Tradizioni Botteghe e Stili
Tradizioni Botteghe e Stili
Tradizioni Botteghe e Stili
di H. Alan Shapiro
Edizione di riferimento:
in I Greci. Storia Cultura Arte Societ, 2. Una storia greca, I. Formazione, a cura di Salvatore Settis, Einaudi, Torino 1996
Indice
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Con laprirsi del mondo greco ai contatti con lEgitto e il Vicino Oriente nel tardo viii e nel vii secolo a. C., alla scarsit e relativa uniformit della cultura materiale che aveva segnato il periodo geometrico succedette una fase di sperimentazione artistica, contrassegnata dalla nascita di scuole artistiche originali e distinte nella maggioranza delle poleis greche. Nel corso del vii secolo, ciascuna regione del mondo greco cominci ad assumere un profilo culturale distinto. Il fenomeno attestato nel modo forse pi evidente dalle differenziazioni riscontrabili nei dialetti letterari dei primi poeti lirici, che adottano elementi del locale idioma parlato: greco ionico, dorico o eolico. Analogamente, nel campo delle arti figurative, gi allinizio del xx secolo gli studiosi tedeschi moderni forgiarono il concetto di Kunstlandschaft, che afferma lesistenza in ciascuna regione della Grecia di uno stile artistico proprio e univoco1. Le caratteristiche precipue di tali stili sarebbero determinate in parte dai tratti culturali ritenuti connaturati alle differenti razze greche (austerit e militarismo fra i Dori di Sparta e della Laconia, lusso e amore per il bello fra gli Ioni delle isole e dellAsia Minore, e cos via), e in parte dal grado di penetrazione in ciascuna regione dellinfluenza mediorientale durante il periodo orientalizzante del vii secolo2. Poich questa fu anche lepoca delle grandi ondate di colo-
nizzazione, il concetto di Kunstlandschaft potrebbe essere esteso, per esempio, alle citt greche del Mediterraneo occidentale, laddove gli stili regionali erano considerati in termini di amalgama fra lo stile importato dalla madrepatria greca e linfluenza delle tradizioni locali (italiche, puniche o altre)3. A un livello pi pratico, tuttavia, occorre notare che la maggior parte delle scuole locali tese a indirizzarsi in funzione della materia prima maggiormente disponibile o di migliore qualit: marmo, pietra calcarea, bronzo o argilla (terracotta). Buona parte delle tecniche impiegate nellarte greca classica furono inventate (o mutuate dallesterno) e quindi gradualmente perfezionate nel corso dei secoli vii e vi, ivi comprese le tecniche per la realizzazione di grandi sculture su pietra dura, il getto del bronzo, la pittura in affresco e la decorazione vascolare a figure nere e rosse. La documentazione scritta di quel periodo non in grado di fornirci pi di una manciata di nomi di artisti, ma la loro denotazione geografica, unitamente alle capacit e alle tecniche per cui andavano famosi, collima con i dati dei reperti archeologici. Il pi grande di questi nomi, lo scultore quasi leggendario che divenne il prototipo di tutti i primi artisti greci e assurse a emblema della creativit stessa delle arti figurative, fu Dedalo4. Sebbene in alcune versioni della sua leggenda se ne indichi il luogo di nascita ad Atene5, il fatto che il nome di Dedalo venga per lo pi associato a Creta riflette forse il primato dellisola nelle capacit sia di recezione dellinfluenza mediorientale, sia di sviluppo delle tradizioni indigene della scultura di grandi dimensioni in pietra e bronzo. Nella generazione successiva a Dedalo, gli scultori pi noti alla tradizione greca furono i fratelli Dipeno e Scilli, definiti ora figli ora allievi di Dedalo6. Bench fossero cretesi di nascita, gli incarichi di realizzare statue di
culto o di altro genere li condussero a operare soprattutto nel Peloponneso, a Sicione e Cleone nellarea di Corinto7, ad Argo e nella vicina Tirinto8. assai probabile che essi, ovunque si recassero, reclutassero allievi che a loro volta contribuirono a istituire scuole locali in tutto il Peloponneso e altrove. Cos, per esempio, un certo Dorykleides di Sparta, indicato come loro allievo, realizz una statua per il tempio di Era a Olimpia9, mentre un paio di suoi allievi, Tecteo e Angelione, furono gli autori della celebre statua di Apollo oggetto di culto a Delo10.
1. Scultura libera e scultura architettonica. Prima di dedicarsi alla scultura in pietra o in bronzo, i Greci si avvalsero in modo predominante del legno, soprattutto per la realizzazione di quelle antiche raffigurazioni votive degli di note sotto la denominazione di xana11: di piccole dimensioni, in molti casi queste statue erano lavorate rozzamente e derivavano la loro importanza religiosa pi dallantichit delle origini che non dal pregio artistico. Fu Dedalo a scolpire lo xanon di Afrodite che Arianna don a Teseo e che questultimo consacr nel santuario di Apollo a Delo12. Per lviii secolo i traffici commerciali fenici in tutto il Mediterraneo13 e la presenza di artigiani fenici sullisola di Creta sono attestati nel grande ritrovamento di splendidi scudi e altri oggetti di bronzo finemente lavorati nella grotta del monte Ida14. La tradizione mitologica parla di una gena di abili artigiani i Dattili del monte Ida che scoprirono la natura del ferro e del bronzo e luso del fuoco nella metallurgia15. Prima dellinvenzione della fusione in bronzo, fior per un breve periodo la tecnica nota come sfurlaton, consistente nella battitura con il martello di lamine di bronzo su una
sagoma di legno fino a produrre una figura quasi a grandezza naturale; i primi esempi di questa tecnica sono stati ritrovati nel tempio di Apollo a Drero, nellisola di Creta, un edificio risalente alla met del vii secolo16. Delle tre figure, quella di Apollo la pi grande, mentre le due figure femminili sono con tutta probabilit sua madre Leto e sua sorella Artemide. Negli studi moderni Dedalo ha dato il proprio nome a uno stile di scultura su calcare sviluppatosi nel vii secolo e che ebbe probabilmente origine a Creta, donde si diffuse rapidamente ad altre scuole nella Grecia continentale e nelle Cicladi17. La Dama di Auxerre, ora conservata al Louvre, il miglior esempio giunto fino a noi di stile dedalico, caratterizzato da corpi racchiusi in vesti elaborate e aderenti, e da volti triangolari con occhi grandi e sporgenti e chiome spesse e pesanti a mo di parrucca: unimpressione di monumentalit tuttavia smentita dalla minuscola statura della statuetta (65 cm). Indubbiamente monumentale (e forse un po pi antica) la statua offerta al santuario di Delo dalla famiglia di una donna di Nasso, Nicandre. Non chiaro se la statua rappresenti Nicandre che, come ci dice linscrizione incisa sulla sua coscia, fu uccisa dalle micidiali frecce di Artemide, o piuttosto la dea stessa, che condivideva con il fratello la sacra isola di Delo e forse a quei tempi era addirittura considerata pi importante di lui18. La maggior parte delle statue dedaliche, compresa una testa di calcare rinvenuta a Micene, ritraggono figure femminili e sono di grandi dimensioni: esse precedono di circa mezzo secolo linizio della serie delle figure maschili monumentali note come kouroi. Lo stile dedalico, tuttavia, si manifesta anche in alcune statuette di bronzo massiccio del vii secolo, come per esempio quella offerta da Mantiklos a Delfi: sensibilmente pi grande delle figurine in bronzo di uomini e animali prodotte in tutto il mondo greco fin dalla met
dellviii secolo (altezza dellesemplare conservato: 20 cm), ma manca ancora un secolo alle prime statue in bronzo a grandezza naturale. Come indicano le fonti letterarie citate sopra, molte delle migliori opere delle varie scuole locali finivano nei grandi santuari panellenici: Delfi e Olimpia19 anzitutto, ma anche Delo e loracolo di Dodona nella Grecia nordoccidentale. Di queste statue di grandi dimensioni del vi secolo offerte nei santuari ne sopravvivono oggi pochissime20. Fra le meglio conservate figurano una sfinge di marmo in cima a unalta colonna a Delfi, offerta dalla popolazione di Nasso (lisola le cui cave furono fra le prime a essere sfruttate) e una Nike di calcare proveniente da Delo, opera di un noto scultore della met del vi secolo, Archermo di Chio21. Oltre a queste, possiamo spesso trovare esempi delle varie scuole locali fra le piccole offerte in bronzo e le sculture architettoniche in marmo e calcare che ornavano i molti templi e tesori che attiravano visitatori e pellegrini presso i santuari. Nella lavorazione del bronzo, fra le scuole peloponnesiache che fiorirono nel vi secolo figurano quelle di Corinto, Argo e Sicione nel nord, e quella di Sparta nel sud22. Bronzetti di fine fattura erano prodotti anche nella remota e montagnosa Arcadia23. Oltre ai siti panellenici, consistenti materiali, generalmente classificati di produzione locale, sono venuti alla luce in numerosi grandi santuari nelle citt-stato pi grandi e prospere: ricordiamo il santuario di Era a Samo, quello di Artemide a Efeso e lAcropoli di Atene, cittadella e santuario di Atena. La decorazione dei templi con rilievi scolpiti fu introdotta in Grecia, di nuovo sotto influenza orientale, durante il vii secolo, congiuntamente alladozione della pietra come materiale di costruzione. possibile che ancora una volta lavanguardia sia stata costituita da Creta, come possiamo rilevare dal tempio di Prini, con
la sua sfilata di cavalieri sul dado e sui fregi dellarchitrave dellingresso. Nella prima met del vi secolo, tuttavia, soprattutto nelle citt del Peloponneso e nelle loro colonie (oltre che ad Atene) che lo sviluppo dellordine dorico fu accompagnato da due tipologie caratteristiche di decorazione scultorea: frontoni nei timpani triangolari della parte anteriore e posteriore, e metope quadrate lungo il fregio sovrastante le colonne24. Il pi antico frontone scolpito conosciuto risale al primo o secondo decennio del vi secolo e decorava un tempio di Artemide nella colonia corinzia di Corcira25. A parte la sorprendente monumentalit delle sue dimensioni (la Gorgone centrale misura pi di 3 m daltezza), il frontone di Corcira introduce anche un elemento precipuamente greco, vale a dire il vivo interesse per la tradizione mitologica: la nascita dei figli di Medusa, Pegaso e Crisaore, al centro e, forse, scene di una battaglia fra gli di olimpici e i Titani negli angoli, con pantere in vista frontale negli spazi intermedi26. Una generazione dopo, analoghe combinazioni di animali, esseri umani e creature fantastiche affollavano i frontoni del primo tempio monumentale dedicato ad Atena, edificato sullAcropoli di Atene27. Verso la met del vi secolo, peraltro, scultori ateniesi avevano anche realizzato, sebbene su scala molto pi modesta (per edifici probabilmente destinati a essere piccoli tesori), i primi frontoni contenenti la raffigurazione di ununica storia. In uno di questi si presenta la lotta di Eracle contro lIdra, in un altro forse una scena di culto ambientata sullAcropoli stessa28. Metope con decorazione dipinta sono attestate fin dal 630 circa sul tempio di Termo in Etolia29, ma la prima serie di metope scolpite giunte fino a noi appartiene a un edificio di Delfi fatto probabilmente costruire dagli abitanti di Sicione nel secondo quarto del vi secolo30. I soggetti rivelano un vivo interesse per la mitologia (la
nave Argo, Europa sul toro, i Dioscuri che fanno razzia di bestiame, la caccia al cinghiale calidonio), ma manca ogni unit tematica. Ci volle ancora pi di mezzo secolo prima che le metope scolpite cominciassero a diffondersi nella Grecia continentale, ma nel frattempo questa tipologia fu entusiasticamente adottata da alcune colonie greche della Sicilia e della Magna Grecia. A Selinunte, una colonia fondata da Corinto, uno dei templi pi antichi, noto solo con la denominazione C e datato intorno al 550, possedeva una serie di metope in calcare a rilievo talmente alto da farle apparire tridimensionali 31. Anche qui la scelta dei soggetti diversificata (Perseo che decapita la Medusa, Eracle e i Cercopi, il carro di Apollo) e priva di un tema unificatore. Presso Foce del Sele, tuttavia, in un santuario di Era argiva, sopravvivono non meno di 38 metope di arenaria provenienti da un tempietto o da un tesoro, tali da suffragare lipotesi di un loro raggruppamento in svariati cicli distinti, tra i quali le imprese di Eracle e la guerra di Troia32. Il fregio continuo ebbe probabilmente origine sui templi monumentali ionici che furono edificati intorno alla met del vi secolo in centri greci orientali come Samo, Efeso e Didima, ma non ne sopravvissuto quasi nessuno. Per trovarne un esempio ben conservato dobbiamo tornare a Delfi, in un piccolo tesoro costruito dallisola cicladica di Sifno e, grazie a circostanze storiche, databile con precisione agli anni 530-525 a. C.33. chiaro che lintera lunghezza di ciascuno dei quattro lati era dedicata a un unico soggetto, anche se in due casi la sua individuazione incerta. I due lati meglio conservati raffigurano una gigantomachia e una battaglia omerica sul corpo di un eroe caduto, con gli di olimpici che osservano la scena34. Lunico frontone sopravvissuto mostra la lotta di Eracle e Apollo per il tripode delfico, con Zeus in veste di arbitro, una scelta insolitamente felice vista la colloca-
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zione delledificio35. La raffinatezza dei fregi e del frontone, unitamente alla presenza di acroteri figurativi a ciascun vertice delledificio e di un paio di colonne a foggia di donne riccamente abbigliate (cariatidi) sulla facciata occidentale, illustrano la ricchezza ornamentale dello stile ionico nella fase della sua massima fioritura. Il mezzo secolo che intercorre fra la costruzione del tesoro dei Sifni e linvasione della Grecia da parte di Serse, nel 480/479, vide il fiorire in Grecia dellattivit edilizia, con una decorazione scultorea in marmo che rappresenta il punto massimo dello stile arcaico. Fra i principali progetti figurano la ricostruzione del tempio di Atena Poliade ad Atene, con un frontone marmoreo raffigurante la dea che prende parte alla lotta contro i giganti36; ledificazione del pi importante tempio di Apollo a Delfi, noto come Alcmeonide perch la nobile famiglia ateniese contribu a finanziarne il completamento, compreso un frontone marmoreo sulla facciata est37; la costruzione di un altro tempio dedicato ad Apollo nella citt di Eretria, sullisola di Eubea, il cui frontone, che illustra il rapimento della regina delle Amazzoni Antiope da parte delleroe ateniese Teseo, indica lesistenza di forti legami politici fra Eretria e la capitale dellAttica negli anni intorno al 50038; ledificazione del tempio di Aphaia (forse una manifestazione locale di Atena) sullisola di Egina, con due versioni di una battaglia della guerra di Troia sui frontoni, chiaramente scolpite a distanza di una ventina danni luna dallaltra39; e, infine, la costruzione da parte degli Ateniesi di un tesoro a Delfi per commemorare la vittoria di Maratona del 490. da questultimo edificio che ci proviene la prima serie ben conservata di metope scolpite nella Grecia continentale dopo il tesoro dei Sicioni, che risale a quasi un secolo prima: vi si celebrano sia Eracle che Teseo, il quale, per associazione, cos elevato al rango dellamato eroe panellenico40.
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2. La decorazione ceramica. La decorazione ceramica del periodo tardo geometrico (c. 750-700 a. C.) aveva acquisito in tutto lEgeo una sorta di koin basata su moduli ornamentali e su un limitato repertorio di tipologie figurative sviluppati ad Atene41. Dopo il 700, tuttavia, legemonia dellAttica cominci a declinare quando la regione fu colpita da una fase di carestia, forse determinata dalla siccit, e di spopolamento42. Questo fenomeno, combinato con linflusso di motivi decorativi del Vicino Oriente, che avevano forse nei tessuti il loro veicolo principale, stimol il fiorire in tutta la Grecia di unampia variet di scuole locali di produzione ceramica, ciascuna contraddistinta da forme e stili altamente distintivi e talora assolutamente peculiari. La ceramica del vii secolo, nota sotto la denominazione collettiva di orientalizzante43, caratterizzata da notevole sperimentazione e originalit di forme, tecniche decorative, uso del colore (dopo il piatto monocromatismo della ceramica geometrica) e da grande inventiva nella narrazione figurativa. vero che molti animali, mostri e creature mitiche furono mutuati dal Vicino Oriente (per esempio le sfingi, i grifoni, le sirene, i leoni, i tori), ma non si tratt mai di copia pedissequa, bens di rimodellazione e assimilazione in contesti affatto greci. Alcuni laboratori producevano esclusivamente per il consumo locale, altri entrarono in concorrenza sul mercato desportazione. Quanto a successo commerciale, al primo posto troviamo la citt di Corinto, che riforniva in particolare gli Etruschi e i coloni greci dellItalia meridionale e della Sicilia. La ceramica protocorinzia (c. 725-640) si specializz in forme di dimensioni ridotte (flaconi per oli e profumi, coppe per bere) di foggia delicata e decorate con grande precisione miniaturistica44. Sullo sfondo giallognolo dellargilla corinzia potevano
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venir applicati numerosi colori, che creavano un effetto di allegria e vivacit, e conferivano al pezzo quasi laspetto di un gioiello. Lelemento pi ricorrente dello stile protocorinzio sono file di animali e mostri, con sottili decorazioni astratte negli spazi liberi, ma vi fu un pittore che si ciment con un soggetto eroico, raffigurando Bellerofonte che combatte la Chimera (unopportunit per ritrarre due creature fantastiche, la Chimera, appunto, e il cavallo alato di Bellerofonte, Pegaso)45. Attorno al 640-630, il capolavoro della pittura vascolare corinzia, il Vaso Chigi, rappresenta il culmine dello stile policromo, nonch un tentativo di conseguire una monumentalit di concezione entro i confini della tecnica miniaturistica46. Il fregio principale ci fornisce la pi antica ed esaustiva descrizione visiva della falange di opliti, da poco introdotta negli apparati bellici dei Greci, mentre i fregi accessori giustappongono motivi vecchi e nuovi, compresa la pi antica versione dipinta su vaso del giudizio di Paride47. Questa breve fase di transizione fu seguita dal corinzio arcaico (c. 625-600 a. C.): le esigenze di un mercato sempre pi ingordo determinarono lo sviluppo di una produzione di massa di ceramica policroma ma di scarsa ispirazione, e il declino della qualit dellornamentazione pittorica48. Altre scuole originali di produzione ceramica sorsero su alcune isole delle Cicladi, nel Dodecaneso e nellEgeo settentrionale. A Rodi e a Chio, figure minuziose di animali su fondo bianco decoravano forme ceramiche caratteristiche, come il calice a Chio e loinochoe a Rodi49. Unisola delle Cicladi Melo, si riteneva un tempo, ma pi probabilmente Paro produceva una serie di enormi vasi dipinti a tinte vivaci noti come anfore di Melo50. La loro decorazione figurativa, sorprendentemente sofisticata, comprende complesse narrazioni delle nozze di Eracle, Apollo e Artemide, nonch duelli di ispirazione epica.
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Vasi di tali dimensioni avevano con tutta probabilit la funzione di stele tombali o di urne cinerarie, analogamente a quelli del tardo geometrico. Una tradizione di vasi ancora pi grandi decorati a rilievo anzich dipinti ebbe un breve periodo di fioritura nel vii secolo, soprattutto a Creta, nelle Cicladi e in Beozia, nella Grecia centrale51. Lesemplare pi bello, rinvenuto a Mykonos e prodotto nella prima met del vii secolo (intorno al 670), offre una stupefacente panoramica narrativa della caduta di Troia: sul collo limmagine del cavallo di legno (si tratta praticamente dellunica raffigurazione sopravvissuta di questo motivo in tutta larte greca) e sul corpo una serie di piccole illustrazioni della distruzione della citt racchiuse in pannellini quadrati simili a metope52. In Attica, allinizio del vii secolo il tardo geometrico comincia a evolvere nel protoattico, in un primo tempo a ritmo quasi impercettibile: sulla superficie del vaso comincia gradualmente a crescere il rapporto tra figure umane e animali e motivi geometrici. Poi, di colpo, su un piccolo numero di vasi sparsi un po per tutta lAttica e sulla vicina isola di Egina compare uno stile figurativo originale e fuori dei canoni53, il cui pezzo pi rappresentativo la monumentale anfora a collo separato utilizzata a Eleusi intorno al 670 per la sepoltura di un bambino54. Nelle dimensioni essa richiama i vasi funerari del tardo geometrico, ma la monumentalit delle figure dipinte non ha alcun riscontro nellarte precedente. nuovo anche lambizioso approccio alla narrazione mitologica, che combina due storie non collegate: sul collo laccecamento di Polifemo da parte di Odisseo e dei suoi uomini, sul corpo Perseo che sfugge allira delle Gorgoni dopo aver ucciso la loro sorella Medusa. Si tratta di due fra le pi antiche scene mitologiche facilmente riconoscibili dellarte greca; entrambe le storie saranno tra le pi frequentate nel repertorio della pittura vascolare arcaica, ma la freschezza e la forza nar-
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rativa che si riscontrano qui non avranno pari. Non c molto su questo vaso che si possa indicare come specificamente orientalizzante, a parte alcuni degli ornamenti di riempimento e lispirazione per le teste delle Gorgoni, che deriva dai calderoni di bronzo con la raffigurazione di musi di animali. A rivelarci con tutta evidenza un approccio ideativo diverso sono gli inusuali vasi funerari disposti lungo le sepolture del vii secolo nel Ceramico di Atene, nei quali in luogo della pittura decorativa troviamo figure plastiche di serpenti e di donne in lamento55. Intorno allultima parte del secolo, i ceramisti ateniesi avevano ideato un nuovo tipo di stele tombale: una spessa placca rettangolare dipinta che poteva venir sospesa sulla tomba, da sola o in serie56. Ma lultimo quarto del secolo vede anche la rinascita in Attica del vaso funerario monumentale, ora in una nuova variet di forme, fra cui lanfora a corpo panciuto che diventer il segno distintivo della ceramica arcaica a figure nere57. Bench praticata a Corinto da due generazioni, fu introdotta ad Atene in questi anni anche quella che noi indichiamo come vera ceramica a figure nere: silhouette a vernice nera sullo sfondo chiaro dellargilla, con tutti i contorni e i dettagli evidenziati per mezzo di incisioni. Il primo pittore vascolare attico ad adottare lo stile a figure nere con una personalit artistica ben definita fu attivo negli ultimi due decenni del vii secolo: deriva il proprio soprannome, pittore di Nesso, dal suo capolavoro, unanfora a collo separato che, per la monumentalit delle dimensioni e della concezione, richiama lanfora di Eleusi di mezzo secolo prima. Con questultima, essa condivide addirittura il soggetto dipinto sul corpo, le Gorgoni allinseguimento di Perseo. Ma ora che questo mito si ormai consolidato nel repertorio degli artisti, essi lo possono raffigurare meno alla lettera, in toni pi allusivi, tanto che, per esempio,
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qui non compaiono n lo stesso Perseo, n Atena che interviene in suo soccorso. Sul collo del vaso raffigurato Eracle che uccide il centauro Nesso, il cui nome tuttavia riportato nella forma attica (NETOS), in una tra le prime inscrizioni con funzione di didascalia delle figure rinvenuta su un vaso attico (bench invece questa consuetudine fosse gi invalsa a Corinto sul Vaso Chigi, per esempio e su un vaso protoattico sia forse individuabile lindicazione del nome delleroe Menelao)58. Con il pittore di Nesso giunge a piena maturit la tecnica delle figure nere, che prosegue poi sostanzialmente immutata per quasi un secolo. Non restava dunque che ampliare il repertorio delle forme vascolari caratteristiche di Atene (alcune come adattamento della tradizione corinzia, altre di ispirazione locale) e arricchire la variet e la ricercatezza dei temi narrativi mitologici. Verso la fine del primo quarto del vi secolo, sale alla ribalta il primo pittore ateniese che firma le proprie opere, Sofilo59. Una delle sue forme preferite era il dinos, un grosso vaso da vino quasi sferico, privo di manici e poggiante su unalta base. Molte scene di Sofilo, anche se dipinte in uno stile miniaturistico che richiama la ceramica corinzia, hanno una certa grandiosit epica che attesta forse linfluenza dei poemi di Omero e di altri poeti epici, che ormai circolavano ampiamente in Grecia. Due dei suoi dinoi raffigurano la processione di tutti gli di e le dee alle nozze di Peleo e Teti (laccolta pi splendida della tradizione mitologica)60, e un altro una scena tratta direttamente dal libro XXIII dellIliade, la corsa dei carri ai giochi funebri in onore di Patroclo. Tutti questi sviluppi il preciso stile miniaturistico di derivazione corinzia, il crescente interesse per il mito e lepica, lampio uso di firme e altre inscrizioni raggiungono il loro culmine nel capolavoro dello stile attico a figure nere, il Vaso Franois61. Realizzato nel decen-
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nio 570-560, un cratere a volute (in origine una forma corinzia) firmato dal vasaio Ergotimo e dal pittore Clizia. Ciascun lato possiede non meno di sei fregi giustapposti, con un solo soggetto che si dipana attorno allintero vaso: le nozze di Peleo e Teti, il tema ideato un decennio prima da Sofilo. Gli altri soggetti non costituiscono un programma coerente62, ma offrono piuttosto una sorta di enciclopedia delle storie pi diffuse in Grecia in quel tempo, come per esempio la caccia al cinghiale calidonio e la lotta dei Lapiti contro i Centauri, accanto a temi di interesse pi specificamente ateniesi: Teseo e i giovani Ateniesi che giungono a Creta come tributo sacrificale al re Minosse. Il Vaso Franois fu rinvenuto in una tomba etrusca e appartiene alla prima generazione di vasi attici a essere massicciamente esportata in Occidente e in molte altre regioni del Mediterraneo. La domanda apparentemente insaziabile da parte degli Etruschi stimol la fioritura di una manifattura ateniese di qualit, dapprima nella tecnica a figure nere e poi, a partire dal 530 a. C. circa, anche in quella a figure rosse63. Negli anni centrali del vi secolo (c. 560-530), tre artisti di temperamento molto diverso portarono la tecnica a figure nere alla sua massima espressione. Lido il cui nome indica forse un immigrato dalla Lidia ad Atene nel periodo dellascesa al potere di Creso si ciment con lintera variet delle forme vascolari, decorando ogni sorta di vaso, da piccole coppe per bere fino a enormi crateri64. Realizz numerosi vasi di foggia inusuale destinati alla consacrazione sullAcropoli e fu forse uno dei primi artigiani a consacrare egli stesso dei pezzi ad Atena nel suo ruolo di Ergane, patrona degli artigiani. Lido rivela un interesse eclettico per scene tratte sia dal mito sia dalla quotidianit, ma nella sua opera scorgiamo per la prima volta la crescente popolarit del dio Dioniso, il cui dono agli uomini il vino veniva con-
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servato, servito e bevuto in vari tipi di vasi decorati a figure nere65. Anche Amasi, a giudicare dal nome, era straniero ad Atene: forse proveniva dallEgitto, anche se il suo stile, al pari di quello di Lido, prettamente ateniese66. Pu darsi che entrambi gli artisti fossero giunti ad Atene molto giovani e qui avessero appreso la loro arte, oppure che si trattasse di Ateniesi che si servivano di quei soprannomi per ragioni a noi ignote. Amasi era un vasaio che probabilmente decorava egli stesso i propri pezzi, anche se non possediamo una firma che lo confermi e ci riferiamo invece a lui come al Pittore di Amasi. Con la sua opera, lanfora a corpo panciuto con pannello trapezoidale decorato raggiunge quella perfezione di armonia ed equilibrio che per noi sinonimo di arte greca. Il Pittore di Amasi dipinse anche numerosi pezzi di pi piccole dimensioni, riproponendo lo stile miniaturistico di Exechia, ma con una precisione e una delicatezza di incisione prima sconosciute67. Un collega leggermente pi giovane di Amasi, Exechia, ebbe una carriera artistica leggermente pi breve (c. 550-530), ma caratterizzata da innovazione e da colpi di genio che sembrano trascendere i limiti di questa forma artistica molto formalizzata e convenzionale68. Come Sofilo prima di lui, Exechia seppe cogliere la grandiosit della poesia eroica, ma con una visione intensamente personale e introspettiva che anticipa di un secolo le riflessioni dei tragediografi ateniesi sulla tradizione epica69. Alla variet dei crateri che i vasai ateniesi avevano mutuato da Corinto, Exechia ne aggiunse uno, il cratere a calice70. Con i manici poco evidenti e spostati verso il basso, e la bocca leggermente svasata, questa forma offriva una grande tela rettangolare sulla quale i pittori della generazione successiva avrebbero potuto dispiegare le loro composizioni pi ambiziose.
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Con luso virtuosistico dellincisione da parte di Exechia, la forma artistica a figure nere, con la sua esasperata stilizzazione, raggiunse lapice della perfezione. Per proseguire nella loro crescita creativa, i pittori vascolari avrebbero quindi avuto bisogno di una nuova tecnica: intorno al 530 vide cos la luce la tecnica a figure rosse, nella quale le figure venivano lasciate nellarancio naturale dellargilla, su uno sfondo ricoperto di una ricca vernice nera; i dettagli erano disegnati con una miscela pi densa della stessa vernice, forse applicata con un pennello finissimo. Linventore di questa tecnica fu forse un allievo di Exechia, noto come il Pittore di Andocide, che sfoggi la propria abilit creando una piccola serie di vasi i cosiddetti bilingui con un lato decorato a figure nere e laltro a figure rosse71. Il successo dei vasi a figure nere ateniesi sul mercato desportazione intorno alla met del vi secolo fren notevolmente la produzione di ceramiche di qualit in altre citt, in particolare Corinto, che in tempi precedenti avevano avuto unintensa attivit commerciale. Allinizio del secolo, prima di essere espulsi dal mercato, i vasai di Corinto avevano dato prova di un ultimo guizzo di creativit, segnato dalla comparsa di ambiziose scene mitologiche su grandi crateri, forse a imitazione dellopera di maestri attici come Sofilo e Clizia72. Eppure legemonia dei vasai e pittori ateniesi non giunse mai a dar vita a una nuova koin arcaica, come quella che si era affermata con il tardo geometrico, e numerose scuole locali, sia pure unite dalla comune adesione ai fondamenti della tecnica a figure nere, riuscirono a mantenere unidentit distinta. Cos, in Beozia, i vasai si specializzarono nella produzione di numerose forme altamente caratteristiche, come per esempio il kantharos e il kothon a tripode, in seguito imitati ad Atene73. I vasai della Laconia disponevano di unargilla di qualit che alla cottura originava un colore fine e delicato, men-
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tre i pittori svilupparono uno stile forte, vigoroso e preciso che seppero tradurre in composizioni magistrali allinterno di coppe per bere74. Solo nellisola di Eubea troviamo pittori arcaici che imitano volutamente gli stili ateniesi, con una tale aderenza che non sempre locchio moderno in grado di distinguere le differenze75. Alla fine del vi secolo, ad Atene la tecnica a figure nere era stata ormai abbandonata da tutti i pittori pi valenti e innovativi, che erano ora attratti dalla maggiore libert, raffinatezza e naturalismo della nuova tecnica a figure rosse. Nessuna delle scuole locali di ceramica al di fuori dellAttica, tuttavia, riusc con successo nella transizione alle figure rosse, sicch nel v secolo la storia della pittura vascolare sar dominata come mai prima, fin dai tempi del geometrico, da Atene.
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