spegnevano il piombo, e tutte le altre cose infuocate. Perciocch pare che 1*aceto sia bonissimo a spegnere il fuoco, ma egli impedisce, il fuoco maravigliosamente , quando unto; conciossiaco sach il fuoco non si pu attaccare in quello ; taluni usa rono d'una spugna piena d acqua : altri in fine adope rarono pelo mescolato col fango contro il piombo, che era versato e gettato sopra le macchine.
Filopemene.
Non pensava Filopemene che a un valoroso generale si convenisse andare tuttavia innanzi alla battaglia ; ina Cavalcando egli talvolta alla fronte , talvolta alla coda , ed alle volte eziandio per mezzo guardando tutti sem pre , emendava se qualche errore si fosse commesso", o se pure qualsivoglia cosa non fosse stata maneggiata bene.
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Sconfitto Filopemene da' Lacedemoni, e quasi che preso, com' egli pass il fiume Eurota , cos comand a cavalieri, che levassero le briglie a cavalli loro , e gli fessero bere. Ora essendo quivi vicino un luogo aspro ed una gran selva , veggendo i Lacedemoni la gran fi ducia de' nemici , che levate le briglie a cavalli gli me navano a b ere, sospettarono, che qualche gran copia di collegati fossero quivi imboscati , e non gli di il cuore di varcare altrimenti il fium e, e perci se ne tornarono addietro. Ammaestr Filopemene gli Achivi in modo che essi in iscambio dello scudo , e della picca , pigliavano il pavese, e la sarissa , e s* armavano con le celate, e le maglie , e gli schinieri, esercitandosi a stare fermi in terr alla battaglia secondo il corso, e l ' avventare degli arcieri. Appresso insegn lo ro , che dovessero bandire tutte le morbidezze, e lo sfoggiare de' vesti menti , e il mangiare delicato, chiamandosi per con tenti di quelle cse sole che si ricercavano alla vita militare. Laonde Filopemene con questi precetti ebbe i suoi soldati franchi e valorosi in molti fatti d'arm e.
Arate .
Prese Arato la rocca di Corinto, nella quale Anti gono aveva messi i presidj comandati da Perseo filo sofo, e da Archelao capitano, usando di questa astuzia. Eraijo in Corinto quattro fratelli di schiatta siriani, dei quali l'uno era Diocle, e stava anch'egli cogli altri che orano alla guardia della rocca. Gli altri tre cbe avevano
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involato l'o ro reale, erano pervenuti a Sicione press# certo banchiere cbe si chiamava Esia, del quale eziandio Arato se ne valeva molto in (Stampare le monete. Ac cadde adunque che cambiando costoro 1 *oro con E sia, 1' uno di essi soleva usare spesso la casa Sua, e parteci pare dalla sua m ensa} or per avventura venuti a ragio namento del presidio della rocca di Corinto, diceva che egli aveva dato mente , come nelle balze era una fes sura traversa e cava, per la quale si poteva salire alle mura della rocca. Rapport il banchiere queste parole ad A rato, il quale con sommo desiderio facendosi amico Ergino, che cos quel tale si chiamava, gli promise sette talenti, se pigliava per mezzo di lui la rocca di Corinto. Accett adunque Ergino il partito, e promise di adoprarsi in questo coi suoi fratelli. Laonde poich tutte le cose furono apprestate per la batteria , Arato comand, che tutto lo esercito stesse in arme, ed egli presi in com pagnia quattrocento uomini eletti, di notte venne all ac cennato luogo delle mura, ed appoggiatevi le scale mont su. Ci intendendo que eh erano dentro , si cominci una notturna asprissima battaglia, la quale ora si faceva a lume di lu n a, ora al bujo quand' essa si ascondeva nei nuvoli. Mentre adunque che si menavano le mani al bujo con grandissima paura dell'una e dell'altra parte, alla fine le genti di Arato ebbero la vittoria, e nell'apparir dell alba aprendo le porte ricevettero dentro le altre truppe. Allora Arato lasci andare Archelao, bench lo prendesse, ed ammazz Teofrasto , che non si volle arrendere. Ma come Perseo vide che la rocca fu presa, cos fuggito se n and ad Antigono*
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Pirro.
Dopo che Pirro fu vinto da Romani nel fatto d* ar me nel quale perd gli elefanti, mand un' ambasceria ad Antigono domandandogli ajuto. Ora non avendo egli Ottenuto cosa alcuna , comand agli ambasciadori che ragguagliassero ogni cosa al rovescio, dicendo che An tigono aveva promesso di venire in ajuto con grande esercito. Perch i T arentini, tutti i Siciliani, e gl' Ita liani , i quali volevano abbandonare P irro, secolui re starono per la speranza della compagnia di Antigono. Pirro menato l ' esercito nel Peloponneso ricevette molto cortesemente tutti gli ambasciadori degli spartani che per 1' Arcadia vennero a lui per conto della pace. Di pi; egli promise loro di mandare tutti i suoi fi gliuoli agli Spartani, acciocch imparassero le discipline di Licurgo. Mentre che gli ambasciadori ragguagliavano gli Spartani di queste cose, egli soppraggiunse con lo esercito a bandiera spiegata addosso agli Spartani; i quali- accusandolo come persona disleale, e che faceva altrimenti di quello che aveva promesso, egli ridendo disse. N voi siete soliti a bandire la guerra a coloro contro cui movete l'arm e, e perci non abbiate a male fie io mi son valuto di questo stratagemma lacedemone contro gli stessi Lacedemoni. ' Anzich Pirro venisse a battaglia s ingegnava di per suadere i nemici che si accordessero con lui. *Ci faceva impiegando il tim ore, le lusinghe, i d o n i, la miseri cordia, e giuste, e legittim e, ed utili condizioni, alle quali essi potessero agevolmente prestar fede.
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apollodoro*
F u accusato iti giudzio Apollodoro figliuolo di Gas-* sandro, eh* egli si voleva far tiranno. Il quale vestito di bruno venne davanti ai giudici per accettar quella pena eh eglino avessero deliberato di dargli. Men e* ziandio con esso lui la moglie, ed i figliuoli, i quali tutti erano vestiti anch* essi di bruno , e li faceva sup plicare per lui. I giudici mossi a compassion e , co voti loro 1 *assolsero. Ma egli non and molto tempo dalla li berazione, che Apollodoro si fece tiranno, ed ammazz prima crudelmente i giudici che f avevano liberato ; af fermando che la sua salute era provenuta dalla saga cita sua, e non dalla cortesia loro. Maneggiava Apollodoro lo stato della repubblica ap presso i Cassandresi, e governava di modo tutte le cose co d e tti , co' fatti eh' egli era tenuto per nimicissim o da tiranni. Perciocch egli aveva scritto una legge contro Lacare tiranno , nella quale si conteneva, che gli fosse interdetta la citt de* Cassandresi, siccome quelli, che oltre 1 ' amist , e la lega eh* avea con An tioco gli voleva tradire la repubblica. Si oppose ezian dio a Teodoro , il quale aveva domandato la guardia della persona sua : ed ajut Euridice la quale aveva data la libert a Cassandresi, e perci la chiam E u ridicia. Appresso fece cittadini que' soldati , cbe lascia rono la rocca , e di loro abitazioni in Palena , accioc ch stand quivi fossero difensori della libert. Quand o poi ei si trovava a conviti pubblicamente diceva , che non era cosa pi grave e peggiore della tirannia.
271 Perch gabbando la plebe a questo modo , essendo te nuto qual persona pi che tutte le altre popolare , sol* lev i servi, e gli operai, e messe le mani addosso a Gallimele giovane, 1 * ammazz , e dieddo a cuocere al cuoco Leontomene, il quale mand in tavola le visce re del giovane cotte , e si misero davanti a'congiurati; a* quali mentre che mangiavano, e bevevano il sangue di quello misto con del vino rosso, mostr il corpo, confermando loro la fedelt della congiura.. Appresso valendosi esso di questi compagni si fece tiranno, e divenne crudelissimo oltre tutti gli altri, che mai sieno stati o appresso de1 G reci, o appresso delle nazioni straniere,
Egitto .
Con6d Mau9olo ad Egitto Mileto, acciocch egli fbsste in ajuto a quelli che gli volevano tradire la citt. 11 quale entrato in porto ed avendo inteso come gli erano stati messi gli agguati, ratto correndo alla nave sen' torn prima che gli altri. Erano ascosti gl' insidiatori lungo il mare. Ma egli mandando fuori un certo nocchiero gli disse, cercami E gitto, e menalo q u i, perciocch oggi mai vogliamo far vela. Udendo ci que che guar davano la libert di Mileto allontanandosi dalla nave , andarono a cercare Egitto per la citt. Come il noc chiero fu partito, egli tagliata la fune di de' remi in acqua, e navig senza pericolo.
172 Leticane.
Avendo Leucone bisogno di danari, lece pubblicare 6om* egli era per battere nuove monete ; e perci qual si fosse persona gli recasse i suoi danari, acciocch a vendo altro marco si potessero spendere. I quali recan dogli tutti que' danari eh' eglino avevano, stampolli eoa altro segno, e comand cbe ciascuno di essi valesse il doppio. Perch guadagn la met di quei danari eh' egli aveva rauuati, senza danneggiar punt i suoi cittadini. Avendo inteso Leucone , come molti suoi am ici, e cittadini, congiurati ira loro, lo volevano ammazzare., chiamati tutti i mercatanti prese da ciascuno di loro a prestanza tanti danari, quanti essi avevano, dicendogli com* egli era necessario che i nemici se gli arrendessero per tradimento. 1 mercatanti con pronti animi gli pre starono i danari. .Allora menatili nella corte confess loro gli agguati de* nemici , e gli esort a dovere stare alla guardia della sua persona ; perciocch allora ria* vrebbono finalmente, i loro danari se l'avessero conser vato sano e salvo. Di qui nacque che i mercatanti per cagione de' loro danari, prese 1' arm i, parte stava alla guardia della sua persona , e parte guardava la corte. Cos Leucone tra per lo costoro, tra per 1' ajut dei uoi amicissimi ritenne i congiurati, e feceli tagliare % pezzi, e rimesso lo stato in sicurezza , rese i danari a mercatanti. Mentre che Leucone guerreggiava contro gli Eracliti riseppe che alcuni de' capitani delle galee trattavano di
passare a nemici con tradimento, comand pertanto che fossero ritenuti. A'quali gli disse come gli erano stati rap portati certi ragionamenti di loro meno che onesti, pure eh*egli non gli prestava fde. Acciocch dunque, 9e l fortuna avesse data 1* Vittoria a nemici, essi non fossero stati incolpati di tanto erro re , comand che si Stessero* e cos invece lro mise certi altri capitani alle ^alee. Nondimeno egli d i magistrati a* famigliati de sospetti, e gli utcj delle ville , come a*egli fosse stato ben dis* posto verso di loro. Ma poich si fece fine alla guerra disse, che era ben cosa giusta, che si formasse il pr cesso contro i sospetti, acciocch non paresse, che senza ragione non avesse dato fede a coloro : i qtiali venuti co* loro famigliar! nella to r te , egli gli fece set* rare tu tti, ed ammazzare dalle compagnie di soldati che quivi aveva. Movendo 1* arme gli Eracleti a Leucpne con grossa armata , e smontando in terra l dove piaceva loro , egli vide che i suoi soldati fuggivano la battaglia, e che non ribbattVJtao indietro qugli che erano usciti fhoii dalle navi. Laonde egli mise i suoi soldati a ritenere i nem ici, che non ismontassero ih terra , ed alle spalle loro mise gli Sciti , a quali manifestamente comand 4 che se gli suoi soldati avessero per {sciagura maneggiata la battaglia gaglioffamente , non impedendo che i nemici uscissero, eglino avventassero i dardi contro di lto* gli ammazzassero. U che veggendo i soldati fecero re sistenza gagliardamente a nemici, acciocch non uscis sero di nave.
Alessandro.
Alessandro capitano di que' soldati, che erano a presidj delle c itt , e delle fortezze della Eolide , con dusse eccellentissimi giocolatori d Ionia , Tersane!ro , e J?ilosseno sodatori, e Gallipide , e Nicostrato, istrioni, (bando il bando dello spettacolo. Tutta la moltitudine ijlle citt quivi attorno correva alla solennit de'giocolatori tratta dalla fama loro. E di gi era pieno il teatro^ di persone , quando, fatti entrare i soldati, ed i bar-* b a ri, co quali egli ledeva la citt, prese tutti g(i uo mini co* figliuoli, e con le mogli loro , eh erano quivi allo spettacolo , e ricevuto da loro gran riscatto , gli lasci andare. Dopo , date le fortezze in mano a T iJprO n e , (t) quindi si parti.
375
terso il fame fece voltare le prode Caulonia, mentre che Dionigi con le sue galee correva allo splendore! delle fiaccole , eh* erano sui soveri nella marina.
Alessandri* di Lisirhaco,
V olendo Alessandro figliuolo di Lisimaco , e di Mecrida (i) sorprendere Gotilio castello nella Frigia, senza saputa di que che lo abitavano, ascse di notte l 'e sercito in certo luogo cavo lubgo la citt. Ma come il gior no s' appress , egli si mise indosso ima veste frigia vile ed imbrattata , ed un cappello in testa, e tolse in compagnia due servidori, a ciascuno de' quali fece por* tare un carico di legne , e la spada sotto il braccio;' Perch ingannando i nemici con. quel modo di vestire villano ed alpestre, entr dentro le porte, l dove, trattosi il cappello di testa, si diede a conoscere a tutti toccando loro la mno , quasi eh* egli fosse andato per la salute della fcitt. Ma quegli che erano ascosti , sio dme aveano rdine, entrarono poscia dentro alle porte aperte, e co$ occuparono Cotilio.
GlL.Amfizioni.
Nell' assedio di Cirra gli Amfizioni ritrovarono un condotto il quale menava gran copia d' acqua, e per
(i) Lisiojaoo avea sposato Amettri, da cjui ignorasi se avesse d i-' scendcnza. Pausante , negli Attici, pone Alessandro figlio d u# Odri siade, la quale derivazione non compete ad Amestri.
276 consiglio. d Euriloco (1) yi mescolarono gran quantit di; elleboro, eh* ayeaoo raccolto in Anticira* Accadde che bevendo i Cirresi di qelF acqua, e Venendo loro male* nel ventre tutti si morir ono. Con questo gli Amfizioni abbattuti i nem ici, fatica presero la citt.
/ Smniti (a).
Giurarono i Sanniti a loro nem ici, di far F ac cordo della pace con quest* condizione p er , cbe gli fosse permesso di togliere ?o1q una fila dj pietre per tutta la . cinta delle loro muraglie, I quali stimando cosa da tol lerare, i nemici cavarono le pietre pi basse delle m ura in modo, che! facilmente tutta la cortina rovin.
/ Campani*
Fecero l accordo i Campani co9 nemici con questa p a tto , che loro darehbono la met dello armi ; i quali tagliate F arme per met , F altra di ette met diedero a nemici.
1 Cartaginesi.
Furono serrati da Dionigio i Cartaginesi incerto luo(x) Frontino:e Polieno non vanno <P accordo nel riferire Fautore eli questo stratagemma, il primo lattribuisce a distene creato dagli Amfizioni comandante di questa guerra, ed il secondo ad EuriTo co. Pausania (lib. 3, cap. 5} al contrario ne fi aijtore Salone consiglici di disten e.
( 2) ExitUTttt'
3 *77
go , dote non era gocciola d* acqua. Perch gli man darono ambasciadori per trattare la pace fra loro. Egli propose questa condizione, che non toccassero la Sici lia , e gli dessero le spese , eh* egli aveva fatte nell' ul tima guerra. I consiglieri cartaginesi accettarono, che farebbono ci , eh' egli comandava loro ; ma che non potevano far cosa alcuna senza saputa dell' Ammiraglio , e per conseguente non gli potevano dare risoluzione ferma. Ma gli domandavano bene , che essi potessero trasportare gli alloggiamenti loro a lui. Ora Dionigio ancora che Leptine non gli acconsentisse, pure gli con cesse di ci fare. Come i Cartaginesi ebbero tramutati gli alloggiamenti, senza pi, rimandarono gli ambasciadori a Dionigio. Mentre che i Cartaginesi davano il guasto alla Sicilia, acciocch potessero prestamente farsi recare la vittuag lia, e le altre cose necessarie di Libia , fecero due oriuoli ad acqua di pari grandezza , ne* quali descrissero molti circoli uguali, che avevano la medesima iscrizione la quale era in questo modo : In uno : or ci f a me stieri di galee i nell' altro : or di navigli grossi : nel' terzo or di denaro : e negli altri dove di macchine, e dove di frum ento, dove di elefanti, e d' arm e, e di soldati a piedi , ed a cavallo. Come dunque essjt scrissero al medesimo modo questi oriuoli, uno ne ri tennero in Sicilia , e 1' altro mandarono in Cartagine, comandando , che l ove vedessero i fuochi innalzati , dessero mente , quando il secondo fuoco fosse loro mo* strato, in che circolo ci si faceva, e leggendo quella soprascritta tosto gli mandassero quarto era significata i8*
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nelle lettere. A questo modo i Cartaginesi si fecero condurre prestamente tutte le cose necessarie alla guerra. Navigando i Cartaginesi in Sicilia, con le navi ro tonde , e con le galee, Dionigio avvertito di ci men loro incontro una grossa armata : la quale veggendo i Cartaginesi ordinarono le navi grosse da carico l'una dall' altra assai lontana in certo circuito, e con assai grande intervallo, e fra quel mezzo raccolsero le galee, e messa gran moltitudine sulle navi da trasporto si di fesero dall' impeto de* nemici, e navigarono con le galee fra gli spazj che gli si erano lasciati. Perch urtando nell'armata di Dionigio, parte n'affondarono, ed a parte spezzarono, e fracassarono gli alberi, le funi, ed altri istrumenti. Guerreggiando i Cartaginesi con Gerone di notte navigarono a Messana , l dove gli Agrigentini avevano le lor navi nel porto appresso la citt. Stava eziandio gran numero di navi onerarie , e di galee alla bocca del porto , e le altre facevano la guardia. Allora il* am miraglio de* Cartaginesi , chiamato il capitano d' una galea eccellentissima gli comand , eh* egli con la galea se n* andasse verso il porto, e si avvicinasse1alia bocca. Che se le galee de* nemici, levate le ancore , lo perse guitassero , egli si fuggisse fra mare. Accostossi il ca pitano della galea alla bocca del porto, e pensando i nocchieri delle galee , eh* erano quivi, che fosse una spia , subito con grandissima prestezza si misero a se guitarla. I quali navigati fra m are, assai bene persegui tandola , i Cartaginesi con 1*altre galee con gran pre stezza entrarono nel porto, e quivi abbruciarono le galee vuote, e menarono via molte navi da carico
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Come i Cartaginesi conobbero , cbe i Romani ave vano gran numero di navi in Sicilia , volendo essi se pararle , comandarono a certi loro cittadini, che passas sero a' Romani. I quali pervenuti al capitano deRom ani, che si chiamava Gneo Cornelio, gli promisero di tra dirgli l ' isola di L ip ari, la quale dirimpetto alla Si cilia. Diede fede Cornelio alle parole di costoro, e perci messi i soldati su la meta dell' annata , navig verso Lipari. Mentre passavano oltre le galee rom ane, i Cartaginesi mandarono ambasciadori a Cornelio, i quali umilmente pregando il console per conto della pace, lo persuadessero a trapassare sulla loro galea, che lo ammiraglio de' Cartaginesi stava molto male , acciocch pi chiaramente si potessero trattare le condizioni del1*accomodamento fra loro. Il buon romano persuaso dalle parole degli ambasciadori trapass all* ammiraglie de* Cartaginesi. Com* essi ebbero il capitano de* Ro mani in loro possanza, fatto impeto con tutta 1* armata agevolmente restarono vittoriosi.
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si ragdnm A o , accorgendosi del fatto, ed essi ancona di dentro via gli fecero la contromina, nella cui estre mit scavando una fossa to rta, gli misero per ordine al cune lame sottilissime, acciocch i Romani imbattendosi in quelle facessero strepito* Il che avvenuto , gli Ambtacioti andarono loro incontro combattendo con le sarisse; ma perch la fossa era stretta , le loro armi non facevano molto profitto ; apparecchiarono quindi un barile eguale al fosso, nel cui fondo forato legarono un cannone di ferro , e 1' empierono di piume : fatto questo vi misero al di sopra di minutissimi legni tagliai t i , e voltata la bocca del barile dirimpetto a' nem ici, l ' attaccarono aHa mina loro. Di poi mettendo un man tice dietro al barile, abbruciarono quanto in esso contenevasi col fuoco introdotto per altro tubo unito al mantice. A questo modo avvenne, che la mina si emp di fumo nocivo in guisa, che i nemici furono costretti a lasciare di combattere sotterra.
I Foceesi.
Perciocch i Foceesi erano racchiusi con 1 * arme in Parnasso , scesi gi da mezza notte assaltarono i nemici, i quali parte raccapricciati per questa cosa disusata e nuova, quasi che fosse uno spirito, parte pensando che altri fossero que'che gli assalissero, diedero la vittoria a* nemici ; di modo che da quattro mila Tessali furn o tagliati a pezzi. Fecero i Foceesi capitar male la cavalleria de'Tessali a questo m odo, che facendo eglino la fossa lungo la
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citt , 1 empierono di guastale vuote, e le coprirono eoo alquanto di te rra , nelle quali cadendo i cavalieri perirono co* cavalli loro
I Plateesi,
Avvenne, che avendo presi i Plateesi parcchi sol dati di Tebe in battaglia , i Tebani assaltarono la citt di Platea; allora i Plateesi gli mandarono ambasciadori, i quali gli minacciarono che avrebbero ammazzati i pri gioni loro , se quindi non partivano 11 che non volendo fare , i Plateesi ammazzarono i prigioni Essendo assediati i Plateesi da Lacedemoni > assali vano di notte lo steccato loro. Allora i Lacedemoni alzarono i fuochi inimichevoli alla citt di T e b e , per chiedere ajuto. All'incontro 1 Plateesi alzarono i fuochi amichevoli dalla citt ; affine che i Tebani ingannati da fuochi dubbiosi si rimanessero di prestare loro soccorso; ed in vero venuti in dubbio i Tebani per la contrariet dei fuochi, tralasciarono di andare loro in ajuto. Erano assediati i Plateesi da Lacedemoni, e da Te bani , quando dugento uomini della citt , aspettata una notte buja e turbata, comandarono agli altri cittadini che salissero nella parte contraria delle m ura, e, quivi combattessero , onde attirare i Lacedemoni di fuori via in 'quel luogo alla pugna. E essi intanto appoggiate le acale all' altra parte delle mura passarono di sopra via , n si diressero altrimenti per la via d 'A ten e, ma volta rono verso Tebe ; eh* essi pensavano che i nemici non gli dovessero, altramente seguitare per quella. E perci
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cos accadde che i Lacedemoni gli seguitavano per le con trade di Citerone , quando i Plateesi piegando alquanto la via Tebaica vennero a Tebe , e quindi in Atene.
I CorciresL
Avendo mosso 1 * arme gli Ateniesi contro gli Argivi esuli da Corcira, cbe tenevano il monte Istone , questi gli cedettero l ' arme dando affatto autorit al popolo ateniese che determinasse di loro a suo beneplacito, ed accettarono ben anche la condizione che se alcuni di loro fossero colti a fuggire, l'accordo fosse rotto. O ra dubitando i Corciresi, che il popolo ateniese determi nasse troppo umanamente di quegli, segretamente mand agli Argivi persuadendoli a fuggire , e gli diedero una nave, acciocch se gli compiacevano, e fuggivano, l'ac cordo fosse rotto. Il che avvenuto, gli diedero a Coreiresi, siccome quelli, che erano stati mancatori della fede loro: i quali ricevendoli ammazzaronli tutti.
Gli Egestesi.
Chiedendo gli Egestesi ajuto agli Ateniesi gli pro mettevano m olti, e quasi che infiniti denari. Or questi mandando gli ambasciadori a vedere l ' apparato de' de nari , gli Egestesi accattarono dalle citt vicine o ro , ed argento, co' quali ornavano i templj degli D ei, e si milmente le case de' privati. Le quali cose veggendo gli ambasciadori, ne diedero ragguaglio agli Ateniesi, e per conseguente essi gli mandarono ajuto.
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I L o c rc s i.
Facendo accordo i Locresi italiani co Siciliani, posai dei capi daglio sotto le vesti sulle spalle, e della terra nelle scarpe sotto i piedi, gli giurarono di conservar loro la repubblica ferma e soda , infinch co9piedi calcassero quella terra, e portassero i capi sulle spalle. Prestando dunque fede i Siciliani a quel giuramento furono ammazzati il giorno seguente da Locresi; sic come da coloro cbe pi non avevano i capi d'aglio Sulle spalle, n camminavano pi su quella terra.
I Cornti
Mentre che i Corinti mandavano ajuto a Siracusa, intesero come venti galee (i) ateniesi avevano preso terra a Naupatto, le quali facevano la guardia, e spiavano* Il perch apprestate venticinque (2) galee le menarono a Panormo d Acaja, e le collocarono d riscontro agli Ateniesi. Mentre adunque che queste scambievolmente si osservavano, le navi grosse piene di Corinti armati fecero vela nel Peloponneso per andare in ajuto deSi racusani , quando gli Ateniesi stavano a badare alle galee eh erano loro dirimpetto.
() * t*Zr. I copisti posero in cambio . d onde nacque V t^xxositcs che si trova erroneamente nel testo. ( 2) m u s i x iF ri in vece di 7# sre*ti.
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I Lampsaccni.
Litigando 1 Lampsaceni ed i Pariani de' confini del territorio lo ro , ordinarono di mandarsi scambievolmente alcuni uomini dall' una e dall' altra citt al primo canto del gallo. E cos dovunque essi si rincontrassero quivi fosse il fine, ed il termine del loro paese. Il che es sendo approvato da tu tti, i Lampsaceni persuasero a certi pescatori, che erano in que*luoghi, che dove vedessero passare i Pariani mettessero molti pesci nel fuoco, e libassero d'intorno il vino , quasich facessero il sacrificio a Nettuno , e perci con felice augurio gli invitassero a riverire N ettuno, e sacrificare anch'essi in compagnia loro. Il che facendo i pescatori, volendo eglino compiacerli, si misero a mangiare, ed a bere con esso lo ro , e cos tardarono alquanto la fretta, del viaggio. All' incontro i Lampsaceni affrettando i passi vennero primi ad Eumeo , il quale lontano da Pario settanta stadj ; e dugento da Lampsaco. I Lampsaceni adunque con inganni tolsero tanto di terreno a Pariani, mettendo i loro confini in Eumeo.
1 Calcedonesi.
Guerreggiando i Calcedonesi co* Bizantini, fecero tre gua parecchi d , e l'una e l'altra parte mandarono persone a pigliare consiglio della pace. Si fece adunque tre giorni il consiglio , e venuto il quarto d i Calce donesi dicevano eh* essi erano da necessit costretti a partirsi per certe faccende loro, che gli soprastavano
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Perch concedendoglielo i Bizantini, essi di n o tte , em* piute le galee di soldati, alla sprovvista gli assaltarono mentre nn sospettavano punto della guerra, e perci furono vinti.
Solisonte (i).
Era tenuto persona popolare da Sami Solisonte fi gliuolo di Callitele, di modo che egli fu eletto per generale della guerra, che i Sami facevano contro gli Eoli. Ora non facendo essi per questa cagione la festa di Giunone nel tempio di lei lontano dalla citta, disse Solisonte ehegli non era per comportar m ai, che mentre aveva quell* ufficio, non si facesse la festa alla Dea ; che anzi metterebbe, paura a nemici, se il vedessero osservare un patrio rito. I Sami lodarono molto la piet, e la foltezza del generale, e per conseguente venendo sii tempio di Giunone con grandissima prontezza dani mo appareochiarono le scene, e le cose tutte che si
(i) Si h gii veduto (lib* c. a4) che Solisonte prest soccorso a Policrate suo fratello, perch nella occasione della festa di Giunone occupasse 1 * imperio di Barnes. Polieno d qui a Solisonte per ge nitore Calitelo Erodoto lo dico figlio di Esce e padre di altro Eace, lib. 7 , c. i3. L eggasi pure Erodoto lib. 3 , c 39 * Policrate divise 1 impero con Pantagnoste e Solisonte. In seguito egli di morte al primo, e mand in bando il secondo. Morto Policrate , a cjd successe Mandrio, Solisonte guadago 1* amicisia di Dario per via di dono ( ob donatum amieuan ) onde fu pur da lui stabilito a Samos, balzandone Carileo fratello di Meandro. Erodoto lib 3 , c. 13 9 e seg. Come ora per combinare l ' esposto MB quanto ri ferisce Polieno f
286 ppactenfcvano alia solennit della festa. Allora entrato di notte Solisont nella citt richiam dentro i galeotti dalle galee, ed occup i' imperio de'Sami, Alessandro.
Alessandro tessalo essendo per fare la battaglia na vale , compart molti dardi e sassi sulle corsie a quelli che erano sulle galee , comandandogli , che dove le navi nemiche si appressassero, si valessero di que' dardi contro i m arinari, affine che molti di loro non potessero fare alcun servizio appartenente alle navi.
Trasibulo. , Assediando Aliatte 1sl citt di Mileto, ed avendosi** messo iteli* animo di prenderla per via di fam e, Trasi bulo gli mand un ambasciadore per dimandargli tregua infin eh* egli avesse edificato il tempio di Minerva Arsia ; ed intanto comand a cittadini di Mileto di cui era tiranno, che ciascuno di loro portasse tutto il frumento eh*egli aveva in piazza, e quivi messisi a tavola facesero banchetti. Le quali cose veggendo il trombetta di Aliatte ne di ragguaglio al suo generale, il quale, sti mando che i Milesi avessero vittuaglia infinita, lev X assedio. Mentore.
Avendo superato Mentore Ermia , scrsse lettere., se-
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gnate col suggello di quello atte c itt , che gli presta vano ubbidienza , comandando che dovessero dare il governo a que* che portavano Jono le'* lettiere. I (Jtali Conoscendo il suggello d'E rm ia ,11041 attp^nd; pi, av* reseco le citt a: Mntore.
Anassagora*
Anassagora, C odro, e Inodor ammazzarono Egetfe tiranno d' Efeso, il quale era u' ceppi. Avvenne poich Fikgseno il quale era governatore del re Alessqtjdrq in Ionia domand i micidiali gli Efesi , i quali noi* glieli volendo dare, egli men il presidio nella citt, e per forza glieli tolse , e legati con. catene di ferro, li mise nella rocca de'Sardiani. I quali essendo tormentati forte lungo tem po', si liberarono da loro ttiedesimi, /pei? mezzo di Una lima con cui s* adoperarono # rompere | cep p i, ne' quali erano stretti. Di poi vestitici da servi* dori, quasi .che fossero servi lisciti di prigione , facen do alcuni nastri delle loro vesti menta l'attaccarono iuy siem e, e di ntte si calarono ' gi dalle mura. Oi; la mal* avventura volle, che Diodoro ca4endo d' alto divenne 'zoppo, e quindi, si rim ase, onde preso da Lidj fu mandato: ad Alessandro, acciocch pagasse le pene degne de suoi misfatti. Ma essendo passato di questa; vita Alessandro mentre eh*, epa in Babilonia , Diodoro fu mandato in Efeso a Perdicca, acciocch fosse giudicato secondo le leggi. Ma andandone, Anas sagora , e Codro giunsero, ad Atene, ed intesa la morte di Alessandro , ritornando ad eso, liberarono Diodoccf lro fratllo.
Pindaro.
Mentre che Creso dava la batteria alla citt di E feto* avvenne, che la torre la ' qill per nome si chiamava Proditrice, cadde. Perch veggendo Pindaro il gran pericolo che gli sovrastava, diede per consiglio agli Efesj, che con le foni attaccassero le porte, e le mura alle colonne del tempio di Diana , e consacrassero tutta la citt Ha Dea. Allora Creso in onore di Diana per don alla citt come cosa consacrata, e si accord sogli lEfesj rimettendoli in libert.
Tirane.
Accadde, che mentre gli Agrigentini fabbricavano il tempio di M inerva, Terone teneva i soldati mercenari in plinto in certi luoghi secreti. Ma non avendo egli il modo di dar loro le paghe , rub i denari, che si do vevano dare agli operai del tem pio, che si erigeva in onor di Minerva, dicendo alli cittadini, che lla fine si sarebbe pagata la mercede sommari* delle opre, e che perci, Se n ' affidassero a lui la cura , avrebbono mallevadori feicuri, e eh essi dovessero determinare in quanto tempo volessero finita la fabbrica. L qual opinione non pa rendo punto fuori di proposito a cittadini, essi accon sentendogli , il misero Sopra la fabbrica. Poscia adunque (he i denari furono dati in mano a Gorgo figlinolo di Terone, egli non conduceva n architettori, n scarpeU lin i, n altri maestri ; ma dava la lor mercede a ser genti contro il volere de* cittadini, e cos ajutato da
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quelli, sottomise alla tirannia gli Agrigentini coloro proprj danari.
Sisifo.
Sisifo, perciocch Aulolico pi volte gli menava via i buoi, gli fece ferrare di piombo , nel quale scrisse,queste lettere. Autolico gli ha rubali. Avvenne adunque che avendo rubato Autolico i buoi di notte a Sisifi), egli di giorno mostr le pedate de' buoi a' contadini vicini, le quali manifestavano il furto d'Autolico.
Agnone.
Men Agnone una colonia ad abitare quel luogo che si chiama Nove Vie lungo il fiume Strimone, perci gli Ateniesi avevano quest' oracolo A che volete, cittadin Palladi! Edificar di molte vie la terra? Che senza gli altri Dei mai non potrete Farlo, e anzi che da Troja non rechiate Di * Reso la trovata paglia , e quella Poi seminiate ne' paterni campi, E ne cogliate allora allora il frutto. Avendo adunque manifestato Iddio queste cose, Agnone capitano mand parecchi uomini a Troja, i quali ca vando di notte la sepoltura di Reso, ne pigliarono l'ossa di lui , e messele in veste di porpora le portarono al fiume Strimone. I barbari che erano in que' paesi gli vietavano il varcare il fiume. Allora Agnone fece la
P o lie n o
S ira t.
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2Q0 tregua per tre giorni e lasci andare i barbari, e di notte valicato il fiume con Y esercito, seppell 1' o^sa d i Reso lungo il fiume , e quivi a lume di luna fece lo steccato , e la fossa. Ben vero che di giorno si ri manevano , di modo che tutto il forte fu fatto nello spazio di tre notti. Ora ritornati i barbari dopo due giorni, e veggendo come si era fatta la muraglia, op posero ad gnone ch era mancante della sua parla: Ma egli disse, io non vi ho fatto ingiuria alcuna, con ciossiacosach noi abbiamo pattuito di tre giorni, ed io bo fatto questa muraglia in ispazio di tre notti.. A questo modo Agnone edific le nove vie , e chiamolle Amfipoli. (i) Amfireto .
Essendo stato preso Amfireto acanzio da corsali fu cbenato a Lemno, e guardato ne ceppi, perciocch i cor sali pensavano di averne gran denari per k> riscatto. Ma egli non mangiando punto, si bebbe minio mescolato con lacqua salata. Perch votando il corpo, i corsali si pensarono eh egli avesse flusso di sangue ; *e perci lo cavarono de ceppi, acciocch non si morisse per l infermit, e per conseguente perdessero i denari spe rati* Ma tosto cbe egli fu fuori de ceppi, cos di notte fuggendosi mont suiia barchetta da pescare, e se ne venne a Acanto.
(i) Che qtutnto dire: citt fabbricala intorno al sepolcro di Res. FINE PEL 6 .* LIBRO.
D EGLI
STRATAGEMMI
DI POLIENO
PROEMIO.
o i potrete vedere in questo settimo libro d strata gemmi , che io vi mando , sacratissimi imperatori An tonino , e Vero, come i barbari non furono mica goffi nelle astuzie appartenenti all* arte militare, ma molto studiosi anch' essi nel trovare delle macchine, degl' in ganni , e delle astuzie. Perch voi non farete cosa punto fuori di proposito , se non pure a voi stessi, ma eziandio a capitani della guerra che vi sono mandati, comande rete che non si facciano beffe de* barbari , siccome di que' che sieno pazzi e mai pratichi degl* inganni. Anzi per lo contrario non guardino cosa alcuna in quegli pi che le frodi, le astuzie, e le ribalderie, delle quali eglino si dilettano, vie pi che dell' armi. Laonde non cosa alcuna con la quale possiamo pi agevolmente guardarsi, e meglio difendersi da loro, che con non credergli. Con questo adunque avremo la gagliardia , e le forze congiunte, ed useremo 1' arte pi efficace contro loro , se prima conosceremo la forza, ed il consiglio degli stratagemmi, de' quali essi si vagliono.
L I B R O
S E T T I M O
Deioce*
Deioce (i) medo si fece tiranno della Media a questo modo : che abitando i Medi sparsi in pi luoghi, mena* vano la vita loro senza citt, senia leggi, e senza giudiz) anzi si rubavano l'u n l ' altro. Allora Deioce tene va ragione a vicini, ed insegnava loro a servare la Ugualit, di cui molti se ne compiacevano. Laonde spargendosi tosto la fama di Deioce fra M edi, comin ciarono a concorrere a lui, siccome a ragionevole e giusto giudice Ora. essendosi acquistata la benivolenza di tutti con la fama, gloria sua, di questa si prevalse nel dare compimento a* suoi nuovi disegni; poich egli avendo di notte rotto le sue porte (a), ed empiuta di sassi la sua torre (3), di giorno la mostr a Medi, quasi che per conto, loro avesse patito questo, e fosse venuto a pericolo di morte per far loro ragione. La plebe perci si sdegn forte, e per maggior sicurezza della persona sua gli di la rocca degli Ecbaiani, la quale era fr tissima. Appresso gli consegn que' sergenti, eh' egli si
(1) Erpdoto i. i cap. 96 racconta diversamente la cosa. (2) Alcuni leggono fopttt t invece di Qpvpb come nel testo. (3) 8emhra che le case de* Medi fossero torri isolale , sul fare presso a poco di quelle descritteci da Cesare, ed abitate dagli antichi Galli.
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eleggesse, ed ordinogli la provvigione per vivere de de** nari sacri. Come poi ebbe la compagnia de* sergenti, egli T accrebbe tuttavia di modo, che di giudice si fece re della Media.
Aliotte .
Facendo guerra ad Aliatte i Cimmeri, uomini di grandezza disusata e bestiale, egli men alla battaglia jcani gagliardissimi, oltre i soldati che aveva. Perch i cani assaltando i barbari come bestie , ne sbranarono gran moltitudine, e misero gli altri in fuga vergogno samente. Aliatte affine cbe potesse spogliare della cavalleria i Colofonj, che ne avevano in grande copia, fece lega con esso loro, e fece sempre pi grandi ed onorati doni a soldati a cavallo. Alla fine essendo a Sardi fece loro apprestare splendide vittuaglie, e pur spacci che avrebbono ricevuto doppia paga. La qual cosa venuta H U orecchio de cavalieri, subito diedero i cavalli loro a ragazzi, e recaronsi nella citt con grandissimo desi* derio di ricevere doppio stipendio. Allora Aliatte chiuse le porte della citt, gli accerchi co suoi armati, e gli ammazz tu tti, e per conseguente concesse i cavalli loro a suoi armati. PsammeticQ. Psammetico abbatt Temente (i) re d Egitto. Aveva
(i) Uno dei d odici re che govern I*Egitto dopo L etiope Saba-* oue. Erodoto lib. 3 , cap 17. Diodoro lib i F
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per avventura il Dio Amone risposto a Temente, cbe gli domand consiglio del regno, che si guardasse dagalli (i) Ora valendosi famigliarmente Psmmetico di Pigreto di Caria , intese da lui come i Carj erano stati i primi a mettersi la celata in testa. Perch, intendendo la mente delforacolo, assold gran moltitudine di Carj, e menolli verso la citt di MemB, e fece gli alloggia menti appresso il tempio d* Iside nella costa chera lon tana dalla citt cinque stadj. Quivi attaccato il fatto darme, si acquist la vittoria, e cos certa parte della ct fu chiamata Caromenfita (2 ).
Amasi.
Amasi nella guerra, eh' egli fece contro gli A rabi, mise dalle spalle degli Egizj le immagini degli Dei , i quali erano adorati appresso di loro con sommo onore, e religione; acciocch pi animosamente si arrischiassero a pericoli , pensando eh* erano guardati dagli D ei, i quali per modo alcuno non si dovevano lasciare, non che tradire a nemici.
(1) Erodoto, lib. a , cap i 5a * attribuisce a Psmmetico P aver consultato l'oracolo di Latona a Bute, la cui risposta f u , che a lui u Terrebbe vittria da uomini di rame, i quali si presenterebbero al sua cospetto. Il che egli interpetr de Ca< j , come coloro che indossavano armatura di rame. (a! Questi Carj, perch non fossero tenuti di schiatta egizia, nella festa dIside praticavano riti dagli Egizj diversi, fra quali eravi pur quello di farsi delle incisioni in fronte. Erodoto lib. 2 ) cap. 6.
Mio.
Irifltjgendo Mida eli sacrificare agli Dei, men fuori di notte i Frigj co*pifferi, tamburi, e cembali, ai quali avea dato le spade, cbe le portassero segretamente. I cittadini sentendo il suono, uscivano fuori delle case loro a vedere. Mentre adunque che queglino sonavano i pif feri, e toccavano i cembali, e i tamburi, i soldati am mazzarono i cittadini, che stavano a guardare, e con furia entrati nelle case fecero tiranno Mida*
Ciro.
Poscia che Giro fece la tregua con Creso men^ vja per quelio spazio di tempo l'esercito* Ma dove la notte soprastette allimprovviso ritorn a Sardi, ed appoggiate le scale alle mura sottomise i terrazzani. - Come Ciro prese i Sardi, tenendo ancora Creso la rocca, il quale attendeva 1 * ajuto di Grecia,mise ne*ceppi i parenti ed i famigliali di coloro , che con Creso occupa vano la rocca. Di poi gli mostr a que' che $rano alle difese, e comand al trombetta che gridasse, che s'essi gli davano la rocca, avrebbe loro resi i parenti, e i famigliar ; se poi eglino non gliela davano , gl* impic cherebbe tutti. I quali per servare la vita a*parenti loro gli diedero la rocca , pi non curandosi delle vane speranze degli ajuli de G reci, che Creso aveva loro promesso. Combatt tre volte Ciro co' Medi, e tutte tre le volte se ne and col peggio. Ora essendo le mogli,.ed
i figliuoli de* Persiani a Pasargada quivi venne alla quar ta battaglia con esso loro. 1 Persiani furono da capo messi in fuga , ma veggendo essi le loro mogli, ed i figliuoli abbandonati, tocchi dalla piet di loro ritornarono alle armi; di modo che Giro mise in rotta i Medi, che disordinatamente lo perseguitavano. La vittoria poi che si acquistarono fu tale, che non ebbero pi bisogno in seguito di combattere per la salvezza dell* imperio. Ribellandosi da capo i Lidj dopo la cattivit di Cre so, Giro andato verso Babilonia, mand Mazzaro medo con questo comandamento, che , dove egli avesse sot tomesso il paese, levasse loro 1 * arme, e parimen te i cavalli, e gli costringesse andare vestiti in abito donnesco. Appresso, che noti gli lasciasse pi esercitare n a cavalcare , n a lanciar dardi , ma gli astringesse tutti a tessere , ed a cantare , acciocch gli animi loro per questi studj diventassero molli e vili. A questo modo i Lidj riuscirono disutilissimi oltre tutti i bar bari alla guerra, ancorach prima fossero bellicosi oltre modo. Assediando Giro la citt di Babilonia fece delle fosse per rivolgere altrove le acque deU' Eufrate, il quale corre per mezzo la citt , e quindi ne men lontano l 'eser cito. Allora pensando i Babilonj ch'egli si fosse dispe rato dell'assedio , allentarono alquanto la diligenza delle guardie. Il che risapendo egli, menato il fiume fuori del letto , condusse 1' esercito in ordinanza per lo letto di pri ma , e per conseguente venne cheto dentro la citta co' sol dati, e la prese. Faceva la giornata Giro contro Creso, il quale avendo
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j^rin copia di cavalli perci era di grand' animo. Ma Ciro fece si che la cavalleria a Creso gli giov poco; perciocch colloc molti cammelli dirimpetto a cavalieri armati. La natura del cavallo questa, che egli fugge l'o d o re, e l'aspetto del cammello. Perch i cavalli djp Creso subitamente si misero in fuga , e calpestarono \ Lidj di modo, che, anzi si facesse il fatto d arme r la vittoria inchin a Ciro. Ciro persuase a questo modo i Persiani, che ribel* lasser a* Medi. Mostr egli un giorno loro certo luogo deserto e spinoso, e comand che lo coltivassero , e vi edificassero ; i quali con grandissima fatica lo lavo* rarono. Il giorno seguente comand che venissero lavati, il ehe facendo essi, gli di un desinare splendidissimo , e finito che fu il convito gli domand qual giorno fosse parso loro migliore. I quali rispondendo che quell'oggi era tanto migliore di je ri, quanto la felicit avanza la miseria ; adunque, diss* egli, voi avrete i comodi della felicit , se ribellerete a' Medi. Come i Persiani consi derarono il fatto, cos ribellarono, ed elessero Ciro per re ; per lo cui mezzo non solamente ridussero i Medi in nulla , ma si acquistarono 1 * imperio del resto dell' Asia ancora. , Perciocch i Babiloni avevano frumento per molti anni , mentre che Ciro gli aveva il campo attorno , si ridevano dell* assedio. Egli quindi, tagliato 1 * Eufrate , ii quale correva per mezzo della citt , lo me n alla palude che era quivi vicina. Il perch non avendo i Babiloni acqua da bere, incontanente si arresero a Co. Poscia che Ciro fu sconfitto da M edi, si fugg a
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Pasargada, e passando di moki Persiani nel campo dei pernici, disse alle sue truppe, domani centomila per sone ci verranno in ajuto da' nemici de' Medi ; ciascuno di voi adunque porti un fascio di legne per accettare i scompagni. I quali cos facendo , i rifuggiti avvisarono i Medi. Ora venuta la notte , Giro comand che ciascuno accendesse il suo fscio. Laonde veggendo i Medi la fiamma che risplendeva, pensando che i nemici venis sero si misero a fuggire. Apparecchi Giro nell* assedio di Sardi molti legni uguali in lunghezza alle mura e posevi in cima delle immagini barbate e vestite alla persiana col turcasso alle spalle, e 1 *arco in mano ; e le piant rimpetto le mura della rocca. Or dove il giorno si rischiar, egli assalt la pi alta parte della citt. Perch rinculando Y esercito di Greso all'impeto di Giro , ed alcuni di loro rivolgendosi addietro , e veggendo le immagini sopra le m ura, alzarono le grida di modo, che tutti impauri rono , quasi che la rocca fosse presa. G per aperte le porte chi fuggiva di qua , chi col scampava. Allora Giro incalzando i nemici s* impadron di Sardi.
Arpago.
Volendo Arpago mandare una lettera segretamente a Giro , spar una lepre , e nascostavi dentro la lettera , da capo la cuc, e vest colui che la portava da cac ciatore , acciocch potesse ingannare que* eh*erano alla guardia delle vie*
Creso.
Perciocch i Greci tardavano a venire in ajuto di Creso, egli scegliendo que die per gagliardia , e gran dezza di persona avanzavano gli altri Lidj, gli arm con F arme de Greci. Laonde veggendo i soldati di Ciro 1 insolita maniera dell* armatura greca si spa ventarono forte ; oltre che accrebbe loro lo spavento quello strepito che faevan l aste toccando gli scudi. Similmente lo splendore degli scudi di bronzo abba gliava di mdo la vista a cavalli, che essi si voltavano a dietro. Perch superato Ciro da Medi fece la trgua per tre giorni con Creso. Vinto che fu Creso da Ciro in Cappadocia, affine cbe meglio ei potesse fuggire, comand a suoi soldati , cbe dovessero portare gran quantit di legna, colla quale lastric una strada molto stretta. Laonde appres sandosi la notte ne men per quella 1 esercito a pii con somma prestezza. Ben vero chegli lasci quivi i cavalli e la fanteria leggiera , acciocch tosto che si fa cesse giorno mettessero fuoco alla legna.-A questo modo Creso fuggendo scamp, e viet ad un tempo a Gr di seguitarlo. Cambise. Dava la batteria Cambise a Pelusio, quando gli E gizj difendendosi francamente gli serrarono l entrata dell Egitto mttendovi molte macchine catapulte, col cui. mezzo gettavano dardi acuti, sassi, ed eziandio fuoco* Cambise veduto questo, colloc alla fronte del
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suo esercito tutti gli animali, che gli Egizj adoravano, cio, cani, pecore , gatti, ed ibidi ; i quali veggendo gli Egizj si rimasero d avventare i dardi, temendo di offendere qualche animale sacro. A questo modo avende preso Cambise Pelusio pervenne in Egitto.
E bare.
P oscia che i Magi principi (JUa Persia furono uoct si, sette satrapi facevano consiglio con Dario per conto dell imperio. Parve dunque loro, che montati a cavallo, si dovesse uscir fuori deila citt, e di cui prima il cavallo nitrisse, quello fosse fatto re di Persia, il perch Ebare cozzone di Dario, sentito ci cbe si era trattato in consiglio, men il cavallo del suo padrone il gioiv no innanzi l , dove si era determinato di andare , e quivi lo fece montare una cavalla. Fatto questo egli rimer il cavallo il giorno seguente. Perch Dario mon* tato a cavallo, venne quivi con gli altri satrapi insieme. Come il cavallo arriv l d ove aveva montata la ca* valla , cosi conobbe il luogo , ed incitato da certo ap petito di montare , primo cominci a nitrire. Allora i satrapi smontati da cavallo adorarono Dario, e lo fe* cero Re di Persia.
Bario.
Faceva Dario il fatto darme contro gli Sciti, quando per avventura avvenne che una lepre correva lungo la battaglia degli Sciti, i quali si misero a seguitarla.
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Allora disse Darlo, egli d metter bene a fuggire dagli Sciti, da quali siamo di modo spregiati, die 1*sciando di cornbattre i Persiani, vaino appresso alla lepre! ; e cos sonato a raccolta fece consiglio di paca ti rsi. Volendo Dario e gli altri sette Persiani assaltare di notte i Magi, acciocch si potessero conoscere al bujo gli consigli, che il lacciuolo, il quale attaccava il tur bante nella collottola, se lo mettessero alla frnte, affine che il gruppo del turbante fosse il segno loro toccan dosi la fronte. Dario fu il primo che mise le imposte a' suoi vas salli; ma acciocch non sapesse loro a male, egli non le tolje determinare , ma ci impose * satrapi ; i quali stabilendo quasi che in6nite taglie, egli le approv ri* lasciandone per la met a' vassalli, i quali allora con bell' animo pagarono il rimanente, come se fesse state lor fatto gran benefizio, dal Re. Avendo Dario msso 1 arme contro gli Sciti, n po tendoli pigliare, n avendo frumento he fosse abba stanza , cominci a deliberare di fuggirsi. Ma acciocch pi agevolmente potesse ingannarli lasci gli alloggia menti nel modo , che stavano prima. V*erano dentro di molti feriti, asini, muli, cani, ed altre bagaglio^ ed eziandio di molti fuochi, i quali egli aveva coman dato, che si accendessero di notte. La qual cosa vegrgerido gli Sciti, e sentendo appresso lo strepito degli animali, e veggendo i luoghi attendati'/ si pensavano che i Persiani fossero quivi presenti. Ma essi gi molto prima erano fuggiti; di che tardi accorgendosi queglino s'in
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gegnavano di seguitarli: ma e non fa possibile il poterli coglier pili. Assediava Dario la citt di Calcedone, quando i ter* razzarli tra per la fortezza delle mura, tra per T ap parato deHa vittuaglia, poco si curavano dell' assedio. Ben vero che Dario non appresent altramente l'e sercito alle mura , ma scorrendo per lo paese dava il guasto , e si riposava, infingendosi di attendere maggiore esercito, che venisse in ajuto suo. Mentre adunque che i Calcidesi facevano le gurdie sulle mura della citt , i Persiani cominciarono a cavare una trinciera sotterra dal poggetto che si chiama Afasio, lontano dieci stadj dalla citt. Ora avendo essi condotta la fossa alk piazza della citt, essendosi di ci avveduti per le radici degli ulivi, che nascevano- in essa piazza , aspettarono che si facesse nott , e poi sboccata la trincea, salirono ia piazza, e senza fatto d* arme presero la citt , mentre che i Cartaginesi si stavano alla guardia delle mura. Guerreggiava Dario co' Saccesi, i quali erano divisi in tre eserciti. Perch avendone abbattuta una parte-, vsti i Persiani con 1 * arm e, e con gli abiti d t quei Saccesi; che furono presi. Fatto questo, gli men al1' altro esercito de' Saccesi, marciando pian piano sotto colore di amist. Allora i Saccesi ingannati dall abito , dall' arme e dalla portatura delle vesti si facevano in nanzi amichevolmente , e gli salutavano quasi come loro amici. Ma i Persiani, perciocch cosi era stato loro imposto , gli tagliarono tutti a pezzi ; e cos 9 passando oltre al terzo esercito dfe' Saccesi, gli vinsero senza battaglia ; perciocch essi non fecero altra resistenza , veggendo che due loro eserciti erano stati sconfitti.
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Non Volendo gli Egizj sopportare la crudelt di O riandro satra p a , e per questa cagione ribellando , Da* rio. incamminato, per lo deserto dell Arabia .pervenne a Memfi. Accompagnavano allora per avventura gli Egizj con pianto universale alla sepoltura Api che. era pas sato di questa vita Allora. Dario . fece andare un bando die a ohi gli avesse mentito un novello Api avrebbe dnato cento udenti d or. Eglino ammirando la piet di lu i, non si tetter pi co' ribelli, ma si arresero a Dario. Sirace. Aveva gi mosso l ' arme Dario contro i Saccesi quando i loro re Saccefare, Omarge, Tamir facevano consiglio dello stato presente in luoghi deserti. Quivi and certo cozzone, il quale per nome si chiamava Sirace, e gli promise di mettere in rotta i Persiani, se eglino gli giuravano di dare non pure a lu i, ma a' fi gliuoli, e suoi discendenti dei fondi, e de' danari : i quali giurando di ci fare, egli , dato di mano al coltello , si tagli il naso, e V orecchie, ed eziandio troncossi al cune parti della persona, e si fuggi a Dario dicendo, cb' egli era stato trattato a questo modo da Saccesi. .Veggendo Dario la costui miseria se lo credette. Allora Sirace, giurando per lo fuoco eterno , e 1 *acqua be nedetta , disse, io ne voglio far le vendette per mezzo de' persiani a questo modo, che cos si potr = J Sac cesi hanno deliberato di muovere gli alloggiamenti la notte vegnente : che se noi faremo una via assai pi corta , pigliercmo innanzi quel luogo , l dove fanno
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pensiero t andare , e ti accerchieremo non altrimenti che nella. rete. Ed io essendo pestone di cavalli, a vendo la pratica di tutti i lughi, v i mostrer la via . Ma egli fa di mestire, che noi portiamo la v ii tuaglia che sia abbastanza per sette giorni. = Mo strando adunque-egli la via fece la scorta sette di allo esercito , e lo men nella Mdia secca. Quivi mancata l'acqua, e la vittuaglia Ranosbate tribuno: s s Per che causa, diss'egli, hai tu deliberate neltanimo <Fuccellare un tanto R e , e questa moltitudine di Persiani, me nandola in questi luoghi senz* acqua, dove non si veggono ri uccelli, n bestie , e non ci concesso n di marciare innanzi, n di tornare addietro ? = : Ma egli congiunte ambedue, le mani si smascellava dalle risa, dicendo = io mi hp acquistata la vittoria ; laonde acciocch io levassi questo. pericolo dt addosso a miei cittadini Saccesi ho fa tte morire i Persiani di fa m e , e di sete. ess Allora il tribuno sdegnato gli fece tagliar la testa Ma Dario salito su certo poggio alto involt lo scettro nelle vestimenta, e nel turbante, ed unitovi la corona reale lo piant in terra , che C 06 aveva comandato D io, e preg Apolline (i) che facesse piovere, accioch i Persiani si potessero salvare in qual che modo. Furono adunque esaudite le sue preghiere,
(i) Hanno di cornane gli autori greci e latini di attribuire alle di vinit barbare quelle idee che proprie sono dei loro numi. Da ci trasse origine la metamorfosi che i latini fecero subire agli Dei Tenta te , Tarami de ed Eso dei Celti. I Persiani uon conoscevano Apollo: h bens rero per eh*eglino adoravano il Sole, e tanto bast per ch il nostro amore poneste il Dio delle Bluse sul troao del Sole.
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e subito cadde gran pioggia da! cielo, la quale ricevendo i Persiani con le pelli, e co'vasi poterono con tal mez* zo riuscire al fiume Battro , ringraziando Dio che gli aveva salvati. Siccome adunque tutto l 'esercito quasi c** pit male per l'inganno del cozzone, cos Zopiro per lo innanzi imitandolo, sfregiatasi la - fasci* ingann i Babilonesi.
Zopiro.
Ancora che Dario stesse lungamente all* assedio di Babilonia ( i) , non la pot per giammai pigliare. Perch Zopiro, il quale era satrapa di Dario, avendosi sfregiata la faccia, sotto colore di rifuggito venne a' nemici di cendo loro che Dario l'aveva trattato a questo modo. I Babiloni veggendo la costui disavventura gli prestarono fede di modo, che gli commisero il maneggio della citt. U quale aprendo le porte di notte, tolse dentro Da rio , che perci se ne fece Signore* Nondimeno con tutto questo disse una parola veramente da re, eh' egli pi volentieri avrebbe dato venti Babilonie, che vedere la faccia di Zopiro sfregiata in quel modo.
Oronte.
Comand Aitasene ad Oronte che gli maudasse pri gione Teribazo satrapa di Egitto. Oronte dunque, per ciocch aveva paura di Teribazo , lo arrest per forza
( i) Frontino erroneamente attribuisce quest*assedio a Curo. P o l ie s o , Strai . 20
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di agguati In questo mdo. Egli ra oerta casa, la quale aveva una grotta profonda sopra cui egli adattd un letto senza coltrice , materassi, n fondo , ma ornato di vari tappeti. Di poi chiam Teribazo, qua eh' egli volesse favellare segretamente con esso lui. Come Teribazo fu entrato cosi si pose a sedere, e col letto and capo pi nella fossa , e cos preso, fu mandato legato d Artaserse, Essendosi ribellato Oronte faceva guerra co' capitani del R e, e ritirandosi a certo poggio detto Tmolo, l'accer chi con lo steccato, acciocch n i soldati, n le sen tinelle si potessero vedere danemici. Perch venuta la notte tolse i pi eletti cavalieri, ed uscito fuori entr in quella via, che va a Sardi ; l dove per forza rapi ]a vittuaglia , che era portata a' nemici, e ne, men gran preda da Sardi. Fatto questo, mand un messo a quegli eh'erano rimasti nel forte, e gli ragguagli d quanto aveva fatto, aggiungendo che il giorno se guente dovessero assaltare i nemici dal fronte, i qua li con grandissima fiducia d' animo gli assalirono. Pa rimente Oronte urtandoli dalle spalle posciach parte ne ammazz, e parte ne prese, se n and senza pe~ ricolo. Venne a giornata Oronte con dieci mila greci armati contro Autofradate , il quale aveva anch* egli un egual numero di truppe. Primieramente adunque egli coman d a Greci, che guardassero bene la grandezza del campo, mostrando che nessuno, messa in isbaraglio la ordinanza, poteva fuggire la furia de' cavalli nemici. Venuti quindi alle armi in ordinanza ristretti i cavalli
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potendo rompere la battaglia, rivoltaron. Allora Oronte comand a' G reci, che se i cavalli d capo gli assaltassero , si spingessero solamente tre pasi in avanti# I quali cos facendo, i cavaliri pensando che gli voles sero assalire , piegando si misero in fuga. Poscia che gran numero de* collegad di Oronte fa ammazzato da Autofiradate nell* imboscate, egli suborn alcuni, i quali spargessero la fama, come i soldati pa gati si appressavano ; di modo che questa nuova per venisse eziandio alle orecchie di Autofradate. Pecchi venuta che fu l notte, gli arm all* usanza greca t Barbari, che erano valentissimi della persona, e nello apparir dell' alba gli mise nell* ordinanza con gli altri Greci, datogli eziandio gli interpreti, che sapendo la una e 1 * altra lingua facessero sapere quel che venisse comandato a* Greci* Come Autofradate vide 1 * arme alla greca, stimando che 1 soldati pagati , de* quali ne era avvertito , venissero, non gli di il cuore di issatalo, e tolto su 1 *esercito si fuggi.
boa
Serse.
Come Serse ebbe bandita la guerra contro i Gre* circondusse di molta gente, e mand persone, le quali divulgassero che i principi de* Greci gli avevano promesso la Grecia a tradimento. Perch pensando essi di essere chiamati non a battaglia, ma a manifesta uti lit, in gran copia si ragunavano , .co* quali eziandio molti brbari di loro proprio volere si accompagnarono. Avendo colto Sene le spie de' Greci nell'esercito, egli
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non le castig altramente, ma menatele attorno le fece vedere tutto 1' esercito. Come adunque elle ebbero ve duto tutto 1' apparato, allora Serse s le disse era A n date , e divisate i Greci delle coe , che io vi ho mo strate , e voi con esso meco avete vedute. r= Aveva fatto Serse un imboscata lungo il fiume A bido , quando le navi del frumento de' Gpeci navigando oltre furono prese da Barbari, a' quali pareva ottima mente fatto affondare le navi grosse assieme co' marinaj. All' incontro Serse domand loro dove fossero dirizzati, i quali risposero , che in Grecia. Allora soggiunse Serse, e quivi noi ancora navigheremo , pertanto il frumento che voi recate a Greci sar nostro: andate adunque. I quali uscitidalle mani de Barbari raggua gliarono i Greci del successo della cosa, e non poco gli spaventarono. Poich gran moltitudine di Barbari fu tagliata a pezzi nel fatto d arme delle Termopili, Serse volendo occultare la moltitudine de' morti, comand a'loro famigliari che di notte gli seppellissero. Perciocch Serse vide che molti persiani furono am mazzati per le strettezze de' monti nelle Termopili, mand venti due mila uomini con certo Tarquinio di nome Efiake, acci mostrasse loro la via stretta per alti monti, i quali girando riuscirono alle spalle d' Greci , e tagliarono a pezzi tutti qu e', eh' erano con Leonida.
Artaserse
Mand Artaserse Titrausta a litenere > Tisaferne* P o p
tava costui due lettere, cio una a Tisaferne, nella quale gli dava la somma autorit di guerreggiare contro i Greci, e l'altra ad Arieo che con Titrausta mettesse le inani addosso a Tisaferne. Come Arieo lesse le lettere in Colassa citt della Frgia, chiam Tisaferne per trat tare con esso lui di molte cose, non che della guerra contro i Greci. Egli non sospettando ancora nulla di male , lasci 1 * esercito a Sardi, e solamente pigli trecento Arcadi eletti, fra quali erano mescolati i Mi lesi , ed and ad Arieo. Avvenne che, essendo egli en trate nel bagno per lavarsi, aveva messa gi la scimi tarra, allora Arieo co'suoi famigliari gli pose le mani addosso, e messolo su un cocchio tutta racchiuso, lo di a Titrausta, che ne lo menasse. Or questi avendolo condotto insino a Celena quivi gli tagli la testa, e la rec ad Artaserse, il quale poi la diede a sua madre Parisatide, che sommamente era desiderosa di pren dere vendetta di Tisaferne, per la morte di Ciro. Ap provarono tutte le madri, e le mogli de'Greci il sup^ plizio di Tisaferne, perciocch aveva ingannati i Greci. Mentre che Artaserse seminava discordie, e guerre ira Greci, sosteneva sempre le parti de*vinti, in cotal guisa rendeva sempre eguale avittoriosi quella parte che era venuta meno ; ed abbatteva le forze, e la gagliardi^ de' vincitori. Oco. Sapendo O co, come Artaserse suo padre, il quale s* era morto, vivendo era stato spaventoso a* vassalli, e ch'egli non sarebbe punto stimato dopo la morte di 20 *
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830, si accord con gli eunuchi, co' camerieri, e col trihuno di tener segreta la morte del padre tosino a dieci mesi. In questo mentre egli mandando attorno il suggello reale , faceva andare i bandi a nome del pa dre , che pubblicassero Oco per re 9 e tutti per tale lo salutassero, dandogli ubbidienza come si conveniva. Alla fine, fatto questo, pubblic la morte del padre, e comand che si facesse il mortorio reale all usanza persiana. Tisaferne. Avendo tolto in compagnia Tisaferne uomini di guerra fece lega con Clearco 9 la qual lega promise eziandio di fere con gli altri capitani. Vennero adunque gli altri fra quali era Prosseno beozio , Menone tessalo, Agide arcade, e Socrate acheo. Andavano appresso questi ca pitani venti capi di squadra, e dugento soldati. Allora Tisaferne fece mettere in ceppi tutti i capitani, e man dotti al re di Persia, e tutti gli altri tagli a pezzi. Faceva pensiero Tisaferne dt assaltare la citt di Mileto , e di rimettere in casa i fuorusciti. Ma non essendo egli in punto fece sapere il fatto a tutti, quasi eh' egli fosse per farlo allora allora, di modo che i Milesi recarono ogni cosa eh' era nelle ville dentro la citt. Ma dove egli si mise in ordine finse di volerai partire coll'eser cito , il quale mand non molto lontano. Ora veggendo i Milesi come 1 * esercito era partito, mutati di parere ritornarono alle ville. Allora con certi contrassegni rau nate le genti insieme, tagli a pezzi prestamente tutti i Milesi, che erano parsi per le ville.
Famabazo,
Farnabazo scrisse lettere a* Lacedemoni contra Lisan dro , i (piali per questa cagione mandata una lettera (i) alla macedonica lo richiamarono dal governo dell* Asia. Perch Lisandro obbligato a ritornare umilmente sup plic Famabazo, che volesse scrivere lettere pi piace* voti in favor suo. A cui Farnabazo apertamente pro mise , ed iscrisse pure nel modo che voleva Lisandro, ma ne teneva altre scritte a rovescio segretamente. Come adunque egli cominci a suggellare le lettere, le sostitu alle false, perciocch non erano punto differenti, e perci gli di quelle eh* egli aveva scritte segretamente. Venuto che fu Lisandro a Sparta di le lettere agli Efori, siccome era usanza : i quali avendole lette , le mostrarono a Lisandro, dicendo eh* egli non aveva bi sogno di altra difensione, conciossiacosach aveva recate loro lettere contro di lui.
Glos (2 ).
Mentre che Glos guerreggiava contro i Cipriani,
(x) O la sellala. Era questa aoa benda di cuojo attorcigliata so pra uu bastone di modo eh esso ne -veniva tutto coperto in liBea spirale. Vi si scriveva quindi sopra seguendo la lunghezza del ba stone. Dopo di ci si svolgeva, n pi potessi leggere il contenuto in essa, se non ravvolgendola novamente sullo stesso, o altro eguali bastone. Delli due bastoni 1 * uno conservavasi in Sparla , e l ' altro veniva affidato a chi doveansi spedire le lettere segrete cosiffatte. (a) Diodoro, Bibl. lib. i 5 , lo chiama Gaos, potendosi eoa tutta facilit confondere il TAOS col I\A OS.
trov che i Greci eh' erano con esso lui scrvevano lettere contro la sua persona a quelli, che erano in Ionia, e perci volendo cogliere i malfattori, allest una galea, e di la provvigione a*galeotti, comandando che navigassero in Ionia Ma prolungando il nocchiero il navigare a bel diletto, molti diedero lettere a' galeotti ; i quali dati de'remi in acqua gittarono 1*ancore non molto lontano dalla citt. Laonde egli and a pi l dove stava la galea, e comand a* galeotti, che gli re cassero tutte le lettere, nelle quali trovando quegli che avevano scritto contro di lu i, non incontanente, ma formati i processi contro di lo ro , li fece morire.
Datarne.
Chiedendo i soldati le paghe di parecchi mesi (i) a Datarne , egli li raun a parlamento pubblico affermando loro, che aveva di molti denari in certo luogo lontano solamente tre giornate. Perch, diss* egli , camminiamo ratti col. I soldati che se lo credettero, gli andarono appresso. Ora essendo vicini una giornata al luogo, comand che quivi si fermassero, e si riposassero. Cos tolti con esso lui cammelli, e muli pervenne al tempio , eh* era ornato di molte ricchezze, e prese trenta talenti d* argento, i quali caricati su cammelli gli port all' esercito. Appresso empiuti alquanti vasi d* argento, ne fece fare ancora parecchi altri a simiglianza di quei eh' erano pieni, e mostr a soldati alcuni dei prim i, i
(i) Aristotele lib. a. Oeoonom.
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quali perci cominciarono a sperar bene, pensando che non fossero per mancar loro danari. Ma egli diceva che faceva di mestiere andare ad Amiso per battere la moneta. Era questo luogo lontano parecchie giornate, e male acconcio per isvernarvi. Perch i soldati si rima sero di chieder le paghe tutto quel verno*. Guerreggiando Datarne co Sinopesi, i quali avevane le armate navali, avvenne che non avendo egli vascello alcuno, e volendone fare gli mancavano i legnajuoli. Perci egli fece amist con esso loro promettendogli di dargli la citt di Sesto espugnata , la quale essi ave vano per la pi nemica di tutte. I Sinopesi se lo cre dettero , e perci l ' esortavano, che pigliasse da loro ci che faceva di bisogno a far la guerra , a' quali ri spose che non aveva bisogno di nulla, siccome colui che aveva dovizia di denari, e d* uomini. Ben vero che non aveva artefici che gli fabbricassero macchine, testuggini, arieti, le quali cose sono molto necessarie alle espugnazioni. Allora i Sinopesi gli mandarono tutti i legnajuoli, ed architetti, della cui arte valendosi, poi ch'ebbe fatto fare grande apparato di navi, e di macchi ne , lasciando Sesto da parte, volt la batteria a Sinopa. Poich Datarne ebbe varcato 1' Eufrate cominci a movere l'arm e contro il re di Persia, il quale venen dolo a trovare con soldati quasi che infiniti, ma non molto copiosi di vittuaglia , e d' altre cose necessarie, perci marciava lentamente. Come Datarne fece gran viag gio sopra il fiume , volendolo ripassare pens di porr^ le carrette a due a due, e gliene mise due altre sopra, ed avendo tutte inchiodato fortemente, attacc pure
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presso le ru ote alcune tavole dalla parte di sotto accioc ch non affondassero nel fango del fiume. Appresso co* mand che tutti i pi franchi, i quali potessero tirare con le funi i migliori giumenti, nuotassero all'altra riva. Fatto ci que' eh* erano dalie spalle spingendo, e que*eh* erano passati dalla fronte tirando con grosse funi le carrette, le misero a galla, ricoprendole al di sopra di sarmenti, ed altri legni. A questo modo fatto una specie di ponte egH con 1 esercito pass il fiume , e ritorn a casa cammi nando dieci giornate ansich il re arrivasse al fiume. Avendo inteso Datarne, come i suoi soldati gli met tevano gli agguati, quando e*dovea attaccare la battaglia a* nemici, vesti con 1' armadura sua un altro, e vesten done egli una differente si present al combattimento. A questo modo gl* insidiatori ingannando se stessi furono conosciuti. Dando la batteria a Sinopa Datarne ebbe lettere dal re di Persia che si dovesse rimanere dall' espugnazione. U quale, letta la lettera , 1' ador, e fece i sacrifizj di allegrezza , quasich egli avesse ricevuto grande utilit dal Re; e montato su una galea la notte stessa si parti. F uggiva Datarne Autofradate, che lo seguitava , e giunto al fiume, e non aveudo ardire di passarlo, s' infinse di metter qui gli alloggiamenti. Perch fatti i padiglioni altissimi e grandissimi alla fronte, non volle che i giumenti stessero sciolti dalle spalle, n manco concesse licenza a* soldati di metter gi 1* arme. Veg gendo adunque i nemici i padiglioni di Datarne, anche essi cominciarono attendarsi, e sciogliere i giumenti, e mandare i cavalli a pascere , ed apprestar la cena coti
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ogni diligenza Allora D tlaw c, avendo 1 cswcito in punto, pass il fiume, e se n' and mentrech i nemici ragunavano i loro soldati dispersi * e- mette valigli in ordine, ed insellavano i cavalli, e pigliavano 1*arme. Mentre che Datarne combatteva co* nemici con disav vantaggio , il tribuno de* cavalli se ne pass a nemici con la cavalleria del corno sinistro. Allora Datarne cor rendo fra pedoni, i quali erano perduti d' animo , e storditi per lo tradimento , gli esortava a servar gH ordini tutti, poich sarebbero secondati dalla cavalleria, la quale partendosi avea ubbidito agli ordini da lui ri cevuti. Le fanterie ci credendo s ingegnavano di torre di mano la vittoria a cavalli; e per conseguente seriali insieme urtando nenemici se nandarono con la vittoria, dpo la quale finalmente conobbero il tradimento dei cavalieri. Cosntga* Sono fra 1 *altre queste nazioni nepaesi della Tracia, cio i Ceroni, e i Boaci (r>, i quali hanno per usanza di valersi per loro capitasi de' sacerdti di Giunone. E per era loto capitane, e sacerdote Cosinga , a cui i Traci non volevano prestare ubbidienza. Allora Cosinga fece fare di molte scale grandi di legno , ed attaccolle f im sopra l'altra, perciocch siccome k iama portava, egli voleva salire in cielo , ed accusare i Traci a Giu none die non 1' ubbidivano. Ma essi , siccome coloro
(i) Il testo <jni presenta una lacuna: xc* * ^ ' n| descrivendo la Tracia fe menzione di due citt de suoi confini abi* tate dagli Sciti Aroleri, e nomate Getanio e Boreobe. Casaa.
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cbe sono pazzi e goffi, avendo paura che Cosioga montasse in cielo, lo cominciarono a supplicare, e scongiurarlo, ohe erano presti a fare ogni cosa, che fosse loro comandata.
Mettiselo.
Volendo Mausolo tracio raccorre danari dagli amici Suoi , s'infinse d* aver paura, che il sommo Re volesse privarlo del reame. Perch ratinatili insieme fece menare i cavalli alla loro presenza , i tesori, 1*oro , 1' argento le vesti, e simili altre cose, dicendo eh' egli era per mandarle al Re , acciocch non fosse cacciato dall* im perio paterno. Gli amici diedero fede alle parole di Mausolo, ed il medesimo di gli mandarono infiniti danari. Acciocch Mausolo potesse prendere la citt di Latmo bene fortificata, faceva vista di essere amico a* terrazzani, rendendo tutti gli ostaggi che Idrieo aveva presi in tempo di guerra. Laonde teneva i Latroj alla guardia della sua persona , come che soli fossero stati fedeli. Appresso faceva loro servigi con pronto, animo in tutte le cose che volevano. Ora avendoglisi obbligati, e fatti benevoli, domand loro trecento uomini per guardia della sua persona, volendo andare a Pigela , quasi che avesse paura di Profito efesio : i quali subitamente fatta la scelta glieli mandarono. Come Mausolo ebbe costoro, pigliando con esso lui altre genti pass a Latmio per ire a Pigela , l dove tutti i cittadini uscivano fuori per veder passare 1' esercito. In questo mezzo , eh' essi stavano a vedere,
gran moltitudine di soldati, i quali la notte dianzi si .erano quivi vicino imboscati, presero la citt vota di uomini, e senza guardia alle porte. Perch ritornando-* sene addietro Mausolo , entr con tutto l'esercito, e si fece signore di Latmo.
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Sorge.
Era signore Borge della citt di Etone, la quale luogo il fiume Strimone, la cui signoria aveva ricevuta dal re di Persia. Avvenne, che tenendo l'assedio i Greci alla citt, ed avendolo sostenuto gran tempo, Borge alla 4ue, quasi che disperato di non potere difendere la citt datagli dal R e , n volendola date a' nemici, la mise a fuoco, per aver egli co' figliuoli e la moglie la mede sima sorte della citt.
Dromichete.
Era Dromichete re de* T raci, e Lisimaco de* Mace doni , il quale guerreggiava con esso lui. Ma Dromi chete con inganni attorni Lisimaco. Aveva Dromichete un capitano, il quale per nome si chiamava Ete (i); or questi sotto colore di rifuggito pass a Lisimaco ; ed acquistatasi la sua confidenza, perciocch era tenuto fe dele r pervenne condurre i Macedoni in certi luoghi aspri e difficili, di modo che quivi combattendo eglino con la fame, e con la sete, ed assalili da Dromiche
(i) Fn mente forte dell1 Autore di scrivere Seute.
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te (i) furono tu tti, compreso L isimaco , e qne* clie lo seguivano non minori in numero di centomila tagliati a pefczi. Ariobarzane. Tenendo Ariobarzane la citt d* Adramizio era as sedialo da Atofradate per tetra, e per mare. Ora non avendo egli n vittuaglia, n soldati, e desideroso di in* trodurne nella citt, era impedito dall*assedio. Perch non {sgomentandosi, comand a Pteleonte, il quale col presidio guardava lisola dirimpetto alla citt, cbe sin fingesse di tradirla ad Atofradate ; or questi prestando fede a Pteleonte mand Tarmata a pigliar lisola^ Men tre adunque , che Atofradate mandava quivi le navi 9 Ariobarzane prevenendolo men dentro la citt dovizia di vittuaglia, e gran numero di soldati.
(1) Questa circostanza soffre molte contraddizioni nella iteri. Strabone lib. 7 dice che Dromichete avuto nelle mani Lisimaco trattatolo inumanamente lo rimand alti suoi. Plutarco asserisce lo tesso in Demetrio. Leggasi in oltre Diodoro, excerpta P c rc s c . CC l y i i , Fozio n a r r a i . ccxxiv c . 6 , Trog. Porop* in prologo 1. x T i . Pansan. Attic. racconta che il figlio di Lisimaco divenne prigioniere di Dromichete. Lisimaco ebbe morte in appresso da Malacone se pur vogliamo prestar fed a Fozio n a r r a i . ccxxrr, c. 9. N eie impedisce che nello stesso Fozio n a r r a i . xcu , la morte di Listsnaco venga attribuita a Seute tracio ; il che non pu ammetterai ebbene Diodoro nei lib. 18 e 19 sembri convenire di questo. Tac ciano quindi i critici Polieno di aver confuso Sente, Dromichete e le vicende di Lisimaco .
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Autofrodate.
Volendo utofradate scorrere il territorio di Pisida, e veggendo che l'entrata era stretto, e guardata dal presidio, ancorach vi menasse 1' esercito , nondimeno lo fece ritirare indietro quasi sei stadj. Come la notte fu fatta, que* eh' erano alla guardia di Pisida , pensane do che 1 *esercito se ne fosse andato, ai partirono. Ma eg li, tolti i soldati alla leggiera e gli armati spediti, e correndo come per loro si poteva p i , pass dentro alle strettezze, e di il guasto al paese di Pisida. Accampandosi utofradate dirimpetto agli Efesj , e veggendo la moltitudine che passeggiava cicalando, chiam a consiglio delle cose comuni i loro principi, i quali venuti innanzi cominciarono a parlari insieme. A veva prima comandato utofradate a' capitani de' cavalli e della fanteria che mentre i primi ragionavano facessero impeto negli Efesj, i quali erano spensierati e disordi nati in varj luoghi. Perch assaltandoli gran numero di loro tra morti, e prigioni capit male. Volendo utofradate menar fuori i soldati pagati alla battaglia mand sottomano chi divulgasse, come egli per avere il numero giusto dell esercito faceva la ras* segna, acciocch non privasse que' che erano quivi presenti, o gli armati a dovere della debita paga. 1 soldati, messe in punto le loro arme, tutti con somma prontezza marciarono innanzi. Allora dichiar non es ser quella altrimenti una rassegna, ma le disposizioni di un fatto d' arm e, e che il molto apparato della guerra era quello che spaventava i nemici.
Arsame (i)
Assediava Arsame i Barcei, quando essi gli manda rono ambasciadori per coalo di lare la pace , la quale fa da lui a loro concessa, e toccando loro la mana all' usanza persiana lev l 'assedio, esortandoli cbe si collegassero col re di Persia per far guerra a' Greoi, e gli mandassero le carrette in ajuto. Mandarono costoro i primati, acciocch facessero consiglio con esso lui di far la lega. Allora Arsame apparecchi uno splendido convito , ed aperse un mercato a tutti i Barcei , in cui era dovizia di grascia , e di tutte le cose. I quali fa~ cendosi innanzi per comperarne , egli f* segno a Per* siani che stavano armati alle porte, di entrare con fu ria dentro ,* il che eseguito, ei saccheggiarono la citt , non perdonando a persona che faceva loro resistenza ,_ la quale non fosse tagliata a pezzi. Erasi ribellato Arsame al Be , e fatto signore della Frigia maggiore, quando ei si deliber di venire a bat taglia con quegli, che il Be gli aveva mandato contra. Laonde il maestro de* cavalieri patteggiava co' nemici come ei se si fosse venuto a battaglia passerebbe a loro. Come Arsame risepp il tradimento , cos and di notte alla tenda del maestro de' cavalieri, e cominciollo esa* minare sopra di questa cosa , il quale confessando la scelleraggine, Arsame fece vestire altri ne' quali aveva gran fede con l arme, e vestimenti de' cavalieri. Dipoi
(i) Erodoto lib- 7 , c. 69 parla di un Arsame figlio di Dario c di Arisionc figlia di Ciro 9 che milit col grado di generale sotto Artaserse.
3ai
di lei** Un altro maestro de cavdieri , e comand loro# che veggendo aliato il segno de nemici ol si dirigessero, e cavalcando passassero l esercito loro, e capo volgendo gli assalissero dalle spalle. Ordinale che furono queste cose in tal modo, eglino gli diedera Vassallo alla coda, e *d un tempo Arsame men dalla ironie le sue genti, rompendo 1 ordinansa der nettici gli mise iti fuga * de quali moki ne capitarono male mentre ch& fwg^ givano.
M itr id a te .
domand il re di Persica a Mitridate che dovesse ammanare Datarne, che si era ribellato;, o almanco menarglielo vivo. Mitridate^ pee ci fare infinsedi vo^ ler ribellare anch egli a R e, ma.Datarne n on volle prestar fede, anzich non avesse egli grandemente dan neggiato l imperio del 'w , Signore* Il quale avendo dato un grandissimo guasto allo Stato Reale sfasciando le castella, ed abbruciando le viUe, pigliando per frza i tributi, e facendo gran preda, mostr con quarti folti d essere senza modo nentiao al Re. Perch anaendue disarmati si abboccarono insieme per consultare quanta iacesse lero di mestieri. Ora Mitridate aveva fcseosHi di notte parecchie scimitarre , e segnato ; i yarj luoghi ove le aveva messe. Ragionando dunque insieme lo men quivi passo passo, ad avendo parlato ben lugamontf, Da tarne , salutato Mitridate, s apparecchiava per andarne. Allora Mitridate pigliando prestamente una storta, ed ascondendola sotto il braccio sinistro, richiam Datarne,
Polimmo , Strat.
ai
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quali che si fosse.dimenticato di dirgli certa cosa, che molto importava. 1 1 quale ritornato quivi gli disse r=s Da tarne bisogno fortificar quel poggio , == al quale mentre che tutto intento riguardava, Mitridate gli cacci la spada ne' fianchi, e l 'ammazz. Fuggendo Mitridate in certa, citt d i. Paflagonia, ac ciocch potesse lungo viaggio.'lasciarsi addietro i nemici che lo seguitavano, mise sulle -strade tutte le masserizie, e vasi eh' egli trov nelle case , e di notte si di alla fuga. Come i nemici giuusero alla citt, e gettarono gli occhi su vasi, che erano. in pubblico, cosi si misero a rapirli. C come i capitani comandassero loro , che dovessero andare innanzi, non gli vollero altrimen ti ubbidire , .avvisando non tornar lor bene a Usciere quella manifesta utilit. In questo mezzo Mitridate a buon passo si scamp.
Mempsi.;
Affine ohe:Mempsi ,non fosse racchiuso; dentro la citt da Aribbeo, che gli movea 1 arme contro , fece portare ogni cosa fuori delia muraglia , e colloc da* Vanti alla citt le mogli, i figliuoli, i denari, e rovin le porte della citt. Come Aribbeo vide quellapparato, che aveva vista di disperazione, temendo eh' essi venuti a battaglia non avessero paura della . morte menando le mani,fino agli ultimi estremi, cosi ne men l'esercito,
323.
Ckcrsoblette.
* Essendosi rivoltati i parenti di Chersoblette contro di Ini segretamente, s*impossessarono di gran numero dei suoi danari. Ora rappaci6 cati insieme gli fece govemadori delie citt, e separolli l'uno dall* altro. Ora essendo passato alquanto di tempo, ed abbisognando egli desuoi denari, li fece imprigionare, e cacciatili fuori delle citt si god del fatto suo e loro.
Sente*
Era venuto in grandissimo bisogno di danari Che*soblette ; quando Sente maestro de* cavalli comand ai contadini, cbe ciascuno di loro gli seminasse un campo di cinque moggia di frumentoni quali, perciocch erano molti i lavoratori, seminarono nel modo ch'era loro com messo. Venuto che fu il tempo della raccolta , ed es sendo dovizia di frumento, egli ne fece recare alla marina, e lo vend a buona derrata, ed < a questo mode raun molti denari , e gli spedi a GhersoUette.
Artabazo.
Mentre che . Artabazo assediava certa citt Timorsene sicionio gliela trad. Eransi convenuti insieme di avven tare una lettera picciola attaccata' alla punta di un dardo in certo luogo determinato da loro, e cosi darsi scam bievolmente le nuove.
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Quindi Artaba so venato in sospicione ( i) , che Pammene avesse delle intelligense co* nemici , lo chiam quasi che gli volesse appresentar doni, e frumento pei soldati. Il quale entralo negli alloggiamenti lo fece rte^ n ere, e diello in guardi* a' suoi .fratelli, ohe si chia mavano Ostitra, e Dibitto* Fuggendo Artboeo figlc&okp di Farnace da Plateesi* se ne venne a Tessaglia, laddove richiesto da' Tessali, come andasse la battaglia , e non. gli dando il cuore di> palesare la sua disavventura , rispose eh' egli* andava ratto in Tracia per eseguire certi segreti del Re : ma che Mardonio, il quale veniV appresso vittorioso, avrebbe loro recata la nuova della vittoria. A questo modo Ariabzo Spacciando vittoria, pass ia Tessaglia, e subita poi i Tessali intesero la strage da' Persiani,
Ariande*
Parte che Ariande ( 2 ) assediava la citt di Barca, di notte fece cavare ftn fosso , sul - Jtiale attraversando certi legni deboli, vi gitt opta un poco di terni. Fatto il giorno, egli chiam i terrazzai! dia dovessero venire all accordo , ed istandosi con queche erano per
(1) Havvi tutta la probabilit per credere eh' egli sia quel desso, di cui parla Diodoro nel lib. z6 , raccontando che li Tebani lo ayeano messo alla testa d i un Crpo di cinque mila aomini da lor spedit i b Asia per soccorrere Farsabfiio centro i satrapi del fio. ( 4) Erodoto fa autore . di questo stratagemma non Ariande , ma Amasi 3 spedito ad istanze di Feretimo da Ariande prefetto delP Egitto a prendere vendetta di quelli di Barca uccisori di rcesilao. lib. 4 , c. 167 c sei
$25
Capitolare con esso la i, sopra la fossa ascosta, giur che mentre quella terra durasse, egli atterrebbe le pro messe, e le convenzioni fatte fra loro. Come l'accordo fu compiuto, i Barcei aprirono le porte, ed i soldati, rotta la fossa, occuparono la citt, non essendovi pi la terra per la quale essi avevano dato il giuramento.
Brenne
Volendo Brenno re de' Galli persuaderli alla .guerra della Grecia, chiamati a pubblico ragionamento gli uo mini non solamente, ma le donne ancora, fece menare i prigioni greci, che erano di corpo vilissimo, e di .debolissime teste rase , e vestiti W mantelli sucidi, e li pose a lato a' Galli, che erano bellissimi e grandis simi della persona, vestiti con le armadure alla gallica, F atto questo : n oi, diss* egli, che siamo tali e tanti , moveremo 1*arme contro questi uomini., che sono si piccioli e deboli. A questo modo i Galli avendo a onta i Greci, furono persuasi d i. andare senza dubitazione alcuna con l'esercito in Grecia. Menando Brenno i Galli in Grecia, e veggendo le statue d'oro in Delfo, fece chiamare i prigioni delfici, e per mezzo dell' interprete domand loro se quelle statue erano d* oro sodo. I quali affermando che di dentro erano di ferro, e di fuori dorate leggiermente , li minacci di farli morire , se ci avessero detto agli altri ; anzi comand loro che dicessero il contrario , affermando che fossero tutte d'oro. Di poi chiam dentro i capitani, e domand similmente i prigioni ai*
3^6
intorno atte statue, i quali risposero com'era stato Ioni commesso. Alla fine egli fece saper ci all' esercito , acciocch sperando di avere gratissim a parte d* oro , Combattessero pi francamente,
MigdoniQ,
Mentre che Migdonjo era assediato da nemici pativa difetto di vittuaglia, e perci fece monti di terra, e di sassi in piazza, ed attaccandoli assieme col fango pparse sopra gli uni del frumento , e sopra gli altri dell' orzo, ed ingrassati muli di rara grandezza, gH Iband inori della citt, i <jua|i non furono prima veduti da' pernici, che presi. Allora Migdenio mand fuori il trombetta a dire loro come dovessero mandar dentro persone, che trattassero del riscatto. Vennero adunque jr|i ambasciadori, che Migdonio men in piazza, i quali reggendo i monti di Rumente, ed orzo, e comandare #' ministri che ne misurassero altrove, se ne tornarono, e ^agguagliarono i nemici. Veggendo adunque costoro grassezza de m uli, e dando fede agK ambasciadori dell? dovizia della vittuaglia, pensarono che non por {rebbono a lungo andare prender la citt giammai, P per cpmeguente qe pannarono f esercito,
FarisoclQ.
Soleva Parisade re del Ponto usare altre vestimenti quando egli rassegnava l'esercito, altre quando si arrsa tbiav* $Q*t?o i nemici, ed altre dove 1 occ*sipne ri
gtiiedeVa fga, Perciocch voleva esser consciuta da tutti, quando metteva in punto 1*esercito' , e correndo percolo, da nessuno de* nemici, e fuggendo, n i da tornici, u da Suoi voleva ssere conosciuto.
Sut*
Mntre che gli teiiesi davano ii gUasto per Id Chersoneso alle contrade lungo l marina , Seut con-* dtisse duemila soldati Geti armati alla leggiera , e co mand loco, che allusanza de*nemici entrati nel paese lo mandassero a fuoco, e cntro coloro eh' erano ?ulW tnura della citt lanciassero i dardi. Le qtlali cose veg gendo gli Ateniesi, e facendo congettura dalle cose che si facevano, che fossero nemici de'Traci* animosamente smontati di nave se ne andavano etile mura* Allor* Sente and ad incontrare gli Ateniesi fuori delle mura, ed i Geli quasi che si fossero per congiungfere con essi lo ro , gli si posero dalle! spalle ; quindi gli Ateniesi Serrati in mesto da una banda da' T raci, e dall* altr^ da Geti d ovettero in gran cpia succumbera
Scile
Seile vlendo t morire tremila Persiani, i quali rano vaghi di cose ntiove, finse che Seleuco lo mitacciasse con lettere acerbamente ; e perci eh' egK aveva deliberato di valersi dell* ajuto loro per fuggire 1 ira di lui. Perch egli ordin che tutti si raunassera ol certa contrada chiamata Randa, che quivi si farei?!#
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consiglio. Eglino dando fede alle parole di Seile cosi fecero , e giunti li , dov era una palude sotto la con-* trada profonda, comand a trecento cavalieri, ed altret tanti armati ivi posti, che quando vedessero innalzare una rotella di ram e, scorrendo ammazzassero tutti co loro , che erano quivi raunati. I quali veduta la rotella in aria, tagliarono a pezzi i tremila Persiani.
B otzo,
Avendo inteso Sorzo, come tremila Persiani del suo esercito gli mettevano agguati, li conged, e dii pur loro guide delle v ie, le quali li menarono in certo luogo della Persia chiamato Comasto , ove eravi gran copia di villaggj , una considerabile moltitudine di abi tanti, e per ogni dove alloggj. Ora prendendo ciascuno abitazione chi presso 1 ano , chi presso P altro, essendo cinte le contrade da fortissimo presidio, avvenne che ciascuno albergatore di ordine di Borzo ubbriacato F amico forestiero Y ammazz. E cos di notte tolti dal mondo tremila uomini, furono eziandio seppelliti.
Surena.
Temendo Surena generale de Parti, che Crasso, il quale vituperosamente sconfitto in battaglia , s ingegnava fuggendo di far la via della montagna, per disperazione non tornasse da capo a combattere, gli mand un* ambasciadore , il quale gli dovesse fare questa relazione: t=s Avendo il gran Re mostrato a Romani come sia
la fortezza sua ; ora ha determinato di dar loro a dive dere la sua cortesa , e perci t* attende per fa r pace teco. = Ma Grasso, che si avvide deli* inganno , non gli volle altramente} prestar fede. Nondimeno i soldati eh' erano d' animo rotto e stanco , con le mani giunte 10 costrinsero a dar fede al Barbaro. Perch Grasso a suo dispetto cominci andare innanzi a piedi. Ma Surena non glielo comport; anzi mostrandosi molto cortese gli di un cavallo che aveva il freno d'oro, e fecelo montar su. Ma il' Barbaro che aveva cura de* cavalli, spronato 1 1 cavallo, affrettava il corso , accioccch spignesse Crasso in mezzo la moltitudine de* Parti. Ma dove Ottavio, eh* era uno degli ambasciadori di Crasso, conobbe l ' in ganno prese le redini al cavallo, e -con esso lui Petronio tribuno. A questo modo Ottavio, sfoderata la spada, ammazz lo staffiere, ed egli scambievolmente venne morto da un altro Parto. Similmente un altro Parto di nome Essetro (i) ammazz (grasso, che si scagliava da cavallo , e troncatogli il capo, e la man destra li port al Re de Parti. Era per avventura allora il Re a tavola, e mentre eh' e'mangiava, ascoltava Giasone Tralliano poeta tragico, il quale declamava la tragedia di Euripide, che si chiama le Bacche. Cantava adunque il tragico que' versi ( che cos son ridotti in lingua volgare ), Portiamo quelle membra gi dal monte Di caccia fresca al palazzo beato: ma quegli che avevano recata la testa di Crasso la pre sentarono al R e, e perci alzando le grida si faceva grau
(i) Plutarco lo chiama Fomassctre, d Appiano Mattante.
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festa. Allora ssetr saltando, dfc, a m piuttosto si coti* veniva cantar questi versi che al tragico. Il Ee rallegra* tosi forte per questo , 1*onor con que* doni secondo 1*usanza, che si onorano situili uomini, e don al tra* gico un talento. I Celti. Avendo i Celti tnosse 1 * arme contro gli ttafiati i ed andando la guerra alla lunga essi avvelenarono! con erbe velenose il ptfne, ed il vino, e di notte, ab-*bandonati gli alloggiamenti* si fuggirono. Credendosi gli Autariati , eh' essi fossero foggiti per patira, assaltarono gli tlloggiamenti, e si misero senza modo a mangiare * ed a bere; perci incontanente venne loro uno smi* surato flusso di corpo. Laonde sopraggiunti da' Celti fa* tono tutti tagliati a pezzi*
1 Traci.
P osciach i Traci furono sconfitti nel fatto d* arme, il quale si fece contro i Beoti alla palude Copaida , si ri tirarono in Elicona, e fecero trgua parecchi di co*Beoti. I qttali fatto consiglio lira loro si partirono, e confidatisi nella vittoria Acquistata, e cella tregua fecero i sagrifu} a Minerva Itonia (i) per cagione della vittoria, e si misero a far banchetti* Mentre adunque che essi erano occupati ne' conviti, e ne* sacrifizj, i Traci am ati gli assalirono,
(i) F cori denominata a cagione di tra teiftpio erettole da Itoira figlio di Amfizione. Paus* Bcotie . Si pn leggete lo sieste strata gemma nel lib. 9. di Strabone.
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p parte nvammazzarono f e prtene fecero prigioni, Ora rammaricandosi i Beoti, che i Traci erano mancati della fede loro, essi risposero che per modo alcuno non ve~ vaiio rotti i patti ; perciocch le condizioni della tregua riguardavano i soli giorni , e delle notti non c era in* travenuta menzione alcuna CU Sciti
Essendo gli Sciti per venire a giornata co Tribali!, comandarono a tutti i lavoratori, ed a*pastori de9cavaU j i , che dove eglino sentissero essere attaccata la battaglia sj scoprissero da lungi, e menassero seco le greggio deca* valli. I Triballi veggendo scoprirsi gran moltitudine duo* mini, e di cavalli da lungi, e sollevarsi U polvere, ed alzarsi dagli uomini le grida, si pensarono die gli Sciti di sopra venissero in ajuto a questi, e perci spaventati forte si misero in fuga. Mentre che gli Sciti guerreggiavano in Asia le mogli loro s ingravidarono de* servi, e partorirono i figliuoli* Laonde ritornando i padroni a casa loro , i servi non li vollero altamente accettare , e di qui ne nacque la guerra* jQr dunque i servi messisi in ordinanza armati andavano incontro a padroni, fra quali certo Scita avendo paura, che i servi quasi che disperati attaccassero il fatto d arme , consiglio i suoi, che messe gi F anne, e gli archi, an* dassero contro i servi con le sferze distesef I quali as ^aitandoli a questo modo, i servi stimolati dalla coscienti} 44U servit loro, subitamente si diedero a fuggiret
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/ Persiani* Avevano 1 Persiani gran sospetto de Sami , e de M t-rf Iesi intorno alle cose* di Micale, e per gli comandarono che dovessero occupare i poggi, e i gioghi di Micale, pure con parole solamente, siccome quegli, che avevano la pratica del paese, ma infatti, acciocch nou corrom pessero con la presenza loro gli altri Greci. Erano venuti i Persiani a giornata co Medi, quando Ebare strapa di Giro che guidava l esercito, cominci ai fuggire, e come egli audava innanzi, cos tutti i Pei> fiani lo seguivano. Allora le donne di Persia andarono incontro a que che fuggivano, ed alzate le vesti davanti dicevano s= e dove andate voi ? volete voi ancora uri al tra volta entrare la dove siete usciti ? Le quali pa~ role fecero di modo arrossire i T auri, i Pallenesi, i Per* stani r che ritornati a combattere misero in foga i Medi
Annimle.
Assediando Annibaie (i) la grande citt di Salamanca in Iberia, fece patto coterrazzani di levar lassedio, seglino gli davano trecento talenti di argento , ed altret,tanti ostaggi. Ora non gli attendendo i terrazzani quanto fera pattuito fra loro , Annibaie ritornando mand dentro i soldati quasi che fossero per mettere a sacco la citt. Allora i Barbari lo cominciarono a pregare che egli gU
(i) La medesima narrazione con qualche differema ci viene rife rita da Plutarco.
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concedesse di potere uscire con una seia vette , e l megli loro, e i figliuoli, cbe volentieri gli lascerebbono l 'ar-> m e, i denari, e i servi ancora. L e mogli adanque uscendo con le spade ascoste sotto le vesti se ne andavano coma* riti ; ed i soldati di Annibaie saccheggiavano la citt. Come le donne furono uscite, cos diedero le spade a' mariti ; ed alcune di loro eziandio sfoderate le ipade Co minciarono a dar delle forile insieme co' mariti loro que' cbe mettevano a sacco ogni cosa. Perch tutte in sieme scorrendo per la citt altri ne presero, ed altri m misero in liga. Maravigliandosi adunque Annibaie della fortezza delle donne, non pure le rese a' mariti, ma eziandio gli restitu la patria, ed i danari.
I Tauri.
Tutta volta ohe i Tauri di sebiatta Settanta sono per combattere rovinano tutte le vie che sono dalle spalle,* e fanno s che per quelle non si pu 'ire. A questo modo vengono a battaglia, acciocch Dn potendo essi fuggir* r e , sieno costretti o a vincere, o a morire.
I Pallencsi.
Navigando i Palleoesi da Troja presero porto a Fiegra { laddove le donne trojane, le quali erano schiave non po tendo soffrire la cattivit loro , come i Greci furono smon* tati in terra, cosi abbruciarono le navi. Era fra queste donne schiave eziandio la sorella di Priamo, che si chi** maya per nome Anzia (i) ; e dessa fu la prima che indus(i) Tale il nome riportato net testo : v* ha per chi pre tende che legger si debba A a lili* Si consulti Conoide in Fozie narr. i 3 .
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5e a tal partito le compagne.Quivi i Greci per nou avere navi occuparono per allora il paese de* Sqnioni, ed.edi ficando una citt in iscambio di Fiegra, la chiamarono PaUene. 1 Tirreni (i). Posciach i Tirreni, i qoali abitavano nelle contrade di Lemno, e di Imbro, furono cacciati dagli ' Atniesi, presero terra a Tenara, ed andarono in ajuto agli Spartani, che facevano guerra agli Doti. Fatti adunque cittadini di Sparta ; ed ammogliatisi con esso loro, non vollero pren der parte a* governi, ed a consigli ; vennero perci in sospicione di riv o ltale perci presi da Lacedemoni fu rono messi in prigione. Le mogli di que9 che erano ri tenuti, venendo alle prigioni dimandarono per ispecial grazia a, guardiani, che le concedessero tanto di tem^o , che veggehdo i mariti loro potessero darsi piacere onesto con esso loro. Come le donne furono entrate, cosi su bito cambiarono le loro vesti a quelle de mariti, i quali vestiti alla guisa, donnesca, ed asoosti uscirono, fatta la sera. Parimente le donne vestitesi co9 panni virili si restarono debtro, siccome quelle, che erano preste a mettersi a qualsivoglia pericolo per la salvezza de loro mariti. I quali n anch essi si dimenticarono delle mogli loro, oppure, le abbandonarono; ma occupato T/aigete, ribellarono gli Doti a Lacedemoni di.modo, che perci impauriti mandarono loro ambasciadori per far la pace ;
(i) Si ripete lo stesso racconto, sebbene mutilato alquanto, nel lib. 8 cap. ultimo. Leggasi Plutarco-.
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e rappacificati insieme gli resero l toro mogli, e dategli navi, e danari li confermarono come loro coloni.
/ Celd.
Essendo i Celti in grandissimavdiscordia fra loro, e perci venuti oggimai all'arme per guerreggiare, le m o gli loto intrammettendosi fra gli eserciti, maledissero le ris s e , e le discordie, e si adoperarono, talch*gli uomini rap pacificati insieme , deposero le contese loro. Di qui nacque che se i Celti fanno consiglio per le castella , e per le citt di cose appartenenti alla guerra, od alla pace, o di qualsivoglia cosa comune a or\ ed collegati, tutto si maneggia per consiglio delle donne. Il perch negli accordi che essi fecero con Annibale j contiene, ehe se i Celti vengano in dissetatone co Car* taginesi, i mastri de'cavalieri, ed ieapitflpai sieno lino giudici, ed all* incontro se 1 Cartaginesi abbiano/di cha lamentarsi contro i Celti , le donne loro sieno qeHe che fanno i giudizj.
FINE DEL
LIBRO.
D E GL I
STRATAGEMMI
DI P O L I E N O
P R O E M I O .
iP O S CIA.CHK io Ono aCTva flqneto ulliow libro di tarategemmi, il qUale sar l ottavo di;9 vim ando , sa cratissimi imperatori Antonina , e Vero ; iq prego $ desidero, che il fine della guerra per t^egu della ^irt militare Vi rsea buona e felicemente. Appresso io vi prego, cbe a me ancora venga da voi gipsto favqre, se per avere io seguito l usanza del vivere , ed il modo del parlare legale, non ho scritto accuratamente quelle cose, delle quali voi stessi, e l imperio romano, ed i Greci ancora si possano valere o guerreggiando, o vivendo in pace. Perci che queste cose'sono gli esercizj , con cui si acquistano le vittorie nelle guerre, ed i precetti onde trarre consigli ne tempi di pace; le quali dal vo stro imperio si acquisteranno gloria immortale.
L I B R O ' O T T A V O
Amulio.
A . mulio, e Numitore erano fratelli, de'quali Amulio, ch'era minor d'anni, per forza d'arme occup il regno d' Alba. Laonde egli teneva in prigione il suo fratello Numitore; ed acciocch la sua figliuola che si chiamava Silvia non facesse figliuoli, i quali poi prendessero ven detta dell' ingiuria, e della scelleraggine di Amnlto, la fece sacerdotessa della Dea Vesta. Perciocch le Vergini vestali avevano questa legge di servare perpetua virginit.
Numitore.
Remo , e Romolo , che furono figliuoli di Marte , e di Silvia, assaltarono Amulio di nascosto. Laonde spar gendosi il romore dalla rocca per la citt, Numitore, che era consapevole del fatto, disse a* cittadini, come i nemici avevano assaltata la citt, e che Amulio avendogliela tradita, si era rifuggito. Ma, diss'egli, armiamoci, e ra duniamoci in piazza. Mentre adunque che i cittadini si armavano, e si radunavano in piazza, Remo, e Romolo che avevano ammazzato Amulio , usciti della rocca rag guagliarono i cittadini oggimai ratinati per che cagione, essendo essi danneggiati, avevano fatto le vendette del* Tavolo. Piacque molto il fatto al popolo e per conse* guente di il feegno a Numitore*
P olimmo, Strat.
uu
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R oto Io .
Erano affatto privi eli mogli i Romani, quando Ro molo fece mandare un bando per tutte le citt vicine , eh* egli voleva ordinare i pubblici giuochi a Nettuno equestre, e con grandissimi premj celebrare gli abbat timenti a cavallo. Quivi concorse allo spettacolo gran moltitudine dalle vicine citt non pur di maschi, ma di donne, e di fanciulle eziandio d' ogni sorte. Aveva co mandato Romolo a suoi, che, lasciate le donne , e gli uomini senza p i , solamente rapissero le vergini non per levarle 1 *onore, ma per ammogliarsi con esso loro. Questi maritaggi furono il principio a' Romani di aver discendenza. ^ccampossi Romolo lontano dieci stadi dalla citt dei Fidenati, l dove menato di notte 1' esercito fuori degli alloggiamenti, avendo spiegata la met de' manipoli alla fronte , mise in ordinanza gli altri a dirittura dell* al tezza, e comand a' capitani separatamente che cosa egli voleva che si facesse. Di poi menando con esso lui parecchi espediti armati con le accette, se ne and alle m ura, avendo prima comandato agli altri, che s'imbo scassero quivi vicino. Come 1' aurora cominci ad appa rire, cos egli comand che si spezzassero le porte con le scuri. Allora i Fidenati tutti sottosopra per la sprov vista animosit de' Romani, aprendo le porte , e senza ordinanza alcuna urtando nelli nemici, i Romani a poco a poco si ritirarono. Ora veggendo i Fidenti que' che erano alla fronte , e non essendosi punto accorti di que' che erano loro dalle spalle, non istigando quei
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davanti, gli stringevano gagliardamente , avvisando fra loro di poterli abbattere agevolmente. Perch essendosi allontanati alquanto dalla citt, i capitani collocarono i manipoli diritti alle spalle di que*che erano alla fronte, e comandarono che stessero bassi di modo , che non fossero veduti da' nemici. Fatto questo , que' che erano alla fronte voltando le spalle si aggiravano intorno a' manipoli, che erano ordinati per altezza, e venivano dirimpetto incontro a' nemici. Allora que' eh* erano imboscati levatisi in piedi assaltarono i nemici con grida, e romore, e prestando soccorso a* compagni, che erano oggi mai stanchi, e che parevano fuggirsi, messi in fuga i Fidenati, gli tagliarono a pezzi, e si fecero signori della citt. Numa. Accioch Numa stogliesse i Romani dalle guerre , e dalle invidie, e gli menasse alla pace, ed alle leggi, se n* and al tempio consacrato alle Ninfe fuori di Roma. Quivi dimorando solo pi e pi giorni ritorn a Ro ma , e port certi oracoli avuti dalle Ninfe, e persuase i Romani, che gli tenessero in iscambio di leggi , le quali essi prontamente accettarono. Perch tutte le feste, i sacrifizj, e le solennit, che si fanno ancor oggi, tutte furono ordinate da Numa come leggi delle Ninfe. E di vero che a me pare , eh* egli abbia imitato Minosse , e Licurgo, de'quali l'uno apparando le leggi da Giove, e 1' altro da Apolline, o almanco confessando di averle apparate , questi persuase aLacedemoni, e quegli ai Cretesi che le osservassero.
Tulio .
Era Tulio re de' Romani, quaudo i Fidenati com battendo con esso lui, fu tradito dagli Albani i quali ab bandonarono il corno sinistro, e se ne andarono ai monti. Allora un cavalire prestamente and a Tulio , e fecegli sapere il tradimento ; ma egli alzando la voce gridava, tu tieni il luogo tuo , perciocch gli Albani per mio comandamento sono iti col per torre in mezzo i nemici. Come i Romani sentirono questo, cos comin ciarono a gridar forte , di modo che veggendo i Fi denati 1' allegrezza de' Romani, con grandissima fretta voltarono le spalle , temendo, che gli Albani non gli togliessero in mezzo.
Tarquinio.
Non potendo Tarquino pigliar la citt de' Gabi ; bench 1' avesse assediata gran tempo, batt molto bene con la sferza il suo figliuolo di manco tempo, che si chiamava Sesto, e sotto colore di rifuggito glielo mand. I Gabi veggendo il costui corpo sferzato gra vemente, mossi a compassione lo ricevettero. Laonde promettendo egli di far molte e gran cose contro il padre, ed in fatti mostrando essere cos com'egli di ceva , era tenuto fedele appresso di loro. Menava costui la preda dal territorio de'Romani, egli ne metteva in fuga, ne faceva ancora prigioni, e vinceva anche alcuni fatti d' arme. Perch ammirando i Gabi la virt di Sesto lo crearono generale, ed imperatore dell'esercito. Ma egli
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tosta che fa eletto a questo grado , mand eerto messo al padre, e lo richiese che cosa egli volesse, che si dovesse fere. Allora Tarquinio, perciocch ragionava col mandato nell orto , battendo i capi de papaveri, che erano pi alti, disse al messo: = 3 Rapporta al mio figliuolo qxuesto , che tu mi vedi fare 5 =3 . Cosi Sesto tolse dal mondo que eh erano pi potenti fra i Gabi, di modo che avendo loro tolto la vita, e le forze , trad la citt al padr* .
Camilla,
Mentre che Camillo guerreggiava co Falisci, il mae stro della scuola che ammaestrava i figliuoli loro , me natili fuori della citt quasi per causa desercizio, gli di a Romani. Ma Camillo giudicando che il tradimento del precettore fosse cosa scellerata, comand che, lega tegli le mani alle spalle, gli stessi fanciulli lo menas sero come traditore a parenti loro. Perch i Falisci avendolo molto bene sferzato , Y ammazzarono , ed am mirando la piet , e ia giustizia di Camillo, senza fatto d arme se gli arresero. A questo modo Camillo sott-mise con certo pietoso stratagemma coloro, che pei: lungo assedio *non aveva potuto soggiogare. Poich i Galli, de quali Brenno era capitano gene rale, ripreseli per forza la citt di Roma, la tennero sette mesi* Ma avendo Camillo raunati insieme que Ro mani che erano fuori della citt , ne cacci i Galli, e rimise la citt nello stato di prima. Passati che furono tredici anni i Galli da capo dando loro il cuore di
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entrare nel paese de* Romani aocamparno poco Jon* Uno da Roma lungo il fiume Attiene. Perch sendo creato Camillo per dittatore, che fu la quinta volta, ed avuto 1' esercito, comand che i soldati ritrovassero le celate tutte di ferro, ma leggiere, acciocch le spade de G alli, le quali-tagliavano le teste a chi si parava loro davanti, o si rintuzzassero, o si rompessero. Simil mente fece coprire gli scudi di metallo, perciocch que' di legno non potevano star saldi alle Spade. Di poi am maestr i soldati che con le picche lunghe combattessero dappresso, e si opponessero alle spade de'nemici, e ne rintuzzassero i colpi/ Perch avendo i Galli le spade te nere , e mal lavorate immantinente mancavno , e pie gandosi non facevano effetto alcuno. A questo modo vinti con agevolezza, molti di loro cadevano morti ., e gli altri si fuggivano.
I Tirreni
Guerreggiavano i Tirreni, de' quali era re Pofsnna, co' Romani., che avevano per capitano loro Ptibiicola, il quale era Console gi la terza vok^. Accadde, che Muzio cittadino romano, uomo pregiato in opera d'arme , vestito alla guisa tirrena, pass nel campo de' Tirreni per ammazzare Porsenna, contraffacendo eziandio la voce 4eTirreni. Il quale accostandosi al seggio reale, e non conoscendo qual si fosse il re fra quegli che quivi stavano, sfoderata la spada n ammazz u n o , eh' egli pensava dover essere il re , e ne aveva 1' aria. Perch ritenuto Muzio , confess chi egli e ra , onde Porsenna
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ne fece i sacriti*) gli D ei, che P avevamo salvato. Di poi avendo Muzio messa la mano sopra la fiamma del fuoco , mentre eh ella ardeva, stando in pi ragionava con Porsenna allegro e franco* Perch jnara vigliandosi fuor di modo Porsenna della virt di Mbzio , egli si gli disse : = 5 E non accade che tu ti maravigli, per* ciocch trecento uomini romani della medesima vilt, e tolleranza che io sono, vanito vagando per gli allog giamenti attendendo l occasione di ammazzarti. c=s Allora Porsenna dando credenza alle parole di Muzio * preso da grave timore richiese la pace alli Romani.
SiUa.
Non vendic altrimenti Siila la morte di Albino nella guerra de' collegati, il quale ancorach fosse persona d'arme ed attempato, fu ammazzato co*bastoni, e coi sassi. N tampoco- ricerc de* capi di questa m orte, di* cendo che a cagione di essa i soldati si sarebbero mo strati pi franchi a combattere, conciossiacosach essi dovevano purgare quel peccato segnalato con qualche fortezza singolare. Perch eglino nelle battaglie si peri tarono pi valorosamente, acciocch la scelleraggine, la quale avevano commessa nella persona di Albino, uscisse, a Siila di mente. Er% venuto Siila a fatto d'arm e lungo il fiume Or* comeno con Archelao capitano generale di Mitridate, quando veggendo egli che i Romani si fuggivano, ca gliatosi da cavallo, e preso lo stendardo in mano pcif mezzo loro che fuggivano, andava entro i nemici gri-
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dando 2=3 Q ui, o Romani, mi arreco a gran gloria il morire ; e sendo voi richiesti dove abbiate tradito Siila, far* che gli rispondiate in Orcomeno. =3 Allora i Romani divenuti rossi nel volto per queste parole ri tornarono addietro, ed urtando valorosamente netti ne mici gli costrinsero a fuggire. Mario. Essendo entrati i Cimbri, e i Teutoni nelle contrade d 'Ita lia , Mario veggendo eh*essi erano uomini selvaggi, e di smisurata grandezza, e di volta mostruoso, e di voce bestiale, lasci scorrere gran tempo anzi che ve nisse a battaglia con esso loro. Inoltre egli comand a ^uoi soldati che accostandosi allo steccato vi lanciassero dentro i dardi : di modo che stando essi da lungi , e guardando i nemici gli avvezz a reggere a que* corpi feroci, re a tollerare la loro voce, e la vista disusata. A questo modo mettendo da parte i soldati lo stupore dei Barbari gli cominciarono a dispregiare , ed esortar Mario che gli menasse a combattere con esso loro. Dopo di che attaccato il fatto d'arme co'nemici, i quali erano cento ' mila , parte n* ammazzarono, e parte ne fecero prigioni. Dovendo Mario venire a giornata co' Cim bri, e coi Teutoni l dove i lati de* poggi erano disuguali, co mand a Marcello, ch e, tolti tremila arm ati, di notte aggirasse que* monti per vie fuori di mano, e riuscisse alle spalle de' nemici. Il che fatto, comand a soldati , che a poso a poco scendendo gi da'poggi si ritirassero*
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&la pianura, acciocch i nemici avvisando eli'essi faggissero fossero costretti a seguitarli, e per cnseguente a calare anche essi alla pianura. Come adunque eglino furono scesi gi a basso, cosi Mario dalia frnte, e M*rcelio difille spalle assaltandoli riportarono la vittoria dei nemici, i quali tutti quivi restarono sconfitti. Guerreggiando Mario co'Cimbri, i quali erano venuti dalle guernigioni, sapeva eh'essi potevano tollerare il ghiaccio, e la neve, -a non gi il caldo ed il sole. ra allora il mese d* agosto quando Mario ebbe 1' occa* sione di assaltare i nemici alla coda. Perch capo vol gendo i Barbari, n potendo.essi sofferire i raggi del sole, che risplendeva loro nel volto, scaldati grande mente , ansando forte e sudando , si misero gli scudi d'innanzi agli occhi, onde vietare lo splendore del sole. I Romni allora toccando di buone ferite ne' corpi che erano ignudi, cento mila ne tagliarono a pezzi, e ne presero da sessanta mila
Marcello*
Parte che Marcello assediava Siracusa, essendo so praffatto dalle macchine di Archimede, e non gli dando il cuore di assaltare pi le mura tralasci la batteria. Avvenne, che dopo navigando Damippo spartano di Si racusa egli lo prese, e fu ragguagliato da lu t* come certa torre era sulle mura di Siracusa, le cui guardie, ancora che la torre fosse capace di molte persone , ed agevole a salirvi su, trascuravansi. La qual cosa in tendendo Marcello fece iare le scale, le quali giuri-
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gesser ali atefcza di quella. Ora lenteggiando i Sira* cusani la solennit della Dea Diana, ed essendo occupati in banchetti, e cose piacevoli * Marcello occup It to rre, ed empi la muraglia darme a poco a poco* Laonde come T aurora cominci ad apparire, egli apez zate le sei porte s' insignor della citt. E come i soldati combattendo valorosamente chiedessero a Marcello la citt a sacco, nondimeno egli non gli concesse se non gli schiavi, ed i denari, loro vietando la presa de' sacer doti , e de* gentiluomini.
A ttilio .
Ancora che Attilio fosse prigione de Cartaginesi, non* dimeno giur loro, che se Io lasciavano andare a Roma persuaderebbe al senato che tralasciasse la guerra, e se anch egli non 1*ottenesse , sarebbe ritornato da loro. Venuto ch'egli fu a Roma adoper'' tutto il contrario col senato , anzi dimostragli allora la debolezza de*Car taginesi occulta, ed il modo per cui si potevano pi facilmente pigliare. Ora esortandolo il senato, eh' egli dovesse restar a Roma, e pensare che quel giuramento fosse nulla , nondimeno, con tutto che la moglie, i fi gliuoli, gli amici, i parenti l'abbracciassero, e 1*esor tassero a ci fare, non volle mancare della parola sua. Cos montato in nave, e tornando a Cartagine, ad un tempo scoperse il suo stratagemma, ed il disegno dei Romani. I quali messolo in prigione, e /battuto bene, e tormentato lungo tempo lo strangolarono.
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Cajo.
Poich Cajo comand a suoi soldati, eh erano negli alloggiamenti, di dover stare in arme., avvenne che il suo figliuolo, quando il sole pi scalda la terra da me?zo giorno, men il cavallo a bere al fiume. Perch egli comand che gli. fosse tagli*ta la testa, siccome qqello che non aveva ubbidito al bando; e per conseguente mostr a soldati, che hon dovessero trascurare i suoi comandamenti giammai.
Fabio.
Era venuto infame appresso il settato Fabio, che non veniva a giornata co nemici nella guerra che si /aceva contro Annibaie. Ora esortandolo A figliuolo che ai dovesse purgare di cotale infamia, .gli ftiostr F eser cito a parte a parte, nel quale essendovi alcuni, che non erano molto franchi della persona : V edi, disse egli, come e non ci mette bene di tentare la fortuna dando luogo ad un combattimento? come che le pi volte l esercito non venga tutto a pericolo, non dimeno quello die ha la maestria della milizia sa molto bene come diviso m pi parti pup essere sopraf fatto e vinto. Perch io sono di questo parere di non venire a giornata, ma andargli appresso per le monta* gne , e far s che le citt gli si ribellino p> . Da prima dunque eh egli diceva, e faceva questo, alcuni si da vano a credere che fosse pauroso ; Boa poich gli altri fecero capitar male di grossissimi eserciti, da capo i
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R omani ricorsero a Fabio dichiarandolo ovamente ca~ pilano, e creandolo dittatore unendovi di pi il nome di Massimo. Siccome Fabio si acquist fl nome di grandissimo # cos Scipione l ' ebbe di grande, il quale per certa emulazione era desideroso della gloria di Fabio. per egli domandava a Fabio la cagione, perch egli per conservare gli eserciti si avesse procacciato il nome di grandissimo, ed egli solo di grande combattendo eo'nemici, specialmente che venuto alle mani con Annibaie 1 *aveva vinto ? a cui rispose Fabio. t=z Ma se io non ti avessi conservato i soldati, tu non avresti avuto mezzi onde vncere. =3 Quantunque Annibaie soccorresse la citt di Taranto, nondimeno Fabio la prese con inganni, e tradimenti. Avevar Fabio presso di se un soldato tarantino, il quale aveva una sorel di rara bellezza, di cui Abrenzio nera acceso di ardentissimo amore. Costi stava alla guardia delle mura, che cos gli aveva imposto Annibaie. Come adunque Fabio .intese questo , cos mand il soldato dentro nella citt, il quale per opera della sorella fece amist con Abrenzio, e lo persuase a favorire la parte romana. Perch venuti a patti insime fra loro , Abrenzio gli mostr da qual parte i Romani dovessero assalir la muraglia. Allora Fabio appoggiate le scale sal sulle mura , e per prza prese la citt , e ne acquist gran dissima lode, eh' egli co' stratagemmi avesse superato Annibaie, il quale soleva le pi volte vincere con io* ganni, ed astuzie.
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Quinto Fabio.
Essendo desideroso Quinto Fabio che suo figliuolo fosse eletto per generale , che oggi mai egli era attem pato , chiedeva con istanza a' Romani, che non il co mando a quello dessero, acciocch non fosse perci egli costretto nell' ultimo della sua vecchiezza andare alla guerra con esso lui. I quali giudicando che lo stato della repubblica starebbe vie meglio, se Quinto fosse presente a tutte le cose in Roma, elessero il figliuolo per gene rale de'Romani. Il perch Fabio non and altrimenti con esso lui, acciocch non oscurasse con la sua pre senza lo splendore della dignit imperatoria al figliuolo.
Scipione
Essendo Scipione in Iberia. intese, pome l'esercito de' nemici veniva al fatto d' arme a digiuno, e perci menate fuori le sue genti , le mise in ordinanza a bat taglia lunga. Laonde assaltandoli all'ora di nona facil mente gli abbatt, siccome quegli eh' erano oggi mai stanchi di fame , e di sete. Comand Scipione, che cacciate tutte le donne di mondo fuori degli alloggiamenti ritornassero a Roma, l dove si dava opera a* banchetti. Appresso impose , che tutte le mense nuove ( 1) , bicchieri, e vasi, eccetto che la pentola , e lo spiedo, e una tazza di terra fos sero portate via. Pure se alcuno y* era che volesse coppe (1) Testo xttittte Tpvi<r*s. Alcuni leggono in rpeurtfas (letti) Gronovio. f
35 o d'argento, le quali per non passassero due libbre, gliele concesse. Ben vero chegli viet universalmente i bagni ; e comand che quegli i quali s' ungevano si stropicciassero da loro stessi, perciocch i giumenti hanno bisogno di chi gli stropicci. Concesse eziandio chp la sera a cena potessero mangiare carne arrostita, o lessa; ma a desinare mangiassero solamente il com panatico crudo. Comand poi che vestissero sajoni alla gallica, ed egli per lo primo messosi un sajone di bruno andando per gli alloggiamenti visit i capitani, che si riposavano ne' letti, dicendo , eh* ei piangeva la mor bidezza , e delicatezza dell'esercito. Veggendo Scipione un soldato, che portava sulle spalle le legne da far lo steccato, disse: mi pare che tu.sii molto carico o commilitone ? 1 1 quale rispondendo che s. Meritamente, disse Scipione, che tu hai collocata la speranza della vita tua ne' legni, e non nella spada. Similmente veggendo Scipione certo soldato, il quale si vantava di avere lo scudo bello, gii disse : Egli cosa vituperosa a fidarsi pi nella mano sinistra , che nella destra. Impedito Scipione dalle grida del popolo che faceva tumulto, disse : Le grida degli armati non mi hanno pure spaventato giammai; n manco il tumulto di al quanti uomini, de' quali so che l ' Italia matrigna , e non madre, mi metter punto di paura. Con queste parole eglino si acchetarono, e si rimasero di fare strepito. Poscia che Scipione sottomise la citt di Fenicia (t) in
(i) Appoggiato a questo Ortolio pose nella Spagna una citt detta Fenicia. Alcuni manoscritti pei portano tihvTffxi Stefauo di Bi-
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Qperia, menandogli le guide fra prigioni una fanciulla di bellezza singolare, egli ricerc il padre , e gliela don. Gli offri inoltre di molti doni dicendo che yoleva, che quegli fossero la dote della figliuola. Appresso egli mise due de5pi vecchj d accostumati Romani alla cura delle altre donne , o fossero mogli di gentiluomini, o figliuole, o fanciulli di tenera et, i quali fossero stati fatti prigioni; e faceva far loro le spese secondo che si conveniva al grado di ognuno di essi. La continenza di Scipione per tanto fu la. cagione, che molte citt dell Iberia di proprio loro volere fecero amist, e si collegarono co' Romani. . Poscia che Scipione fece lega con Si face re de* Ma&siliesi, e traghett in Sicilia, Asdrubale promise di dar per moglie a Siface una sua figliuola, la quale era bella a maraviglia , purch egli ribellasse a' Romani. U quale pigliando per moglie la fanciulla, cominci a favorire la parte de'Cartaginesi, e subitamente mand lettere a Scipione per le quali vietavagli il passo nelle contrade della Libia. Ora sapendo Scipione come i Ro mani avevano gran fiducia nella lega* di Siface, di rapdo che s* avessero inteso che Siface si fosse ribellato, ed ac cordato co* nemici , non sarebbe dato loro il cuore di passare in Libia giammai: raunolli a pubblico ragiona mento , e lesse le lettere di Siface tutto a rovescio, af fermando ch'egli gli chiamava in Libia, e maravigliazanzio appella Oenissa Cartagine nell* Africa : ora se qui quistione della nuova Cartagine fabbricata da Asdrubale, potrebbe ad essa con venire n tal nome, e quindi credersi che di lei volesse ragionare Polieno in questo luogo.
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vasi che si tardasse tanto a trapassare in quella. E perci, diceva Scipione, e* non fa punto mestiero a ritardare gli effetti del legame dell* alleanza fra noi conchiuso. Dette queste parole dest tanto desiderio , e tanta confidenza negli animi de* Romani, che subito gli domandarono del giorno quando e* si dovesse tra passare in Libia. Come ehe le leggi deRomani comandassero, che si dovessero ammazzare le spie, nondimeno Scipione non le osserv a riguardo di quelle de Cartaginesi, che tre volte furono tolte da lui ; anzi egli comand che do vessero girare tutto l'esercito, e vederlo. Le quali veduto che de*Romani altri avventavano saette, altri lanciavano dardi, ed altri arruotavano le spade , da capo furono menate a Scipione ; il quale gli fece dare da desinare, e poi s gli disse; andate, e rapportate ci che avete visto a colui, che qui vi ha mandato. Or eglino tor nati , e ragguagliando Annibaie, e gli altri Cartaginesi di queste cose, tra per l ' apprestamento, tra per la grandezza d'animo di Scipione gli spaventafono forte.
Porcio.
Essendo entrato Porcio Catone con l'esercito ne'paesi degli Iberi, tutte quelle citt per mezzo di ambasciadori gli fecero sapere come si arrendevano a lu i, ed alla possanza de'Romani. Allora egli comand loro, che fra tanto tempo dovessero menargli gli ostaggi. Ora avendoglieli menati, ei di una lettera ad ogni coppia di uomini di ciascuna citt , comandando loro, che tutti
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ritornati il medesimo giorno la recitassero a' cittadini loro. 1 quali ritornati, ed aperte le lettere , pubblica mente recitarono queste parole = oggi sfasciate la citt. = r Perch non avendo tempo di poter mandare alle citt vicine 1' un laltro, e dubitando ciascuna che 1 altre mettendo ad effetto i comandameuti di Porcio, ed esse non lo facendo, dovessero essere fatte schiave, fecero quanto era loro commesso. Di che tutti glIberi in un giorno stesso sfasciarono tutte le citt loro.
Fauno.
Come Diomede fu passato di questa vita in Italia , cos F auno ordinando i giuochi, che si sogliono fare alla morte de'grand'uomini, il primo giorno ne men la pompa de' Greci armati ; il secondo d men quella de barbari, a' quali comand che dovessero accattare 1' arme da' Greci ; i quali imprestandogliele furono am- mazzati con le proprie arme da barbari.
Tito.
Poich Cleonimo prese Tito gli domand per lo ri scatto due citta , una delle quali si chiamava Epidauro, e l 'altra Apollonia. Non volle altrimenti dargliele il pa dre di Tito , ma comand che lo ritenesse. Cos Tito essendosi procurato la propria immagine a guisa di persona addormentata, la pose nella sua abitazione, c montato su d'un naviglio , mentre che le guardie bada* vano all immagine, si fugg segretamente
P o lieno , Strut*
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Cajo.
Pigliando terra i Cartaginesi con ottanta vascelli ap presso Tindarida , l dove era Cajo con dugento galee, per conseguente impauriti per la grande armata non venivano al fatto d'arme navale; egli allora calate le vele a cento galee adatt le altre per diritto , e fece vela. Cosi i Cartaginesi, pensando cbe le galee fossero pari alle vele cbe si vedevano gonfiate, rincoratisi si arri schiarono. Perch venendo Cajo al conflitto con pi galee che non erano quelle de* nemici , facilmente le mise in rotta. Pinario. Essendo ribellati a* Romani gli Enneesi, e ridiman dando le chiavi delle porte , Pinario, il quale era ca pitano della guardia, disse ; se tutto il popolo domani si rauner a pubblico ragionamento, e determiner questo per decreto, gli ubbidir. I quali rancandosi il giorno seguente nel teatro, egli comand a di moki soldati che di notte s* imboscassero ne* luoghi pi ahi sotto la rocca, ed altri stando intorno al teatro occupassero le entrate, e stessero attenti a ricevere il segno. Ora riunitisi gli Enneesi per decreto determinarono la rivolta > quando, Pinario facendo segno, i soldati parte lanciando dardi di sopra via, e parte facendo impeto per le entrate , nudhte le spade ammazzarono il popolo , di modo che gli Enneesi cascavano 1 un sopra 1 *altro, eccetto pochi che calarono gi delle mura, e secretamente fuggirono per le fogne
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Seriorio
Mentre che Seriorio era in Iheria ,, allev un figliuolo d' utia cerva bianca , che gli donarono certi cacciatori, e lo domestic in modo, che gli. andava appresso ; e dov* egli saliva sul tribunale anch' esso vi saliva, ed accostavagli la bocca all* orecchio. Perch egli persuase a que'barbari che quell*animale era consacrato a Diana, la quale gli prediceva per mezzo di quello ogni cosa , che doveva venire, e perci che nelle guerre come com? pagno gli era presso. Laonde tutti i secreti che gli erano nunciati dalle spie , esso , quelle occultando, gli prediceva infingendo che la Dea gli rivelava per mezzo del cer biatto tutti gli assalti, e subitanee scorrerie de.'nemici ; della quale, siccome egli diceva , il cerbiatto n' era il messaggio. Appresso affermando pur anche eh' egli conosceva tutte le vittorie che si acquistavano nelle,guerra per opera del medesimo cerbiatto , mise tanto stupore negli animi barbareschi, che l'adoravano, e ricorrevano a lu i, siccome quegli che avesse le forze divine.
Cesare. 1 Navigando Cesare verso Nicomedia, vvenne che fu pre so da corsali di Cilicia appresso Malea, i quali chiedendogli riscatto grande per la sua liberazione, egli promise loro di dargli il doppio pi. Afferrarono adunque terra a l r l ' isola di Mileto, l dove le persone correndo fuori delle mura , Cesare mand Epicrate suo servidore, che era da Mileto, pregando i terrazzami che gli prestassero
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danari. I quali tosto glieli arrecarono. Aveva inoltre il servo ricevuto per commissione speciale da Cesare, che i Milesi co* denari gli recassero la provvigione per 1 *ap parato di un solenne convito, e fra le altre cose un'idtia piena di spade, ed il vino mischiato con la mandragora* Ora dopo che Cesare ebbe sborsato alli corsali i denari al doppio del riscatto , gli fece eziandio apparecchiare la tavola , i quali facendo festa per la gran copia de'denari si misero a mangiare, e bevendo il vino infetto s'ad dormentarono. Allora Cesare comand che fossero am mazzati , ed incontanente rese i danari a* Milesi Essendo arrivato Cesare alle alpi della Gallia, fu rag* guagliato come i montanari barbari assediavano i passi. U quale veggendo che f Alpi per natura avevano fra monti di molti fiumi profondissimi, da quali nell' appa rire dell' aurora si levava gran nebbia, allora egli me* nando la met dell esercito aggir un monte. I Barbari, perciocch la nebbia oscurava ogni cosa, non veggendo nulla si stavano cheti. Come Cesare fu riuscito spra la testa de' nemici, cosi cominci a gridare ; al che corrispose l 'altra met dell' esercito di sotto via, di modo cbe tutti i monti ne risuonavano da tutte le parti. Da tale strepito presero tanta paura i Barbari, che metten dosi in fuga, subitamente si partirono. A questo modo Cesare senza combattere altrimenti pass le Alpi. Guerreggiava Cesare con gli Elvezj , i quali uscendo quasi da ottanta mila ne* fini de Galli , e de Romani ne avevano venti mila che non potevano portar l ' arme. Laonde perch Cesare sempre gli cedeva un di ritiran dosi, i Barbari fatti perci pi animosi lo perseguitavano.
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Ora volendo eglino valicare il Rodano l dove Cesare non guari dianzi si era accampato, avvenne, che i Barbari per le grandi difficolt incontrate non essendo varcali ancora pi che trenta mila di loro, e facendo pen siero di traghettare i l . giorno vegnente gli a ltri, essi stanchi per 1 ' asprezza del fiume si riposavano lungo le ripe. Allora Cesare assaltandoli di notte , e sapendo che la possanza di ritornare addietro era' loro intercisa dai fiume, tutti gli mand a fil di spada. Perciocch gli non dava' il cuore a .Cesare di venire a giornata col Germani, che lo venivano a trovare, com egli intese, che il loro indovino, gli aveva vietato il fatto d* arme anzi che la cuna nuova apparisse , cos tosto men fuori l'esercito suo contro loro, i quali erano per combattere con minore animosit, e prontzza per cagione del vaticinio. Perch i Romani valutisi della co* modit del tempo sconfissero i Germani. f Inggnavasi Cesare di traghettare un fiume grandissi mo in Britannia , quando il re de Britanni Cassolauno , che cosi era il nome suo , gli vietava il passo con di molti cavalli, e carrette. Allora Cesare tolto unelfahte, il qual animale non era mai pi stato veduto da'Bri* lanni, : 1' arm con le barde di ferro , e contestavi di sopra un' altissima torre, nella quale erano que' dagli archi, e dalle scaglie, comand che entrasse nel fiume. i[ Britanni veggendo quella bestia grande fuor di. misura , ( di nuova specie per loro, si spaventarono forte. Cosa lovrebbesi poi dire de,cavalli ? conciossiacosach ap presso de* Greci ancora i cavalli visto 1 *elefante ignudo non che armato fuggano : e perci pur essi. non pot*
a3 *
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rono sofferire la presenza di quello, tu cui era la lorrte d'onde si scagliavano dardi, e sassi ; i Britanni pertanto in breve ora tutti si misero in fuga co' cavalli, e con le carrette. Allora i Romani per opera di una bestia ebe aveva spaventato i nemici , valicarono il fiume senza alcun pericolo. Come Cesare seppe, che Cicerone non poteva pi reggere 1 ' assedio de' Galli, che tuttavia lo spugnavano , cos mand un soldato (i), il quale di sua commissione di notte scagliasse una lettera legata a un dardo sopra le mura. La quale, poich l ' ebbe avventata , ritrovando le guardie che stavano alle mura la recarono a Cicerone die aprendola lesse queste parole = : Cesare desi dera fiducia a Cicerone. Attendi soccorso = . N and molto a vedersi filmo per l ' aria, e sollevamen to di polvere; che Cesare dava il guasto alla terra. Perch interrotto subitamente l ' assedio non pure liber Cicerone, ma eziandio ne cacci que che l ' assediavano. Mentre che Cesare guerreggiava co' Galli aveva con esso lui settemila nomini , e volendo mostrare a ne mici che ne avesse eziandio assai pi pochi, comand che lo steccato si facesse strettissimo. In questo mezzo egli pigliando la maggior parte de'soldati gli occult in certo luogo alto ed aspro, e quivi pur egli si agguat. Ora uscendo fuori del forte parecchi cavalli, attizzavano i Barbari a scaramucciare , i quali non istimando i cavalieri che erano pochi rispetto loro , li perseguitarono fino allo
(i) Cesare de Bello Gallico lib. 6 , cap. 4$ ? riferisce diversamente il fatto.
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steccato ove diersi alami ad empiere le fosse, altri a rovinare gii argini. In questo mezzo sonata la tromba, i'soldati ehe erano nel forte uscendo francamente fuori, e ad un* ora Cesare dalla parte di sopra stringendo i nemici dalle spalle co cavalieri, gli tolsero in iQaezzo , e ne ammazzarono molti. Dava la batteria Cesare a certo castello in Gallia, quando, i Barbari avendo fatta rigorosa resistenza, cornine ci a piovere forte, di modo cbe coloro i quali erano alle guardie, ed alla difesa delle mura, abbandonarono, i ripri. Allora Cesare comand, che i suoi si met tessero in arme subitamente, e gli men alle m ura, le quali perciocch non erano guardate, facilmente mont su , e rovin il castello. Avendo messo in putito Cesare gasatissimo esercito contro la citt di Gergo*, grandissima olire tulle le akre deR Gallia, Vercingetorisse re de* Galli se gli accamp dirimpetto. Correva fra tutti due gli eserciti un fiume navigabile , e molto difficile a chi lo voleva valicare* Laonde avendo Cesare tenuti i suoi lungo hi riva del fiume parecchi giorni, i Barbari lo comtocirono a disprezzare , che non gli desse il cuore di pas sare. Ora avvenne, che mentre i galli badavano a Cesare, due legioni di soldati eh egli aveva imboscate di notte nelle selve foltissime, andarono alla parto che era di sopra al fiume. Quivi era certo ponte di gi rovinato il quale aveva ancora il fondamento in piedi. Ma Solamente vi erano state levate le travi s di sopra, laonde essi, pigliati alcuni legni della selva, tosto rifecero il ponte, e per conseguente passarono. Alloca
Mo
i Galli spaventati forte dallo sprovvisto passaggiovoi* tarono le spalle , e maggiore fu la patir- loio quando videro lo stesso Cesare passare anch'egli cogli altri sul ponte fatto alla sprovveduta. .V ' < 'Assediava 'Cesare la citt,di Gergovia, la quale e per artifizio di mura , e per nara del luogo: .era lortissima.-Era posta vquesfa citt -opra un ' poggio .fbtftjssimo y il quale aveva la cinto/iiguale. Bali lato sinistro alcune selve basse, ma folte toccavano : il poggio. Da rtKan' destra era< una balza l dove stavano i Gengovici con grandissima gurdia al passo , che era. strtto forte. Cesare adunque arm i franchi, e d i p i animosi, sol dati ch' egli avesse , e gli appiatt, nelle .boscaglie, co mandando loro che pigliassero i .dardi corti,, e ie spade convenienti, aeriwoch non siolbwazzassero per la selva, ed abbassate le :ginocchia senza tumulto camminassero innanzi. I quali terra a terra andando pr. lo bosco sa lirono sul poggio da man sinistra . nello spuntar del giorno. Dall' altra parte Cesare, melato il resto del e-* sercito faceva assaltare i Barbari, i quali mentre s'inge gnavano *di rincularli, quegli che i di nascosto Crnio u sciti dalle selve presero il poggetto. . * Era Cesare all assdio di. Alsia, citt della Gallia pr difender la quale si. radunarono. dugento e , cinque mila Galli. Ma egli separando di notte tre . mila soldati armati, e tutta la cavalleria, comand loro che di qua e di l-ritornando per luoghi traversi,,il. di sguente sull ora di terza , si scoprissero .alle spallei de' nemici, e facessero prova della fortuna. Perch menato .egli lo esercito neti* apparir del giorno , i Barbari, che si con-
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fidavano bene :nella moltitudine loro gli andavano in contro. ridendo : ma quando gli altri si 'scopersero dalle spalle, ed alzarono le grida, essi veggendosi attorniati, e quasi che disperati della fuga senza modo:si spaven tarono; onde, siccome si dice,. grandissima fa la strage che fecero allora i Romani contro i Galli . Volendo pigliar Cesare la citt di Dirrachio occupata da,Pompeo', ancora ehe egli, avesse pochi cavalli, e Pompeo all* incontro ne avesse : assai, usando certa astuzia mise in fuga quella moltitudine. Perciocch pose d innanzi a que pochi cavalli eh* egli aveva tre bande di pedoni, comandando che nulla facessero se non sol levare la polvere co piedi. Laonde sollevandosi gran nuvole di polvere i nemici si pensarono che fosse la cavalleria la quale, gli venisse a speroni battuti ad assai* tare, il perch si spaventare forte, e si misero in fuga. Ritornava Cesare per certi luoghi stretti, i quali ave vano dal lato sinistro della via la palude, e dal destro la marina ; quando i nemici stringendo dalle spalle tra vagliavano la retroguardia, i quali pesare rinculava ora assaltandoli, ed ora ributtandoli. Ma dve 1 armata di Pompeo per mare cominoi a ferirli codardi e cosassi, allora Cesare comand a soldati che mutassero gli scudi dalla sinistra nella man destra, ed a questo modo quei che scagliavano i dardi per mare no poterono pi of fendere l'esercito di Cesare. Erano in Tessaglia Cesare, e Pompeo , de* quali 3 primo avendo dovizia grandissima di tutte le ceae ne cessarie fuggiva il combattere; e l'altro.era bramoso dr venire al pi presto ad un fatto d' arme. Cesare quindi
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per vie pi provocare i nemici finse di trasportarsi ai* trove a fine di provvedere 1 *esercito di frumento. Veg gendo adunque i Pompe/ani, come i Cesariani quasi che impauriti fuggivano ,, gli sprezzarono; n si poterono con tenere che subitamente non si movessero , costringendo Pompeo a menarli al fatto d' arme. Laonde Cesare gli men in? crta pianura apertia , e quivi facendo testa, e menando le ispani valorosamente ottenne la vittoria. Ammutinandosi i soldati, e gridando che Cesare congedasse 1 *esrcito , egli paratosi davanti alla molti-? tudine con faccia allegra ed ardila disse loro ; che cosa volete , o soldati ? Eglino gridavano die li licenziasse : allora rispondendo Cesare, gli disse; s s Io esorto i cit tadini con buon augurio, che non facciano tumulto. = I quali sentendosi chiamare cittadini l'ebbero a male, e subito si mutarono <T opinione gridando un'altra volta; ma ni vogliamo piuttosto essere chiamati soldati, che cittadini. Allora Cesare: Adunque , diss*egli, combattiamo insieme. Essendo Cesare file mani con Pompeo il giovane, e veggendo i suoi soldati che si fuggivano, subitamente smontato gridava -sra Ah soldati, voi non vi vergognate di lasciarmi a questo modo nelle mani de nemici? t=s Sentendo queste parole i soldati arrossiti per vergogna ritornarono a combattere. Comandava Cesare a' suoi soldati, che sempre stessero in punto, quasi ch'egli fosse per menarli fuori a com battere di d * di notte, di verno, e di festa. E perci questa era la cagione perch* egli non designava mai in nanzi n tempo, n giorno aldino.
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Soler Cesare fare tutt} i suoi assalti con veloce corso, acciocch non fosse colto dagli agguati. Se per avventura Cesare vedeva romoreggiare 1 suoi soldati attendendosi maggior numero di nemici a com battere , non solamente non lo negava loro, ma eziandio con parole pi gagliarde accresceva^, ed ampliavali, e quindi gli rincorava di modo , cbe si pensassero pi valorosamente d'aver a combattere quanto maggiora era la moltitudine de nemici. Comandava Cesare a suoi soldati, che avessero i fi nimenti d* oro , e d'argento alle loro arme , massimamente per canoa, d ornamento, e pur anche perch i soldati si dessero a difendere pi animosamente lai cose preziose. Pensando Cesare, che il perdonare facesse pi franchi i soldati, perci serrava spesso gli occhi a* difetti loro, e non castigava molto i malfattori siccome richiedeva per avventura il peccato loro. Cosa vera , he ae al cuno avesse romoreggiato , o avesse lasciato 1 ' ordinanza non poteva sopportare eh' egli non fosse castigato. Aveva Cesare questo costume di chiamare i soldati commilitoni, acciocch li facesse pi firanchi con questa ugualit di nome ad arrischiarsi nette battaglie, Avendo inteso Cesare come parecchie compagnie dei suoi soldati erano state tegliate a pezzi nelle Gallie, giur di non radersi i capelli anzich prendesse vendetta di coloro che le avevano ammazzate. Dispensava Cesare il pane, eh' egli erasi procurato di erbe (i) per difetto di fom ento, a'soldati, quando Pom(j) T aluni opinano che questo pane fosse formato di radici di
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peo che gli faceva guerra se ne procur uno di essi. Non volle egli per mostrarlo ai suoi per non dar loro a divedere la continenza di coloro contro cui cLoveano combattere. Erano venuti al fatto darme Cesare, e Pompeo nelle contrade di Farsaglia, quando Cesare avvedutosi che molti giovani de nemici s insuperbivano per la.bellezza della persona, comand a suoi soldati , che non gli ferissero altramente con le* picche e con gli spiedi nella persona , ma le dirizzassero nelle loro faccie. I quali dubitando di qualche sfregio, e per conseguente di di ventare brutti nel volto , si misero in foga. Essendo stati sopraffatti i soldati di Cesare a Dirrachio , eglino stessi si offrirono per essere decimati. N perci Cesare pens altrimenti al .gastigo che se gli conveniva , ma rincorandoli gli esortava a ricoverare la vittoria. E perci nelle altre battaglie ,menando valoro samente le mani con gente vie pi di loro, ne ripor tavano sempre la vittoria. Avendo Pompeo bandita la guerra contro coloro che si mostrassero neutrali , invece Cesare fece andare uu bando , che li avrebbe per amici , e li salverebbe da pericoli, non altrimenti che quelli che andassero in suo ajuto. Mentre che Cesare dimorava a Ilerda in Ispagna , i nemici, bench fosse fatta tra loro la tregua, alla sprov vista assaltarono i soldati di Cesare, e molti ne ammazAsfodillo. Fi disgraziatamente nel 1809 li contadini in Francia do* Tetter di esso cibarsi.
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taron o. All' incontro Cesare lasci andare salvi tutti que' eh' egli trov ne' suoi alloggiamenti, e per questo fatto si acquist gran favore appresso i nemici. Veggendo Cesare cbe i suoi soldati si abusavano della vittoria eh' egli ebbe contro Pompeo in Farsaglia, alzando la voce gridava che perdonassero a' nemici. Poscia che Cesare ebbe sconfitti i ntnici, di licenza a ciascuno de' suoi soldati che ne potesse salvare uno quale pi gli fosse a grado. A questo modo richiamati tutti i Romani rifuggiti, che favoreggiavano la parte degli avversar), gii rimise nella citt, e gli restarono amicissimi Ancora che la plebe romana avesse gettate gi le statue di Pompeo, e di Siila nemici di Cesare, nondi* meno egli le fece dirizzare un altra volta , e perci si acquist gran benevolenza presso i Romani.. Udito Cesare da un aruspice che il sacrifizio non era di buon augurio rispose : s s Lo diverr a mio talenta. =3 Tanto bast per raffermare gli animi dii soldati. Trovando Cesare la vittima senza cuore: E che maraviglia , diss' egli, se un animai bruto non ha cuo* re? s s La qual cosa udendo i soldati si rincorarono molto.
Auguste
Aveva Augusto questo costume di non ammazzale tutti que' che avessero mancato di fede nelle 'battaglie, ma spesso li puniva in denari. Comandava eziandio Augusto che fosse misurato l'orzo
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in iscambio di frumento a quelli che per temenza noi) avessero maneggiato bene la guerra. Augusto comandava a quelli che avevano commesso errore alcuno nell' esercito , che stessero inginocchiati davanti al generale, e talvolta eziandio fece loro portare tutta il giorno mattoni. Comandava Augusto a suoi capitani, che avessero cura massimamente della sicurezza, e di continuo gli aggiungeva questo =2 Festina lente : perciocch un ca pitano considerato si dee preporre & assai a colui che troppo arrischia. =3 Soleva Augusto premiare con grandissimi doni d 'ero e d'argento coloro, che avessero mostrato singolare va lore nelle battaglie. Diceva Augusto a quegli che fuor di proposito si mettevano ai pericoli , che non erano punto differenti da que' che volessero pescare con ami d' oro. Volendo tragittare Augusto il mare Adriatico quando ei guerreggiava contro Bruto , e Cassio ; Muzio eh' era ammiraglio dell* armata nemica pareva manifestamente vietargli il passaggio, mentre ei divisava pigliar terra nell* isola appresso Brundusio. -Ma Augusto ingann Muzio, portandosi come s* egli avesse voluto venire a battaglia navale contro di lui ; e perci commise che le galee navigassero a man destra del mare Adriatico verso 1*Italia, quasi che fossero per navigare all* isola. Di poi mise in punto le torri, e le macchine sulle navi grosse; Muzio ingannato dall' apparato della battaglia navale si ritir in alto , acciocch potesse fare il fatto d'arm e piuttosto in alto mare, che nl porto. Allora Augusto
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boti cominci altramente la zaffa, ma-tir le pavi all'te sola. Perch non avendo Muzio altro porto fu costretto a trapassare in Tesprotide ; e cosi Augusto passando il mare Adriatico pervetane in Macedonia*
1 Romani.
Insignoritisi i Celti dlia citt di Rom a, i Romani pattuirono con esso loro che gli avrebbero pagato i tributi, e gli terrebbero sempre le porte aperte-, e gli concederebbero terra da lavoro. Fatte queste cose , i Celti si accampavano, quando i Romani, come amici, mandarono loro molti doni ospitali, e gran dovizia di Vino. I barbari siccome coloro che per condizkm natu~ Tale sono bevoni, poich furono molto /bene ubhriachi, si giacevano distesi in terra. Allora i Romani assaltan doli tutti li tagliarono a pezzi; ed accioech^ paresjse che Ogni cosa si facesse scondo i patti , edificarono un^t porta aperta sopra un inaccessibile scoglio. Andando raminghi i Trojani compagni di Enea, pigliarono alla fine terra in Italia , e si ritirarono nelle foci del Tevere. Ora- andando eglino vagando per quei luoghi , le loro mogli facendo consiglio segretamente , una che si chiamava Roma (i) disse alle altre; o donne trojane 'finiremo noi mai questo andare erranti per mare? Ors abbruciamo queste navi, e per forza costrngiamo questi uomini a fermarsi in questo . paese. Dette tali parole , essa fu la prima a dare il fuoco aHe-navi, e cosi fecero
(i) Plutarco io Romolo e JDioo. Alicar. Rom. Antiq. lib. i .
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le altre Jrojane ancora. Perch sendo privi gli uomini de loro navigli si misero ad abitare in Italia. Posciach Coriolano fu cacciato in esilio da Roma egli pass a Tirreni promettendo loro la vittoria contro i Romani. A cui prestando fede i capitani lo crearono generale dell* esercito. Avvenne, che sendo egli rimasto vittorioso in molte battaglie, finalmente s invi a Rom a per prenderla per forza. Perch uscendo fuori della citt le gentildonne romane , delle quali n ra capitanessa Yeturia madre di Coriolano, andavano incontro anemioi armati, e gettatesi alle ginocchia di Coriolano suppli cando lo pregarono : il capo della supplicazione loro era questo. =& Se tu hai dliherato con esso teco i prndere la citt , prima ammazza tua madre, e tutte le matrone romane. = r Allora Coriolano mosso a com passione cominci a piangere , e se n* and. E di vero che questa partita fu pietosa ma mortale a Coriolano ; perciocch veggendo i Tirrni chegli avva tradita una manifesta e certissima vittoria, per pubblico decreto la condannarono nella vita.
Semiramide
Mentre cbe Semiramide si lavava, intendendo come Siraco si era ribellato, subitamente scalza , e con4la treccia sciolta usc alla guerra. Laonde egli scritto questo nella colonna sua. .sa* Nel vero la n a tu r a m i fece donna, ma io per prodezze fa tte non cedo a persona, che sia fortissima come si possa. Io ho tetto il regno di Nino , il quale dall oriente ha per
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termine il fium e Inam ane , dal mezzo giorno quel paese che abbonda d incenso, e di mirra, e dal set tentrione i Saccesi, ed i Sogdiani (i ). E non essendo alcuno delVAssiria eh abbia veduto il mare, al quale per la lontananza del paese nessuno v i si pu ap pressare , io ne ho visti quattro , dei quali chi mai potrebbe fare il giro? Io ho costretto i fium i a cor rere dove io voleva , e volti dove tornava meglio ; ho fatto fertili i paesi sterili temperandoli comiei fiumi* Appresso io ho fabbricato fortezze inespugnabili, ed ho damato col ferro le vie che non si potevano cam minare, le quali ho eziandio lastricate comiei denari $ per le quali non pure le fiere selvaggie appena prima andavano. Ed il tempo che mi avanz dalf ammini strazione delle cose F ho compartito a m e , ed agli amici. Rodogune.
Mentre che Rodogune s lavava i ca pelli, e si asciu gava venne certo uomo , che le di ragguaglio come i vassalli si erano ribellati. La quale senza finire di asciu garsi i capelli, ma involti intorno alla testa cos bagnati mont a cavallo, e men fuori Y esercito, giurando eh ella non era per pettinarsi i capelli anzich nou avesse acquistata la vittoria contro i ribellati. E cosi andando la guerra alla lunga finalmente n ebbe la vit toria , dopo la quale si lav la chioma, e se Y asciug.
(i) S tra bone d al regno di Semiramide piti ristretti coofmi.
P o l i e n o , Strat .
A r
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Laonde i re di Persia hanno eziaadio oggi il suggello, in cui l ' immagine di Rodogune con la cbioma sparsa.
Tomiri,
Movendo l'arm e Ciro contro Tomiri, ella s infingeva d'aver paura di lui. Laonde messosi in fuga l'esercito deil'amazone (1), ed i Persiani seguendolo, trovarono negli alloggiamenti dell'amazone gran copia di vino, di vitptuaglia, di bestiame, delle quali cose godendosi larga mente si stettero cos quella notte come vittoriosi. Ora essendo essi seppelliti nel vino, e nelle delicatezze si misero a dormire, quando sopraggiunta Tomiri tagli a pezzi Ciro, e tutti i Persiani , i quali non si potevano muovere di luogo.
Nitele.
Ciro re di Persia richiedette per moglie una delie figliuole d*Amasi re d'E gitto; il quale gli mand Nitete figliuola d' Apria r e , di cui, avendolo espugnato, teneva il reame. Ora avvenne, che giacendosi Nitete con Ciro simulava essere figliuola dAmasi, ma poscia aven dogli fatti parecchi figliuoli, e per conseguente essendo in grazia del marito, confess come suo padre fu Apria padrone di Amasi. Perch egli sar , disse Nitete, ottima mente fatto, che , passato Amasi di questa vita , noi
(1) Erodoto lib. 5, alla fine, c Giustino lib. i . c. 8 , riferiscono che non i Persiani dalli Messaget i , ma questi furono da quelli in gannat i.
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prendiam o vendetta di lui nella persona di Psmmetico
suo figliuolo. Il Re adunque, le compiacque, ed anzi che egli si morisse movendo guerra ad Amasi, ritorn F im perio degli Egizj alla schiatta di Apria.
Filate.
Guerreggindo i Latini, de quali Postumio era ge* nerale, co Romani gli chiedevano le figliuole loro per mogli, a guisa eh eglino avevano rapite le fanciulle dei Sabini, se volevano che la pace, e gli accordi seguis-* sero fra di loro. Ancora che i Romani avessero paura di guerra , nondimeno non potevano comportare di dar loro le figliuole. Allora Filote, chera di volto gentile, li consigli che abbigliando le i, e tutte le altre seWe che fodero belle di volto, e di persona, le mandassero a nemici come che fossero loro figliuole ; patteggiando con esso loro che quando i nemici, poich i avessero accettate, si fossero andati a riposare farebbe loro il segno col fuoco di notte. Perch giacendosi i Latini con le fanciulle, essa alz la fiaccola, onde ritornando i Romani ammazzarono tutti i Latini.
Clelia.
Facevano guerra i Romani co*Tirreni, e venuti in sieme all accordo, quegli gli diedero per ostaggi le vergini figliuole de*gentiluomini ; le quali .andate al Tevere per lavarsi, Clelia, che anchessa era una di quelle che furono date per ostaggi , esortava le altre che avvolgendosi in
072 capo le vest nuotassero oltra il fiume, il quale per i gorghi profondi era difficile a valicare. Ora essendo elle nuo tate oltra, i Romani bench si meravigliassero forte della virt, e della fortezza loro, nondimeno per con servare la religione inviolata de' patti, le rimandarono a Tirreni. Domandando Porsenna qual fosse stata di loro 1 *autrice di questo fatto ; Clelia prevenendo tutte le altre disse : Io fui quella dessa. Allora Porsenna ma ravigliandosi del virile animo della fanciulla, le don un cavallo abbigliato signorilmente, e lodate tutte le altre le rimand a* Romani. Porcia
r\
Sospettando Porcia figliuola di Catone, e moglie di Bruto, eh' egli mettesse le insidie a Cesare , con u n rasojo si fer una coscia mostrando per la tolleranza dei dolori la fermezza del suo animo. Allora Bruto le rivel il segreto ; essa di poi arrec al marito i suoi abiti, fra quali avea posto una spada. Laonde andando Bruto coi compagni congiurati, ed assaltando Cesare 1 ' ammazz. Ma poich* egli con Cassio fu sopraffatto da Augusto nel combattimento che fecero insieme , si ammazz con le proprie mani. Perch da principio era Porcia determinata di morire d'inedia, ma ne venne impedita dasuoi pa renti, e famigliali ; comand allora che le fossero arrecali carboni accesi quasi che si volesse ugnere, i quali pi gliando cos ardenti se li mise in bocca, e prima li ebbe inghiottiti, che persona la quale fosse quivi presente, la potesse soccorrere. A questo modo Porcia donna
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militare e forte, ed amatrice del marito cambi la vita con la morte.
Telesilla (1).
Come Cleomene re degli Spartani vide cbe nella battaglia erano morti da settemila settecento settantasette Argivi, si dirizz alla volta di Argo per prenderla per forza. Allora Telesilla cantatrice (2) men le donne argive tutte annate, le quali stando alle difese, e guardando d' attorno alle mura rincularono Cleomene. Scacciarono eziaadio un altro re chiamato per nome Demarato, e liberarono la citt dalla tirannia. Laonde gli Argivi per qusto stratagemma festeggiavano le calende di ciascun mese (3), vestendo le donne con le toghe, e coi man:i virili, e gli uomini co' veli donneschi in capo (4).
Chilonide.
Avendo Teopompo cadi se ne umanit le inteso Chilonide figliuola di Cleandro come suo marito era tenuto in prigioue dagli A r venne a* nemici, i quali ammirando la sua concessero di entrare in prigione. Col essa
(1) Plutarco Apopht. (2) Ella faceva pur anche versi e canzone. Pausati. Corinih. (3) Plutarco chiama t al festa vSfxsiJt t t : che h quant o dire festa di disonore per gli uomini. ( 4 ) Pausania , Corinth. fa menzione di una statua inalzata per onorare Telesilla, in cui era rappresentala cou alquanti libri di poesia al li piedi, ed in atto di mettersi un elmo in testa. Brodoto lib. 6 , c. 77.
a4 *
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vendo cambialo le sue vesti con quelle, del marito, e vestiti ambedue, quegli alla donnesca, ed essa da uomo, segretamente lo fece uscire restando ella appresso de*ne mici. Come Teopompo fu liberato per mezzo dello stra tagemma della moglie, cos egli eziandio rap certo sa cerdote di Diana, il quale guidava la pompa in Peneo. Perch volendo i Tegeati riavere il sacerdote, gli resti tuirono Chilonide.
Pieria.
Avendo fatta rivolta gl'Ionii che abitavano a Mileto contro i discendenti di Neleo, andarono a Mionte, e quindi mossero 1' arme. Non fu per questa guerra senza tregue , anzi gli uni e gli altri si ragunavano insieme ne' giorni solenni. Ora celebrandosi la festa appresso dei Milesi, la quale si chiamava Neleide, Pieria figliuola di Pilhas (i) uomo nobilissimo se ne and a Mileto. Av venne , che il pi potente di que' di Neleo, il quale si chiamava Frigio, innamoratosi di Pieria, la chiedeva che cosa piO t d* ogni altra ella desiderasse: la quale ri spose : A me sar cosa gratissima che io possa venire in questo luogo spesse volte con di molte persone. Allora accorgendosi Frigio ch'ella era sommamente desiderosa della pace, e della concordia de' cittadini , tralasci la guerra. Era dunque molto celebrato l'amore di Frigio, e di Pieria, perch in iscambio di guerra partor la pace.
(i) Plutarco, Apopbltg.
Polktel*
Paiie cke 1 Milesi guerreggiavano co' Nassi, gli Eritrei recavano ajuto a Mileto. Accadde, che Diogneto capitano degli Eritrei aveva fatto gran preda nel territorio dei Nassi, ed aveva eziandio rapito parecchie donne, e fan ciulle , fra le quali era Policreta ( 1). Della quale essen done acceso di ardente amore Diogneto si giaceva Con esso lei non come prigioniera , ma come se fosse stata sua moglie. In appresso celebrandosi negli alloggiamenti de'Milesi una fsta secondo l'uso della patria, e solenne, e giacendosi tutti distesi tra per lo mangiare, e tra per P allegrezza, Policreta preg Diogneto che gli desse li* cen%a di mandare parte de'suoi regali a*fratelli. Il quale concedendogliela, ella ascose una lettera scritta in lastra di piombo in una schiacciata , e comand a colui che la portava, che dicesse a'suoi fratelli, come soli doves sero mangiare di quello, che la sorella loro si era cavata di bocca. I quali aprendo la lettera ritrovata, e leggen dola, trovarono, che di notte dovessero assalire i nemici
( i) Leggasi Plutarco. Partenio , Erot. c. 9 , racconta questo fatto con altre circ ostanze. Mentre non parla della prigionia di Po* lic reta, e solo dice che Diogneto vedutala in un tempio di Delos ne divenne amante , e che ella non accondiscese ad alcuna delle kue brame se non se a condizione di accordarle quanto gli avrebbe ri chiesto , cio di tradire Deio a quelli di Nasso. Aggiunge in oltrA che Diogneto fu inavvcrlenlemente ucciso * e che all indomani Poli c rela fu oppressa dalle corone che quelli di Nasso le gettarono contro , avendo in seguito i terrazzani a pubbliche spese costruito un rogo su cui abbruciarono il suo corpo unitamente a quello di Diogneto.
3^6 ubbriaci per la festa ,* ed addormentati senza pensiero alcuno. Come adunque ci intesero , cos i capitani as saltarono gli alloggiamenti, e sopraffecero i nemici. Al lori Policreta domand Diogneto a* suoi cittadini. Lampsace.
Seguendo i Foceesi F oxa lor Capitano andarono in ajuto di Mandrone re de'Bebrici, il quale era assediato davicini Barbari. Perch Mandrone persuase a* Foceesi, che scegliendosi qual parte del paese, pi gli picesse , quivi abitassero. Or questi ritornando pi volte dalle zuffe vittoriosi, ed acquistandosi gran copia di spoglie si de* starono 1 *invidia de' Bebrici contro se stessi : i quali Valendosi degli agguati, e degl' inganni di Mandrone , cominciarono a far la congiura di ammazzare i Foceesi. Aveva per avventura Mandrone una figliuola vergine la quale si chiamava Lampsace per nome , che avendo intese le insidie , e non gli potendo stogliere da questo proposito, segretamente lo fece sapere ai Greci. Or questi apparecchiando uno splendido sacrificio fuori delle mura invitarono i Barbari a' banchetti ne' borghi della citt. L aonde racchiusi essendo a tavola, i F oceesi si divisero in due p arti, delle quali' l ' una occup le mura , e 1' altra tagli a pezzi que' che erano a banchetti , e be vevano largamente ; e per conseguente presero la citt. Fatto questo, riconobbero Lampsace con premj ono ratissimi , e chiamarono dal suo nome la citt Lam psaco (i).
(i) Il suo antico nome* secondo Stefano , era Pioesa.
Aretafila,
Fra gli altri danni, che Nicocrate tiranno de* Ciretiesi fece a* suoi cittadini, uno ne fu questo , che am* mazzata con le proprie mani Menalippo sacerdote di Apollo, tolse per moglie, che prima era di Menalippo, Aretafila (i) bella di faccia , e di persona. Ingegnavasi costei a suo potere di vendicare l'onta della patria, e l ' ingiuria ricevuta nel marito , perch cominci prima a tener modo di avvelenarlo. Di che accorgendosi il ti ranno la prese, e con tanghi esami con tortura ricer cando di questo , ella con grandissima costanza stette salda , n confess altro, se non de'veleni amorosi. Perch non avendo ritrovato altro, la liber come per* sona innocente , e 1' ebbe per moglie e le mostrava maggiore amorevolezza, e benevolenza, quasi che ingiu stamente lavesse messa alla tortura, ed esaminata. Ora avendo costei una figliuola , la quale e per bellezza , e per et era rara ed eccellente, la mise sotto Leandro fratello del tiranno , il quale per esser giovane s'inna mor forte di le i, e perci la richiese per moglie a Nicocrate. Laonde, poich* egli ottenne il desiderio suo, volendo compiacere alla madre della fanciulla , fu per suado da lei a ricoverare la libert della citt. Il quale corrmpendo il cameriere del tiranno, lev del mondo Nicocrate.
(1) Plutarco , de Vir. roul. vuole che si fosse moglie di Fed ima pure ucciso da Nicoerate.
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Camma.
Tenevano le tetrarchie della Gallia Erasitlrisse , e Sinato, la cui moglie per virt d* animo, e per bellezza di corpo era molto celebrata. Perciocch essa era sacer dotessa di Diana , la (piale da Galli veniva adorata con somma religione, ed era sempre abbigliata onoratissimamente nelle pompe, e ne* sacrifizj. Ora non potendo piegarla alle sue voglie Erasinorisse, n farle forza, vi vendo il marito, quello con inganni ammazz. N and poi molto tempo ch'egli mostrasse desiderio di avere per moglie Gamma: la quale, abbonendolo, pure finse di vo lervi acconsentire siccome quella, ch'era costretta a ci fare dagli amici , e da* famigliari, i quali maneggiavano la cosa con grandissime lusinghe ; e perci essi si accora darono insieme. Perch venendo Erasinorisse accompa gnato da tutti gli uomini oggi mai di et perfetta, ella lo raccolse molto cortesemente, e nel men allaltare di Diana. Quivi era apprestata una guastada d oro piena d* una bevanda d acqua melata col veleno , della quale essa ne bebbe parte , e 1 altra la diede a lui che la bevesse. Il quale come sposo, con gran piacere la prese dalla sposa sua, e se la bebbe. Ora veggendo essa come egli 1' avera bevuta , alzando le grida , ed ingi nocchiata ador la D ea, dicendo ; =3 Sei tu lodata , venerando Diana , che m hai concesso che io potessi prendere la vendetta dell ingiuria ricevuta nella per sona del mio marito nel tuo tempio. r=: Dette queste parole, incontanente cadde morta, e lo sposo con esso lei lasci anch egli la vita all' altare della Dea.
$19 Timoclea,
Fu Timoclea tebana sorella di Tea gene, il quale fece il fatto d arme con Filippo in Cherouea , e gridando questi, per infin dov mi perseguiterai tu? rispose; insiuo in Macedonia. Ora, essendo morto Teagene , vivea la sorella, allorquando Alessandro rovinava la citt de'Tebani, e chi guastava questa , chi quell* altra parte di essa. Avvenne intanto, che certo trace chiamato Ipparco entr nella casa di Timoclea: il quale dopo cena se la chiam in camera , n si content di questo , ma la costrinse a confessargli s'ella aveva o ro , ed argento ascoso in casa. Ora confessando costei che aveva pure di molt' oro, ed argento lavorato in collane , maniglie , tazze , e danari, ma che 1' aveva gettato in un pozzo privo d' acqua , il buono Ipparco se lo credette. Allora ella lo men nell'orto l dove era il pozzo, e comand che si calasse gi. Il quale non fu cos tosto calato, che, mettendosi a cercar 1' oro , e 1 * argento , Timoclea con le sue serve gli voltarono di molti sassi addosso, e 1* affogarono. Ora prendendola i Macedoni la menarono ad Alessandro r e , a cui confessando ella d' aversi vendicata contro ^il barbaro , che di gravissime ingiurie 1 *avea carca ; Alessandro maravigliandosi forte la lasci andare unitamente a tutti quelli che per parentela erano con essa lei congiunti.
Erisso.
Laarco ? fu dichiarato re de Cirenesi} acciocch ser
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basse l ' imperio a Batto* figlinolo d' rcesilao ; tea in iscambio di R e , riusc grandissimo tiranno, non la sciando, quanto in lui era, scelleratezza alcuna cbe non usasse centro i suoi cittadini. Era nato Batto d 'u n a donna chiamata Erisso, donna che per modestia, e per giustizia non aveva chi la pareggiasse. Accadde che innamorandosi di lei Laarco la richiese per moglie , la quale gli rispose che dovesse favellarne co'suoi fratelli. Or questi soggiornando la cosa a bel diletto, Erisso mandogli una serva la quale dicesse, che pure i fratelli non volevano acconsentirle : che s entrambi pertanto si fossero uniti , divulgatasi in seguito la cosa, eglino pure vi avrebbono aderito. Datosi cos principio al maritaggio , agevolmente accett la condizione, e senza sergenti se ne venne di notte ad Erisso. Perch entrato in certa camera s'incontr per isciagura in Poliarco, il quale era il maggiore d' et de' fratelli di Erisso , e che con gli altri fratelli stava ascosto entro la casa attendendo il tiranno onde trafiggerlo , siccome fece eseguire da due giovani armati di spada, i quali erano con lui ivi asco sti. Fatto qusto menarono fuori Batto, e lo designarono R e , e rimisero i Girenesi nel modo di governare la re pubblica secondo che dall' avolo fu governata.
Pitopole.
Poscia che Pite ritrov le miniere dell'oro, comand che tutti i cittadini tralasciata ogni faccenda di mare, e di terra, si mettessero a cavare, ed a purgar l'oro. A vevano tutti a male questa cosa grandemente, percioo
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ch non avevano n biade, n potevano far cosa al cuna cbe s' appartenesse al culto della vita umana. Per ch le lor donne cominciarono a supplicare , ed a pre gare la moglie di P ite , eh' ella impetrasse grazia di questa faccenda appresso di suo marito. La quale dando loro buona licenza, comand che stessero di buona voglia. Fatto questo, ella chiam gli orafi, e gl'impose che facessero pesci d' o ro , e frutte mature, ed il com panatico , e brevemente ogni cosa d'oro. Laonde ritor nato Pite di viaggio chiedendo da cenare, la moglie gli fece apparecchiare la tavola d' oro, sulla quale non era cibo alcuno , ma ogni cosa fatta d* oro molto simile a' veri cibi. Lod molto Pite 1 *imitazione dell* arte , pure chiedeva da mangiare. La moglie gli fece recare un' altra sorte di vivande d' o ro , e similmente un altra volta. Ora sdegnatosi il marito, e dicendo ch'egli aveva gran fame , ella s gli disse t=:E tu perch hai tolto via tutta f agricoltura, e t arti comandando , che si cavi t oro per se stesso disutile , del quale nessuno pu valersi, se non ha eziandio seminati i campi ? z=z Perch ammaestralo Pite dalla prudenza della moglie lasci l'opere de' metalli, e mand i cittadini a lavorare i campi, ed a fare gli altri esercizj.
Crisame.
Nacque Cnopo di sangue di Cedro, e guerreggiava con quelli che abitavano Eritra , quando gl Ionj me navano una colonia in Asia. Aveva per avventura detto 1 * oracolo , che dovesse pigliare per iscorta del viaggio
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la sacerdotessa d Ecate da' Tessali. Il quale mandando loro 1' ambasceria gli fece sapere la mente dell' oracolo. Perch essi gli mandarono Crisame. Ora avendo costei la maestria di far cose d'ammaliare le persone, svelse un toro dalla mandra grndissimo e bellissimo, e gli indor le corna , e gli fece le ghirlande intrecciate di porpora , e d' oro. Di poi fatta certa composizione che faceva - imperversare, meschiandola con la paglia la pose davanti al toro, la quale non pure fece . divenire furioso il toro , ma eziandio quelli che avessero mani giate di quelle carni gli poteva tramutare in rabbia. Accampandosi adunque i nemici dirimpetto a loro, ella si mise a fare un'altare, che i nemici la vedevano , ed apparecchiate tutte le cose che si appartenevano al sa crificio , comand che si menasse il toro, il quale in furiando per la malia, e punto dal furore si scagli, e mettendo gran muggiti si fugg. Veggendo i nemici il toro con le corna dorate, ed abbigliato con le ghirlan de , che da' sagrificj de' nemici era traportato a' loro alloggiamenti , ne pigliavano buon* augurio ; e perci presolo lo sagrificarono agli Dei, e ciascuno ne prese una particella , acciocch fossero partecipi del sacrifizio divino. Allora senza indugio alcuno tutto 1 ' esercito co minci ad imperversare , ed impazzare , onde chi sca gliava , chi saltava , e chi correva lasciando le guardie degli alloggiamenti. Come Crisame vide queste pazzie, cos comand a Cnopo che con grandissima prestezza dovesse mettere in punto 1 * esercito, e menarlo contro i nemici , siccome quelli, che non si potevano difen dere. Allora Cnopo, fatto questo, gli ammazz tutti, e
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si fece Signore dlia citta d E n tra, la quale era no bilissima. Polielea. Aveva Eato una sorella, cbe si chiamava Polielea, ed amendue erano del parentado d'Ercole. Ora aveva predetto l'oracolo, che colui, il quale di questa schiatta valicasse primo il fiume Acheloo, e toccasse terra a vrebbe la citt con 1 ' imperio. Essendo adunque 1' eser cito per varcar il fiume , Polielea si leg un piede di cendo , che si aveva ferita la pianta di esso , e perci pregava il fratello che la portasse oltre il fiume. 1 1 quale non sospicando punto di male , ma volendo com piacere alla sorella, di lo scudo a suoi scudieri, e tolta in ispalla Polielea francamente si mise a varcare il fiume. Laonde appressandosi alla opposta riva del fiume dia scagliandosi in terra , e volta al fratello, si gli disse : s s A me secondo oracolo si deve il re gno , siccome a quella , che prima sono entrata in questo territorio. =s Eato inteso l 'inganno, non l'ebbe punto a male , ma lodando la sagacit della sorella (i),
(i) Polielea non era apparentemente sorella di Eato che per parte del Padre. Gli Ateniesi, e gli altri Greci non si arrecavano a scrupolo di contrarre simili matr imonj , con sorelle cio per parte di padre : :gli ben vero per che le sorelle per parte di madre giammai si univano alli loro frat elli. A ristofane nelle nubi rimprovera Euripide per aver posto sulle scene Macareo che viola la sorella per parte di madre ; e nella Sacra Scrittura leggiamo , che bramo spaccia Sara come sua sorella dal lato paterno j il perch la sorella di Ammone, d iscendenti entrambi dallo stesso padre per rendere la loro passione legittima propone al fratello di domanda r la in inatri* aionio al loro comune genitore Davidde.
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la prese per moglie, ed amendue governando limperlo generarono un figliuolo che si chiam Tessalo, da cui fu poi chiamata eziandio la citt Tessaglia.
Leena,
Nessuno de' Greci che non sappia, come Aristogitonte, ed Armodio furono acerbi nemici de* tiranui. Aveva Aristogitonte una sua femmina la quale si chia mava Leena, che Ippia avendola presa le form un processo addosso, e misela alla tortura acciocch scoprisse i compagni della congiura. La quale con forze d'uomo, e non mica da donna, stette salda, anzi superati tutti i tormenti, si tagli la propria lingua coi denti, perch non avesse in seguito a tradire il segreto. Laonde vo lendo gli Ateniesi (i) onorare la meretrice, non misero gi la sua statua sulla rocca, ma facendo fare una lionessa di bronzo gliela consacrarono. Pertanto se alcuno saliva sulla rocca nell'entrata subitamente vedeva la lionessa di bronzo senza lingua, in ricordanza di quel fatto. Temiste, Fu figliuola Temisto di Gritone Eanzio, e per lei era acceso di furente amore Filone figliuolo di Fricodemo tiranno. U quale chiedendo' la fanciulla per moglie a Critone, questi non gliela voleva dare. Laonde il tiranno, presi per forza i figliuoli di Gritone, gli espose alla (x)
Plu t arco , de Garrulitate.
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presenza del padre, e della madre alle fiere affamate , e rapila la fanciulla celebr le nozze. Ora essendo Co stretta a questo modo Temisto, mostrando di non 1* a?ere punto a male , si mise sotto la veste un pugnale, col quale agevolmente ammazz lo sposo tagliaudogli l canne mentre che dormiva, di modo che non si senti pure strido alcuno. Perch avendo messe ad effetto queste cose tutte di notte , e segretamente , se n' and alla marina , e ritrovata una barchetta vi entr dentro ed avendo buon vento si discost da terra , e facendo vela, sola si navig a certa citt dell* Acaja l dove era il tmpio di Nettuno , nel quale come supplichevole si foggi. Mand quivi Fricodemo l* altro figliuolo fratello di Filone che si chiamava Eracon te , acciocch doman dasse la fanciulla agli licesi, i quali glie la diedero. Ora avendo fatto vela , subitamente leyossi una gran fortuna , la quale per forza spinse la nave a Rio di Acaja. Quivi pigliando tetra sopraggiunsero due fhste degli Acarnani, i quaR erano nemicissimi di Fricdemo. Perch, presa la nave, la menarono m Acamania l , dove intesa la cosa, il popolo degli Acarnani diedero Eraconte legato in potere delia fanciulla. La qual cosa sentendo Fricodemo, le mand l'ambasceria, a cui e&a rispose, che se riceveva il padre, e la madre sua gli renderebbe' il figliuolo. Prest fede Fricodemo alle pro messe della fanciulla , e per conseguente le mand i parenti. Nondimeno gli Acarnani avendo date di molte ferite mortali ad Eraconte, 1 ammazzarono. N and molto che i cittadini anch eglino tolsero del mondo Fricodemo. Similmente quegli che abitavano Elice non P olimmo , Strat. a5
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molto dopo furon anchessi sommersi con la citt loro per causa del terremoto , e per inondazione del mare. E ci parve che avvenisse per isdegno di Nettuno , che avessero data la . vergine , eh era a lui ricorsa, in mano de nemici.
Feretimo.
F u privato dell'imperio Arcesilao figliuolo di Battp re de' Circnesi, sendone cacciato dalla plebe , la quale, fece rivlta. Ora la madre sua, che si chiamava Feretima, navigando verso gli Stati di Eveltonte re di Salamina in Cipro, lo pregava supplicandolo che volesse venire in ajuto suo; ma il Re Ciprico non fece stima n de'preghi, n delle suppliche di Feretima. Alla fine militando A rcesilao nell'esercito de'Greci, ed avendo acquistate molte ricchezze, ritornando, ricuperossi l'imperio. Laonde av venne che facendo acerbissima vendetta de'suoi nemici, egli fu ammazzato da barbari vicini. N perci Feretima si perd punto d* animo in tante sciagure , anzi ricor rendo ad Ariande re dEgitto, e raccontandogli certi suoi benefizj eh ella aveva fatti a Cambise , raun di molti soldati per terra, e per mare, e; perseguit di modo i Cirenesi, chella fece le vendette del figliuolo, e rimise il regno nella famiglia.
Assiotea,
F u moglie Assiotea del re Nicode. (i) la quale veggendo
{i) Diodoro lib. ae.
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come Tolommeo re dEgitto mandava un grosso esercito a disturbarle il regno , ella , perciocch Nicocle s' era impiccato , ed i fratelli di lui si erano ammazzati con le loro proprie m ani, imit la virt de* passati suoi, e perci raunate le sorelle , e le madri, e le- mogli di quegli le persuase a non commetter cosa alcuna indegna del loro sangue. Le quali persuase da lei francamente , serrarono le porte della corte delle donne, e corsero ai tetti. Laonde correndo quivi gran moltitudine di cittadini esse ammazzarono i figliuolini che portavano in braccio. Di poi messo fuoco a tetti altre di loro si ammazzarono co* coltelU, altre con grande animo saltarono nel fuoco, e si morirono. Ma di vero che Assiotea fu sempre la capitana in tutti i percoli : perciocch veggendo essa che tutte onoratamente morivano, ella t eziandio per mo rire immergendosi la spada nel petto, si scagli nella fiamma, acciocch i nemici non godessero del corpo suo , bench fosse morto.
Archidame.
Pirro Epirota faceva guerra a'Lacedemoni, ed attac catosi un gran fatto darme davanti alla citt, i Lacede moni partendosi fecero consiglio di mandare le mogli , ed i figliuoli loro in Greta, ed essi starne a pericoli, tanto che acquistassero la vittoria, o si morissero. Allora Archidame biasim questo consiglio, affermando ch'egli era cosa onorata alle donne lacedemoni, che o moris sero co' mariti loro , o che vivessero assieme co' vivi. Perch elleno avendo partito fra loro stesse l'opre della
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guerra, cavavano fossi, arrecavano Vanne, aguzzavano i ferri deli'aste, e medicavano i feriti. Di qui nacque che i Lacedemoni riuscirono pi animosi alla battaglia, veg gendo il valore delle loro donne di modo che ributta rono Pirro*
JLmdice.
Fu mogli* Laodice di Antioco il quale era denominato D io, di cui ebbe un figliuolo chiamato Seleuco. Ma que* gli ne men poi un* altra chiamata Berenice , figliuola dfel re Tolommeo, della quale lasciatone un figliuolo si mori, e disegn Seleuco (i) successore del regno. Peiw ch Laodice adoperava s che il figliuolo di Berenice tosse ammazzato per via d'inganni. E di fatto uccisole il figliuolo, Berenice si mise come supplichevole da vanti al popolo chiedendo ajuto, e misericordia dai sudditi. Ma quegli che avevano ammazzato il fanciullo, ne menarono un9 altro vivo, che rendeva laria di quel eh era morto, davanti al popolo, il quale credendo che egli fosse quel desso, gli elesse una guardia reale. Di poi diede il presidio dei Galli pagati a Berenice, e le consegn un luogo sicurissimo nella corte, e la rassi cur con giuramenti e trattati, e cedendo essa alle esor tazioni di Aristarco suo medico, si acquet. Ma i par tigiani di Laodice valutisi del giuramento quasi per
f i ) Laodice avendo dato il Teleno ad Antieco suo marito fece porre nel letto in luogo di lai certo Anemone, che ne rappresentava vivamente la immagine, e da questo venire dichiarto Re Scleuco. Val. Mass. lib. 9 , c. 14.
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stratagemma subitamente assalirono Berenice, e l'uccisero. Di poi la maggior parte delle donne cbe erano eoa esso lei apparecchiandosi alla difesa furono ammazzate. Ma poich Panariste, Mania, e Getosira ebbero sotter rato il corpo di Berenice, ne misero un* altro nel letto, quasi ohe fosse ancora viva , t si volesse far medicare le ferite eh* ella aveva tocche. E cos persuasero i sud" diti che non si movessero, infin che Tolommeo padre della morta Berenice, chiamato da loro, giunse. Il quale mandando lettere attorno soscritte col nome del figlio , e di Berenioe, quasi che fossero ancora vivi, ricuper senza battaglia tutto quel paese, che si stende dal Tauro inaino all'ndia, valendosi dello stratagemma di Panariste. Teano. Essendo colto Pausanta figliuolo di Teano che fa voreggiava la fazione de* Medi, si ricorse nel tempio di Minerva Calciaca; l dove non si poteva ritrarne alcuno che quivi andasse a supplicare; e questa legge sopra tutte le altre si osservava. Ora essendo ricorsa quivi Teano mise nn mattone alla porta , la cui virt, e sa viezza ammirando i Lacedemoni, ciascuno metteva un mattone alle porte. E cosi avvenne che si fece e luno e 1 *altro, cio che non trassero fuori colui che suppli cava , ed ammazzarono il traditore serrato di dentro.
Deidamia (1).
Avendo Deidamia figliuola di Pirro, occupata la citt fi) Gli toriti si travagliarono le cervella nel preoisars questa Dei
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di Ambrack, acciocch prendesse vendetta, di Tolommeo, ehe fu ammazzato per inganni, compose la guerra con gli ambasciadori degli Epiroti con: questo patto per che ella avesse 1 * eredit , e gli onori de' suoi predecessori. Ma essa fh ingannata della fede ricevuta; perciocch alcuni Eprroti, facendo una. congiura segreta, vi man darono Nestore uno della guardia di Alessandra che la dovesse ammazzare. Il quale veggendo eh'ella aveva in chinati gli occhi a terra, avendole riverenza, e spaven tato si parti senza potere fare altro. Allora fuggendo ella nel tempio di Diana, Milone, he aveva ammazzato Filotera madre di le i, armato le corse addosso. L quale grid : Colui che ha morte la madre aggiunge omicidio ad omicidio. Appena essa pot metter questa voce , che Milone l'ammazz nel tempio di Diana.
Artemisia.
Faceva Artemisia il fatto d* arme navale appresso Sa lamina , quando i Greci vittoriosi perseguitavano i Persi che fuggivano. Laonde essendo quasi che per essere
damia. Pausan. Messen. parla d una Deidamia figlia d r Pirro. Soggiugne per che fu priva di d tscendensa e che morendo abban don gli aff ari al popolo. Secondo lui fu dessa figlia di Pirro , fi glio di Tolommeo, figlio di Alessandro , figlio di Pirro. Questa pertanto fuori del caso prsente. Plutarco in Pirro fa menzione d* un altra Deidamia, figlia di Eacide, re dei Molossi, e sorella di quel Firro che guerregi contro i Romani, la quale spos il re Demetrio, e mor di malattia. Neppur questa fu adunque la Deida mia di Polieno-. Giust. lib. a 8 , cap. 3 , parla d'una Laudamia, a cui egli unisce una INereide e questa Nereide vien detta da Paus. Eliac. Poster, sorella di Lattdamia, e figlia di Pirro. Chi sa adun que che la Deidamia di Polieno altro non sia che la Laudamia 41 Giustino.
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presa, comand a nocchieri, che levassero le insegne persiane, e al governatore, che come nemico urtasse nella galea persiana , la quale navigava avanti. Veggendo i Greci queste cose, e .pensando che quella fosse una. galea de'collegati , lasciandola stare si voltarono ad as-r saltar le altre. E cosi scampando Artemisia il pericolo, che le soprastava, navig in Caria. Aveva Artemisia, non solamente le insegne de* Bar bari , ma eziandio de* Greti nella sua galea. Perch s'ella si metteva per avventura a seguitare una galea greca, levava l'insegna persiana, se poi. ella fuggiva le galee greche, alzava l ' insegna greca, acciocch i Greci s rimanessero di seguitarla, siccome quella che fosse loro amica. Assediando Artemisia la citt di Latmo, nascose i soldati armati , ed essa se ne and cogli eunuchi, coi pifferi, e tamburini nel bosco della Madre degli D ei, il quale era lontano sette stadj dalla citt , facendo vista di volere sagrificare. Ora uscendo i Latm i, e contem plando la. piet di lei, e maravigliandosi forte, si sco prirono allora que ch'erario imboscati e presero la citt ; e cosi 1 *ebbero con le pive, e co* tamburi, non I* avendo, potuta prendere prima con l ' arme. Tenendo Artemisia il regno di Caria , guerreggiava con Serse re di Persia contro i Greci. Aveva eziandio il Re dato il vanto a costei nella giornata, che si fece a Salamina; e visto, in quella che si combatteva, ch'essa menava le mani valorosamente , e che gli uomini com battevano infingardamente, grid, o Giove, tu d* uomini n' hai fatto donne, e delle donne uomini !
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Pose che Zenide (i) marito d iT a n ta , principe della citt de* Dardani ii mor , ella maneggi il regna eoa l'ajuto di Faroabazo. Face vasi portare costei atte bat taglie sui cocchi, e comandava a' combattenti, e met teva i soldati in ordinanza, e dispensava i premj detta littoria secondo i mefiti de* soldati. N fu nemico alcuno che la superasse gi mai. Solamente Midia, avettdo me nata per moglie la sua figliuola, ed essendo stimato fe dele per lo parentado, segretamente entrate dentro nella camera di lei ? ammazz (a).
Trgatao.
Maritassi Tirgatao di Meotide ea fichteo re dei Siot i , i quali poco di sopra il Bosforo sogliono abitare. Ora essendo costui cacciato fuori dei reame, Satiro tiranno del Bosforo lo rimise nel regno, e gli di per moglie la sua figliuola, comandandogli che ammazzasse la prima. Ma eg li, che troppo caldamente l'amava, non la pot ammazzare, ma racchiusala in un castelk fortissimo co mand , che quivi menasse la vita sua. Nondimeno Tir gatao si foggi senza die la guardia se ne accorgesse. Perch temendo Ecate, e Satiro eh ella non sollevasse i Meoti a far loro guerra, cercandola con grandissima diligenza, nou la poterono trovare giammai. Laonde
(i) Senofonte , HeHenic. lib. 3. (a) Lo storico anzidetto riferisce io oltre eh1 egli uccidesse un fi glio di Ta nia avente anni diciassette.
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avendo eUa passate le vie deserte ed aspre, stando ascosa di giorno nelle selve, e camminando di notte, finalmente pervenne a .certi popoli, che si chiamano Issomati l dove era la corte di suo padre. Ora ri* trovando come il padre suo era da questa vita pas sato , si marit con quello eh* eragli successo nel re gno , e indusse gl' Issomati a mover guerra contro Satiro, ed Ecateo ; le cui contrade cominci prima scorrere con di molta gente, la quale essa aveva raunata intorno alla palude Meotide. Di poi dava il guasto allo stato di Satiro ; di modo che amendue le mandarono gli ambasciatoli a supplicare la pace ; che le da rebbero per ostaggio Metrodoro figliuolo di Satiro. Ma quantunque ella acconsentisse loro, nondimeno non le servarono poi il giuramento. Perciocch Satiro persuase due suoi amici, che come supplichevoli si ricor ressero a le i, e con inganni 1' ammazzassero. I quali essendo quivi ricorsi, Satiro domandava che Tirgatao glieli desse nelle mani, a cui ella pi volte servando la legge de'supplichevoli, rescrsse, e s'adoper d'impetrare la salute loro. Ora assaltarono costoro Tirgatao, fingendo 1 *uno di dover ragionare con esso lei di cose di gran dissima importanza, mentre 1 * altro avrebbela uccisa ; or questi sfoderata la spada fall il colpo, e le di sulla cintola. Allora correndo la guardia e presili, comincia rono esaminarli amendue : i quali confessarono le in sidie fatte a petizione del tiranno. Tirgatao adunque ammazzato l'ostaggio da capo mosse lor guerra , e fecegli tujti que*danni, depredando ed ammazzando, che per lei si poterono maggiori, infin che Satiro macerato dal
P olimno , Strat.
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dolore venne a morte. E cosi succedendo nel regno sua figlinolo Gorgippo se ne ricorse a ..lei, e parte con preghi, e parte con grandissimi doni compose la guerra.
Amage.
Veggendo Amage come il sno marito Medosacco re de*Sarmati, i quali toccano la marina Pontica, ero oc cupato nella crapula, e nelle morbideasse, spesse volte fella faceva ragione , e disponeva i presidj dfl paese , ribattendo le-' scorrerie de nemici, e soccorreva a9vi cini , i quali fossero ingiuriati ; di modo che ella, e per fama, e per gloria era molto celebrata fra tutta la Scizia. E di qui nacque, che i Chersonesi, i quali abitavano le Contrade del Tauro , essendo stati danneggiati grande mente dal re degli Sciti fecero lega con esso lei. La quale prima scrisse al re, che lasciasse stare il Chersoneso. Ma facendosi lo scita beffe di questo , ella tolti in compagnia cento venti uomini pr delia persona, e di gran cuore , gli di a ciascuno tre cavalli, e corse in un di 9 d una notte a speroni battuti mille e dugento stadj (i ) Laonde assaltando la corte reale alla sprovvista, ammazz tutti que* che erano sulle porte. Allora gli Sciti furono sorpresi da grave timore, siccome colo ro che erano sottosopra per lo segreto pericolo, e pensando che molli pi ne venissero, che quegli che erano quivi arrivati, . Amage intanto con quell em pito di prima entr nella corte del R e , ed ammazzato lui, ed i parenti, e-gli amici, eh* egli aveva con esso (i) Genio cinquanta miglie, o cinquanta leghe parigine.
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lui, rese 0 paese a* Chersonesi, fatto questo, commise il regno al figliuolo del Re, comandandogli, che gover nasse giustamente, e , guardando il fine del padre suo, lasciasse stare i Greci vicini, ed i Barbari ancora.
Arsinoc.
Posciach Lisimaco marito di rsinoe si m ori, si dest grandissimo romore in Gfeso. Laonde sfasciando la citt que che favoreggiavano la parte di Seleuco, ed aprendo le porte, ella colloc nella lettiga reale una don zella vestita con manti reali, e le mise attorno la guar dia. Di poi vestendosi ella con panni stracciati, e col volto imbrattato, usc per un'altra porta, e correndo alle navi fugg. Allora Menecrate, il quale era uno dei capitani, assaltando la donzella nella lettiga 1' ammazz dandosi a credere che fosse Arsinoe.
Cratesipole.
Volendo Cratesipole dare la rocca di Corinto a To lommeo, la quale era guardata col presidio de soldati pagati, essi le persuadevano che il luogo si doveva di ligentemente guardare. La quale lodandoli molto, come coloro che fossero forti e fedeli, disse che farebbe ve nire altra truppa da -Sicione, onde guardarla insieme con esso loro pi sicuramente. perci mand palese* mente a Sicione, e segretamente a Tolommeo, i cui soldati venendo di notte, li ricevette quasi come amici, e cos Tolommeo malgrado delle guardie occup la rocca*
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La Sacerdotessa.
. Davano la batteria gli Etoli a Pellena, quando i tep~ razzani correndo al poggio, il quale era dirimpetto alla rocca di Pellena, si mettevano in arme. Ora avendo la sacerdotossa di Pallade l ' usata armadura di quel giorno, e la celata con tre pennacchi, perciocch era bellissima oltre tutte le vergini, si mostrava dalla rocca a tutta la moltitudine, la quale si metteva in punto1 . Il perch veg gendo gli Etoli la vergine armata, che usciva del tem pio di Minerva, si pensarono che pure Minerva . venisse in ajuto a'Pellenesi. Ritornando pertanto addietro furono perseguitati da* Terrazzani, i quali n ammazzarono gran moltitudine.
Cinnane.
Maneggiava le facende della guerra Cinnane figliuola di Filippo, e guidava gli eserciti, ed eziandio attaccava i fatti d' arme. Ora venendo a giornata a bandiere spie gate con gli Illirj, abbatt la loro regina Ceria dandole una ferita nel collo; ed appresso ammazz molti Iilirj che fuggivano. Ella si marit di poi con Aminta 'fi gliuolo di Perdicca e morendo egli tosto, non volle altramente rimaritarsi ; ma avendo una figliuola d* A minta , che si chiamava Euridice, 1 *ammaestr nell' arte militare. Laonde, poich Alessandro si mori in Babilo nia, trattando i suoi successori cose nuove, a lei di il cuore di passare il fiume Strimene. Ma essendo im pedita da Antipatro, ella fece forza a que' che la tene*,
vano da lungi, e trapass, espugnando tutti quegli, che e le paravano incontro, 1 *Ellesponto per combattere Contro F esercito de* Macedoni. Laddove venendole in* contro Alceta a bandiere spiegate, i Macedoni veggendo la figliuola di Filippo, e la sorella di Alessandro, ar rossiti nel volto si mutarono di fantasia , Alceta per' fu di sentimento contrario: ed ella rinfacciando 1 * ingra* titudine di Alceta, non temendo n la moltitudine delle gnti, n 1 * apparato dell arme , ma animosamente sor stenendo la stinge, deliber di voler piuttosto morire, che vedere il sangue di Filippo privato e spogliato del regno. Pista. Poscia che Gallinico fu vinto daGalli appresso Ancira, Pista moglie di Seleuco (i), che fu presa da* nemici, gettato il vestito reale, messasi indosso i panni stracciati d'una poverissima serva, fu venduta fra le altre schiave. Laonde menata* a Rodi con le altre schiave confess chi eli* era. Allora i Rodiani rendendo il pagamento al com pratore la vestirono onoratamente, e la mandarono in Antiochia. Epicare. Scoprendosi le insidie, ehe mettevano Pisone, e Seneca a Nerone, egli fece ritenere Epicare, la quale perciocch era femmina di Scelajo fratello di Seneca la mise alla tortura, siccome quella epe fosse quasi consa*
(i) Ateneo, lib. i 3 , la chiama Mista,
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pevole de' segreti trattali. La quale ancorach fosse esa minata crudelissimamente, . nondimeno non si rend punto, n scoperse persona alcuna* Nerone adunque differ la cosa, come se l ' avesse voluta tormentare una altra volta,; e perci quindi a tre d (i) comand che picare fsse menata in lettiga, iu cui non prima venne posta, che scioltasi la cintura si strangol con le: proprie mani. Ora que*che la, portavano, messa gi la lettiga, comandarono che ne uscisse fuori, perciocch appressati al luogo de*tormenti. Ma trovandosi che il corpo era m orto, Nerone si sdegn forte , arrossendo di essere stato vinto da una meretrice.
Le Milesie.
Nacque a Mileto pn furioso pianto di fanciulle , petw ciocch la maggior parte di loro sen^a, che; le fosse fatto danno alcuno, sSpiccavano per la gola Laonde certa donna Milesia persuase, che quelle le quali si erano strangolate fossero portate a seppellire per la piazza. F u approvato questo consiglio da tutti ; e per conse guente le fanciulle si rimasero di darsi la morte, per ciocch dubitando della vergogna che seguiva loro dopo la m orte, n sostenendo che i corpi loro morti fossero portati per la piazza , per l ' innanzi, non s* impiccaro no pi,
(i) Tacito lib. i 5 j cap. presso. dice che ci arrenile il giorno ap-
Le Mette* Cominciarono i Melj abitare le contrade della Carta A persuasione di Simfeo > cbe fi loro capitano ; a* quali i Carj cbe abitavano Criaso, gli cominciarono a metter* gli agguati, e perci gl invitarono a pubblico convito. Accadde cbe Carena vergine, essendo innamorata di Simfeo, gli scoperse le insidie. Rispose adunque Simfeo aC arj, cbe i Greci avevano questa legge di andare i banchetti con le loro mogli I Carj adunque comanda rono che menassero eziandio le mogli. Il perch i Me)) v andarono privi di arm i, vestiti solamente con le toghe loro, ma ciascuna delle loro donn portava sotto le vesti una spada, e ciascuna si stette a lato al marit suo. Ora accorgendosi elleno mentre che si cenava del segno che volevano dare i Carj * le donne tutte aperte le vesti, ed i mariti prendendo le spade assalirono i Barbari, ed ammazzatili tutti s*impadronirono della citt, e del territorio loro. Le Foceesi* Facevasi una guerra mortale fra Foceesi * e Tessali, di modo che i Tessali fecero un decreto, che non si perdonasse a nessuno che fosse di et grande, e che i figliuolini, e le donne si facessero schiave* Essendo a* dunque per fare il fatto d'arme i Foceesi, le lor donne determinarono questo, dicendo = Noi se ri andremo nella selva grande, e quivi, ragguagliate che gli uomini nostri sieno sopraffatti, monteremo sulle ca-
ioo
toste di legna co* figliuoli .nostri, ed accendendo la selva t abbruceremo = . Questo decreto fece s che comhaWrono pi animosamente , e venuti a giocata acquistarono la vittoria. Le Clde. Guerreggiavano i Chii contro gli Eritrei per conto di Leuconia, e veggendo che per modo alcuno non po tevano fare empito ne*nemici, determinarono di fare l'accordo, ed uscire tutti seco portando il solo manto , e la veste. Ora avendo a male le donne loro che essi gettate 1' armi privi di difesa fuggissero ; queglino di cevano , che fra loro era intravenuto il giuramento. Allora le donne gli diedero per consiglio, che . per modo alcuno non mettessero gi 1 *arme, ma dicessero eh* erano usati di chiamar l 'asta manto, e veste lo scudo. Perch compiacendo i Ghii alle loro donne, ri tenute 1' arme furono di maggiore spavento agli Eritrei. Le Tasie. Mentre che i Tasj erano assediati da nemici, Vo lendo loro opporre di dentro le ipura le macchine , gli mancarono le funi con le quali era necessario legarle* Allora le donne Tasie si raser la testa (i), ed adope rarono i capelli a legar le macchine.
(i) Vegezlo, de re milit. lib. 4 * cap* 9* F loro, lib. 2. cip* fi5 . Lattanzio , de falsa rlig. cap. a.
4oi
Le Argolid. MoVendo l ' arme Pirro Epirota agli Aitivi a per* Suasione di Aristeo Argivo che lo chiamava , i terrazsani concorsero tutti con 1' arme in piazza; perciocch le loro donne occupando t tetti delle case , e gettando gi sassi, e simili cose addosso agli Epiroti gli costrin sero a ritirarsi ; di modo che Pirro eziandio, il quale era capitano fortissimo, cascandogli sul capo un mattone, vi*si mor. Perci le donne d Argo sacquistarono grandissima gloria fra i Greci , celebrandosi come Pirro persona di guerra segnalata fosse stato ammazzato non dagli Argivi, ma dalle loco donne. Le Acarnqne. Guerreggiando gli Acarnani assai tempo con gli Etoli, i quali alla fine entrarono nella citt per mezzo de' tradimenti, gli uomini in quel subito pericolo com batterono valorosamente ' E le donne eziandio salite sui tetti, e parte gettando gi sassi, e parte mattoni am mazzarono molti nemici. Appresso confortarono i mariti loro, i quali erano quasi che vinti, di modo che rin facciando loro la fuga , e talvolta con suppliche, li ri chiamarono alla battaglia. Ma poich da capo combat tendo animosamente vennero presi, le donne si appi gliarono di modo chi a' padri , chi a' mariti, chi ai fratelli che i nemici non le potevano svellere da quelli, s forte gli abbracciavano ; e per conseguente furono costretti ammazzarle con. gli uomini propri.
Le CirenesL
Faceva guerra Tolommeo co Cirenesi, i quali chiamando Licopo capitano d'Etoli? gli diedero la suprema autorit di tutto il governo. I Cirenesi adunque erano i primi ad arrischiarsi nelle zuffe, e le donne loro fortificavano lo steccato , cavavano i fossi, arrecavano i dardi, portavano i sassi, apparecchiavano da mangiare, e medicavano i feriti* Ma ingannati che furono gli uo mini loro, e Licopo giunt a trasportare lo stato della repubblica alla monarchia, lo bestemmiarono di modo, eh egli sdegnato n'ammazz molte di loro, le quali correvano di propria voglia alla morte.
FINE.
TA V O LA
DEI NOMI
DE FACITORI DE STRATAGEMMI
IN TUTTA L OPEBA CONTENUTI,
A fricam ane 4 oi Acues 12 Agatocle 224 Agatostrato % $% Agesilao 57 Agesipoli 9$ A g i de 5 Agnone 289 Alceta 84 Alcibiade 4* Alessandro 159 , e Alessandro Ferese 26$ Alessandro diLisimaco 278 Alialte 293 Amage 394 Am asi ag4 Ambracioti a79 Am fizioni 278 Arnfireto 990
Amulio 337l 287 , Anassagora 33a Annibaie 23 l Annone Antalcida 95 178 Antigono Antioco, fig .di Seleuco 204 2o 5 Antioco Gerace . Antioco, /?g. Antioco ivi Antipatro 176 270 Apollodoro 267 Arato Arphebio 255 Archidame 387, Archidamo 45 Archino ii i5 Archilaida 85? i5a Argeo Argolidi, 0 Argive 4* ii Aretafila 371
Ariande Ariobarzane Aristide Aristide E lecite Aris tocrate Aristogitone Aristomaco Aristomene Aristone Armoste Arpago Arsame Arsinoe Artabazo Artaserse Artemisia Assiotea Atenocle Atenodoro Aitato Attilio Augusto utofradate B Bacco Biante Borge Borzo Brasida Brenno
3*4 3 18 3i 274 255 21 255 101 a36 92 298 3ao 395 3a3 3o8 3go 386 266 *44 208 346 365 3 ig 5 a3 3 i7 328 36 325
C Cabria i43 Cajo 347 e 354 Calcedonesi 284 CaUiade a56 Callicratide 97 Cambise 399 Camillo 34i Camma 378 Campani 276 Care i4$ Caridemo *49 Carimene a56 Cartaginesi 2^6 Cassandro 200 Clti 33 e 335 Cesare 355323Chessoblette Chie 4 oa Chilio > a49 Chilonide 373 Cimone 33 Cinane 396 10} Cinea 249 Cipselo Cipselo, signore etA r IO cadia Cirenesi 4o* 295 Ciro sa Cleandrida
Clearco Clearco Eracleotck Clelia Cleone Cleonimo Cleomene. CUstene Clitarco Codro Conone Corciresi Corinti Cosinga Cratero Cratesipole Cresfonte Creso Crisame D Dafneo Dario Datarne Deidamia Deifonte Deioce Demarato Demetrio Demetrio Falereo Democle Demofonte
% 99 37 i 36 9 *4 1 13
246 16
52
282
Demostene Dercillida Dieta Dinia Diocle Diogneto Dionigio Diotimo Doroteo Dromichete E E lare Efori Egestesi Egetoride Egitto Elne Epaminonda Epicare Eraclide rcole Erppida Erisso Ermocrate Ertioie Eteonico Eudocimo Eumene F Fabio massimo
4o5 I io 84 . 106 104 248 254 2l3 *44 253 3*7 3oo 89 282 104 271 11 74 397, a4< 7 93 379 47 89 48 247 *94
347
93
189
i5o a59
9
46
ai i fypocrate Falari 3i i Ippodamante Farnabazm Fauno 353 Iscolao Feracida 88 Isida 386 Istieo Feretima L Filippo i53 Locare Filippo , figlio di De ao6 Lampsaceni metrio i5o Lampsace Filocle a5g Laodice FUomelo 266 Leena Filopemene Filote 37 Leonida Focione 47 Leotichide 280 Foceesi, m. Leptine Foceesi, yi Leucone 399 1 ia Lieo Fqrmione 1 13 Licurgo Frinico G Lisandro Castrone 9 Lisimaco Gelone a4 Locresi M Grone *7 Gescone >33 Maga a6s Mtucella Giasone 46 Mario Gilippo Glos 311 Mausolo Gorgia 83 Megacle Megaclida I Jficrate si5 Me tanto a3i Melie Imilcone Mcmpsi Ipparino
9 93 85 aa n4 a84 376 388 384 3a 33 a3o a7* a43 i5 49 aoa a83 97 345 344 3 ,6 a38 9* *7 399 3aa
Menecrate Menelao Memnone Mentore Mida Mgdonio Mdesie Mironide Mitridate Mnasippida N Nearco Nicia Nicone Nicone di Fera Nitete Numa Numitore O Oco Oiiomarco Oronte P Pache Pailenesi Pammene Pane Panezio Parisade Parmenione
*43 i *56 986 *95 3a6 398 34 3*i 95 a53 38 a5a i5 3 ;o 339 337
3 09
\O J
407 Pausistrato *47. Pelopida 81 Perdicca *99 Pericle 35 Perseo , figlio di Fi lippo *09 Persiani 331 Pieria 374 Pinario 354 Pindaro 388 Pirro *69 Pisistrato 20 Pista 397 Pitopole 380 Pittaco a3 Plateesi 281 Pliclea 383 Policrate ai: Polidoro li Polisperconte ao4 Policreta 375 Porcia Porcio Catone 35* Pompisco a5o Procle 11 Psamtnetico a93 Q Quinto Fabio 349 R Rodogune 3^9
o8
Romani Romolo S
228 4 11
Sacerdotessa Sanniti 376 Scipione 349 Sciti 33 1 Scile 3 a7 196 Seleuco m Semiramide Serse 307 Sertorio 355 Seute 3s3 3*7 iSirace 3o3 Sisifo 289 Siila 343 Solisonte 285 Solone 18 Sosistrato 354 Stenippo 96 Surena 3a8 Senofonte 54 T Tania 392 Tarquinio 34o Tasie 4oo Tauri 333 Teano 389 Telesilla 373 Telesimico #49 Zopiro
384 a7
107
25 e 288 9 i3
0* 247
379 234 i 36
246 392 334 e 342 16 3 io
353
in 207 370 33o 286 237 5i 34o
3o5