08 Zorzi Scrittura e Libro
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Marino ZORZI
Ringrazio vivamente lamica e collega Maria Lilli Di Franco, Direttrice del Corso, per avermi cos cordialmente accolto.
1
Lauro Querini, nobile veneziano residente a Creta, scrive a
papa Niccol V che centoventimila librorum volumina erano
stati distrutti, secondo quanto gli
era stato riferito dal cardinale Isidoro Ruteno (AGOSTINO PERTUSI,
Le epistole storiche di Lauro
Querini sulla caduta di Costantinopoli, in Lauro Quirini umanista, a cura di VITTORE BRANCA,
Firenze, Sansoni, 1917, pp. 165157 (v. p. 227). Cristobulo e Michele Duca confermano la rovina:
ELPIDIO MIONI, Vita del cardinale Bessarione, in Miscellanea
Marciana, VI (1991), pp. 177179.
2
Bessarione cita esplicitamente Aenos tra i luoghi ove, nel
1453, si riprometteva di far cercare codici greci; cfr. THIERRY
GANCHOU, Le rachat des Notaras
aprs la chute de Costantinople,
ou les relations trangres de
llite byzantine au XVe sicle, in
Migrations et diasporas mditerranennes (Xe XVe sicle), sous
la direction de Marcel Balard et
Alain Ducelier, Paris, Publications de la Sorbonne, 2002, pp.
149-229.
3
Per il sogno di Pio II di riportare Tommaso Paleologo sul
trono di Morea, SILVIA RONCHEY, Lenigma di Piero, Milano,
Rizzoli, 2006. Rimane fondamentale lopera di KENNETH M. SETTON, The Papacy and the Levant
(1204-1571), Philadelphia, The
American Philosophical Society,
1976-1984. Ricco di informazioni
il catalogo della mostra (alla Biblioteca Marciana) Bessarione e
lUmanesimo, a cura di GIANFRANCO FIACCADORI, Napoli,
Vivarium, 1994. La traduzione
del celebre discorso di Bessarione, pronunciato il 13 e 14
aprile 1439, pubblicata da
GIANFRANCO LUSINI, con un saggio di ANTONIO RIGO e prefazione di GIOVANNI PUGLIESE CARRATELLI: Lorazione dogmatica
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MARINO ZORZI
4
Sui rapporti culturali tra Venezia e Bisanzio, AGOSTINO PERTUSI, Cultura bizantina a Venezia, in Storia della Cultura Veneta, I, a cura di GIROLAMO ARNALDI, Vicenza, Neri Pozza,
1976, pp. 326-349; ID., LUmanesimo greco dalla fine del secolo
XIV agli inizi del secolo XVI, in
Storia della Cultura Veneta, 3,1,
a cura di GIROLAMO ARNALDI e
MANLIO PASTORE STOCCHI, Vicenza, Neri Pozza, 1980, pp. 177264; sulla venuta di Cidone, pp.
180-181. Sui codici in particolare,
PAOLO ELEUTERI, Libri greci a
Venezia nel primo umanesimo, in
I luoghi dello scrivere da Francesco Petrarca agli albori dellet
moderna. Atti del Convegno internazionale di studio dellAssociazione italiana dei paleografi
e diplomatisti, Arezzo, 8-11 ottobre 2003, a cura di CATERINA
TRISTANO, MARTA CALLERI E
LEONARDO MAGIONAMI, Spoleto,
Centro Italiano di Studi sullAlto
Medioevo, pp. 137-150.
5
Sulla cura meticolosa con
cui Venezia si preparava alla
guerra, ROBERTO S. LOPEZ, Il
principio della guerra VenetoTurca nel 1463, in Archivio Veneto, s. 5, XV (1934), pp. 45131.
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6
Sullimpegno con cui Venezia combatt i Turchi con i fatti e
non con le parole, MARINO ZORZI, Bessarion and the defense of
the Greek world, in Nuernberg
und das Griechentum, a cura di
Evangelos Konstantinou, Frankfurt am Main-Wien, Peter Lang,
2003, pp. 50-63.
7
Per lampia letteratura sulla
donazione bessarionea, MARINO
ZORZI, Bessarione e i codici greci, in Leredit greca e lellenismo veneziano, a cura di GINO
BENZONI, Firenze, Leo S. Olschky, 2002, pp. 93-129.
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MARINO ZORZI
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La situazione della stampa a
Venezia riassunta da MARINO
ZORZI, Dal manoscritto al libro,
in Storia di Venezia, 4, Il Rinascimento. Politica e cultura, a cura
di ALBERTO TENENTI e UGO TUCCI, Roma, Istituto dellEnciclopedia Italiana, 1966, pp. 817958. Su Aldo si veda ora la voce
di MARIO INFELISE, Aldo Manuzio, il vecchio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 69, Roma,
Istituto dellEnciclopedia Italiana,
2007, pp. 236-245.
pa veneziana. In breve tempo la citt lagunare diviene il pi grande centro di produzione di opere a stampa non solo dItalia, ma dEuropa. E la
stampa in greco avr in questa fioritura una parte di rilievo8.
Come ben noto, la stampa a caratteri mobili nasce a Magonza, ad
opera di Gutenberg, attorno al 1455. I caratteri greci compaiono per la
prima volta nel De officiis di Cicerone, stampato da Fust e Schffer a
Magonza nel 1465. Si tratta di poche righe, inserite nel testo latino; i
caratteri appaiono evidentemente composti da tipografi ignari del greco,
che copiano meccanicamente le lettere greche senza conoscerle, stampandole talvolta a rovescio. Nel 1466 usc una seconda edizione
dellopera, dopodich il greco spar dalla stampa tedesca per circa
ventanni.
Ben diversa la fortuna del greco al di qua delle Alpi. Sin
dallinizio della stampa in Italia, a Subiaco, nel 1465, Sweynheym e
Pannartz usano il carattere greco con eleganza e precisione nel loro Lattanzio. Esso appare di nuovo nelle Epistolae di san Girolamo, del 1468,
uscite a Roma, e nel 1469 anche nellAulo Gellio, nellApuleio e
nellAdversus calumniatorem Platonis del Bessarione. Chi guida e finanzia i due tipografi il grande cardinale, assistito dalla sua cerchia di
dotti greci, fra cui Teodoro Gaza, che traccia i caratteri per ledizione di
san Girolamo. Ma anche altri tipografi romani usano caratteri greci di
buona qualit. A Venezia, Giovanni da Spira non possiede caratteri greci: nelle sue edizioni egli lascia lo spazio delle parole greche. Altrettanto fa Jenson, nel 1470. Lanno dopo le due aziende rivali, quella di Giovanni, passata al fratello Vindelino da Spira, e quella di Jenson, hanno
ormai la loro serie greca. Vindelino la usa per il De finibus bonorum et
malorum di Cicerone; Jenson per il trattato De ortographia dictionum e
Graecis tractarum del bibliotecario vaticano Giovanni Tortelli. Sempre
nel 1471 Adam di Ambergau stampa la versione abbreviata, dovuta a
Guarino veronese, della famosa grammatica greca del Crisolora, gli Erotemata. Si tratta di un testo in cui il greco ha larga parte, sicch si
tratta quasi di un libro greco, anche se le spiegazioni grammaticali sono
in latino.
Lanno dopo usciva lAulio Gellio di Jenson, con ampi passi in
greco. Il carattere appare particolarmente elegante: secondo alcuni sarebbe ispirato alla grafia di un erudito greco appartenente alla cerchia
del Bessarione, secondo altri la mano sarebbe quella di Francesco Filelfo. Si tratta in ogni modo di un carattere raffinato, da alcuni ritenuto il
pi bello apparso nel secolo. Da unelegante mano umanistica appare
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Gli inizi per Aldo sono difficili. Non gli riesce di trovare gli strumenti finanziari necessari per realizzare il suo programma; ma poi un
intelligente patrizio, Pier Francesco Barbarigo, e uno stampatore gi
attivo con successo da tempo, Andrea Torresani, si convincono della
bont del progetto di Aldo ed entrano in societ con lui. Esce cos nella
primavera del 1495 la prima opera a stampa di Aldo in greco: gli Erotemata del Lascaris. Un esperimento, dopo il quale Aldo pu dedicarsi al
primo degli obiettivi che si era posto: ledizione del pi monumentale
corpus filosofico e scientifico dellantichit, quello costituito dalle opere
di Aristotele. A tale scopo, arduo per la mole e la complessit dei testi,
egli dedic le energie migliori. Gi nel novembre 1495 comparve il primo volume. Ad esso ne seguiranno altri quattro: in tutto circa 3800 pagine in greco, uno sforzo editoriale cospicuo non solo dal punto di vista
della preparazione dei testi, ma anche delle operazioni pratiche della
stampa. Terminata nel giugno 1498 la grande fatica delledizione aristotelica, Aldo si dedica ad unaltra non facile impresa, stampando leditio
princeps di Aristofane.
Lanno dopo, il 1499, si verifica invece un fatto nuovo: Aldo pubblica unopera di erudizione tutta latina, la Cornucopia di Niccol Perotti, che non inedita e nemmeno nuova per Venezia, dato che era stata
pi volte ristampata, anche recentemente. Non vi era dunque una ragione di ordine culturale per pubblicare unopera cos lontana dal programma greco di Aldo; ma vi era certamente una ragione economica. Alla
base della svolta vi era un fatto che aveva scosso la compagine della
societ editoriale: Pier Francesco Barbarigo era morto nello stesso anno.
Forse gli eredi non erano pi propensi a sostenere le edizioni greche del
socio, che evidentemente si vendevano poco (nel 1513 i prezzi sono inferiori del 30% circa a quelli originari, segno che vi erano depositi invenduti); o forse fu il Torresani a far presente al socio e futuro genero
che, se si voleva continuare, le edizioni greche dovevano finanziarsi con
altre pi redditizie pubblicazioni.
Grazie al buon risultato economico delledizione del Perotti, Aldo
pot continuare nella stampa delle opere greche: a tale scopo essenziale
della sua attivit di stampatore egli non rinunzier mai. Nel 1499 escono
la silloge degli Epistolographi e lopera medica di Dioscoride, indi gli
Astronomici veteres: una scelta di rari scritti scientifici parte latini e parte greci. Poi due anni di intervallo, in cui Aldo mette a punto il progetto
editoriale che gli dar fama anche al di l della cerchia dei dotti filelleni,
la collana di edizioni di classici in corsivo e in ottavo. Grazie ai mezzi
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Sulla biblioteca del cardinale Grimani, AUBREY DILLER,
HENRY SAFFREY, LEENDERT G.
WESTERINK, Bibliotheca Graeca
Manuscripta cardinalis Dominici
Grimani (1461-1523), Mariano
del Friuli, Edizioni della Laguna,
2003 (Biblioteca Nazionale Marciana, Collana di studi, 1); MARINO ZORZI, Ermete Trismegisto
nelle biblioteche veneziane, in
Magia, alchimia, scienza dal
400 al 700. Linflusso di Ermete Trismegisto, catalogo della
mostra alla Biblioteca Marciana,
a cura di CARLOS GILLY e CIES
VAN HERTUM, Firenze, Centro
Di, 2002, pp. 113-125.
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Il Salterio di Aldo doveva
uscire in armonia con le disposizioni cattoliche, ma vi sono aggiunte di carattere ortodosso, tali
da renderlo accetto ai Greci non
aderenti allUnione. Di ci tratta
REINHARD FLOGAUS, Aldus Manutius and the Printing of Greek
Liturgical Texts, in The Books of
Venice / Il libro veneziano, a cura
di LISA PON E KRAIG KALLENDORF, Miscellanea Marciana,
XX (2005-2007), pp. 207-230.
11
Sul libro greco a stampa,
GEORGHIOS PLUMIDIS, Le tipografie greche di Venezia, in I
Greci a Venezia (Atti del convegno, Venezia, 5-7
novembre
1998), a cura di MARIA FRANCESCA TIEPOLO ed EURIGIO TONETTI, Venezia, Istituto Veneto di
Scienze, Lettere ed Arti, 2002,
pp. 365-379. Fondamentale per il
Cinquecento lopera di EVRO LAYTON, The Sixteenth Century
Greek Book in Italy, Venice, Istituto Ellenico di Studi Bizantini,
1994. Allautrice si deve anche la
sicura attribuzione a Calliergis
della editio princeps dellApokopos. Un ampio utilissimo panorama della stampa greca offerto
da KONSTANTINOS SP. STAIKOS,
Charta of Greek Printing, Cologne, Dinter, 1998.
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di stampatore, ma, abbandonando la via cos promettente che aveva intrapreso, torn alleditoria erudita, stampando Pindaro, Teocrito, Scholia allIliade e a Sofocle, saggi di filosofi, oratori e storici antichi.
Il grande mercato potenziale del libro greco contemporaneo rimaneva quindi ancora del tutto insoddisfatto. Nel 1518 Andrea Torresani,
lo stampatore di antica esperienza, suocero e socio di Aldo, che si gi
incontrato, mostr il suo interesse per questo mercato stampando
unedizione integrale della Bibbia in greco. Ma, a partire dal 1521, il
ricco mercante di Patrasso Andrea Counadis che coglie appieno la grande occasione. Alleatosi agli stampatori Nicolini da Sabbio (o piuttosto
della Val Sabbia, nel Bresciano), d inizio a una serie importante di
pubblicazioni in neogreco. Dopo la morte prematura del Counadis, attorno al 1523, gli succede il suocero, Damiano di Santa Maria. Dalla
tipografia dei Nicolini, finanziata dalla famiglia Counadis, escono in
gran numero libri sacri di vario tipo; ma anche libri di piacevole lettura,
romanzi, poemetti, operette morali, tutto ci che poteva interessare un
normale pubblico di non specialisti. Ricordiamo la Storia del Tagiapiera (1521), in cui si narrano le gesta di Giovanni Antonio Tagiapiera (o
Tagliapietra), comandante di una nave veneziana che si difende eroicamente, a Corf, da un attacco turco; la Storia del re di Scozia di Giacomo Trivolis (1523); il romanzo in versi in cui narrano le avventure di
Apollonio di Tiro; la parafrasi dellIliade di Nicol Lucanis; il poema
di Alessandro in rima (1529); la traduzione del popolarissimo Fior di
virt; il Belisario; la Teseide, la storia di Imperios e Margarona, e tante
altre opere destinate allintrattenimento di un vasto pubblico.
Lesempio di Counadis viene seguito da molti stampatori veneziani; un flusso continuo di libri si dirige da Venezia verso le terre greche.
Venezia diviene cos la capitale culturale dellintero mondo greco moderno. Lunione profonda tra la grecit contemporanea e Venezia trova
una singolare testimonianza nei nomi degli autori delle opere pi popolari della letteratura neogreca. Demetrio Zenos di Zante autore del
Pnthos Thantou; Vicentios Cornarios, del celebre Erotocritos; Marinos Phalieros, del Pianto di Maria. Lo stesso Bergads, autore
dellApocopos, forse un Bragadin di Retimno; e tanti altri scrittori,
pittori, artisti neogreci portano cognomi di evidente origine veneta: segno dellavvenuta compenetrazione delle due civilt.
Lintero mondo greco dipendeva sempre per il suo fabbisogno di
libri sacri e di letture di ammaestramento e di intrattenimento dalle tipografie veneziane. Nessuna stamperia esisteva nelle terre greche sottopo-
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LETTERIO AUGLIERA, Libri,
politica, religione nel Levante del
Seicento. La tipografia di Nicodemo Metaxs, primo editore di testi greci nellOriente ortodosso,
Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1996.
13
KONSTANTINOS SP. STAIKOS, TRIANTAPHYLLOS E. SKLAVENITIS, The publishing centres
of the Greeks, Athens, Kotinos,
2001; The Printed Greek Book,
15th-19th Century. Acts of the International Congress, Delphi, 1620 May 2001, a cura degli stessi,
Athens, Kotinos-Oak Knoll Press,
2004.
ste a Venezia: per impiantare unazienda ci volevano capitali e tecnologie che non era facile mettere assieme. N vi erano tipografie in greco
nei territori sottoposti al Sultano, in quanto vietate. Bisogna attendere il
1627 perch abbia luogo un ardito tentativo di stabilire una tipografia
greca addirittura nellantica storica capitale greca divenuta capitale ottomana, Costantinopoli. Il grande disegno concepito dal coraggioso patriarca ortodosso di Costantinopoli, Cirillo Lukaris; le competenze tecniche sono fornite da Nicodemo Metaxs, un dotto greco che aveva vissuto a lungo a Londra. La neonata stamperia viene a trovarsi al centro di
un groviglio di interessi politici e religiosi contrastanti: si affrontano i
Gesuiti, ostili al patriarca per le sue simpatie calviniste, e gli ambasciatori olandese e inglese, a lui favorevoli per le stesse ragioni; il bailo veneziano sostiene il patriarca, cercando di evitare lo scontro; ma alla fine
il governo turco sopprime la stamperia. Lanno dopo il Metaxs, divenuto arcivescovo di Cefalonia, tenta di stabilire una tipografia nellisola,
ma si impegola in una lite violenta con la classe dirigente locale; ne sar
vittima la sua stamperia12.
Nel Seicento la stampa in greco per i Greci rimane quindi solo veneziana, con leccezione di alcune modeste tipografie monastiche in
Moldavia, cui si devono pochi scritti antipapali. Nel tardo Settecento vi
saranno altri tentativi: a Vienna, a Trieste e altrove 13. Ma nulla di paragonabile alla imponente produzione di Venezia. Qui nel Seicento primeggiano due famiglie di stampatori: i Pinelli e i Giuliani; i primi si
dedicano soprattutto al libro sacro, i secondi stampano anche opere di
autori moderni come Margunios, Caludis, Vlastos. Varie altre case editrici stampano in greco: cos dai torchi degli eredi di Altobello Salicato
esce nel 1644 uno dei pi bei libri greci illustrati, le Favole di Esopo.
Nella seconda met del secolo due grandi mercanti greci stabilitisi
a Venezia decidono di intervenire direttamente nelleditoria, con il peso
dei loro capitali e delle loro relazioni con la madrepatria, dando cos alla
produzione e alla diffusione del libro greco un impulso formidabile. Il
primo Nicol Glykis, nato a Giannina nel 1616: nel 1670 acquista la
tipografia di Orsino Albrizzi; nel 1671 chiede addirittura un privilegio
venticinquennale per la stampa degli otto libri pi importanti per la chiesa ortodossa. Listanza viene respinta, per le proteste di Andrea Giuliani, ma indicativa dellampiezza dei piani del Glykis, che stampa tra il
1670 e 1693 (anno della morte) ben centosei edizioni, in prevalenza religiose.
Nel 1681 esordisce nella stampa un secondo grande mercante, Ni-
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col Saros: dai torchi della sua azienda escono quarantacinque titoli.
Dopo il 1707, gli eredi cedono lattivit ad Antonio Bortoli, che la continua.
Nel Settecento la casa Glykis ha un grande sviluppo sotto il governo di Nicol jr. (1742-1788), che dispone di cinque torchi14. Nel 1755
Demetrio Teodosio, un collaboratore della casa Glykis, si mette in proprio, stampando non solo libri in greco, ma anche in caratteri slavi e armeni. Lo sostiene un grande mercante, Pano Maruzzi, che si muove nel
mondo dellalta politica, favorendo limpegno russo nel Mediterraneo e
promuovendo unalleanza tra Russia e Venezia in funzione antiturca.
Ogni anno da venti a trentamila libri greci si avviavano direttamente verso il Levante; altri vi giungevano attraverso la Dalmazia. Si
trattava in gran parte di libri liturgici e religiosi; ma vi erano anche opere laiche, come lessici, grammatiche, testi di letteratura neogreca, il cui
numero aumenta nella seconda met del secolo. Lellenismo si stava
ridestando, e aveva bisogno di un alimento intellettuale che le terre greche non potevano fornire; vi provvedevano le stamperie veneziane, il
cui contributo al risveglio della coscienza nazionale greca quindi di
primaria importanza.
La caduta della Repubblica nel 1797 e soprattutto i terribili anni
della seconda dominazione francese (1806-1814) distrussero le strutture
portanti della societ veneziana, e annientarono leconomia veneta. Anche lindustria tipografica croll; ma le stamperie in greco sopravvissero
a lungo: la casa Glykis fino al 1854; quella dei Teodosio, acquistata da
Giorgio Diamantides nel 1836, continu fino alla fine del secolo; altre
case minori fino al principio del Novecento15: segno di quanto i Greci
della madrepatria sentissero il bisogno dei loro libri. Poi la Grecia liberata provvide da s: il glorioso compito di Venezia come centro
dellellenismo era ormai giunto alla conclusione.
14
MARIO INFELISE, Leditoria veneziana nel '700, Milano,
Franco Angeli, 1991, pp. 99-123.
15
IRINI PAPADAKI, Lattivit
editoriale greca a Venezia, in
Demosia Hilaria. Pubblica celebrazione. 500 anni dalla fondazione della comunit dei greci
ortodossi di Venezia, 1498-1998,
Venezia, Istituto Ellenico di Studi Bizantini, 1998, pp. 105-132.
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