1998 - Galeotto Fu Il Treno
1998 - Galeotto Fu Il Treno
1998 - Galeotto Fu Il Treno
Galeotto Fu Il Treno
A Suitable Groom © 1998
Prima edizione Harmony Serie Jolly marzo 2001
Seconda edizione Harmony Premium n. 7B del 4/5/2005
1
«Grazie per il passaggio, Nick.»
«È il minimo che potessi fare, considerato che stamattina sei venuta in
ufficio alle sei per controllare quei conti con me.» Nick Jefferson prese la
valigetta di Veronica dal baule della macchina. «Fammi sapere con quale
treno tornerai domattina e ti verrò a prendere. Perché non vieni a cena da
noi? Cassie sta perfezionando una nuova ricetta e sono sicuro che sarebbe
felice di avere un'opinione totalmente neutrale.»
«Adesso che è così vicina al parto, tua moglie dovrebbe stare seduta con
i piedi in alto» rispose Veronica. «Non dovrebbe stare tutto il giorno ai
fornelli per un qualsiasi Tom, Dick o Jane che tu inviti a casa.»
«Vieni a cena e glielo dirai personalmente. Forse, a te darà ascolto.»
«Ne dubito.» Veronica prese la valigetta. «Comunque, Nick, ci sono
parecchi modi per tenere una donna a letto. Offriti di massaggiarle la
schiena... o qualcosa di simile.»
Nick fece una smorfia. «Come mai non ci avevo pensato? Ehi, non
dimenticare la tua cappelliera» aggiunse. «Sembra che tu non voglia
andare a quel matrimonio.»
«Infatti. Adoro mia cugina ma le riunioni familiari ai matrimoni sono
all'ultimo posto nella lista delle mie preferenze.»
«Allora perché ci vai?»
«La mia famiglia prende molto sul serio questi avvenimenti e nessuno è
dispensato, a meno che non ci sia un certificato medico che attesti una
grave malattia.» Veronica guardò la cappelliera con disgusto. «Non
conosci un medico corruttibile?»
«Temo proprio di no. Potrebbe bastare una dichiarazione del tuo capo?
Veronica non può venire perché non ha terminato il rapporto di marketing
sulla nostra più recente linea di frigoriferi per gli eschimesi...»
2
«Essere una lady è importante?» chiese Fergus.
«Lo è per mia madre. Una volta sono stata fidanzata con un conte... Lei
non mi perdonerà mai di non essere convolata a giuste nozze con lui.»
«Col conte?»
«Col conte che aveva una tenuta nel Gloucestershire, una villa a Eaton
Square e un piccolo castello in Scozia.»
«Ha cambiato idea perché il castello era piccolo?» le domandò.
«No. Fortunatamente ho scoperto in tempo di non essere il tipo giusto
per fare la contessa. Non volevo rinunciare alla mia carriera. È un test, non
crede? Sapere a quanto si è disposti a rinunciare per qualcuno.»
«Lo penso anch'io. Avrebbe davvero dovuto rinunciare alla carriera?»
«Lo sapeva: non ero fatta per essere contessa.»
«Ha rinunciato al castello per la carriera?»
«Senza alcuna esitazione.»
3
Quando aveva visto Fergus Kavanagh saltare sul treno, Veronica aveva
agito seguendo un impulso dettato dalla disperazione. D'altronde, tutte le
sue decisioni più riuscite erano state frutto di un simile impulso, anche se
non l'avrebbe mai confessato. Le donne non arrivano alla dirigenza
ammettendo di aver usato qualcosa di così poco professionale come
l'intuito femminile.
Una cosa, però, era correre un rischio in una trattativa d'affari e un'altra
fare una proposta indecente a un uomo che non aveva mai incontrato
prima. Adesso si chiedeva se avesse avuto la giusta intuizione.
Non c'era alcun dubbio che Fergus Kavanagh avrebbe fatto colpo su sua
madre: lineamenti cesellati, vestiti classici e quel genere di stabilità
finanziaria che avrebbe superato qualsiasi tipo di esame. Era una
4
Veronica guardò l'orologio: erano da poco passate le dieci e venti. Se
Fergus Kavanagh non andò al club. Dopo aver ritirato il tight dal sarto,
scelto una camicia e una cravatta, prese in prestito un cappello a tuba e si
diresse verso il suo ufficio.
«Buongiorno, Julie.»
La sua assistente personale alzò gli occhi dalla scrivania e sorrise.
«Ciao, Fergus. Che succede a Melchester, oggi?»
«Niente di cui non possano occuparsi da sole le mie sorelle.» Julie e
5
La Rolls si fermò davanti alla porta della casa di Suzie Broughton un
paio di minuti prima dell'una e mezzo. Fergus suonò il campanello e Suzie,
che adesso indossava un vestito elegante e reggeva in mano un grande
cappello, aprì immediatamente, tanto che lui sospettò che fosse stata in
attesa del suo arrivo dietro le tende.
«Signor Kavanagh! Prego, si accomodi.»
«Fergus» la corresse lui posando i guanti e il cappello sopra un tavolino
nell'ingresso.
«Fergus» ripeté lei. «Andiamo in soggiorno. Veronica scenderà fra un
attimo. Vuoi bere qualcosa nell'attesa?»
«No, grazie.» Non aveva idea di cosa Veronica potesse aver raccontato
all'amica ma da come si sentiva osservato sapeva che avrebbe dovuto
rispondere a un fuoco di domande. Non era proprio il momento di bere
alcol.
«È tanto che conosci Ronnie?» chiese infatti Suzie immediatamente.
«Intendi dire Veronica?»
«Mmh...» La ragazza lo guardò pensierosa. «Anche Ronnie ha evitato le
domande. Vi state comportando in modo molto misterioso, una persona
sospettosa potrebbe pensare che avete qualcosa da nascondere.»
Questa Suzie è un tipo che non perde tempo! Veronica deve averle
fornito pochissime informazioni. «Cosa potrei... potremmo... avere da
nascondere?» replicò Fergus.
«Vedi? L'hai fatto di nuovo: rispondi con una domanda a una domanda.
È una tecnica che conosco molto bene» disse sorridendo. «A volte ne
faccio uso anch'io quando non ho la risposta giusta da dare.»
«Non riesco a credere che tu sia mai a corto di parole.»
7
Fergus si sporse sulla scrivania e premette il pulsante dell'interfono.
«Julie, dove sono i giornali?» Il suo tono di voce era irritato.
«Li porto subito.»
Un attimo dopo Julie era sulla porta. «Cos'hanno tutti quanti?» chiese
lui. «È da quando sono arrivato che non fanno altro che lanciarmi sguardi
strani.» Lei si limitò a posare una pila di quotidiani sulla scrivania. «Ehi,
cos'è tutta questa roba? Il comunicato stampa del passaggio di proprietà
non uscirà prima di...»
«Non si tratta del passaggio di proprietà. Ho sottolineato tutto ciò che ho
visto, ma ovviamente c'è dell'altro. Ho mandato a comprare i rotocalchi...»
«I rotocalchi? Di che stai parlando?»
L'espressione della donna rimase imperturbabile mentre gli mostrava un
trafiletto.
«Da quanto si legge sul fatto che la coppia abita a Melchester, sembra
proprio che viviate già insieme.»
«Vivere insieme!»
«Mi hai davvero sorpreso» affermò Julie. «Quando ti ho detto che era
8
Veronica guardò Fergus sorpresa. «Ho l'impressione che ti stia
divertendo» osservò severa.
«Non c'è nessuna ragione per cui non dovremmo divertirci, non credi?»
fu la tranquilla risposta. Appese il soprabito dietro la porta della cucina,
«Buongiorno, Julie.»
L'assistente premette il bottone dell'interfono. «Sally, caffè, per piacere,
e ferma tutte le telefonate per la prossima mezz'ora.» Seguì Fergus nel suo
ufficio. «È urgente» lo informò. «Dov'eri ieri pomeriggio? C'è stato un
susseguirsi di telefonate da Francoforte.»
«A fare shopping.»
«Shopping?»
«Diamanti, tartufi... Sai, necessità basilari della vita...»
Julie alzò gli occhi al cielo. «Devi chiamarli immediatamente, prima che
inizino la riunione mattutina.»
«Certamente. Qualsiasi cosa tu dica.» Fergus premette un bottone
9
Fergus stava parlando da un quarto d'ora quando Cassie si alzò di scatto.
Veronica le lanciò uno sguardo interrogativo ma l'amica si pose un dito
sulle labbra e si diresse in fretta verso la toilette. In quel momento tutti
risero per una battuta di Fergus. Veronica non aveva idea di cosa avesse
detto e continuò a guardare verso la toilette.
Probabilmente il mal di schiena di Cassie era peggiorato per il fatto di
essere costretta a stare seduta a lungo, pensò non vedendola tornare. Forse
aveva solo bisogno di un po' di aria fresca o aveva incontrato qualche
signora che l'aveva riconosciuta e l'aveva trattenuta a chiacchierare. Cercò
di concentrarsi su ciò che Fergus stava dicendo, poi colse lo sguardo
preoccupato di Nick e si affrettò ad andare a vedere cosa fosse successo.
Trovò Cassie sdraiata su un'elegante chaise longue. Il vestito bagnato
giaceva lì accanto, sul pavimento, e lei era coperta da un asciugamano.
«Cassie! Cos'è successo?»
«Ho fatto appena in tempo ad arrivare prima che si rompessero le
acque.» Assalita da una contrazione, aggrottò il viso, poi accennò un
sorriso. «Non preoccuparti...» Non preoccuparti? «L'inserviente mi ha
aiutata e adesso è andata a chiamare un'ambulanza.»
«E Nick?»
Cassie respirò profondamente. «Potresti avvertirlo, per piacere?» Fu
assalita da un'altra contrazione.
Di nuovo?, si chiese Veronica. Non devono essere distanziate di
parecchi minuti? «Vado a chiamarlo subito» la rassicurò. «Posso lasciarti
da sola?»
«Vai» la sollecitò Cassie.
In quell'istante la porta si aprì ed entrò l'inserviente. «L'ambulanza è in
arrivo?» chiese Veronica ansiosa.
«Arriverà tra poco, ma...»
«Resti con lei» ordinò alla donna in tono sbrigativo. «Io vado a chiamare
il marito.» Sollevò lo splendido vestito rosso e corse nella sala del
banchetto.
Fergus aveva finito di parlare e il pubblico stava applaudendo entusiasta.
10
Quando Veronica si svegliò, la stanza era piena di sole, come se il
nubifragio della sera precedente non ci fosse mai stato. Ed era sola. Per un
attimo pensò di avere sognato tutto.
FINE