Il Gioco

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Laboratorio di metodologia e tecnica del gioco e dellanimazione

FACOLTA DI SCIENZE UMANE E SOCIALI CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA

Prof. Filippo Bruni

Oriana Minadeo Matricola 145564

Anno Accademico 2011/2012

Indice
Introduzione Progetto: Facce emozionate Analisi di un videogioco Conclusioni Bibliografia pag. 3 pag. 8 pag. 11 pag. 12 pag. 13

Introduzione
Il gioco stato e continua ad essere oggetto di interesse e di studio da parte della psicologia, della pedagogia, della sociologia, della antropologia, della filosofia. Ai fini di questo breve elaborato vorrei soffermarmi sulla pedagogia del gioco, accennando ad alcuni aspetti quali: il gioco nella scuola dellinfanzia, il ruolo delladulto, la relazione tra gioco, narrazione e autobiografia. La funzione del gioco. Il gioco unattivit caratteristica dei bambini, della quale resta testimonianza nelle pi diverse culture fin dai tempi pi antichi. Il bambino apprende giocando e il gioco diviene raffinata strategia di esplorazione e conoscenza del reale. Attraverso il gioco il bambino sperimenta numerose abilit, mette alla prova le proprie potenzialit, saggia la socialit, sviluppa strategie di approccio e conoscenza del mondo che lo circonda, opera concretamente percorsi metacognitivi. Le attivit ludiche, i giochi simbolici, i giochi di movimento, i giochi con le costruzioni, i giochi di gruppo, possono avere effetti positivi sullo sviluppo delle abilit metacognitive e della personalit in generale1. La pedagogia del gioco. Per comprendere lo stretto legame tra gioco ed educazione si pu riflettere sullassonanza nel greco antico fra paidia (gioco) e paideia (educazione, formazione) come dimensione polimorfa e ineludibile dellessere umano2. Lattivit educativa non soltanto la trasmissione di nozioni, ma soprattutto produzione di rapporti significativi veicolati dalla corporeit, linstaurarsi di rapporti e di relazioni significative attraverso le quali si costruiscono competenze che preparano alla capacit di operare delle scelte. Linsegnamento e lapprendimento di giochi e movimenti sono il luogo dincontro tra conoscere e fare, tra essere ed esprimere, tra possedere e condividere, tra stare insieme e co-costruire3.
1 Cfr URL: http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20050913114125101&edition=2005-10-01
2 Crf. CERRI MUSSO R., Dimensioni della didattica. Tra riflessione e progettualit, Vita e pensiero, Milano, 2002, pag. 58.

3 Cfr URL: http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20050913114125101&edition=2005-10-01

Il ruolo delladulto. La dimensione ludica non esclusiva dei bambini, appartiene anche alladulto che dovrebbe riservarsi la possibilit di giocare come opportunit di stimolare la propria fantasia, la creativit, le emozioni, limmaginazione. Nellinsegnante questa dimensione potrebbe divenire il punto di contatto, di incontro con il bambino: lo spazio dove interagire e aiutare a crescere. Il gioco diviene, allora, impresa formativa delladulto che:
accompagna sorregge e guida il bambino nelle sue prime esperienze ludiche e simboliche per arricchirle, renderle pi fruttuose, valorizzarle, mostrarne la produttivit [] Nella pedagogia del gioco lintenzionalit formativa si realizza allinsegna della reciprocit e della condivisione, rinunciando allasimmetria tra chi educa e chi educato: la propria esperienza ludica che ladulto condivide col bambino contribuendo ad arricchirlo quanto pi essa profonda, estesa, radicata4.

In una didattica che privilegia luso del gioco come strumento di apprendimento, si presta attenzione alleducazione sentimentale poich si vuole ascoltare linteriorit infantile, condividendo in modo partecipato la realt emozionale che nel gioco si manifesta e cui ladulto contribuisce a dar voce fornendo esempi e modalit di espressione. La pedagogia del gioco non trascura gli ambiti di sviluppo tradizionalmente legati al gioco (la promozione della conoscenza, la cognizione e la socialit), ma li pone sullo sfondo riconoscendo come priorit formativa la costruzione dellidentit personale, la promozione dellautostima e della progettualit, il governo pulsionale, laccesso alla realt simbolica, il decentramento empatico. In tale prospettiva risulta modificato anche il ruolo delladulto: non maestro, istruttore, divulgatore ma compagno esperto capace di condividere unarea di esperienza contribuendo ad arricchirla.
Ladulto che gioca con il bambino e si diverte d un messaggio implicito molto chiaro: dimostra che va bene divertirsi. Si tratta di un messaggio che non viene detto a parole ma con i comportamenti, perci rimane impresso e rassicura il bambino sulla sua possibilit di crescere.
4 BONDIOLI A., Gioco e educazione, Angeli, Milano, 1996, p. 15.

Durante la crescita egli potr continuare a vivere e a divertirsi, perch ha un modello di adulto che continua a vivere e continua a divertirsi. Il messaggio che cos ricever lo indurr a non avere paura di crescere, di entrare nel mondo degli adulti, a riconciliare il suo mondo con quello degli adulti. E la riconciliazione ci sar quando vedr che qualcuno pu essere adulto e anche bambino, che un lavoratore serio pu essere nello stesso tempo un bambino che si diverte. In fondo i1 gioco il crocevia che porta il bambino a scegliere di andare verso la vita, una vita possibile o una vita di disperazione5.

Il gioco nella scuola dellinfanzia. Vorrei recuperare quanto scritto negli Orientamenti (1991) per la scuola dellinfanzia:
II gioco costituisce in questa et una risorsa privilegiata di apprendimento e di relazioni. Esso infatti favorisce rapporti attivi e creativi sul terreno sia cognitivo che relazionale, consente al bambino di trasformare la realt secondo le sue esigenze interiori, di realizzare le sue potenzialit e di rivelarsi a se stesso e agli altri in una molteplicit di aspetti, di desideri e di funzioni. Linsegnante, evitando facili improvvisazioni, invia al bambino, attraverso la ricchezza e la variet delle offerte e delle proposte di gioco, una vasta gamma di messaggi e di stimolazioni, utile alla strutturazione ludiforme dellattivit didattica nei diversi campi di esperienza [] gioco, che sostanzia e realizza nei fatti il clima ludico della scuola dellinfanzia, adempiendo a rilevanti e significative funzioni di vario tipo, da quella cognitiva e quella socializzante a quella creativa. Occorre quindi conoscere e sperimentare tutte le forme praticabili di gioco a contenuto motorio: dai giochi liberi a quelli di regole, dai giochi con materiali a quelli simbolici, dai giochi di esercizio a quelli programmati, dai giochi imitativi a quelli popolari e tradizionali6.

Il gioco un momento, come sostiene Frbel, in cui nel bambino si sperimenta il concetto di unit, in quanto gli permette di penetrare nelle cose facendole sue e alle cose di penetrare in lui, prestandogli i loro attribuiti nel gioco di finzione. Il gioco porta il bambino a sperimentare il disegno, facilita levoluzione linguistica, metta le basi per
5GIUNTA G., Apprendimento e gioco, URL: http://www.rivista.ssef.it/site.php? page=20050913114125101&edition=2005-10-01 6 D.M. 3 marzo 1991- Orientamenti dellattivit educativa nella scuola materna URL: http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm030691.pdf

lapprendimento di concetti logico-matematici e anche per future applicazioni lavorative; la dimensione ludica delleducazione al ritmo, alla danza e alla musica favorisce lespressione creativa del mondo interiore dei bambini che, con il supporto del linguaggio, permette loro di esprimersi e di imparare divertendosi.7. Il contesto scolastico, inoltre, porta a doversi relazionare con i pari, di conseguenza lattivit ludica influisce anche sullo sviluppo sociale del bambino: gli permette di instaurare i primi rapporti con i coetanei. Il rispetto di regole nei giochi di gruppo, ad esempio, abitua i bambini ad assumere un comportamento adeguato nei confronti degli altri, a sperimentare sconfitte e vittorie, imparando ad accettarle senza rancori e senza presunzioni, allenandosi per la futura vita sociale. Gioco e narrazione: un accenno. Forse si pu dire che ogni bambino impegnato nel gioco si comporta come un poeta: in quanto si costruisce un suo proprio mondo, o, meglio, d a suo piacere un nuovo assetto alla cose del suo mondo8. Il gioco unesperienza che permette una presa di distanza dalla vita vissuta. La separazione del gioco dalla vita ordinaria ne un carattere distintivo ma si tratta di una circoscrizione mentale pi che fisica, un distanziamento che, paradossalmente, consente il contatto. Chi gioca si isola temporaneamente per entrare, del tutto coinvolto, in unaltra dimensione, cui aderisce pienamente. Il gioco e la narrazione consentono una presa di distanza dalla realt entrando in una finzione giocosa che permetter al bambino di appropriarsi della realt attraverso la costruzione di mondi possibili e la riorganizzazione dellesperienza9. Il raccontare storie ha un ruolo formativo importante nello sviluppo del bambino: dal punto di vista emotivo consente lelaborazione di conflitti, paure e lespressione della propria creativit; dal punto di vista cognitivo permette una prima organizzazione dei pensieri, lo sviluppo della capacit di ascolto e del linguaggio; dal punto di vista sociale gli fornisce modelli di interazione e linteriorizzazione di modelli e norme comportamentali.

7 Cfr. Linfanzia come gioco: Frobel in URL: http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/psicologiapedagogia/Pedagogia/La-riflessione-pedagogica-nell-et--moderna/L-infanzia-come-gioco--Fr-bel.html 8 FREUD, Il poeta e la fantasia, cit. in BONDIOLI A., Gioco e educazione, Angeli, Milano, 1996, p. 207. 9 Ibidem.

La possibilit di fruire di storie significative nelle quali i bambini possano trovare un senso per la propria esperienza, legata alla capacit degli adulti di raccontare. Se questo accade la capacit narrativa del bambino si sviluppa a vantaggio dellattenzione, dellesposizione, dellinvenzione di mondi possibili, di versioni di s, di costruzione della propria autobiografia10. Lautobiografia. Ma si pu parlare di autobiografia nella scuola dellinfanzia? Si, se si intende questa particolare modalit narrativa come costruzione della propria identit e non solo come recupero della memoria. La rielaborazione degli avvenimenti autobiografici, pu essere stimolata dal gioco, dalla presenza delladulto e di altri bambini consentendo la presa di distanza dagli eventi e un arricchimento individuale e relazionale. Lascolto degli altri che compiono lo stesso percorso, contribuisce a rinforzare la fiducia in se stessi e nella vita. La narrazione di s attraverso il gioco pu essere definita: ludobiografia, una modalit narrativa che utilizza come canali espressivi diversi tipi di grafia: la parola, la scrittura, le immagini, la grafica, i suoni, il corpo, la voce11 Tra i tre e i sei anni lapprendimento e la conoscenza di se stessi avvengono per mezzo del corpo, pertanto le attivit autobiografiche saranno legate alla dimensione concreta con attivit che aiutino i bambini a prendere consapevolezza della propria personalit, delle proprie emozioni, delle proprie idee. Le storie raccontate e le attivit realizzate diventeranno, cos, documenti di un percorso che parler del loro personale modo di ricostruire quanto proposto, saranno autobiografie.

10 BONDIOLI A., Gioco e educazione, Angeli, Milano, 1996, p. 233. 11 Cfr. STACCIOLI G., Ludobiografia: raccontare e raccontarsi con il gioco, Carocci, Roma, 2010.

Progetto di ununit didattica rivolta a bambini della scuola dellinfanzia.

PREMESSA Chi fa un ritratto, e ancor pi chi si fa un autoritratto, costruisce un dialogo fra s e limmagine12. Nella scuola dellinfanzia fare un autoritratto pu essere unesperienza densa di significato anche se comporta delle difficolt nella trasposizione grafica di ci che il bambino vede di s e degli altri. Tuttavia pu rappresentare una esperienza molto coinvolgente: riconoscere e cercare di riprodurre la propria immagine aiuta il bambino a comprendere e a costruire la sua particolare identit, difatti, il ritratto del volto necessita di una osservazione attenta di aspetti fisici che rivelano anche le proprie emozioni. Il ritratto e lautoritratto consentono di sperimentare le variet e le trasformazioni che coinvolgono le identit, aumentando la consapevolezza di s e arricchendo la propria personalit13.

12 STACCIOLI G., Ludobiografia: raccontare e raccontarsi con il gioco, Carocci, Roma, 2010, pag.

92, in http://unanotaasettimana.blogspot.com/search/label/Staccioli 13 Sviluppare lidentit significa imparare a stare bene e sentirsi sicuri nellaffrontare nuove esperienze in un ambiente sociale allargato. Vuol dire imparare a conoscersi e a sentirsi riconosciuti come persona unica e irripetibile ma vuol dire anche sperimentare diversi ruoli e diverse forme di identit: figlio, alunno, compagno, maschio o femmina, abitante di un territorio, appartenente a una comunit, CAPALDO N. RONDANINI L., Indicazioni per il curricolo. Istruzioni per luso, Gulliver, Vasto (Ch), 2007, p. 73.

TRAGUARDI PER LO SVILUPPO DELLE COMPETENZE: il bambino sviluppa il senso dellidentit personale a partire dal proprio corpo;

comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie possibilit che il linguaggio del corpo consentesi esprime attraverso il disegno, la pitturae sa utilizzare diverse tecniche espressive.

OBIETTIVI: sviluppare la consapevolezza di s; scoprire il bello che c in ognuno;

stimolare la capacit creativa ed espressiva;

imparare a manifestare le proprie idee ed emozioni. DESTINATARI: bambini di 4 e 5 anni. CONTENUTI: autoritratti e ritratti, emozioni. ATTIVIT:

ascolto di storie sulle quattro emozioni: rabbia, felicit, paura e meraviglia14;

conversazioni guidate per la comprensione della storia; lettura libera di immagini (quadri, riviste, foto) e racconto di ci che osservano e delle emozioni che provano;

osservazione allo specchio del proprio volto per prendere coscienza della propria mimica facciale e delle mozioni che esso comunica; rielaborazione fantastica del proprio volto: colori, segni, ritagli di giornali, pezzi di stoffa Allo specchio (gioco a coppie): un bambino dirige il gioco mimando espressioni, smorfie e laltro lo imita (i ruoli si scambiano dopo un tempo prestabilito dallinsegnante);

ritratto di un compagno; dettato delle emozioni: la maestra legge la descrizione di un volto con una particolare espressione e il bambino lo riproduce liberamente;
14 Durante lattivit di tirocinio diretto nella scuola dellinfanzia, ho sperimentato la realizzazione dellautoritratto, ne riporto un esempio in appendice.

attivit a piccoli gruppi: disegnare su un unico foglio parti del viso (ad esempio: gli occhi della meraviglia, la bocca della paura);

ritagliare, comporre, scomporre e incollare immagini di volti per formarne di nuovi o per modificarne le dimensioni, la forma(come nei laboratori di Bruno Munari);

autoritratto attraverso losservazione e descrizione dei particolari del proprio volto (liberi di rappresentarsi come desiderano); autoritratto attraverso losservazione e descrizione dei particolari del proprio volto (devono rappresentarsi a seconda dellemozione raccontata o provata durante lattivit);

realizzazione cartacea di un libro delle facce; proporre luso di software liberi (ad esempio, Picasa) per una versione digitale e per la realizzazione di un collage.

TEMPI E SPAZI Il progetto verr realizzato in due mesi, i tempi saranno cos ripartiti: un incontro settimanale della durata di due ore circa, pi un incontro per la verifica. METODOLOGIA E SOLUZIONI ORGANIZZATIVE Attivit laboratoriale, cooperative learning, metodologia narrativa. SUSSIDI E MATERIALI Materiale di cancelleria, riviste, foto, cartoline, stoffe, computer. VERIFICA E VALUTAZIONE I bambini realizzeranno un autoritratto rappresentando lemozione da cui sono stati maggiormente colpiti e verbalizzeranno la motivazione. Verr chiesto loro, inoltre, di scegliere tra tre faccine (una sorridente, una meno e una corrucciata) per segnalare il livello di gradimento delle attivit svolte.

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Analisi di un videogioco: il memory


Ho scelto di analizzare il gioco del memory perch lo scorso anno lho proposto, in versione cartacea, a un bambino con disturbo dellattenzione per cercare di potenziare le sue capacit attentive e di memorizzazione e per offrirgli uno strumento di socializzazione durante la ricreazione, visto che non riusciva a relazionarsi in modo costruttivo con i compagni. Nellesperienza di insegnamento di questanno mi trovo a lavorare con bambini con le stesse difficolt e mi piacerebbe proporre il memory (videogioco) come attivit stimolante e allo stesso tempo divertente. Cos ho colto loccasione di sperimentarlo io per prima Cosa avvenuto nella mia menteil gioco lo conoscevo quindi non mi ha stupito, emozionato, entusiasmato. Quando ho visto il cronometro (nel gioco cartaceo la velocit di esecuzione non prevista), ho avvertito lansia di finire velocemente, per scoprire le caselle non ho seguito nessun criterio per cercare di concludere il pi presto possibile. Ho ripetuto il gioco una seconda volta, ma lho trovato noioso e non mi sono migliorata nel tempo. Quando ho ripreso per la terza volta il gioco ho notato la consegna: Concentrati, prima non mi ero concentrata, il mio stato un approccio superficiale. Ho riprovato seguendo una strategia: ho cliccato sulle caselle in senso orizzontale e ho ripetuto a voce alta le immagini incontrate, cercando di memorizzarne la posizione: il tempo migliorato di quindici secondi! Cosa mi piaciuto e cosa non mi ha interessato. Il gioco bello quando lo si fa con gli amici, il videogioco non molto divertente. Ho trovato piacevole la dimensione della sfida con se stessi per migliorare la velocit. Non un gioco che richiede particolari abilit o strategie, daltronde ci che vuole azionare sono soprattutto meccanismi di attenzione e memoria (ma utile anche per lo sviluppo della coordinazione oculomanuale). Pur non essendo divertentissimo, lo proporr ai bambini perch la memoria e lattenzione sono abilit trasversali, il cui potenziamento necessario per raggiungere altri obiettivi: comprensione di testi, produzioni di storie, risoluzione di semplici problemi. Cercher di creare una giusta motivazione alluso del videogioco, di scegliere il momento pi opportuno in cui proporlo e di dedicare la giusta durata allattivit, in modo che non si annoino e abbiano voglia di tornare a giocarci.
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Conclusioni
stato un piacere fermarmi a riflettere sul gioco perch spesso una dimensione banalizzata, se ne parla, se ne riconosce limportanza ma non si riesce a valorizzarla pienamente (soprattutto nella scuola primaria). Non facile n scontato utilizzare il gioco nella didattica e nella relazione educativa, vi sono molte sfaccettature e ambiguit: il gioco libero e vincolante, utile e gratuito, realt ed finzione, serio e non lo , svago ma anche impegno, divertimento ma anche rispetto delle regole15. Tutto ci deve mettere in guardia circa luso spontaneo del gioco: come ogni altra attivit didattica, ritengo che vada conosciuto e programmato divenendo un modo di stare a scuola, di insegnare e di apprendere. Concludo con le parole di Gianfranco Staccioli:
[] il gioco potrebbe insegnare un diverso dominio dellesperienza, che avvia verso un modo di vedere la vita, di mettere la propria persona di fronte al mondo (al lavoro, alla morte, allamore ) in maniera ludica, cos da giocare con la vita stessa () Un giocare che allo stesso tempo serio e leggero () capace di trasformare il quotidiano in ludico serio, che rende il giocatore disponibile allavventura e alla trasformazione, che relativizza le cose e che impedisce che gli eventi si cristallizzino. Il gioco, vissuto in maniera consapevole, produce un potere irradiante, che ha laspirazione a proiettarsi verso il quotidiano (vale per i bambini, ma vale anche per gli adulti), verso un quotidiano in festa. E a quel punto, con laltro, con le cose, nella quotidianit, si pu anche imparare a giocare, scoprendo unulteriore strategia per sopravvivere, un ordine che sembra voler codificare ogni segmento del nostro esistere e che invece non resiste alla forza simbolica e creativa del come se16.

In questo modo il gioco non soltanto un momento altro, una distensione futile, ma una caratteristica del vivere umano.

Bibliografia e sitografia
15 Cfr. CAMBI F. STACCIOLI G. (a cura di), Il gioco in occidente. Storia, teorie e pratiche, Armando Editore, Roma, 2008, p. 9. 16 STACCIOLI G., Il gioco e il giocare. Elementi di didattica ludica, Carocci, Roma, 2008, pp. 133-134.

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BONDIOLI A., Gioco e educazione, Angeli, Milano, 1996. CAMBI F. STACCIOLI G. (a cura di), Il gioco in occidente. Storia, teorie e pratiche, Armando Editore, Roma, 2008. CAPALDO N. RONDANINI L., Indicazioni per il curricolo. Istruzioni per luso, Gulliver, Vasto (Ch), 2007. CERRI MUSSO R., Dimensioni della didattica. Tra riflessione e progettualit, Vita e pensiero, Milano, 2002. STACCIOLI G., Il gioco e il giocare. Elementi di didattica ludica, Carocci, Roma, 2008. http://www.edscuola.it/archivio/norme/decreti/dm030691.pdf http://www.rivista.ssef.it/site.php?page=20050913114125101&edition=2005-10-01 http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/psicologia-pedagogia/Pedagogia/Lariflessione-pedagogica-nell-et--moderna/L-infanzia-come-gioco--Fr-bel.html http://unanotaasettimana.blogspot.com/search/label/Staccioli

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Appendice

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Aforismi sul gioco

Il contrario del gioco non ci che serio, bens ci che reale.


Sigmund Freud, Il poeta e la fantasia.

La vita non ha che un vero fascino: il fascino del gioco.


Jean-Claude Killy

Nell'uomo autentico si nasconde un bambino che vuole giocare.


Friedrich Nietzsche, Cos parl Zarathustra

Giocare significa fare esperimenti col caso.


Novalis, Frammenti.

L'uomo veramente uomo soltanto quando gioca.


Friedrich Schiller, Sull'educazione estetica dell'uomo.

Ho giocato unintera vita ad essere felice. Ora mi sono accorto che ho vinto.
Stephen Littleword (non ho trovato fonti bibliografiche a riguardo).

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Cinguettii

#unimolfbg8 forse mi aspettavo giochi rivolti pi direttamente all infanzia...14 Gen #unimolfbg9 l uso di twitter... stato divertente :) 14 Gen #unimolfbg10 C nuvola perch graficamente bella e immediata 14 Gen #unimolfbg7 SonoZuccheroSonoSaleSonoCioccolatoSonoPane.SnBollaDiSaponeSnDonnaGiocherellona,D iErroriNeFaccioInQuantitMaPazienzaSonQstaQua! 13 Dic

6 Dic

#unimolfbg6 pic.twitter.com/Toxwhh90

28 Nov

#unimolfbg5 pic.twitter.com/ZoxlwsdS
#unimolfbg4 Amando Ianerio 27 Nov

#unimolfbg3 Odiosi acRostici ingarbuglIati tArtassano neuroNi stAnchi 24 Nov #unimolfbg1 Trova due persone che guardandosi allo specchio stamattina si sono fatte un complimento. (Quale?) 24 Nov #unimolfbg2 Oltrepasso Ragioni Inventando Ancora Nuovi Amori 20 Nov #unimolfbg1 Trova due persone che si sono fatte un complimento questa mattina guardandosi allo specchio. (Quale?) 20 Nov
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#unimolfbg2 Oltrepasso Ragioni Inventando Ancora Nuovi Amori 20 Nov @labgioco art.31Conv.Diritti Infanzia"Gli stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo ed allo svago,a dedicarsi al gioco..." 11 Nov @labgioco 1. Gioco: leggerezza,divertimento,incontro e nn ricordo cos'altro avevo scritto... ^_^' 11 Nov @labgioco 3. all'universit:" Ciao,segui questo corso?...che si dice del professore?"

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