Giovanni Piana Commenti A Schopenhauer 2
Giovanni Piana Commenti A Schopenhauer 2
Giovanni Piana Commenti A Schopenhauer 2
Giovanni Piana
Commenti a Schopenhauer
II
1990
Questo testo tratto da lezioni del corso di Filosofia Teoretica sul tema
Epistemologia e metafisica della natura in Schopenhauer tenuto allUniversit degli Studi di Milano nel 1990. Le traduzioni italiane citate sono le seguenti: La quadruplice radice del principio di ragione sufficiente, I
ediz. 1813, a cura di A. Vigorelli, Ed. Angelo Guerini e Associati, Milano
1990 (Abbrev.: Quad_1), II ediz. 1847, a cura di Eva Amendola Kuhn,
Boringhieri, Torino 1959 (Abbrev.: Quad_2); Il mondo come volont e
rappresentazione, trad. di N. Palanga, Mursia, Milano 1969 (Abbrev. :
M.); Supplementi al Mondo come volont e rappresentazione, a cura di A.
Vigliani, in Il Mondo come volont e rappresentazione, vol. II, Mondadori,
Milano, 1989 (Abbrev.: Suppl.). Inoltre vengono citate le Lezioni berlinesi
(1820), parte prima, da Theorie des gesammtenVorstellens, Denkens und
Erkennens Philosophische Vorlesungen, Teil I, aus dem handschriftlichen Nachlass, hrsg. von Volker Spierling, Mnchen, 1986 (Abbrev.:
Lez. I). Nel caso che il luogo della citazione sia del tutto chiaro dal testo,
viene indicato solo il numero di pagina. Nellimpiego delle traduzioni ci
siamo riservati la possibilit di introdurre le modifiche ritenute necessarie
senza esplicita segnalazione.
INDICE
1.
Il mondo come mia rappresentazione e la tradizione fenomenistica
Differenze e relazioni con Berkeley, Hume e Kant.
2.
La revisione del trascendentalismo kantiano Spazio, tempo e materia
Simultaneit e successione Il temporale puro e lo spaziale puro.
3.
La semplificazione del problema kantiano delle forme a priori e delle
categorie Spazio, tempo e causalit come forme dellesperienza Avviamento della discussione sul tema della materia.
4.
La materia come prodotto del tempo moltiplicato per lo spazio Materia e relazione causale.
5.
Un altro aspetto secondo il quale viene in questione la causalit in
rapporto alla realt materiale Il problema della mediazione corporea
Il corpo come oggetto immediato Tematica della sensazione
Passaggio dalla sensazione allintuizione attraverso linterpretazione
causale delle sensazioni.
6.
Critica del realismo ingenuo Spiegazioni integrative intorno al problema dellinterpretazione causale delle sensazioni.
7.
Lintellettualit dellintuizione La non razionalit dellattivit intellettuale Loperare dellintelletto Il problema della passivit
delle operazioni causali.
8.
Postilla sulla realt del mondo esterno Idealismo e realismo secondo lo schema delle Lezioni berlinesi.
9.
Problematica della ragione Concezione comune e concezione filosofica della ragione Il rapporto con gli animali In che senso gli animali hanno un intelletto Ricordo riflessivo e ricordo intuitivo Ragione ed errore Il carattere riflesso del concetto Gli inganni
dellintelletto e gli errori della ragione Solo lo spirito e la conoscenza
fanno luomo signore della terra.
10.
Teoria del concetto La rappresentazione astratta e la parola Il significato della parola qualcosa di interamente differente dalle eventuali immagini concomitanti La parola come telegrafo perfettissimo
dei concetti Perch gli animali non parlano Lastrarre inteso come
isolamento di una propriet, lasciando tutto il resto indeterminato
Lindividualit pu essere solo intuita, e non pensata.
11.
Teoria della logica Interesse di Schopenhauer per la logica formale
La logica non ha nessuna utilit pratica ma un grande interesse teorico
La logica deve essere insegnata nelle universit Limportanza conferita alla rappresentazione figurativa dei rapporti logici Una significativa citazione di Lambert.
12.
Digressione sulla teoria del riso e del comico in Schopenhauer In che
modo in essa sono implicati concetto e intuizione La teoria della
sussunzione paradossale Esempi La distinzione tra spiritosaggi e
buffoneria Sulle cause del riso Il riso sorge dal piacere che genera lo
scacco della ragione Il buffone che sbeffeggia il pedagogo.
1.
Il mondo come mia rappresentazione e la tradizione fenomenistica
Differenze e relazioni con Berkeley, Hume e Kant.
in realt importante, proprio per assumere il corretto atteggiamento di lettori del Mondo come volont e come rappresentazione, rendersi conto della struttura di questo libro e delle
sue ragioni. Su di essa dice troppo poco un semplice sguardo
allindice: lopera infatti si presenta suddivisa in quattro libri i
cui titoli richiamano due volte la rappresentazione e due volte
la volont, imitando e raddoppiando il titolo principale: cos
il libro primo si intitola Il mondo come rappresentazione e
il secondo Il mondo come volont e gli stessi titoli compaiono anche per il libro terzo e quarto con la sola precisazione che si tratta di una seconda considerazione rispetto ad
una prima considerazione. Inoltre vi una suddivisione in
settanta paragrafi che sono numerati progressivamente, quindi
senza tener conto della suddivisione in libri, che vengono lasciati per di pi privi di titolo, cosicch manca nellindice una
sorta di guida che fornisca al lettore un primo orientamento
sul contenuto e sulla forma dellopera.
Questa relativa intrasparenza del tutto intenzionale e
vuole sottolineare lunitariet dellopera che viene concepita
come una discussione di una molteplicit di temi gravitanti
intorno ad un unico centro piuttosto che come una successione di problemi che vanno via via integrandosi nel loro sviluppo in un sistema unitario. Questa concezione dellopera
non tuttavia incompatibile con unaltra che appare sempre
pi evidente man mano che si procede nella lettura: essa ha in
realt la forma di un vero e proprio trattato di filosofia, con le
sue classiche sudivvisioni interne. Il primo libro infatti pu essere considerato come interamente dedicato al problema epistemologico, il secondo al problema metafisico, il terzo al problema estetico ed il quarto al problema etico. Troviamo cos le
grandi partizioni in cui potrebbe consistere un trattato scola-
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da mille problemi assumiamo senzaltro che quella conclusione sia errata, ma allora siamo spinti a chiederci dove sia
lerrore allinterno dello sviluppo argomentativo ed in generale a riflettere sul concetto di movimento scoprendo problemi e difficolt dove prima non ne vedevamo alcuno.
Cos di fronte alla frase di Schopenhauer: il mondo la
mia rappresentazione dovremmo commentarla cos: qui si
sollevano dei problemi. A questi problemi, e non alla frase in
s e per s, dovremmo rivolgere tutta la nostra attenzione.
Ma come abbiamo osservato, Schopenhauer cerca anzitutto appoggio nella tradizione: egli nomina anzitutto Berkeley come colui che per primo enunci con chiarezza ed in
modo radicale la tesi del mondo come rappresentazione. Si
tratta naturalmente della famosa enunciazione: esse est percipi.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad unenunciazione dallapparenza paradossale, dal momento che afferma
che lesistenza obbiettiva delle cose, quindi del mondo intero,
dipende dal fatto che io, o meglio, qualcuno in generale, le
percepisca. Il percipi sta dunque in luogo della rappresentazione, lesse in luogo del mondo.
Ma anche in rapporto a Berkeley va detto che il suo
principio ci appare paradossale solo se ci manteniamo in quel
realismo ingenuo che fa parte del nostro atteggiamento quotidiano nei confronti della realt. Siamo invece invitati a cogliere le difficolt di ordine concettuale che sorgono nel momento in cui quel realismo ingenuo cessa di essere una tesi
puramente praticata e si tenta invece di renderla esplicita
dando di essa uneffettiva elaborazione teoretica.
Non appena muoviamo i primi passi in questa direzione, si manifesta subito la difficolt rappresentata dallidea di
un nucleo sostanziale delle cose che sia capace di garantire il
loro essere in s. Si tratta di unidea difficile da teorizzare, tanto pi se vogliamo attenerci alla testimonianza dellesperienza
sensibile, dunque a ci che ci appare sul piano dei fenomeni,
come fonte primaria di ogni nostra conoscenza. Questa diffi-
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2.
La revisione del trascendentalismo kantiano Spazio, tempo e materia
Simultaneit e successione Il temporale puro e lo spaziale puro.
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Questa analisi ha in ogni caso di mira una tematica pi generale ed impegnativa. Se le cose stanno in questo modo dovremo certo riconoscere lesistenza di una stretta parentela tra la
vita e il sogno. Cos scrive in proposito Schopenhauer.
La vita e i sogni sono pagine dello stesso libro. La lettura successiva la vita reale. Ma quando lora abituale della lettura (il
giorno) trascorsa, ed arriva il momento del riposo, noi continuiamo spesso a sfogliare oziosamente il libro, aprendo a caso
questa pagina o quella, senzordine e senza seguito, imbattendoci
ora in una pagina gi letta, ora in una pagina nuova, ma il libro
che leggiamo sempre il medesimo. La singola pagina isolata,
pur priva di connessione con lordinata lettura dellintera opera,
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non ne differisce tuttavia gran che, quando si pensa che comincia
e finisce allimprovviso anche la lettura regolare, e pu quindi ritenersi come una pagina unica, sebbene un po pi lunga (p. 54).
Ora, il dire che la vita e i sogni sono pagine di uno stesso libro significa certamente cogliere uneffettiva verit psicologica intorno ai nostri sogni. E pu essere che Schopenhauer
pensi anche a questa verit psicologica, ma certamente non
solo ad essa; in realt pensa anche e soprattutto a qualcosaltro
che riguarda in certo modo il senso della nostra vita.
Qui si dice: lunica differenza tra i sogni lunghi e i sogni brevi, e la nostra vita non altro che un lungo sogno.
Quindi vivendo ci muoviamo tra fantasmi sullo sfondo di un
mondo fantasmagorico. La frase il mondo la mia rappresentazione dice dunque anche che il mondo una fantasmagoria. Ed appena il caso di rammentare che questo modo di
intendere questa frase uno dei motivi importanti che consentono a Schopenhauer quegli agganci con il pensiero indiano che egli ritiene di poter riconoscere come profondamente
affini al proprio orientamento filosofico.
Se consideriamo lesposizione che Schopenhauer fa di
questo problema nelle Lezioni berlinesi ci rendiamo conto che
in fin dei conti gli accenni presenti nella Quadruplice radice,
che ad un primo sguardo non sembrano contenere queste implicazioni, in realt contengono gi questa possibilit di intendere il principio del mondo come rappresentazione in
modo da portare laccento sulla sua fantasmagoricit.
Non si tratta pi soltanto di attirare lattenzione sulla tesi dellidentit di oggetto e rappresentazione: ora si tratta invece di fare riferimento alla tesi della relazionalit di tutte le
rappresentazioni. In realt in quelle due tesi sono presenti i motivi interpretativi fondamentali del principio del mondo come
rappresentazione.
Parlando del principio di ragione sufficiente Schopenhauer insiste particolarmente sul fatto che in esso abbiamo a
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che fare con il problema della possibilit del sapere, della conoscenza, della scienza in genere. La scienza sempre ricerca
dei fondamenti e da questo punto di vista la frase secondo cui
ogni rappresentazione una rappresentazione fondata pu
essere proposta come un asserto che fissa la possibilit stessa di
una considerazione scientifica della realt. Ma ci vale anche
per la tematica dellagire, e dunque per quella della volont e
dei motivi. In questo ambito avremo a che fare soprattutto
con momenti della nosra vita psichica ed in particolare della
vita affettiva. Parlare di una legge della motivazione significa
allora la stessa cosa che parlare della possibilit che si dia di
tutto ci una scienza autentica: anche in rapporto ad ogni
fatto della vita psichica si possono dare spiegazioni autentiche.
Nelle Lezioni berlinesi Schopenhauer mostra unaltra
possibile interpretazione della tesi della relazionalit, un altro
modo di leggerla. Insistere su questo aspetto relazionale non
potrebbe voler anche significare che laccento viene posto
sulla relativit di ogni cosa, sulla sua essenziale dipendenza da
altro, e quindi qui si interpola un nuovo pensiero sulla sua
essenziale inconsistenza? In quanto dipendente da altro ogni
cosa in se stessa precaria e instabile. Schopenhauer parla addirittura di nullit (Nichtigkeit) delle cose (Lez 1, p. 474).
Una simile inclinazione del discorso potrebbe gi essere
colta nel fatto che la relazione temporale pu essere considerata come una sorta di modello comune ad ogni forma del
principio di ragione sufficiente, come una relazione semplice
che illustra esemplarmente la sua radice, e che perci pu essere indicata come lo schema (Schema) e il modello originario (Urtypus) di tutte le sue forme (Lez. I, p. 471). Ma questo
riferimento ci serve ormai per illustrare altrettanto esemplarmente il tema dellinstabilit e della nullit.
Quella instabilit di cui il principio di ragione sufficiente rende
partecipe gli oggetti trova la sua manifestazione pi chiara e che
pi salta allocchio nella sua forma pi semplice, il tempo: in esso
ogni istante c soltanto in quanto ha soppresso listante prece-
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dente, suo padre, per venire esso stesso a sua volta nuovamente
soppresso, altrettanto celermente: passato e futuro sono un nulla
al pari di un qalunque sogno, il presente soltanto c realmente;
ma esso soltanto il limite privo di estensione tra passatto e futuro: ci che era poco fa presente, gi passato. Questa nullit, che
ci appare qui con tanta evidenza tuttavia inerente al principio di
ragione sufficiente in ogni sua forma e ad ogni classe di oggetto
che esso domina... (Lez. I, pp.. 4745)
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del nostro luogo con lo spazio circostante li conosciamo; ma per
quanto estendiamo la nostra conoscenza, questa parte dello spazio resta finita e limitata, lo spazio stesso infinito e illlimitato, cosicch rispetto ad esso il luogo e la posizione che noi occupiamo
perdono di qualunque significato, scompaiono interamente, diventano qualcosa di infinitamente piccolo e il nostro essere in un
qualche luogo non molto pi che essere in nessun luogo (Lez.
I, p. 475).
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3.
La semplificazione del problema kantiano delle forme a priori e delle
categorie Spazio, tempo e causalit come forme dellesperienza Avviamento della discussione sul tema della materia.
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in questione la consistenza della nozione di materia e di conseguenza di sarebbe tagliata alla radice la mala pianta del materialismo, che Berkeley teme per le sue implicazioni ateistiche
e irreligiose.
Peraltro la dissoluzione della nozione di materia potrebbe assumere la forma di unobiezione nei confronti della tesi
fenomenistica alla quale si potrebbe imputare di non riuscire a
venire a capo di essa. Analogamente per la nozione di sostanza: la tesi del mondo come rappresentazione sembra implicarne la pura e semplice soppressione. Ma di essa possiamo realmente fare a meno?
Kant ritenne di dover rispondere di no, e poneva la sostanza tra le categorie. Ed anche Schopenhauer d una risposta negativa, ma la soluzione diversa.
Realt, materia e sostanza: appare subito chiaro che queste tre parole sono in qualche modo apparentate tra loro, al
punto da proporsi come angolature diverse di ununica questione. Le cose di cui fatto il mondo nella sua realt empirica possono essere caratterizzate come cose materiali e reali
queste due qualificazioni sembrano fare tuttuno: oltre naturalmente al fatto di essere cose, cio entit provviste di determinate propriet, dunque: sostanze.
Nellaffrontare questo nodo problematico, vogliamo
mettere al centro dellattenzione anzitutto il tema della materia. Ci ci consente di avviare subito una discussione intorno
alle forme del tempo e e dello spazio, che si dimostrer ben
presto ricca di implicazioni inattese.
Il tema della materia si ricollega anzitutto a quello dello
spazio e del tempo per il fatto che essa rappresenta la condizioni della loro percepibilit (M., p. 44).
Ci significa: spazio e tempo sono forme a priori, sono
condizioni e presupposti dellesperienza, essi dunque non derivano da essa. Esiste inoltre la possibilit di unintuizione pura, la possibilit dunque di afferrrare propriet del tutto generali che spettano a quelle forme come tali. Ma ci non implica
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per nulla che si dia una percezione dello spazio e del tempo come
tali. Lidea di unintuizione pura qualcosa completamente
diverso dallidea che lo spazio e il tempo siano dati alla nostra
percezione. Affinch siano colte percettivamente queste forme
debbono essere riempite e ci che le riempie appunto la
materia:
Lo spazio vuoto e il tempo vuoto sono certamente oggetti di una
costruzione matematica per mezzo della pura intuizione a priori,
ma non di una percezione autentica: solo se riempiti essi diventano percepibili. La materia qui la percepibilit (Wahrnembarkeit) dello spazio e del tempo: infatti essa li riempie entrambi
nello stesso tempo, d ad entrambi nello stesso tempo un contenuto (Lez. I, 161).
Si parte da una premessa che ha una sua evidenza: una temporalit vuota o uno spazio vuoto sono pure astrazioni, mentre
lo spazio e il tempo vengono percepiti in inerenza alla cosa
materiale. Naturalmente, se ci limitassimo a questa considerazione, la nozione di materia sembrerebbe presupposta. Tuttavia si suggerisce anche che la materia, in quanto rende percepibile lo spazio e il tempo possa essere considerata una loro
manifestazione: ci significa che essa debba essere analizzata
e quindi anche in qualche modo tratta da quelle forme. Tesi
molto forte, il cui fondamento pu apparirci alquanto dubbio. Vediamo allora come procede largomento di Schopenhauer.
Egli propone una sorta di esperimento mentale. Proviamoci ad immaginare che dalla percezione che noi abbiamo
della realt venga meno la forma dello spazio. Quale immagine del mondo otterremo in questo caso?
La risposta a questa domanda strettamente correlata
allidea della temporalit che in realt deve essere affrontata
per prima. Abbiamo in precedenza parlato della successione
degli istanti temporali e del fatto che listante attuale destinato ad essere subito soppresso dallistante successivo. Questa
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4.
La materia come prodotto del tempo moltiplicato per lo spazio Materia e relazione causale.
A questo punto possiamo ritornare sul problema della materia. Questo problema si pone proprio in rapporto alla necessit di giungere ad una vera e propria unificazione della forma
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regolare modificazione che una parte di essa produce sullaltra;
unessenza, quindi, del tutto relativa, e di una relativit valida soltanto nei limiti del mondo materiale, proprio come il tempo e lo
spazio (M., 4, p. 45).
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5.
Un altro aspetto secondo il quale viene in questione la causalit in
rapporto alla realt materiale Il problema della mediazione corporea
Il corpo come oggetto immediato Tematica della sensazione
Passaggio dalla sensazione allintuizione attraverso linterpretazione
causale delle sensazioni.
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lunico oggetto nellintero universo di oggetti, lunica rappresentazione che funge da mediazione rispetto allapprensione di
tutti gli altri oggetti, e proprio per questo esso merita di essere
caratterizzato come oggetto immediato.
Si tratta di una terminologia sulla quale vi sarebbe forse
qualcosa da eccepire e lo stesso Schopenhauer mostra qualche
volta di dubitare delleffettiva opportunit di parlare di oggetto immediato, ovvero di oggetto colto senza mediazioni.
Come abbiamo gi notato, vi sono sensazioni di mediazione
anche rispetto al mio corpo. Il vero punto della questione, che
viene colta ma malamente impostata da Schopenhauer, sta nel
fatto di stabilire il modo in cui io mi approprio del mio corpo
riconoscendolo come il mio e quindi differenziandolo da ogni
altra cosa materiale del mio mondo circostante. Questo problema viene eluso e Schopenhauer preferisce ricorrere ad una
differenziazione di tipi di oggetti, parlando quindi di oggetto
immediato e sorvolando su eventuali difficolt.
Il tema delloggetto immediato gi presente nella Quadruplice radice ed proposto fin dalle prime battute del Mondo. Nel suo secondo paragrafo si dice:
Il nostro stesso corpo gi un oggetto e perci noi sotto un tal
punto di vista lo chiamiamo rappresentazione. Il nostro corpo infatti un oggetto tra oggetti, sottoposto alle leggi degli oggetti:
soltanto che esso un oggetto immediato (M., p. 41).
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puntura di uno spillo. Lesempio della tattilit, e in particolare quello della puntura, ha una particolare efficacia illustrativa
perch ci consente di distinguere chiaramente tra il momento
puramente sensoriale e lapprensione delloggetto come di un
oggetto appuntito che avviene sulla base di quel momento
sensoriale. Considerando gli altri organi sensoriali lesemplificazione potr forse essere meno chiara, ma una distinzione analoga dovr essere ammessa in ogni caso.
Ad esempio, una cosa lessere dolce come propriet
obbiettivamente riferita ad un frutto ed unaltra la sensazione che avverto sulla lingua mentre la mangio. E cos un conto
il colore come propriet di una superficie che vedo di fronte
a me ed un altro la sensazione cromatica che non riferibile
ad alcuna oggettivit determinata, come quella che pu essere
provocata da una leggera pressione di un dito sulle palpebre.
A parte la maggiore o minore capacit illustrativa degli esempi, dobbiamo essere in grado di distinguere con chiarezza la
sensazione (Empfindung) dallintuizione (Anschauung): questultimo termine, usato allinterno di questa opposizione, si
riferisce alla percezione in quanto essa in grado di porgere le
propriet di un oggetto come propriet oggettivamente attribuite ad esso. Ma questa distinzione un classico problema
della riflessione filosofica. Esso si esprime nella domanda: in
che modo possibile effettuare il passaggio dalla sensazione allintuizione, dallimpressione puramente sensoriale avvertita
come qualcosa che accade sul proprio corpo (come una
modificazione delloggetto immediato) alla percezione piena
e completa, allintuizione che si avvale di sensazioni, ma unicamente come mediazioni che portano al di l del corpo verso
il mondo obbiettivo?
Si tratta di un passaggio necessario, dal momento che
una coscienza che restasse sul piano della pura sensazione sarebbe una coscienza ottusa, in qualche modo simile a quella
che pu essere attribuita ad una pianta, una coscienza
vegetale (pflanzenartiges) in quanto in essa verrebbero av-
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6.
Critica del realismo ingenuo Spiegazioni integrative intorno al problema dellinterpretazione causale delle sensazioni.
Non dobbiamo dunque supporre come fa la posizione realistica anzitutto la cosa come esistente in se stessa e poi
eventualmente come data in una rappresentazione, ma rovesciare questo ordine: assumere la cosa come senzaltro data in
una rappresentazione, e poi rendere conto del suo essere in se
stessa.
Facendo ricorso alla nozione di sensazione possibile
proporre la critica in forma pi precisa. Alla posizione realistica si pu infatti obbiettare che se guardiamo al lato soggettivo
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del nostro corpo (p. 94) e resta in esso come uno stato fugace
che viene avvertito nella pura forma temporale del senso interno. In certo senso il mondo intero si contrae sul nostro
corpo potremmo dire addirittura: si dissolve in esso.
Resta persino dubbio se in rapporto alle sensazioni si
possa parlare di rappresentazioni e di coscienza rappresentativa in senso autentico.
Dice in proposito Schopenhauer:
Le semplici modificazioni provate dagli organi dei sensi in virt
delle rispettive impressioni specifiche esterne possono gi essere
chiamate rappresentazini, in quanto limpressione non produce
n dolore n piacere, non ha cio un significato diretto per la
volont e viene tuttavia percepita: e quindi non esiste che per la
conoscenza. E tale il senso in cui dico che il corpo conosciuto
immediatamente, cio oggetto immediato. Tuttavia non bisogna
prendere la parola oggetto nella sua accezione pi stretta... (M.,
p. 56).
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meno, che non sia accompagnata da una reazione di attrazione o di disgusto. Lo stesso si pu dire per il gusto. Vi una
maggiore neutralit nel caso della vista e del tatto, e la massima neutralit va forse attribuita alla vista. Ma perch mai attiriamo lattenzione su un aspetto apparentemente cos minuto
e marginale?
Ritorniamo allora sullesempio della puntura. Noi afferriamo una cosa e ci pungiamo con essa: abbiamo dunque una
sensazione di dolore da cui viene messo in questione non gi
il soggetto conoscitivo, ma il soggetto che ora reagisce rabbiosamente gettando lontano da s la punta malefica da cui
stato ferito. Questo gesto richiama lattenzione sul fatto che
ci che viene messo in agitazione lio come volont che, come sappiamo, non si esprime soltanto negli atti espliciti del
volere, ma in ogni comportamento ed in ogni rapporto affettivo e praticoattivo con la realt. Ma lemergere in primo
piano della volont significa anche il passare in secondo piano
del mondo come rappresentazione.
Cerchiamo ora di introdurre una piccola variazione
nellesempio: pensiamo ad una puntura tanto lieve da non
mettere in agitazione la volont, ed allora potremmo dire di
sperimentare la forma appuntita della cosa distinguendo, in
questa esperienza, due momenti: il momento della sensazione
e il momento intuitivo, essendo questo niente altro che la
percezione di una cosa di forma appuntita. Ma lintuizione
data da una operazione intellettuale applicata alla sensazione
e precisamente da uninterpretazione causale di essa.
La puntura (sensazione) viene dunque interpretata come
effetto, cio viene intesa come risultato di unazione, di un
wirken, e di conseguenza viene posta una materia capace di
esercitarla. La sensazione come effetto viene completamente
superata, cosicch il risultato dellinterpretazione semplicemente: c qui intorno qualcosa che ha una forma appuntita.
Naturalmente, si presti attenzione a non invertire grossolanamente il problema: non stiamo dicendo che ci sono delle
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cose come cause delle nostre sensazioni! Stiamo invece dicendo che la posizione di qualcosa come una cosa esistente in se
stessa nel mondo esterno condizionata dallinterpretazione causale della sensazione.
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7.
Lintellettualit dellintuizione La non razionalit dellattivit intellettuale Loperare dellintelletto Il problema della passivit
delle operazioni causali.
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massima esaltazione ai momenti di creativit nellattivit scientifica che sarebbero da ricercare nelle grandi intuizioni geniali
piuttosto che nelle pi pazienti elaborazioni sistematiche: un
problema che fa intravvedere lintenzione di trasferire anche
nel campo dellattivit scientifica limmagine romantica del
genio che si fa valere anzitutto nella filosofia dellarte.
Tuttavia della nonrazionalit e dellimmediatezza dellattivit intellettuale, pu essere anche proposta una diversa
interpretazione. Anzitutto occorre sottolineare che allinterno
del titolo di teoria della conoscenza spesso vengono confusi
due versanti che debbono invece essere tenuti distinti: da un
lato, vi il problema del conoscere, quindi in generale quello
della scienza e delle sue acquisizioni, dallaltro il problema
della costituzione esperienziale del mondo. Potremmo utilmente distinguere tra conoscenza ed esperienza del mondo. Le
due nozioni non sono affatto identiche: mentre sto parlando,
ho esperienze di vario genere, ad esempio unesperienza uditiva della mia voce e dei rumori dellambiente, unesperienza visiva delle persone e delle cose che si trovano in esso, anche se
la mia attenzione prevalente tutta tesa a dipanare il filo del
mio discorso. Sarebbe una forzatura parlare di queste esperienze come di conoscenze. Il conoscere ha relazione con un
sapere e si mette in moto, per esprimerci cos, a partire da un
nonsapere. Ci significa che se non so che cosa vi sia in un
cassetto e voglio saperlo, allora lo apro e, guardando in esso,
vengo a conoscere ci che esso contiene. Questo guardare per
sapere del tutto diverso dal vedere ci che accade intorno a
me mentre sto parlando; ed ora la parola conoscere comincia
qui a poter essere usata, sia pure in senso debolissimo dal
momento non si trova integrata in un piano di ricerca ed in
un sistema di conoscenze.
Gran parte della nostra discussione si svolta sul versante dellesperienza del mondo. Ci siamo chiesti infatti come
fosse possibile lesperienza di un mondo una volta che il
mondo stesso stato ridotto a rappresentazione. Si presen-
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Laspetto comune sta proprio nel fatto che sia l azione delle
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leggi associative in Hume sia quella dellintelletto in Schopenhauer avviene alle mie spalle senza che io possa disporre
di essa.
Proprio questo aspetto differenzia profondamente ancora una volta la posizione di Schopenhauer da quella di Kant.
Questi parla infatti della spontaneit delle operazioni intellettuali spontaneit che viene proposta non tanto tenendo
conto della forma e della struttura effettiva dei processi di costruzione della realt dei quali in generale Kant si interessa assai poco, quanto per via del riferimento allattivit giudicativa
da cui le categorie sono dedotte, dunque per una motivazione astrattamente filosofica, e non sulla base di unanalisi
delle concrete procedure dellesperienza.
Proprio lautomatismo con cui opera lintelletto consente secondo Schopenhauer di rendere conto delle illusioni
percettive egli pensa ai classici esempi del bastone nellacqua, della luna che appare pi grande allorizzonte piuttosto che allo zenit, alle alte montagne che appaiono pi vicine
quando il cielo terso, ecc. Esse sono sempre da riportare non
gi alla sensazione, che non pu sbagliare, ma alla sua interpretazione, e quindi ad un inganno dellintelletto. Una prova di
ci il fatto stesso che lillusione percettiva continua a persistere anche se ne abbiamo svelato le ragioni. Lillusione percettiva
si genera quando un semplice ed unico effetto pu essere prodotto da due cause completamente differenti, di cui luna agisce
frequentemente e laltra di rado; lintelletto non avendo alcun dato per decidere qualche delle due cause agisca nel caso presente,
poich leffetto identico ricorre sempre alla causa ordinaria, e
siccome la sua attivit non riflessiva e discorsiva, ma intuitiva e
diretta, questa falsa causa ci si presenta dinanzi come oggetto intuito; ed ecco la falsa apparenza... Tutte queste illusorie apparenze ci si presentano nellintuizione immediata e nessun sillogizzare
della ragione capace di sopprimerle; la ragione non pu che
prevenire lerrore, e cio un giudizio senza prove sufficienti, contrapponenendone un altro contrario e vero... per a dispetto di
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ogni conoscenza astratta, lillusione resta e rester sempre immutabile in tutti i casi riferiti (M., p. 61)
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8.
Postilla sulla realt del mondo esterno Idealismo e realismo secondo lo schema delle Lezioni berlinesi.
Alla luce della impostzione pospettata la questione del realismo e dellidealismo riceve una sistemazione e una schematizzazione particolarmente semplice.
Secondo Schopenhauer luna e laltra posizione sono caratterizzate anzitutto come posizioni dogmatiche, e ci naturalmente significa che esse poggiano su pure e semplici assunzioni prive di un effettivo fondamento filosofico. Come tali
esse sono esposte alle critiche scettiche che possono essere
esercitate portando a conseguenze estreme quelle assunzioni
di base e mostrandone in questo modo linsostenibilit. Pur
essendo contrapposte, esse hanno tuttavia un aspetto comune
che riguarda il tema causale riferito al rapporto soggettooggetto. Rammentando che la relazione causale rappresenta la
prima forma del principio di ragione sufficiente, nelle Lezioni
berlinesi (p. 499) Schopenhauer propone il seguente schema:
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Con esso egli vuol sottolineare che lidea del rapporto causale
applicabile solo fra oggetti, mentre non lo tra oggetto e
soggetto. Si noti di passaggio che il parlare del corpo come
oggetto immediato importante anche per ribadire che il
corpo stesso deve essere annoverato tra gli oggetti e che le sensazioni, con il loro rimando ad azioni causali, non pongono
affatto in questione una relazione causale tra soggetto e oggetto. Dire dunque che il mondo la mia rappresentazione
non significa dire che esso prodotto dalla soggettivit (idealismo) e nemmeno che la rappresentazine abbia bisogno a sua
volta di qualcosa di diverso da essa che possa valere come causa che la produce. In questultimo senso mi sembra debba essere interpretata laffermazione contenuta nel 5 del Mondo
secondo la quale lorigine del problema della realt del mondo
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importante sottolineare che in forza di queste considerazioni si pu asserire la piena intelligibilit del mondo:
Esso si manifesta per quello che ovvero come una rappresentazione, o meglio come una serie di rappresentazini aventi come legame comune il principio di ragione. Come tale esso intelligibile, fin nel senso pi profondo, ad ogni sano intelletto e gli parla
un linguaggio perfettamente chiaro (M., p. 51).
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9.
Problematica della ragione Concezione comune e concezione
filosofica della ragione Il rapporto con gli animali In che
senso gli animali hanno un intelletto Ricordo riflessivo e ricordo intuitivo Ragione ed errore Il carattere riflesso del concetto
Gli inganni dellintelletto e gli errori della ragione. Solo lo spirito e la conoscenza fanno luomo signore della terra.
Il termine di ragione gi stato da noi introdotto: di esso avevamo bisogno almeno in negativo per caratterizzare lintelletto.
Abbiamo allora notato che quando con pensare intendiamo
propriamente largomentare, allora viene in questione lattivit razionale vera e propria la ragione, dunque. Largomentare, daltro lato, un concatenare proposizione a proposizione, giudizio a giudizio e il giudicare pu avvenire solo mediante concetti. Ala radice, lattivit della ragione proprio il
formare concetti e lo stabilire relazioni tra essi.
La formazione del concetto dice anzi drasticamente
Schopenhauer lunica funzione della ragione, cos come la
conoscenza della causa e delleffetto lunica funzione dellintelletto. Quanto alla domanda, che subito si pone, che chiede
che cosa si intenda qui con concetto, cominciamo con il dire
che esso una rapprsentazione astrattamente generale che
prende corpo nel significato di una parola, come cavallo,
rosso, giustizia...
In effetti Schopenhauer si avvale di una nozione di concetto cos genericamente tratteggiata per sviluppare un insieme di considerazioni che riguardano unidea piuttosto lata
dellattivit razionale, manifestando esplicitamente lintenzione di ricollegarsi pi alla concezione comune della ragione (allgemeine Kenntnis der Vernunft) che alle elaborazioni filosofiche un motivo che abbiamo gi trovato in precedenza e che
qui si presenta in modo particolarmente vivace. In fin dei
conti, osserva Schopenhauer, tutti gli uomini sanno riconoscere molto bene le manifestazioni di questa facolt, per quan-
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memoria ad un determinato punto del passato (Rcherinnerung), come esplicita rievocazione di scene (Szene) singole
del passato, unaltra il ricordo inteso come presenza del passato appena trascorso o anche di un passato lontano nel senso
del presente stesso.
Il vero ricordo di cui si parlava in precedenza appunto
il ricordo come Rcherinnerung, e per Schopenhauer questa
forma del ricordo connessa pi o meno direttamente con
una capacit concettuale e astrattiva. Lo stesso fatto che si pu
dire di ricordare che cosa avvenuto il tal giorno e la tal ora
mostra la presenza di questa componente, dal momento che la
data si richiama ad un sistema razionale di ordinamento del
decorso temporale che non certamente compreso nella situazione vissuta. Nellassegnazione di date si ha in effetti un vero
e proprio pensare il tempo.
Ma accanto a questo ricordo che presuppone una capacit razionale vi un ricordo puramente intuitivo (anschauendes Erinnerungsvermgen) che nullaltro che la sedimentazione di unesperienza passata in unesperienza presente: unesperienza presente rinnova direttamente e senza alcuna mediazione unesperienza passata che non viene puntualmente ricordata, dando luogo ad uneffettiva scena del passato, ma essa partecipa direttamente alla scena presente facendo s che
questa ci appaia come scena iterata, e con il senso che deriva
da questa iterazione. Si pensi a circostanze che del resto ci sono ben note per diretta esperienza, dal momento che il nostro
stesso comportamento da esse determinato: ad esempio,
allatto di riconoscere una persona cosa che non implica affatto che ci si ricordi dellincontro che abbiamo avuto con essa in passato, oppure di una situazione che sentiamo come
penosa, bench in essa non vi sia alcun aspetto intrinsecamente penoso, ma che stata tale per noi in un diverso contesto
in passato.
Cos quando io levo minacciosamente il braccio e il cane si acquatta strizzando gli occhi in attesa del colpo, questa
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condotta orientata da un ricordo del passato che partecipato sempre mediante ci che ora realmente presente
(Suppl., cap. V).
Di qui deriva lidea che la vita animale sia per lo pi una
vita immersa nella pura dimensione del presente: la mancanza
del pensiero anzitutto mancanza di unautentica dimensione
di passato e di futuro.
Ci comporta anche una profonda diversit nel modo
dessere del presente e nel rapporto con il mondo stesso. I nostri pensieri sono infatti per luomo adulto delle vere e proprie
pareti nelle quali ce ne stiamo racchiusi, e queste pareti ci impediscono talora di raggiungere il mondo esterno, di coglierlo
per quello che propriamente : in certo modo il mondo si nasconde al di l dei nostri pensieri ed anche: noi stessi possiamo nasconderci dietro i nostri pensieri. Il fatto che luomo sia
razionale vuole anche dire che egli pu incorrere in errore, che
pu celare se stesso o celare la realt, che pu fingere o mentire.
Al contrario, dice Schopenhauer, gli animali giocano
sempre a carte scoperte e il dire: un cane non pu fingere
significa ancora una volta dire semplicemente che la sua esperienza puramente intuitivointellettuale. La schiettezza e
lingenuit dellanimale in contrasto con la capacit di simulare strettamente connessa con questo problema.
Inoltre vi saranno differenze graduali nelle diverse specie
di animali. La stessa capacit intellettuale sar presente in gradi maggiori o minori. Alcune specie saranno mlto prossime a
quella coscienza vegetale di cui abbiamo parlato a suo tempo
come una coscienza priva di intuizione, e quindi priva di
mondo. Ma a partire da questi gradi inferiori si sale verso capacit intellettuali sempre pi elevate il che vuol dire verso
una forma di mondo sempre pi evoluta ed articolata. Fino a
casi in cui lo stesso limite intuitivointellettuale sembra quasi
superato, anche se incompletamente e imperfettamente, cosicch certi comportamenti animali si presentano a tal punto
evoluti da farci sospettare almeno un barlume di ragione au-
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tentica. In questo contesto Schopenhauer con un tratto assai caratteristico del suo stile d libero sfodo alle piccole curiosit del naturalista che non dimentica di registrare annedoti
ed episodi minuti intorno alla vita degli animali, raccolti un
po dovunque, da libri di zoologia e di storia naturale, ma anche storie di viaggi e dalla lettura dei giornali e delle gazzette.
Cos nel Mondo si narra di quellelefante
il quale, dopo aver attraversato nel suo viaggio in Europa un
gran numero di ponti, si rifiut un giorno di passarne uno che
pure aveva visto traversare come al solido dal seguito di uomini e
cavalli che erano insieme e ci perch il ponte non sembrava poter reggere il suo peso (M., p. 60).
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ha sempre parlato come accade in Hume nella sua contrapposizione tra idee e impressioni di una sorta di indebolimento del concetto rispetto al contenuto intuitivo diretto,
bench naturalmente con diversa terminologia, Si tratta di
unimpostazione del problema che pu soggiacere a critiche e
che pu essere fuorviante perch conferisce allintero problema uninclinazione psicologizzante, ma che tuttavia ha, almeno superficialmente, una singolare forza di convinzione. Pensiamo ad una qualunque parola di colore rosso, azzurro.
ed alle percezioni corrispondenti; oppure ad una parola come
leone che noi comprendiamo certamente nel suo senso: ma
quale incolmabile differenza vi fra la comprensione del significato della parola e la comparsa qui ed ora di fronte a me
di un leone in carne ed ossa, con tanto di zanne e tutta la sua
criniera!
Tuttavia il motivo per cui viene rammentata questa vivacit dellintuizione non solo quello, anchesso di origine
empiristica, che tende a sottolineare che il contenuto ultimo
della coscienza, o meglio, lorigine di ogni conoscenza da ricercare nellesperienza sensibile, ma soprattutto per sottolineare
che la possibilit dellerrore sorge unicamente con la ragione.
Ci ha certamente bisogno di qualche spiegazione.
Schopenhauer nota che stando nel campo dellintuizione
tutto risulta chiaro, determinato e certo. Non ci sono problemi,
non dubbi, non errori; non si vuole n si potrebbe andare pi in
l; si riposa nellintuizione, in tutto paghi del presente. Lintuizione basta a se stessa: tutto quanto ne procede con purezza e
con fedelt (ad esempio, una vera opera darte) non pu essere
falso n smentito: infatti non c qui luogo per lopinione
(Meinung), avendosi la cosa stessa (die Sache selbst) (M., p. 42).
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10.
Teoria del concetto La rappresentazione astratta e la parola Il significato della parola qualcosa di interamente differente dalle eventuali immagini concomitanti La parola come telegrafo perfettissimo
dei concetti Perch gli animali non parlano Lastrarre inteso come
isolamento di una propriet, lasciando tutto il resto indeterminato
Lindividualit pu essere solo intuita, e non pensata.
Pu forse essere considerata una delle caratteristiche del pensiero di Schopenhauer il fatto che linteresse per linsieme, e
dunque per il sistema, prevalga nettamente sullaccurata ed
approfondita elaborazione delle sue parti, talora con nostro
rincrescimento nel vedere spunti ricchi di interesse abbandonati a loro stessi. Ci accade in particolare, per la teoria del
concetto che appartiene naturalmente allambito della tematica
della ragione.
Abbiamo gi accennato al carattere riflesso del concetto
cos come al fatto che questo carattere contenga almeno il ricordo della tematica empiristica. Si coglie invece il peso della
formazione kantiana nellattenzione posta ad evitare le implicazioni psicologizzanti. In questo senso va rammentta lidea
che il soggetto conoscente non pu essere conosciuto, idea
che agisce anche nel senso di dare rilievo a ci che viene prodotto piuttosto che alla forma del produrre. Pi precisamente,
la forma del produrre, dunque nel caso della ragione, lastrarre
viene introdotta a partire dai suoi prodotti. Ci significa, ad
esempio, che se venisse chiesto di dire che cosa la ragione, ci
potremmo accontentare di spiegare che la ragione il correlato soggettivo delle rappresentazioni astratte, evitando cos
qualunque riferimento alla mente ed a processi mentali che
potrebbero risultare pi o meno misteriosi. Analogamente
non si sentiamo affatto impegnati, parlando di capacit di
astrarre, ad illustrare in che modo si esplichi questa capacit,
in che cosa consista il processo dellastrazione.
Anche per quanto riguarda la rappresentazione astratta,
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per caratterizzarla si tenta di riportarla allinterno di considerazioni formalistrutturali, evitando il rischio di una caratterizzazione qualitativa. Mentre Schopenhauer disposto a ribadire con Hume che una rappresentazione astratta una copia (Nachbildung) ed una ripetizione (Wiederholung) di rappresentazioni intuitive, ed anche ad approfittare di questo carattere riflesso per contrapporre le une alle altre, non invece
disposto ad affermare, come accadeva in Hume, che le rappresentazioni astratte sono caratterizzate come tali dalla scarsa vivacit, dal loro pallore, essendo questa indubbiamente una
caratterizzazione qualitativa psicologizzante. Il problema della
copia viene utilizzato in altra direzione. Gi nella Quadruplice
radice si era affermato che la forma del principio di ragione
sufficiente dominante in una determinata classe costituisce
lessenza di quella classe. Ora, se chiediamo quale sia il fondamento di un concetto potremo certamente essere rimandati
ad altri concetti, ma iterando la domanda dovremo infine
pervenire a concetti il cui fondamento la cosa stessa.
Cos potremmo illustrare il concetto di essere vivente
con i concetti di vegetale o animale e il concetto di animale
con i concetti di cavallo o di elefante, ma alla fine dovremo
rinviare ad un cavallo o ad un elefante effettivamente intuito.
Tenendo conto di ci la stessa nozione di rappresentazione astratta pu essere definita come quella rappresentazione che esige in ultima analisi il passaggio ad una rappresentazione appartenente ad unaltra classe come proprio fondamento. Si aggira in questo modo una caratterizzazione qualitativa di impronta psicologistica. In questa stessa direzione
agisce soprattutto il richiamo al versante del linguaggio.
A questo proposito il caso di mettere in guardia dal lasciarsi fuorviare da alcune formulazioni generiche nelle quali
ci imbattiamo intorno al rapporto tra linguaggio e ragione:
Il linguaggio la prima creazione e lo strumento necessario della
ragione; cos in greco e in italiano, linguaggio e ragione sono due
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concetti espressi da ununica parola: logos, discorso (in italiano
nel testo). La parola tedesca Vernunft deriva da vernehmen (afferrare, comprendere) che non sinonimo di hren (udire), ma vale:
acquistare coscienza dei pensieri comunicati per via di parole...
Soltanto con laiuto del linguaggio la ragione ottiene i suoi pi
grandi effetti, ad esempio lazione concorde di pi individui, la
cooperazione di pi migliaia di uomini per eseguire un piano prestabilito, lincivilimento, lo stato; e inolte la scienza, la conservazione dellesperienza precedente... (M., p. 74).
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11.
Teoria della logica Interesse di Schopenhauer per la logica formale
La logica non ha nessuna utilit pratica ma un grande interesse teorico
La logica deve essere insegnata nelle universit Limportanza conferita alla rappresentazione figurativa dei rapporti logici Una significativa citazione di Lambert.
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parla come di un residuo del passato che aveva avuto giustamente la sua massima fioritura in quel periodo considerato
oscuro chiamato Medioevo e che non era certo il caso in
qualche modo di rinnovare. Si tratta di una valutazione generalmente condivisa in tutto il corso del secolo XIX negli ambienti filosofici con pochissime eccezioni e che si modificher
soltanto verso la fine del secolo.
Di questa linea di tendenza Schopenhauer sembra non
accorgersi nemmeno. La logica formale appartiene di pieno
diritto alla problema della ragione nellaccezione spiegata, e
rappresenta, allinterno di questa problematica, un capitolo
particolarmente importante.
La logica la conoscenza generale dei modi di procedere della
ragione, conosciuti attraverso losservazione di s della ragione e
attraverso lastrazione da ogni contenuto ed espressa in forma di
regole (M., p. 83).
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che anche il logico pi consumato, quando ragiona per ragionare, mette da parte tutte le sue regole; oppure ad approssimare lattivit razionale con unattivit istintiva simile a
quella del castoro o addirittura ad unattivit fisiologica come
quella di digerire il cibo.
Ma laccento che cade sullinutilit pratica della logica,
intesa in questo modo, nello stesso tempo un accento posto
sul suo interesse filosofico. Bench non sia vero che ragionare
abbia come condizione lapprensione di regole e la loro applicazione esplicita, tuttavia possiamo sempre dire, di fronte ad
un qualunque ragionamento effettivamente effettuato che in
esso sono state applicate queste e quelle regole, cosicch in
ogni caso giusto dire che attraverso la logica mettiamo in
chiaro il funzionamento della ragione, cos come sarebbe giusto
dire che le leggi della meccanica rendono conto anche dei movimenti che io faccio con le mani e con i piedi.
Linteresse filosofico della logica consiste dunque proprio nel fatto che essa rappresenta una conoscenza speciale
dellorganizzazione e dellattivit della ragione che pu essere
considera una scienza completa, autonoma, perfetta, ben costruita e assolutamente sicura. Essa deve essere trattata a s,
indipendentemente da ogni altra scienza,, anche se il suo
reale valore pu essere apprezzato soltanto dalla sua connessione con linsieme della filosofia, nello studio della conoscenza, e specialmente della conoscenza razionale e astratta (M.,
p. 83), Per tutte queste ragioni essa deve far parte dellinsegnamento universitario.
La sillogistica non ha n valore n utilit n interesse se essa
viene esercitata superficialmente come oggi accade per lo pi: invece essa ha il massimo valore per la conoscenza filosofica dellessenza della ragione e diventa molto interessante, e persino attraente, se viene trattata veramente a fondo e se si penetra nei
suoi dettagli. Quindi non dovrete passare oltre a nessuno dei nostri argomenti, ma darvi la pena di seguirli con attenzione: allora
lintero meccanismo che la ragione esercita nel dedurre (la sua
funzione pi alta) vi apparir con la stessa chiarezza e distinzione
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con la quale vi appaiono gli oggetti che accadono sotto i vostri
occhi (Lez. I, p. 311).
Ma vi un altro aspetto non secondario su cui dobbiamo richiamare lattenzione. Nel 9 del Mondo Schopenhauer rammenta lidea di dare una rappresentazione figurativa ai rapporti
tra concetti considerati nelle loro estensioni, che egli chiama
talvolta sfere dei concetti. Si tratta di un lidea estremamente
felice, ricordando in proposito Ploucquet che si serviva di quadrati, Lambert che invece impiegava semplici linee sovrapposte
ed Eulero che ha fatto la proposta pi appropriata servendosi di
cerchi. La rappresentazione tramite linee e cerchi era impiegata
anche da Leibniz in un saggio che non poteva essere noto a
Schopenhauer, e che certamente gli sarebbe molto piaciuto,
essendo stato pubblicato da Couturat allinizio del nostro secolo e da lui intitolato Sulla prova della forma logica mediante
grafici lineari (lo puoi trovare in Leibniz, Scritti di logica, a cura
di F. Barone, Zanichelli, Bologna 1968, pp. 384 sgg,).
Naturalmente ancora oggi, come sa chiunque abbia seguito qualche lezione di logica, pu accadere che linsegnante
volendo illustrare una relazione insiemistica o anche volendo
soltanto caratterizzare graficamente un insieme tracci un cerchio sulla lavagna. Ma nellimpiego di simili rappresentazioni
sempre sottinteso che esse esse sono prive di interesse dal
punto di vista teorico, ed anzi esse vengono esplicitamente
contrapposte come rappresentazioni intuitive ad una formalizzazione adeguata del rapporto che in esse viene proposto, cio ad una formulazione in una notazione convenzionale
appositamente escogitata a questi scopi. Proprio perch in
questi nostri commenti a Schopenhauer tanto spesso ricorrono parole come intuizione e intuitivo, bene che si tenga
presente anche questa accezione dei termini: intuitivo si contrappone qui a nonformale e significa per lo pi, per il logico
di oggi, qualcosa di simile ad approssimativo, non rigoroso, di
senso comune, ed anche rozzo, grossolano, ecc.
chiaro che ci attenessimo a questi impieghi recenti del
termine non vedremmo le ragioni dellinteresse di Schopen-
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hauer a metterci sotto gli occhi queste grossolane rappresentazioni delle sfere dei concetti, e tanto meno potremmo avvertire linteresse dellaffermazione da cui sono accompagnate,
secondo la quale con simili figurazioni possibile dedurre
lintera dottrina dei giudizi (M., p. 81). Nelle Lezioni berlinesi si dedica peraltro il massimo sforzo proprio nelloperare
una simile deduzione insistendo soprattutto sulla costruzione
figurativa dei rapporti logici mediante cerchi.
In realt in rapporto a questa problematica dobbiamo rimandare allesposizione contenuta nella Quadruplice radice, in
particolare al modo in cui Schopenhauer affronta la questione
della verit delle proposizioni geometriche. Questa verit era
per lui connessa allafferramento di relazioni funzionali tra le
posizioni spaziali. Ora naturalmente abbiamo a che fare con
un ambito interamente diverso, eppure, bench sarebbe improprio parlare ora di una sorta di geometrizzazione della
logica, tuttavia vi una ununit di stile nellapproccio al problema perch anche qui si tratta di dare forma visiva concreta
a relazioni astratte, in modo da poter cogliere visivamente
nelle figure quelle relazioni. Lintuizione deve dunque essere
ancora chiamata in causa, ma non come un modo di illustrare
alla buona, per le teste incapaci di elevarsi al pensiero astratto,
relazioni fra concetti, ma per sollevare tutto un complesso di
interrogativi che riguardano la natura della logica, della dimostrazione e delle regole logiche. Se voglio illustrare la relazione tra animale e cavallo, potrei tracciare la seguente figura:
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pu essere considerata come una rappresentazione del sillogismo di prima figura, ad esempio se tutti gli uomini sono
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era certamente soltanto lidea di facilitare la strada alla comprensione della logica, usando mezzi grossolani. Certamente
vi un motivo importante di semplificazione, ma questo motivo profondamente immerso in una riflessione sul simbolismo capace in certo modo di funzionare da s. Questa capacit a sua volta sembra poter essere assicurata solo da una precisa corrispondenza strutturale tra la forma logica e la forma
delle connessioni figurali.
Questo problema formulato in forma estremamente
esplicita da Lambert nel presentare la sua proposta di designazione dei rapporti tra concetti mediante linee. Nel 194 del
suo Neues Organon si legge infatti:
Da tutto questo si vede che il modo di designazione qui addotto
arriva, in verit, altrettanto lontano quanto determinata la nostra conoscenza, e inoltre ci mostra ancora in modo evidente come, e dove, essa comincia ad essere indeterminata, e dove ancor
prima dobbiamo ricavare lulteriore determinazione partendo
dalla natura delloggetto stesso. Inoltre, da ci vediamo pure che,
se fosse possibile rendere complete queste determinazioni, la nostra conoscenza potrebbe diventare figurativa ed essere trasformata in una specie di geometria e di aritmetica. Notiamo qui solo
occasionalmente che anche lespressione un concetto contenuto
in un altro getta pure la base per una designazione dei concetti...
Daltronde per s chiaro che mediante tali designazioni non si
simboleggia niente altro che i rapporti pi generali dei concetti, i
loro collegamenti e le loro connessioni generali. Questo per non
proprio cos irrilevante perch... tali designazioni ci indicano
non solo i rapporti che noi in verit, senza pensare ad altri, volevamo simboleggiare, ma con uno sguardo anche gli altri che coesistono insieme nelloggetto designato. Un pregio che finora solo
lalgebra aveva (trad. it. a cura di R. Ciafardone, Laterza, Bari
1977, p. 97).
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12.
Digressione sulla teoria del riso e del comico in Schopenhauer In che
modo in essa sono implicati concetto e intuizione La teoria della
sussunzione paradossale Esempi La distinzione tra spiritosaggine e
buffoneria Sulle cause del riso Il riso sorge dal piacere che genera lo
scacco della ragione Il buffone che sbeffeggia il pedagogo.
Vogliamo concludere la nostra discussione sul tema della ragione concludendo in realt questi nostri commenti intorno
al contenuto del primo libro del Mondo prendendo in considerazione uninteressante e inattesa digressione che Schopenhauer compie nel 13, quasi scusandosi di allontanarsi
dallargomento principale ritardando cos il nostro cammino. In questo paragrafo Schopenhauer abbozza una vera e
propria teoria del riso, forse anzi dovremmo parlare pi ampiamente di una teoria del comico. Si conferma qui detto in
margine limpressione che nel Mondo la preoccupazione
dominante danneggi la portata di argomenti che vengono
proposti quasi in sordina, mentre meriterebbero, se non una
trattazione organica che certamente svierebbe dal filo conduttore principale, almeno una qualche pi netta evidenziazione. Qui ci troviamo di fronte a tre paginette, nelle quali si
condensa una proposta di teoria del comico, la cui sintesi occupa un paio di capoversi senza esempi illustrativi perch,
spiega Schopenhauer, la mia teoria cos semplice e chiara
che i ricordi di ogni lettore in materia di riso bastano da soli
a sostenerla ed a confermarla (M., p. 97).
Per fortuna possiamo invece disporre di un Supplemento
a questo paragrafo (Cap. VIII) intitolato Sulla teoria del ridicolo che ci offre le integrazioni necessarie e gli esempi opportuni.
Ad ogni teoria del riso si pone un duplice problema:
quello di rendere conto del modo in cui il riso viene prodotto,
dunque della struttura delle situazioni comiche, e quello di
spiegare le cause che fanno s che noi ridiamo di fronte a de-
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terminate situazioni. Questo duplice problema presente anche in Schopenhauer, bench il primo sia pi sviluppato del
secondo.
Ci chiediamo dunque: che cosa caratterizza una situazione come situazione comica? In questa domanda gi implicata lidea passibile in ogni caso di contestazioni che
tutte le situazioni che ci fanno ridere abbiano un tratto comune e che il nostro problema sia appunto quello di individuare questo tratto comune. Cos la pensa anche Schopenhauer: la grande variet delle situazioni comiche pu essere ricondotta ad unorigine comune, che chiama in causa proprio
il problema della ragione e della sua distinzione dallintelletto
e dallintuizione. Ci significa: se non ci fossero concetti, non vi
sarebbe riso: al riso necessaria la capacit di operare astrazioni
e precisamente nel senso spiegato, secondo il quale lastrarre
il lasciare indeterminato qualche aspetto delloggetto, consentendo in questo modo il passaggio alla generalit. Se cos,
tra le determinazioni antropologiche significative, cio tra
quelle determinazioni che contraddistinguono luomo dallanimale, non dovremmo annoverare solo le facolt del futuro,
come la speranza, oppure la capacit del linguaggio. Diventa
anche significativo il fatto di poter rilevare che un elefante o
un cane non ridono.
Queste singolari affermazioni derivano direttamente
dallidea che sta a fondamento della teoria di Schopenhauer.
In base ad essa
lorigine del ridicolo sempre la sussunzione, paradossale e perci inaspettata, di un oggetto sotto un concetto che gli estraneo
per tutti gli altri aspetti: pertanto il fenomeno del riso indica
sempre la percezione improvvisa di unincongruenza tra quel
concetto e loggetto reale che mediante esso viene pensato, quindi tra lastratto e lintuitivo (Suppl., p. 852).
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trasto, di un conflitto interno, di unincongruenza che caratterizza la situazione comica e questa incongruenza riguarda il
rapporto tra pensiero e intuizione, tra rappresentazione astratta e rappresentazione concreta, tra il modo in cui una
certa situazione viene prospettata nel pensiero e la sua realt
effettiva. Inoltre, la sussunzione inaspettata, e dunque il
conflitto ci appare improvvisamente come una sorta di corto
circuito che non pu essere controllato, ed ovviamente questo
carattere improvviso ha una particolare importanza per lo
scatenamento del riso.
Veniamo ora agli esempi finalmente proposti nei Supplementi per quei lettori che non sanno fare da s per la loro
prigrizia intellettuale.
A dire il vero non tutti gli esempi sono egualmente felici
ed efficaci per illustrare la tesi proposta. Cosicch converr
scegliere quegli esempi che assolvono meglio il loro scopo.
Tra questi vi certamente lesempio del predicatore noioso.
Vi un predicatore quanto mai noioso che ottiene il risultato
di fare addormentare il pubblico dei suoi fedeli. Ecco dunque
un esemplare buon pastore che, secondo a quanto dice la Bibbia, il solo a vegliare quando tutto il suo gregge addormentato!
Se analizziamo la situazione troviamo in essa un concetto essere un buon pastore e la sussunzione sotto di esso
di un caso particolare, e dunque concreto e reale: la sussunzione manifestamente paradossale, essa genera sorpresa e ci
fa sorridere. In riferimento al piccolo racconto si pu anche
costruire una sorta di stravagante sillogismo la cui conclusione
allora il tale un buon pastore sorge dalla premessa
maggiore che caratterizza il buon pastore secondo la Bibbia ed
una premessa minore che caratterizza il risultato che egli ottiene quando parla.
Questo esempio pu essere citato anche come esempio
di una delle due grandi classi in cui secondo Schopenhauer si
suddivide il comico e che naturalmente si potranno interseca-
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Vi sono qui due parole nel testo tedesco che meritano di essere messe in evidenza: il convincere (berfhren) detto nel
senso giuridico delladduzione di prove che mettono limputato con le spalle al muro: ci che abbiamo qui tradotto nel
modo pi letterale con precettrice (Hofmeisterin) malamente
tradotta in italiano talora con governante o addirittura con
maestra di casa (De Lorenzo) si richiama alla figura del
maestro di corte, quindi del pedagogo, del precettore a cui
le famiglie aristocratiche affidavano i propri rampolli: figura
che pu certo facilmente diventare immagine di pedanteria e
di moralismo. notevole che dal termine Hofmeister si sia coniata lespressione verbale hofmeistern che significa dare insegnamenti indesiderati (non richiesti) e che Hofmeisterei un
altro termine possibile per indicare la pedanteria. Lintuizione
svolge qui la parte dellHofnarr che sbeffeggia lHofmeister e
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vorremmo quasi dire che la sua teoria del comico sta tutta
proprio in questa dialettica tra il buffone e il pedagogo.