SOCIOLOGIA DELL' INFANZIA, Corsaro
SOCIOLOGIA DELL' INFANZIA, Corsaro
SOCIOLOGIA DELL' INFANZIA, Corsaro
CORSARO
INTRODUZIONE – Lo sguardo di Corsaro sui bambini: un’introduzione per il lettore italiano
Protagonismo infantile
I bambini di tutte le età compiono ripetuti tentativi di ottenere il controllo sulle loro esperienze e di
condividere questo controllo con i pari. Sono competenti nel creare la realtà attraverso il gioco (e
nel distinguere realtà da finzione) e sanno negoziare sia con gli adulti che con i pari.
Altro elemento della riproduzione interpretativa (derivato da Giddens) è la nozione di dualità della
struttura sociale.
I bambini, secondo Corsaro, sono vincolati dalla struttura sociale esistente, però la interpretano e la
traducono in una risorsa per la cultura dei pari, in questo modo partecipano alla costruzione della
propria condizione sociale in quanto bambini.
Le culture dei bambini sono fatte i repertori di pratiche (attività o routine, artefatti, valori…) che i
bambini producono e condividono in interazione con i pari.
La riproduzione interpretativa implica due aspetti fondamentali:
1. Si tratta di un agire intenzionale e collettivo, da parte dei bambini, articolato in tre tipi di
azione:
a. Appropriazione creativa di info e conoscenze dal mondo adulto
b. Produzione di e partecipazione a una serie di culture dei pari
c. Contributo alla riproduzione ed estensione della cultura adulta
Queste attività seguono una certa sequenza: a) permette b) che contribuisce a c), però i
bambini non attraversano uno specifico periodo in cui si appropriano delle info, tutte queste
attività si verificano simultaneamente e diacronicamente (come durante l’apprendimento del
linguaggio)
2. L’agire si svolge nell’ambito di un processo complesso, illustrato dalla forma della rete
circolare: i raggi sono una gamma di ambienti, varie istituzioni sociali: familiari,
economiche, culturali, edu, politiche, occupazionali, religiose.
Questi campi includono ambiti in cui avviene l’interazione tra parie tra adulti e bambini
(case, auto, aule, parchi…). I raggi della rete esistono come strutture stabili ma mutevoli,
sulle quali i bambini “tessono” le loro tele.
Al fulcro c’è la famiglia d’origine che serve ai bambini come connessione con tutte le
istituzioni culturali.
Le spirali diversamente tratteggiate rappresentano quattro distinte culture dei pari, create da
ogni generazione di bambini in una determinata società: infantile, preadolescenziale,
adolescenziale e adulta.
Le culture dei pari non sono strutture preesistenti che i bambini devono fronteggiare, non
sono stadi che attraversano, le esperienze non vengono abbandonate con la maturità ma
rimangono a far parte delle storie di vita dei bambini in quanto membri di una cultura. Lo
sviluppo individuale è incorporato nella costruzione collettiva di una serie di culture dei pari
che a loro volta contribuiscono alla riproduzione e al cambiamento della più ampia società e
cultura adulta.
L’elemento più cruciale è la struttura generale del modello, il numero dei raggi, la natura e il
numero delle spirali variano tra le culture, tra i gruppi subculturali e nel tempo storico.
È la rappresentazione grafica della riproduzione interpretativa:
Cambio di paradigma nel modo di considerare i bambini e l’infanzia:
I bambini sono agenti sociali attivi e creativi. Producono una cultura propria mentre
contribuiscono a produrre e riprodurre quella degli adulti – in particolare concetto di agency
L’infanzia è una forma strutturale, per la società è una categoria permanente che non
scompare con il passaggio generazionale ma viene ri-contestualizzata con il variare delle
società, delle fasi storiche e degli andamenti demografici
Attraverso l’incontro con gli asili di Reggio Emilia contribuisce ad esportare l’idea di Loris
malaguzzi per cui la scuola dell’infanzia deve essere trasformata in veicolo di cittadinanza.
Discussione
tratto tipico dei bambini italiani che Corsaro cita più volte. Carattere etnografico sui generis.
Fattori che vanno a pesare per questa situazione: natura elitaria della scuola italiana, attrattività del
mondo del lavoro, sistema stratificato per cui i giovani non hanno competenze cognitive, sono
sfavoriti nello sviluppo e non hanno uguali possibilità di vita.
Soluzioni:
Lavoro di studio per approfondire i fenomeni ed evitare drammatizzazioni circa l’infanzia
Sforzo creativo di garantire interventi, servizi e politiche
Ordine generazionale –
Qvortrup – delinea la prospettiva strutturale dell’infanzia, 3 presupposti:
L’infanzia costituisce una specifica forma strutturale
L’infanzia è esposta agli stessi condizionamenti sociali dell’età adulta
I bambini sono co-costruttori dell’infanzia e della società
Infanzia come forma strutturale, in questo modo è possibile andare oltre le prospettive
individualistiche e porre, trovando risposte, numerose domande sociologiche.
Qvortrup vede l’infanzia come integrata nella società, i bambini partecipano attivamente alle attività
organizzate (per esempio produzione economica e consumo), influenzano e sono influenzati dai
grandi eventi e dagli sviluppi della società.
Durante la transizione al capitalismo industriale, i bambini dall’avere compiti principalmente nel
settore agricolo sono passati ad avere una vasta gamma di lavori, per poi giungere alla
scolarizzazione formale nelle soc industriali moderne. Qvortrup sostiene che questo ultimo
passaggio non è una rottura con il passato ma una continuazione del lavoro infantile, poiché la
scuola è un investimento nella prosperità economica futura di ogni società, offre vantaggi immediati
come la co-produzione di conoscenza.
È vero che tra gli adulti non è molto comune pensare alla scolarizzazione come un lavoro, Qvortrup
sostiene che questa “amnesia collettiva” da parte degli adulti rispetto all’utilità della scuola sia
correlata al fatto che le scuole funzionino come meccanismi di accreditamento, in grado di
trasformare i bambini immaturi e privi di abilità in adulti produttivi (visioni legate alle tradizionali
teorie di socializzazione e sviluppo, in cui ci si focalizza sul futuro dei bambini e non sul qui ed
ora).
Metodi micro-sociologici
Particolarmente appropriati per studiare culture e relazioni tra pari. Si concentrano su quanto i
bambini possono dirci e insegnarci sulle esperienze di vita condivise tra i pari e sul loro controllo
sul mondo degli adulti.
Interviste individuali e di gruppo
È possibile, attraverso di esse, toccare temi che di rado vengono discussi, pur essendo
comuni. Nelle individuali lo scarto di potere tra ricercatore e rispondente è aggravato da età
e status, mentre in quelle di gruppo questo divario si riduce, così come in quelle tra pari o
quelle inserite in un contesto naturale con un mix di metodi e fiducia reciproca.
Etnografia e analisi sociolinguistica
Tre caratteri peculiari in riferimento ai bambini:
1) È un metodo prolungato e impegnativo
2) Microscopico e olistico
3) Flessibile e capace di autocorrezione
Il senso di questa metodologia è inserirsi nel contesto per un tempo prolungato, in modo da
comprendere attraverso osservazioni intensive di cosa è fatta la vita quotidiana dei membri
del gruppo.
Nell’esperienza di Corsaro:
1) opera sia negli USA che in ITA per un anno, tornando spesso sul campo in modo da
documentare i cambiamenti nel tempo. Difficoltà: farsi accettare e acquisire uno status
da “partecipante”. Per Corsaro il metodo migliore è quello reattivo (entrare nel campo
del gruppo)
2) le interpretazioni etnografiche sono valide se radicate in un sistema consolidato di
conoscenze quotidiane, processo di descrizione densa. Corsaro utilizza strumenti
audiovisivi per comprendere le dinamiche del gruppo che studia, osserva le strategie di
accesso dei bambini nei gruppi di pari (diretta e indiretta)
3) fondamentale per l’etnografia è l’offerta di un continuo feedback al ricercatore che può
in questo modo “aggiustare il tiro”
Analisi sociolinguistica
Registrazioni audiovisive per avere accesso a tutta quella parte di gioco non verbale, fluida o
complessa da interpretare, attraverso l’AS si ricostruisce il loro significato
Corsaro afferma che i bambini e le loro culture siano un oggetto di ricerca dotato di valore in sé, i
bambini meritano di essere studiati come bambini.
La cultura dei pari è pubblica, collettiva e performativa, corsaro definisce la cultura dei pari come
l’insieme stabile di attività o routine, artefatti, valori o premure che i bambini producono e
condividono in interazione con i loro pari.
L'effetto dei genitori dei pari sullo sviluppo dei bambini E la transizione alle prime culture dei
pari
La ricerca in questo campo e criticata per i suoi risultati ambigui poiché non tiene conto degli effetti
genetici comportamentali secondo Erris i pari sono più importanti dei genitori per gli esiti evolutivi
dei bambini precisando tuttavia che genitori conserva un effetto importante sul comportamento dei
bambini nella famiglia la tesi di Erris vicino a quella della riproduzione interpretativa
Secondo corsaro le famiglie giocano un ruolo chiave nello sviluppo della cultura dei pari soprattutto
nei primi anni quando le parte delle routine culturali adulto bambino avviene in famiglia. una volta
che i bambini escono fuori dal contesto familiare sono già indirizzati in certe direzioni e preparati
all’interazione sono anche armati di specifiche risorse culturali derivate dalle esperienze in famiglia.
Sono i genitori a decidere quando i bambini cominciano ad uscire dall' ambito familiare e il tipo di
contesto in cui saranno inseriti.
È cominciare dagli anni 60 che il bisogno di cura extra familiare è aumentato drasticamente per
effetto dell'ingresso di un crescente numero di donne nella forza lavoro.
negli Stati Uniti fino in tempi recenti si pensava che i bambini in età prescolare fossero accuditi
meglio a casa propria, tuttavia, questa idea è stata scardinata entrando in conflitto con la realtà
dell’economia americana. Oggi l'importanza della cura extra familiare soprattutto nella scuola
dell'infanzia e sempre più riconosciuta anche.se gli Stati Uniti rimangono indietro in questo ambito.
Le relazioni dei bambini piccoli con gli adulti e con i coetanei nei contesti in cui emergono le
culture dei pari sono condizionate dalle precedenti routine genitore figlio che hanno luogo in
famiglia.
Le transazioni dalla famiglia ai gruppi dei pari influenzano le relazioni dei bambini con gli altri e lo
sviluppo delle loro concezioni dell’amicizia. Non appena i bambini arrivano a scuola si rendono
conto che le loro concezioni della proprietà, del possesso e della condivisione, basate sulle
precedenti esperienze in famiglia, non sono compatibili con le esigenze dell’interazione a scuola.
I bambini possono inizialmente opporre resistenza, ma devono imparare a negoziare il loro possesso
temporaneo degli oggetti.
A giudicare dalle esperienze familiari sembra che i bambini giungano a considerare amici tutti i
bambini con cui vengono a contatto, ma sappiamo che nelle scuole d'infanzia condivisione e
amicizia sono legate ai tentativi dei bambini di generare e proteggere degli eventi di interazione
condivisi.
Aspetti simbolici delle culture infantili
Per cultura simbolica infantile si intendono varie rappresentazioni e simboli espressivi delle
credenze, delle premure e dei valori dei bambini.
Fonti:
Media
Esiste da molto la preoccupazione sugli effetti che la televisione o il film possono avere sui
bambini. Incremento studi teorici.
Dalle ricerche in questo campo emerge che ci sono effetti positivi ed effetti negativi sui
bambini anche se la quantificazione degli effetti negativi è molto dibattuta. Per quanto
riguarda gli effetti positivi, è dimostrato che programmi televisivi di carattere educativo
trasmettono competenze importanti per il successo scolastico a breve lungo termine.
Ciò che non è molto chiaro sono principalmente tre aspetti:
come i bambini negozino con i genitori per accedere ai media, come comunicano con
genitori e coetanei in merito a ciò che vedono e come si appropriano e utilizzano le
informazioni che ricevono dai media;
letteratura per bambini
Comunità interpretativa: pratiche o strategie che vengono condivise dai membri di una
comunità per organizzare le proprie esperienze. Vincolano a priori la costruzione del
significato dei testi.
Studi hanno confermato che la maggior parte della letteratura per l’infanzia e quasi tutti gli
studi ad essa correlati sono rivolti alle comunità interpretative degli adulti. > rimedio > focus
sulla letteratura sovversiva = storie di bambini che sfidano l’autorità degli adulti e li fanno
apparire stupidi.
Rimane però una visione insufficiente delle prospettive dei bambini.
Eccezione: studio Wolf nella propria realtà famigliare, si leggevano molti libri alle figlie
(della narrativa per adulti) che giocavano un ruolo attivo nelle letture.
figure mitiche e leggendarie
in linea generale creano buona parte della cultura simbolica dei bambini (babbo natale,
fatina dei denti). Questi personaggi sono presentati dai genitori che li intrecciano alle
vicende d’infanzia dei bambini attraverso dei rituali non sempre uguali di famiglia in
famiglia ma accresciute dalle sub-routine.
Le informazioni provenienti da queste tre fonti sono mediate dagli adulti attraverso le routine
culturali familiari e di altri contesti. I bambini si appropriano, utilizzano trasformano rapidamente la
cultura simbolica, mentre producono partecipano alla cultura dei pari.
Sono pochissimi gli studi che si sono soffermati sul passaggio dalla famiglia al gruppo dei coetanei
o da una cultura dei pari all’altra per i bambini. Si concentrano nelle scuole materne, nei capi di
gioco, nelle aule.
Le culture dei pari sono subculture generali di una cultura o di una società più ampia, è tramite la
famiglia che il bambino viene introdotto alla cultura dei pari e alle varie culture locali ma è
solamente tramite l’uscita dal contesto familiare e l’entrata nelle comunità circostanti che il
bambino inizia a contribuire attivamente alle culture locali dei pari.
Inizialmente si ha la formazione di gruppi poco strutturati di parentela e vicinato, oppure, nel caso
in cui la famiglia propenda per l’accesso ad una struttura di istruzione e cura in età precoce, queste
strutture diventato hub in una rete interconnessa di gruppi di coetanei o vicini
Le strategie che i bambini mettono in atto per essere inclusi in certi contesti sono chiari precursori
delle abilità degli adulti in ambienti simili.
La consapevolezza che i bambini sviluppano sull’amicizia è legata alle esigenze del contesto dei
coetanei sin dalla scuola materna. La natura dei processi di amicizia varia a seconda del contesto
sociale e culturale.
Il concetto di amicizia e le capacità amicali non nascono per effetto del grado di sviluppo cognitivo
o della riflessione personale, spesso sono i genitori ad etichettare le amicizie per conto dei figli, di
conseguenza nella fascia d’età 2-3 i bambini tendono a vedere come amici le persone etichettate
come tali. Con l’esperienza delle prime culture dei pari il concetto si trasforma in una dimensione
che implica attività condivisa osservabile.
A lungo si è sostenuta l’importanza del gioco di ruolo drammaturgico per lo sviluppo sociale ed
emotivo dei bambini e delle loro capacità linguistiche.
A partire dai 2 anni i bambini iniziano i giochi di ruolo e dai 2 ai 5 anni generalmente questi giochi
riguardano l’espressione del potere.
I bambini acquistano potere quando assumono ruoli da adulti, giocando si proiettano verso il futuro,
in un tempo in cui avranno il controllo su sé stessi e sugli altri. Giocando sperimentano come
agiscono i diversi tipi di persone nella società e come si relazionano tra loro > assumono
importanza il genere, i ruoli social, e la loro stereotipizzazione sessuale ma i bambini sfidano e
perfezionano questi stereotipi, le aspettative di genere sui ruoli non vengono semplicemente
inculcate nei bambini dagli adulti ma sono costruite socialmente dai bambini nelle loro interazioni
con gli adulti e tra loro.
Il gioco di ruolo permette anche di riflettere sul rapporto tra contesto e comportamento.
Possiamo affermare che ci siano buone prove che il gioco di ruolo tra bambini sia un aspetto
universale delle culture dei pari, tuttavia sono necessari ulteriori studi a riguardo in una vasta
gamma di culture per cogliere appieno la diversità negli stili e nella natura di queste importanti
routine di gioco nella vita quotidiana dei bambini.
Altro aspetto che si può considerare universale nella cultura dei bambini è la sfida all’autorità degli
adulti (vita sotterranea per Goffman). Spesso i bambini cercano di “trasformare il sistema” per
esempio per evitare la richiesta di mettere in ordine i giochi > strategie = risposte innovative e
collettive al mondo degli adulti.
L’interazione con gli adulti spesso fa nascere nei bambini disagio o incertezza. I dubbi vengono
affrontati man mano che si presentano con i genitori o con altri adulti, oppure all’interno di mondi
immaginari creati e condivisi con i pari. Vygotskij ha sostenuto come questo tipo di gioco richieda
sia la consapevolezza delle regole della vita reale sia l’invenzione di nuove regole. Il gioco,
attraverso il suo carico emotivo permette e aiuta ad affrontare ansie, paure come per esempio quella
di perdersi, morire, incontrare pericoli (approach-avoidance), contribuendo altresì allo sviluppo di
competenze linguistiche, cognitive e sociali. I giochi possono derivare da modelli del mondo degli
adulti ma anche essere solamente collegati ad esso in modo vago. I bambini sono anche in grado di
inglobare le fiabe, le storie che sentono nel loro gioco, appropriandosene e trasformandole.
Conflitto e relazioni tra pari
Anche litigi, competizione, conflitti verbali sono caratteristiche della cultura dei bambini che
emergono spesso proprio dalle relazioni di amicizia e servono a rafforzare alleanze e a organizzare i
gruppi sociali.
Corsaro nota che per quanto riguarda la realtà italiana, i bambini siano spesso impegnati in
discussioni stilizzate e drammatizzate, così come accade tra gli adulti. La discussione è apprezzata
perché fornisce un’area condivisa e uno spazio di partecipazione, discutendo di ci che ritengono
importante sviluppano la percezione condivisa di esercitare un controllo sul proprio mondo sociale.
Spesso accompagna e prende il posto di attività istituzionali, come disegnare, giocare, mangiare. >
discussione come attività comunitaria > senso di potere e controllo sul proprio ambiente sociale.
CAPITOLO 6. L’INFANZIA, LA FAMIGLIA E I CAMBIAMENI SOCIALI
I legami tra amici hanno un’importanza chiave nelle culture dei pari e le amicizie più durature sono
il risultato di “circostanze locali” di gioco e relazione, spesso si cerca di difendere il gruppo da
persone esterne e allo stesso tempo di ampliarlo, quindi si assiste ad una situazione di conflitto:
mantenere gli amici del cuore o espandere la propria cerchia?
Le liti sono uno strumento per creare ordine sociale, per coltivare o mettere alla prova le amicizie,
sviluppare ed esprimere la propria identità sociale.
Nella società contemporanea è sempre più comune l’uso delle tecnologie digitali da parte
soprattutto di preado e ado, questo fa di loro una generazione digitalizzata, cosa che non si può dire,
in linea generale, della generazione dei loro genitori – divario generazionale.
L’uso delle tecnologie è complesso e in rapida e continua evoluzione, bambini e giovani dimostrano
grandi capacità creative, ma quali effetti hanno le tecnologie sulla vita di ado e preado?
Ci sono due diverse posizioni, una che vede le tecnologie come influenza negativa, causa di un
problema sociale (obesità, sessualità precoce, violenza, aggressività) > le ricerche in questo senso
non hanno prodotto risultati definitivi e spesso quelli raggiunti sono contraddittori.
E chi invece rifiuta il presupposto per cui ci sarebbe un problema di tipo sociale e adotta un
approccio costruttivista, in linea con la riproduzione interpretativa, sottolineando l’agency dei
bambini e sostenendo che l’uso dei media deve essere valutato all’interno del contesto sociale e
culturale > i media hanno un carattere positivo
Bisogna senza dubbio raggiungere la consapevolezza che i media sono inevitabili, nonostante il
controllo e la negoziazione famigliare, i genitori dovrebbero esprimere la loro responsabilità
attraverso l’educazione ai media piuttosto del proibizionismo, formando i bambini a diventare
consumatori attivi e consapevoli dei media.
Molti studiosi del rapporto tra media e infanzia puntano il dito al panico morale, è una convinzione
diffusa che i media mettano a rischio i giovani corrompendoli e queste ondate di panico sono
diffuse dall’ampia copertura informativa dedicata agli episodi di violenza che hanno come
protagonisti i più giovani (Columbine High) e che vedono i media come strumento di diffusione e
incitamento alla violenza.
Sul rapporto tra panico morale e media alcune teorie affermano che la violenza ha altre cause
strutturali, come diseguaglianza e povertà, circolazione massiva di armi, bande e traffico di droga, si
attribuisce all’informazione la responsabilità di contribuire a diffondere il panico morale attraverso
sensazionalismo e ampia copertura data ai fatti di cronaca.
È importante segnalare alcune ricerche che si occupano di sottolineare come media e videogiochi
sono anche strumenti di socializzazione e partecipazione. Il gioco è motivo per cui incontrarsi e
avere uno scambio.
I giovani si appropriano velocemente dei dispositivi elettronici per emanciparsi dai genitori e creare
nuove pratiche all’interno delle culture dei pari. Si sollecitano cautele per quanto riguarda l’aspetto
compulsivo che le pratiche di messaggistica possono avere e per la loro capacità di generare
dipendenza.
L’uso di linguaggi gergali aiuta ad esprimere l’identità e il proprio stile all’interno delle culture dei
pari, alcuni elementi problematici: pettegolezzo, cyberbullismo, sexting.
In ultima si considerano i social network, ampliamente usati anche dagli adulti. Spesso forniscono
nuovi modi per consolidare ed estendere la rete delle amicizie e le relazioni intime. Chi si sente
emarginato sfoga nei social il proprio bisogno di socialità.
Si può guardare ai bambini come problemi sociali oppure trattare i problemi sociali che toccano la
vita dei bambini.
L’opzione 1 si manifesta quando si pensa ai bambini come outgroup, non adulti in divenire ma
alieni, inferiori agli adulti e quindi non meritevoli di rispetto. Per esempio, ciò avviene quando
escludiamo i bambini da attività che “possono essere disturbate” dalla loro presenza, oppure quando
ci preoccupiamo in modo compulsivo per loro > sindrome del babau. Oppure ancora quando si
colpevolizza la vittima, si rimproverano certi bambini o ragazzi per comportamenti illeciti, come se
fossero loro responsabili di problemi sociali ed economici che riguardano l’ambiente in cui vivono
(gravidanze precoci, teenager che si allontanano da casa).
A lungo ci si è interrogati sui problemi che la condizione della mamma lavoratrice può portare ai
figli, influenzando la ricerca mediante lo stereotipo che vuole la donna come al servizio della casa e
dei figli, con le ripercussioni che questo bias ha anche sul mondo del lavoro (per esempio in USA
non c’è il congedo parentale > conflitto). Questa preoccupazione è tornata all’ordine del giorno in
seguito alle scoperte delle neuroscienze, che hanno dimostrato come i primi tre anni di vita siano un
periodo cruciale per lo sviluppo celebrale.
È interessante confrontare come i diversi paesi si mettano in gioco circa la tematica del congedo
parentale e in linea generale sul supporto alla famiglia. In Europa non c’è motivo di sollevare la
questione del mancato attaccamento con le figure di riferimento perché in tutti i paesi la relazione
fig. di rif-bambino è protetta per almeno 1 anno dopo la nascita, le misure di sostegno sono coperte
dal governo e dai contributi fiscali, mentre negli USA non ci si è mai preoccupati molto della
qualità dei servizi materno-infantili, che spesso presentano insufficienti standard di sicurezza,
obiettivi educativi ristretti e turnover del personale, oltre a tariffe esagerate per il servizio offerto
(da pag. 204 per approfondire)
Per quanto riguarda le problematiche legate alla separazione a al divorzio, occorre dare uno sguardo
alle statistiche e considerare come le leggi che regolano questi fenomeni supportano i nuovi bisogni
degli attori che si trovano in queste situazioni. L’aumento dei divorzi a partire dal Novecento è
considerato uno dei più significativi cambiamenti strutturali della famiglia e a questo fenomeno ne
sono associati altri altrettanto importanti: entrata delle donne nel mondo del lavoro, cambiamento
dei valori, individualismo, affermazione di stili di vita non convenzionali, nuove leggi, fattori
economici, stress.
Per quanto riguarda le conseguenze psico-sociali dell’instabilità familiare, esse sono molto più
difficili da misurare ed interpretare e i risultati sono tutt’ora incerti.
Si analizzano due reazioni negative al divorzio:
condotte esternalizzanti (acting out, aggressività, disobbedienza)
condotte internalizzanti (depressione, ansia)
per quanto riguarda gli effetti a lungo termine ci si focalizza sulle relazioni che si intraprenderanno
durante la vita dopo aver assistito al divorzio, il rapporto di fiducia verso l’altro, i problemi di salute
mentale, la resilienza ma al momento non ci sono conclusioni univoche (per approfondire pag.214).
Non esiste un percorso a priori da intraprendere per evitare conseguenze negative sui figli, vi sono
però alcune raccomandazioni:
nei primi mesi dopo il divorzio o la separazione sono cruciali le capacità del genitore che ha
la custodia del figlio. Figura testimone di come il figlio prende coscienza del cambiamento
evitare routine sconclusionate ma stabilire punti fermi, in modo da non far sentire i figli
colpevolizzati per i cambiamenti che inevitabilmente si presenteranno
routine familiari stabili
cooperazione tra genitori anche quando la relazione affettiva si interrompe
bassa conflittualità tra i genitori
evitare di chiedere ai figli di prendere posizioni