Sintesi Paradiso

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PARADISO I.

Dalla cima del monte del Purgatorio Dante e Beatrice s'innalzano verso la sfera del fuoco con moto velocissimo; e la donna, sciogliendo al poeta i suoi dubbi circa l'armonia e la luce dei cieli e il modo del salire, gli dichiara l'ordine dell'universo. II. Oltrepassata la sfera del fuoco, Beatrice e Dante salgono al primo cielo, quello della Luna; e appena vi sono giunti Beatrice dimostra a Dante la falsit dell'opinione da lui professata circa le macchie lunari e gli espone la vera ragione di questo fenomeno. III. Nel cielo della luna appariscono a Dante le anime di coloro che per violenza altrui non compirono i voti religiosi: tra esse si manifesta Piccarda Donati, che chiarisce al poeta un dubbio e gli parla a lungo di s e di Costanza imperatrice. IV. Beatrice indovina e scioglie due dubbi di Dante, confutando la dottrina platonica sopra il ritorno delle anime alle stelle, ove abitavano prima di scendere in terra, e spiegandogli perch non sia pieno il merito di coloro che forzatamente ruppero i voti religiosi: Dante la ringrazia e la prega di chiarirgli un altro dubbio. V. Beatrice, data la ragione del suo fiammeggiare, dimostra a Dante la santit del voto, la necessit di osservarlo e i limiti, entro i quali pu essere permutato. Salgono ed arrivano quindi nel cielo di Mercurio, ove appariscono le anime di coloro che adoperarono l'ingegno al bene, e si manifesta a Dante l'imperatore Giustiniano, VI. Giustiniano imperatore rivelandosi a Dante gli parla prima di s e poi ritesse a larghi tratti la storia dell'Impero romano dai tempi d'Enea a quelli di Carlomagno; gli espone di poi quali anime beate siano assegnate al cielo di Mercurio e gli parla di Romeo di Villanova suo compagno di beatitudine. VII. Allontanatosi Giustiniano con le altre anime, Beatrice scioglie alcuni dubbi di Dante, ragionando a lungo sulla morte di Cristo, sulla redenzione dell'uomo dal peccato originale e sull'incorruttibilit di ci che creato immediatamente da Dio. VIII. Beatrice e Dante ascendono nella sfera di Venere, ove appariscono ad essi le anime di coloro che sentirono fortemente l'amore: Carlo Martello parla a lungo al poeta di s e del fratello Roberto e poi gli spiega come avvenga che i figli siano degeneri dai padri e quanto siano provvidi gli ordinamenti della natura. IX. Dopo Carlo Martello, si manifestano a Dante Cunizza da Romano, che gli parla di s e della Marca Trevigiana, e Folco da Marsiglia, che ragiona del suo ardor d amore e di Raab, e poi fa un'invettiva contro la malcelata avarizia degli ecclesiastici. X. Beatrice e Dante salgono al quarto cielo, quello del Sole, e appena giunti la donna eccita il poeta a ringraziare il Signore d'averlo levato a quella sfera: il che egli fa con grande fervore. Intanto appariscono anime beate di sapienti, e formano una prima corona di dodici spiriti, uno dei quali, Tommaso d'Aquino, rivela a Dante i nomi degli undici compagni. XI. Tommaso d'Aquino, incominciando a spiegare i due dubbi sorti nell'animo di Dante, parla dei due campioni della fede, san Francesco e san Domenico, e descritta largamente la vita dell'uno lamenta con gravi parole la decadenza dell'ordine monastico fondato dall'altro. XII. Alla prima si aggiunge una seconda corona di spiriti beati, uno dei quali, Bonaventura da Bagnorea francescano, fa un lungo elogio di san Domenico, e poi deplora la decadenza dell'ordine monastico fondato da san Francesco e dice a Dante i nonii dei suoi undici compagni di beatitudine. XIII. Dopo che le anime beate hanno compiuto cantando un altro giro di danza, riprende a parlare Tommaso d'Aquino e fa a Dante una lunga esposizione dottrinale intorno alla sapienza di Adamo, di Cristo e di Salomone, traendone l'ammaestramento che pericoloso il far giudizi affrettati e che l'uomo savio deve sempre giudicare riposatamente. XIV. A richiesta di Beatrice, una delle anime espone che lo splendore dei beati sar pi vivo dopo la risurrezione dei corpi; poi Beatrice e Dante salgono al quinto cielo, quello di Marte, nel quale appariscono disposti in forma di croce luminosa le anime di coloro che pugnarono per la religione di Cristo. XV. Tra i beati del cielo di Marte si manifesta a Dante il suo trisavolo Cacciaguida; il quale, descritta la vita costumata e virtuosa della cittadinanza fiorentina dei suoi tempi, parla di s, dei suoi parenti e della moglie, e racconta come morisse combattendo per la fede di Cristo nella seconda crociata. XVI. A richiesta di Dante, Cacciaguida parla del tempo in cui fior, dei propri e della popolazione di Firenze, distendendosi lungamente a deplorare il mescolarsi gente nuova con

le vecchie schiatte e ad esporre i nomi e le condizioni delle princ1p~ famiglie fiorentine del primo cerchio. XVII. Dante domanda a Cacciaguida schiarimenti intorno alle sue vicende future; e Cacciaguida rispondendo gli predice la sventura e i dolori dell'esilio e lo esorta a non odi 5~ per questo i suoi concittadini, poich la sua nominanza sar eterna. Infine Dante, dubbioso di manifestare o no agli uomini ci che ha veduto nel suo viaggio oltremondano, confortato da Cacciaguida a dir tutta la verit. XVIII. Cacciaguida addita a Dante le anime di Giosu, Maccabeo, Carlo Magno, Orlando, e di altri propugnatori della fede; poi il poeta e Beatrice salgono al sesto cielo, quello di Giove, ove appariscono gli spiriti di coloro che in terra amministrarono dirittamente la giustizia; da questa vista Dante trae argomento a una invettiva contro l'avarizia dei pontefici. XIX. L'aquila, formata dagli spiriti beati nel cielo di Giove, a cagione di un dubbio c'i Dante ragiona a lungo intorno alla imperscrutabilit della giustizia divina, parla della necessit di accompagnare alla fede le azioni buone, e lamenta le opere vili e perverse di molti principi cristiani di quel tempo. XX. Nell'occhio dell'aquila si manifestano a Dante le anime di sei principi giusti, David, Traiano, Ezechia, Costantino, Guglielmo Il e Rifeo; e mostrando egli la sua sorpresa di vedere in Paradiso due pagani, l'aquila gli spiega come avvenisse la salvazione di Traiano e Rifeo, e dichiara che la predestinazione imperscrutabile mistero. XXI. Dante e Beatrice giungono nel settimo cielo, quello di Saturno: ivi appare al poeta una mirabile scala, per la quale salgono e scendono gli spiriti contemplativi; e uno di essi, Pietro Damiano, parla a Dante del mistero della predestinazione e tocca brevemente della propria vita, traendone occasione ad una invettiva contro il lusso degli ecclesiastici. XXII. Continua Dante a osservare le anime beate dei contemplativi, e tra esse si fa innanzi e si manifesta a lui quella di san Benedetto; il quale parla prima di s e dei suoi pi fedeli seguaci, poi lamenta la decadenza dell'ordine benedettino. Dante e Beatrice salgono quindi al cielo ottavo, quello delle Stelle fisse, dal quale il poeta volge uno sguardo al pianeti sottostanti. XXIII. Nell'ottavo cielo Dante ammira il trionfo di Cristo, che gli appare in forma di splendido sole in mezzo a un infinito numero di lumi che sono i beati; fatto capace da questa visione a sostenere il sorriso di Beatrice, si volge a contemplarne la bellezza ineffabile; innalzatosi Cristo all'Empireo, restano i beati che celebrano l'apoteosi di Maria Vergine e poi risalgono anch'essi all'Empireo. XXIV. A richiesta di Beatrice, san Pietro interroga Dante intorno alla fede; e alle relative domande il poeta risponde che cosa sia la fede, come egli la possegga, da qual fonte l'abbia derivata, su che si fondi e quale ne sia l'oggetto; e l'apostolo, per segno della sua approvazione, imparte a Dante la benedizione. XXV. San Iacopo interroga Dante intorno alla speranza; e poich Beatrice ha risposto per lui circa il possesso di tale virt, il poeta ne dichiara la natura, l'origine e l'oggetto. Tra i canti dei beati appare quindi san Giovanni Evangelista, l quale assicura Dante d'avere lasciato morendo il suo corpo sulla terra, contro la diversa credenza diffusa tra i cristiani. XXVI. San Giovanni interroga Dante sopra l'oggetto della carit e sopra i motivi che lo inducono ad amare Iddio; compiuto questo esame tra l'approvazione dei beati, si unisce ai tre apostoli l'anima di Adamo, che, per soddisfare il desiderio del poeta, dice quale fosse la natura del primo peccato, quanti anni siano passati dalla creazione del primo uomo, quale fosse la lingua da lui parlata e quanto tempo dimorasse nel Paradiso Terrestre. XXVII. Dopo che tutto il Paradiso ha cantato un inno di grazie al Signore, san Pietro fa una fierissima invettiva contro i pontefici romani, e tutti i beati risalgono all'Empireo. Beatrice e Dante s'innalzano al nono ciclo o Primo Mobile, del quale la donna spiega al poeta la natura, traendone occasione per censurare il decadimento dell'umanit e invocare prossimo un rinnovamento morale. XXVIII. Dante contempla nel cielo un punto luminoso, figura della divinit, intorno al quale si aggirano nove cori angelici; e Beatrice gli dimostra la concordanza del sistema celeste con l'ordine d questi cori, gli espone partitamente la qualit e l'officio di ciascuno, e gli dice in qual modo la cognizione dello stato degli angeli pervenisse gi in terra per le dottrine di Dionigi Areopagita. XXIX.Dopo un istante impercettibile di silenzio, Beatrice riprende a parlare per esporre a Dante la cagione, il tempo e il luogo della creazione degli angeli, la loro qualit e la differenza

tra gli angeli fedeli e i ribelli, le facolt delle creature angeliche; con una lunga digressione ella inveisce contro coloro che predicano cose vane e fanno traffico delle indulgenze; e ritornando alla sua trattazione, spiega il numero degli angeli e la grandezza divina che in essi risplende. XXX. Scomparsi i nove cori angelici, Beatrice e Dante si trovano ormai nel cielo Empireo: il poeta fatto capace di mirare il fulgidissimo fiume di luce, che da ogni parte gli sfolgora intorno, contempla il meraviglioso spettacolo della Rosa celeste, nella quale gli appariscono trionfanti gli angeli e i beati, e ivi egli vede il seggio predestinato all'imperatore Arrigo VII. XXXI.Continua Dante a contemplare la Rosa dei beati e il movimento degli angeli con crescente stupore, mentre Beatrice va ad assidersi al suo scanno nel terzo giro degli eletti: san Bernardo, mandato a lui per ultima guida, gli si manifesta e lo invita a guardare nella parte pi alta del cielo la Vergine Maria, che trionfa in mezzo a mille angeli festanti. XXXII. San Bernardo dimostra a Dante come siano disposti i beati nella Rosa celeste, toccando a proposito dei pargoli beati il problema della predestinazione; poi lo invita a mirare nel volto di Maria Vergine ,in cui s'accoglie tutta la divina allegrezza; gli addita in un angelo che canta l'Ave Maria l'arcangelo Gabriele; e dopo avergli indicati pi altri beati, gli dice di prepararsi a rivolgere una preghiera alla madre di Dio. XXXIII. Pregata con una mirabile orazione da san Bernardo, la Vergine Maria intercede presso Dio e ottiene a Dante la grazia di contemplare l'ultima salute: fatto cos capace di levar gli occhi al sommo lume, il poeta ha la visione della divinit, nella quale contempla il mistero della Trinit e il mistero delle due nature di Cristo, e un ultimo fulgore, nel quale la sua mente resta vinta e cessa la visione.

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