1998 - Galeotto Fu Il Treno

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Liz Fielding

Galeotto Fu Il Treno
A Suitable Groom © 1998
Prima edizione Harmony Serie Jolly marzo 2001
Seconda edizione Harmony Premium n. 7B del 4/5/2005

1
«Grazie per il passaggio, Nick.»
«È il minimo che potessi fare, considerato che stamattina sei venuta in
ufficio alle sei per controllare quei conti con me.» Nick Jefferson prese la
valigetta di Veronica dal baule della macchina. «Fammi sapere con quale
treno tornerai domattina e ti verrò a prendere. Perché non vieni a cena da
noi? Cassie sta perfezionando una nuova ricetta e sono sicuro che sarebbe
felice di avere un'opinione totalmente neutrale.»
«Adesso che è così vicina al parto, tua moglie dovrebbe stare seduta con
i piedi in alto» rispose Veronica. «Non dovrebbe stare tutto il giorno ai
fornelli per un qualsiasi Tom, Dick o Jane che tu inviti a casa.»
«Vieni a cena e glielo dirai personalmente. Forse, a te darà ascolto.»
«Ne dubito.» Veronica prese la valigetta. «Comunque, Nick, ci sono
parecchi modi per tenere una donna a letto. Offriti di massaggiarle la
schiena... o qualcosa di simile.»
Nick fece una smorfia. «Come mai non ci avevo pensato? Ehi, non
dimenticare la tua cappelliera» aggiunse. «Sembra che tu non voglia
andare a quel matrimonio.»
«Infatti. Adoro mia cugina ma le riunioni familiari ai matrimoni sono
all'ultimo posto nella lista delle mie preferenze.»
«Allora perché ci vai?»
«La mia famiglia prende molto sul serio questi avvenimenti e nessuno è
dispensato, a meno che non ci sia un certificato medico che attesti una
grave malattia.» Veronica guardò la cappelliera con disgusto. «Non
conosci un medico corruttibile?»
«Temo proprio di no. Potrebbe bastare una dichiarazione del tuo capo?
Veronica non può venire perché non ha terminato il rapporto di marketing
sulla nostra più recente linea di frigoriferi per gli eschimesi...»

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Lei scoppiò a ridere. «Per carità! Mia madre si lamenta già abbastanza
che antepongo la carriera a tutto.» Prese la cappelliera. «È meglio che
vada. Perdere il treno non è una scusa accettabile.»
Il treno delle otto e quindici aveva una carrozza ristorante,
fortunatamente. Il cameriere sorrise a Veronica quando la riconobbe.
«Buongiorno, signorina Grant. Lasci che l'aiuti.»
«Grazie, Peter.» Gli sorrise porgendogli la valigetta, poi posò la
cappelliera sulla sedia vuota davanti al tavolino per due. Guardò fuori del
finestrino: il controllore stava per dare al conducente il segnale di partenza.
«Un momento! Tenga lo sportello aperto!»
Il comando era stato dato nel tono di chi è abituato a impartire ordini e a
essere obbedito. L'uomo salì in fretta sul vagone e Veronica, nel vederlo, si
accorse di trattenere il fiato: era un tipo alto e prestante, dal fascino
indiscutibile.
Un attimo dopo lo sportello si richiuse con un tonfo, il fischietto del
controllore risuonò e il treno si mosse.
«Vuole ordinare, signorina?»
«Sbaglio o quello era Fergus Kavanagh?» chiese lei. Avrebbe
scommesso qualsiasi cosa che il presidente della Kavanagh Industries
viaggiasse su una Rolls guidata da un autista, non su un treno.
«Sì, signorina, prende questo treno quasi tutte le mattine» fu la cortese
risposta del cameriere. «Possiede una grossa fetta di questa linea
ferroviaria. Lo conosce?»
«No. Non ancora.» E rimase a guardare fuori del finestrino la stazione
che sfilava via, piano piano.

Fergus Kavanagh era l'uomo più tranquillo di questo mondo, tuttavia


quel giorno avrebbe volentieri strozzato due delle donne più invadenti e
irritanti con cui aveva la sfortuna di essere imparentato.
Il controllore gli tenne la porta aperta mentre saltava sul treno per
Londra. «Piuttosto di fretta, stamattina, signor Kavanagh» commentò
l'uomo.
«Non vedo l'ora che sia tutto finito, Michael» replicò Fergus, senza dare
l'idea di essere affannato per la corsa.
Il controllore sorrise. «Succede sempre così quando ci sono dei
matrimoni in famiglia. Io ho fatto quest'esperienza con due figlie, so cosa
vuol dire. Pensi alla pace che seguirà quando sarà tutto finito.» Dopo

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quelle parole di conforto, l'uomo soffiò nel fischietto e chiuse lo sportello.
Pace. Mentre Fergus si dirigeva verso il vagone ristorante quella parola
gli risuonava in testa. Pace era un concetto che al momento gli sembrava
astratto ma sperava che dopo il matrimonio di Dora avrebbe potuto
tramutarlo in realtà.
Quando tutte e due le sorelle fossero state sposate, avrebbe potuto
concentrarsi sugli affari e sui piaceri di uno scapolo benestante. Per
esempio, le collezioni: lui amava collezionare pezzi d'arte, cavalli da corsa
e aziende fiorenti.
Al momento, però, Jane e Dora, le sue care sorelle, lo stavano facendo
disperare con le decisioni dell'ultimo minuto, come il colore dei fiori per la
chiesa, quale posto assegnare a tre donne che erano state sposate con lo
stesso uomo e dove trovare un bambino che non si opponesse a essere
vestito da paggetto.
Be', avrebbero dovuto risolvere quei problemi senza di lui! Il club di cui
faceva parte poteva anche essere noioso, tuttavia le donne ne erano escluse
e, dato che Dora aveva preso temporaneamente possesso della casa, lui
sarebbe rimasto lì fino al matrimonio. Gli sarebbe piaciuto restarci fin
dopo il matrimonio, finché ne fosse scomparsa ogni traccia,
sfortunatamente però doveva accompagnare la sposa all'altare e quella
piccola ribellione non gli era permessa.
«Buongiorno, signor Kavanagh» lo salutò il cameriere quando entrò
nella carrozza ristorante. «Questa mattina c'è parecchia gente. Sembra che
le signore stiano andando tutte in città per approfittare dei saldi.
Normalmente lei non viaggia con noi il venerdì» aggiunse guardandosi
intorno, «altrimenti le avrei tenuto un tavolo libero. Temo che dovrà
dividerlo con qualcuno...»
Altro motivo d'irritazione. Fergus non era dell'umore giusto per
chiacchierare. Aveva sperato in un viaggio tranquillo, durante il quale
leggere il giornale e dimenticare le sorelle e il matrimonio... Invece il
cameriere lo stava accompagnando a un tavolo per due dove era seduta una
ragazza che stava consultando il menu.
Lui sapeva, per esperienza, che la barriera di un giornale non impedisce
a una donna d'intavolare una conversazione. Crescere due sorelle più
giovani gli aveva insegnato parecchie cose sull'universo femminile, molte
delle quali non proprio piacevoli. Si rassicurò vedendo che la sedia dalla
parte opposta della ragazza era occupata da una scatola. Era una buona

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scusa per proseguire.
D'un tratto scorse un posto libero in fondo al vagone e fece per indicarlo
al cameriere ma proprio in quel momento la ragazza gli rivolse la parola.
«Tolga pure la scatola e prenda il posto» disse in tono pacato. Aveva
abbassato il menu tanto da permettergli di vedere una cascata di capelli
biondi e i più straordinari occhi blu in cui si fosse mai imbattuto.
Fergus esitò, diviso tra il desiderio di evitare la compagnia e un
elementare senso di cortesia.
«Non mordo» aggiunse la ragazza sorridendo.
In condizioni normali, Fergus avrebbe mormorato qualche parola di
circostanza e avrebbe proseguito, però fu trattenuto dagli occhi magnetici
di lei e dalla sua aria di autorità: la ragazza sembrava sicura che lui
avrebbe fatto ciò che gli stava suggerendo. Rara qualità in una donna!
Abbastanza rara da distoglierlo dal proposito originale, anche se la sua
bellezza sarebbe stata sufficiente a convincerlo.
Sicura ed elegante, era abbastanza matura da risultare interessante e
abbastanza giovane da far girare la testa a un uomo. No, si corresse subito,
aveva uno sguardo così seducente che avrebbe attirato l'attenzione di
chiunque. E sicuramente non stava andando a fare compere nei saldi di
primavera. La sua gonna, di pesante seta grigia, era infatti troppo perfetta
per non essere di sartoria e le perle degli orecchini avevano la brillantezza
propria soltanto di quelle prodotte naturalmente dalle ostriche.
Fergus si accorse con sorpresa che la ragazza che aveva davanti era una
delle donne più belle che avesse mai visto. Nei suoi occhi c'era un tocco di
malizia tale da fargli pensare che durante il viaggio avrebbe apprezzato
molto di più la sua compagnia che la lettura del giornale. Sentì che il polso
aveva affrettato il battito. Il tavolo in fondo al vagone e la sua promessa di
un viaggio tranquillo avevano perso attrattiva.
«È sicura che non la disturbo?» chiese. «Potrei andare a sedermi laggiù
in fondo.» Un movimento del treno lo costrinse ad afferrarsi alla sedia
della ragazza. «Forse è meglio che mi sieda» considerò con un sorriso.
«Sarà meglio» concordò lei.
Fergus posò la propria ventiquattrore sulla retina accanto a una piccola
valigia di Louis Vuitton che probabilmente apparteneva alla ragazza,
poisollevò la scatola: era leggera ma troppo grande per la retina e sotto il
tavolo non c'era abbastanza spazio. Quando aveva controllato, non aveva
resistito alla tentazione di posare lo sguardo su un paio di gambe lunghe e

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snelle. Scosse la testa e porse la scatola al cameriere.
«Sia così gentile da trovarle un posto, Peter.» Si sedette e aprì il
Financial Times. Era ciò che avrebbe fatto qualsiasi uomo d'affari inglese,
però l'istinto gli suggeriva che la donna non gli avrebbe permesso a lungo
d'ignorarla.
Veronica guardò per un po' la testa scura e le dita che reggevano il
giornale, tutto ciò che era visibile del signor Fergus Kavanagh dietro il
Financial Times. Il cuore aveva preso a batterle come un tamburo: non si
era sentita così nervosa da quando aveva negoziato il primo contratto.
Pensando alla brillante carriera del signor Kavanagh, chiunque avrebbe
immaginato che fosse un uomo pronto a correre dei rischi, anche se a
prima vista sembrava distante e austero. Eppure, c'era un modo strano nel
suo reggere il giornale, un'immobilità che suggeriva che non stesse
leggendo ma aspettando una mossa da parte della compagna di viaggio. Il
sorriso che le aveva lanciato, infatti, era stato promettente, pensò Veronica.
E quelle rughette intorno agli occhi... Sembrava che lui stesse ridendo
interiormente, quasi sapesse... Forse, sotto l'abito formale e la cravatta
regimental, batteva un cuore avventuroso. O almeno così lei sperava...
«Vuole dare uno sguardo al menu?» gli domandò.
Fergus sorrise dietro la copertura del giornale.
La ragazza aveva l'aspetto freddo di Grace Kelly ma la sua voce era
peccaminosamente sexy. Immaginava che i suoi occhi brillassero di
soddisfazione perché si era accorta della sua intenzione iniziale di
sorpassarla ed era contenta che non lo avesse fatto. Chissà perché! Non
sembrava il genere di donna che abbordava estranei facendo colazione.
Allora perché mai lui aveva l'impressione di essere stato intrappolato?
«Grazie» rispose guardandola appena. Sì, sta proprio ridendo: le pieghe
agli angoli della sua bocca si sono fatte più profonde. Si sentì stranamente
sollevato e il cattivo umore che aveva provato quando era salito sul treno
era svanito. «Ma non ce n'è bisogno» aggiunse, passando al contrattacco.
«Peter sa cosa voglio.»
Le stava tendendo un'esca e si domandava come lei avrebbe reagito,
forse avrebbe incominciato a fargli una domanda tipo: Lei prende
regolarmente questo treno? Oppure avrebbe espresso meraviglia: Intende
dire che ordina la stessa colazione ogni mattina? O forse avrebbe preso la
sua frase come un rifiuto alla conversazione e avrebbe lasciato perdere.
Mmh... No, non pensava che fosse così, quella donna voleva qualcosa. Gli

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scapoli sviluppano un sesto senso per i particolari.
Lei continuò a guardarlo e Fergus trovò impossibile concentrarsi sul
giornale. Dopo un po' la udì dire: «L'articolo sulla sua offerta di acquisto è
a pagina quattordici, se è questo che sta cercando».
Ah, non soltanto sapeva chi fosse, ma seguiva anche le pagine
finanziarie! Fergus ci aveva visto giusto: quella donna era molto più
interessante del giornale. Lo abbassò per il piacere di guardarla
direttamente: un tipo che aveva carattere, una bocca pronta al sorriso e
occhi penetranti. Essere presi al laccio da lei, decise, sarebbe stato un vero
piacere.
«Prego?»
«La sua offerta per l'acquisto della GFM Tran sport... L'articolo è
accompagnato da una foto che però, devo ammettere, non le rende
giustizia. Ma si sa che le foto sui giornali sono sempre un po' spente, non
crede?» Fece un piccolo gesto con le dita affusolate. «Pensavo che fosse
interessato ai commenti, forse invece non se ne cura affatto» aggiunse
stringendosi lievemente nelle spalle. «Mi dispiace, non avrei dovuto
interromperla.» Non le dispiace per niente, pensò lui. «Il giornalista
afferma che la sua è stata una mossa astuta» continuò infatti lei nel
tentativo di incoraggiare una risposta.
«Astuta?» Fergus piegò il giornale e lo posò sulla tavola. Una donna che
legge il Financial Times è abbastanza interessante da farsi largo persino
oltre la leggendaria riservatezza del maschio britannico, e lui era sicuro
che lei lo sapesse. «Non si stava preoccupando che stessi immobilizzando
il capitale in qualcosa di secondario?» chiese. Voleva capire se lei avesse
realmente letto l'articolo.
«È questo che pensa il suo consiglio d'amministrazione?» indagò la
ragazza.
Solo alcuni. Non che la cosa dovesse importarle... ma aveva posto la
domanda giusta. «È ciò che pensa lei?»
«Sarebbe presuntuoso da parte mia avere un'opinione sulla questione.
Ma l'ho interrotta abbastanza, prego, continui a leggere il giornale, signor
Kavanagh.»
Non c'erano dubbi, quella donna stava giocando con lui come il gatto
con il topo. «Grazie» le rispose osservandola mentre porgeva il menu a
Peter e ordinava la colazione. «Potrei sapere chi è lei?» le do mandò non
appena il cameriere si fu allontanato.

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Il cuore di Veronica stava ancora battendo troppo in fretta. Dio mio, è
perfetto. Proprio l'uomo giusto! Stavano conducendo entrambi un gioco e
lui l'aveva capito. Ma era pronto a giocare a lungo? «Sono Veronica Grant,
direttore marketing della Jefferson Sports» si presentò porgendogli la
mano.
Bellissime mani con dita affusolate e unghie luci de, senza anelli. Tutto
in lei era perfetto, dai lunghi capelli biondi ai piedi che calzavano scarpe
fatte a mano.
Jefferson Sports. Il quartiere generale era al centro di Melchester, in un
elegante palazzo con un esclusivo centro commerciale al piano terra.
L'azienda si era enormemente ingrandita dopo essere stata fondata da una
famiglia di sportivi molto noti e da quando Nick Jefferson l'aveva presa in
mano non si era più fermata. E quella donna faceva parte della squadra...
Ancora più interessante.
«Lieto di conoscerla, signorina Grant.» Fergus le strinse la mano.
«Piacere mio, signor Kavanagh.»
Il cameriere arrivò con un vassoio. Due uova à la coque, toast di pane
integrale e tè per lei; un paio di aringhe affumicate, toast di pane bianco e
caffè per lui.
«Continui pure a leggere il giornale» lo invitò ancora Veronica mentre il
cameriere posava i piatti davanti a loro. «Probabilmente detesta
chiacchierare mentre fa colazione, come la maggior parte degli uomini.»
Fergus si domandò con chi lei facesse colazione, ma si trattenne, anche
perché non voleva che si facesse un'idea sbagliata su di lui: non era una
persona asociale, neanche a colazione. Quando Dora e Jane si fermavano a
Marlowe Court, con o senza i rispettivi partner, era più che felice di
chiacchierare. Be', in genere lo era. Quel giorno, però, era furioso con
entrambe le sorelle.
La signorina Grant aveva scambiato il suo silenzio per assenso. «Ho
disturbato il suo tranquillo inizio di giornata» si scusò. «Spero che non se
la prenda con la sua segretaria a causa mia.»
«Il tranquillo inizio della mia giornata è stato disturbato molto prima che
salissi su questo treno» rispose lui. «E, dato che non sto andando in ufficio,
la mia segretaria può stare tranquilla. Comunque, è troppo importante per
me perché io mi sfoghi contro di lei.»
Veronica non replicò e neppure chiese dove stesse andando, si mise
invece a battere lievemente col cucchiaino sull'uovo per sgusciarlo.

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Fergus trovò irritante la sua mancanza di curiosità: le donne sono
curiose per antonomasia, no? Imburrò un toast e mise in bocca un pezzetto
di aringa. «Stamattina» disse prima di riuscire a fermarsi, «devo vedere il
mio sarto.»
Be', non era proprio vero. Non era obbligato ad andarci, avrebbe potuto
farlo un qualsiasi giorno della settimana seguente, tuttavia era stata
un'ottima scusa per abbandonare la casa nel mezzo dei preparativi per il
matrimonio. Dora, però, non aveva affatto creduto all'urgenza accampata
dal fratello e si era irritata.
«Il sarto?» Neanche Veronica sembrava credergli. «Oh! Pensavo che ci
fosse qualche problema con l'acquisto e il cambio di gestione della GFM
Tran sport.»
Lui alzò un sopracciglio. «Lei è forse una potenziale azionista?»
«No.» Veronica non si lasciò intimidire. «Sono solo interessata.»
Fergus si chiese se la ragazza stesse flirtando con lui. No, la gente non
flirta sul treno per Londra delle otto e quindici. O almeno, quella era la sua
esperienza. Sorrise: quella donna lo metteva di buonumore. «In realtà,
andare a trovare il sarto è stata una scusa» le confidò. «La vera ragione per
cui vado in città è per sfuggire ai preparativi di un matrimonio. Le assicuro
che un cambio di gestione è niente in confronto all'organizzazione di una
cerimonia nuziale.»
«Si sposa?» domandò Veronica mascherando il disappunto sotto un
sorriso gentile.
«Io? Per l'amor del cielo!» Fergus voleva farle intendere che non era sul
mercato matrimoniale. «E nell'improbabile caso che dovessi mai fare un
tale salto nel mare infestato di pescecani, lo farei in modo molto più
tranquillo. Non ci sarebbero fiori, damigelle o palloncini colorati; non farei
erigere un padiglione in giardino e non inviterei quattrocento persone che
finirebbero per rovinare il prato e le aiuole spezzando il cuore al mio
giardiniere.»
Veronica affondò il cucchiaino nell'uovo. Perché le stava tremando la
mano? In fondo voleva soltanto prendere quell'uomo in prestito per la
giornata e non sposarlo. Il matrimonio non faceva proprio parte dei suoi
programmi per il futuro. «La donna che deciderà di sposare potrebbe avere
degli altri progetti» osservò prima di portare il cucchiaino alla bocca.
«Allora dovrà decidere se vuole un matrimonio elegante o un marito. Ho
due sorelle, signorina Grant, una si è già sposata, l'altra è in procinto di

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farlo. Nessun uomo sano di mente vorrebbe imbarcarsi in una simile
avventura sapendo già a quali problemi va incontro.»
Veronica non commentò, ma era chiaro che tentava di nascondere un
sorrisetto.
«Non c'è niente di buffo» si lamentò Fergus.
«Ha ragione, anch'io la penso allo stesso modo.» I suoi occhi
continuavano a sorridere e quella visione era così irresistibile che Fergus
non poté fare a meno di sorridere a propria volta. «Così sta andando a
rifugiarsi nel suo club per soli uomini?»
Era così ovvio? «La tentazione di restare rifugiato lì finché non sarà
tutto finito è assai forte, purtroppo devo accompagnare la sposa all'altare.
Questo mi ha fortunatamente fornito la scusa per recarmi in città.»
«Oh, il sarto.»
«Già. A quanto pare, per l'occasione ho proprio bisogno di un tight
nuovo.» Quando Dora si metteva una cosa in mente non c'era niente che la
facesse desistere. Il solo pensiero era sufficiente a provocargli un brivido
di apprensione lungo la spina dorsale. «Ieri mi hanno chiamato dicendo
che era pronto.» Bisogno di un tight nuovo... Suonava un po' pompo so,
pensò poi. Nessuno aveva bisogno di un tight nuovo. «Quello che ho
ereditato da mio padre mi si adatta benissimo» si affrettò ad aggiungere
per spiegare, «ma è nero e Dora ha detto che sembro il sovrintendente a un
funerale.»
Inaspettatamente, Veronica scoppiò a ridere. Rise tanto forte che
parecchie persone si girarono verso di lei. Poi scosse la testa. «I matrimoni
sono tremendi, vero?»
«Questo lo è di sicuro» borbottò Fergus. Poi ricordò la cappelliera e
aggiunse: «È per questo che porta con sé un cappello? Sta andando a un
matrimonio?».
«In espiazione dei miei peccati» sospirò Veronica versandosi il tè. «Si
sposa mia cugina, ha ventidue anni e ha pescato un visconte al primo
tentativo.»
«Oh!» Fergus non sapeva che altro dire.
Lei gli lanciò uno sguardo da sotto le lunghe ciglia. «Le sarò
sicuramente sembrata una tremenda pettegola a fare un commento simile,
vero?» Lui non rispose: la signorina Grant non gli sembrava il tipo della
pettegola ma forse aveva tentato anche lei di adescare un visconte ed era
sicuramente più vicina ai trenta che ai venti. «Non sono gelosa di Fliss,

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signor Kavanagh. È una ragazza deliziosa e si merita una vita meravigliosa
con l'uomo dei suoi sogni...»
«Ma?»
Veronica si strinse nelle spalle. «Ma lo sarà mia madre. Gelosa, intendo.
Mi lancerà lunghi sguardi pieni di significati e sospirerà molto. E
borbotterà qualcosa sull'orologio biologico che batte inesorabilmente il
tempo e sul suo disperato bisogno del primo nipote prima di trasferirsi
nell'aldilà.» Veronica coloriva il discorso con piccoli gesti teatrali ed
espressioni buffe e Fergus si accorse di non riuscire a trattenere il sorriso.
«Immagino che la sua dipartita non sia proprio imminente.»
«Certo. Ha cinquantacinque anni e non li dimostra per niente. Questo
però non le impedisce di perseguitarmi, se potesse mi sottoporrebbe una
lista di potenziali mariti tra cui scegliere» aggiunse con un sorriso.
Quando sorrideva era come se qualcuno accendesse le luci, pensò
Fergus. E non delle luci semplici ma un enorme lampadario di cristallo.
«Una volta partecipavo volentieri ai matrimoni di famiglia» continuò lei,
«purtroppo ora sono diventati una dura prova. Mia madre continuerà a fare
accenni a scapoli matrimoniabili, magari nobili, in modo tale che possa
mettere il titolo di lady davanti al mio nome. È un incubo!»

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«Essere una lady è importante?» chiese Fergus.
«Lo è per mia madre. Una volta sono stata fidanzata con un conte... Lei
non mi perdonerà mai di non essere convolata a giuste nozze con lui.»
«Col conte?»
«Col conte che aveva una tenuta nel Gloucestershire, una villa a Eaton
Square e un piccolo castello in Scozia.»
«Ha cambiato idea perché il castello era piccolo?» le domandò.
«No. Fortunatamente ho scoperto in tempo di non essere il tipo giusto
per fare la contessa. Non volevo rinunciare alla mia carriera. È un test, non
crede? Sapere a quanto si è disposti a rinunciare per qualcuno.»
«Lo penso anch'io. Avrebbe davvero dovuto rinunciare alla carriera?»
«Lo sapeva: non ero fatta per essere contessa.»
«Ha rinunciato al castello per la carriera?»
«Senza alcuna esitazione.»

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«È l'idea del matrimonio che le ripugna o conta di più la scelta di sua
madre di un marito adatto a lei?»
«Non sono contraria al matrimonio come istituzione, signor Kavanagh.
Penso che per qualsiasi uomo trovare la moglie giusta che gli organizzi la
vita domestica sia un dono meraviglioso.» Le sue sorelle sarebbero state
completamente d'accordo, pensò Fergus. «Sfortunatamente, io sono troppo
impegnata per prendermi carico dell'organizzazione della vita di qualcun
altro. Conosco i miei limiti e non sono adatta a fare la moglie... non ho le
qualifiche necessarie.»
«Non ci sono dei corsi per formare il marito e la moglie perfetti.»
«Dovrebbero istituirli.» Il suo sorriso era un po' tirato, adesso. «Una
cosa che mi domando sempre è come sia possibile che tutti questi scapoli
così perfetti, che hanno passato la trentina, non siano stati già
accalappiati.»
«Bella domanda. Forse, come i vini migliori, hanno bisogno di altro
tempo per maturare.»
Veronica colse la punta d'ironia. «Oh, mi scusi» si affrettò a dire. «Ho
mancato di tatto, vero?»
Fergus ebbe l'impressione che fosse arrossita lievemente. «Forse, ma
quello che ha detto è illuminante. La sua opinione è basata su esperienza
personale o semplicemente su un pregiudizio?»
«Mi rifiuto di pronunciare un'altra parola che potrebbe incriminarmi.»
«È un peccato, mi stavo godendo la conversazione. Devo ammettere che
la mia scusa per non essere stato accalappiato è semplicemente che sono
troppo indaffarato.»
Veronica alzò le sopracciglia. «A fare cosa?» Poi arrossì nuovamente.
«Non avrei dovuto chiederlo.»
«A lavorare e a crescere le mie sorelle. Sono stato costretto a farlo
perché i miei genitori sono morti poco dopo che mi ero laureato.»
«Mi spiace tanto.» Non era una frase di circostanza: Fergus poteva
leggerlo nei suoi occhi, velati di dolcezza. «Mio padre è morto mentre ero
all'università e mia madre sente ancora tanto la sua mancanza: erano la
coppia più perfetta che abbia mai conosciuto. Sempre insieme.»
«Anche i miei genitori. E loro sono addirittura morti insieme. Credo che
nessuno dei due sarebbe riuscito a sopravvivere all'altro.» Era il genere
d'amore che sembrava colpire tutti i rappresentanti della sua famiglia. A
lui, però, non era ancora successo, e per la frazione di un secondo Fergus

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si domandò se fosse questa la ragione per cui aveva evitato il matrimonio
in quegli anni. Si accorse che Veronica stava aspettando che continuasse a
parlare. «Sfortunatamente mio padre non era interessato agli affari. La
Kavanagh Industries era piuttosto in declino e la tenuta di famiglia sulla
stessa strada, così io mi sono trovato con due sorelle molto più giovani che
non mi lasciavano cinque minuti per distrarmi.» Certo, aveva avuto anche
lui dei momenti di gloria in campo amoroso, ma non aveva mai permesso
che le relazioni diventassero importanti. E non era neanche mai stato
tentato.
«Il lavoro può essere molto coinvolgente» osservò Veronica dopo un
attimo di silenzio.
«E le ansie e le preoccupazioni delle adolescenti non lasciano agli altri il
tempo per un idillio... E lei, signorina Grant, come mai è ancora sul
mercato matrimoniale?» le chiese all'improvviso. Dato che si era aperto
per soddisfare la sua curiosità, gli sembrava ragionevole aspettarsi che lei
facesse la stessa cosa.
«Io non sono sul mercato matrimoniale. Gliel'ho detto, non sono tipo da
sposarmi.»
«Non ci è mai più andata vicino dopo il conte?»
«E lei?»
«Le chiedo scusa» mormorò Fergus. «Le ho fatto una domanda
impertinente.»
«Non ce n'è bisogno, signor Kavanagh. Vede, la gran parte della gente
non osa sollevare un simile argomento.» Veronica diede un morso al toast.
«Sono piuttosto ben considerata per il mio lavoro... tranne da mia madre,
la quale pensa che l'unica occupazione adatta a una donna sia il
matrimonio.»
«È un po' antiquata?»
«Direi preistorica.»
«Forse farebbe meglio a mandare le sue scuse alla sposa insieme ai suoi
migliori auguri» suggerì lui. «La partecipazione al matrimonio non è
obbligatoria se non si fa parte degli attori principali.»
«Voglio bene a Fliss e mi spiacerebbe molto mancare al giorno più bello
della sua vita. Oltretutto, se non andassi, i parenti penserebbero che sia di
malumore.»
«A causa dell'orologio biologico?»
«Non credo che il mio orologio biologico sia mai stato caricato.»

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«E allora perché mai tiene in grande conto l'opinione della gente?»
Veronica sospirò. «A me non importa, ma a mia madre...» Fece
spallucce. «Io le voglio molto bene anche se si comporta con me in modo
impossibile.»
Una situazione che Fergus capiva benissimo: ama va Jane e Dora e loro
erano insopportabili per la maggior parte del tempo. «I matrimoni sono
tremendi.» Addentò un pezzetto di aringa. «Non potrebbe portarsi dietro
una scorta?» suggerì poi. Nell'invito al matrimonio, mandato alle persone
le cui relazioni erano informali o incerte, Dora aveva aggiunto: e partner.
«Conoscerà qualcuno, magari un collega, a cui chiedere di
accompagnarla.»
. «È una cosa a cui avevo pensato ma non ho trovato nessuno adatto.»
Veronica alzò gli occhi al soffitto. «Nel mondo del lavoro le donne devono
essere molto attente: è facile venir fraintese. Inoltre, gli uomini migliori
che conosco sono sposati. A dire il vero» aggiunse dopo un attimo di
pausa, «avevo pensato di affittare qualcuno.»
«Affittare? Sulle Pagine Gialle ci sono agenzie che forniscono questo
tipo di servizi?»
«No, però ci sono agenzie che offrono accompagnatori. Non quel genere
di agenzia» si affrettò a precisare vedendo l'espressione di lui. «Ce n'è una
che offre uomini beneducati e garantisce che conoscono quale forchetta va
usata e che non si metteranno a flirtare con la tua migliore amica.»
«È molto importante?»
«La forchetta o il flirtare?»
«Entrambi.»
«Assolutamente vitale se si vuole provocare invidia. Una mia amica ha
affittato un accompagnatore quando è stata invitata a una festa molto
importante a cui sapeva che avrebbe partecipato il suo ex marito e la nuova
moglie trofeo. Ha detto che è valsa la pena di pagare la tariffa solo per
vedere la bocca aperta di lui quando ha fatto il suo ingresso al braccio di
quell'uomo aitante, più giovane di almeno cinque anni e provetto ballerino.
La moglie trofeo ha finito per flirtare con lui.»
«Risultato perfetto, dunque.»
«Trenta e lode. E alla fine della serata una veloce stretta di mano, un
assegno in una busta e buonanotte. Niente legami, nessuna complicazione.
Devo ammettere che sono stata tentata. Nelle loro liste hanno anche un
conte italiano.»

Liz Fielding 13 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Oh, no!» Fergus era sinceramente contrariato all'idea che lei potesse
affittare un gigolò. «Sua madre non mi sembra il genere di donna che si
lasci impressionare da un falso conte italiano.»
«Chi ha detto che è falso? Gli aristocratici europei impoveriti devono
pur vivere. Comunque ha ragione: un ragazzo giovane e di bella presenza
non riuscirebbe a gettare fumo negli occhi di mia madre. Ho bisogno di
qualcuno che dia la sensazione di essere un pretendente serio. Qualcuno
come lei, signor Kavanagh.» Veronica sorseggiò un po' di tè e rimise la
tazza sul piattino prima di guardarlo negli occhi. «È per questo che ho
corrotto Peter perché la facesse sedere al mio tavolo.»
«Ha corrotto Peter?»
«Proprio così» gli confermò con candore. «L'ho vista correre per salire
sul treno e ho chiesto a Peter se lei venisse mai alla carrozza ristorante per
fare colazione. Lui mi ha assicurato che non saltava una volta.»
«Ah! Quel Peter mi ha deluso. Ho sempre pensato che fosse una persona
molto discreta.»
Oh, no! Si era infuriato. Aveva messo Peter nei guai e si era resa ridicola
per niente.
«E mi dica, come ha fatto a corromperlo?»
Veronica esitò un attimo. «Be', non so se dovrei dirglielo.»
Dopo lo shock iniziale Fergus decise che si stava divertendo. «Si sforzi»
la sollecitò.
«Un biglietto per la FA Cup Final.»
«La FA Cup Final?» Quella donna riusciva a pro curarsi dei biglietti per
l'evento sportivo più sognato da ogni maschio dal sangue blu? «La
Football Association Cup Finali» chiese per esserne sicuro. «La finale del
campionato di calcio di serie A?» Lei annuì. «Manca solo una settimana!
Non possono esserci ancora dei biglietti!»
«Io ne ho due. Anzi, ne avevo.»
«E ha pensato che uno valesse la mia presenza al suo tavolo?»
Veronica piegò la testa di lato e lo guardò per un momento. Ormai non
aveva più niente da perdere, pensò. «Adesso che l'ho incontrata, signor
Kavanagh, sono dell'opinione che lei valga anche tutti e due i biglietti.»
Quella ragazza era formidabile e Fergus non poté biasimare Peter per
avere accettato la sua offerta. «Ho l'impressione che dovrei sentirmi
lusingato» bofonchiò.
Veronica fece spallucce. «Ho dovuto prendere la decisione in fretta. Era

Liz Fielding 14 1998 - Galeotto Fu Il Treno


la cosa migliore che potessi fare.»
«È stata un'ottima idea.»
Lo era davvero? «Non proprio, direi. La Jefferson Sports è uno dei
maggiori sponsor. Ci si aspetta che io intervenga alla manifestazione e
porti un ospite.»
«Peter?» L'incredulità di Fergus era evidente.
«Peter» confermò lei. «Trascorrerà una giornata magnifica. Pranzo,
possibilità d'incontrare qualche vecchio giocatore...»
«Non ne dubito» l'interruppe lui. «Ma lei non dovrebbe invece portare
con sé uno dei clienti più importanti?»
«Preferisco portare qualcuno che si goda il gioco, qualcuno che sappia
esattamente cosa stia succedendo. Peter è un fan dei Melchester Rovers.
Oltretutto, i clienti importanti hanno le loro zie per procurarsi i biglietti.»
«Spero che Nick Jefferson la pensi così.»
«Al momento Nick pensa ad altro. Comunque, Peter è un cliente. Alcuni
mesi fa ha comprato da noi un set di mazze da golf. Gli ho fatto avere uno
sconto.» Veronica gli sorrise, Fergus invece la guardò severamente.
«Conosce Nick?» gli chiese.
«Temo di no.»
«Nick ha il senso dell'umorismo molto sviluppato» gli assicurò.
«E se non mi fossi fermato qui? Avrei potuto scegliere di andarmi a
sedere laggiù.» Fergus indicò il tavolo in fondo al vagone.
«Invece Peter si è fermato accanto al mio tavolo e io le ho teso un
agguato con la cappelliera. Lei è interessato al calcio, signor Kavanagh?
Potrei mettere le mani su un altro biglietto per una partita importante.»
«Io adoro il calcio, specialmente la FA Cup Final, signorina Grant.»
«In questo caso... Non saprei cos'altro potrei offrirle.»
La guardò esterrefatto. «Sta parlando sul serio?»
«Mai stata più seria in vita mia. Lei sarebbe la persona perfetta per
accompagnarmi al matrimonio.»
«Lei non sa niente di me!»
«Non è completamente vero. So che è ricco e single, due requisiti
basilari per questo piccolo show. Anche se continuo a non capire come
abbia fatto a sfuggire tanto a lungo alle grinfie di qualche madre ansiosa di
accasare la figlia.»
«Fortuna, probabilmente. Io, però, non ho un titolo.» Fergus
incominciava a divertirsi.

Liz Fielding 15 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Non ha molta importanza. Prima o poi farà parte della lista del New
Year Honours, le onorificenze assegnate annualmente dalla Regina.
Allora, signor Kavanagh, è libero oggi pomeriggio alle due?»
Accidenti! Quella donna era proprio fredda! Fergus si domandò cosa
potesse farla scaldare: aveva bisogno di un disgelo lento per tutta la notte o
era semplicemente il tipo di donna che esplodeva come un geyser?
«Dov'è la cerimonia?» s'informò per distogliere la mente da quei
pensieri piccanti.
«Nella chiesa di St. Margaret.»
«St. Margaret a Westminster?» chiese stupito.
«La madre di Fliss è membro del Parlamento.»
«Perbacco! Nella sua famiglia ci sono donne così formidabili?» le
domandò con un pizzico di ironia nella voce.
«Almeno una in ogni generazione» gli confermò. «Il ricevimento si tiene
a Knightsbridge. Non dovremo fermarci fino a tardi, anzi, se mostreremo
che abbiamo molta fretta di andarcene, sarà un punto a favore.» Sorrise.
«Mia madre non mi tormenterebbe per mesi riguardo all'orologio
biologico.»
Lui si appoggiò alla spalliera della sedia e la guardò con interesse: una
capacità di organizzazione così spiccata era rara. Finalmente capiva come
quella ragazza così giovane avesse potuto arrivare tanto in alto nella
carriera.
«Si è data molto da fare per chiedermi questo favore, signorina Grant»
osservò. «Merita di essere premiata.»
«È un sì?» chiese Veronica speranzosa.
«Certamente. Il mio tight, cappello a tuba compre so, è a sua
disposizione per tutto il pomeriggio...»
Veronica sorrise. «Ma?» lo sollecitò con aria maliziosa.
«Ma le chiedo in cambio un piccolo favore.»
«Più che giusto. Che evento sportivo avrebbe in mente? Una giornata al
campo centrale, l'ultimo giorno delle finali di Wimbledon?»
«Riuscirebbe ad avere anche quel biglietto?» Fergus era meravigliato.
«Non sarebbe facile» ammise lei. «Ma nessuna cosa importante si
ottiene senza qualche sforzo.»
Fergus decise che quella donna aveva stoffa da vendere. «È libera il
diciassette di questo mese? È un sabato.»
«Mi assicurerò di esserlo» gli rispose all'istante senza neanche chiedere

Liz Fielding 16 1998 - Galeotto Fu Il Treno


di cosa si trattasse.
Coraggiosa oltre che fredda, pensò tra sé Fergus. O forse, solo
disperata. «Tutto quello che le chiedo in cambio della mia compagnia oggi
pomeriggio è che indossi nuovamente il suo cappello e venga al
matrimonio di mia sorella come mia ospite.» Notò la sua espressione
stupita. «Io e lei insieme formeremo la nostra agenzia di accompagnatori e
accompagnatrici. Io terrò a bada i pretendenti che sua madre avrà allineato
per lei e la sua funzione sarà quella di allontanare la schiera di zitelle,
vedove e divorziate che Dora e Jane hanno in mente come future mogli per
me.»
«Sta scherzando!»
«Magari!» Lui sbuffò. Le aveva sentite parlare per caso: un giorno, stava
per entrare nel soggiorno quando la voce di Dora l'aveva bloccato.
«Ginnie Metcalfe sarebbe proprio una moglie perfetta per Fergus» stava
dicendo la sorella. «Non è troppo vecchia per avere figli, ma neanche
troppo giovane per fargli fare la figura dello stupido. Gli uomini vecchi
con mogli giovani sono proprio ridicoli, non credi?» Vecchio? A
trentanove anni? «È stata educata a occuparsi di una grande casa e sa
cavalcare bene.»
«Tesoro, Ginnie ha l'aspetto di un cavallo» aveva ribattuto Jane e le due
ragazze erano scoppiate a ridere. Fergus non aveva trovato la cosa
divertente ed era stato sul punto di entrare in soggiorno quando Jane aveva
proseguito: «Io, invece, credo che la scelta migliore sarebbe Sarah Darcy-
Williams. Se le chiedessi di farti da damigella d'onore, al ricevimento
potresti metterla a sedere accanto a lui».
Sarah Darcy-Williams! Mai e poi mai! Neanche se fosse stata l'ultima
donna sulla terra!
«È già stata sposata» aveva considerato Dora dubbiosa. E il povero
marito, dopo due anni se l'era dovuta svignare per salvarsi. «Non ci
sarebbe niente di romantico in un loro matrimonio. Però, siamo oneste,
Jane, nostro fratello non è assolutamente romantico. Te lo immagini che
manda rose rosse a una donna? O biancheria intima di seta?»
Romantico? Quando mai aveva avuto il tempo per esserlo? Farle
crescere gli aveva tolto tutta l'energia che possedeva. Era entrato da un
fioraio qualche volta... aveva mandato delle rose a gambo lungo... Ma
comprare a una donna biancheria intima di seta! Forse stava diventando
vecchio!

Liz Fielding 17 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Mentre lui ponderava sull'illogicità delle donne, le sue sorelle avevano
continuato a dissertare sul suo carattere con la precisione di due chirurghi,
accostandolo a ogni donna oltre i trent'anni della nazione. Era chiaro che
avevano deciso che lui si sposasse e che era loro dovere trovargli una
moglie. Una donna sensibile, educata e che avesse raggiunto la magica
soglia dei trent'anni. Forse gliel'avrebbero procurata anche più vecchia ma
si erano frenate dando per scontato che lui volesse un erede. Molto gentile
da parte loro.
Il guaio era che una volta che quelle due si erano messe in testa
qualcosa, niente le avrebbe fermate. Lui avrebbe potuto protestare quanto
voleva che non aveva alcuna intenzione di sposarsi, specialmente con una
donna che loro avevano scelto come candidata ideale!
Le sorelle l'avrebbero preso in giro, gli avrebbero detto di non
preoccuparsi e avrebbero continuato imperterrite a fare progetti. Se non
fosse stato attento, molto presto si sarebbe trovato davanti all'altare della
chiesa del villaggio, ad aspettare una donna con indosso un vestito bianco
di merletto e con un sorriso grande come quello del gatto di Alice nel
Paese delle Meraviglie. Terrificante.
L'unico vantaggio che aveva sulle sorelle era che loro non avevano idea
che lui conoscesse quei piani. Non era molto, certo, però intendeva
approfittarne. La sua prima mossa sarebbe stata quella di togliersi dai piedi
e rifugiarsi in un posto sicuro. E, nel privato del suo club, un luogo dove
nessuno l'avrebbe disturbato senza il suo permesso, avrebbe passato tutto il
fine settimana a cercare di trovare il modo di distoglierle dai propositi
criminali.
Una volta che il matrimonio avesse avuto luogo, era in salvo. Dora
sarebbe stata in viaggio di nozze con John e, al suo ritorno, avrebbe avuto
un marito e una figlioletta adottiva, la piccola Sophie, da curare, oltre a
tutte le distrazioni della vita quotidiana e al suo lavoro di volontariato. E
presto Jane sarebbe volata oltre l'Atlantico per un contratto di lavoro con
una prestigiosa azienda di cosmetici.
Il periodo più pericoloso sarebbe stato la settimana precedente il
matrimonio. Ci sarebbero state molte cene e festicciole per familiari e
amici, riunioni a cui Ginnie Metcalfe e Sarah Darcy-Williams sarebbero
state invitate con la promessa di poter diventare la signora Kavanagh. Lui
era sicuramente un ottimo partito per una donna ambiziosa.
Se non fosse stato al corrente dei progetti delle sorelle, forse si sarebbe

Liz Fielding 18 1998 - Galeotto Fu Il Treno


sentito lusingato dalle attenzioni delle ragazze e... avrebbe abbassato la
guardia.
Certo, anche Veronica Grant era ambiziosa. Doveva esserlo se era
arrivata a ricoprire un posto di dirigenza cui ambiva gran parte della
popolazione maschile. Tuttavia era ambiziosa per sé, non era in caccia di
un marito benestante esattamente come lui non cercava una moglie
perfetta.
La richiesta di Veronica l'aveva colto di sorpresa, ma lui sapeva quando
afferrare una situazione al volo. Era lei, infatti, la risposta alla preghiera di
uno scapolo.
E il piano era deliziosamente e perfettamente semplice. Fergus non
vedeva l'ora di gustarsi la reazione di Jane e Dora quando avessero
scoperto che il loro fratello, noioso e niente affatto romantico, aveva
trovato una donna elegante, sicura e bella senza il loro aiuto.
Sempre che Veronica fosse d'accordo. «Lei ha bisogno di me per
tranquillizzare sua madre e io sono felice di accontentarla» disse. «Tutto
quello che le chiedo in cambio è che mi stia incollata al fianco al
matrimonio di Dora tra due settimane. Nessun legame, nessuna
complicazione, neanche l'imbarazzo momentaneo di un assegno in una
busta. Saremo solo due persone che si aiutano in una situazione difficile.»
Le sorrise. «Allora, signorina Grant, che ne dice? Affare fatto?»

3
Quando aveva visto Fergus Kavanagh saltare sul treno, Veronica aveva
agito seguendo un impulso dettato dalla disperazione. D'altronde, tutte le
sue decisioni più riuscite erano state frutto di un simile impulso, anche se
non l'avrebbe mai confessato. Le donne non arrivano alla dirigenza
ammettendo di aver usato qualcosa di così poco professionale come
l'intuito femminile.
Una cosa, però, era correre un rischio in una trattativa d'affari e un'altra
fare una proposta indecente a un uomo che non aveva mai incontrato
prima. Adesso si chiedeva se avesse avuto la giusta intuizione.
Non c'era alcun dubbio che Fergus Kavanagh avrebbe fatto colpo su sua
madre: lineamenti cesellati, vestiti classici e quel genere di stabilità
finanziaria che avrebbe superato qualsiasi tipo di esame. Era una

Liz Fielding 19 1998 - Galeotto Fu Il Treno


combinazione vincente.
Lo guardò da sotto le lunghe ciglia e scoprì che la stava osservando ed
era in attesa di una risposta. Per sua ammissione, faceva parte della schiera
di uomini oltre i trent'anni che erano riusciti a sfuggire al matrimonio. Era
stato davvero così indaffarato da non potersi trovare una moglie oppure i
suoi interessi erano rivolti in un'altra direzione? Era gay ma non voleva
svelare la verità alle sue sorelle?
In quegli occhi pensierosi brillavano la determinazione, la fierezza e
l'intelligenza, e quella miscela esplosiva le procurò un brivido lungo tutto
il corpo, fino alle dita dei piedi. Se si fosse trattato di una riunione di
lavoro, lei avrebbe saputo con sicurezza che quello era l'uomo più
pericoloso di tutta la sala. Da vicino e a colori, il signor Fergus Kavanagh
colpiva molto di più che nelle piatte fotografie dei giornali.
Quando l'aveva visto stagliato sulla soglia della carrozza ristorante
aveva quasi perso il controllo dei propri nervi, colpita inaspettatamente dal
potere che emanava da lui. Era una sensazione niente affatto familiare,
perché in genere era lei quella che aveva il controllo della situazione.
Ora tutto ciò che doveva dire era sì e sarebbero diventati due cospiratori.
«Affare fatto, signor Kavanagh» rispose.
«Fergus» la corresse lui offrendole la mano. «Sarà meglio che ci
chiamiamo per nome e ci diamo del tu, non credi? Se dobbiamo
convincere tua madre e chiunque altro che siamo amanti.»
Veronica arrossì sentendo pronunciare parole così intime da un perfetto
sconosciuto: ovviamente era proprio quello che sua madre doveva credere
e lui lo sapeva. Inoltre erano un po' troppo vecchi per tenersi
semplicemente per mano.
«Certo» assentì in fretta. Mentre gli ricambiava la stretta, si accorse di
provare un acuto senso di eccitazione e si sgridò ricordando severamente a
se stessa che si trattava solo di un temporaneo aiuto reciproco. «Puoi
chiamarmi Ronnie, se preferisci.»
«Ronnie?»
«È un diminutivo dei tempi della scuola.»
«Le mie sorelle mi chiamano Gus.»
«Davvero? Non ti si addice.»
«Neanche Ronnie ti si addice.»
«Be', molta gente trova lungo il mio nome e preferisce accorciarlo.»
«Io preferisco Veronica. È un nome bellissimo.»

Liz Fielding 20 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Lei l'osservò un momento, un po' corrucciata, non riuscendo a decifrare
il tono della sua voce. Era un complimento? Fu contenta dell'interruzione
del cameriere che aveva portato il conto, e si affrettò a mettere dei soldi
nel piatto perché lui non si offrisse di pagare.
Forse avrebbe dovuto farlo per tutti e due ma era sicura che lui non
glielo avrebbe permesso e non aveva intenzione di provocare una piccola
discussione che avrebbe attirato l'attenzione degli altri passeggeri.
«Siamo quasi arrivati» dichiarò pensierosa.
«Se andiamo nella stessa direzione potremmo dividere il taxi.»
«Vado da un'amica vicino Sloane Square, in fondo a King's Road.»
«Viene anche lei al matrimonio?»
«Be', sì...»
«Allora potrebbe essere una buona idea se ci vedesse insieme. Come si
chiama?»
«Suzie Broughton. Veramente, però, pensavo che avessi un
appuntamento col tuo sarto.»
«Oh, può aspettare.» Fergus prese la ventiquattrore e la posò a terra. «È
tua?» chiese poi indicando la piccola Louis Vuitton. Veronica annuì e lui
prese anche quella. «Ho pensato che sarebbe meglio che stessimo un po'
insieme per metterci d'accordo su cosa dire. Per esempio, dove ci siamo
conosciuti... insomma, quel genere di cose. Non vorrei che tua madre
s'insospettisse. Ho l'impressione che tenga molto a te.»
Veronica fece scivolare fuori del tavolo le lunghe gambe, si alzò e infilò
le braccia nelle maniche della giacca. Era alta almeno un metro e
settantacinque e la gonna che indossava si fermava molto al di sopra delle
ginocchia. Fece una smorfia. «Di' pure che è un'intrigante, Fergus. Non
saresti troppo lontano dalla verità.» Lui si limitò a sorridere. «Devo
avvertirti che è una donna a cui è molto difficile mentire e mi seccherebbe
metterti in imbarazzo.»
«Non preoccuparti per me. Ho cresciuto due sorelle più giovani, quindi
niente mi mette più in imbarazzo. Inoltre ho bisogno del tuo aiuto e tu del
mio. Se conoscessi Dora e Jane capiresti in quale situazione sono»
aggiunse sospirando. «Potremmo prenderci un caffè e parlare un po'?»
«Ne sarei felice, però appena avrò posato il mio bagaglio da Suzie dovrò
correre dal parrucchiere.»
«Allora ci limiteremo a sorridere alle domande cui non sapremo
rispondere. Vedrai che andrà tutto bene.» Il treno iniziò a rallentare e

Liz Fielding 21 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Veronica fu spinta addosso a Fergus che la sorresse per un braccio. Si
trattò di pochi secondi, tuttavia lui fu avvolto dal suo profumo: sofisticato
e floreale. Si frugò nella memoria alla ricerca di un fiore ma non riuscì a
dargli un nome. «Andrà tutto bene» ripeté.
«Se lo dici tu. Per oggi è un po' tardi per scambiarci biografie
dettagliate. Prima del matrimonio di tua sorella, però, potremmo...»
Veronica si fermò prima di suggerire che avrebbero potuto vedersi per
parlare, sperando che lo facesse lui.
Ma Fergus rimase in silenzio.
Il cameriere arrivò con la cappelliera. «Grazie, Peter» disse lui
prendendo la scatola e porgendogli discretamente una banconota. «Buon
fine settimana.»
«Anche a lei, sir.»
«Sabato va a vedere giocare i Rovers?» chiese.
«Non mi perdo mai una partita, sir» rispose l'uomo senza battere ciglio.
«Buona giornata, signorina Grant.»
«Arrivederci, Peter.»
«Che vecchio birbante!» esclamò Fergus dopo essere sceso dal treno. Si
stavano dirigendo verso la stazione dei taxi.
Veronica proruppe in una risata. «Non giudicarlo troppo severamente. Si
sarà immedesimato nella parte di Cupido.» Subito dopo avere pronunciato
quelle parole avrebbe voluto mordersi la lingua. Fergus, però, si limitò ad
aprirle la portiera del taxi come se non avesse sentito.
«Chelsea» disse semplicemente al taxista.
Veronica fornì l'indirizzo e poi si voltò a guardarlo. «Se vuoi cambiare
idea...»
«Dopo tutto quello che hai fatto? Senza contare oltretutto che ti sei
separata dal biglietto per l'evento sportivo più importante dell'anno.»
«Solo per un appassionato di calcio» puntualizzò lei.
«Forse tu vorresti tirarti indietro?» le chiese.
«No, sarebbe stupido a questo punto, ma...»
Non se la sarebbe lasciata scappare! Veronica era la risposta alle sue
preghiere. «Allora deve trattarsi di qualcos'altro. Forse, guardandomi
meglio, hai deciso che non sono all'altezza degli standard di tua madre?»
Lei arrossì. «Cielo, no!» esclamò. «Sei assolutamente perfetto.» Il
rossore s'intensificò. «Se avessimo più tempo per concordare le nostre
storie... Però...»

Liz Fielding 22 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Fergus ne aveva abbastanza di quei dubbi. «Perfetto? Non credo di
essere mai stato definito così» dichiarò in fretta prima che lei avesse tempo
di cambiare veramente idea. Aveva notato il suo viso quando si era resa
conto che nominare Cupido era stato un grosso sbaglio e stava
incominciando a sospettare che la fredda bionda non fosse poi così fredda
come voleva lasciar credere. Mmh... Molto interessante...
Probabilmente, dopo averlo incastrato con estrema abilità, adesso si
sentiva obbligata a concedergli una via d'uscita. Era generoso, tuttavia non
avrebbe approfittato dell'offerta: appena Veronica fosse stata in debito con
lui, avrebbe formulato la sua parte dell'accordo. La presenza di lei stava
incominciando a rendere la prospettiva del matrimonio di Dora
decisamente divertente.
«Bene, abbiamo tutto il tragitto da qui fino a Sloane Square per metterci
d'accordo su come ci siamo incontrati... A meno che tu non voglia
semplicemente raccontare tutta la verità.»
«La verità?»
«Che hai corrotto il cameriere della carrozza ristorante del treno delle
otto e quindici per farmi sedere al tuo tavolo e poi mi hai fatto questa
proposta senza ombra di vergogna.»
«Potrebbe essere un'idea» replicò Veronica guardandolo in tralice.
«Il vantaggio sarebbe che nessuno crederebbe a una cosa simile»
puntualizzò lui.
«Non credo che sia il caso di tentare. Se vuoi, potremmo provare a dirlo
al matrimonio di tua sorella!»
Fergus rise. «Meglio di no! Allora, come ci siamo conosciuti?»
«Ci siamo conosciuti in treno mentre venivamo in città. Lo prendiamo
tutt'e due abbastanza regolarmente.»
«Facendo colazione?»
«Perché no? Io, in genere, faccio colazione sul treno» disse Veronica.
«Oppure, visto che abitiamo vicino a Melchester, cosa potrebbe essere più
naturale di essersi incontrati facendo qualcosa di interessante?»
«A un concerto?»
«Ti piace la musica?»
«Sono uno degli sponsor della Melchester City Orchestra.»
«Ah!»
«In un museo? Hai visto il Kavanagh Room?»
Lei non l'aveva visto ma aveva letto un articolo sul giornale locale.

Liz Fielding 23 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Quello con le brocche greche?» s'informò.
«Cocci di brocche» la corresse lui. «Mia madre era archeologa. Ha
lasciato le sue brocche e i suoi appunti di ricerca al museo oltre a una
donazione per dar loro un sito permanente. C'è voluto del tempo per
costruirlo e vale la pena di visitarlo.» Fece una pausa. «Se ti piacciono i
cocci di brocche.» Si accorse che Veronica era indecisa se ridere o meno.
«Quali sono i tuoi interessi?» si affrettò a chiedere.
«Uscire con gli amici... Cavalco quando ne ho l'opportunità...» Fergus
sorrise. «Cosa c'è?».
Lui scosse la testa. «Niente. Mi è venuta in mente una cosa che ha detto
Dora...» Smise di parlare perché il taxi si era fermato. «A quanto pare,
siamo arrivati.» Aprì la portiera, aiutò Veronica a scendere e portò la
cappelliera e la valigetta fino alla porta.
«Vai pure, non disturbarti ad aspettare» lo esortò lei vedendo che
suonava il campanello.
«Pensavo che fossimo d'accordo che sono un gentiluomo. E se la tua
amica fosse uscita? Resteresti con i bagagli sulla porta di casa.»
«Suzie mi sta aspettando.»
«Potrebbe aver avuto un'emergenza qualsiasi» ipotizzò lui.
«Suzie non ha mai emergenze...» replicò Veronica e, a conferma delle
sue parole, si sentì un rumore di passi vicino alla porta. «Visto?»
Fergus le porse la cappelliera e la valigetta.
«Grazie.»
«Il piacere è stato mio.» Le toccò una guancia. «Non ricordo un viaggio
più piacevole sul treno delle otto e quindici.» Si chinò a baciarla sulla
bocca proprio mentre la porta si apriva.
Lei forse pensava che sarebbe stato facile far credere agli amici che
erano amanti ma Fergus non era tipo da lasciare le cose al caso: un breve
bacio avrebbe convinto molto più di tante parole.
Al contrario dell'impressione che dava di essere fredda come il ghiaccio,
le labbra di Veronica erano sorprendentemente calde, di un calore interno
che aspettava il momento giusto per arrivare al punto di ebollizione.
Fergus ebbe la sensazione di stare assaporando un gelato caldo. Mmh...
Avrebbe dovuto assaggiarlo un'altra volta per essere sicuro che i sensi non
l'avessero ingannato. E, mentre continuava a baciarla, ebbe la risposta alla
domanda che si era posto sul treno: quella donna non aveva bisogno di un
lungo disgelo, era sicuramente un vulcano. Un vulcano addormentato e

Liz Fielding 24 1998 - Galeotto Fu Il Treno


con la cima coperta di neve, ma sotto la superficie apparentemente
tranquilla...
Infine, molto riluttante, Fergus si ritrasse e, vedendo gli occhi sorpresi di
Veronica, capì che era rimasta scioccata. Allora si voltò verso la ragazza
sulla porta che li stava guardando a bocca aperta.
«Salve» la salutò porgendole la mano. «Lei deve essere Suzie. Io sono
Fergus Kavanagh, piacere.» Suzie Broughton, senza parole per la prima
volta in vita sua, gliela strinse ma non riuscì a proferire verbo. «Scusi se le
lascio Veronica e scappo via, in questo momento dovrei essere già a un
appuntamento.» Guardò Veronica che era rimasta imbambolata. «Ti verrò
a prendere all'una e mezzo.» E senza aspettare la sua risposta scese in
fretta gli scalini.

«Chi era?» chiese Suzie quando il taxi si fu allontanato.


Veronica intuì che l'amica non voleva sapere il nome di Fergus, dato che
lui si era presentato. Quello che intendeva era conoscere da che famiglia
provenisse e i dettagli della sua vita, per capire se fosse adatto a lei.
Magari avrebbe gradito anche una copia del suo conto in banca, e tutti i
particolari della loro relazione da quando si erano conosciuti fino a un
minuto prima.
Suzie Broughton era la sua migliore amica dai tempi dell'asilo e pensava
che quelle informazioni le spettassero di diritto. Veronica soffocò un
gemito. Che accidenti aveva combinato? Era stata pazza a pensare che
avrebbe potuto cavarsela.
Poi considerò l'unica alternativa: sopportare le insistenze di sua madre
sull'orologio biologico. No! Non avrebbe retto. Inoltre, se fosse riuscita a
mentire a Suzie, avrebbe sicuramente superato la prova anche con sua
madre e con i parenti, che non avrebbero perso l'opportunità per farle
notare che il tempo stava volando via.
«Allora?» la sollecitò Suzie vedendo che non rispondeva.
«Intendi dire che non sai chi sia?» chiese Veronica mostrandosi
sorpresa. «Sono scioccata, Suz. Pensavo che conoscessi ogni scapolo al di
qua del Vallo di Adriano.» Sorrise e aggiunse: «A pensarci bene, anche al
di là».
«Lo pensavo anch'io ma questo sembra essermi sfuggito e non capisco
come.»
«Abita anche lui a Melchester. Forse è per questo che non lo conosci.»

Liz Fielding 25 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Sì, però...»
«È molto più facile trovare una sua foto sul Financial Times che sulla
rivista Hello!. Ha due sorelle» aggiunse per aiutarla. «Jane? Dora? Ti
dicono niente questi nomi?» Veronica riusciva quasi a vedere il cervello
dell'amica mentre li elaborava.
«Kavanagh...?» Suzie scosse la testa incredula. «No, non puoi riferirti a
Jane e Dora Kavanagh!»
«Perché no?»
«Il loro fratello è...» La ragazza si portò entrambe le mani alla bocca.
«Non dirmi che è quel Fergus Kavanagh!» Veronica annuì. «Ma è uno
degli scapoli più inafferrabili d'Inghilterra!»
«Non così inafferrabile!» Suzie era davvero impressionata ed era un
bene... ma anche un male: se Fergus era davvero un ottimo partito, la loro
messinscena avrebbe sollevato un grande interesse. «Immagino che finora
abbia avuto troppo lavoro per trovare il tempo di socializzare.»
«Quell'uomo non ha affatto bisogno di lavorare, Ronnie. Il suo secondo
nome è Re Mida. Tutto ciò che tocca diventa...»
Veronica si limitò a sorridere. «Conosci Jane?» la interruppe.
«Tutti la conoscono. O, almeno, tutti sanno di lei. L'anno scorso ha
firmato un contratto prestando il proprio viso come testimonial di una
famosa azienda di cosmetici americana e ha sposato Richard Marriott.
Dicono che sia stato amore a prima vista.»
«Davvero?» La conoscenza dei pettegolezzi che aveva Suzie era
leggendaria mentre Veronica, come Fergus, era troppo occupata a lavorare
per tenersi informata.
«E Dora Kavanagh si è occupata di mandare rifornimenti a un campo
profughi di...» Suzie mosse una mano cercando di ricordare. «Oh, be', da
qualche parte» disse infine. «Sta per sposare John Gannon, il giornalista
che ha passato alcuni mesi a cercare la figlia ed è quasi finito in prigione
quando l'ha portata di nascosto in Inghilterra. Devi averlo visto in
televisione.» Sì, ricordò Veronica dopo averci riflettuto, e aveva anche
versato qualche lacrima sulla vicenda. Sembrava che l'amica, la quale
leggeva praticamente soltanto i pettegolezzi, sapesse molto di più sulla vita
di Fergus Kavanagh o, almeno, sulla sua famiglia, di quanto ne sapesse lei,
che aveva semplicemente tratto qualche informazione sulla Kavanagh
Industries curiosando tra le pagine del Financial Times. «Perché lo vengo
a raccontare a te?» si chiese Suzie ad alta voce. «Tu sarai stata sicuramente

Liz Fielding 26 1998 - Galeotto Fu Il Treno


invitata.»
«Infatti» le rispose. «Il matrimonio è tra due settimane.»
«Significa che tu e Fergus siete...?» chiese Suzie sgranando gli occhi.
Veronica capì che era ora di cambiare discorso prima che l'amica la
mettesse completamente sotto torchio. «Tesoro, vogliamo rimandare a
dopo i pettegolezzi? Se non appendo immediatamente il mio vestito, oggi
pomeriggio avrà un aspetto tremendo.»
Suzie borbottò qualcosa, poi si arrese. «Sai in che stanza andare» disse.
«Preparo un po' di caffè mentre ti dai una rinfrescata. Poi faremo una bella
chiacchierata.»
«Magnifico!»
Una volta al piano superiore, Veronica aprì la valigetta e appese allo
sportello dell'armadio il vestito che avrebbe indossato al matrimonio. Poi
si lavò le mani e controllò i capelli allo specchio. Con la punta delle dita si
toccò le labbra che poco prima erano state baciate così inaspettatamente. E
ardentemente. Per tutto il tempo in cui aveva parlato con Suzie aveva
continuato a sentire il calore della bocca di Fergus e il tocco delle sue dita
sulla propria guancia.
Perché non era adirata con lui per la bravata che aveva fatto? In fondo
avrebbero dovuto discutere insieme di quei particolari... Si accorse che
stava sorridendo come un'idiota: la scenetta si preannunciava molto
eccitante!
Suzie avrebbe riferito a tutti di averli visti che si baciavano. E non
avrebbe potuto dire che uno dei due non si stesse godendo quel bacio...
Veronica smise immediatamente di sorridere, trovò il rossetto nella
borsetta dei cosmetici e se lo passò sulle labbra, decisa a dimenticare
l'incidente. Ma anche se le labbra avevano ripreso colore, lei continuava a
sentire il calore della bocca di Fergus.
Chissà se aveva programmato tutto prima di baciarla! Certo che lo aveva
fatto! Con lo scopo di far credere a Suzie che erano amanti.
Perché mai ci aveva messo tanto entusiasmo, allora? Era sempre così...
bravo?

4
Veronica guardò l'orologio: erano da poco passate le dieci e venti. Se

Liz Fielding 27 1998 - Galeotto Fu Il Treno


fosse riuscita a prendere il caffè con Suzie senza tradirsi, si sarebbe salvata
dalla curiosità dell'amica rifugiandosi dal parrucchiere. Dopo, entrambe
sarebbero state troppo occupate a prepararsi per il matrimonio per
chiacchierare di uomini. Poi, quella sera, avrebbe inventato di essere
costretta a tornare a Melchester, così non avrebbe dovuto mentire troppo.
Trovò Suzie in cucina che preparava un vassoio. «Ho pensato di
prendere il caffè in giardino per goderci questa bella giornata.»
Neppure per un attimo Veronica si lasciò ingannare dall'apparente
perdita d'interesse nei confronti di Fergus Kavanagh. «Benissimo» rispose.
«Lascia che ti dia una mano.» Sollevò il vassoio e si avviò verso il piccolo
giardino.
«Oh, sono così felice di vederti, Ronnie. Da quando ti sei trasferita a
Melchester, non vieni più in città.»
«Certo che ci vengo. Almeno una decina di volte al mese.» «Per lavoro,
quindi non conta.» Suzie fece una smorfia. «Senza di te non sono più
andata in palestra. Sono troppo pigra.»
Veronica dubitava che l'amica si tenesse lontana dai pettegolezzi della
palestra. «Ma perché tu e Nigel non venite da me per qualche giorno
adesso che il clima è migliore? Ho finito di arredare la stanza degli ospiti e
la campagna intorno a Melchester è molto bella. Ci sono parecchie
passeggiate da fare lungo il fiume.»
«Passeggiate?» Il tono di Suzie era scandalizzato. «Stai scherzando!
Quattro passi intorno all'isolato sono il mio limite massimo. Mi conosci,
Ronnie: sono cemento urbano dipendente... gli alberi mi terrorizzano.»
«Guarda che Londra è piena di alberi» puntualizzò Veronica.
«Sono alberi addomesticati che sanno stare al loro posto. Là fuori, in
campagna... Be'... Preferisco non rischiare.» Fece una pausa significativa.
«Tutti si sono meravigliati quando hai deciso di trasferirti in campagna.»
Veronica capì che l'amica aveva iniziato la manovra di accerchiamento.
«Non abbiamo già fatto questa conversazione?» chiese.
«Certo, ma continuo a non capire. Avevi lavorato tanto per costruirti la
tua azienda...»
«Infatti, ho spuntato un buon prezzo vendendola.» Veronica voleva
assolutamente tenere la conversazione lontana da Fergus, per cui continuò
sulla stessa linea. «Avevo le mie buone ragioni, era arrivato il momento di
sapere cosa stessi combinando nella vita, così mi sono domandata se avrei
voluto essere ancora nello stesso posto fra cinque anni.»

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«Be', avresti potuto sposarti ed essere una contessa.»
«Un titolo nobiliare non è una ragione per sposarsi, Suz. Non ho ancora
incontrato un uomo per cui valga la pena di cambiare vita.»
«Neanche per Fergus Kavanagh?»
«Stai incominciando a parlare come mia madre» borbottò Veronica.
«Davvero?» Suzie rise. «Be', diciamo che tu hai sempre saputo ciò che
volevi.»
«Anche tu. Volevi lasciare la scuola e sposare Nigel.»
«Mentre tu non hai mai voluto dipendere da un uomo.» Suzie spezzò un
biscotto e lo porse al gatto accoccolato di fianco alla sua sedia. «Sei stata
sempre ambiziosa, Ronnie. Anche all'asilo. Ogni cosa che facevi doveva
essere perfetta.»
«Sciocchezze. Inoltre, l'ambizione non è sempre sufficiente. Il successo
richiede capitale. La società di marketing era arrivata al punto massimo a
cui io l'avrei potuta condurre e le società sono come la gente: devono
crescere, altrimenti stagnano e alla fine marciscono. Prima o poi sarei stata
inghiottita da un'organizzazione più grande e sarei diventata un pesce
piccolo in un grande stagno.» «Ne dubito. Sei stata alla sua guida per
cinque anni.»
«Sarei dovuta essere pronta a passare più tempo a lottare con la
burocrazia che a seguire il mio lavoro. Non faceva proprio per me, Suz.
Così, quando ho avuto una buona offerta, ho accettato. In quel momento
stavo collaborando con la Jefferson e non appena Nick mi ha offerto un
posto nel consiglio di amministrazione...» Aprì le mani in un gesto
eloquente. «Non ti manca Londra?» Londra? Il soffocante circolo di amici
che sembravano sempre sul punto di fare domande, ma non osavano porle?
Se n'era andata proprio volentieri. Era per questo che odiava le riunioni
sociali. E lo sguardo che vedeva sempre negli occhi dei membri della
famiglia! Non aveva offerto spiegazioni e nessuno era stato abbastanza
coraggioso da chiederle. Ma tutti avevano continuato a fare pettegolezzi
sulla sua decisione.
«Melchester è una cittadina carina, non c'è il traffico caotico e
l'inquinamento come a Londra. Perché non vieni a rendertene conto tu
stessa? C'è un'orchestra, una galleria d'arte, un museo...» «Caspita!»
«È un elegante centro commerciale nell'atrio della Jefferson Tower.»
«E, ovviamente, Marlowe Court è vicina a Melchester.» «Cosa?»
«La tenuta di Fergus» le ricordò Suzie. Marlowe Court... Era lì che

Liz Fielding 29 1998 - Galeotto Fu Il Treno


abitava Fergus? In quello splendi do maniero alcune miglia fuori città? Ci
era passata davanti un paio di volte... «Hai conosciuto Fergus prima o
dopo quella favolosa offerta di Nick Jefferson?» «Dopo. È una cosa
recente.»
«Allora lui viene con te al matrimonio di Fliss?»
«Doveva venire in città in ogni caso. Non è niente di particolare.»
«Davvero? Intendi dire che non hai programmato di presentarlo a tua
madre in territorio neutro?»
«Come sai che mia madre non l'ha ancora conosciuto?»
«Perché, amica mia carissima, ne avrei sentito parlare. Tutti ne
avrebbero sentito parlare. E tutti ne parlerebbero. Muoio dalla voglia di
vedere come Fergus affronterà il momento della verità.» Veronica alzò un
sopracciglio interrogativamente. «Il momento in cui scoprirà che la più
grande ambizione di tua madre è che tu sposi un ricco aristocratico.»
«Fergus non è un aristocratico, però non ha niente da temere in quanto è
capace di tenere testa a mia madre.»
«Sicuramente riesce a tenere testa a te.» Suzi sorrise. «Baciarvi sulla
porta di casa come due piccioncini... Non pensavo che sarei mai arrivata a
vedere...» Neanch'io, pensò Veronica. «Allora, vuoi dirmi tutti i dettagli di
questa relazione o devo cavarteli con le pinze?»
«Relazione? Non mi sembra di avere parlato di una relazione.»
«Se non vuoi discuterne» continuò Suzie imperterrita, «non devi fare
altro che dirlo. Capirò. Ti odierò, ma capirò.»
«Non c'è niente da dire, Suz. Fergus e io...» Era arrivato il momento di
essere enigmatica e misteriosa. «... siamo solo buoni amici.» Neanche
quello, solo conoscenti. Conoscenti che si baciano!
«Oh! Dunque è una cosa molto seria.» Suzie sorrise sorniona come un
gatto che ha appena rubato il pesce. «Forza, prendi un biscotto.» Veronica
scosse la testa. «Sei un robot» borbottò l'amica. «Non hai neanche un
piccolo vizio.»
Veronica si limitò a sorseggiare il caffè senza commentare, poi tentò di
distrarla. «Come sta Nigel?» chiese.
«Sovraccarico di lavoro e in sovrappeso.» Suzie sospirò. «Più o meno
sempre uguale. E non credere che ti permetterò di cambiare argomento
tanto facilmente. Dove vi siete conosciuti?»
Questa volta fu Veronica a sospirare. «Sei incorreggibile.»
Suzie sorrise. «Non mi distrai con i tuoi complimenti, Veronica Grant.

Liz Fielding 30 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Io sono alla ricerca della verità, di tutta la verità e nient'altro che la verità e
non mi fermerò finché non l'avrò trovata.»
«Mangia un biscotto, invece, per tenerti la bocca occupata» rispose
Veronica ridendo.
Suzie non aveva bisogno che l'amica le ripetesse l'invito, tuttavia
continuò a parlare anche con la bocca piena. «Una volta, a una riunione di
beneficenza, ho incontrato Jane Kavanagh. Lei sì che è davvero
incorreggibile! Sapevi che è andata a vivere con Richard Marriott il giorno
stesso che si sono conosciuti?»
«Questo non vuol dire essere incorreggibili, Suzie, ma sapere cosa si
vuole e fregarsene di ciò che ne pensano gli altri.»
«Be', è quel che ha fatto. Anche Dora si è innamorata immediatamente
di John Gannon, almeno questo è quanto ho sentito dire.»
«Deve essere un vizio di famiglia.» Veronica si pentì immediatamente di
aver pronunciato quelle parole perché vide Suzie illuminarsi di gioia, come
un albero di Natale. «È successo anche a te e Fergus?» chiese infatti
balzando in piedi. «Un altro caso di amore a prima vista?»
«Diciamo che è stato un interesse istantaneo» borbottò Veronica
sforzandosi di sorridere.
«Davvero? Allora deve essere proprio un vizio della famiglia.» Suzie
diede un morso a un altro biscotto e aspettò i dettagli. Vedendo che
Veronica non parlava proseguì: «Anche i suoi genitori erano inseparabili.
Erano archeologi, cioè la signora Kavanagh lo era. Suo marito l'adorava e
non andava da nessuna parte senza di lei. Sono morti durante un terremoto,
non ricordo dove. Sai, non sono ferrata in geografia».
«Hai altri talenti.»
Suzie sorrise. «Fergus era appena tornato da Oxford e...» «È successo
l'anno in cui si è laureato» precisò Veronica. «... e ha preso tutto in mano:
l'azienda familiare , la tenuta e la responsabilità delle sorelle ancora
bambine. Ma, ovviamente, tu conosci tutti questi particolari.» Veronica
sorrise: sapeva solo qualcosa e quei dettagli erano interessanti. «A quanto
pare, mentre mi stavo rinfrescando devi esserti applicata a fare i compiti a
casa. A chi hai telefonato?» «A nessuno, non è stato necessario. Io ricordo
tutto» aggiunse schioccando le dita. «Davvero? Che strano! Non mi pare
che a scuola avessi questo dono stupefacente.» «Le uniche persone di cui
si parlava a scuola erano morte da secoli.» Suzie prese un altro biscotto
interamente ricoperto di cioccolato e l'osservò per un attimo prima di

Liz Fielding 31 1998 - Galeotto Fu Il Treno


staccarne un pezzetto e assaporarlo lentamente. «Dai, Ronnie... Sei la mia
migliore amica, ci conosciamo da sempre! Fergus Kavanagh ha la
reputazione di un uomo che non ha alcuna intenzione di perdere il suo
stato di single. Più o meno come te. Quando smetterai di fare la misteriosa
e me ne parlerai?»
«Parlarti di cosa?»
«Di tutto...» Suzie era un po' impaziente. «Voglio conoscere fino
all'ultimo dettaglio. Com'è a letto?»
«Suzie!» esclamò Veronica arrossendo.
«Va bene. Allora incominciamo con qualcosa di facile, poi passeremo
alla parte piccante. Dove vi siete conosciuti?»
Questo era facile: lei e Fergus si erano già messi d'accordo. «Mentre
facevamo colazione.»
Suzie sembrò delusa. «Colazione?» ripeté con una smorfia.
«Proprio così. Gli piacciono le aringhe, i toast di pane bianco e il caffè.
È quello che prende ogni mattina.»
L'amica sgranò gli occhi. «Ogni mattina?»
«Ogni mattina» le confermò.
«È...» Suzie sembrava stranamente senza parole. «Indecente» disse
infine.
«Credi? Io sono propensa a pensare che le aringhe siano una
prelibatezza che non può essere descritta come indecente.» Eccentrica,
forse.
«Dipende dal contesto.»
Veronica sorrise. «Tu sei solo una donna sposata da troppo tempo e
gelosa» dichiarò posando la tazza sul vassoio.
«Verissimo. Raccontami qualcos'altro.»
«Vorrei poter restare e raccontarti ogni dettaglio intimo, ma stamattina
non ho proprio tempo: il parrucchiere mi aspetta alle undici e mezzo.» Si
alzò facendo spallucce.
«Ronnie! Non puoi lasciarmi così!»
«Sei tu che mi hai preso quell'appuntamento, Suz, e sai che Luigi non
ammette ritardi.»
«Nessuno ti vedrà i capelli sotto il cappello!»
«Ma io saprò di non essere in ordine.»
«Non riesco a credere che tu sia capace di lasciarmi in questo modo» si
lamentò Suzie addentando un altro biscotto per consolarsi.

Liz Fielding 32 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Non vorrai che arrivi in chiesa con un aspetto orrendo, vero?»
«Tu non hai mai avuto un aspetto orrendo in tutta la tua vita. E questa è
un'altra cosa che non ti perdono.»
«Se mi avessi vista quando tinteggiavo la stanza degli ospiti non avresti
certo fatto una simile affermazione.»
«Già! Scommetto che non avevi neanche uno schizzo di vernice
addosso.»
Veronica rise. «Sai benissimo che non è vero. Ci aggiorneremo più tardi,
promesso. Anche se...» aggiunse ricordando la seconda scappatoia cui
aveva pensato.
«Cosa?»
«Dimenticavo che stasera non riuscirò a restare da te. Il fatto è che...»
«Non preoccuparti, Ronnie. Non devi darmi spiegazioni, capisco.»
«Davvero?» Veronica era sorpresa. Aveva creduto che l'amica avrebbe
protestato.
«Certo. Non possiamo aspettarci che Fergus resti senza... le sue
aringhe.» Vedendo che Veronica arrossiva nuovamente, Suzie le prese una
mano. «Scusami, non dovrei scherzare. Desidero tanto che tu sia felice...»
La sincerità dell'amica era tanto evidente che Veronica avvertì la
necessità di confessarle la verità. Sfortunatamente, però, la cosa non si
sarebbe fermata lì. Suzie avrebbe certamente capito... ma non avrebbe
resistito all'impulso di raccontarlo al marito. Nigel era una persona
eccezionale, tuttavia avrebbe ceduto alla tentazione di parlare di
quell'episodio buffo mentre si cambiava nello spogliatoio del suo club di
squash.
E, inevitabilmente, la chiacchiera sarebbe arrivata alla madre di
Veronica che non avrebbe mai perdonato la figlia per averla presa in giro e
per avere perso l'opportunità di conoscere il marito ideale tra gli invitati al
matrimonio.

Fergus Kavanagh non andò al club. Dopo aver ritirato il tight dal sarto,
scelto una camicia e una cravatta, prese in prestito un cappello a tuba e si
diresse verso il suo ufficio.
«Buongiorno, Julie.»
La sua assistente personale alzò gli occhi dalla scrivania e sorrise.
«Ciao, Fergus. Che succede a Melchester, oggi?»
«Niente di cui non possano occuparsi da sole le mie sorelle.» Julie e

Liz Fielding 33 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Fergus lavoravano insieme da quando lui aveva preso in mano le sorti
dell'azienda.
A quel tempo Julie era in cerca di un lavoro che le riempisse la vita, dato
che i figli avevano lasciato il nido, e lui l'aveva scelta tra le bionde dalle
gambe lunghe dell'Ufficio del Personale che avevano sperato di distrarlo
per continuare a lavorare il meno possibile.
Julie, adesso, era il suo braccio destro, aveva un suo staff e uno stipendio
adeguato. «I preparativi per il matrimonio di Dora ti stanno stressando?»
gli chiese sorridendo.
«Puoi ben dirlo.»
«Allora hai bisogno di un buon caffè» decise lei alzandosi. «Vuoi vedere
la posta?»
«C'è qualcosa di cui non puoi occuparti tu?»
«No. L'ho detto solo per educazione.»
«Procurami per piacere un sandwich per le dodici e trenta. Vado a un
matrimonio e non voglio che il mio stomaco si metta a borbottare in
chiesa. Lo so, lo so, sono un ghiottone» aggiunse sorridendo vedendo lo
sguardo complice di lei. «Avrò anche bisogno di una macchina con autista
per l'una. Deve essere grande abbastanza perché possa entrarci un ampio
cappello.»
Julie indicò interrogativamente quello che lui aveva tra le mani.
«Oppure si tratta del cappello di qualcun altro?» s'informò.
«Il genere di cappello contenuto in una cappelliera grande così» rispose
Fergus chiudendo le braccia a cerchio. «Voglio anche tutte le informazioni
che puoi trovare su Veronica Grant: è nel consiglio d'amministrazione
della Jefferson Sports di Melchester.» Julie aveva già preso in mano il
telefono. Fergus si rese conto che non sapeva neppure al matrimonio di chi
stesse andando. «Hai il giornale di oggi?»
Julie glielo porse. Fergus posò la ventiquattrore a terra, vi mise sopra il
cappello a tuba e aprì il giornale alla pagina dedicata agli eventi sociali per
leggere la lista dei matrimoni del giorno.
La signorina Felicity Wetherall si sarebbe sposata col visconte Carteret
nella chiesa di St. Margaret a Westminster. «Julie, potresti chiamare il mio
club e avvisare che mi fermerò lì stanotte?» Adesso che aveva il proprio
asso nella manica sotto le sembianze della signorina Veronica Grant, non
avrebbe avuto bisogno di un nascondiglio a lungo termine.
«Certo. Se qualcuno ti cerca, nel frattempo, sei raggiungibile?»

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Lui diede un'occhiata all'orologio. «No. Faccio una doccia e mi
cambio.»

Fece la doccia e si cambiò nella suite privata adiacente al proprio studio,


poi mentre mangiava il sandwich lesse le informazioni che Julie aveva
trovato sulle pagine finanziarie. Purtroppo c'era ben poco che lui non
sapesse già.
Le informazioni dicevano che Veronica Grant era bella, un particolare di
cui sarebbe stato difficile non accorgersi, che era accettata nei più rinomati
circoli sociali, ma questo era già chiaro dal fatto che sua madre si aspettava
che sposasse un nobile, che aveva ventinove anni ed era una donna d'affari
di successo.
Fergus si domandò come avrebbe reagito se avesse letto un proprio
profilo professionale concentrato sull'aspetto fisico, con i risultati
lavorativi elencati solo come notizia secondaria. La cosa non gli piacque
molto, così allontanò il foglio. Nessuna informazione gli aveva fatto
conoscere meglio Veronica come donna, svelato cosa le avesse fatto
scegliere un perfetto estraneo su un treno per invitarlo a partecipare con lei
al matrimonio della cugina. Nessuna gli aveva detto perché avesse rifiutato
di sposare un conte. Ovviamente, non avrebbe trovato notizie del genere in
un giornale finanziario.
La porta si aprì. «È arrivata la macchina» lo avvertì Julie.
Fergus guardò fuori della finestra e vide una Rolls Royce nel cortile.
«Una Rolls Royce?»
«È l'unica macchina adatta quando si ha in testa un cappello così»
rispose Julie strizzando l'occhio. «Buon divertimento» aggiunse.
«Divertimento?» ripeté Fergus. «L'unica cosa di cui sono certo è che
sarà interessante.»
«Davvero? C'è qualche probabilità che lo sposo non si presenti?» chiese
lei seguendolo nel corridoio. «Oppure la sposa?»
«Non posso dire niente perché non conosco nessuno dei due.»
«Allora deve trattarsi della signorina Veronica Grant e del suo grande
cappello: saranno loro a provocare interesse» dichiarò lei, gli occhi che
scintillavano dietro gli occhiali. «Il tuo club è uno di quei posti tetri e fuori
moda aperto solo agli uomini, vero?»
«Non è né tetro né fuori moda. È un paradiso di pace e tranquillità dove
un uomo può rilassarsi sapendo...»

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«Come avevo pensato. Sei sicuro di voler prenotare una stanza?»
«E perché non dovrei?»
«Perché Veronica Grant è una donna molto carina. E perché è tempo che
tu smetta di preoccuparti per tutti, Fergus, e incominci a divertirti.»
«Grazie, Julie. Lo terrò a mente.» Si diresse sorridendo verso l'ascensore
ricordando il bacio scambiato con Veronica. Se stava cercando del
divertimento, il gelato caldo era un punto promettente da cui iniziare.

5
La Rolls si fermò davanti alla porta della casa di Suzie Broughton un
paio di minuti prima dell'una e mezzo. Fergus suonò il campanello e Suzie,
che adesso indossava un vestito elegante e reggeva in mano un grande
cappello, aprì immediatamente, tanto che lui sospettò che fosse stata in
attesa del suo arrivo dietro le tende.
«Signor Kavanagh! Prego, si accomodi.»
«Fergus» la corresse lui posando i guanti e il cappello sopra un tavolino
nell'ingresso.
«Fergus» ripeté lei. «Andiamo in soggiorno. Veronica scenderà fra un
attimo. Vuoi bere qualcosa nell'attesa?»
«No, grazie.» Non aveva idea di cosa Veronica potesse aver raccontato
all'amica ma da come si sentiva osservato sapeva che avrebbe dovuto
rispondere a un fuoco di domande. Non era proprio il momento di bere
alcol.
«È tanto che conosci Ronnie?» chiese infatti Suzie immediatamente.
«Intendi dire Veronica?»
«Mmh...» La ragazza lo guardò pensierosa. «Anche Ronnie ha evitato le
domande. Vi state comportando in modo molto misterioso, una persona
sospettosa potrebbe pensare che avete qualcosa da nascondere.»
Questa Suzie è un tipo che non perde tempo! Veronica deve averle
fornito pochissime informazioni. «Cosa potrei... potremmo... avere da
nascondere?» replicò Fergus.
«Vedi? L'hai fatto di nuovo: rispondi con una domanda a una domanda.
È una tecnica che conosco molto bene» disse sorridendo. «A volte ne
faccio uso anch'io quando non ho la risposta giusta da dare.»
«Non riesco a credere che tu sia mai a corto di parole.»

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Suzie continuò a sorridere. «Sei bravo, Fergus, molto bravo. È questo il
guaio.» Lui la guardò con aria interrogativa. «Entrambi vi siete dati troppo
da fare a evitare una domanda semplice come quella del vostro primo
incontro...»
«Suz!» La voce disperata di un uomo arrivò dal piano superiore.
«A quanto pare siete stati salvati da Nigel. Per adesso.» Suzie lanciò uno
sguardo esasperato verso le scale. «È un tesoro ma non sa annodarsi la
cravatta. Devo andare ad aiutarlo.»
«Vai pure, non voglio trattenerti.»
«Come ho già detto, Fergus, sei molto bravo, ma dammi un po' di tempo
e m'impadronirò di tutti i tuoi piccoli segreti. Vedrai se non lo faccio.»
«Cercherò di pazientare.» Sorrise.
Fergus stava osservando il giardinetto oltre le porte finestre aperte,
quando il profumo di Veronica gli solleticò le narici: gardenia. Era quello
il fiore che non era riuscito a ricordare prima, in treno. Si voltò e la vide
sulla porta.
Veronica indossava un vestito di seta dello stesso blu dei suoi occhi, che
accentuava il rosso della bocca; i capelli, che quella mattina erano sciolti,
erano stati raccolti sulla testa e il cappello, un cerchio rigido foderato della
stessa stoffa del vestito, era tenuto fermo sui capelli con uno spillone d'oro.
Assolutamente fantastica! Roba da restare senza fiato... «Pensi che gli
uomini, una volta sposati, smettano di fare le cose più semplici da soli?»
chiese Veronica entrando nella stanza.
«Prego?»
«A parte le cose ovvie, come mandare cartoline di auguri alla propria
madre o prendere appuntamento dal dentista. Intendo dire semplici azioni,
per esempio mettere i gemelli ai polsini o fare il nodo alla cravatta.» Fece
una pausa. «Tu non hai una moglie che ti aiuta a vestirti, eppure arrivi agli
appuntamenti in orario, no? Mmh... Forse nel tuo club c'è un valletto?»
«Cosa? No... Io non ho mai...» Fergus fece uno sforzo per riprendersi.
«È una cosa rilevante?»
«Per niente, stavo solo pensando ad alta voce. Mi piace il tuo tight.»
«Tu sei splendida.»
«Grazie.»
«Il cappello è uno schianto.» Fergus smise* di parlare vedendo arrivare
Suzie, che indossava un cappello e dava gli ultimi ritocchi al polsino del
marito. Veronica presentò a Fergus Nigel Broughton e, mentre i due

Liz Fielding 37 1998 - Galeotto Fu Il Treno


uomini si stringevano la mano, alzò un sopracciglio e ammiccò facendogli
capire che era a lui che si stava riferendo prima.
Fergus dovette trattenere una risata. «Come pensate di arrivare in
chiesa?» si affrettò a chiedere a Nigel per nascondere l'ilarità. «Posso
offrirvi un passaggio?»
Suzie rispose prima di lui: «Grazie, sei molto gentile. Non riusciremmo
mai a trovare un taxi a quest'ora». Lo sguardo che lanciò al marito era
colmo di rimprovero per non avere provveduto a un mezzo di trasporto
adatto all'occasione. Nigel non sembrava affatto turbato.
Fergus fece accomodare Veronica sulla Rolls Royce, poi si voltò per
aiutare Suzie, che stava ancora aggiustando la cravatta del marito e
sistemandogli le maniche del vestito.
Quando tutti ebbero preso posto, Fergus si trovò suo malgrado vicino a
Veronica, avvolto dalla fredda essenza floreale del profumo di lei. La
osservò con la coda dell'occhio: era una donna che aveva il completo
controllo della propria vita, l'emblema della donna moderna di successo.
Eppure quel giorno aveva confessato la necessità di trovarsi al braccio di
un uomo che la proteggesse dall'ingerenza della propria madre.
Fergus aveva preso al volo quell'opportunità senza riflettere troppo sui
motivi che lo spingevano a comportarsi in un modo così estraneo al
proprio carattere. Lei, invece, doveva averci pensato bene, perché era
evidente che fosse il tipo di donna più che capace di tenere a bada, senza
battere ciglio, una madre invadente.
Suzie guardò Fergus proprio in quel momento e accorgendosi della
direzione del suo sguardo sorrise come fa qualsiasi donna quando pensa a
una situazione romantica. Per un attimo lui si domandò se sapesse, se fosse
parte di quel gioco e lo stesse semplicemente prendendo in giro... Come se
gli avesse letto nei pensieri, Veronica scosse lievemente la testa e abbassò
le ciglia per fargli capire che loro due erano soli in quella cospirazione.
Alzò appena gli angoli della bocca in un sorriso d'intesa e lui dovette
distogliere lo sguardo ricordando la risposta che lei aveva avuto al suo
bacio improvviso. Si domandò come sarebbe stato se lei si fosse aspettata
di essere baciata, avesse voluto che lui lo facesse...
Suzie non smetteva di guardarli annotando ogni sorriso: probabilmente
sarebbe stato oggetto di pettegolezzi davanti a un caffè o in palestra, o
mentre s'incipriava il naso in una delle tante cene sociali cui partecipava.
Fergus si domandò se Veronica avesse pensato a una complicazione

Liz Fielding 38 1998 - Galeotto Fu Il Treno


oppure se la cosa la lasciasse indifferente.
La macchina avanzava lentamente. Fergus lanciò uno sguardo
all'orologio. «Avremmo dovuto avviarci prima» osservò.
«Sulla Victoria Street è scoppiata una conduttura d'acqua» spiegò
l'autista. «Non si preoccupi, comunque. La sposa non avrà meno di un
quarto d'ora di ritardo.»
«Questo è sicuro» dichiarò Nigel. «Suzie mi ha fatto aspettare venti
minuti buoni.»
«Davvero?» chiese Fergus. «Jane è stata puntualissima quando ha
sposato Richard. Non ho mai capito come ha fatto.»
«Non sta molto bene apparire troppo ansiose di sposarsi» intervenne
Suzie. «Non vogliamo assolutamente che voi uomini diate tutto per
scontato.»
«Be', quando ormai si è all'altare, è un po' tardi per fare simili trucchetti»
replicò Fergus con un sorrisetto sornione. Comunque, quell'affermazione
spiegava il comportamento di Jane, visto che lei e Richard non vedevano
l'ora di sposarsi e a loro non importava nulla di farlo sapere agli altri. Dora
e John sembravano pensarla allo stesso modo e lui sperava sinceramente
che, se mai avesse chiesto a una donna di sposarlo, anche lei sarebbe stata
ansiosa di farlo.
L'autista colse il suo sguardo nello specchietto retrovisore. «Lei è
scapolo, sir?»
Fergus stava per rispondere che lo era e aveva tutte le intenzioni di
restare tale ma si rese conto all'improvviso che Veronica stava trattenendo
il respiro. Era tempo di immedesimarsi nel suo nuovo ruolo. «Per il
momento» rispose allora.

I matrimoni sono tutti uguali, pensò Fergus mentre si accomodava in


chiesa. Gli uomini indossano abiti che li rendono indistinguibili l'uno
dall'altro e le donne sono vestite di tutto punto, ben intenzionate ad
accalappiarsi gli scapoli sul mercato.
Il ritardo aveva evitato la necessità di lunghe presentazioni a estranei
curiosi, anche se gli sguardi che tutti continuavano a lanciare nella
direzione della nuova coppia facevano prevedere che la cosa fosse soltanto
rimandata.
Fergus era una persona piuttosto schiva e trovava imbarazzante essere al
centro dell'attenzione: probabilmente era per quella ragione che le sue

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sorelle avevano pensato che toccasse a loro trovargli una moglie.
L'apparizione della sposa provocò un sospiro collettivo della parte
femminile degli invitati e lo spuntare di fazzoletti smerlati. Tutti i cappelli
delle signore presenti si girarono all'unisono per guardarla e
contemporaneamente per vedere chi avesse portato Veronica al
matrimonio della cugina. Così Fergus facilitò loro il compito prendendole
la mano e portandosela alle labbra. Veronica lo guardò sorpresa e un
attimo dopo, realizzando perché l'avesse fatto, gli sorrise.
«È proprio carina» sussurrò accennando col capo alla sposa.
«Sì» annuì Fergus anche se l'aveva appena notata.

Il fotografo stava scattando una foto di gruppo. Fergus mise un braccio


intorno alle spalle di Veronica e la fece spostare davanti a sé. «Tua madre
è qui?» le mormorò in un orecchio.
«Sì. Vedrai che tra un momento si avvicinerà.»
«Prego, sorridete» esortò il fotografo.
«Sei sicuro di essere pronto per l'assalto?» gli chiese preoccupata.
«Potremmo ancora svignarcela.»
«Tua madre non mi spaventa.» Fergus sorrise all'obiettivo. Un attimo
dopo il gruppo si sciolse.
«Oh, eccoti qua!» esclamò la madre di Veronica quando riuscì a
raggiungerla. «Sei arrivata tanto tardi che incominciavo a pensare che non
saresti venuta.» Parlava alla figlia ma stava scrutando Fergus con grande
curiosità, annotando ogni particolare, compreso il fatto che avesse un
braccio intorno alle spalle di Veronica, che fossero molto vicini e stessero
sorridendo come se condividessero un segreto.
«C'era un traffico tremendo» rispose Veronica baciandola. «Mamma,
vorrei presentarti Fergus Kavanagh. Fergus, mia madre, Annette Grant»
Lui allungò la mano destra, continuando a tenere Veronica abbracciata
con la sinistra. Gli era stato chiesto di convincere quella donna e qualsiasi
altra persona interessata che erano amanti. Era un vero piacere.
«Kavanagh?» ripeté Annette Grant aggrottando la fronte. «Ho sentito
recentemente questo nome...»
«Davvero? Be', è abbastanza comune.»
«Dove l'ho sentito?» continuò Annette.
«Mamma, penso che dovremmo andare.» Veronica tentò di distrarla.
«È forse imparentato con Dora Kavanagh?»

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Veronica non credeva alle proprie orecchie. Sua madre conosceva Dora
Kavanagh? Perché mai aveva pensato che quella messinscena sarebbe stata
una cosa semplice?
Fergus, però, non sembrò affatto preoccupato. «È la più giovane delle
mie sorelle» confermò scoccandole un sorriso affascinante.
Anche Annette sorrise. «Ecco! Mi è stata presentata qualche settimana
fa quando ha parlato a una conferenza per la raccolta di fondi a favore dei
rifugiati politici. È una ragazza eccezionale, ne sarà sicuramente
orgoglioso.»
«È quello che mia sorella continua a dirmi» scherzò lui.
La signora Grant si voltò verso il giovane accanto a lei. «Vai a vedere se
la nostra macchina sta arrivando, Gerry. Credo che la sposa sia prossima
alla partenza.»
Era ovvio che Gerry era di troppo in quel momento. Annette Grant era
molto più interessata al compagno di sua figlia. «Dora sta per sposarsi,
vero?»
«Sì, tra un paio di settimane» confermò Fergus. «Veronica ha promesso
di partecipare al matrimonio. Vero, cara?» chiese abbassando lo sguardo
verso di lei.
Veronica incominciava a rilassarsi. «Non me lo perderei per niente al
mondo.»
«Davvero?» Lo sguardo della madre era diventato ancora più curioso.
«È così che vi siete conosciuti? Tramite Dora?»
«Oh, no. Ci siamo conosciuti per caso sul treno.»
«Sul treno? E quando?»
Non era un terzo grado ma ci si avvicinava, pensò Fergus. «Stavamo
venendo in città e ci siamo trovati seduti allo stesso tavolo a fare
colazione.» Era la pura e semplice verità, tuttavia non era esattamente
quello che Annette Grant voleva sapere.
«Fergus a colazione mangia aringhe» dichiarò Veronica prima che la
madre potesse fare un'altra domanda. Poi continuò guardando Fergus:
«Mio padre le adorava».
«Davvero?» Fergus assunse un'aria interessata.
«Le ordinava sempre quando faceva colazione in treno. La mamma non
voleva che le mangiasse a casa.» Gli occhi di Veronica brillavano per il
divertimento.
«Il fatto è che l'odore...» tentò di scusarsi Annette.

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«Ha ragione, è terribile» concordò Fergus.
«Posso offrirvi un passaggio fino al ricevimento?» chiese poi la signora
Grant per cambiare argomento. Accorgendosi di Gerry, lo investì irritata.
«Che c'è?»
«Petali di rose» rispose lui offrendogliene un sacchetto pieno. «Hai detto
che li volevi.»
«Davvero?» Annette sembrava non avesse mai sentito parlare né di
petali né di rose.
«Sono freschi. Li ho raccolti stamattina.»
Lei prese il sacchetto e guardò il contenuto. «I contorni si stanno
scurendo» si lamentò. Poi vedendo l'espressione di Gerry, aggiunse più
gentilmente: «Non importa. Immagino che Fliss non ci farà caso. Vieni
con me, Veronica. Li butteremo davanti alla macchina della sposa».
«Ma...» Veronica lanciò uno sguardo sconsolato a Fergus. Visto che non
stavo esagerando?
«La raggiungeremo al ricevimento, signora Grant» si affrettò a
intervenire lui mettendo un braccio sulla spalla di Veronica e
trattenendola.
La signora Grant sembrò per un attimo sul punto di protestare. «Ci
vediamo dopo» disse con una punta di acidità: sembrava più una minaccia
che una promessa. «Andiamo, Gerry.»
Veronica guardò attonita la madre che raggiungeva la folla ammassata
vicino alla macchina della sposa. «Sorprendente. Se non l'avessi visto con i
miei occhi...»
Fergus sorrise. «Non mi hai scelto soltanto per il mio aspetto, vero? Dai,
andiamo via di qui.»
«Ma... Suzie e Nigel...?»
«Ci troveranno.» E senza aspettare risposta la sospinse verso il cancello
oltre il quale la Rolls stava aspettando.
Vedendoli arrivare, l'autista aprì la portiera. Veronica si fermò prima di
arrivare alla macchina. «Fergus...»
«Sì?»
«Io... volevo dire...» Si strinse appena nelle spalle. «Grazie, solo grazie.»
Lui le accarezzò una guancia mentre la gente li sorpassava.
«Veronica!» Suzie corse verso di loro reggendosi il cappello. «Grazie al
cielo! Credevo ve ne foste andati senza di noi.»
Fergus continuò a guardare Veronica ancora per un attimo, poi si voltò

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verso Suzie. «Non avrai veramente pensato che ce ne saremmo andati
senza di voi?» chiese sorridendo.
«C'era davvero troppa folla e abbiamo pensati di aspettarvi qui» si
affrettò ad aggiungere Veronica.
«Non scusarti. Non vi avrei dato torto se ve ne foste andati. Bel
matrimonio, vero? Anche la corona dei Carteret che Fliss aveva tra i
capelli. Niente a che vedere, però, con i diamanti Glendale...» Si fermò
rendendosi conto di ciò che aveva detto.
«Eri al matrimonio di George?» domandò Veronica senza mostrare la
minima emozione.
«È un lontano cugino di Nigel» rispose Suzie. «Grazie a Dio, eccolo che
arriva! Non vedo l'ora di bere un po' di champagne.»
E riempirti la bocca di cibo, pensò malignamente Fergus.
Il salone dell'hotel in cui si svolgeva il ricevimento risplendeva di luci.
Fliss, insieme allo sposo, accoglieva gli invitati, tra baci e sorrisi.
«Hai l'aspetto di una principessa» si complimentò Veronica baciandola
sulle guance. «Ti auguro tutta la felicità di questo mondo.» Guardò Fergus.
«Ti presento...»
«Le presentazioni non sono necessarie» l'interruppe la cugina. «Fergus e
io ci conosciamo già.»
Lui la guardò sorpreso. «Ne sei sicura? Non riesco a credere di avere
dimenticato una persona carina come te.»
Fliss rise. «Non preoccuparti; non stai perdendo la memoria. Ero a
scuola con Dora» spiegò. «Non avevo compiuto ancora tredici anni ed ero
un'adolescente spigolosa e con l'apparecchio ai denti. Ci hai portate a
prendere il tè quando sei venuto per il saggio di ginnastica dell'Open
Day.»
«Davvero? E lo ricordi ancora?»
«È stato un ottimo tè» rispose lei. «E poi devi sapere che tutta la squadra
del saggio è stata punita per avere messo il rossetto in tuo onore.»
«Ma è terribile! Vi siete date tutte tanto da fare e io non me ne sono
neanche accorto!»
«Oggi avevo invitato anche Dora» disse Fliss continuando a ridere.
«Purtroppo con i preparativi del suo matrimonio...»
«Effettivamente non ha un minuto di tempo» confermò lui.
«Ha promesso, però, che se fosse riuscita a liberarsi, avrebbe fatto un
salto al ricevimento.»

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«Non ne avevo idea.» Fergus colse lo sguardo di panico di Veronica. «I
nostri eventi sociali non collimano mai.»
«Mi spiace proprio di non poter essere presente al suo matrimonio» si
crucciò Fliss.
«Sono sicuro che Dora capisce che la vostra luna di miele è più
importante. Ci sarà Veronica e sarà un ottimo sostituto.»
La nuova lady Carteret rise. «Ronnie non è mai stata il sostituto di
nessuno, Fergus. È sempre stata il numero uno.»
Appena si furono allontanati dalla sposa per fare spazio ad altri invitati,
Fergus prese due bicchieri di champagne dal vassoio di un cameriere e ne
porse uno a Veronica.
«Tutte quelle ragazzine ti morivano dietro e tu non te ne sei neanche
accorto... Non pensare che ci creda!» esclamò lei con un sorrisetto
malizioso dipinto sulle labbra.
«È così. Oltretutto la preside della scuola mi stava blandendo per
ottenere una donazione e ha trovato una scusa per portarmi via dal saggio e
offrirmi uno sherry nel suo studio.»
«Ha avuto la donazione?»
«Più facilmente di quanto non si fosse aspettata. Sai, non vedevo l'ora di
scappare. L'anno seguente ho mandato Jane al mio posto.»
«Guastafeste!»
Veronica non ebbe più modo di prenderlo in giro perché furono
circondati da amici che lei non vedeva da mesi e che chiaramente volevano
sapere le ultime notizie, soprattutto sul suo accompagnatore.
Fergus strinse mani, sorrise educatamente e si accorse con sollievo che
gli uomini erano più interessati alla sua opinione sul mercato finanziario
che a sapere da quanto conoscesse Veronica.
«Annette ha detto che vi siete conosciuti sotto un ramo» asserì una
signora anziana a voce piuttosto alta. «E si può sapere che cosa ci facevate
sotto un ramo? Stava piovendo e vi stavate riparando?»
«No, zia May» rispose Veronica scandendo bene le parole. «Ci siamo
conosciuti su un treno, non sotto un ramo.»
«Questa roba mi fa diventare matta.» L'anziana signora si aggiustò
l'apparecchio acustico. «Non bisognerebbe mai rifugiarsi sotto i rami
quando piove. Specialmente sotto gli olmi.»
«Ormai non ce ne sono quasi più» considerò Fergus. «Nel parco da noi,
moltissimi sono stati abbattuti...»

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«Ottima cosa: gli olmi sono pericolosi» continuò zia May. «Un olmo,
una volta, mi ha mancata di poco. Ero nel parco con Bertie mentre avrei
dovuto essere a letto e l'olmo è caduto all'improvviso. Avrebbe potuto
uccidermi.» Ridacchiò, poi proseguì: «Bertie avrebbe dovuto trovare una
buona spiegazione».
«Visto, Ronnie?» intervenne Suzie sorridendo. «Ti ho detto anch'io che
gli alberi sono pericolosi.» Prese un bicchiere di champagne. «Allora,
raccontami di quest'albero sotto cui vi siete riparati.»
«È la zia May l'esperta di alberi» le ricordò Veronica. «Chiedilo a lei.
Comunque, Fergus e io ci siamo conosciuti in treno.»
«Mentre facevate colazione, mi pare.»
«Poi ci siamo rivisti un'altra volta» intervenne lui e guardò Veronica.
«In un museo» aggiunse lei.
«Ma dai!» esclamò Suzie. «Anche a Melchester sono sicura che avrai
cose migliori da fare che andare in giro per musei!»
«C'era un cocktail party» specificò lui. «A Melchester sappiamo
divertirci. Anche in un museo.»
A quanto pare, pensò Veronica, riesce a improvvisare bene.
«Era in occasione dell'apertura del nuovo Kavanagh Room, Suzie. C'è
una mostra di reperti molto interessante. Dovresti andarla a vedere quando
vai a trovare Veronica.» Fergus si accorse che questa stava evitando di
guardarlo per non mettersi a ridere.
«Che genere di reperti?» chiese Suzie.
«Pezzi di brocche» le rispose l'amica. «Sono state trovate in occasione di
scavi effettuati dalla madre di Fergus. Ricordi che stamattina hai detto che
la signora Kavanagh era un'archeologa?»
«Già.» Suzie aveva la netta impressione di essere presa in giro.
«Poi ci siamo rivisti a un concerto» continuò Fergus prima che Suzie
potesse fare qualche altra domanda imbarazzante.
«Incontrarvi per caso stava diventando un'abitudine, dunque.»
«Melchester è piccola. E poi abbiamo gli stessi gusti. Pensa che durante
quel concerto abbiamo scoperto di avere prenotato tutt'e due per un altro
spettacolo... Come si chiamava, Veronica?»
«Il marito ideale» gli rispose in fretta.
«Già. Il marito ideale. Non è ancora arrivato a Londra. Era bello, vero?»
aggiunse, guardandola.
Lei stava faticosamente trattenendo una risata. «Certo, molto bello.»

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«Così abbiamo deciso di smettere di sprecare benzina e abbiamo iniziato
ad andare a teatro con una sola macchina» proseguì lui.
«Molto lodevole, specialmente se l'iniziativa si estende ad altre cose»
osservò Suzie. «Incluso il letto.»
«Davvero? Non ci avevo pensato.» Fergus si volse verso Veronica. «E
tu, cara?»
Lei assunse un'aria pensierosa. «No, però potremmo prendere in
considerazione l'ipotesi.»
«Già.» Suzie non sembrava affatto convinta.
«Avevi detto che avremmo potuto andarcene presto, vero?» chiese
Fergus a Veronica quando finalmente rimasero soli. «La tua amica Suzie
ha promesso un terzo grado, finora è solo arrivata al secondo, per non
parlare di tua madre che si farà incalzante appena riuscirà a trovarci. Temo
che sarà ancora più difficile ingannare Dora.» Gli occhi gli brillavano per
il divertimento. «Non riuscirai a distrarre mia sorella con le aringhe.»
«Non avrò bisogno di un'aringa. Vedrai che presto tutti ci chiederanno la
data del nostro matrimonio.»
«Che peccato che non abbia pensato a procurarti un anello. Se facciamo
finta di essere fidanzati, nessuno ci disturberà per anni.»
«Sarebbe una cosa troppo veloce, non credi?»
«Non per un Kavanagh» la rassicurò lui. «Noi siamo famosi per la
velocità delle nostre azioni.»
«Ne ho sentito parlare. È meglio che tu sappia che Suzie è già al
corrente di parecchie cose che ti riguardano.»
«Credo proprio che sia la regina incontrastata del pettegolezzo.»
«E dovremmo essere visti insieme regolarmente.»
«Per me non è un problema.»
«Neanche per me.» Veronica arrossì. «Insomma, per il futuro...»
Ci sarebbe stato un futuro?, avrebbe voluto domandarle Fergus. Notando
il suo sguardo dolce e sensuale, un brivido gli corse lungo la schiena.
«Se annunciamo adesso che siamo fidanzati, saranno tutti eccitati e si
aspetteranno che fissiamo la data del matrimonio...» proseguì lei.
«Data del matrimonio?» La zia May, ferma a pochi passi di distanza,
impegnata ad aggiustarsi l'apparecchio acustico, si avvicinò a loro.
«Adesso funziona!» esclamò. «Annette non mi aveva detto che stai per
sposarti, Veronica.»
La conversazione intorno a loro cessò di colpo.

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6
Nel silenzio generale, tutti, compresa Annette Grant, si girarono verso
Veronica e Fergus.
Per fortuna proprio in quel momento risuonò il gong che annunciava la
cena e la conversazione riprese.
«Adesso avranno tutti qualcosa di cui parlare mentre mangiano» osservò
Fergus.
«Mi dispiace davvero tanto...»
«Avrebbe potuto andare peggio.»
«Cosa? Peggio di così?» sibilò Veronica a denti stretti.
«Al posto mio avrebbe potuto esserci il conte italiano» scherzò lui.
«Fergus, non c'è niente da ridere!»
«E allora, perché ridi?»
«Non sto ridendo» protestò lei. In realtà stava solo tentando di non farlo:
il divertimento era evidente nei suoi occhi.
Fergus consultò il tabellone. «Siamo al tavolo tre. Signorina Veronica
Grant e partner. Mmh... Dimmi» aggiunse mentre attraversavano la sala,
«cos'avresti fatto se non ti avessi aiutata in questa commediola?»
«Quando ti ho visto sul treno stavo proprio cercando d'inventare una
scusa per il fatto che il conte italiano non fosse venuto con me» confessò a
quel punto lei.
«Una riunione urgente d'affari?»
«Di vitale importanza per la stabilità degli affari internazionali.»
«A New York?»
«Troppo vicino: tre ore col Concorde. Non sarebbe stata una buona
scusa.»
«Hong Kong, allora?»
«Un po' meglio.»
«Be', in ogni caso non ti saresti divertita così tanto.»
«Effettivamente, questa situazione è molto più eccitante.»
Ottima scelta di parole. Era da tempo che Fergus non si sentiva tanto
eccitato. «Pensi che sia convincente la nostra recita?»
«Credo che abbia convinto quasi tutti.»
«Inclusa Suzie?»

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Veronica scoppiò a ridere e parecchie teste si girarono verso di lei.
«Suzie è assolutamente convinta che siamo amanti dopo aver visto il
nostro bacio focoso davanti a casa sua.»
«È stato bello, vero?»
Certo, molto bello, pensò lei.
Fergus la prese amichevolmente sottobraccio. «Dai, andiamo al nostro
tavolo prima che lady May ci punti contro l'apparecchio acustico.» L'aiutò
a sedersi e si presentò agli altri invitati che non lo conoscevano ancora.
Il cibo era squisito e il vino eccellente, e tutti evitarono con tatto di
parlare dei progetti futuri della nuova coppietta. Fergus ascoltò una signora
alla sua destra che parlava del lavoro di volontariato di Dora, e discusse
con un anziano signore delle possibilità di vincita di un cavallo alla corsa
della settimana seguente.
Poi alzò lo sguardo e si accorse che Annette Grant stava osservando la
figlia con la fronte lievemente corrugata: sembrava che non fosse troppo
convinta di quell'amore a prima vista, soprattutto per il fatto che Veronica
era tanto legata alla carriera. Fergus capì che avrebbe dovuto impegnarsi di
più per persuaderla. Per iniziare mise un braccio intorno alle spalle di
Veronica.
«Dove sono i pretendenti che dovrei tenere a bada?» le chiese in un
orecchio.
«La tua presenza è sufficiente a tenerli lontano e l'annuncio della zia
May del nostro prossimo matrimonio ha completato l'opera. Forse
dovremmo annunciare che il nostro sarà un fidanzamento lungo.»
Il padre della sposa si alzò e Veronica si girò per ascoltare il discorso.
Fergus, invece, non udì una sola parola: era troppo impegnato a godersi la
purezza del profilo di Veronica e la sua risata argentina. Un fidanzamento
lungo! L'idea non gli dispiaceva affatto.
Gli sposi aprirono le danze e Annette Grant si alzò. Aveva aspettato per
tutta la cena di avere delle risposte e adesso sarebbe andata a reclamarle.
Non le avrai ancora, pensò Fergus vedendola attraversare il salone.
«Ti va di ballare?» chiese subito a Veronica.
«Sai ballare?» gli domandò.
«Dubito che potrei competere col conte italiano, ma sono sicuro di
poterti condurre in giro per la pista senza pestarti i piedi. Facciamo un giro
e poi scappiamo, come avevi suggerito.»
Veronica rise, come lui aveva sperato. «Dopo l'annuncio di zia May,

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prima lo facciamo e meglio è. Hai ragione, però. Non prima di avere
ballato almeno una volta, così tutti potranno ammirarci.» «Sarà meglio che
ti tolga il cappello, allora.» «Certo.» Veronica alzò le braccia. «Lascia che
ti aiuti.» Fergus sfilò lo spillone dai capelli prima di sollevare il cappello.
«Non dovresti mai coprirti questa bella chioma bionda» le consigliò
rimettendole a posto un ciuffo ribelle. Poi posò il cappello sulla sedia, le
tese la mano e la condusse sulla pista da ballo dove, una volta arrivati, la
prese tra le braccia. Prima d'iniziare a muoversi al tempo della musica la
tenne un momento stretta a sé.
Non tardò a rendersi conto che era piacevole. I capelli di Veronica
brillavano come l'oro e il suo profumo era lieve ma penetrante. Una volta
aveva letto che ballare era l'espressione pura del desiderio e in quel
momento il contatto con la pelle della mano affusolata di Veronica nella
propria, il movimento del suo corpo sinuoso contro il proprio braccio, gli
fecero desiderare ardentemente di possederla.
Quando lei alzò la testa e gli sorrise ricordò il sapore della sua bocca
calda, dolce come il miele e piena di promesse. Capì finalmente
l'attrazione istantanea che aveva infuocato le sue sorelle quando avevano
incontrato l'uomo della loro vita.
I1 modo in cui Jane aveva deciso di andare a vivere con Richard il
giorno stesso in cui l'aveva conosciuto... E quello in cui Dora aveva
rischiato tutto per John...
Non c'erano state incertezze per nessuna delle due. Jane e Dora
sapevano, come adesso sapeva anche lui, cosa significava amare ed essere
riamati. Tuttavia, lui immaginava che Veronica, determinata nella vita
professionale, avrebbe trovato difficile arrendersi al potere irrazionale
dell'amore a prima vista.
«Di' qualcosa» mormorò con voce roca.
«Cosa?»
«Volevo solo sentire la tua voce.»
«Fergus...»
«Anche questo va bene.»
Veronica aveva smesso di ballare e quando lui distolse gli occhi da lei
capì il motivo.
«È vero?» Annette Grant, ballando con lo sventurato Gerry, aveva fatto
in modo di avvicinarsi a loro e li aveva bloccati. Il viso sorrideva con fare
benevolo ma la voce, anche se bassa, era tagliente per l'ira.

Liz Fielding 49 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Non era il momento di esitare e Fergus agì. Mise un braccio intorno alle
spalle di Veronica, l'altro intorno a quelle di sua madre e le guidò verso il
giardino. «Perché non andiamo a prendere qualcosa da bere?» suggerì.
«Lei ci scusa, vero, Gerry?» L'uomo sparì velocemente.
«Mamma...» incominciò a dire Veronica. «Posso spiegarti.»
Ma la madre non aveva alcuna intenzione di accettare delle scuse. «Hai
idea di cosa abbia passato nelle ultime due ore? Hai pensato alle
congratulazioni che mi sono state rivolte? E a tutte le domande a cui non
avevo la minima risposta?»
«Veronica, ti spiace andare a vedere se Dora è arrivata?» chiese Fergus
prima che lei potesse rispondere.
Lo guardò stupita. Non aveva mai visto Dora e non aveva idea di che
aspetto avesse.
«Forse vorrà unirsi a noi. Io, intanto, prenderò una bottiglia di
champagne.»
Veronica si rese conto che Fergus le stava dando la possibilità di
allontanarsi per qualche minuto per non dover affrontare la madre. «Buona
idea» rispose. «Scusami un momento, mamma.» Si allontanò prima che
Annette potesse obiettare e Fergus si diresse al bar.
«Giovanotto.» L'anziana zia May lo bloccò prima che arrivasse al
bancone. «Lady May, cosa posso fare per lei?» «May, caro, chiamami
May» lo invitò la donna. «E puoi procurarmi qualcosa da bere che non sia
la solita porcheria frizzante.» «Certamente. Cosa vorrebbe?» «Un whisky
senza acqua né ghiaccio.» Fergus fece un cenno al barista. «E una bottiglia
di champagne, per piacere» aggiunse. «Sì, sir. Porto subito tutto al tavolo.»
«Preferisco bere qui» dichiarò invece l'anziana signora accomodandosi su
uno sgabello. «Io odio i matrimoni, e tu? Sono pieni di donne con enormi
cappelli, che spettegolano in continuazione, e uomini insulsi, tutti
azzimati, impegnati a bere.»
Sembrava proprio che May fosse felice di scioccare la gente, pensò
Fergus. «L'industria del catering vive su questo.» «Come gli avvocati
divorzisti.» Sospirò. «E le modiste. Se non fosse per i matrimoni e per
Ascot, sarebbero senza lavoro ormai da tempo.» Sollevò il bicchiere pieno
verso di lui. «A proposito di Ascot: l'anno scorso ho puntato cento sterline
su un tuo cavallo, quello che ha vinto la Gold Cup.»
«È stata un'imprudenza.»
«Tu non c'eri, vero, ad Ascot?»

Liz Fielding 50 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Sfortunatamente no. Ero negli Stati Uniti per lavoro.»
«Devi rivedere le tue priorità, giovanotto. Il lavoro rimane... una vincita
della Gold Cup capita una volta nella vita.» Lady May bevve un sorso di
whisky e lo guardò con occhi ridenti. «È la stessa cosa per la donna
giusta» aggiunse. «A volte arriva proprio quando meno te l'aspetti.»
Fergus aggrottò la fronte. «Mi dica, May, quanto della nostra
conversazione ha sentito?»
«Abbastanza» gli rispose toccandosi l'apparecchio acustico. «Mia figlia
vorrebbe che me ne procurassi un altro ma questo va benissimo. Anche se
è così inaffidabile.»
«Se è così, perché ha deciso di annunciare a tutti che Veronica e io
stiamo per sposarci?»
«Perché Veronica è una perfezionista. Non crede possibile essere una
donna che ha successo nella carriera e contemporaneamente una moglie
perfetta... Almeno, questo è quanto ha lasciato credere a tutti.»
«Lei non le crede?»
«Quello che io credo non interessa più a nessuno. So, però, che la
perfezione non è di questo mondo, i comuni mortali devono accontentarsi
di ciò che possono avere. È per questo che mi procurerai un altro whisky e
poi andrai a fare contenta Annette.»
«Non sarà facile.»
«Oh, niente per cui valga la pena di combattere lo è. Non sei
d'accordo?»
«Veronica...»
«Veronica è una persona troppo controllata. Non è stata sempre così e
per un momento, quando l'hai fatta ridere, ho rivisto in lei la ragazza che
era una volta.»
Veronica fissò la propria immagine. Meno male che Fergus era tanto
paziente da occuparsi di sua madre, si disse mentre s'incipriava il viso.
Trovò il rossetto nella borsa e se lo passò sulle labbra. Forse Fergus...
Chiuse di colpo il portacipria. Era ora di smettere di fare sogni a occhi
aperti e affrontare la realtà.
Arrivò al tavolo dove era seduta la madre contemporaneamente a
Fergus, mentre il cameriere sistemava al centro la bottiglia di champagne e
i bicchieri.
«Non hai trovato Dora?» chiese lui.
«No...»

Liz Fielding 51 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Fergus si rivolse immediatamente alla signora Grant. «Mi spiace di
averla lasciata sola tanto a lungo. Lady May mi ha bloccato al bar e ha
continuato a chiacchierare.» Fece cenno al cameriere di aprire la bottiglia.
«Ah, quella donna e il suo apparecchio acustico! È tutta una
messinscena.»
«Dai, mamma!» esclamò Veronica sedendosi accanto a lei. «Sappiamo
benissimo che le sei molto affezionata.»
«È una chiacchierona e beve troppo.»
«Lo so, però è divertente.»
«Questo è vero, ha sicuramente tenuto desta l'attenzione dei
commensali. L'argomento della conversazione era uno solo: quando voi
due fisserete la data delle nozze.»
«Davvero? È straordinario.» Fergus lanciò una occhiata a Veronica. «In
realtà al nostro tavolo non se n'è parlato, vero, tesoro?»
«Nessuno» confermò lei.
«È vero, dunque?»
Ci sono momenti in cui una decisione presa in un secondo cambia tutto e
per sempre. Veronica ne aveva presa una quella mattina quando aveva
visto Fergus salire sul treno e adesso, mentre il tappo saltava dalla bottiglia
e lo champagne veniva versato, era il turno di Fergus. Lui prese un
bicchiere e lo porse alla signora Grant prima di sollevare il proprio verso
Veronica.
Era esattamente ciò di cui Annette aveva bisogno. «Cari! È davvero
meraviglioso... Non so cosa dire...»
«Non c'è bisogno di dire niente» osservò Fergus. E non si stava
rivolgendo ad Annette. «Ci auguri solo di essere felici.»
«Questo è naturale. Non potrei essere più felice. A essere onesta, stavo
incominciando a pensare che non avrei mai visto quel giorno.»
«Grazie, signora Grant.»
«Chiamami pure Annette. Da quanto lo avete deciso?»
«Dal momento in cui ci siamo incontrati per la prima volta» rispose lui.
«Amore a prima vista, dunque? Che romantico! Vi rendete conto che ci
vorranno almeno sei mesi per organizzare tutto nel modo migliore...?» Si
alzò in piedi di scatto. «Dora, mia cara, non è una notizia meravigliosa? Da
quanto lo sai?» Fergus impallidì, poi si voltò verso la sorella che si era
fermata incredula dietro di lui.
«Fergus! Fliss mi aveva detto che eri qui ma non lo credevo possibile...»

Liz Fielding 52 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Dora gli si avvicinò e lo abbracciò, poi aggiunse accennando a Veronica:
«Vuoi presentarci?».
«Veronica, posso presentarti mia sorella Dora? Dora, questa è Veronica
Grant. Credo che tu già conosca Annette.»
«Non avrei mai immaginato che Veronica conoscesse tuo fratello»
osservò Annette.
«Anche Fergus è stato molto discreto» considerò Dora nel tono aspetta
quando saremo arrivati a casa. «Jane ne è al corrente?» chiese poi al
fratello.
«No, che io sappia» rispose lui. «Nessuno lo sapeva fino a oggi.»
«La vecchia zia di mio marito li ha sentiti mentre ne parlavano tra loro e
ha dato la notizia a tutti» spiegò Annette alla nuova arrivata. «Non avrei
potuto essere più contenta.»
«Anche tu sei contenta, Dora?» le domandò Fergus.
La sorella sembrava avere perso l'uso della parola. «Non potrei esserne
più felice, Gus. Jane e io eravamo preoccupate che tu non avessi ancora
trovato la donna giusta.»
«Davvero?»
«E continuavamo a pensare chi potesse essere la moglie migliore per
te...»
«E avevate qualcuna in mente?» si interessò Veronica.
«No.»
«La scelta si è rivelata così difficile?»
Dora guardò il fratello dubbiosa. «Non riuscivamo a pensare a una
donna abbastanza perfetta... Ma, a quanto pare, ci siamo preoccupate
inutilmente. Come vi siete conosciuti?»
«Oh, be', Fergus e io abbiamo molti interessi in comune» rispose
Veronica. «E molte altre cose. Odiamo i palloncini e i padiglioni sui prati,
per esempio. Come questo» aggiunse indicando la struttura nel giardino.
«Siamo entrambi d'accordo sul fatto che rovinano il prato.»
«Dimentichi le damigelle della sposa» le ricordò Fergus sorridendo.
«Le damigelle? No, Fergus. Mi dispiace ma su questo non sono
d'accordo.» Veronica sorrise. «Una damigella è assolutamente necessaria.»
«Davvero?» La sorpresa di Fergus sembrava genuina.
«Certo. Lo sposo ha l'assistenza del testimone che si occupa dell'anello e
la sposa ha bisogno di qualcuno che le tenga il bouquet. E che,
ovviamente, flirti col testimone.» Il suo sguardo era carico di malizia.

Liz Fielding 53 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Potresti averne bisogno di due?»
«Due? Oh, intendi dire una che tenga il bouquet e l'altra che flirti?»
Veronica rimase qualche secondo soprappensiero, poi scosse la testa con
vigore. «Non esageriamo, Fergus. Credo che una ragazza intelligente possa
fare entrambe le cose.»
«Veronica!» Annette Grant sembrava confusa.
«Questo è il tuo modo di dirmi che non vuoi un matrimonio in grande?»
Veronica guardò Fergus e gli chiese con lo sguardo fin dove volesse
spingersi con quel discorso senza senso. Ancora un minuto e si sarebbero
trovati a stabilire la data delle nozze e a compilare l'elenco degli invitati.
«Preferisco spendere i soldi del ricevimento comprando un castello a
Veronica» intervenne lui. «Un castello piccolo, ovviamente.»
Non ha nessun problema a continuare a parlare di matrimonio, pensò
Veronica. Forse era colpa del lo champagne e l'indomani se ne sarebbe
pentito. Ormai, erano troppo avanti per tornare indietro. «Con una piccola
torretta...»
«Una torretta?»
«Vorresti anche un fossato?»
«Certo, con dei cigni.»
«Se questo può farti felice.»
«Non credi, però, che sarebbe troppo umido?» Veronica stava cercando
disperatamente di non scoppiare a ridere.
«Potrei anche far riscaldare il fossato in modo che ci si possa nuotare...»
A quel punto non poté più trattenersi e proruppe in una fragorosa risata.
Parecchie persone si voltarono verso di lei.
«Non dire sciocchezze, Fergus.» Annette aveva finalmente ritrovato la
voce. «Pagherò io per il matrimonio. Mio marito ha lasciato un fondo
proprio a questo scopo.»
«Non è possibile!» esclamò Veronica.
«Certo, tuo padre ha pensato a tutto. Tu, Fergus, compra pure il castello
o qualsiasi altra stupidaggine desideri e lascia a me il matrimonio. Hai già
fissato la data fatidica? Come ho detto poco fa, ci vorranno almeno sei
mesi per organizzarlo...» Accennò a Dora. «Tua sorella lo sa sicuramente.»
«Sei mesi, come minimo» confermò questa. «Sto ancora controllando i
dettagli dell'ultimo minuto e mancano solo due settimane.»
Fergus sorrise alla sorella. «L'ultimo giorno starai ancora pensando ai
palloni delle decorazioni in giardino.»

Liz Fielding 54 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Dora fece una smorfia. «Mmh... Troppi colori tra cui scegliere.»
«Certo, signora Grant, ha ragione» accondiscese Fergus. «Sei mesi
saranno appena sufficienti per organizzare il matrimonio che Veronica
merita di avere. Stavo semplicemente pensando a come farò ad aspettare
tanto a lungo.»

«Per l'amor del cielo, Fergus!» esclamò Veronica quando finalmente


riuscirono a raggiungere la macchina. «Non possiamo lasciare che tutto
questo continui. Abbiamo fissato la data delle nostre nozze e invitato
mezza Londra a un matrimonio che non si farà.»
«Diciamo che le cose ci sono sfuggite un po' di mano» rispose lui
pensoso. Poi le rivolse un sorriso. «Forse avremmo dovuto limitarci a bere
dell'acqua minerale.»
«Forse.»
«Però è stata una bella festa.»
«Sì, molto bella. La gente ne parlerà per mesi e mesi, questo è il guaio.
E adesso, cosa accidenti facciamo?»
«Niente.» Fergus le prese una mano e la tenne tra le proprie.
«Il problema principale era evitare di sposarsi» si lamentò Veronica
sbadigliando. Lo champagne e il movimento della macchina la stavano
cullando dolcemente. «Io non ho assolutamente intenzione di sposarmi.»
«Certo.» Fergus le mise un braccio intorno alle spalle e le fece
appoggiare la testa contro il proprio petto. «Non è un problema.»
«Non lo è?»
«No.» Il suono della voce di lui era rassicurante. «Scopriremo presto che
siamo troppo indaffarati per sposarci a novembre.»
«I mesi che precedono il Natale sono tremendi per il lavoro. Perché non
ci ho pensato prima? Deve essere colpa dello champagne.»
«E poi quello natalizio è un brutto periodo in ogni caso» aggiunse lui.
«Jane si è sposata a Natale: pioveva e faceva freddo. Lei non ci ha fatto
caso... però...»
«Questo eviterebbe d'installare il padiglione nel giardino» osservò lei.
«È vero. Io devo sposarmi a Marlowe Court, altri menti tutto il villaggio
sarebbe privato del divertimento.»
Veronica sbadigliò ancora. «Benissimo, allora dovremmo rimandare
almeno alla primavera, non credi?»
Fergus sorrise. «Come minimo. Giugno potrebbe essere perfetto, non

Liz Fielding 55 1998 - Galeotto Fu Il Treno


credi?»
«A giugno potrebbe fare ancora molto freddo» mormorò lei. «Sarebbe
opportuno aspettare a fine luglio.»
«O agosto, ancora meglio. Tranne per il fatto che sono tutti in vacanza.
Forse settembre sarebbe la soluzione migliore...»
Veronica non rispose, si era addormentata.
Lui le diede un bacio sui capelli. «Settembre» ripeté in tono sommesso.
«La domanda è: settembre di quale anno?»

7
Fergus si sporse sulla scrivania e premette il pulsante dell'interfono.
«Julie, dove sono i giornali?» Il suo tono di voce era irritato.
«Li porto subito.»
Un attimo dopo Julie era sulla porta. «Cos'hanno tutti quanti?» chiese
lui. «È da quando sono arrivato che non fanno altro che lanciarmi sguardi
strani.» Lei si limitò a posare una pila di quotidiani sulla scrivania. «Ehi,
cos'è tutta questa roba? Il comunicato stampa del passaggio di proprietà
non uscirà prima di...»
«Non si tratta del passaggio di proprietà. Ho sottolineato tutto ciò che ho
visto, ma ovviamente c'è dell'altro. Ho mandato a comprare i rotocalchi...»
«I rotocalchi? Di che stai parlando?»
L'espressione della donna rimase imperturbabile mentre gli mostrava un
trafiletto.

Questo fine settimana Fergus Kavanagh ha fatto un grosso passo e


questa volta non nel campo finanziario. Il presidente della Kavanagh
Industries ha stupito familiari e amici annunciando il suo imminente
matrimonio con Veronica Grant, Direttore Marketing dell'emergente
Jefferson Sports Group. A quanto si dice, la coppia, che abita a
Melchester, si sposerà a novembre.

«Da quanto si legge sul fatto che la coppia abita a Melchester, sembra
proprio che viviate già insieme.»
«Vivere insieme!»
«Mi hai davvero sorpreso» affermò Julie. «Quando ti ho detto che era

Liz Fielding 56 1998 - Galeotto Fu Il Treno


ora che incominciassi a divertirti non pensavo che mi prendessi sul serio.»
«Julie...» la minacciò lui.
Lei aprì un altro giornale e lesse: «Questo fine settimana, durante il
ricevimento del matrimonio Carteret c'è stato l'annuncio a sorpresa che
Veronica Grant, una volta fidanzata con George Glendale, settimo conte
di...».
«È sufficiente, Julie. Puoi smettere di leggere.» Fergus non aveva alcuna
voglia di sentire altro su George Glendale, sul suo titolo e sul suo castello.
«Sei stato veloce.»
«Veloce?»
«Considerato che venerdì mattina sapevi così poco sulla signora da
chiedermi tutte le notizie possibili... Deve averti fatto una certa
impressione.»
«Effettivamente è così.»
«Allora, posso farti le mie più sincere congratulazioni?»
«Mi accontento di una tazza di caffè» replicò lui. Il telefono sulla
scrivania incominciò a suonare. «Rispondi tu, per favore, io non ci sono.»
Julie sollevò il ricevitore. «Ufficio del signor Kavanagh.» Ascoltò per un
istante. «Sono terribilmente spiacente, signorina Grant, ma il signor
Kavanagh non è in ufficio in questo momento...»
Fergus le strappò la cornetta di mano. «Caffè, Julie» urlò. «Per piacere»
aggiunse. Aspettò finché la sua assistente non ebbe chiuso la porta dietro
di sé. «Veronica?»
«Ciao, Fergus. Mi era stato detto che non c'eri.» La voce di Veronica era
ironica.
All'improvviso la situazione non era più nera come un attimo prima.
«Ho appena visto i giornali.»
«Solo adesso? Non hai letto il Financial Times mentre mangiavi le
aringhe, stamattina?»
«No. Ho deciso di venire in città in macchina. Julie ha segnato tutti gli
articoli in cui si parla di noi.»
«Julie?»
«La mia assistente.»
«La mia Lucy ha fatto la stessa cosa. Avevo sperato che non ci facesse
caso, ma l'editore di uno dei rotocalchi ha telefonato mentre io ero in
riunione e ha lasciato un messaggio chiedendo se possono avere l'esclusiva
del matrimonio.»

Liz Fielding 57 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Oh, mio Dio! E tu cos'hai risposto?»
«Semplicemente che ero felice che avessero pensato che il mio
matrimonio fosse tanto importante da essere pubblicato sulla loro deliziosa
rivista, però avrei dovuto parlarne con te.»
«Un no non sarebbe stato sufficiente?»
«Avrebbero pensato che sto cercando di essere pagata di più.»
«Quella gente pagai»
«Santo cielo, avrei dovuto accettare?» La risata di Veronica era calda e
gentile e Fergus all'improvviso non pensò più all'editore della rivista.
«Non capisco come abbiano fatto i giornali a sapere. Qualche invitato al
matrimonio deve avere avuto un contatto.»
«Già... E temo di sapere di chi si tratti: mia madre. Quando sentirai
l'impulso di strozzarla, pensa che dopo il matrimonio di tua sorella sarà
costretta a chiamare ancora la stampa per dire che si è trattato di un
errore.»
«Pensavo che fossimo d'accordo di continuare per un po'.»
«Lo so, ma...» A Fergus non piaceva il suono di quel ma. «Ci sono delle
implicazioni...»
«La gente si aspetta di vederci insieme?» chiese anticipando le obiezioni
che lei avrebbe potuto addurre. «Sì, in effetti ci ho pensato anch'io.» A dire
il vero durante il fine settimana non aveva pensato a nient'altro.
«Non ti dispiace?» domandò lei sorpresa. «Voglio dire... Una cosa è
scherzare, un'altra... Tu hai una reputazione da mantenere e anch'io
devo...»
«Preferisci raccontare a tua madre che ci siamo fatti beffe di lei?»
«Non intendo questo.»
«Inoltre, non ritieni che sia ingiusto nei suoi confronti? Non abbiamo
fatto niente per correggere il suo errore sul fatto che intendessimo
sposarci.»
«Con Dora accanto a lei? Pensavo che il tuo obiettivo fosse quello di
convincerla. Be', adesso lo è come tutti, non devi più preoccuparti di
niente.»
«Sono contento che la pensi così.»
«Era ciò che avevamo programmato, no? Comunque, sei stato tu a
sollevare il bicchiere...» Certo, lei avrebbe potuto obiettare, ma non l'aveva
fatto. «E una volta stabilita la data mia madre era troppo occupata a
ordinare una cassa di champagne... che tu hai pagato... e a dare a tutti la

Liz Fielding 58 1998 - Galeotto Fu Il Treno


bella notizia.» Veronica fece una smorfia.
«E Dora era già corsa al telefono più vicino per chiamare Jane.»
«Hai avuto occasione in questi giorni di parlare con le tue sorelle?»
«No. Jane e Richard sono tornati a casa loro venerdì pomeriggio e Dora
e John erano in città per il fine settimana. Nessuna delle due mi ha
chiamato.»
«Non volevano disturbarti. Disturbarci, anzi. Ti rendi conto che devono
avere dato per scontato, come tutti quanti, che abbiamo trascorso insieme
il fine settimana?»
«Mi è passato per la testa, però...»
«Oh, Fergus, mi dispiace. Pensavo che sarebbe stato più semplice.»
«Ci siamo dentro tutt'e due, Veronica.» E da parte sua non gli sarebbe
affatto dispiaciuto che lei avesse passato il fine settimana a Marlowe
Court. Il suo unico dispiacere era che si trattasse di una finzione.
«Penso proprio che sia meglio mettere subito le cose in chiaro» dichiarò
lei con un sospiro.
«Come preferisci. Devo chiamare io tua madre o vuoi farlo tu?» Fergus
udì un gemito all'altro capo del telefono e si affrettò ad aggiungere: «Penso
che sarebbe meglio se aspettassimo fin dopo il matrimonio di Dora. In
fondo mancano solo due settimane». Nessuna risposta. «Naturalmente,
sempre se hai ancora intenzione di partecipare.» Julie bussò alla porta e
aspettò. «Ti spiace attendere un attimo, Veronica? Entra, Julie! Grazie» le
sorrise riconoscente quando lei posò il vassoio col caffè sulla scrivania.
«Ah, Julie...»
«Sì?»
Fergus era sul punto di dirle che le avrebbe spiegato tutto dopo ma
cambiò idea. «Niente. Ti chiamo fra qualche minuto.»
«Fergus?» La voce di Veronica era una dolce brezza marina nel suo
orecchio. «Sei ancora lì?»
«È entrato qualcuno nella stanza» le spiegò. «Allora, riguardo al
matrimonio di Dora?»
«Certo che verrò» gli promise. «Hai ragione. Che differenza possono
fare altre due settimane? Ormai il danno è fatto. Se ci affrettiamo a negare
tutto la gente incomincerà a pensare che c'è qualcosa di strano.»
«Sei sicura?» chiese Fergus dopo avere sospirato di sollievo.
«Certo. È il meno che possa fare dopo il grande successo che hai
riportato al matrimonio di mia cugina, sei stato davvero molto

Liz Fielding 59 1998 - Galeotto Fu Il Treno


convincente. La zia May mi ha chiamata ieri per dirmi quanto fosse
contenta che avessi preso la decisione giusta.»
«Davvero?»
«Ha detto una cosa molto strana, non credi?»
«Penso che tua zia sia strana.» Fergus si domandò se stessero sbagliando
a pensare che fosse stata Annette a chiamare la stampa. E se fosse stata
May? Forse aveva pensato che avessero bisogno di un'ulteriore spinta...
«Hai fatto colpo su di lei.»
«Complice il whisky e il mio cavallo che ha vinto ad Ascot.»
«Tipico di zia May.» Veronica rise. «Allora ci vediamo tra un paio di
settimane, al matrimonio di Dora. Fammi sapere il luogo e la data.»
«Ti ho già mandato l'invito.»
«Grazie. Ciao, allora.»
«No, aspetta un attimo...» Fergus aveva pensato a ciò che voleva dirle
durante tutto il fine settimana. «Mercoledì ho una cena di lavoro a
Melchester» la informò. «Pensi che sembrerebbe strano se ti portassi con
me?»
«Forse. Comunque, se si tratta della cena del Melchester Business
Group, sarò presente anch'io.»
«Da sola?»
«Non proprio. La Jefferson ha un tavolo. Se sei solo, perché non ti unisci
a noi?»
«Grazie» le rispose. «Ne sarei felicissimo.»
«Chiamerò l'organizzazione chiedendo di aggiungere un posto per te.»
«No, ci penso io. Passo a prenderti alle sette, va bene?»
«Certo. Parrebbe strano se arrivassimo separatamente.»

Veronica posò il ricevitore, un timido sorriso che le increspava le labbra.


«Ehi, Veronica, hai l'aspetto sornione di un gatto in procinto di
mangiarsi il pesce che ha appena rubato» scherzò Nick Jefferson
fermandosi davanti alla porta del suo ufficio. «Be', diciamo che, in un
certo senso, lo sei.» Sorrise posando una cartelletta sulla sua scrivania.
«Hai qualche minuto per controllare queste offerte? Riesci a distogliere la
mente da importanti decisioni quali il catering del ricevimento e le
damigelle d'onore per...?»
«Ciao, Nick» tagliò corto lei. «Come sta Cassie?»
«È dispiaciuta di non averti vista sabato.»

Liz Fielding 60 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Sono stata piuttosto occupata.» Perlomeno poteva accampare una
buona ragione per la sua mancata presenza a cena. «Chiedile scusa da
parte mia, per piacere. Fergus mi ha accompagnata a casa e...»
«Stavo scherzando» la interruppe lui. «Sono sicuro che avevate molte
cose più interessanti di cui occuparvi che fare da cavia per una delle ricette
di Cassie.» Aggrottò la fronte. «A dire il vero, è stato meglio che non sei
venuta.»
«Cassie sta bene?»
«Certo. È piena d'energia. Ha smesso di cucinare perché ha deciso che la
casa ha bisogno di essere pulita dalla cantina al solaio.»
«Sarà meglio che la controlli.» Il tono di Veronica era ansioso. «Sembra
che stia preparando il nido. È pronta la valigetta da portare in ospedale?»
«È tutto sotto controllo» la rassicurò lui. «Ho persino letto un manuale
sui padri in attesa. Una cosa che non capisco è perché l'emergenza accada
sempre nel mezzo della notte.»
«Immagino che sia qualcosa di atavico, retaggio dell'uomo delle
caverne. L'istinto primitivo è di partorire protetti dall'oscurità.» Si accorse
che Nick la stava osservando. «Che c'è?»
«È questa la nuova Veronica Grant, quella che sta per sposarsi? Madre
terra? Istinto di maternità? Non pensavo che avrei mai visto il giorno in cui
avresti abbandonato la vita da single per...»
«E non lo vedrai» sbottò Veronica. «Mi conosci abbastanza da saperlo.»
«Non so quante volte ti ho sentita litigare con Cassie sulla possibilità che
una donna ha di fare carriera e avere contemporaneamente una buona vita
matrimoniale. Possibile che mia moglie sia riuscita a convertirti?»
«Cassie lavora a casa propria e ha un buon aiuto domestico. Oltretutto,
una volta nato il bambino, conta di smettere di lavorare per un po'. È
sempre la donna a fare il sacrificio» aggiunse aspra, tornando a essere la
solita femminista.
«Occuparsi di una famiglia è importante quanto dirigere una società.»
«Facile a dirsi, non sei tu a partorire il bambino.»
Nick alzò un sopracciglio, un po' perplesso. «Fergus Kavanagh conosce
le tue idee in proposito?» s'informò. «Grande tenuta, azienda di
famiglia...» proseguì vedendo che lei non rispondeva. «Avrei pensato che
volesse...»
«Dei figli per tramandare il nome della famiglia?» proruppe irritata.
«Siamo all'inizio del ventunesimo secolo, accidenti!»

Liz Fielding 61 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Sarà meglio che stringiate un accordo per assicurarti che il
primogenito, femmina o maschio che possa essere, erediti.»
Aveva capito male ciò che lei intendeva dire, pensò Veronica. «Sì»
rispose. «Abbiamo già un accordo.» Deglutì penosamente il groppo che le
si era formato in gola. Siamo d'accordo di non sposarci. E avrebbe fatto
meglio a ricordarsene perché lei non era il tipo di moglie che Fergus
desiderava. «Questo mi ricorda» aggiunse, contenta di cambiare
argomento, «che Fergus si unirà a noi mercoledì sera.»
«Sarà al nostro tavolo, alla cena?»
«Certo. Ci sarebbe andato comunque, così l'ho invitato a unirsi a noi. Ho
fatto male?»
«No, no, anche se sua altezza il sindaco sarà un po' seccato perché gli
rapiamo l'ospite d'onore.»
«Fergus?»
«Non lo sapevi?»
Lo stava ancora guardando stupita quando il telefono prese a squillare.
«Veronica Grant» rispose.
«Ciao, Veronica.» La voce di Fergus, così vicina, così inattesa, le fece
accelerare i battiti del cuore. «È un brutto momento? Posso richiamarti...»
«No, no.» La voce le stava forse tremando? Veronica respirò
profondamente evitando con cura di incrociare lo sguardo di Nick. «Cosa
c'è?» chiese allegramente.
«Mi sono appena ricordato che non ho la misura del tuo dito per
l'anello.»
«Anello?» ripeté disorientata.
«Già. Avrai bisogno di un anello di fidanzamento, non credi? Per
completare il quadro. Le persone... e quando dico persone intendo Dora e
Jane... si aspettano di vederlo. Al matrimonio, ovviamente.»
«Sì, certo.»
«E anche tua madre.»
«Naturalmente.» Veronica non sapeva che altro dire.
«Vuoi venire in città e scegliere qualcosa tu o preferisci lasciare che me
ne occupi io?»
«Oggi proprio non posso venire. Perché non mi fai tu una sorpresa?»
«Be', ho pensato a un solitario, però se preferisci una pietra dimmelo.
Uno zaffiro, forse?»
Veronica trovava difficile riflettere su certi particolari, specialmente

Liz Fielding 62 1998 - Galeotto Fu Il Treno


sotto lo sguardo inquisitore di Nick. «Be'... io...»
«Vuoi che ti conceda un po' di tempo per pensarci?»
«No, no. Un diamante va benissimo. Andrà... bene... con tutto.»
«E la misura?»
Le stava chiedendo la misura della pietra? «Santo cielo, Fergus, non so.»
«Intendo la misura del dito, Veronica.» Sembrava divertito, freddo e
controllato. Ruolo che era sempre stato il proprio: era lei che aveva
costantemente tutto sotto controllo. Era stata padrona di sé quando, seduta
al tavolo della colazione, l'aveva scelto come preda; ferma e decisa quando
quella mattina l'aveva chiamato per comunicargli che la pubblicità non era
un problema per lei e che si sarebbe accertata che non lo fosse neanche per
lui. Però non era andata così. E adesso, con Nick che la guardava, divertito
per la sua confusione, sentiva che stava arrossendo. Arrossendo!
Impossibile, lei non arrossiva mai... Be', non era mai accaduto finché non
aveva conosciuto Fergus Kavanagh.
«Ah, sì, scusa. Non so, Fergus. Ti richiamo più tardi» lo congedò
chiudendo in fretta la comunicazione. «Allora?» chiese vedendo che Nick
la guardava sorridendo. «Che c'è di così divertente?»
«Tu. Non vedo l'ora di conoscere l'uomo che sta facendo sciogliere la
regina dei ghiacci.»
«Lui non... non ha...»
«Se tu fossi da questa parte della scrivania, ti assicuro che diresti la
stessa cosa.» Nick scosse la testa ridendo divertito. «Sai che ti dico? Ho
idea che ti ritroverai nel reparto maternità molto in fretta.»
«E allora?»
«Un bambino entro un anno! Scommetto una cassa di champagne al tuo
primo anniversario, se mi sbaglio.»
«Incomincia a ordinarla» sbottò lei seccata.

L'anello era bellissimo.


Fergus si fermò da lei per darglielo mentre tornava a casa da Londra.
Veronica era appena rientrata dall'ufficio quando sentì suonare il
campanello. Pensò che fosse una vicina, e invece era Fergus! Distinto,
prestante, col soprabito scuro, i capelli e le spalle lucidi di pioggia...
«Stai per uscire?» le domandò vedendola con la giacca.
«No. Sono appena arrivata» gli rispose facendosi da parte per lasciarlo
entrare. «Prego. Vuoi un caffè? O qualcosa da bere?»

Liz Fielding 63 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Niente alcol, grazie. Un caffè andrà bene.» La seguì fino in cucina
dove lei appoggiò la giacca su uno sgabello, riempì il bollitore e lo accese.
Era curioso, pensò Veronica, ma si sentiva imbarazzata. Anzi, non
imbarazzata, strana. Era a corto di parole, come un'adolescente col ragazzo
con cui vorrebbe tanto uscire ma non sa come fare a iniziare una
conversazione. Invece, era una trentenne, con una carriera di successo ben
avviata, la cui chiave era la comunicazione, e non riusciva a pensare a
qualcosa da dire!
Sistemò le tazze su un vassoio e versò il latte in una brocca. «Vuoi dello
zucchero?» chiese. Frase brillante!
«No, grazie. Ti ho portato l'anello» l'informò lui. Quella sì che era
comunicazione.
«Di già? Cioè...»
«Ho pensato che avresti preferito averlo al dito mercoledì e volevo
assicurarmi che fosse della misura giusta.»
«Oh, sì, certo. Non vorrei rischiare di perderlo.»
Mentre parlava Fergus prese una scatolina di pelle dalla tasca e l'aprì.
Quando vide l'anello Veronica sgranò gli occhi.
«È molto semplice» disse lui. «Ma ho pensato che tu lo preferissi così.»
Tenne tra le dita il solitario che brillava sotto la luce e aspettò che lei gli
porgesse la mano in modo che glielo potesse infilare all'anulare. Veronica
avrebbe voluto farlo ma le sue dita stavano tremando.
Respira profondamente!, si rimproverò. Nick l'aveva chiamata regina dei
ghiacci. In quel momento avrebbe avuto bisogno di un bel po' di quel
ghiaccio.
«È ridicolo. Mi trema la mano. Non ho mai fatto una cosa simile in vita
mia» cercò di giustificarsi.
«Neanche col conte?»
«Non siamo arrivati a quel punto. L'anello era un cimelio di famiglia e
lui era un uomo cauto...»
Gli occhi scuri di Fergus, fissi in quelli di lei, erano brillanti come il
diamante. «Mi credi se ti dico che anche le mie mani stanno tremando?»
Allungò la sinistra per mostrarle il tremito, poi prese la sua e la tenne tra le
proprie per un attimo. «A quanto pare è la prima volta per entrambi.»
«C'è sempre una prima volta, dunque.»
Fergus le infilò l'anello e si chinò a baciarle lieve mente le dita
affusolate. Un tocco brevissimo, una formalità che finì prima che lei

Liz Fielding 64 1998 - Galeotto Fu Il Treno


avesse il tempo di registrarla.
«È molto bello» mormorò Veronica emozionata. E lo era davvero: un
solitario perfetto. Esattamente ciò che avrebbe scelto se tutta quella storia
fosse stata vera. Sentì una lieve morsa di rimpianto perché non lo era
veramente. Oh, era ridicolo! Si trattava di un gioco, di una piccola
cospirazione! Alzò la testa e lo guardò. «Lo custodirò bene, poi te lo
ridarò.»
«Ridarmelo?» Fergus alzò le spalle come se non ci avesse pensato
affatto. «Perché, invece, non me lo tiri addosso?» suggerì. «Per la
pubblicità.»
«È quello che faremo?»
«Perché no? Potremmo andare in qualche ristorante alla moda di
Londra, il genere di posto in cui si ha la garanzia che tutto ciò che succede
arriverà ai giornali prima della colazione della mattina seguente.» Sorrise.
«Non vorrei proprio mettere tua madre nell'imbarazzante situazione di
dover chiamare tutti per dare delle spiegazioni.»
«È ciò che si meriterebbe.» Veronica sospirò. «Forse hai ragione.» Si
guardò l'anello per un momento. «Mi dispiacerà separarmene, però.»
«Non c'è fretta, Veronica.»
«Il matrimonio di Dora è tra meno di due settimane. Dopo...»
«Dopo ci saranno altri matrimoni. Feste di altre famiglie. Tanto vale che
ci divertiamo.»
«Non dobbiamo andare troppo avanti, però. Mia madre starà
organizzando il matrimonio, ricevendo preventivi per il catering...»
«Ci fermeremo quando lo dirai tu, Veronica. Prenoterò un tavolo in uno
di quei ristoranti pieni di paparazzi e metteremo in atto la nostra piccola
commedia a beneficio dei giornali...»
«Sembra una cosa tanto brutta.»
«Certo ma, come ho già detto, non c'è alcuna fretta.»

8
Veronica guardò Fergus sorpresa. «Ho l'impressione che ti stia
divertendo» osservò severa.
«Non c'è nessuna ragione per cui non dovremmo divertirci, non credi?»
fu la tranquilla risposta. Appese il soprabito dietro la porta della cucina,

Liz Fielding 65 1998 - Galeotto Fu Il Treno


poi vedendo che il bollitore si era spento mise un cucchiaino di caffè
solubile in ciascuna delle due tazze e ci versò sopra l'acqua bollente.
«Be', no, ma...»
«Bene. Ho prenotato un palco a teatro alla prima di venerdì prossimo.»
«Cosa?»
«Ovviamente, se sei libera.»
«Certo.» Veronica era divisa tra l'irritazione per la sicurezza di lui e la
certezza che, in sua compagnia, si sarebbe goduta un mondo la serata.
«Potremmo andare anche a un concerto.»
«Come sponsor dell'orchestra locale» gli chiese sorridendo, «è tuo
dovere partecipare e portare gente, vero?»
«Certo. Allora ci andremo sabato, dopo la FA Cup Final.»
Veronica rise. Fergus riusciva sempre a metterla di buonumore. «Perché
non passiamo la domenica in giro per il museo? Non ho ancora visto i
reperti di tua madre.»
«Ci sono tante cose e tanti posti belli da vedere» disse lui solennemente.
«Ehi, perché non andiamo a Venezia in luna di miele?»
«I miei genitori ci sono andati, proprio in luna di miele.»
«Tua madre me l'ha raccontato. In che albergo ti piacerebbe scendere?
Al Danieli?»
Veronica si impose di ricordarsi che era un gioco. «Troppi cherubini in
marmo» obiettò. «Inoltre, quando sono in vacanza mi piace andare a
cavallo. Non credo che a Venezia sia possibile.»
«Hai ragione. Che ne dici della Toscana?»
«A novembre? Troppi temporali.»
Fergus sorrise. «È tanto difficile accontentarti?» domandò.
«Sì. Litigheremo molto.»
«In questo caso ci penserò prima di proporre altri luoghi» promise lui
sedendosi. «Ma se ti piace cavalcare perché non lo facciamo domenica?
Torneremo a Marlowe Court per cena dopo il concerto. L'indomani
mattina potremmo prima andare a cavalcare, poi a nuotare se fa abbastanza
caldo, pranzare... A proposito di cibo» aggiunse senza darle il tempo di
declinare un invito, «che programmi hai per cena, questa sera?»
«Prego?» Si stava svolgendo tutto troppo in fretta. Restare a Marlowe
Court sabato sera? Cos'aveva di preciso in mente Fergus?
«Hai programmato qualcosa per cena oppure sei una di quelle donne in
carriera che non danno troppa importanza al cibo?»

Liz Fielding 66 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Stai controllando le mie doti di moglie?» chiese lei.
«Perché dovrei? Ho una governante che si occupa di tutti i problemi
casalinghi. Stavo semplicemente pensando a delle uova strapazzate per
tutti e due. Magari con dei tartufi. Che ne dici?»
«Se proprio vuoi saperlo, sono senza parole.»
«Devo prenderlo come un sì, allora?» Fergus si alzò. «Ho delle uova in
macchina.»
«Anch'io ho delle uova» protestò lei.
«Che arrivano dagli allevamenti a terra delle galline a Marlowe Court?»
Veronica alzò le spalle rassegnata. «E oggi pomeriggio ho comprato del
tartufo al Fortnuns. Perché non ti riposi mentre io preparo la cena?»
«Ma...» Veronica era confusa. «Non sai dove siano le cose...»
Fergus si fermò sulla porta. «Dimmi se sbaglio, ma ho l'impressione che
se ti suggerissi che avresti bisogno del mio aiuto per leggere i fogli del
bilancio mi sbraneresti. Non è così?»
«Probabilmente» ammise lei.
«Bene, allora cerchiamo di comportarci alla pari in tutto.» Fergus
sorrise. «Adesso vai a rinfrescarti.»
Veronica salì al piano superiore, cambiò il vestito da ufficio con un paio
di pantaloni sportivi e una maglietta, si rinfrescò il trucco e spazzolò i
capelli. Quando scese la cena era pronta. Le uova strapazzate, cremose e
cosparse di scaglie di tartufo, erano già nei piatti e sul tavolo c'era anche
un vassoio di toast tagliati a triangolo.
Si sedette su uno sgabello davanti al bancone mentre Fergus versava il
vino nei bicchieri.
«Questo è proprio un regalo. Grazie, Fergus.»
«Il piacere è tutto mio. Non dovresti sembrare così sorpresa, però.»
«Il mio è uno scetticismo più che naturale. Nick Jefferson, una volta, si è
offerto di cucinare per me.» Veronica stava assaporando ogni boccone.
«Ho poi scoperto che aveva una cuoca nascosta in cucina.»
Fergus aggrottò la fronte. «Pensavo che Nick Jefferson fosse sposato.»
«Oh, sì, lo è» rispose lei sorridendo. «Ha sposato la cuoca.» Addentò
l'ultimo pezzetto di toast imburrato. «Ora capisco quando si dice prendere
qualcuno per la gola.»
«Se questo è un tentativo per evitare di lavare i piatti» replicò Fergus
raccogliendoli e posandoli nel lavello, «devo ammettere che l'adulazione
funziona sempre.»

Liz Fielding 67 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Fergus, no...»
Ma lui aveva già tolto i gemelli dai polsini e stava arrotolando le
maniche della camicia. «I diamanti non vanno d'accordo col detersivo dei
piatti.»
«Penso che tu abbia ragione.» Veronica guardò l'anello che le luccicava
al dito, riluttante a toglierselo. Un secondo dopo Fergus le stava toccando
la mano e lei ebbe l'impressione di provare una scossa elettrica.
Purtroppo la magia svanì subito. Lui le stava solo porgendo lo
strofinaccio per i piatti. «Facciamo così: io li lavo e tu li asciughi.»
Lavorarono in silenzio, il genere di silenzio pieno di significati e
sottintesi. Veronica lanciò a Fergus uno sguardo in tralice mentre
asciugava un piatto. Perché quell'uomo sembrava turbare così tanto il suo
cuore?
Lui colse il suo sguardo. «Finito» annunciò allegramente. «Sarà meglio
che vada» aggiunse subito.
«Non resti a prendere il caffè?» Veronica sapeva di aver parlato troppo
in fretta, come se volesse trattenerlo. Trattenerlo? Che accidenti le stava
succedendo?
«Ho del lavoro da fare.» Anche lui aveva pronunciato quella frase
troppo in fretta. «Ho passato il pomeriggio a Bond Street invece che alla
mia scrivania.»
«Mi dispiace di averti causato tanto disturbo.»
«Ho forse detto che è stato un disturbo?» Fergus allungò una mano per
toccarla e rassicurarla ma si fermò. «Devo scrivere un rapporto per i miei
azionisti e tu sai come sono... noiosi e testardi.» Sorrise, però subito notò
che lei non ricambiava.
Srotolò le maniche e prese uno dei gemelli. Il rapporto avrebbe potuto
aspettare fino al mattino seguente, ma doveva fuggire da quella cucina e il
più in fretta possibile, prima di fare qualcosa di stupido, come prendere
Veronica tra le braccia e... fare l'amore con lei. Non che pensasse che lei
avrebbe obiettato, al contrario. Erano due adulti in una situazione adatta
per avere una storia e il suo invito a restare includeva più che un caffè, che
lei ne fosse consapevole o meno.
Tutto ciò che doveva fare era allungare le braccia, toccare i suoi capelli
biondo platino e non sarebbe andato da nessuna parte per molto, molto
tempo. La tentazione bruciava come il fuoco: tutto era iniziato da una
scintilla, dall'idea di andarla a trovare e farle la sorpresa dell'anello e poi

Liz Fielding 68 1998 - Galeotto Fu Il Treno


della cena. Adesso era un inferno che gli bruciava il cuore.
Resisteva per una sola ragione. Fare l'amore con lei, per quanto il
pensiero potesse essere delizioso, non era abbastanza. Non sarebbe mai
stato abbastanza! Era uscito di casa venerdì mattina con la ferma
determinazione di evitare il matrimonio... e venerdì sera non riusciva più a
pensare a nient'altro: voleva Veronica accanto a sé quando si fosse
svegliato ogni mattina per il resto della sua vita. Avrebbe però dovuto
aspettare finché anche lei non pensasse la stessa cosa.
Fergus guardò i polsini. Mettere i gemelli era una cosa che aveva sempre
fatto automaticamente ogni mattina, ma in quel momento le sue dita si
rifiutavano di cooperare. E non l'aiutava affatto il pensiero che Veronica lo
stesse guardando.
«Sei pronto a rinunciare?» chiese lei a un certo punto.
Il gemello gli schizzò via di mano finendo sul pavimento. Veronica lo
raccolse e lo tenne tra le dita. «Rinunciare?»
«Rinunciare e ammettere che le tue sorelle hanno ragione.» Gli afferrò i
lembi del polsino e infilò rapida il gemello. Durante quell'operazione i suoi
capelli gli sfiorarono il braccio e Fergus ebbe l'impressione di essere
avvolto dalla criniera di un leone.
Lei lo guardò, gli occhi brillanti, e allungò una mano perché le desse
l'altro gemello. Fergus si seccò che fosse così sicura di sé, avrebbe voluto
che fosse tremante e impacciata come si sentiva lui in quel momento.
Avrebbe voluto prenderle la mano in modo che capisse i sentimenti che lo
turbavano, e poi baciarle il palmo, il polso sottile, la pelle delicata della
parte interna del braccio, mentre l'attirava a sé. Una volta tra le sue braccia,
Veronica avrebbe avvertito la scintilla della passione e...
E le porse l'altro gemello. «Ma di che stai parlando?» chiese.
Veronica si strinse lievemente nelle spalle. «Ammetti che le tue sorelle
hanno ragione? Quando un uomo non riesce a mettersi i gemelli ai polsini
ha bisogno di una moglie che si prenda cura di lui.»
Fergus non rispose. Le sue sorelle volevano solo mettere il becco nella
sua vita.
Veronica si sporse per infilare l'altro gemello e stavolta i suoi capelli gli
sfiorarono la guancia, sensuali come seta. La tentazione di toccarli,
sollevarli e lasciarseli ricadere tra le dita, era una dolce tortura. Era certo
che se non l'avesse presa immediatamente tra le braccia sarebbe impazzito.
«Veronica...»

Liz Fielding 69 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Lei sollevò lo sguardo e Fergus avvertì di nuovo la folle necessità di fare
l'amore con lei, di confessarle i propri sentimenti...
Ma dentro di sé un campanello stava suonando mettendolo in guardia:
era troppo presto. Veronica non gli avrebbe creduto. Quella notte lui
avrebbe potuto dividere il suo letto ma ciò che desiderava era il suo cuore,
la sua anima... per sempre.
Scosse la testa. «Grazie» si affrettò a dire. Prese la giacca dallo sgabello
dove l'aveva lasciata, se la infilò ma la lasciò sbottonata, visto che le mani
gli tremavano ancora. «Ci vediamo mercoledì» mormorò.
«Alle sette» aggiunse lei, fredda come sempre.
Una volta dietro il volante della propria macchina, contento che l'aria
fresca della sera gli ristorasse il corpo accaldato, Fergus giurò a se stesso
che da quel momento in avanti sarebbe stato freddo come lei. Giurò che
non le avrebbe telefonato, non avrebbe trovato altre scuse per andarla a
trovare e che Veronica non avrebbe avuto sue notizie fino alle sette del
mercoledì seguente.

Veronica si appoggiò contro la porta ed emise un lungo respiro. Per un


attimo aveva provato il folle impulso di buttarsi tra le sue braccia e
baciarlo appassionatamente. Se lui l'avesse toccata non sarebbero riusciti
ad arrivare fino alla camera da letto.
Guardò l'anello che le luccicava al dito. «Si tratta di un gioco» ricordò a
se stessa ad alta voce. «Stiamo solo facendo finta di essere innamorati!» E
allora, perché mai il desiderio di lui le rendeva le gambe molli? Perché
ogni cellula del suo corpo reclamava le sue carezze?

«Buongiorno, Julie.»
L'assistente premette il bottone dell'interfono. «Sally, caffè, per piacere,
e ferma tutte le telefonate per la prossima mezz'ora.» Seguì Fergus nel suo
ufficio. «È urgente» lo informò. «Dov'eri ieri pomeriggio? C'è stato un
susseguirsi di telefonate da Francoforte.»
«A fare shopping.»
«Shopping?»
«Diamanti, tartufi... Sai, necessità basilari della vita...»
Julie alzò gli occhi al cielo. «Devi chiamarli immediatamente, prima che
inizino la riunione mattutina.»
«Certamente. Qualsiasi cosa tu dica.» Fergus premette un bottone

Liz Fielding 70 1998 - Galeotto Fu Il Treno


dell'interfono. «Sally, prima di portare il caffè, ti spiace ordinare un mazzo
di gardenie da consegnare alla signorina Veronica Grant nel suo ufficio?
Jefferson Sports a Melchester. Il più presto possibile.» Poi sorrise a Julie.
«Allora, cosa stavi dicendo di Francoforte?» Il ronzio dell'interfono lo
interruppe.
«Cosa vuole che sia scritto sul biglietto?» chiese Sally.
«Nessun biglietto.» Avrebbe mantenuto la promessa che aveva fatto a se
stesso. «Se non sa da chi arriva, non c'è frase al mondo che possa fare la
differenza.» Guardò Julie. «Ho ragione?» Lei si limitò a scuotere la testa
incredula. «Sembra che Julie non sia d'accordo. Non ha un cuore
romantico» aggiunse e chiuse la comunicazione.
«Fergus...»
«Mi hai deluso, Julie.»
Lei rinunciò a inchiodarlo al lavoro e si sedette su una sedia davanti alla
sua scrivania. «Hai fissato la data del matrimonio?» indagò.
«Il momento migliore sembra essere novembre. La madre di Veronica
pensa che ci vorranno almeno sei mesi per organizzarlo.»
«Riuscirai ad aspettare tanto a lungo?» gli chiese sorridendo.
«Sono disposto ad aspettare sei anni se sarò costretto a farlo! Adesso,
però, dobbiamo occuparci di Francoforte.»
Quel martedì Veronica fece uno strappo alla routine e comprò un vestito
nuovo per la cena di mercoledì. Negli ultimi anni aveva comprato abiti due
volte all'anno, costruendosi un guardaroba di capi classici che usava in
varie occasioni.
Per quella cena aveva pensato d'indossare qualcosa di semplice, un due
pezzi nero che aveva da anni: elegante, classico, la gonna stretta e lunga
fino alla caviglia, il top semplice con le maniche ai polsi, era un capo
perfetto per una donna d'affari che voleva essere presa seriamente.
Melchester era una cittadina, gli uomini erano conservatori con la c
minuscola e le loro mogli sospettose con la s maiuscola; in circostanze
normali avrebbe badato a vestirsi per l'occasione, pettinarsi con un
semplice chignon e al massimo indossare dei gioielli discreti.
All'improvviso la situazione le appariva sotto un altro punto di vista.
Così aveva pensato di acquistare quello schianto di abito: il colore e il
tessuto richiamavano un papavero orientale, setoso, lievemente increspato,
un sussurro di veli che le si sarebbero incollati al corpo gridando:
guardatemi. Indossato da una donna che si era appena fidanzata ed era sul

Liz Fielding 71 1998 - Galeotto Fu Il Treno


punto di sposarsi, non avrebbe offeso nessuno. Avrebbe anzi ricordato alle
mogli che i loro mariti erano al sicuro in sua compagnia.
E, con un po' di fortuna, Fergus avrebbe udito quel grido e l'avrebbe
ammirata.
Il matrimonio non era nei programmi futuri di nessuno dei due ma erano
liberi e maggiorenni.
Ed era lui quello che aveva suggerito che avrebbero anche potuto
divertirsi.
Si guardò nello specchio dell'ascensore dell'ufficio e sistemò una ciocca
di capelli. Avrebbe anche potuto pettinarsi con i capelli sciolti, pensò, e
siccome l'unico gioiello che avrebbe portato sarebbe stato l'anello
all'anulare della mano sinistra, dalle mogli degli uomini d'affari di
Melchester avrebbe avuto solo sguardi indulgenti.
Un secondo dopo aggrottò la fronte. Sguardi indulgenti?, si ripeté. E da
quando era in cerca di sguardi indulgenti? Quello che aveva sempre
preteso era di essere presa sul serio, trattata da pari e, se ciò significava
vestire in modo serio, lo avrebbe fatto. Guardò l'elegante busta che aveva
tra le mani. Quel vestito era un errore: l'avrebbe riportato nel negozio
all'ora di pranzo.
Poco dopo, mentre si stava congratulando con se stessa per la decisione
presa, arrivarono le gardenie. Sei gardenie bianche tenute insieme con un
grande nastro bianco. C'era da meravigliarsi che dimenticasse di portare
indietro il vestito?
Nick si fermò sulla porta attratto dal profumo dei fiori. «Fiori in ufficio?
Fergus è un uomo molto romantico.»
«Potrebbero essere stati mandati da Fergus» replicò lei, «o da qualcun
altro.»
Nick rise. «Certo. E io sono la nonna del corsaro nero.»
«Non c'è nessun biglietto.»
«Ne hai bisogno?» Lui si avvicinò alla scrivania. «Devo ammettere che
io ho sempre regalato rose. Quell'uomo ha stile.»
«Sa anche cucinare.» Veronica non riuscì a resistere alla tentazione di
prenderlo un po' in giro.
«Davvero?» fece lui sorridendo. «Non mi meraviglia affatto.» Si chinò a
baciarla su una guancia. «Ti auguro di essere felice come lo sono io.»
E fu un bene che se ne fosse andato immediatamente. Veronica si
accorse che una lacrima le era scivolata lungo la guancia. Una lacrima?

Liz Fielding 72 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Ma lei non piangeva mai!
«Cosa vuoi prima, il caffè o la posta?»
«Come?» Veronica scosse la testa cercando di riemergere dall'abisso in
cui era precipitata. Ma chi le stava parlando?
«Veronica? Stai bene?» incalzò la sua assistente.
A fatica distolse gli occhi dai fiori. «Sì, sì, grazie, tutto a posto.» Certo
che stava bene. Quello era solo un gioco e nient'altro. Guardò il sacchetto
della boutique appoggiato su una sedia in un angolo, ma subito volse lo
sguardo. «Portami prima la posta, Lucy. È ora che inizi a lavorare.»

Fergus bussò alla porta di Veronica alle sette in punto.


Lei aveva appena finito di prepararsi ed era un po' affannata. Si era
cambiata tre volte. All'ora di pranzo era andata dal parrucchiere che le
aveva raccolto i capelli sulla testa. Arrivata a casa, però, li aveva
spazzolati lasciandoli sciolti sulle spalle, cinque minuti dopo li aveva
raccolti nuovamente. Si sentiva nervosa come un'adolescente al primo
appuntamento.
«Sei davvero... spettacolare» mormorò Fergus vedendola. Entrò nel
piccolo atrio e posò un bouquet di rose bianche sul tavolino prima di
prenderle la mano e baciarle la guancia.
Com'è distaccato!, pensò lei delusa. Era contenta di avere passato gli
ultimi dieci minuti a togliersi il due pezzi nero, rimettersi il vestito rosso,
sciogliere ancora una volta i capelli, e passarsi sulle labbra il rossetto
scarlatto. Era sicura che, se non l'avesse fatto, lui non avrebbe sicuramente
commentato il suo aspetto.
«Avrei scommesso qualsiasi cosa che avresti indossato un vestito nero»
dichiarò Fergus.
«Davvero?» Veronica prese i fiori e si avviò verso il soggiorno. «È così
scontato, non credi?» aggiunse lanciandogli uno sguardo al di sopra della
spalla. Stava flirtando in un modo che normalmente l'avrebbe fatta
arrossire al solo pensiero. «Come sperare che nessuno noti che sei una
donna in un mondo di uomini.»
«Sono tentato di dire che sarebbe impossibile, ma tu penseresti subito
che sono un chiacchierone poco sincero.»
Veronica avvicinò le rose al viso: avevano un profumo delicato e
fragrante. «Grazie. E grazie anche per le gardenie. Hanno fatto molta
impressione.»

Liz Fielding 73 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Su di te?»
«Su tutti. Persino su Nick. In fondo era questo che volevi, no? Fare
impressione su tutti quanti.»
Lui si strinse nelle spalle. «Penso che sia mio dovere.»
«Missione compiuta, allora. La mia segretaria non ha smesso più di
sospirare da quando sono arrivate. Cosa pessima per il rendimento sul
lavoro.» Sorrise strizzando l'occhio.
«Niente più gardenie in ufficio, allora?»
Veronica non rispose, invece andò in cucina a prendere dell'acqua per i
fiori. Fergus scoprì che non gli piaceva il modo in cui lei stava flirtando
con lui: era troppo scontata, troppo sofisticata, troppo civile. I sentimenti
che provava nei suoi confronti non erano affatto civili o sofisticati, al
contrario erano profondi e appassionati.
«Vuoi bere qualcosa prima di andare?» gli chiese rientrando in
soggiorno con un vaso che appoggiò su un tavolino davanti a uno
specchio.
«No, grazie.»
«Ti capisco. Neanch'io bevo mai prima di parlare in pubblico.»
«Ah, lo sai?»
«Me l'ha detto Nick quando gli ho accennato che saresti stato al nostro
tavolo. Vedrai che con noi ci sarà anche il sindaco per salvare l'orgoglio
civico.»
«Davvero? L'idea è stata tua?»
Lei si strinse nelle spalle. «Ogni tanto ho di queste idee brillanti. Riesco
persino a sorprendere me stessa.»
«Venerdì scorso sei riuscita a sorprendere me.»
Il sorriso sul viso di Veronica diventò all'improvviso meno sicuro.
Sollevò una mantella di velluto nero dal divano. «Mi aiuti?»
Lui gliela prese dalle mani. «Girati.»
Per un attimo si videro riflessi nel grande specchio circondati dalle rose.
Poi lui le posò la mantella sulle spalle nude, le sollevò i capelli oltre il
colletto mentre le dita le sfioravano lievemente la nuca. Veronica
rabbrividì involontariamente e si voltò a guardarlo con i grandi occhi
sgranati.
«Andiamo.» Fergus si diresse alla porta.
In macchina parlarono del tempo e del discorso che lui doveva tenere.
Riempirono il silenzio con qualsiasi pensiero venisse loro in mente e fu

Liz Fielding 74 1998 - Galeotto Fu Il Treno


con sollievo che arrivarono alla Guildhall proprio mentre Nick e Cassie
Jefferson scendevano dall'auto.
«Cassie!» esclamò Veronica abbracciandola. «Non mi aspettavo di
vederti. Che serata ventosa! E pensare che dovremmo già essere in
primavera!»
«Speriamo che non peggiori e si metta a piovere» replicò l'altra. «Non
volevo perdere l'opportunità d'incontrare l'uomo del momento» aggiunse
guardando Fergus.
«Fergus, questa è Cassie Jefferson» li presentò subito Veronica.
«Probabilmente l'avrai vista in televisione come Cassie Cornwell.»
Fergus sorrise prendendole la mano. «Ovviamente. Ho comprato uno dei
suoi libri per mia sorella. Si sposerà la prossima settimana, ma non so se
ha imparato qualcosa di più che aprire una lattina.»
«Chi ha tempo di mangiare quando si è innamorati?» Cassie sospirò con
aria sognante.
«E questo è Nick Jefferson» aggiunse Veronica in fretta prima che
Fergus potesse rispondere. «Nick, Fergus Kavanagh.»
«Signor Jefferson» disse Fergus formalmente.
«Signor Kavanagh» fece eco Nick altrettanto formalmente.
Fergus, con enorme sollievo di Veronica, si rilassò e sorrise. «Chiamami
pure Fergus.»
Anche Nick sorrise. «Io sono Nick. Vieni a conoscere il resto della
compagnia.»
«Accidenti, che tensione» mormorò Cassie a Veronica mentre
consegnavano le mantelle al guardaroba. «Sembravano due galli pronti al
combattimento.»
«Fergus, l'altra sera, ha cucinato la cena per me e io gli ho detto del
tentativo di Nick d'impressionarmi con la sua cucina. Forse è stato un
errore.»
«Un errore? Non credo proprio. Sono sicura che sapevi esattamente cosa
stavi facendo.» Cassie si fermò portandosi le mani alla schiena.
«Stai bene?» chiese Veronica ansiosa.
«Sì, grazie. Ho solo un po' di mal di schiena. Ehi, non fare quella faccia
preoccupata. Il bambino non arriverà prima di due settimane.»
Veronica guardò dubbiosa le dimensioni della pancia dell'amica. «Ne sei
sicura?»
Cassie rise. «Stai tranquilla. Non ho alcuna intenzione di farlo nascere

Liz Fielding 75 1998 - Galeotto Fu Il Treno


nella Guildhall.»

9
Fergus stava parlando da un quarto d'ora quando Cassie si alzò di scatto.
Veronica le lanciò uno sguardo interrogativo ma l'amica si pose un dito
sulle labbra e si diresse in fretta verso la toilette. In quel momento tutti
risero per una battuta di Fergus. Veronica non aveva idea di cosa avesse
detto e continuò a guardare verso la toilette.
Probabilmente il mal di schiena di Cassie era peggiorato per il fatto di
essere costretta a stare seduta a lungo, pensò non vedendola tornare. Forse
aveva solo bisogno di un po' di aria fresca o aveva incontrato qualche
signora che l'aveva riconosciuta e l'aveva trattenuta a chiacchierare. Cercò
di concentrarsi su ciò che Fergus stava dicendo, poi colse lo sguardo
preoccupato di Nick e si affrettò ad andare a vedere cosa fosse successo.
Trovò Cassie sdraiata su un'elegante chaise longue. Il vestito bagnato
giaceva lì accanto, sul pavimento, e lei era coperta da un asciugamano.
«Cassie! Cos'è successo?»
«Ho fatto appena in tempo ad arrivare prima che si rompessero le
acque.» Assalita da una contrazione, aggrottò il viso, poi accennò un
sorriso. «Non preoccuparti...» Non preoccuparti? «L'inserviente mi ha
aiutata e adesso è andata a chiamare un'ambulanza.»
«E Nick?»
Cassie respirò profondamente. «Potresti avvertirlo, per piacere?» Fu
assalita da un'altra contrazione.
Di nuovo?, si chiese Veronica. Non devono essere distanziate di
parecchi minuti? «Vado a chiamarlo subito» la rassicurò. «Posso lasciarti
da sola?»
«Vai» la sollecitò Cassie.
In quell'istante la porta si aprì ed entrò l'inserviente. «L'ambulanza è in
arrivo?» chiese Veronica ansiosa.
«Arriverà tra poco, ma...»
«Resti con lei» ordinò alla donna in tono sbrigativo. «Io vado a chiamare
il marito.» Sollevò lo splendido vestito rosso e corse nella sala del
banchetto.
Fergus aveva finito di parlare e il pubblico stava applaudendo entusiasta.

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«Nick!» gridò Veronica. «Cassie ha bisogno di te.»
«Che succede?» domandò lui alzandosi di scatto. «Dov'è?»
«Nella toilette delle donne. Qualcuno ha chiamato un'ambulanza, ma ho
paura che non ci sia molto tempo.»
«Faremo prima a portarla in macchina all'ospedale. Forza, andiamo.»
«Guido io. Lei ha bisogno di te.»
«Ha bisogno di tutti e due» disse Fergus che era appena tornato al
tavolo. «Andate a prenderla, io porto la macchina davanti alla porta.»
Le condizioni del tempo erano peggiorate. Fergus alzò il colletto del
soprabito e, a testa bassa contro il vento e la pioggia, corse verso il
parcheggio. Entrò con un piede in una pozzanghera e la scarpa gli si riempì
d'acqua, ma proseguì. Mise in moto la macchina e guidò fino all'ingresso
della Guildhall. Scese e corse all'interno.
«È arrivata l'ambulanza?» chiese al portiere.
«Ho appena chiamato, sir, purtroppo la strada è bloccata da un
camion...»
Fergus non ascoltò altro. Corse a bussare alla porta della toilette. «La
macchina è all'ingresso» avvertì in fretta l'inserviente che aveva aperto.
«Niente ambulanza?» domandò Nick vedendolo entrare. Fergus scosse
la testa. «Tesoro, ti porto alla macchina» disse rivolto a Cassie. «Non c'è
niente di cui preoccuparsi, arriveremo in ospedale in un attimo.» La
sollevò e Veronica posò la mantella sul corpo dell'amica.
«Prenda questi.» L'inserviente mise una pila di asciugamani tra le
braccia di Veronica. «Buona fortuna, signora» aggiunse mentre Fergus
teneva aperta la porta e Nick usciva con Cassie tra le braccia.
La gente aveva incominciato a radunarsi nell'atrio ma il brusio svanì
appena arrivò il gruppetto e tutti si fecero da parte per lasciarli passare.
Nick posò Cassie sul sedile posteriore e si sedette vicino a lei, tenendole
la mano. Veronica si accomodò all'altro capo del sedile e chiuse la
portiera.
Fergus salì al posto di guida e guardò dietro. «Pronti?»
Nick annuì.
«Vai piano, Fergus» gli raccomandò Veronica.
Ma Cassie la pensava diversamente. «Cerca di arrivare in ospedale il più
presto possibile...» La frase si trasformò in un grido e Fergus pigiò il piede
sull'acceleratore. Il vento sollevava tutto ciò che trovava sul suo cammino
e la pioggia cadeva a catinelle. Fergus era sempre più allarmato dalle urla

Liz Fielding 77 1998 - Galeotto Fu Il Treno


di dolore di Cassie.
«Fermati, Fergus, fermati» gridò Veronica a un certo punto.
«Adesso? Qui?»
«Non ce la possiamo fare.»
Fergus accostò, accese le luci intermittenti, usò il telefono della
macchina per chiamare l'ospedale e avvertire dell'emergenza.
«Hai una torcia?» chiese Veronica.
Lui la prese dallo sportellino.
«Vai a tenere la testa di Cassie. Ho bisogno di Nick qui.»
Fergus si mise al posto di Nick, appoggiò contro le gambe le spalle di
Cassie e le prese le mani, stringendogliele forte per incoraggiarla.
«Vedo la testa del bambino, Cassie.» Il tono di voce di Veronica era
tornato tranquillo. «Ci sei quasi.» Doveva essere spaventata quanto Cassie,
pensò Fergus, ma non lo dimostrava. «Non devi assolutamente
preoccuparti.»
«Sì, sì... aspetta di essere tu nella mia situazione, e poi mi dirai...»
«Dai, spingi, adesso» la incoraggiò Veronica e le dita di Cassie
affondarono nelle mani di Fergus, mentre dava le ultime spinte. «Dai,
ancora. Ecco, così, brava. La testa è fuori.» Un attimo dopo le spalle, una
dopo l'altra, scivolarono verso la vita. «Nick, adesso prendilo tu» lo esortò
Veronica.
Lui posò la torcia e accolse il suo primogenito tra le braccia,
avvolgendolo con mani tremanti in un asciugamano.
«Oh, Cassie!» esclamò Veronica con le lacrime agli occhi. «È una
bambina, è bellissima come te.» Poi la voce le si spezzò per l'emozione.
Fergus sollevò lievemente Cassie e Nick le posò la bambina
sull'addome: la neo mamma si commosse, aveva il viso bagnato di lacrime
di gioia.
Quando anche il papà stava per lasciarsi travolgere dai sentimenti, arrivò
l'ambulanza.
«Ecco la cavalleria!» esclamò Fergus scendendo dalla macchina, mentre
Nick prendeva la moglie tra le braccia.
«Aveva piuttosto fretta, vero, signora?» scherzò allegramente uno degli
infermieri mentre controllava le condizioni di Cassie. «È stato facile.»
«Perché gli uomini pensano che sia facile?» mormorò Cassie sfinita. «Se
è davvero così, perché non partoriscono loro?»
«Non siamo abbastanza intelligenti» rispose l'uomo mentre, con l'aiuto

Liz Fielding 78 1998 - Galeotto Fu Il Treno


di Nick, l'adagiava su una barella. «Vedrà che in pochi minuti sarà in una
calda stanza con una tazza di tè tra le mani.»
«Veronica! Fergus!» gridò Cassie dopo essere stata sistemata
nell'ambulanza. «Voglio che siate voi i padrini della bambina.»
«Con piacere» riuscì a rispondere Fergus prima che l'ambulanza
ripartisse. «Quando inviti qualcuno a una cena fai sempre in modo che si
diverta, vero?» aggiunse rivolgendosi a Veronica. Poi si rese conto che
non era per la pioggia che le guance di lei erano bagnate. Stava piangendo.
«Veronica! Stai bene...?» Allungò un braccio per prenderle la mano.
Lei fece un passo indietro. «Per piacere, portami a casa.»
Fergus aprì la portiera e la fece accomodare in macchina, si sedette al
posto di guida e mise subito in moto.
Forse si trattava soltanto di una reazione ritardata, pensò. Shock. Le
diede una rapida occhiata. La pioggia le aveva appiattito i capelli sulla
testa e il viso era teso e pallido. Sembrava affranta, come se fosse
terrorizzata all'idea di non riuscire più a mostrare l'immagine fredda e
distaccata che usava con tutti.
Fergus fermò la macchina davanti al cottage. «Non c'è bisogno che tu
scenda...» iniziò a dire Veronica. Ma lui l'aveva già fatto e le stava aprendo
lo sportello.
«Dovrei lavarmi le mani» le fece notare.
«Il bagno è lì in fondo» gli indicò non appena furono entrati in casa. Il
tono di voce era brusco e scostante.
Fergus avrebbe voluto prenderla tra le braccia per cullarla e dirle che era
stata meravigliosa e che l'amava con tutto il cuore, ma Veronica sembrava
circondata da una barriera invisibile. Poi la vide correre su per le scale.
Si tolse la giacca completamente bagnata, allentò la cravatta, si lavò le
mani e si rinfrescò la • faccia con l'acqua. Quando uscì dal bagno,
Veronica non era ancora tornata, però al piano superiore si sentiva il
rumore dell'acqua scrosciante. Fergus buttò la giacca sul divano, frugò in
soggiorno e in un armadietto trovò finalmente una bottiglia di brandy.
Dopo averne versato un po' in un bicchiere, prese a salire le scale.
La porta della stanza da letto era aperta. Era come lei: riservata ed
elegante. La tappezzeria delle pareti aveva colori pastello e su un
cassettone c'era un mazzo di fiori. Le tende erano di seta pesante color
crema, ma il pezzo più importante della stanza era un grande letto antico
su cui era appoggiata una coperta. Sulla parete opposta si apriva il bagno:

Liz Fielding 79 1998 - Galeotto Fu Il Treno


la porta era socchiusa ma le luci erano spente. L'unico suono che
sovrastava quello del vento e della pioggia era quello dell'acqua.
«Veronica?» chiamò Fergus. Niente. Bussò alla porta del bagno e fece
capolino. La vide seduta sul pavimento, appoggiata alla parete di una
grande vasca antica con le zampe di leone. Nella debole luce che
proveniva dalla stanza da letto, il suo viso era mortalmente pallido, i
capelli bagnati e le guance inondate di lacrime. «Ho pensato che un brandy
potrebbe farti bene» le disse entrando e chiudendo il rubinetto della vasca.
«Ecco» aggiunse prendendole le mani, pulite ma bagnate, avvolgendole
intorno al bicchiere e continuando a tenerle tra le proprie. «Forza, bevi»
insistette come se fosse una bambina. Sollevò il bicchiere e glielo portò
alle labbra in modo che non avesse altra scelta che ubbidirgli.
Veronica inghiottì un sorso e tossì.
«Che succede? Si tratta di Nick?» le chiese tirando a indovinare. «Sei
innamorata di lui?»
«No!» esclamò lei. Fergus si sentì sollevato. «Come hai potuto pensare
una cosa simile?» Nick le piaceva come collega e amico, ma non si
sarebbe mai potuta innamorare di lui. Aveva pensato che, impegnando
tutte le proprie forze nel lavoro, non si sarebbe mai innamorata un'altra
volta. Invece si era sbagliata.
Fergus, ti amo.
Veronica avrebbe tanto voluto dirlo ad alta voce, avrebbe desiderato che
lui sapesse quali erano i suoi sentimenti. Incominciò a singhiozzare e i
singulti le scuotevano il petto. Fergus le tolse il bicchiere dalle mani, lo
posò a terra e la tenne stretta a sé, il viso appoggiato sui suoi capelli.
Ti amo, pensò ancora lei.
No! Non doveva pronunciare quelle parole. Fergus non doveva sapere.
Non sarebbe stato giusto... Una folata di vento investì la finestra facendola
tremare e Veronica si aggrappò istintivamente a lui.
Per un momento Fergus la tenne contro di sé, poi decise di allontanarla
finché fosse stato capace di pensare lucidamente. «Hai bisogno di toglierti
questo vestito e metterti a letto.»
«Che disastro» sospirò lei abbassando lo sguardo sull'abito. «È
rovinato.»
«Sembri un pulcino bagnato.»
«Anche tu.» Veronica gli appoggiò le mani sulla camicia bagnata. Sotto
c'era il suo calore, il battito del suo cuore. Alzò gli occhi per guardarlo tra

Liz Fielding 80 1998 - Galeotto Fu Il Treno


le lacrime.
Fergus deglutì. «Sarà meglio che ti affretti a mettere qualcosa di
asciutto. Devi scaldarti.»
«Scaldarmi...» Veronica guardò dietro di lui verso il letto. «Non
lasciarmi, Fergus» mormorò piano. «Stanotte resta con me, ti prego.»
Resta con me! Era una risposta emozionale alla nascita della bambina di
Cassie e alle forze della natura che stavano sconvolgendo la città, Fergus
ne era sicuro. Ma ci sarebbe voluto un uomo di pietra per resistere a
quell'appello e lui non lo era affatto. Le prese il viso tra le mani, la guardò
negli occhi e scartò l'ipotesi di andarsene. Veronica aveva bisogno di lui.
Non sapeva per quale motivo e neppure gli importava, perché quello non
era il momento della testa ma del cuore. «Non vado da nessuna parte,
tesoro.» Non solo stasera. Mai. E la sua bocca fu su quella di Veronica con
un'urgenza sincera. Non doveva fingere niente, i giochi sofisticati erano
superati. Lui era innamorato di lei e in quel momento c'era un solo modo
per dimostrarle la forza dei propri sentimenti.
La risposta di Veronica fu istantanea e la sua bocca ardente provocò una
reazione a catena, un'eruzione vulcanica di desiderio che si riversò nelle
vene di Fergus come lava bollente. Veronica gli aprì la camicia, lui le fece
scivolare le spalline bagnate del vestito sulle spalle finché non incontrò il
reggiseno, lo slacciò, lo buttò sul pavimento e le coprì il seno con le mani.
«Fergus...»
«Lo so, amore, lo so.»
Si strapparono i vestiti di dosso mentre il vento soffiava impetuoso
contro le pareti del cottage. Qualcosa cadde in giardino con uno schianto
assordante e le luci si spensero. Veronica gridò ma lui bloccò
improvvisamente il suo grido baciandola e stringendola forte a sé. Poi la
sollevò da terra e tenendola tra le braccia la portò sul letto.
Con i capelli bagnati sparsi sul cuscino, alla luce intermittente dei lampi,
Veronica non era più la donna sofisticata che l'aveva sedotto sul treno e
aveva flirtato con lui. Un tuono esplose con violenza fuori della finestra.
Ti amo, mormorò Fergus tra sé. Non saprai mai quanto perché non
conosco le parole giuste per esprimere un sentimento così forte. Non sono
neanche sicuro che queste parole esistano al mondo...
Veronica allungò le braccia verso di lui accarezzandolo sul petto, sulle
spalle, sul collo, infine gli prese dolcemente il viso tra le mani. «Amami»
sussurrò.

Liz Fielding 81 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Fuori un lampo illuminò la notte e lui vide gli occhi di lei pieni di
lacrime. «Amami, solo questo ha importanza.»

Il nubifragio era finito. Fergus accese alcune candele e rimase a


osservare Veronica: dormiva come un bambino, ferma e tranquilla,
sorridendo come se fosse a conoscenza di un grande segreto. Poi, di colpo
si mosse e spalancò gli occhi, il sorriso svanì dalle sue labbra rimpiazzato
da un'espressione di profonda tristezza.
«Lo sai che ora mi dovrai sposare?» chiese lui.
«Sposarti?» Sembrava stupita.
«Adesso che mi hai sedotto dovrai fare di me un uomo onesto. Le mie
sorelle insisteranno che tu lo faccia. Sarebbero capaci di tirare fuori le
pistole.» Veronica, accorgendosi che stava scherzando, si rilassò un poco.
«Come faranno a saperlo, se non sarai tu a raccontarglielo?»
«Io dico tutto di me alle mie sorelline.»
«Forse, ma quello che dici non è sempre la verità» gli ricordò lei. «Sul
nostro fidanzamento...»
«Noi siamo fidanzati.» Le sollevò la mano sinistra indicando l'anello che
le brillava al dito. «Hai un anello che lo prova.»
«Fergus, sai che si tratta di un equivoco.»
«Sarà un equivoco per gli altri.» Le baciò il dorso della mano prima di
girargliela e baciarle il palmo. «Io sapevo esattamente quello che stavo
facendo.»
Veronica ritrasse di scatto la mano e si tirò la coperta fino al mento. «Mi
dispiace» mormorò dopo un istante.
«È stato tanto brutto?»
«Cosa?» gli domandò stupita.
«Ammetto che è passato parecchio dall'ultima volta ma... ho sempre
pensato che fosse come andare in bicicletta...» Si fermò vedendo che
alcune lacrime le stavano rigando le guance. «Ehi, dai...» Si sedette sul
letto e la prese tra le braccia, gentilmente, in modo che capisse che non
voleva farle del male. «Jane e Dora non sono così terribili, davvero. Non ti
costringeranno a sposarmi, neanche se tu fossi incinta...»
L'aveva detto per farla ridere ma ottenne l'effetto opposto, e le lacrime
iniziarono a sgorgare copiose. Veronica doveva avere trattenuto le proprie
emozioni per troppo tempo perché non riusciva a smettere di piangere. A
un tratto fu scossa da un enorme singhiozzo, e allora l'ultimo baluardo di

Liz Fielding 82 1998 - Galeotto Fu Il Treno


riservatezza si ruppe facendola rifugiare tra le sue braccia.
Lui la tenne stretta, cullandola con amore e tenerezza, le sussurrò parole
gentili, le accarezzò i capelli, le baciò la fronte. Dopo un po', i singhiozzi si
attenuarono e infine cessarono. Veronica prese un lembo del lenzuolo e si
asciugò il viso. «Mi dispiace» mormorò dopo avere sospirato. Lui non
rispose e si limitò a stringerla più forte. «Non è dipeso da te... o da
qualcosa che hai fatto.» «Lo so. È stato per Cassie, per la bambina...»
«Vedi, Fergus, io... non posso avere figli.» La voce di Veronica era così
bassa che per un attimo lui non capì cosa stesse dicendo. Poi, un secondo
dopo, quelle parole lo colpirono come una frustata.
Lei aveva ormai accettato quella triste realtà e aveva costruito la propria
vita sulla carriera, cercando di non far capire a nessuno quanto soffrisse.
Poi, quella sera, il destino aveva intralciato i suoi piani e tutto il suo
autocontrollo era saltato. «Ma tua madre... l'orologio biologico...» «Rotto
senza possibilità di riparazioni.» «Oh, mio Dio! Tua madre non lo sa,
vero?» Lei scosse la testa. «In questo modo può dare la colpa a me per il
fatto che non mi sposo, e non a se stessa.»
«Dare la colpa a se stessa? Non capisco. Perché mai dovrebbe?»
«Perché è andata in giro per il mondo con mio padre e mi ha lasciata in
collegio. Lo amava e non voleva lasciarlo e probabilmente... Non avrebbe
fatto alcuna differenza... ma...» «Ti senti di parlarne?»
La luce pallida delle candele si riflesse nei suoi occhi, quando lei sollevò
le lunghe ciglia per guardarlo. «Ti avevo detto che dovevo sposare George
Glendale.»
«Il nobile?»
«Ci siamo conosciuti all'università, io ero al primo anno e lui stava per
laurearsi. Era più vecchio di me e bellissimo. Poi ci siamo rivisti a Londra
e io avevo da poco avviato la mia azienda di marketing, lui era sveglio,
intelligente, e aveva una carriera folgorante: eravamo la coppia d'oro, con
un cammino luminoso davanti a noi. Poi lui è stato trasferito a New York e
poiché non voleva partire senza di me mi ha chiesto di sposarlo.»
«Continua.»
«Mi ha portata in Scozia a conoscere la madre, la contessa.»
«Al castello?»
«Sì.» Tentò di sorridere. «Non era così bello come si vocifera. La
contessa però era affascinante e mi ha subito trattato come una di famiglia:
mi ha mostrato gli album di fotografie, mi ha raccontato episodi

Liz Fielding 83 1998 - Galeotto Fu Il Treno


dell'infanzia di George, del giorno in cui è stato portato di corsa in
ospedale per un attacco di appendicite...»
Qualcosa nella sua voce gli fece capire che quello era stato il momento
in cui il fine settimana aveva incominciato a non essere più tanto
piacevole.
«Ho detto che anche a me era successa la stessa cosa.» Tranne che le
circostanze non erano proprio identiche. I suoi genitori erano all'estero, lei
in collegio e, quando era andata dalla direttrice con le mani premute sulla
pancia per il dolore, la donna si era limitata a darle uno sciroppo e a dirle
di non fare tante storie. Lei non le aveva fatte... salvo svenire in classe, due
giorni dopo, per una peritonite.
«La madre di George non ha detto niente finché non siamo rimaste sole,
poi ha insistito che andassi da un ginecologo per fare un... controllo.»
Fergus corrugò la fronte. «E perché mai? Non capisco.»
«Neanch'io capivo. A quell'epoca nessuno si era preoccupato di dirmi
che avrei potuto incontrare delle difficoltà a concepire un figlio.» Invece la
contessa ci aveva pensato. «A quanto pareva, c'era il rischio che la
peritonite avesse potuto danneggiare le tube di Falloppio e questo avrebbe
significato che i miei ovuli non sarebbero potuti essere fecondati.»
«E che importanza aveva se lui ti amava?»
«George era... è un conte. Sua madre ha messo in chiaro che, senza
possibilità di eredi, il matrimonio con suo figlio sarebbe stato
impossibile.»
Fergus trovava difficile trattenere l'ira. «Non c'è alcuna garanzia che i
figli arrivino, Veronica, e anche se arrivano c'è il cinquanta per cento di
probabilità che siano femmine.»
«Lei voleva quel cinquanta per cento di probabilità, Fergus. Non la
certezza dell'impossibilità.»
«E se non lo avessi saputo prima di sposarti? Quanto avrebbe aspettato
prima di ordinare al figlio di divorziare? In che secolo vive quella donna?
E il dolce George non si è pronunciato al riguardo?»
«Io non gli ho detto niente. Quando sono tornata a Londra ho parlato col
mio medico e lui mi ha fatto fare un test.» Fu scossa dai brividi.
«Hai freddo.» Fergus trovò la sua camicia da notte sotto il cuscino e
gliela infilò, ma lei continuava a tremare, allora la coprì con le coperte e la
strinse premurosamente tra le braccia.
«Ho spiegato la situazione a George e gli ho dato l'opportunità di

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andarsene.»
«E lui l'ha accettata?» Fergus era scandalizzato. «Santo cielo! Non ne
hai abbastanza di quell'individuo?»
«Non essere duro con lui. Nella sua posizione...»
Fergus le mise una mano sulla bocca. «Non dire un'altra parola su di lui.
Io ti amo, Veronica, e ti voglio sposare. Voglio sposare te, vivere con te,
dividere la tua vita e ciò che viene con te, buono o cattivo che sia.»
«Sposarmi?»
«Sono innamorato di te ed è normale che desideri passare la vita con la
donna che amo.»
«Ma il tuo nome...»
«Pensi che al mondo ci siano pochi Kavanagh?»
Lei scosse la testa. «Marlowe Court? La Kavanagh Industries!» gli
ricordò. «Chi prenderà il tuo posto?»
«La Kavanagh Industries è una società pubblica. Per sopravvivere non
ha bisogno di un Kavanagh. Riguardo a Marlowe Court, ho due sorelle.
Jane ha un bambino e Dora avrà una figlia adottiva quando sarà sposata
con John. Così la prossima generazione è fatta. Hai qualche altra
obiezione?»
«Certo che ne ho: sai ben poco di me, ci siamo conosciuti solo una
settimana fa, accidenti! Non è possibile che tu voglia sposarmi!»
Non era un sì ma neppure un no.
«È tipico dei Kavanagh» spiegò lui. «Sembra che succeda sempre così
nella mia famiglia.» Le sorrise. «Non preoccuparti, hai sei mesi per
abituarti all'idea.» Veronica aggrottò la fronte. «Novembre» le ricordò.
«Tua madre è già al lavoro per organizzare il nostro matrimonio.»
«Ma quello è stato...» Fergus le mise un dito sulle labbra. «È ridicolo...»
riuscì a borbottare lei.
«E allora, perché non ridi?» Non rimase ad aspettare la sua risposta, ma
la baciò ancora assicurandosi che non protestasse più.

10
Quando Veronica si svegliò, la stanza era piena di sole, come se il
nubifragio della sera precedente non ci fosse mai stato. Ed era sola. Per un
attimo pensò di avere sognato tutto.

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Ma nell'aria c'era odore di candele bruciate e in bagno il suo vestito
rovinato giaceva a terra come uno straccio. E la camicia che Fergus aveva
indossato era sparita. Anche lui se n'era andato? Poi lo sentì al piano
terreno e il cuore accelerò i battiti. Continuando a dirsi che non poteva
essere vero, afferrò la vestaglia dall'appendino dietro la porta e corse in
cucina. Poi si fermò sulla soglia sopraffatta da un attacco di timidezza.
Lui si voltò. «Salve, bella addormentata. Stavo per portarti la colazione a
letto.» Posò una caffettiera su un vassoio su cui c'erano già frutta, yogurt e
alcuni toast.
Le guance di Fergus erano leggermente scurite dalla barba, i capelli
arruffati, la camicia sgualcita e sbottonata. «Dovrei già essere al lavoro»
sospirò lei. Ti amerò per sempre, avrebbe voluto confessargli invece.
Fergus versò il caffè sorridendo e le porse la tazza. «Rilassati, tesoro.
Non potrai andare da nessuna parte finché gli operai non avranno rimosso
l'albero che blocca la strada.»
Veronica prese la tazza. «Sei per caso uscito vestito a quel modo?» gli
domandò osservando il suo aspetto.
«Avevo bisogno di usare il telefono e il tuo non funziona: non c'è linea.
Così ho usato quello della macchina. Ma non preoccuparti, non mi sono
avventurato per la strada. È stata la tua vicina che mi ha detto dell'albero.»
«La signora Rogers.»
«Sì. Una signora molto gentile. Voleva fermarsi a chiacchierare.»
«La cosa non mi giunge nuova.»
«Comunque, è stato l'albero ad abbattere le linee telefoniche.»
«Volevo chiamare l'ospedale per sapere come sta Cassie...»
«Già fatto. Madre e figlia stanno benissimo. Andremo più tardi a
trovarle. Ho anche chiamato il tuo ufficio per spiegare che arriverai tardi.
A quanto pare non sei la sola.»
«C'è qualcuno in tutto il mondo che non sa che hai passato la notte nel
mio letto?»
Fergus imburrò un pezzo di toast e glielo offrì. «Forse qualcuno c'è.
Comunque chiamerò la radio locale perché facciano un annuncio, se è
questo che vuoi. Inviteremo l'intera città al nostro matrimonio.» Aveva gli
occhi ridenti. Veronica capì che era felice e per la prima volta, da lungo
tempo, si rese conto che lo era anche lei.
«Ottima idea» dichiarò sporgendosi verso di lui. Gli prese il polso, diede
un morso al toast e senza lasciarlo si diresse verso le scale. «E dato che

Liz Fielding 86 1998 - Galeotto Fu Il Treno


nessuno dei due andrà da nessuna parte, puoi anche annunciare che
passerai la mattinata qui.»

Veronica trascorse un bel pomeriggio. In ufficio raccontò a tutti della


bambina di Cassie, di cosa fosse successo la sera prima: addirittura
ricevette la chiamata da un reporter del giornale locale che stava scrivendo
un articolo sul nubifragio e voleva fotografare la donna che aveva fatto
nascere la bambina sul sedile posteriore di una macchina.
Poco prima delle diciotto, scese a comprare un mazzo di fiori e della
frutta per Cassie e un regalino per la piccola e attese l'arrivo di Fergus per
andare in ospedale. Tutto sembrava procedere per il verso giusto.
Veronica prese tra le braccia la nuova vita che aveva aiutato a venire al
mondo. Fergus l'amava, lei lo amava, pensò. All'improvviso la vita era
diventata meravigliosa. «Hai deciso il nome?» domandò a Cassie.
«Ho pensato di chiamarla come te.»
«Non osare! Chiamala Gilda, piuttosto, visto che l'hai quasi fatta nascere
nella Guildhall.»
«Se il criterio è questo dovrebbe essere chiamata Strada» osservò
Fergus. «O magari Mercedes.»
«Non ha l'aspetto di una Mercedes.» Cassie mise il broncio. «Sembra
piuttosto un fiore.»
«Ma quale fiore?» Nick prese la figlia tra le braccia.
Fu allora che Veronica vide lo sguardo nei suoi occhi: caldo, tenero,
pieno di evidente stupore. Non riuscì a soffocare un gemito, ma per fortuna
poté udirlo solo Fergus, che le era di fianco.
«Ti lasciamo riposare, Cassie» si affrettò a dire.
«Ma... siete appena arrivati...»
«Non hai bisogno di noi.» Si chinò a baciarla sulla fronte. «Ci vediamo,
Nick.»
Veronica si trovò fuori della porta prima di riuscire a pensare, il braccio
di Fergus intorno alle spalle come se volesse proteggerla dal mondo intero.
«Non dire niente. Ricorda che ti amo» le mormorò piano.
Veronica non ne dubitava affatto, come non dubitava del proprio amore
per lui. A volte, però, amore vuol dire sacrificio. Di se stessa o di Fergus?
Stavolta la decisione sarebbe stata sua. Non adesso, però, non quel
giorno. Dopo il matrimonio di Dora, promise a se stessa. Gli avrebbe detto
che era stato tutto un grosso errore, che non poteva assolutamente

Liz Fielding 87 1998 - Galeotto Fu Il Treno


sposarlo, che era successo tutto a causa dell'emozione per la nascita della
bambina, per il nubifragio. Anche lui, forse, avrebbe pensato più
chiaramente e di sicuro non avrebbe protestato.
«Tutto a posto?»
Veronica annuì. «Sto bene.» Ma Fergus non sembrava convinto.
«Davvero, sono solo un po' commossa, ecco tutto.»
«Cosa facciamo stasera? Possiamo mangiare a casa, se ti va.» Lei scosse
la testa. «Dobbiamo solo decidere se andare da te o da me.»
Veronica sapeva che doveva rispondere che non sarebbero andati in
nessuno dei due posti perché aveva del lavoro da fare: sarebbe stata la cosa
più saggia. Ma avrebbe avuto il resto della vita per congratularsi con se
stessa per la propria saggezza, per lavorare. Invece, aveva poco meno di
una settimana per stare con lui e voleva avere dei bei ricordi da conservare.
«Da me» rispose. «E stavolta sarò io a cucinare per te.»

Quello era il secondo matrimonio in due settimane e di nuovo tutti gli


occhi erano puntati su Veronica. Ma questa volta, mentre l'organista
suonava la Marcia Nuziale di Wagner, lei non guardava la sposa bensì
Fergus, che portava la sorella all'altare per darla all'uomo che l'amava. Era
un momento di grande gioia e lei cercò di trattenere le lacrime, poi decise
di lasciarle scorrere senza vergogna. Le lacrime, dopotutto, erano adatte a
un matrimonio.
Al ricevimento, ogni volta che qualcuno chiedeva la data del matrimonio
dell'anno, Fergus aveva la risposta pronta. «Novembre, a meno che non
riesca a persuadere Veronica a sposarci prima.»
Anche lei aveva una risposta. «Prima? Non so come riuscirò a farcela in
sei mesi. Dora può dirti quanto impegno richieda organizzare un
matrimonio, e lei non lavorava.»
«Ma tu rinuncerai al lavoro, no?» le chiedeva il curioso di turno. «Non
sei ansiosa di smettere di lavorare per...?»
Questo era di nuovo il turno di Fergus. «No di certo. Che gusto c'è a
sposare una donna in carriera, se non le permetto di mantenermi?»
Questa risposta provocava ilarità e lui, con una rassicurante stretta alla
mano di Veronica, la trascinava lontano, verso altri parenti e amici. C'era
molta gente e lei non conosceva quasi nessuno. Almeno al matrimonio di
Fliss, Fergus aveva incontrato persone che già conosceva e si era divertito.
Allora era stato tutto un gioco, ora il gioco era quasi finito.

Liz Fielding 88 1998 - Galeotto Fu Il Treno


C'era ormai soltanto una cosa da fare: un ultimo, disperato lancio di
dadi. Veronica aveva bisogno di un doppio sei, ma sapeva che non era
facile ottenerlo.
«Penso che potremmo anche andarcene» le bisbigliò Fergus. «Nessuno
ci farà caso.» Dora e John erano già partiti per la luna di miele. «Qui
continueranno a festeggiare fino a notte fonda.»
«E tu non vuoi festeggiare?» gli chiese un po' sorpresa.
«Sì, da solo con te.» Si chinò a baciarla sulle labbra. Alcuni giovani,
accanto a loro, gridarono il loro entusiasmo, allora Fergus si voltò e
s'inchinò con ironia verso di loro. «Andiamocene» mormorò poi a
Veronica. «Sono troppo vecchio per rendermi ridicolo in pubblico.»
«E in privato?» scherzò lei.
Fuori, il giardino era ancora illuminato dalle candele. «Che ne diresti di
andarcene per qualche giorno?» propose Fergus.
Sarebbe stato meraviglioso, pensò Veronica. Ma anche doloroso. E lei
aveva promesso a se stessa che quella settimana avrebbe prenotato un
tavolo in un ristorante pieno di paparazzi, messo in atto una lite e gli
avrebbe buttato addosso l'anello. E se l'avesse fatto abbastanza bene, lui
non avrebbe mai saputo che la sua era una recita.
«Non credo di potere, al momento. Sono così occupata...»
Ma lui era preparato a quell'evenienza. «Se è del lavoro che ti preoccupi,
mi sono già messo d'accordo con Nick.»
Lei si fermò bruscamente. «Cos'è che hai fatto?» sbottò. «Quando l'hai
visto?»
«Non l'ho visto. Mi ha telefonato lui. Cassie voleva assicurarsi che
sapessimo che lei desidera sul serio averci come padrini della bambina. Il
battesimo è fra sei settimane, speriamo che decidano in tempo il nome per
la bambina. A quanto pare non sono bastati nove mesi per...»
«Nicole. La chiamano Nicole Rose» lo informò Veronica. Poi capì che
quella era la scusa che cercava per essere in collera con lui. «Non pensare
di cambiare argomento, Fergus» aggiunse con voce ferma. «Il mio lavoro
non ha niente a che vedere con te. Nick è in ferie e in questo momento non
ha idea di che giorno della settimana sia, per non parlare di quello che io
ho da fare. Non ho un attimo di tempo libero e...» Sapeva benissimo che
quelli erano solo pretesti, purtroppo era l'unica soluzione da adottare.
«Ehi, puoi fare del lavoro anche fuori dell'ufficio e inoltre...»
«Insomma, mi stai ascoltando o no?»

Liz Fielding 89 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Fergus forse la stava ascoltando ma era troppo impegnato a baciarla
dietro l'orecchio, sul collo, dove aveva scoperto che lei era tanto sensibile.
Avrebbero dovuto litigare!, pensò Veronica seccata e deliziata allo stesso
tempo. Si concentrò, rifiutandosi di lasciarsi andare. «Tu non avresti preso
qualche giorno libero nelle mie condizioni.» Un po' di sano femminismo
l'avrebbe aiutata. «Solo perché sono una donna...»
«Aiuta, indubbiamente» la interruppe lui sorridendo in un modo che la
faceva sciogliere.
Non solo stava rifiutando di discutere con lei, ma la stava anche
prendendo in giro. Veronica sapeva che avrebbe dovuto essere furiosa,
però era così difficile... «Non posso andare da nessuna parte questa
settimana, Fergus. Ho delle importanti riunioni a Londra...» La sua bocca
le solleticava dolcemente le labbra. «... e a Birmingham» continuò, mentre
le lunghe dita di lui le sfioravano con delicatezza la nuca. «Forse
venerdì...»
«Mmh... Soltanto forse?» La strinse con forza al proprio petto.
«Sicuramente» gli promise.
«E lunedì?»
«Sì, sì!» Era la resa incondizionata. Lui la strinse di più. «Anche
lunedì.»
«Sai, ho l'impressione che se continuo ad accarezzarti tu mi prometterai
qualsiasi cosa.»
Lei alzò la testa. «Mmh... Potresti avere ragione» mormorò con voce
roca. «Adesso però sarebbe una perdita di tempo. Un fine settimana lungo
è tutto ciò che posso permettermi.»
«Va bene, ti credo.» Sorrise. «Voleremo, così guadagneremo tempo.»
«Volare? E dove andiamo?»
«Nel Galles. Ci sei mai stata?» Lei scosse la testa. «È verde, pacifico e
incredibilmente bello. Proprio come te.»
«Io sono verde e pacifica?» tentò di scherzare lei, tuttavia non le riuscì
di nascondere il tremito nella voce.
Lui le accarezzò una guancia lievemente. «Ti ho mai detto che hai una
bocca bellissima, Veronica Grant?»
«No, ma sono molto sensibile ai complimenti.» E anche ai suoi baci, e
lui lo sapeva benissimo. Col calore della sua bocca, il tocco delle sue mani
aveva appena fatto cadere tutte le sue obiezioni, tutta la sua irritazione.
«Quanto sensibile?»

Liz Fielding 90 1998 - Galeotto Fu Il Treno


Veronica chiuse gli occhi sul velo di lacrime che minacciavano di
spuntare. «Mettimi alla prova» rispose in un tono invitante.

«Venga, signorina Grant, il dottore l'aspetta.»


Questi attese finché non si fu seduta, dopodiché non perse tempo in
convenevoli. Senza tanti giri di parole e senza offrirle false speranze le
ripeté quanto le aveva detto anni prima: le sue tube di Falloppio erano state
danneggiate e i suoi ovuli non avrebbero mai potuto essere fecondati. Per
restare incinta, quindi, avrebbe potuto solo avvalersi della fecondazione
artificiale.
Il medico iniziò a spiegarle la procedura, ma lei lo fermò. Aveva
conosciuto persone che vi si erano sottoposte, che avevano passato anni
della loro vita ossessionate dalla disperata necessità di avere un bambino.
Aveva visto matrimoni rovinati per quello stress.
Se avesse sposato George, Veronica sapeva che avrebbe fatto qualsiasi
cosa per dargli un erede. Ora, però, era differente: lei amava troppo Fergus
per causargli una sicura sofferenza. Doveva però riuscire a convincerlo che
interrompere la loro relazione non aveva nessun legame col fatto che lei
non potesse concepire un figlio. E prima avesse affrontato la situazione,
meglio sarebbe stato.
Alla fine di giugno, però, c'era il battesimo della bambina di Nick e
Cassie. Fino ad allora non avrebbe potuto fare niente: non sarebbe stata
una bella cosa se i padrini si fossero guardati in cagnesco.
Aveva sei settimane per pensare a qualcosa di convincente, per prendere
le distanze da Fergus, per allontanarsi gradualmente da lui. Ma prima
aveva quel fine settimana e voleva che tutto fosse perfetto. Ne avrebbe
conservato un ricordo meraviglioso.

«L'ha presa bene» commentò l'infermiera, spostando la scatola dei


fazzoletti di carta che aveva messo sulla scrivania del dottore, pensando
che Veronica avrebbe versato un fiume di lacrime.
«È una ragazza molto controllata. Non credo, comunque, che si
aspettasse qualcosa di diverso da ciò che già sapeva.»
«Le ha detto che c'è la possibilità di portare avanti una gravidanza con
l'inseminazione artificiale?»
«Sì, ma non mi ha voluto ascoltare. Tu le hai dato i dépliant
informativi?»

Liz Fielding 91 1998 - Galeotto Fu Il Treno


«Sì, ma non so se li guarderà.»

L'elicottero volava basso seguendo il percorso di un fiume, appena dopo


Abergavenny e Crickhowell. Veronica non amava particolarmente trovarsi
in posti piccoli e stretti e stava per innervosirsi.
«Ma dove siamo?» chiese ansiosamente. «Non c'è un villaggio, un paese
né una casa all'orizzonte.» Gemette. «Non dirmi che hai programmato una
vacanza su un battello! Ti avverto, Fergus, mi viene il mal di mare solo ad
attraversare un ponte!»
Lui le prese la mano e la tenne tra le proprie. «Nessun battello» le
assicurò. «E nessuna tenda» aggiunse anticipando la domanda seguente.
«Ecco, è là che stiamo andando.»
Veronica si guardò intorno, però in mezzo alla campagna deserta non
riusciva a vedere né un cottage né una villa, e neanche un alberghetto.
Tutto quello che vedeva era... Si voltò verso Fergus. «Non puoi avere...
Per favore...»
«Per favore, cosa? Dirti che non ho comprato un castello?» Si strinse
nelle spalle. «Okay, se la cosa ti fa felice, ti assicuro che non ho comprato
un castello.» Veronica sospirò di sollievo. «Ma ci sto pensando, ed è per
questo che staremo lì per il fine settimana. A dire il vero, non è considerato
ufficialmente un castello, è solo una torre, anzi, poco più di una torretta
fortificata usata fino al diciottesimo secolo da qualche gentiluomo di
campagna come padiglione di pesca. Non c'è neanche un fossato, vedi?»
Non poteva pensare di comprarlo! Non poteva, vero, essere tanto pazzo?
Veronica temeva purtroppo di conoscere già la risposta. Non si erano
comportati entrambi come degli idioti dal momento in cui si erano
conosciuti? «Dato che non avrà sicuramente una protezione contro
l'umidità, tanto vale che non ci sia nemmeno il fossato» dichiarò piuttosto
seccamente.
«Sei una donna davvero pratica.»
«Qualcuno deve pur esserlo. E che ne farai di un castello?»
«Lo darò a te come regalo di nozze.»
Prima che il cervello di Veronica riuscisse a elaborare una risposta
sensata e comandasse alla bocca di parlare, l'elicottero era atterrato e
Fergus era saltato a terra e le stava porgendo una mano.
Lei sapeva che non avrebbe dovuto prenderla, avrebbe dovuto restare
dove si trovava e dire al pilota di riportarla a Melchester.

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«Non ti piace. È a causa del fossato?» chiese Fergus vedendo la sua
esitazione. «Lo sapevo. Avevo detto all'agente immobiliare che non
sarebbe andato bene. Tua zia May mi ha avvertito che sei una
perfezionista.»
«No, Fergus, è bello.»
«Bello?»
«Mi piace moltissimo.» Non avrebbe dovuto dirlo, non avrebbe dovuto
incoraggiarlo. «Non ha bisogno di un fossato. C'è il fiume, no? E c'è anche
un cigno, guarda...»
«Veramente sono due» la informò lui senza toglierle gli occhi di dosso.
«Una coppia. I cigni si accoppiano per la vita, lo sapevi?»
«È una cosa che sanno tutti» gli rispose, arrabbiata con se stessa per aver
ceduto un'altra volta. «Dai, andiamo» aggiunse scendendo dall'elicottero.
Esplorarono la piccola magione costruita da qualche gentiluomo nel
periodo Stuart: la tenuta era molto trascurata e aveva bisogno di una
ristrutturazione, però era bellissima.
«Andiamo a vedere la torre» la invitò Fergus prendendole la mano
mentre salivano la scala in pietra. «Sembra uscire da una favola.» E aveva
ragione: in cima alle scale c'era una grande stanza rotonda, arredata con
pochi mobili antichi e un enorme letto con baldacchino.
«Come avranno fatto a portarlo fin qua?» chiese Veronica.
«Suppongo che sia stato costruito direttamente in questa stanza. Sarebbe
stato portato via ormai da tempo se fosse stato possibile smontarlo, non
credi?»
Lei guardò fuori della finestra. Il panorama era stupendo, perfetto.
Anche Fergus era perfetto. Lei invece lo non era affatto. Rabbrividì e lui la
prese tra le braccia.
«Non preoccuparti, gli operai verranno la prossima settimana a mettere a
posto il riscaldamento.»
Non era per il freddo che era rabbrividita... Veronica sollevò la testa di
scatto dalla spalla di lui appena capì il significato di quelle parole.
«Mi avevi assicurato di non averlo comprato!»
«Mi hai detto tu di farlo.»
«Sei impossibile.» Veronica cercò di allontanarsi ma lui continuò a
tenerla tra le braccia. «Pensi che ti basti schioccare le dita e tutto il mondo
si prostra ai tuoi piedi! Be', ti sbagli. Io non ho chiesto un castello e non lo
voglio...»

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Fergus la scostò lievemente da sé. «Sei proprio testarda, sai?» Le rivolse
un sorriso sensuale.
«Ho detto che sei impossibile?» Veronica era fredda come il ghiaccio.
«Peggio. Mi fai infuriare!»
«Sei adorabile quando sei arrabbiata, amore mio.»
«Tu faresti arrabbiare anche un santo.»
Fergus sorrise. «Hai due deliziose macchie rosse» sussurrò. «Una qui...»
E le baciò una guancia. «E un'altra qui» aggiunse baciandole l'altra
guancia. Poi le sfiorò delicatamente le labbra.
Veronica sapeva che avrebbe dovuto resistergli. Era adirata con se stessa
per essersi cacciata in quel la situazione, ma la sua ira stava svanendo al
calore dei suoi baci. «Sei davvero impossibile» borbottò.
«Ma tu mi ami ugualmente.»
«Ho detto una cosa del genere? E quando?»
«Hai bisogno che te lo ricordi?» mormorò Fergus mentre le sfiorava la
nuca con le dita.
«No» si affrettò a rispondergli.
«Ne sei sicura?» Le sue carezze le stavano provocando dei brividi in
tutto il corpo.
«Ti prego...»
«Ti prego... smettila o ti prego... continua?»
Come poteva essere così controllato mentre lei si stava sciogliendo come
neve al sole? «Smettila, smettila.»
«Solo se prometti di sposarmi.»
Le gambe sembravano non riuscire più a reggerla. «Pensavo di averlo
già fatto.»
«No, amore. Quando te l'ho chiesto ti sei limitata a non dire di no. Stai
contando sul fatto che io cambierò idea.» Veronica si tirò indietro e lo
guardò negli occhi sbalordita. «Be', sappi che non lo farò mai. Prometti.»
«Dici sul serio?»
«Mai stato più serio in vita mia. Il mondo non è perfetto, Veronica. Non
possiamo avere tutto. Se, però, io potrò avere te, sarò l'uomo più felice
della terra.» Nei suoi occhi c'era uno sguardo così intenso, così disperato
che lei non poté affatto dubitarne. «Mi sposerai?»
«A novembre...» cercò di temporeggiare.
«Non a novembre. Ho prenotato la chiesa per il terzo sabato di luglio.»
«Luglio? Impossibile!»

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«E perché mai? Niente è impossibile.»
«Ma mia madre...»
«Lascia che le parli io.»
Il cuore di Veronica batteva come un tamburo. «E se rifiutassi?»
Il viso di Fergus si distese in un sorriso. «Perché pensi che ti abbia
portata qui prima di chiedertelo? Se rifiutassi ti chiuderei in questa torre
finché non cambiassi idea.»
Veronica non dubitò della serietà della sua affermazione, come del resto
non dubitava più del suo amore.
«Hai tempo fino a lunedì per convincermi.» E ricambiò il sorriso.

«I padrini vengano pure avanti» invitò il vicario.


Veronica guardò teneramente il neonato che teneva tra le braccia, sorrise
a Fergus che stava accarezzando la piccola testa, poi porse il fagottino a
Jane che si avvicinò insieme a Nick.
«Come si chiama il bambino?» chiese il vicario.
«Charles Fergus Grant» dichiarò Jane con voce chiara.
«Charles Fergus Grant, io ti battezzo...»
Charlie Kavanagh lanciò un grido di protesta quando il vicario gli versò
l'acqua sul capo. Fergus strinse teneramente la mano di Veronica che
aveva la gola chiusa per l'emozione.
Quello era il giorno che aveva sempre sognato e che mai avrebbe osato
immaginare... Charlie, il loro figlioletto, era un dono del cielo.
Veronica sapeva che Fergus la stava osservando, ma non osava voltarsi a
guardarlo, sapendo che quell'uomo meraviglioso stava tentando a propria
volta di trattenere le lacrime di gioia. Entrambi erano consci del miracolo
che era loro capitato. Era iniziato sul treno delle otto e quindici da
Melchester per Londra e... sarebbe durato per sempre...

FINE

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