Dlgs 36-03
Dlgs 36-03
Dlgs 36-03
riguardante:
AMBIENTE - Smaltimento rifiuti industriali e civili - Aspetti generali
SOMMARIO
NOTE
TESTO
Art. 1 - Finalità
Art. 2 - Definizioni
Art. 3 - Ambito d'applicazione
Art. 4 - Classificazione delle discariche
Art. 5 - Obiettivi di riduzione del conferimento di rifiuti in discarica
Art. 6 - Rifiuti non ammessi in discarica
Art. 7 - Rifiuti ammessi in discar ica
Art. 8 - Domanda di autorizzazione
Art. 9 - Condizioni per il rilascio dell'autorizzazione delle discariche
Art. 10 - Contenuto dell'autorizzazione
Art. 11 - Procedure di ammissione
Art. 12 - Procedura di chiusura
Art. 13 - Gestione operativa e post-operativa
Art. 14 - Garanzie finanziarie
Art. 15 - Costi dello smaltimento dei rifiuti nelle discariche
Art. 16 - Sanzioni
Art. 17 - Disposizioni transitorie e finali
ALLEGATO 1 - Criteri costruttivi e gestionali degli impianti di discarica
ALLEGATO 2 - Piani di gestione operativa, di ripristino ambientale, di gest ione post-operativa, di
sorveglianza e controllo, finanziario
-§-
NOTE
-§-
TESTO
Vista la direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti;
Visto il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, recante norme per l'attuazione delle direttive
91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti per icolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di
imballaggio, e successive modificazioni;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 giugno
2002;
Acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano nella seduta del 25 luglio 2002;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della
Repubblica;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata, nella riunione dell'11 dicembre 2002;
Sulla proposta dei Ministri per le politiche comunitarie e dell'ambiente e della tutela del territorio,
di concerto con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell'economia e delle finanze, delle
attivita' produttive e della salute;
EMANA
Art. 1 - Finalità
1. Per conseguire le finalità di cui all' articolo 2 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, il
presente decreto stabilisce requisiti operativi e tecnici per i rifiuti e le discariche, misure, procedure
e orientamenti tesi a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull'ambiente, in
particolare l'inquinamento delle acque superficiali, delle acque sotterranee, del suolo e
dell'atmosfera, e sull'ambiente globale, compreso l'effetto serra, nonché i rischi per la salute umana
risultanti dalle discariche di rifiuti, durante 1 intero ciclo di vita della discarica.
2. Si considerano soddisfatti i requisiti stabiliti dal decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372, qualora
siano soddisfatti i requisiti del presente decreto.
Art. 2 - Definizioni
1. Ai fini del presente decreto si intende per:
a) "rifiuti": le sostanze od oggetti di cui all' articolo 6, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n.
22 del 1997, e successive modificazioni;
b) "rifiuti urbani": i rifiuti di cui all'articolo 7, comma 2, del decreto legislativo n. 22 del 1997, e
successive modificazioni;
c) "rifiuti pericolosi": i rifiuti di cui all'articolo 7, comma 4, del decret o legislativo n. 22 del 1997, e
successive modificazioni;
d) "rifiuti non pericolosi": i rifiuti che per provenienza o per le loro caratteristiche non rientrano tra
i rifiuti contemplati dalla lettera c);
e) "rifiuti inerti": i rifiuti solidi che non subis cono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica
significativa; i rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche
o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano e ffetti
nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar
luogo a percolati e la percentuale inquinante globale dei rifiuti, nonché l'ecotossicità dei percolati
devono essere trascurabili e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque, superficiali e
sotterranee;
f) "deposito sotterraneo": un impianto per il deposito permanente di rifiuti situato in una cavità
geologica profonda, senza coinvolgimento di falde o acquiferi, quale una miniera di potassio o di
sale;
g) "discarica": area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel
suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei
medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a
deposito temporaneo per più di un anno.
Sono esclusi da tale definizione gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati al fine di essere preparati
per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di
rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o
lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno;
h) "trattamento": i processi fisici, termici, chimici o biologici, incluse le operazioni di cernita, che
modificano le caratteristiche dei rifiuti, allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa, di
facilitarne il trasporto, di agevolare il recupero o di favorirne lo s maltimento in condizioni di
sicurezza;
i) "rifiuti biodegradabili": qualsiasi rifiuto che per natura subisce processi di decomposizione
aerobica o anaerobica, quali, ad esempio, rifiuti di alimenti, rifiuti dei giardini, rifiuti di carta e di
cartone;
l) "gas di discarica": tutti i gas generati dai rifiuti in discarica;
m) "percolato": liquido che si origina prevalentemente dall'infiltrazione di acqua nella massa dei
rifiuti o dalla decomposizione degli stessi;
n) "eluato": liquido ottenuto in laboratorio adottando le metodiche analitiche previste dal decreto di
cui all'articolo 7, comma 5;
o) "gestore": il soggetto responsabile di una qualsiasi delle fasi di gestione di una discarica, che
vanno dalla realizzazione e gestione della discarica fino al termine della gestione post-operativa
compresa; tale soggetto può variare dalla fase di preparazione a quella di gestione successiva alla
chiusura della discarica;
p) "detentore": il produttore dei rifiuti o il soggetto che ne è in possesso;
q) "richiedente": il soggetto che presenta richiesta di autorizzazione per una discarica;
r) "rifiuti liquidi": qualsiasi rifiuto sotto forma liquida, comprese le acque reflue non convogliate in
reti fognarie ed esclusi i fanghi;
s) "autorità territoriale competente": l'autorit à responsabile dell'esecuzione degli obblighi previsti
dal presente decreto;
t) "centro abitato": insieme di edifici delimitato lungo le vie d'accesso dagli appositi segnali di
inizio e fine. Per insieme di edifici si intende un raggruppamento continuo, an corché intervallato da
strade, piazze, giardini o simili, costituito da non meno di venticinque fabbricati e da aree di uso
pubblico con accessi veicolari o pedonali sulla strada.
Art. 16 - Sanzioni
1. Chiunque viola i divieti di cui all'articolo 7, commi 1, 2 e 3, è punito con la sanzione prevista
dall'articolo 51, comma 3, del decreto legislativo n. 22 del 1997. La stessa sanzione si applica a
chiunque viola le procedure di ammissione dei rifiuti in discarica di cui all'articolo 11.
2. Chiunque, in violazione del divieto di cui all'articolo 7, comma 4, diluisce o miscela i rifiuti, al
solo fine di renderli conformi ai criteri di ammissibilità di cui all'articolo 5, è punito con la sanzione
di cui all'articolo 51, comma 5, del decreto legislativo n. 22 del 1997.
Art. 17 - Disposizioni transitorie e finali
1. Le discariche già autorizzate alla data di entrata in vigore del presente decreto possono continuare
a ricevere, fino al 16 luglio 2005, i rifiuti per cui sono state autorizzate.
2. Fino al 16 luglio 2005 è consentito lo smaltimento nelle nuove discariche, in osservanza delle
condizioni e dei limiti di accettabilità previsti dalla deliberazione del Comitato interministeriale del
27 luglio 1984, pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 253 del 13 settembre
1984, di cui all'articolo 6 decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1994, e successive
modificazioni, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 251 del 26 ottobre 1994, nonché dalle
deliberazioni regionali connesse, relativamente:
a) nelle discariche per rifiuti inerti, ai rifiuti precedentemente avviati a discariche di II categoria,
tipo A;
b) nelle discariche per rifiuti non pericolosi, ai rifiuti precedentemente avviati alle discariche di
prima categoria e di II categoria, tipo B;
e) nelle discariche per rifiuti pericolosi, ai rifiuti precedentemente avviati alle discariche di II
categoria tipo C e terza categoria.
3. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto il titolare dell'autorizzazione di
cui al comma 1 o, su sua delega, il gestore della discarica, presenta all'autorità competente un piano
di adeguamento della discarica alle previsioni di cui al presente decreto, incluse le garanzie
finanziarie di cui all'articolo 14.
4. Con motivato provvedimento l'autorità competente approva il piano di cui al comma 3,
autorizzando la prosecuzione dell'esercizio della discarica e fissando i lavori di adeguamento, le
modalità di esecuzione e il termine finale per l'ultimazione degli stessi, che non può in ogni caso
essere successivo al 16 luglio 2009.
Nel provvedimento l'autorità competente prevede anche l'inquadramento della discarica in una delle
categorie di cui all'articolo 4.
Le garanzie finanziarie prestate a favore dell'autorità competente concorrono alla prestazione della
garanzia finanziaria.
5. In caso di mancata approvazione del piano di cui al comma 3, l'autorità competente prescrive
modalità e tempi di chiusura della discarica, conformemente all'articolo 12, comma 1, lettera c).
6. Sono abrogati:
a) il paragrafo 4.2 e le parti attinenti allo stoccaggio definitivo dei paragrafi 5 e 6 della citata
deliberazione del Comitato interministeriale del 27 luglio 1984; ai fini di cui al comma 2, restano
validi fino al 16 luglio 2005 i valori limite e le condizioni di ammissibilità previsti dalla
deliberazione;
b) il decreto del Ministro dell'ambiente 11 marzo 1998, n. 141;
c) l'articolo 5, commi 6 e 6-bis, e l'articolo 28, comma 2, del decreto legislativo n. 22 del 1997, e
successive modificazioni;
d) l'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 8 agosto 1994.
7. Le Regioni adeguano la loro normativa alla presente disciplina.
1.1. UBICAZIONE
Di norma i siti idonei alla realizzazione di un impianto di discarica per rifiuti inerti non devono
ricadere in:
• aree individuate ai sensi dell'articolo 17, comma 3, lettera m), della legge 18 maggio 1989, n. 183;
• aree individuale dagli articoli 2 e 3 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997,
n. 357;
• aree collocate nelle zone di rispetto di cui all' articolo 21, comma 1, del decreto legislativo 11
maggio 1999. n. 152;
• territori sottoposti a tutela ai sensi dell' articolo 146 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490.
La copertura deve essere realizzata mediante una struttura multistrato costituita, dall'alto verso il
basso, almeno dai seguenti strati:
1. strato superficiale di copertura con spessore > 1 m che favorisca lo sviluppo delle specie vegetali
di copertura ai fini del piano di ripristino ambientale e fornisca una protezione adeguata contro
l'erosione e consenta di proteggere le barriere sottostanti dalle escursioni termiche;
2. strato drenante con spessore > 0.5 m in grado di impedire la formazione di un battente idraulico
sopra le barriere di cui ai successivi punti 3) e 4);
3. strato minerale superiore compattato di spessore > 0.5 m e di bassa conducibilità idraulica.
4. strato di regolarizzazione per la corretta messa in opera degli elementi superiori e costituito da
materiale drenante.
Deve essere inoltre previsto, ove ritenuto nec essario dall'autorità competente, un sistema di raccolta
delle acque di percolazione.
La gestione di detto sistema deve minimizzare il battente idraulico di percolato sul fondo della
discarica al minimo compatibile con i sistemi di sollevamento e di estrazione.
Il percolato raccolto deve essere avviato ad idoneo impianto di trattamento al fine di garantirne lo
scarico nel rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente in materia.
1.4. STABILITÀ
Nella fase di caratterizzazione del sito è necessario accertarsi mediante specifiche indagini e prove
geotecniche che il substrato geologico, in considerazione della morfologia della discarica e dei
carichi previsti, nonché delle condizioni operative, non vada soggetto a cedimenti tali da
danneggiare i sistemi di protezione della discarica.
Deve essere, altresì, verificata in corso d'opera la stabilità del fronte dei rifiuti scaricati e la stabilità
dell'insieme terreno di fondazione-discarica, con particolare riferimento alla stabilità dei pendii e
delle coperture, anche ai sensi del decreto del Ministro dei lavori pubblici in data 11 marzo 1988,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 127 del 1° giugno 1988.
Per gli impianti che ricadono in Comuni soggetti a rischio sismico, così come elencati nei decreti
del Ministro dei lavori pubblici in data 5 marzo 1984, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 91 del
31 marzo 1984, le analisi di stabilità devono essere condotte in condizioni dinamiche, introducendo
le variabili di accelerazione indotta dall'evento sismico di più alta intensità prevedibile, ed
adeguando le eventuali strutture in muratura da realizzare alle disposizioni previste dal decreto del
Ministro dei lavori pubblici in data 16 gennaio 1996, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5
febbraio 1996.
1.6. BARRIERE
La discarica deve essere dotata di recinzione per impedire il libero accesso al sito.
Deve essere prevista una barriera perimetrale arborea autoctona al fine di minimizzare gli impatti
visivi e olfattivi.
I cancelli devono restare chiusi fuori dell'orario di esercizio.
Il sistema di controllo e di accesso agli impianti deve prevedere un programma di misure volte ad
impedire lo scarico illegale.
2.1. UBICAZIONE
Di norma gli impianti di discarica per rifiuti pericolosi e non pericolosi non devono ricadere in:
• aree individuate ai sensi dell' articolo 17, comma 3, lettera m), della legge 18 maggio 1989, n. 183;
• aree individuale dagli articoli 2 e 3 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997,
n. 357;
• territori sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490;
• aree naturali protette sottoposte a misure di salvaguardia ai sensi dell' articolo 6, comma 3, della
legge 6 dicembre 1991, n. 394;
• aree collocate nelle zone di rispetto di cui all' articolo 21, comma 1, del decreto legislativo 11
maggio 1999, n. 152.
La discarica può essere autorizzata solo se le caratteristiche del luogo, per quanto riguarda le
condizioni di cui sopra, o le misure correttive da adottare, indichino che la discarica non costituisca
un grave rischio ecologico.
Per ciascun sito di ubicazione devono essere esaminate le condizioni locali di accettabilità
dell'impianto in relazione a:
• distanza dai centri abitati;
• collocazione in aree a rischio sismico di 2^ categoria così come classificate dalla legge 2 febbraio
1974, n. 64, e provvedimenti attuativi, per gli impianti di discarica per rifiuti pericolosi sulla base
dei criteri di progettazione degli impianti stessi;
• collocazione in zone di produzione di prodotti agricoli ed alimentari definiti ad indicazione
geografica o a denominazione di origine protetta ai sensi del regolamento (CEE) n. 2081/92 e in
aree agricole in cui si ottengono prodotti con tecniche de ll'agricoltura biologica ai sensi del
regolamento (CEE) n. 2092/91;
• presenza di rilevanti beni storici, artistici, archeologici
Per le discariche di rifiuti pericolosi e non pericolosi che accettano rifiuti contenenti amianto, deve
essere oggetto di specifico studio, al fine di evitare qualsiasi possibile trasporto aereo delle fibre, la
distanza dai centri abitati in relazione alla direttrice dei venti dominanti.
Tale direttrice è stabilita sulla base di dati statistici significativi dell'intero arco dell'anno e relativi
ad un periodo non inferiore a 5 anni.
Deve essere garantito il controllo dell'efficienza e dell'integrità dei presidi ambientali (sistemi di
impermeabilizzazione, di raccolta del percolato, di captaz ione gas, etc.), e il mantenimento di
opportune pendenze per garantire il ruscellamento delle acque superficiali.
2.3. CONTROLLO DELLE ACQUE E GESTIONE DEL PERCOLATO
Devono essere adottate tecniche di coltivazione e gestionali atte a minimizzare l'infiltr azione
dell'acqua meteorica nella massa dei rifiuti.
Per quanto consentito dalla tecnologia, tali acque meteoriche devono essere allontanate dal
perimetro dell'impianto per gravità, anche a mezzo di idonee canalizzazioni dimensionate sulla base
delle piogge più intense con tempo di ritorno di 10 anni.
Il percolato e le acque di discarica devono essere captati, raccolti e smaltiti per tutto il tempo di vita
della discarica, secondo quanto stabilito nell'autorizzazione, e comunque per un tempo non inferiore
a 30 anni dalla data di chiusura definitiva dell'impianto.
Il sistema di raccolta del percolato deve essere progettato e gestito in modo da:
• minimizzare il battente idraulico di percolato sul fondo della discarica al minimo compatibile con i
sistemi di sollevamento e di estrazione;
• prevenire intasamenti ed occlusioni per tutto il periodo di funzionamento previsto;
• resistere all'attacco chimico dell'ambiente della discarica;
• sopportare i carichi previsti.
Il percolato e le acque raccolte devono essere trattate in impianto tecnicamente idoneo di
trattamento al fine di garantirne lo scarico nel rispetto dei limiti previsti dalla normativa vigente in
materia.
La concentrazione del percolato può essere autorizzata solo nel caso in cui contribuisca
all'abbassamento del relativo battente idraulico; il concentrato può rimanere confinato all'interno
della discarica.
Lo strato di materiale artificiale e/o il sistema bar riera di confinamento deve essere inoltre
adeguatamente protetto dagli agenti atmosferici e da pericoli di danneggiamento in fase di
realizzazione e di esercizio della discarica.
Sul fondo della discarica, al di sopra del rivestimento impermeabile, deve es sere previsto uno strato
di materiale drenante con spessore > 0,5 m.
Il fondo della discarica, tenuto conto degli assestamenti previsti, deve conservare un'adeguata
pendenza tale da favorire il deflusso del percolato ai sistemi di raccolta.
La copertura deve essere realizzata mediante una struttura multistrato costituita, dall'alto verso il
basso, almeno dai seguenti strati:
1. strato superficiale di copertura con spessore > 1 m che favorisca lo sviluppo delle specie vegetali
di copertura ai fini del piano di ripristino ambientale e fornisca una protezione adeguata contro
l'erosione e di proteggere le barriere sottostanti dalle escursioni termiche;
2. strato drenante protetto da eventuali intasamenti con spessore > 0,5 m in grado di impedire la
formazione di un battente idraulico sopra le barriere di cui ai successivi punti 3) e 4);
3. strato minerale compattato dello spessore > 0,5 m e di conducibilità idraulica di > 10-8 m/s o di
caratteristiche equivalenti, integrato da un rivestimento impermeabile superficiale per gli impianti di
discarica di rifiuti pericolosi;
4. strato di drenaggio del gas e di rottura capillare, protetto da eventuali intasamenti, con spessore >
0,5 m;
5. strato di regolarizzazione con la funzione di permettere la corretta messa in opera degli strati
sovrastanti.
Detta copertura provvisoria deve essere oggetto di cont inua manutenzione al fine di consentire il
regolare deflusso delle acque superficiali e di minimizzarne l'infiltrazione nella discarica.
La copertura superficiale finale deve essere realizzata in modo da consentire un carico compatibile
con la destinazione d'uso prevista.
2.7. STABILITA'
Nella fase di caratterizzazione del sito è necessario accertarsi a mezzo di specifiche indagini e prove
geotecniche che il substrato geologico, in considerazione della morfologia della discarica e dei
carichi previsti nonché delle condizioni operative, non vada soggetto a cedimenti tali da
danneggiare i sistemi di protezione ambientale della discarica.
Inoltre deve essere verific ata in corso d'opera la stabilità del fronte dei rifiuti scaricati, come al
successivo punto 2.10, e la stabilità dell'insieme terreno di fondazione -discarica con particolare
riferimento alla stabilità dei pendii ai sensi del decreto del Ministro dei lavor i pubblici in data 11
marzo 1988, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 127 del 1 ° giugno
1988, tenendo conto dei normali assestamenti dovuti alla degradazione dei rifiuti.
Il deposito sotterraneo dei rifiuti può essere realizzato per lo smaltimento delle seguenti tipologie di
rifiuti:
- rifiuti inerti;
- rifiuti non pericolosi;
- rifiuti pericolosi.
È indispensabile un'indagine approfondita della composizione delle rocce e delle acque sotterranee
per valutare la situazione attuale delle acque sotterranee e la loro evoluzione potenziale nei tempo,
la natura e l'abbondanza dei minerali presenti nella frattura, nonché una descrizione mineralogica
quantitativa della roccia ospitante.
Va valutata anche l'incidenza della variabilità sul sistema geochimica.
Per quanto riguarda i principi di sicurezza per le miniere di salgemma, la roccia che circonda i
rifiuti deve rivestire un duplice ruolo:
a) roccia ospitante in cui sono incapsulati i rifiuti;
b) strati soprastanti e sottostanti di rocce impermeabili (ad esempio di anidrite), che costituiscono
una barriera geologica che impedisce alle acque sotterranee di penetrare nella discarica e, che
impedisce ai liquidi e ai gas di filtrare all'esterno dell'area di smaltimento.
Nei punti in cui tale barriera geologica è attraversata da pozzi e perforazioni è necessario
provvedere a sigillarli durante le operazioni per prevenire la penetrazione di acqua e poi chiuderli
ermeticamente dopo la cessazione delle attività del deposito sotterraneo.
Se l'estrazione dei minerali continua oltre il periodo di attività della discarica, dopo la cessazione
delle attività di questa è indispensabile sigillare l'area di smaltimento con una diga impermeabile
all'acqua, progettata calcolando la pressione idraulica operativa a tale profondità, in maniera che
l'acqua che potrebbe filtrare nella miniera ancora in funzione non possa comunque penetrare
nell'area di smaltimento.
Nelle miniere di salgemma il sale è considerato una barriera di contenimento totale.
I rifiuti entrano quindi in contatto con la biosfera solo nel caso si verifichi un incidente o per effetto
di un evento geologico a lungo termine come il movimento terrestre o l'erosione (per esempio nel
caso di un aumento del livello del mare).
Non esistono probabilità molto elevate che i rifiuti subiscano alterazioni nelle condizioni previste
per lo stoccaggio, ma occorre tenere conto delle conseguenze di possibili eventi sfavorevoli.
Per stoccaggio in profondità nella roccia dura si intende lo stoccaggio sotterraneo a una profondità
di parecchie centinaia di metri; la roccia dura può essere costituita da diverse rocce magmatiche
come il granito o il gneiss, ma anche da rocce sedimentarie come il calcare o l'arenaria.
A tale scopo ci si può servire di una miniera non più sfruttata per le attività estrattive o di un
impianto di stoccaggio nuovo.
Nel caso di stoccaggio nella roccia dura non è possibile il contenimento totale e quindi è necessario
costruire una struttura di deposito sotterraneo atta a far sì che I attenuazione naturale degli strati
circostanti riduca gli effetti degli agenti inquinanti impedendo così effetti negativi irreversibili nei
confronti dell'ambiente.
Sarà quindi la capacità dell'ambiente circostante di attenuare e degradare gli agenti inquinanti a
determinare l'accettabilità di una fuga da una struttura di questo tipo.
Le prestazioni del sistema di stoccaggio sotterraneo vanno valutate in maniera globale, tenendo
conto del funzionamento coerente delle diverse componenti del sistema.
Nel caso di stoccaggio sotterraneo nella roccia dura il deposito deve essere situ ato al di sotto della
falda acquifera per prevenire il deterioramento delle acque sotterranee.
Lo stoccaggio nella roccia dura deve rispettare tale requisito, impedendo che qualunque fuga di
sostanze pericolose dal deposito raggiunga la biosfera - e in particolare gli strati superiori della
falda acquifera a contatto con essa - in quantità o concentrazioni tali da provocare effetti nocivi.
E' necessario quindi valutare l'afflusso delle acque verso e nella biosfera e l'impatto della variabilità
sul sistema idrogeologico.
Il deterioramento a lungo termine dei rifiuti, dell'imballaggio e delle strutture artificiali può portare
alla formazione di gas nel deposito sotterraneo nella roccia dura.
Occorre quindi tenere conto di tale fattore nel progettare le stru tture per lo stoccaggio sotterraneo di
questo tipo.
1. PRINCIPI GENERALI
Il presente allegato stabilisce le modalità di gestione e le procedure comuni di sorveglianza e
controllo durante la fase operativa e post-operativa di una discarica, al fine di prevenire qualsiasi
effetto negativo sull'ambiente ed individuare le adeguate misure correttive.
Disciplina inoltre gli adempimenti a carico del gestore relativi alle procedure di chiusura di una
discarica e individua gli adempimenti durante la fase post -operativa e per il ripristino ambientale del
sito medesimo.
Definisce inoltre le modalità per individuare il prezzo corrispettivo minimo per lo smaltimento in
discarica previsto dall'articolo 15.
I piani di gestione operativa, di ripristino ambientale, di gestione post -operativa e di sorveglianza e
controllo sono lo strumento con il quale l'autorità responsabile per il rilascio dell'autorizzazione
verifica che:
• le operazioni condotte siano conformi all'autorizzazione;
• la discarica non comporti nel tempo effetti negativi sull'ambiente;
• il sito sia sottoposto ad adeguati interventi di ripristino ambientale al termine delle attività.
Alle scadenze indicate nell'autorizzazione, e comunque con periodicità almeno annuale, il gestore
provvede ad inviare all'autorità di controllo i risultati complessivi dell'at tività della discarica con
riferimento ai seguenti dati:
• quantità e caratteristiche (codice di identificazione) dei rifiuti smaltiti;
• volumi dei materiali eventualmente utilizzati per la copertura giornaliera e finale delle celle;
• volume finale disponibile;
• produzione di percolato (malanno) e sistemi utilizzati per il trattamento/smaltimento;
• quantità di gas prodotto ed estratto (Nm 3 /anno) ed eventuale recupero d'energia (kWh/anno);
• risultati analitici del monitoraggio delle matrici ambientali e delle emissioni.
Nel caso in cui il piano di ripristin o preveda la ricostituzione di una copertura vegetale, l'intervento
deve essere eseguito secondo le seguenti procedure:
• la ricostituzione dello strato edafico (minimo di 30 cm di spessore) deve avvenire primariamente
con l'utilizzo di suolo accantonato precedentemente o, in assenza, con terra vegetale dalle
caratteristiche chimico-fisiche controllate e plausibilmente analoghe a quelle dei sito d'intervento;
per il miglioramento della fertilità deve essere utilizzato in via preferenziale compost di qualità
come ammendante;
• sullo strato edafico si deve procedere nella realizzazione di un inerbimento anche temporaneo, con
specie erbacee annuali e perenni pioniere allo scopo di una rapida stabilizzazione della massa
movimentata e per favorire processi di riv italizzazione (ricolonizzazione microbiologica) del suolo;
• nella piantumazione per la ricostituzione della copertura vegetale si deve procedere in maniera
progressiva e, a seconda della destinazione finale d'uso (ecologico-forestale, ricreativo a verde
pubblico, agricolo ma comunque non per destinazione di produzioni alimentari, umane o
zootecniche), utilizzando prioritariamente specie arboree ed arbustive appartenenti a quelle
autoctone o tipiche dell'area da ricostituire ed adatte alle caratteristiche fisico-chimiche del suolo;
• durante la piantumazione e successivamente all'intervento di ripristino devono essere utilizzate le
migliori tecniche di coltivazione per garantire l'attecchimento della vegetazione; in particolare è
necessario garantire la manutenzione e, qualora ricorra la necessità, si devono adottare sistemi di
irrigazione fissa o mobile che assicurino le più favorevoli condizioni per lo sviluppo della copertura
vegetale.
In particolare, in funzione della soggiacenza della falda, delle fo rmazioni idrogeologiche specifiche
del sito e della qualità delle acque sotterranee dovrà essere individuato il livello di guardia per i vari
inquinanti da sottoporre ad analisi.
In caso di raggiungimento del livello di guardia è necessario adottare il piano d'intervento
prestabilito, così come individuato nell'autorizzazione; è necessario altresì ripetere al più presto il
campionamento per verificare la significatività i dati.
5.3 Percolato
In presenza di percolato e acqua superficiale, i campioni devono essere prelevati in punti
rappresentativi.
Il campionamento e la misurazione (volume e composizione) del percolato devono essere eseguiti
separatamente in ciascun punto in cui il percolato fuoriesce dall'area.
Il controllo delle acque superficiali deve essere fatto in almeno due punti, di cui un o a monte e uno
a valle della discarica.
Il controllo del percolato e dell'acqua superficiale, in caso di contatto fra le due matrici, deve essere
effettuato prelevando un campione rappresentativo della composizione media.
Deve essere misurata la quantità di percolato prodotto e smaltito, da correlare con i parametri
meteoclimatici per eseguire
un bilancio idrico del percolato.
I parametri da misurare e le sostanze da analizzare variano a seconda della composizione dei rifiuti
depositati in discarica; vanno indicati nel provvedimento di autorizzazione di cui all'articolo 10 del
presente decreto, e devono tenere conto dei criteri di ammissibilità di cui al decreto previsto
dall'articolo 7, comma 5.
PIANO FINANZIARIO
La garanzia che il prezzo minimo di cui al punto 1 copra realmente tutti i costi, inclusi quelli relativi
alla fase di post-chiusura, è assicurata dalla presentazione di un piano ec onomico finanziario che
deve tenere conto dei seguenti fattori: 1. il costo industriale predisposto in funzione di:
- costi relativi a spese di investimento per la costruzione dell'impianto, compresi oneri finanziari e
costi per la realizzazione di opere di mitigazione ambientale;
- spese per gestione operativa, comprese spese relative al personale ed ai mezzi d'opera utilizzati;
- spese generali e tecniche;
- spese previste per la ricomposizione ambientale e la gestione del periodo successivo alla chiusura ;
2. gli oneri fiscali previsti dalla normativa vigente.
Con frequenza annuale potrà essere presentata all'ente competente una relazione di aggiornamento
del prezzo di conferimento da applicare a seguito delle eventuali variazioni intervenute a seguito di:
a) variazioni riscontrate a consuntivo, o previste per l'anno successivo, nei costi di gestione e di
costruzione;
b) nuove prescrizioni imposte da normative o disposizioni vigenti;
c) nuove perizie di variante.
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