SOCIOLOGIA DELL' INFANZIA, Corsaro

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SOCIOLOGIA DELL’INFANZIA – W. A.

CORSARO
INTRODUZIONE – Lo sguardo di Corsaro sui bambini: un’introduzione per il lettore italiano

Alcuni concetti chiave per Corsaro:


Routine
Concetto ricorrente, si tratta di una struttura di interazioni con caratteri di regolarità, ripetitività e
controllo sociale. Un repertorio di pratiche sociali accessibile a chi fa parte di un gruppo che però
può parteciparvi se prima se ne comprendono i ruoli, le regole, le funzioni e i funzionamenti.
Nell’infanzia, individua due tipologie di routine:
 Corporee (mangiare, pulirsi, vestirsi…) – riflettono le aspettative sociali e le regole di
interazione decise dagli adulti.
 Ludiche.

Ricostruzione della cultura dei pari


modo strutturato di organizzare e utilizzare le info da parte della comunità dei bambini.

Protagonismo infantile
I bambini di tutte le età compiono ripetuti tentativi di ottenere il controllo sulle loro esperienze e di
condividere questo controllo con i pari. Sono competenti nel creare la realtà attraverso il gioco (e
nel distinguere realtà da finzione) e sanno negoziare sia con gli adulti che con i pari.

Metodi principali usati da Corsaro:


osservazione partecipante, tecnica di videoregistrazione, documentazioni, studi longitudinali
(ripetute osservazioni dello stesso soggetto in un lungo periodo di tempo) di bambini di etnie e
classi sociali diverse, tra USA e EU (soprattutto Italia).
Attraverso questi strumenti, osserva e classifica i rituali di inclusione-esclusione, condivisione,
gestione dei conflitti, sfida agli adulti, fronteggiamento delle paure.

Teoria della riproduzione interpretativa:


I bambini partecipano sempre e contemporaneamente a due culture: quella degli adulti, con cui sono
costantemente in contatto attraverso famiglia e scuola, e quella dei coetanei.
Non si limitano a interiorizzare passivamente norme e pratiche degli adulti ma se ne appropriano in
maniera attiva, ovvero, fanno uso degli elementi derivati dalla cultura adulta, adattandoli per
rispondere ai propri bisogni e per conseguire i propri obiettivi > li modificano.
La versione modificata di questi elementi entra nel gioco dell’interazione con i pari > forme di
mutamento sociale.

Altro elemento della riproduzione interpretativa (derivato da Giddens) è la nozione di dualità della
struttura sociale.
I bambini, secondo Corsaro, sono vincolati dalla struttura sociale esistente, però la interpretano e la
traducono in una risorsa per la cultura dei pari, in questo modo partecipano alla costruzione della
propria condizione sociale in quanto bambini.
Le culture dei bambini sono fatte i repertori di pratiche (attività o routine, artefatti, valori…) che i
bambini producono e condividono in interazione con i pari.
La riproduzione interpretativa implica due aspetti fondamentali:

1. Si tratta di un agire intenzionale e collettivo, da parte dei bambini, articolato in tre tipi di
azione:
a. Appropriazione creativa di info e conoscenze dal mondo adulto
b. Produzione di e partecipazione a una serie di culture dei pari
c. Contributo alla riproduzione ed estensione della cultura adulta

Queste attività seguono una certa sequenza: a) permette b) che contribuisce a c), però i
bambini non attraversano uno specifico periodo in cui si appropriano delle info, tutte queste
attività si verificano simultaneamente e diacronicamente (come durante l’apprendimento del
linguaggio)

2. L’agire si svolge nell’ambito di un processo complesso, illustrato dalla forma della rete
circolare: i raggi sono una gamma di ambienti, varie istituzioni sociali: familiari,
economiche, culturali, edu, politiche, occupazionali, religiose.
Questi campi includono ambiti in cui avviene l’interazione tra parie tra adulti e bambini
(case, auto, aule, parchi…). I raggi della rete esistono come strutture stabili ma mutevoli,
sulle quali i bambini “tessono” le loro tele.
Al fulcro c’è la famiglia d’origine che serve ai bambini come connessione con tutte le
istituzioni culturali.
Le spirali diversamente tratteggiate rappresentano quattro distinte culture dei pari, create da
ogni generazione di bambini in una determinata società: infantile, preadolescenziale,
adolescenziale e adulta.
Le culture dei pari non sono strutture preesistenti che i bambini devono fronteggiare, non
sono stadi che attraversano, le esperienze non vengono abbandonate con la maturità ma
rimangono a far parte delle storie di vita dei bambini in quanto membri di una cultura. Lo
sviluppo individuale è incorporato nella costruzione collettiva di una serie di culture dei pari
che a loro volta contribuiscono alla riproduzione e al cambiamento della più ampia società e
cultura adulta.
L’elemento più cruciale è la struttura generale del modello, il numero dei raggi, la natura e il
numero delle spirali variano tra le culture, tra i gruppi subculturali e nel tempo storico.
È la rappresentazione grafica della riproduzione interpretativa:
Cambio di paradigma nel modo di considerare i bambini e l’infanzia:
 I bambini sono agenti sociali attivi e creativi. Producono una cultura propria mentre
contribuiscono a produrre e riprodurre quella degli adulti – in particolare concetto di agency
 L’infanzia è una forma strutturale, per la società è una categoria permanente che non
scompare con il passaggio generazionale ma viene ri-contestualizzata con il variare delle
società, delle fasi storiche e degli andamenti demografici
Attraverso l’incontro con gli asili di Reggio Emilia contribuisce ad esportare l’idea di Loris
malaguzzi per cui la scuola dell’infanzia deve essere trasformata in veicolo di cittadinanza.

Discussione
tratto tipico dei bambini italiani che Corsaro cita più volte. Carattere etnografico sui generis.

LA CONDIZIONE SOCIALE DEI MINORI E LA SOCIOLOGIA DELL’INFANZIA IN


ITALIA
Divario tra Nord e Sud, fenomeno della povertà educativa (rischi connessi alla carenza di stimoli
educativi e formativi sia di tipo formale che informale) > anche nei paesi ricchi, come mai? >
stratificazione, diseguaglianza ed esclusione che producono disparità e il perdurare di destini
segnati.

Quattro aree problematiche in Ita:


 Scarso investimento da parte dello stato per quanto riguarda i minori e le famiglie
 Limitata copertura di servizi per fascia 0-3, circa la metà dei posti disponibili sono offerti
dal settore privato con forti squilibri tra regioni (Emilia-Romagna - Campania). Solo il
28,6% dei bambini sotto i 3 anni frequenta un servizio educativo o una scuola dell’infanzia
 Abbandono scolastico (1 studente su 6 non arriva a diploma/qualifica professionale)
 Aumento di bullismo e cyberbullismo e digital gap con gli adulti, che sono messi in
discussione proprio per la loro incapacità di gestire i nuovi media e i giovani online

Fattori che vanno a pesare per questa situazione: natura elitaria della scuola italiana, attrattività del
mondo del lavoro, sistema stratificato per cui i giovani non hanno competenze cognitive, sono
sfavoriti nello sviluppo e non hanno uguali possibilità di vita.
Soluzioni:
 Lavoro di studio per approfondire i fenomeni ed evitare drammatizzazioni circa l’infanzia
 Sforzo creativo di garantire interventi, servizi e politiche

Nuova sociologia dell’infanzia:


 Dalla dimensione del futuro ci si sposta a quella del presente (no bambino vittimizzato,
drammatizzato, non-adulto)
 Dalla dimensione dell’esperienza e dell’azione strutturata dagli adulti a quella dell’azione
sociale intesa come espressione di un’agency dei più piccoli, interdipendente rispetto a
quella esercitata dagli altri attori del sistema
 Dal paradigma dell’inutilità a quello dell’utilità, i bambini rappresentano un fatto sociale
centrale per la produzione e l’innovazione dei gruppi umani
Media e tecnologie – fonti della cultura simbolica dei bambini, originariamente appartengono al
mondo degli adulti ma i bambini se ne riappropriano, li usano e li trasformano nella cultura dei pari
(riproduzione interpretativa + dualità della struttura). Corsaro avvicina il tema in maniera scientifica
attraverso la letteratura dedicata, allo stesso tempo, riconosce in questa letteratura due tradizioni
diverse,
 una riconducibile alle teorie degli effetti di stampo psico-sociale nordamericane, che
misurano lo screen time. Questo tempo dedicato allo schermo è messo in relazione ai suoi
possibili effetti (quadro deterministico – violenza nei media)
 cultural studies britannici e loro sviluppi anche statunitensi (quadro costruttivista). I
destinatari sono soggetti attivi in grado di negoziare il significato dei prodotti dei media

Corsaro ha due poli di attenzione in riferimento ai media


1. media elemento vincolante della struttura sociale e della cultura degli adulti, i bambini
finiscono per parteciparvi in maniera inconsapevole o non consensuale (marketing). Dal
momento che i media hanno valore simbolico, costruiscono socialmente l’infanzia,
producendo e diffondendo rappresentazioni dei bambini e delle bambine che vi devono
aderire implicitamente
2. i soggetti sono spettatori consapevoli, usano i media come risorse. Si valorizza la capacità
dei bambini di saper interpretare vincoli e risorse delle tech nel quadro delle loro culture dei
pari > cambio di prospettiva > quale significato assumono certe pratiche legate ai media,
nelle culture dei bambini

CAPITOLO 1. TEORIE SOCIALI DELL’INFANZIA

Quali sono le ragioni dietro l’interesse rinnovato per i bambini?

1.1 LA RISCOPERTA DELL’INFANZIA IN SOCIOLOGIA

Perché i bambini sono stati ignorati per molto in sociologia?


Qvortrup > marginalizzati a causa della loro posizione subordinata nella società e nelle
concettualizzazioni. Si adotta nei loro confronti una prospettiva futura (cosa diventeranno?) senza
chiedersi ciò che sono nel presente.

Spinta a re interessarsi dell’infanzia a seguito di spinte da parte di riflessioni sociologiche su altri


gruppi subordinati (donne, minoranze). > Thorne > re-visione dei bambini.
Anche le prospettive teoriche costruttiviste e interpretative hanno spinto a rivedere l’infanzia >
l’infanzia è qualcosa che viene interpretato, dibattuto e definito in processi di azione sociale, i
bambini, così come gli adulti, partecipano attivamente alla costruzione sociale dell’infanzia e alla
riproduzione interpretativa della loro cultura condivisa.
1.2 LE TEORIE TRADIZIONALI: LA SOCIALIZZAZIONE

Socializzazione: processo attraverso cui i bambini si adattano alla società e la interiorizzano.


Due modelli:
 Deterministico: il bambino ha un ruolo passivo. È sia un novizio con la potenzialità di
contribuire al mantenimento della società e un selvaggio che minaccia e deve essere controllato
attraverso l’addestramento > solo alla fine dell’addestramento diventa un soggetto competente.
Due approcci:
o modello funzionalista - ordine ed equilibrio sociale, formare i bambini e prepararli
all’adattamento e alla contribuzione all’interno dell’ordine > anni 50/60
o modelli della riproduzione – alcuni bambini hanno accesso differenziato alla formazione
e alle risorse in base alle disuguaglianze sociali
debolezze del modello: si ignora il ruolo e l’importanza dello stesso dei bambini e
dell’infanzia nella società
 Costruttivista: il bambino è un agente attivo e un allievo entusiasta, ansioso di imparare.
Costruisce attivamente il suo mondo sociale e il suo posto in esso
o Piaget > stadio di sviluppo, processo di equilibrazione (attività che il bambino
intraprende per affrontare i problemi del mondo esterno. L’equilibrio è la
compensazione risultante dalle attività del soggetto in risposta alle intrusioni esterne).
Sviluppo umano individualistico
o Vygotskij > ruolo attivo dei bambini nello sviluppo umano. Sviluppo sociale e dei
bambini è sempre risultato delle azioni collettive. Interiorizzazione o appropriazione
della cultura da parte dell’individuo, discorso auto-diretto – linguaggio codifica ed è
strumento. Sviluppo umano collettivo. Attività umana ha carattere di mediazione – zona
di sviluppo prossimale (distanza tra livello di sviluppo effettivo, determinato dal
problem solving individuale e il livello di sviluppo potenziale, determinato dalla guida di
adulti o coetanei più capaci > in interazione con gli altri, il bambino è sempre un passo
avanti rispetto a dove si troverebbe da solo
Debolezze del modello costruttivista
Manca analisi di come le relazioni riflettano i sistemi culturali o di come i bambini, partecipando
agli eventi comunicativi, diventino parte di quelle relazioni interpersonali e modelli culturali,
diventando capaci di riprodurli.
La preoccupazione principale del modello costruttivista è il punto di fine dello sviluppo (passaggio
del bambino immaturo all’età adulta, in cui egli è competente)

1.3 LA RIPRODUZIONE INTERPRETATIVA: I BAMBINI PARTECIPANO


COLLETTIVAMENTE ALLA SOCIETA’
Secondo Corsaro, le teorie soc dell’infanzia devono liberarsi dell’idea individualistica che considera
lo sviluppo dei bambini come interiorizzazione privata di competenze tipiche dell’adulto. Bisogna
comprendere l’importanza dell’attività collettiva e comune (negoziazione, creazione e
condivisione).
Al posto di socializzazione, Corsaro propone il termine riproduzione interpretativa, riproduzione
perché si coglie l’idea che i bambini non si limitano a interiorizzare società e cultura ma
contribuiscono all produzione e al cambiamento culturale. Proprio in virtù della loro partecipazione
alla società, i bambini sono vincolati dalla struttura sociale esistente e dalla riproduzione sociale = i
bambini e la loro infanzia sono influenzati dalle società e dalle culture di cui sono membri, queste a
loro volta sono state formate e influenzate dai processi di cambiamento storico.
Ricapitolando, l’attenzione nella riproduzione interpretativa è posta sulle culture dei pari, un
insieme stabile di attività o routine, artefatti, valori e premure che i bambini producono e
condividono in interazione con i pari.

1.4 LINGUAGGIOE ROUTINE CULTURALI


La riproduzione interpretativa pone l’accento sul linguaggio e sulla partecipazione dei bambini alle
routine culturali. Il linguaggio è sia sistema simbolico che strumento per creare realtà sociali e
psicologiche. Il linguaggio è insito nelle routine, che con il loro carattere abituale e dato per
scontato offre sicurezza e appartenenza. Le routine servono come ancoraggi per gestire ambiguità,
fatti inattesi e problematici, rimanendo all’interno di confini noti.
Attraverso le routine i bambini imparano regole e si sentono sicuri, acquisiscono un’intuizione circa
la natura generativa e produttiva della partecipazione culturale a una routine di gioco. Nei primi
mesi di vita questi giochi hanno una funzione di “come se” per poi passare a dirigere i giochi stessi
crescendo.
Specialmente nell’interazione con gli adulti, i bambini sono esposti a conoscenze sociali e a
richieste comunicative che non padroneggiano completamente, l’interazione nonostante questo
prosegue e le ambiguità vengono approfondite con le esperienze sia con il gruppo dei pari che con
gli adulti.
Esempio:
1.5 DALLA PROGRESSIONE INDIVIDUALE ALLE RIPRODUZIONI COLLETTIVE
Visione lineare: teoria che vede il bambino passare un periodo di preparazione durante l’infanzia
prima di poter diventare un adulto socialmente competente. L’infanzia comprende un insieme di
stadi evolutivi in cui vengono acquisite abilità cognitive, emozioni e conoscenze.

CAPITOLO 2. LA STRUTTURA DELL’INFANZIA E LA RIPRODUZIONE


INTERPRETATIVA DEI BAMBINI

Ordine generazionale –
Qvortrup – delinea la prospettiva strutturale dell’infanzia, 3 presupposti:
 L’infanzia costituisce una specifica forma strutturale
 L’infanzia è esposta agli stessi condizionamenti sociali dell’età adulta
 I bambini sono co-costruttori dell’infanzia e della società
Infanzia come forma strutturale, in questo modo è possibile andare oltre le prospettive
individualistiche e porre, trovando risposte, numerose domande sociologiche.
Qvortrup vede l’infanzia come integrata nella società, i bambini partecipano attivamente alle attività
organizzate (per esempio produzione economica e consumo), influenzano e sono influenzati dai
grandi eventi e dagli sviluppi della società.
Durante la transizione al capitalismo industriale, i bambini dall’avere compiti principalmente nel
settore agricolo sono passati ad avere una vasta gamma di lavori, per poi giungere alla
scolarizzazione formale nelle soc industriali moderne. Qvortrup sostiene che questo ultimo
passaggio non è una rottura con il passato ma una continuazione del lavoro infantile, poiché la
scuola è un investimento nella prosperità economica futura di ogni società, offre vantaggi immediati
come la co-produzione di conoscenza.
È vero che tra gli adulti non è molto comune pensare alla scolarizzazione come un lavoro, Qvortrup
sostiene che questa “amnesia collettiva” da parte degli adulti rispetto all’utilità della scuola sia
correlata al fatto che le scuole funzionino come meccanismi di accreditamento, in grado di
trasformare i bambini immaturi e privi di abilità in adulti produttivi (visioni legate alle tradizionali
teorie di socializzazione e sviluppo, in cui ci si focalizza sul futuro dei bambini e non sul qui ed
ora).

Il lavoro infantile fuori casa


Le opportunità da parte dei bambini di lavorare fuori casa sembrerebbero limitate, considerato il
tempo dedicato alla scuola, questo è vero per quanto riguarda le statistiche di EU e Giappone, per
esempio. Ma in USA la tendenza è diversa. Questo potrebbe essere correlato sia a fattori legati alla
recessione che a pressioni, da parte del mondo universitario, che spingono a trovare
impieghi/esperienze per guadagnarsi l’ingresso alle diverse facoltà.
La fascia 16-18 di coloro che hanno lasciato la scuola superiore si dimostra particolarmente
vulnerabile, servirebbero programmi in grado di promuovere l’indipendenza economica,
ciononostante +1/3 contribuisce al reddito familiare per un 20%.
Discorso a parte per i paesi in via di sviluppo, all’interno dei quali i bambini hanno sempre lavorato
per integrare il reddito familiare.
Ci sono due schieramenti principali circa questo argomento: chi sostiene che il lavoro dei bambini
sia un beneficio (esperienze, ruoli, preparazione alla vita da adulti) e chi invece sostiene che sia
deleterio, soprattutto in quelle condizioni in cui lo sfruttamento è molto facile. (CAP 6/9)

Il lavoro domestico dei bambini


Le donne sono impiegate maggiormente nei lavori di casa, a prescindere dal fatto che siano
lavoratrici o meno.
Per quanto riguarda i bambini, di solito l’impiego nei lavori domestici è relazionato con la loro età
(8-13 anni, 2/4 ore alla settimana, 14-18 anni, 6/9 ore alla settimana). Altra nota degna di nota è la
presenza di costanti differenze di genere sia per quanto riguarda i compiti che le ore trascorse a
svolgerli (le ragazze contribuiscono di più e più spesso lavorano dentro casa, mentre i ragazzi sono
impegnati in lavori all’esterno)

Attività di gioco e svago


Nelle società occidentali si tende sempre di più a istituzionalizzare le attività di svago dei bambini
(sport, suonare uno strumento prendendo lezioni…). Gli studiosi mettono in dubbio che queste
attività siano scelte dai bambini direttamente, questo, sebbene da alcuni venga visto in modo
negativo, viene visto in positivo da studiosi come Fredman, che definisce il capitale infantile
competitivo, intendendo le competenze generali e le credenziali che i genitori del ceto medio
superiore ritengono necessarie per i loro figli, affinché abbiano una buona vita. I bambini da lei
seguiti partecipavano con entusiasmo alle attività di gioco e svago programmate.
Ricerche recenti mostrano una variazione negli effetti, sia positivi che negativi, della partecipazione
di bambini e ragazzi ad attività extrascolastiche ed estive, specialmente sportive. Le attività di
questo tipo sono eventi preparatori in cui i bambini assistono in prospettiva a certi cambiamenti
della loro vita.
È giusto ricordare però che i tassi di partecipazione sono più elevati per i bianchi di ceto medio e
superiore, e che i bambini cominciano prima delle bambine. Si è poi registrato che l’abbandono
delle attività con la crescita è di massa tra i bambini dei ceti meno abbienti, e soprattutto tra i
bambini di colore, a cui spesso viene richiesto un impegno maggiore per quanto riguarda il nucleo
familiare (cura ai fratelli…).
La partecipazione alle attività extrascolastiche ha effetti sia positivi che negativi sul mentoring, sui
media e sulla cultura del consumo. L’istituzionalizzazione dell’infanzia ha comportato, secondo
Louv, il disturbo da deficit di natura e nelle sue campagne ha supportato la lotta all’isolamento dei
bambini dalla natura e il supporto al gioco all’aperto > crescente numero di scuole sostenibili,
soprattutto in Scandinavia e Indonesia, strada in salita perché spesso la nostra società per ragioni
strutturali è favorevole all’istituzionalizzazione dell’infanzia.
 Poco tempo da parte dei genitori che desiderano un accudimento anche in orario
extrascolastico per far fronte alle richieste del mondo del lavoro
 Società disgiunta che fa sorgere inquietudine nei genitori e bisogno di sicurezza per i
figli – anche per via dell’influenza dei media (rapimenti, abusi)
 Espandere le competenze dei figli
 Cambiamenti demografici nella società americana (da famiglie allargate a ristrette,
no fratelli o sorelle = più dipendenza dai genitori)

CAPITOLO 3. STUDIARE I BAMBINI E L’INFANZIA


Negli ultimi 25 anni il focus della ricerca si è spostato dall’essere “sui bambini” a fare ricerca per o
con i bambini > da oggetti a soggetti. Obiettivo della ricerca è intercettare la voce, le prospettive, gli
interessi e i diritti dei bambini in quanto cittadini.
Per quanto riguarda le tecniche con cui fare ricerca non c’è bisogno di metodi nuovi ma serve
applicare le tecniche più idonee al gruppo che si decide di studiare, avendo una sensibilità
particolare verso i suoi bisogni e le sue peculiarità > non assumere adulti perché parlino per conto
dei bambini ma guardare direttamente ai bambini come attori sociali con diritto di parola.
Protagonisti.
I metodi macro-sociologici permettono di esplorare variabilità e natura della condizione infantile,
sono metodi comparativi utili a evidenziare le diversità e le disuguaglianze tra bambini. (statistiche
demografiche e sociali, survey, studi storico-comparativi tra comunità, generazioni e nazioni, anche
in retrospettiva.
Studi demografici
(dati censimento). Hernandez, usa i bambini e non la famiglia come unità di analisi per
descrivere i cambiamenti avvenuti negli ultimi 150 anni.
Studi demografici per le diseguaglianze.

Survey su larga scala


Aiutano a stimare gli effetti della globalizzazione sulle condizioni di vita dei bambini, sui
servizi di welfare e sulle loro traiettorie verso la vita adulta. Vanno tuttavia interpretati con
cautela, a seconda delle domande che si pongono i ricercatori e sui metodi utilizzati per
raccogliere dati (es. i report degli adulti hanno incongruenze rispetto a quelli dei bambini,
uso del linguaggio valutabile attraverso pre-test per capire se la comprensione della
domanda è uguale per bambino e ricercatore > focus group per spiegarsi, influenza degli
adulti nelle risposte)
Studi storici
Hanno ignorato i bambini fino al 1960 quando Philippe Ariès ha inaugurato il dibattito.
Molte fonti: documenti pubblici, testimonianze scritte o orali, registri scolastici, diari…

Metodi micro-sociologici
Particolarmente appropriati per studiare culture e relazioni tra pari. Si concentrano su quanto i
bambini possono dirci e insegnarci sulle esperienze di vita condivise tra i pari e sul loro controllo
sul mondo degli adulti.
Interviste individuali e di gruppo
È possibile, attraverso di esse, toccare temi che di rado vengono discussi, pur essendo
comuni. Nelle individuali lo scarto di potere tra ricercatore e rispondente è aggravato da età
e status, mentre in quelle di gruppo questo divario si riduce, così come in quelle tra pari o
quelle inserite in un contesto naturale con un mix di metodi e fiducia reciproca.
Etnografia e analisi sociolinguistica
Tre caratteri peculiari in riferimento ai bambini:
1) È un metodo prolungato e impegnativo
2) Microscopico e olistico
3) Flessibile e capace di autocorrezione
Il senso di questa metodologia è inserirsi nel contesto per un tempo prolungato, in modo da
comprendere attraverso osservazioni intensive di cosa è fatta la vita quotidiana dei membri
del gruppo.
Nell’esperienza di Corsaro:
1) opera sia negli USA che in ITA per un anno, tornando spesso sul campo in modo da
documentare i cambiamenti nel tempo. Difficoltà: farsi accettare e acquisire uno status
da “partecipante”. Per Corsaro il metodo migliore è quello reattivo (entrare nel campo
del gruppo)
2) le interpretazioni etnografiche sono valide se radicate in un sistema consolidato di
conoscenze quotidiane, processo di descrizione densa. Corsaro utilizza strumenti
audiovisivi per comprendere le dinamiche del gruppo che studia, osserva le strategie di
accesso dei bambini nei gruppi di pari (diretta e indiretta)
3) fondamentale per l’etnografia è l’offerta di un continuo feedback al ricercatore che può
in questo modo “aggiustare il tiro”

Analisi sociolinguistica
Registrazioni audiovisive per avere accesso a tutta quella parte di gioco non verbale, fluida o
complessa da interpretare, attraverso l’AS si ricostruisce il loro significato

Metodi non tradizionali per lo studio dell’infanzia


Secondo Corsaro è necessario sviluppare nuovi metodi centrati sul bambino, ci fa poi alcuni
esempi:
 disegni dei bambini stessi accompagnati da interviste,
 progetti scolastici,
 interviste con insiders di certi gruppi,
 bambini-intervistatori: le interviste dei bambini stessi ad altri soggetti servono per
comprendere al meglio la realtà in cui sono inseriti, cosa che un outsider
difficilmente potrebbe raggiungere per via della loro lontananza con questi gruppi
specifici,
 bambini informatori (es. fanno foto alle cose che ritengono più importanti per poi
spiegare ai ricercatori queste fotografie),
 PAR-parents as researchers, ricercatori che utilizzano i propri figli come partecipanti
alla ricerca mescolando il ruolo di genitore con quello di ricercatore. Tre punti di
forza: gli adulti conquistano l’accesso al mondo dei minori attraverso i figli che
fanno da informatori, il ruolo dei genitori è familiare e non ha bisogno di
spiegazioni, i genitori hanno accesso a luoghi dove i bambini trascorrono il tempo, in
modo molto facile.
CAPITOLO 4. LE CULTURE DEI PARI E LA RIPRODUZIONE
INTERPRETATIVA

Corsaro afferma che i bambini e le loro culture siano un oggetto di ricerca dotato di valore in sé, i
bambini meritano di essere studiati come bambini.
La cultura dei pari è pubblica, collettiva e performativa, corsaro definisce la cultura dei pari come
l’insieme stabile di attività o routine, artefatti, valori o premure che i bambini producono e
condividono in interazione con i loro pari.

L’importanza della cultura dei pari nella riproduzione interpretativa


L’appartenenza alle culture da parte dei bambini (sia per quanto riguarda quelle dei pari che al
mondo adulto) si evolve e si determina attraverso la produzione collettiva e la partecipazione alle
routine.
La partecipazione alle routine adulto-bambino spesso genera disturbi e incertezze nella vita dei
bambini (confusione, ambiguità, paure, conflitti), questi disturbi sono normali e indici del fatto che i
bambini non hanno ancora sviluppato le loro abilità cognitive e gli adulti sono in una posizione di
potere rispetto a loro, quindi li espongono ad un surplus di info e spesso li mettono in posizioni
subordinate. Tutti questi disturbi vengono affrontati man mano che emergono, nel tentativo del
bambino di dare un senso al mondo adulto
Nella prospettiva della riproduzione interpretativa, le attività che i bambini svolgono tra loro e la
prod collettiva di una serie di culture dei pari hanno la stessa importanza delle interazioni con gli
adulti, si pensi che comunque alcuni elementi della cultura dei pari vanno ad influenzare le routine
adulto-bambino.

L'effetto dei genitori dei pari sullo sviluppo dei bambini E la transizione alle prime culture dei
pari
La ricerca in questo campo e criticata per i suoi risultati ambigui poiché non tiene conto degli effetti
genetici comportamentali secondo Erris i pari sono più importanti dei genitori per gli esiti evolutivi
dei bambini precisando tuttavia che genitori conserva un effetto importante sul comportamento dei
bambini nella famiglia la tesi di Erris vicino a quella della riproduzione interpretativa
Secondo corsaro le famiglie giocano un ruolo chiave nello sviluppo della cultura dei pari soprattutto
nei primi anni quando le parte delle routine culturali adulto bambino avviene in famiglia. una volta
che i bambini escono fuori dal contesto familiare sono già indirizzati in certe direzioni e preparati
all’interazione sono anche armati di specifiche risorse culturali derivate dalle esperienze in famiglia.
Sono i genitori a decidere quando i bambini cominciano ad uscire dall' ambito familiare e il tipo di
contesto in cui saranno inseriti.
È cominciare dagli anni 60 che il bisogno di cura extra familiare è aumentato drasticamente per
effetto dell'ingresso di un crescente numero di donne nella forza lavoro.
negli Stati Uniti fino in tempi recenti si pensava che i bambini in età prescolare fossero accuditi
meglio a casa propria, tuttavia, questa idea è stata scardinata entrando in conflitto con la realtà
dell’economia americana. Oggi l'importanza della cura extra familiare soprattutto nella scuola
dell'infanzia e sempre più riconosciuta anche.se gli Stati Uniti rimangono indietro in questo ambito.
Le relazioni dei bambini piccoli con gli adulti e con i coetanei nei contesti in cui emergono le
culture dei pari sono condizionate dalle precedenti routine genitore figlio che hanno luogo in
famiglia.
Le transazioni dalla famiglia ai gruppi dei pari influenzano le relazioni dei bambini con gli altri e lo
sviluppo delle loro concezioni dell’amicizia. Non appena i bambini arrivano a scuola si rendono
conto che le loro concezioni della proprietà, del possesso e della condivisione, basate sulle
precedenti esperienze in famiglia, non sono compatibili con le esigenze dell’interazione a scuola.
I bambini possono inizialmente opporre resistenza, ma devono imparare a negoziare il loro possesso
temporaneo degli oggetti.
A giudicare dalle esperienze familiari sembra che i bambini giungano a considerare amici tutti i
bambini con cui vengono a contatto, ma sappiamo che nelle scuole d'infanzia condivisione e
amicizia sono legate ai tentativi dei bambini di generare e proteggere degli eventi di interazione
condivisi.
Aspetti simbolici delle culture infantili
Per cultura simbolica infantile si intendono varie rappresentazioni e simboli espressivi delle
credenze, delle premure e dei valori dei bambini.
Fonti:
 Media
Esiste da molto la preoccupazione sugli effetti che la televisione o il film possono avere sui
bambini. Incremento studi teorici.
Dalle ricerche in questo campo emerge che ci sono effetti positivi ed effetti negativi sui
bambini anche se la quantificazione degli effetti negativi è molto dibattuta. Per quanto
riguarda gli effetti positivi, è dimostrato che programmi televisivi di carattere educativo
trasmettono competenze importanti per il successo scolastico a breve lungo termine.
Ciò che non è molto chiaro sono principalmente tre aspetti:
come i bambini negozino con i genitori per accedere ai media, come comunicano con
genitori e coetanei in merito a ciò che vedono e come si appropriano e utilizzano le
informazioni che ricevono dai media;
 letteratura per bambini
Comunità interpretativa: pratiche o strategie che vengono condivise dai membri di una
comunità per organizzare le proprie esperienze. Vincolano a priori la costruzione del
significato dei testi.
Studi hanno confermato che la maggior parte della letteratura per l’infanzia e quasi tutti gli
studi ad essa correlati sono rivolti alle comunità interpretative degli adulti. > rimedio > focus
sulla letteratura sovversiva = storie di bambini che sfidano l’autorità degli adulti e li fanno
apparire stupidi.
Rimane però una visione insufficiente delle prospettive dei bambini.
Eccezione: studio Wolf nella propria realtà famigliare, si leggevano molti libri alle figlie
(della narrativa per adulti) che giocavano un ruolo attivo nelle letture.
 figure mitiche e leggendarie
in linea generale creano buona parte della cultura simbolica dei bambini (babbo natale,
fatina dei denti). Questi personaggi sono presentati dai genitori che li intrecciano alle
vicende d’infanzia dei bambini attraverso dei rituali non sempre uguali di famiglia in
famiglia ma accresciute dalle sub-routine.
Le informazioni provenienti da queste tre fonti sono mediate dagli adulti attraverso le routine
culturali familiari e di altri contesti. I bambini si appropriano, utilizzano trasformano rapidamente la
cultura simbolica, mentre producono partecipano alla cultura dei pari.

Aspetti materiali delle culture dell’infanzia


Cultura materiale dell’infanzia: vestiti, libri, oggetti artistici e per la scrittura, giocattoli che spesso
sono utilizzati dai bambini per produrre altri manufatti tipici della cultura infantile (disegni, giochi,
costruzioni…).
Esiste un mercato sempre più in espansione che riguarda i videogiochi per i bambini in età
prescolare. La maggior parte delle ricerche però si concentra esclusivamente sui giocattoli ma non
si esamina quasi mai come i bambini giochino con questi oggetti.
Per quanto riguarda gli studi storici sulla cultura materiale dei bambini, inizia ad esserci interesse
per l’argomento durante gli anni Settanta dell’Ottocento, quando emersero due nuovi atteggiamenti:
 i bambini iniziano a voler accumulare giocattoli - status
 si inizia a vedere i giocattoli come in grado di definire l’identità dei bambini e della cultura
infantile (genderizzazione)

Studi di marketing e cultura dei consumi


poco interessati a documentare gli effetti dei giocattoli sullo sviluppo. I bambini sono visti come
consumatori attivi e potenti, altamente informati.
Tema dell’agency di genitori e bambini, che nonostante siano esposti a pubblicità ecc hanno
comunque la facoltà di scegliere di essere consumatori intelligenti, alcuni sostengono che i genitori
debbano sviluppare le competenze necessarie a crescere ENTRO la cultura dei consumi e non
contro.
Economie della dignità – (Pugh) i bambini creano una sorta di economia basandosi su “valuta” =
oggetti simbolici di valore e norme che essi stessi si danno. Da queste economie della dignità si
evince ci sia una gerarchia competitiva legata alla spesa di queste forme di valuta ma anche alle
strategie che i bambini utilizzavano “per non perdere la faccia” in caso di situazione sfavorevole. I
genitori erano allineati con queste strategie e gerarchie, pronti a soddisfare le richieste dei figli per
non creare differenze.
Consumo per fare strada – (Pugh) spendere per le opportunità che determinano le traiettorie
biografiche dei bambini, una combinazione tra aspirazione e incertezza che è possibile identificare
come speranza (lezioni private, cambio residenza, campi estivi). I ceti più poveri spesso però
restavano bloccati per mancanza di risorse o del cosiddetto “lusso della differenza”
CAPITOLO 5. CONDIVISIONE, CONTROLLO E CONFLITTO NELLE
CULTURE DEI BAMBINI

Sono pochissimi gli studi che si sono soffermati sul passaggio dalla famiglia al gruppo dei coetanei
o da una cultura dei pari all’altra per i bambini. Si concentrano nelle scuole materne, nei capi di
gioco, nelle aule.
Le culture dei pari sono subculture generali di una cultura o di una società più ampia, è tramite la
famiglia che il bambino viene introdotto alla cultura dei pari e alle varie culture locali ma è
solamente tramite l’uscita dal contesto familiare e l’entrata nelle comunità circostanti che il
bambino inizia a contribuire attivamente alle culture locali dei pari.
Inizialmente si ha la formazione di gruppi poco strutturati di parentela e vicinato, oppure, nel caso
in cui la famiglia propenda per l’accesso ad una struttura di istruzione e cura in età precoce, queste
strutture diventato hub in una rete interconnessa di gruppi di coetanei o vicini

Temi centrali nelle culture dei pari in età prescolare

Due temi centrali:


 i bambini cercano di ottenere controllo sulla propria vita
 cercano di condividere il controllo con gli altri
I bambini in età prescolare sono per lo più interessati alla partecipazione sociale e alla sfida
all’autorità degli adulti per acquisirne il controllo. Nutrono preoccupazioni nei confronti della
dimensione fisica e attribuiscono importanza al fatto di crescere e diventare grandi, questo è
intuibile anche dal loro preferire i giochi che permettono di sentirsi concretamente più grandi
(strutture di arrampicata o casette) e non permettono il facile accesso agli adulti.
I temi del controllo, della condivisione e del conflitto sono evidenti in una vasta gamma di routine
delle culture dei pari.
Ricerche hanno dimostrato che alla fine del primo anno di vita i neonati dimostrano empatia
reciproca e comportamenti condivisi di gioco simbolico – Lokken (2006) > toddling style “stile
infantile” i bambini piccoli comunicano e giocano sulla base di azioni di azioni corporee espressive,
esempio della bathroom society (pag. 121)
Corsaro studia questa tematica nel nido di Bologna a cui fa riferimento, osservando che i bambini
producevano diverse routine di gioco > risultati: i bambini si confortano a vicenda in caso di piccoli
incidenti, evitano di chiedere aiuto anche quando non sono d’accordo tra loro > senso di controllo
del proprio ambiente fisico e sull’autorità degli insegnanti.
Avevano regole che spesso cambiavano per tutelare il loro spazio in caso di bambini che volessero
entrarne a far parte.
La loro struttura partecipativa era semplice e fondamentalmente non verbale > facilita il
coinvolgimento di un gran numero di bambini stimolando abilità comunicative, cognitive e motorie.
Ripetizione della routine abbellendola o prolungandola > semplicità = fare le cose insieme, per i
bambini il corso degli eventi in cui sono immersi ha un impatto immediato sulla loro esistenza di
bambino qui ed ora > per questo noi adulti spesso non siamo in grado di apprezzare la grande
soddisfazione emotiva che i bambini traggono dal produrre e partecipare a quello che ci sembra solo
un gioco ripetitivo.
Per quanto riguarda invece le routine dei bambini in età prescolare (3-6) vanno oltre il
coordinamento di azioni primarie non verbali, coinvolgendo produzioni verbali sofisticate.
L’accesso ai gruppi è sfavorito dal voler proteggere il proprio spazio da estranei, così come i
giocattoli e l’azione in corso > corsaro osserva che questa tendenza alla difesa dello spazio è
correlata alla fragilità dell’interazione tra pari, alla possibilità di essere disturbati e al desiderio dei
bambini di mantenere il controllo.
Dagli adulti spesso questo atteggiamento è visto come egoistico quando in realtà dalla prospettiva
dei bambini si vuole continuare una condivisione che è in atto e vedono gli altri come minacce per
la comunità che hanno creato. In ogni caso anche in caso di outsiders (bambini) questi sviluppano
presto strategie di accesso raffinate.
Corsaro nota che le offerte dirette di partecipazione sono sintomo del non aver afferrato quello che
sta succedendo in quel momento tra i bambini

Le strategie che i bambini mettono in atto per essere inclusi in certi contesti sono chiari precursori
delle abilità degli adulti in ambienti simili.
La consapevolezza che i bambini sviluppano sull’amicizia è legata alle esigenze del contesto dei
coetanei sin dalla scuola materna. La natura dei processi di amicizia varia a seconda del contesto
sociale e culturale.
Il concetto di amicizia e le capacità amicali non nascono per effetto del grado di sviluppo cognitivo
o della riflessione personale, spesso sono i genitori ad etichettare le amicizie per conto dei figli, di
conseguenza nella fascia d’età 2-3 i bambini tendono a vedere come amici le persone etichettate
come tali. Con l’esperienza delle prime culture dei pari il concetto si trasforma in una dimensione
che implica attività condivisa osservabile.

Autonomia e controllo nella cultura dei pari

A lungo si è sostenuta l’importanza del gioco di ruolo drammaturgico per lo sviluppo sociale ed
emotivo dei bambini e delle loro capacità linguistiche.
A partire dai 2 anni i bambini iniziano i giochi di ruolo e dai 2 ai 5 anni generalmente questi giochi
riguardano l’espressione del potere.
I bambini acquistano potere quando assumono ruoli da adulti, giocando si proiettano verso il futuro,
in un tempo in cui avranno il controllo su sé stessi e sugli altri. Giocando sperimentano come
agiscono i diversi tipi di persone nella società e come si relazionano tra loro > assumono
importanza il genere, i ruoli social, e la loro stereotipizzazione sessuale ma i bambini sfidano e
perfezionano questi stereotipi, le aspettative di genere sui ruoli non vengono semplicemente
inculcate nei bambini dagli adulti ma sono costruite socialmente dai bambini nelle loro interazioni
con gli adulti e tra loro.
Il gioco di ruolo permette anche di riflettere sul rapporto tra contesto e comportamento.

Possiamo affermare che ci siano buone prove che il gioco di ruolo tra bambini sia un aspetto
universale delle culture dei pari, tuttavia sono necessari ulteriori studi a riguardo in una vasta
gamma di culture per cogliere appieno la diversità negli stili e nella natura di queste importanti
routine di gioco nella vita quotidiana dei bambini.
Altro aspetto che si può considerare universale nella cultura dei bambini è la sfida all’autorità degli
adulti (vita sotterranea per Goffman). Spesso i bambini cercano di “trasformare il sistema” per
esempio per evitare la richiesta di mettere in ordine i giochi > strategie = risposte innovative e
collettive al mondo degli adulti.
L’interazione con gli adulti spesso fa nascere nei bambini disagio o incertezza. I dubbi vengono
affrontati man mano che si presentano con i genitori o con altri adulti, oppure all’interno di mondi
immaginari creati e condivisi con i pari. Vygotskij ha sostenuto come questo tipo di gioco richieda
sia la consapevolezza delle regole della vita reale sia l’invenzione di nuove regole. Il gioco,
attraverso il suo carico emotivo permette e aiuta ad affrontare ansie, paure come per esempio quella
di perdersi, morire, incontrare pericoli (approach-avoidance), contribuendo altresì allo sviluppo di
competenze linguistiche, cognitive e sociali. I giochi possono derivare da modelli del mondo degli
adulti ma anche essere solamente collegati ad esso in modo vago. I bambini sono anche in grado di
inglobare le fiabe, le storie che sentono nel loro gioco, appropriandosene e trasformandole.
Conflitto e relazioni tra pari
Anche litigi, competizione, conflitti verbali sono caratteristiche della cultura dei bambini che
emergono spesso proprio dalle relazioni di amicizia e servono a rafforzare alleanze e a organizzare i
gruppi sociali.
Corsaro nota che per quanto riguarda la realtà italiana, i bambini siano spesso impegnati in
discussioni stilizzate e drammatizzate, così come accade tra gli adulti. La discussione è apprezzata
perché fornisce un’area condivisa e uno spazio di partecipazione, discutendo di ci che ritengono
importante sviluppano la percezione condivisa di esercitare un controllo sul proprio mondo sociale.
Spesso accompagna e prende il posto di attività istituzionali, come disegnare, giocare, mangiare. >
discussione come attività comunitaria > senso di potere e controllo sul proprio ambiente sociale.
CAPITOLO 6. L’INFANZIA, LA FAMIGLIA E I CAMBIAMENI SOCIALI

Analizzare i cambiamenti in famiglia dalla prospettiva dei bambini. USA


All’inizio del XX secolo, i bambini statunitensi contribuivano largamente all’economia familiare fin
dalla più tenera età, da allora la famiglia e la condizione infantile sono cambiate in modo radicale.
Il passaggio da un’economia agricola all’industrializzazione ha provocato cambiamenti radicali
nelle famiglie ma questo non significa che in automatico i bambini abbiano smesso di lavorare, è
però cambiata la natura dei loro lavori > tra 1940 e 1980 “passaggio tra vecchi e nuovi mestieri” (da
officine, laboratori ecc a servizi e punti vendita).
Diatriba tra quanto sia utile entrare presto nel mondo del lavoro e quanto questo influisca sul
rendimento scolastico.
Altro cambiamento epocale è stata la forte riduzione del numero dei componenti del nucleo
famigliare dovuta alla denatalità e la costituzione di famiglie piccole (anni ‘80), l’assenza di fratelli
e sorelle a facilitare l’approccio con i pari e nelle relazioni informali di vicinato ha spinto i bambini
a riferirsi di più ai genitori. Inoltre, si assiste a un aumento dell’impiego di padri e madri fuori casa
e alla conseguente maggiore istituzionalizzazione dei bambini.
Importante è citare il fatto che a partire dagli anni 40, le donne hanno iniziato a partecipare al
mondo del lavoro in misura molto più ampia rispetto al passato > famiglia a doppia carriera.
Con questo anche la vita dei bambini in famiglia ha subito cambiamenti importanti:
- contributo nelle attività domestiche – dibattito su come questo assuma connotazioni di
genere
- aumento di famiglie monogenitoriali
- profilo etnico della popolazione minorile che da in maggioranza bianco è andato sempre più
calando in favore di un incremento nella popolazione ispanica. Altri gruppi etnici restano
stabili.
Tutto questo ha conseguenze sia sulle politiche che sui processi di crescita di questi bambini.

Come vivono i bambini di


origine immigrata
Alcuni studiosi sostengono che
la ricerca sociologica si
sia soffermata, a partire dagli
anni 80, più che altro sugli
immigrati adulti, la
prospettiva del nuovo
millennio però è cambiata.
Corsaro afferma che
l’ambiente scolastico di
questi ragazzi era ghettizzato
(USA) e che malgrado
questa situazione i risultati ottenuti dai ragazzi furono variabili. I ragazzi presentavano un precario
stato emotivo causato da ptsd.
- C’era chi all’ingresso a scuola non mostrava di poter ottenere risultati da subito, in un
secondo momento superava il trauma
- Chi arrancava all’inizio ma poi tramite mentori riusciva ad invertire la rotta
- Chi aveva scarsi risultati ma era molto più motivato, però nonostante la forza di volontà non
raggiungeva gli obiettivi che si era prefissato a causa del sovraccarico costante
A questa situazione si pone rimedio attraverso soluzioni incisive, azioni di supporto per i figli degli
immigrati, aiuto nella frequenza, reti di supporto, valorizzazione del bilinguismo, del
multilinguismo e del multiculturalismo.
Es. bambini mediatori in famiglie che non parlano la stessa lingua del paese in cui si stabiliscono,
che hanno una forte agency e senso di orgoglio per il loro essere protagonisti nella relazione
“ponte” tra famiglia e paese. > zona di sviluppo prossimale > gli apprendimenti sono stimolati e
promossi dagli adulti che mettono in atto una struttura di sostegno “scaffolding” per consentire lo
sviluppo del potenziale.

CAPITOLO 7. PREADOLESCENZA E CULTURE DEI PARI


Secondo Corsaro, possiamo parlare di preadolescenza a partire dai 13 anni, in questa fase sono 2 i
temi principali che emergono come centrali nelle culture dei pari:
 Condivisione e desiderio di partecipazione sociale
 Controllo sulle proprie vite
Prima di tutto è giusto sottolineare che gli studi e le ricerche su cui si basa questo testo sono riferite
ad un mondo prettamente occidentale, sappiamo infatti che nelle società non occidentali la
segregazione per gruppi d’età è meno accentuata.
Per quanto riguarda l’amicizia tra i preadolescenti, (anche in questo caso le ricerche riportate si
concentrano soprattutto su preadolescenti americani bianchi), sappiamo che i preado sanno
mantenere e realizzare attività condivise ma tendono a creare gruppi gerarchici (temi principali:
accettazione, popolarità, solidarietà).
Le routine di gioco dell’infanzia vengono sostituite da attività a carattere verbale che richiedono
progettazione e valutazione riflessiva, ciò che conta soprattutto è il tempo che i preadolescenti
impiegano nella partecipazione di queste nuove routine (intensità).
Le routine richiedono spesso una qualche forma di condivisione, giochi formali spontanei o
organizzati, spesso affrontano paure e preoccupazioni circa fisicità e relazioni utilizzando il frame
del “come se”, attività di situazione, condivisione di segreti.

I legami tra amici hanno un’importanza chiave nelle culture dei pari e le amicizie più durature sono
il risultato di “circostanze locali” di gioco e relazione, spesso si cerca di difendere il gruppo da
persone esterne e allo stesso tempo di ampliarlo, quindi si assiste ad una situazione di conflitto:
mantenere gli amici del cuore o espandere la propria cerchia?
Le liti sono uno strumento per creare ordine sociale, per coltivare o mettere alla prova le amicizie,
sviluppare ed esprimere la propria identità sociale.

Attraverso i legami, i preadolescenti sperimentano cambiamenti che permettono di testare diverse


identità sociali, è documentata anche una crescente differenziazione di genere nelle interazioni tra
pari, che però non è quasi mai totale.
Borderwork termine che si riferisce ad attività che marcano il confine tra gruppi sociali mettendoli
allo stesso tempo in discussione. Le femmine tendono ad essere condizionate più negativamente
dagli effetti del Borderwork rispetto ai maschi.
I preado si trovano in una posizione di svantaggio rispetto agli adulti, sfidano l’autorità in modo più
sottile ma allo stesso tempo esplicito rispetto a quanto avviene nell’infanzia.

CAPITOLO 8. I MEDIA ELETTRONICI NELLA VITA DEI PREADOLESCENTI E


DEGLI ADOLESCENTI

Nella società contemporanea è sempre più comune l’uso delle tecnologie digitali da parte
soprattutto di preado e ado, questo fa di loro una generazione digitalizzata, cosa che non si può dire,
in linea generale, della generazione dei loro genitori – divario generazionale.
L’uso delle tecnologie è complesso e in rapida e continua evoluzione, bambini e giovani dimostrano
grandi capacità creative, ma quali effetti hanno le tecnologie sulla vita di ado e preado?
Ci sono due diverse posizioni, una che vede le tecnologie come influenza negativa, causa di un
problema sociale (obesità, sessualità precoce, violenza, aggressività) > le ricerche in questo senso
non hanno prodotto risultati definitivi e spesso quelli raggiunti sono contraddittori.
E chi invece rifiuta il presupposto per cui ci sarebbe un problema di tipo sociale e adotta un
approccio costruttivista, in linea con la riproduzione interpretativa, sottolineando l’agency dei
bambini e sostenendo che l’uso dei media deve essere valutato all’interno del contesto sociale e
culturale > i media hanno un carattere positivo
Bisogna senza dubbio raggiungere la consapevolezza che i media sono inevitabili, nonostante il
controllo e la negoziazione famigliare, i genitori dovrebbero esprimere la loro responsabilità
attraverso l’educazione ai media piuttosto del proibizionismo, formando i bambini a diventare
consumatori attivi e consapevoli dei media.
Molti studiosi del rapporto tra media e infanzia puntano il dito al panico morale, è una convinzione
diffusa che i media mettano a rischio i giovani corrompendoli e queste ondate di panico sono
diffuse dall’ampia copertura informativa dedicata agli episodi di violenza che hanno come
protagonisti i più giovani (Columbine High) e che vedono i media come strumento di diffusione e
incitamento alla violenza.
Sul rapporto tra panico morale e media alcune teorie affermano che la violenza ha altre cause
strutturali, come diseguaglianza e povertà, circolazione massiva di armi, bande e traffico di droga, si
attribuisce all’informazione la responsabilità di contribuire a diffondere il panico morale attraverso
sensazionalismo e ampia copertura data ai fatti di cronaca.
È importante segnalare alcune ricerche che si occupano di sottolineare come media e videogiochi
sono anche strumenti di socializzazione e partecipazione. Il gioco è motivo per cui incontrarsi e
avere uno scambio.
I giovani si appropriano velocemente dei dispositivi elettronici per emanciparsi dai genitori e creare
nuove pratiche all’interno delle culture dei pari. Si sollecitano cautele per quanto riguarda l’aspetto
compulsivo che le pratiche di messaggistica possono avere e per la loro capacità di generare
dipendenza.
L’uso di linguaggi gergali aiuta ad esprimere l’identità e il proprio stile all’interno delle culture dei
pari, alcuni elementi problematici: pettegolezzo, cyberbullismo, sexting.
In ultima si considerano i social network, ampliamente usati anche dagli adulti. Spesso forniscono
nuovi modi per consolidare ed estendere la rete delle amicizie e le relazioni intime. Chi si sente
emarginato sfoga nei social il proprio bisogno di socialità.

CAPITOLO 9. BAMBINI, PROBLEMATICHE SOCIALI E FAMILIARI

Si può guardare ai bambini come problemi sociali oppure trattare i problemi sociali che toccano la
vita dei bambini.
L’opzione 1 si manifesta quando si pensa ai bambini come outgroup, non adulti in divenire ma
alieni, inferiori agli adulti e quindi non meritevoli di rispetto. Per esempio, ciò avviene quando
escludiamo i bambini da attività che “possono essere disturbate” dalla loro presenza, oppure quando
ci preoccupiamo in modo compulsivo per loro > sindrome del babau. Oppure ancora quando si
colpevolizza la vittima, si rimproverano certi bambini o ragazzi per comportamenti illeciti, come se
fossero loro responsabili di problemi sociali ed economici che riguardano l’ambiente in cui vivono
(gravidanze precoci, teenager che si allontanano da casa).
A lungo ci si è interrogati sui problemi che la condizione della mamma lavoratrice può portare ai
figli, influenzando la ricerca mediante lo stereotipo che vuole la donna come al servizio della casa e
dei figli, con le ripercussioni che questo bias ha anche sul mondo del lavoro (per esempio in USA
non c’è il congedo parentale > conflitto). Questa preoccupazione è tornata all’ordine del giorno in
seguito alle scoperte delle neuroscienze, che hanno dimostrato come i primi tre anni di vita siano un
periodo cruciale per lo sviluppo celebrale.
È interessante confrontare come i diversi paesi si mettano in gioco circa la tematica del congedo
parentale e in linea generale sul supporto alla famiglia. In Europa non c’è motivo di sollevare la
questione del mancato attaccamento con le figure di riferimento perché in tutti i paesi la relazione
fig. di rif-bambino è protetta per almeno 1 anno dopo la nascita, le misure di sostegno sono coperte
dal governo e dai contributi fiscali, mentre negli USA non ci si è mai preoccupati molto della
qualità dei servizi materno-infantili, che spesso presentano insufficienti standard di sicurezza,
obiettivi educativi ristretti e turnover del personale, oltre a tariffe esagerate per il servizio offerto
(da pag. 204 per approfondire)
Per quanto riguarda le problematiche legate alla separazione a al divorzio, occorre dare uno sguardo
alle statistiche e considerare come le leggi che regolano questi fenomeni supportano i nuovi bisogni
degli attori che si trovano in queste situazioni. L’aumento dei divorzi a partire dal Novecento è
considerato uno dei più significativi cambiamenti strutturali della famiglia e a questo fenomeno ne
sono associati altri altrettanto importanti: entrata delle donne nel mondo del lavoro, cambiamento
dei valori, individualismo, affermazione di stili di vita non convenzionali, nuove leggi, fattori
economici, stress.
Per quanto riguarda le conseguenze psico-sociali dell’instabilità familiare, esse sono molto più
difficili da misurare ed interpretare e i risultati sono tutt’ora incerti.
Si analizzano due reazioni negative al divorzio:
 condotte esternalizzanti (acting out, aggressività, disobbedienza)
 condotte internalizzanti (depressione, ansia)
per quanto riguarda gli effetti a lungo termine ci si focalizza sulle relazioni che si intraprenderanno
durante la vita dopo aver assistito al divorzio, il rapporto di fiducia verso l’altro, i problemi di salute
mentale, la resilienza ma al momento non ci sono conclusioni univoche (per approfondire pag.214).
Non esiste un percorso a priori da intraprendere per evitare conseguenze negative sui figli, vi sono
però alcune raccomandazioni:
 nei primi mesi dopo il divorzio o la separazione sono cruciali le capacità del genitore che ha
la custodia del figlio. Figura testimone di come il figlio prende coscienza del cambiamento
 evitare routine sconclusionate ma stabilire punti fermi, in modo da non far sentire i figli
colpevolizzati per i cambiamenti che inevitabilmente si presenteranno
 routine familiari stabili
 cooperazione tra genitori anche quando la relazione affettiva si interrompe
 bassa conflittualità tra i genitori
 evitare di chiedere ai figli di prendere posizioni

Abuso e maltrattamento in famiglia


Quando i bambini sono violati scatta un meccanismo di colpevolizzazione e le conseguenze sono
doppiamente drammatiche e a lungo termine poiché il bambino può trasformarsi a sua volta in un
adulto abusante.
Nella nostra società permettiamo che si usi una punizione corporea su un adulto? Allora perché
dovremmo permetterla su di un bambino?
Definire e misurare l’abuso in famiglia è molto difficile anche per il preconcetto che il bambino
appartenga ai genitori. Oggi vi è una maggiore attenzione alla problematica (OMS con i rapporti sul
maltrattamento infantile) anche se si continua a fare fatica a riconoscere l’abuso psicologico,
emotivo e sessale.
Cause: povertà, abuso di sostanze, isolamento sociale, incapacità

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