Metodologia Del Lavoro Scientifico UPRA
Metodologia Del Lavoro Scientifico UPRA
Metodologia Del Lavoro Scientifico UPRA
Metodologia
del lavoro
scientifico
ATENEO PONTIFICIO
REGINA APOSTOLORUM
METODOLOGIA del lavoro scientifico / a cura di Angelo Marocco
Roma : Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, [2004]
80 p. ; 15 x 22,5 cm. – (Sussidi e strumenti didattici ; 1)
ISBN 88-89174-13-7
1. Metodologia
Finito di stampare nel mese di ottobre 2004 da Città Nuova Tipografia, Roma
Introduzione
4
Capitolo I
Tipologia dei lavori scientifici
Angelo Marocco
I. Attività accademiche
1. Elaboratum
È necessario innanzitutto premettere che con il termine
elaboratum sono definiti diversi tipi di lavoro. Infatti, con
elaboratum si può indicare lo scritto richiesto per un seminario,
quello per un esame di un corso opzionale, di fine ciclo per il
Baccalaureato o per la Licenza.
Per questo motivo, diverse sono le tipologie di elaborata.
Tenendo presente questa premessa, gli elaborata rispetto, ad
esempio, alla tesi di licenza sono di ampiezza minore, trattano in
genere di un solo aspetto di un determinato problema, hanno un
tema fissato da un professore (oppure concordato con lui dopo
essere stato proposto dallo studente) e richiedono un tempo assai
limitato per la sua preparazione1.
––––––––––
1
Ricordiamo anche l’esistenza del paper, un lavoro brevissimo (2-4 pagine),
richiesto da alcuni docenti come parte integrante dell’esame di corso. Sarà lo
stesso docente a stabilire caratteristiche, limiti e argomenti del paper.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Tesi di licenza
Prima della conclusione del biennio di licenza lo studente è
tenuto a presentare un’appropriata dissertazione scritta che
dimostri la sua idoneità all’insegnamento nelle scuole superiori
non universitarie e la sua capacità di lavorare a livello scientifico e
di poter continuare, avendone la possibilità, gli studi nel terzo
ciclo. La tesi di licenza deve dunque comprovare l’attitudine dello
studente – oltre che all’insegnamento – anche alla ricerca
scientifica. Poiché suo obiettivo è quello di preparare ed
esercitare al lavoro scientifico, la tesi di licenza deve tendere a
essere un saggio di maturità scientifica.
Rispetto alla tesi di dottorato, quella di licenza si distingue
per una minore ampiezza e per trattare in genere un solo aspetto
di un problema fissato dalla facoltà o da un professore. Il suo
––––––––––
2
Occorre aver presente che non tutti i seminari richiedono un elaboratum ai
partecipanti. Questo dipende dalla modalità di lavoro di gruppo scelta e
proposta dal docente.
6
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI
3. Tesi dottorale
Il dottorato di ricerca è un titolo accademico valutabile
unicamente nell’ambito della ricerca scientifica. Gli studi per il
dottorato preparano all’approfondimento della formazione
scientifica e delle metodologie per la ricerca nei rispettivi settori.
Essi consistono essenzialmente nello svolgimento dei programmi
di ricerca individuali su tematiche scelte dagli studenti con
l’assenso e la guida dei docenti.
I corsi per il conseguimento del dottorato di ricerca devono
dunque fornire le necessarie competenze per esercitare, presso
università, enti pubblici o soggetti privati, attività di ricerca di alta
qualificazione. Essi consistono nella frequenza di corsi avanzati
(lì dove sono richiesti) e nello svolgimento di programmi di
ricerca individuali e/o in collaborazione, a carattere anche
interdisciplinare, secondo le modalità definite dal collegio dei
docenti dello specifico corso di dottorato.
Il titolo di dottore di ricerca è conferito dal rettore
dell’università sede amministrativa del corso di dottorato, previo
superamento dell’esame finale. La tesi finale, che può essere
redatta anche in lingua straniera secondo le indicazioni delle
diverse facoltà, richiede la previa autorizzazione delle autorità
accademiche, e deve essere presentata all’università sede d’esame,
che stabilirà le modalità di presentazione e di valutazione di essa.
La tesi dottorale è dunque una monografia scientifica, nella
quale lo studente deve mostrare la propria attitudine al lavoro
7
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1. Articoli di rivista
Le riviste scientifiche in genere sono caratterizzate dalla
presenza di una tripartizione di fondo: articoli, note e sezione
bibliografica. La parte preminente e in generale più cospicua della
rivista è comunque costituita dagli articoli. Questi sono a tutti gli
effetti lavori scientifici in sé completi, anche se la loro estensione
è chiaramente minore.
Le circostanze e i motivi all’origine della stesura di un articolo
possono essere vari: a) la presentazione al mondo scientifico di
una scoperta o soluzione a un problema finora insoluto; b)
esaminando e indagando un determinato tema, emergono punti
non ancora trattati con quella profondità che sarebbe invece
opportuna; c) l’intenzione di esporre una questione già
conosciuta e studiata assumendo però una nuova prospettiva; d) il
proposito di esprimere la propria posizione alla presenza di una
controversia o all’emergere di una nuova tematica; e) nel
preparare un saggio l’autore può anticipare uno o più temi del
proprio studio, allo scopo di saggiare l’opinione di esperti4.
––––––––––
3
GIOVANNI PAOLO II, Constituzione apostolica Sapientia christiana, circa
le università e le facoltà ecclesiastiche (15 aprile 1979), art. 49, § 3.
4
Si può verificare anche il caso in cui l’autore intenda sviluppare in un
articolo quelle parti secondarie di un proprio saggio che non trovano in esso
adeguato posto o sviluppo.
8
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI
9
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Note
Va subito detto che è difficile tracciare una netta distinzione
tra nota e articolo. La prima differenza che si rileva immediata-
mente è senz’altro la minore estensione della nota rispetto
all’articolo. In ogni caso, la nota può essere annoverata a pieno
titolo tra le trattazioni. Ad esempio, possono essere considerate
“note” lavori di questo tipo: tesi particolari; interpretazioni di un
testo o di un passo; riletture di un libro; precisazioni su una
particolare questione; articolate recensioni di un libro offrendo
nel contempo un qualche apporto originale; cronache di
congressi, colloqui o incontri simili in cui si faccia ampio
riferimento alle relazioni e discorsi presentati e nella quale non
manchi anche una valutazione critica; rassegne bibliografiche;
evocazioni di anniversari; note necrologiche; ecc.
Lo spazio limitato che l’autore e la redazione della rivista
s’impongono nella nota non deve evidentemente pregiudicare la
linearità e il rigore del discorso. Anche l’apparato tecnico deve
mantenere le prescrizioni date dalla redazione delle singole
riviste.
3. Recensioni
La recensione è l’esame critico, sotto forma di articolo, di
un’opera di recente pubblicazione con una valutazione critica del
contenuto, della disposizione delle parti, del metodo e della for-
ma. La stesura di una recensione richiede innanzitutto una piena
conoscenza del libro, una preparazione adeguata sulle materie
esposte, un’attitudine ad esprimere un giudizio critico per
agilmente riconoscere nell’opera l’essenziale dal superfluo e per
elaborare con facilità giudizi e critiche, indipendenza di giudizio
immune da pregiudizi o antipatie. A questo riguardo, occorre
tenere presente che finalità della recensione non è tanto quella di
comprendere la concordanza delle nostre opinioni con quelle
10
TIPOLOGIA DEI LAVORI SCIENTIFICI
4. Segnalazioni
Le recensioni vanno distinte dalle presentazioni delle opere, le
quali si limitano all’esposizione del contenuto del libro e sono
raggruppate in genere alla fine della rivista sotto il titolo di
11
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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Capitolo II
La ricerca e l’elaborazione del lavoro scritto
Fernando Pascual, L.C.
I. La scelta dell’argomento
Scegliere l’argomento rimane sempre un momento
particolarmente importante per poter condurre a termine un
buon lavoro scritto. Di fronte alle numerose possibilità di scelta il
momento decisionale diventa problematico, perché è facile
trovarsi con il desiderio di sviluppare molte tematiche quando,
invece, il lavoro scritto deve concentrarsi soltanto su un
argomento molto specifico.
Il primo criterio metodologico è quello di pensare bene
l’argomento da sviluppare. Ci vuole un certo lasso di tempo per
riflettere sulle tante possibilità che abbiamo di fronte, sulle
difficoltà che troveremo nel cammino, sui vantaggi nel trattare
questo o quell’argomento, sui limiti di tempo e di lunghezza che
dovremo imporci.
Dopo un’attenta riflessione, che comporta lasciare da parte
argomenti che magari ci piacciono di più a favore di altri più
interessanti e più adeguati alla nostra situazione accademica,
arriva il momento della scelta. Lo studente deve essere in grado di
scegliere un tema che abbia le seguenti caratteristiche:
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
4
Può essere scritto anche «a cura di» invece di «ed.» per l’editore o curatore
di un volume. In plurale sarebbe «edd.» (editori).
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
VI. Stesura
Le tappe precedenti ci hanno preparato al momento più
personale del lavoro scritto: la redazione delle riflessioni e
riassunti che abbiamo potuto elaborare grazie al tempo dedicato
alla ricerca e alla riflessione. Consideriamo adesso alcuni criteri
per essere in grado di fare un lavoro scritto che si adegui sia al
livello intellettuale dello studente sia al rigore scientifico richiesto
dall’argomento.
In genere i lavori scritti vanno fatti nelle lingue approvate
nelle facoltà dove sono presentati. Eventualmente si può
concordare con il docente, consultato il decano, in altre lingue.
Normalmente è consigliabile redigere il lavoro nella propria
lingua madre per poter essere in grado di esprimere con chiarezza
e precisione il proprio pensiero.
Una buona redazione deve mettere insieme, fra altre, le
seguenti qualità: chiarezza, linearità, completezza, rigore termi-
nologico, correttezza grammaticale e sintattica.
- Chiarezza: lo studente deve essere in grado di esprimere il
proprio pensiero tramite la scrittura. Non deve cadere,
dunque, nell’oscurità attribuita a qualche pensatore del-
l’Antichità, che voleva non essere capito da nessuno...
- Linearità: le idee devono seguire una presentazione logica,
lineare, in modo che il pensiero faccia il suo percorso
naturale. Questa linearità può essere di diverso tipo:
ascendente (dalle conclusioni verso le premesse, dagli effetti
verso le cause) o discendente (dai principi alle conclusioni,
dalle cause verso gli effetti). Il testo scritto non deve
procedere a balzi, né tornare indietro per chiarire dopo un
punto che dovrebbe essere stato presentato prima.
- Completezza: ogni frase deve essere completa, con il suo
soggetto e il suo predicato. Certamente i linguaggi poetico e
letterario permettono l’omissione di elementi sintattici per
arrivare a certi effetti linguistici, ma un lavoro di natura
scientifica deve usare un linguaggio chiaro e rigoroso, e non
lasciare nessuna idea a metà strada.
- Rigore terminologico: un lavoro di teologia, di filosofia, di
bioetica, deve usare il linguaggio della propria disciplina.
26
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
27
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1. L’introduzione
La parte introduttiva deve offrire indicazioni chiare
sull’argomento e le modalità di ricerca e d’esposizione scelte dallo
studente. Per questo motivo, l’introduzione va elaborata non
all’inizio, ma alla fine della stesura, il che significa che il lavoro di
redazione comincia con il corpo o parte espositiva del testo.
L’introduzione deve essere agile e chiara. Normalmente
presenta il tema che è stato scelto (indicandone i limiti precisi), i
motivi di tale elezione, il metodo seguito per la ricerca e le scelte
metodologiche che servono per capire il risultato finale e le
modalità di presentazione (sigle usate, ecc.), e lo schema che si
seguirà (le parti del lavoro scritto e il motivo delle divisioni
adottate). Possono essere indicate anche nell’introduzione le
prospettive o i risultati ai quali si pensa si sia arrivati (il che risulta
alquanto facile per il fatto che l’introduzione, come appena detto,
va redatta dopo aver finito il corpo del lavoro).
28
LA RICERCA E L’ELABORAZIONE DEL LAVORO SCRITTO
nella parte che si sta iniziando. Inoltre, alla fine di ogni parte se
ne può fare un piccolo riassunto e preparare il passaggio alla parte
seguente.
3. La conclusione
La conclusione si elabora dopo aver finito il corpo del lavoro e
l’introduzione. In essa si raccoglie il frutto della ricerca, le
conclusioni alle quali il lavoro è arrivato, i punti che rimangono
aperti, e qualche valutazione più personale sull’insieme (valuta-
zione che può essere perfino critica, se si sono scoperte
limitazioni o errori in un testo studiato, senza dimenticare però
che la critica deve essere sempre rispettosa delle persone e basata
su argomenti solidi e ponderati).
Alla conclusione e all’introduzione si applica il criterio
espresso riguardo alla prima stesura in generale: si deve lasciare
un certo tempo di pausa per poter rivedere queste parti del lavoro
scritto in modo da poter fare una autocritica costruttiva che
permetta di correggere e migliorare il proprio testo.
29
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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Capitolo III
L’apparato critico
Pedro Mendoza, L.C.
3. Una volta che sia stata fatta la scelta di usare una certa
edizione critica, non è corretto utilizzarla contemporaneamente
con altre edizioni nelle citazioni, tranne nel caso che si debba fare
– per validi ed opportuni motivi – un loro confronto. Ad
esempio, quando diventa necessario mostrare che il manoscritto
privilegiato in un’edizione critica (quella usata nel proprio lavoro
scritto) risulta insufficiente per la comprensione di un testo e si
rende fondamentale confrontare tale testo con altri manoscritti
usati in altre edizioni critiche.
––––––––––
1
Vedremo in modo specifico altre indicazioni sulle abbreviazioni nel
paragrafo III di questo capitolo.
32
L’APPARATO CRITICO
A. Citazioni
1. La citazione è la riproduzione letterale, nel testo o nelle
note, di frasi o periodi delle fonti utilizzate nella ricerca. Tale
riproduzione può avere uno scopo diversificato:
a. esporre una dottrina, un’opinione, un fatto con le parole
stesse dei rispettivi autori;
b. provare una propria affermazione riguardante dottrine,
opinioni, fatti;
c. convalidare le proprie affermazioni od opinioni.
33
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
2
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., pp. 160-162.
3
Può anche essere citato un testo che, pur essendo alquanto generale, offre
una formulazione molto riuscita sia dal punto di vista contenutistico che
letterario.
34
L’APPARATO CRITICO
35
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
5
In alcune occasioni può essere opportuno dire l’opposto, cioè, che il
corsivo si trova nell’originale e non è opera dello studente.
36
L’APPARATO CRITICO
B. Le note
1. Contenuto, scopo e luogo delle note6
a. Rispetto al loro contenuto le note possono essere di
documentazione, di rimando, di complemento e chiarificazione,
miste.
- La nota di documentazione contiene soltanto gli elementi
che servono all’identificazione e alla possibilità di rintracciare
e consultare l’opera, manoscritta o stampata, dalla quale si è
preso il passo citato nel testo.
- Le note di rimando contengono le indicazioni bibliografiche
di opere il cui contenuto è parafrasato, riassunto o soltanto
accennato; di opere il cui contenuto è parallelo o
complementare; di opere con cui si fa accenno a discussioni
o problemi intorno al punto trattato. Fanno parte di questo
tipo di note anche i rimandi che chi scrive fa ad altre parti del
suo lavoro, e vanno sempre precedute con l’abbreviazione
«cf.».
- Le note di complemento o chiarificazione contengono ciò
che, pur essendo indispensabile ad un vero lavoro scientifico,
non si trova nel corpo del testo perché esso è d’impedimento
ad una lettura spedita, o quelle cose utili a chiarire o a
completare il testo stesso. Queste note contengono tra
l’altro proprie riflessioni, suggerimenti, ipotesi avanzate ma
non svolte perché solo incidentalmente presenti nel lavoro
scritto.
- Le note miste sono quelle che tengono insieme elementi
propri degli altri tre tipi di note.
––––––––––
6
Cf. R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., 171-182.
37
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Presentazione esterna7
2.1 Il rimando all’indicazione bibliografica posta nella nota a piè di
pagina viene fatto per mezzo di un numero in cifra arabica in
apice8, senza nessuno spazio prima della chiamata di nota:
Annotazioni particolari:
––––––––––
7
Per le numerose divisioni di questa parte abbiamo preferito numerare i
paragrafi con il sistema decimale: 2.1, 2.1.1, ecc. Alcune indicazioni offerte in
questo capitolo saranno riproposte, per motivi di completezza anche nel
seguente capitolo. In altri casi offriamo indicazioni diverse da quelle proposte da
Meynet.
8
La numerazione è sequenziale. In lavori più estesi, come la tesina oppure la
tesi di dottorato, per ogni nuova parte maggiore lo studente può reiniziare la
numerazione delle note.
38
L’APPARATO CRITICO
2.2 Il testo delle note va collocato del seguente modo: dopo una
linea di separazione di 50 mm, inserita tra il testo dello scritto e il
testo delle note a fondo pagine, e dopo un rientro di 5 mm, si
inserisce il numero della nota, in apice, seguito da uno spazio
fisso; si usa il carattere del testo di 11 punti e non si lascia
nessuna fra le note. Tutte le note finiscono con un punto (cf.
Annesso 2, le diverse note).
––––––––––
9
Non si aggiungono indicazioni relative alla qualificazione dell’autore, ad
esempio «Ph.D.», oppure «O.P.», «S.J.», «L.C.», ecc., benché tali indicazioni
appaiano nella copertina dell’opera o dell’articolo citato.
39
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
10
L’uso della abbreviazione «s.» per i casi dei santi è opzionale. In molti
autori antichi è normale scrivere i nomi in latino (in questo esempio, sarebbe S.
THOMAS AQUINAS, oppure in genitivo, S. THOMAE AQUINATIS).
11
La casa editrice viene citata in modo semplice, togliendo dall’inizio la
parola «editrice» e, alla fine, indicazioni del tipo «spa», «srl», ecc.
12
Se si tratta di una edizione diversa dalla prima, si indica il numero
dell’edizione in cifra arabica in apice. Ad esempio, 19958 (il numero 8 in apice
indica che si tratta dell’ottava edizione dell’opera).
40
L’APPARATO CRITICO
ripettere gli altri dati riportati la prima volta che l’opera era
stata citata).
Es. 1: [In una nota della pagina] Cf. G. MIRANDA, Risposta d’amore.
Manuale di teologia morale fondamentale, Logos Press, Roma 2001, 23.
Es. 2: [Nella nota successiva nella medessima pagina] Cf. Ibid., 5413.
––––––––––
13
Si faccia attenzione alla modalità di lavoro col computer, che permette di
inserire diverse note a pie di pagina man mano che progredisce il lavoro. Può
41
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
capitare che fra due note che si trovavano in continuazione e dove era citata una
stessa opera (per cui si adoperò l’abbreviazione «Ibid.» nella seconda citazione),
si inserisca dopo una nuova citazione con riferimento ad un opera diversa,
oppure la nota con l’abbreviazione passi da una pagina alla seguente. In questi
casi bisogna essere attenti, nella revisione finale del lavoro, per evitare
confusioni.
14
Come è stato indicato nel capitolo precedente, il titolo dell’articolo va
presso non dalla copertina della rivista né dagli indici, ma dalla prima pagina
dove inizia l’articolo.
42
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
15
In alcuni lavori è quasi normale usare la sigla o l’abbreviazione
dell’enciclopedia usata; il referimento bibliografico completo di essa va riportato
nella lista delle abbreviazioni oppure, in lavori di breve estensione, nella
bibliografia.
16
Qualche volta la pagina è una rivista telematica. In questo caso, va
indicato il nome di tale rivista e, se esiste, la data o gli altri dati (come nei casi
degli articoli in riviste cartacee).
17
In questo caso concreto, la rivista telematica ci dice anche dove esiste
un’edizione cartacea di questo testo, il che risulta opportuno indicarlo nella
bibliografia, ma non nella nota, per evitare un’accumulazione d’informazione
eccessiva nelle note.
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
44
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
quest’opera di Platone, il che sarà spiegato nella prima citazione di essa.
20
Per gli esempi riportati in questo paragrafo e per altri esempi similari, cf.
R. FARINA, Metodologia. Avviamento alla..., 175-177.
45
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
21
Quando si tratta di citare un autore classico da un libro impiegato dallo
studente, va conservato il modo di scrivere il nome dell’autore come appare nel
libro.
22
Platone, ad esempio, va citato indicando sempre il numero di riferimento
«ufficiale» che accompagna ogni edizione scientifica del fondatore
dell’Accademia.
23
Questo va fatto sempre per la tesi di dottorato e per libri e articoli
scientifici; non sarebbe necessario, invece, per la tesina di licenza né per
l’elaboratum.
46
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
24
Ogni testo medievale ha la sua maniera di essere citata. Lo studente deve
ricercare e applicare le regole da rispettare nel suo lavoro. Un caso emblematico
è quello del modo di citare la Summa theologiae. Come nel esempio, di solito si
usano i numeri romani per le parti (I, I-II, II-II, III), la «q.» per le questioni, la
«a.» per gli articoli, la «c» per indicare che si tratta del corpo di risposta, «ad
1um» per indicare che si tratta della risposta alla prima difficoltà, ecc.
25
Per le abbreviazioni non trovate nel presente elenco devono usarsi quelle
riportate in S.M. SCHWERTNER, International glossary of abbreviations for
theology and related subjects. Periodicals, series, encyclopaedias, sources with
bibliographical notes (IATG2), De Gruyter, Berlin - New York 1992. Se il titolo
non si trova in Schwertner, usare una abbreviazione corrente.
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METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
48
L’APPARATO CRITICO
In genere, vanno sempre in corsivo; per motivi tipografici, sono presentate qui
in caratteri tondi.
49
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
2. Sigle
50
L’APPARATO CRITICO
––––––––––
26
Si tratta della raccolta più famosa di testi del Magistero ecclesiastico, dai
primi secoli della Chiesa fino ai nostri giorni. Includiamo qui le due versioni più
usate: quella nuova (DH) e quella precedente (DS).
51
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
52
L’APPARATO CRITICO
IV. Bibliografia
In questa quarta parte del capitolo verranno indicati alcuni
criteri da tenere presenti nell’elaborazione della sezione di
bibliografia che va alla fine di ogni lavoro scritto.
––––––––––
27
Non s’includono nella bibliografia, dunque, fonti e documenti che siano
stati consultati e usati, ma che non sono mai citati nel lavoro.
28
In alcuni lavori, tuttavia, il direttore può esigere una bibliografia
ragionata, cioè, può richiedere una presentazione ragionata delle fonti consultate
secondo criteri che dipendono dal tipo di ricerca realizzata.
53
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
8. Annotazioni particolari:
- Per le voci di dizionari o per gli articoli di enciclopedie, si
cita la voce o l’articolo, sotto il nome del suo autore, e dopo,
gli altri dati dell’opera dove si trovano, secondo quanto
abbiamo detto precedentemente.
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L’APPARATO CRITICO
55
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
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Capitolo IV
Elementi formali del lavoro scritto
Antonio Izquierdo, L.C.
Introduzione
Con il termine «elementi formali» vogliamo indicare tutti
quegli aspetti del testo che riguardano la sua presentazione e
configurazione esterna. Pensiamo che possono ridursi a quattro
aspetti fondamentali: la spaziatura, i segni d’interpunzione, la
stesura dello scritto, le abbreviazioni (non quelle di natura
bibliografica, sulle quali si è trattato nel capitolo precedente, ma
quelle di tipo linguistico).
Nel proporre modi concreti di presentare questi aspetti
esterni siamo stati guidati da alcuni criteri, che vogliamo adesso
indicare:
1. Il criterio d’integrità, cioè l’indicazione di tutti gli elementi
che sono necessari al lettore per capire il testo, e l’interesse
nell’inglobare tutte le possibilità offerte da ognuno degli
elementi.
2. Il criterio di brevità, ossia l’applicazione dell’assioma:
«quanto più breve, meglio è», evitando di moltiplicare le
possibilità di scelta in infinitum.
3. Il criterio di chiarezza, che eviti di provocare confusione
nel lettore, ambiguità riguardo a certe scelte formali. Questo vuol
dire che la chiarezza degli elementi formali dovrà essere il criterio
predominante, al quale dovranno essere subordinati gli altri due.
Questi criteri hanno il suo peso e valore in quanto mettono al
centro della metodologia il lettore, cioè l’offerta di un servizio
migliore all’atto di lettura e di comprensione del testo.
I. La spaziatura
Il tema «spazio» può essere considerato riguardo alla pagina,
ai titoli e sottotitoli e alla divisione numerica o alfabetica del
testo.
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
A. La pagina
La spaziatura di una pagina può riferirsi alla copertina, alla
pagina di testo, alla pagina d’inizio parte e alla pagina d’inizio
capitolo. Tutte le pagine usate saranno bianche, formato A4 (21 x
29,7 cm).
La pagina può essere stampata solo da un lato (per gli ela-
borata e per le tesi di licenza) oppure per ambedue i lati (per le
tesi di dottorato).
1. Copertina o frontespizio
2. Pagina di testo
58
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
59
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1. I.
1.1 A.
1.1.1 1.
1.2.1 a.
2. b.
2.1 2.
2.1.1... B.
1.
2.
II.
A.
1…
––––––––––
1
Nei numeri degli anni non si deve inserire un punto per le cifre superiori a
3 digiti (non si scrive 2.005 ma 2005).
60
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
A. La virgola
È usata nei seguenti casi: per separare enumerazione di eventi,
oggetti, concetti, ecc.; per separare parti subordinate di numeri o
di parole.
Dopo la virgola, si lascia sempre uno spazio libero, tranne nei
casi di numeri che servono come riferimento di una fonte
documentale. Tra sigla e prima divisione non si pone virgola, ma
si lascia un spazio.
B. Punto e virgola
Si adopera per parti coordinate-subordinate sia di numeri sia
di parole. Il punto e virgola è usato anche per separare diverse
frasi coordinate tra di loro quando in alcune di esse c’è una
virgola interna.
Dopo il punto e virgola si lascia libero uno spazio.
61
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
Es. 3: Ci siamo resi conto che nella vita ci sono alcuni che mangiano per
vivere; ci sono altri che vivono per mangiare; infine, ci sono altri che vivono
senza mangiare.
C. Punto tondo
Serve principalmente per separare parti coordinate di numeri
o di parole. In un paragrafo il punto tondo si utilizza per separare
frasi complete, ma che si riferiscono tutte ad un unico concetto.
Si usa anche nei titoli delle opere, se così appare nel loro
frontespizio. Dopo il punto tondo sempre c’è uno spazio libero,
tranne nei numeri che indicano un salto nella citazione di versetti
della Bibbia. La parola che viene dopo un punto inizia sempre con
maiuscola.
Es. 1: Lc 4,18.24.
Es. 2: A. IZQUIERDO, La parola viva. Introduzione alla Sacra Scrittura, 24.
D. Due punti
Possono essere usati per introdurre un elenco di concetti.
Sono anche usati come segno di spiegazione; in questo caso sono
l’equivalente di «cioè». Dopo due punti, s’inizia sempre con
minuscola, tranne nei casi di titoli di parti di un lavoro oppure di
titoli di fonti bibbliografiche.
E. Parentesi
Le parentesi possono essere tonde () o quadrate []. Le pa-
rentesi tonde si utilizzano per indicare qualcosa di parentetico:
- la durata d’una vita o d’un periodo di essa: Vita Damasi
(366-384);
- l’anno nelle pubblicazioni periodiche: Alpha Omega 2
(1999), 407-428.
62
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
F. Trattino
Viene usato per indicare pluralità di persone o di cose
collegate tra loro. Quando si tratta d’un trattino che collega
autori, si lascia uno spazio tra l’uno e l’altro. Negli altri casi, non
si lascia nessun spazio libero.
Vediamo diversi usi del trattino:
- autori: M. ARMELLINI - C. CECCHELLI [in questo caso,
come è stato detto nel capitolo III, c’è uno spazio prima e
dopo il trattino].
- luoghi: Napoli-Roma-Firenze-Milano
- voci: neo-scolastica
- numeri continui: 345-465
63
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
H. Virgolette
Le virgolette servono principalmente per trascrivere le parole
letteralmente citate o per segnalare un titolo all’interno d’un
altro. Non si lascia spazio all’interno delle virgolette, mentre tra
le virgolette e la lettera antecedente e seguente, si lascia uno
spazio. Ci sono virgolette doppie e singole. Generalmente si
usano le virgolette basse («»); all’interno di esse, si usano le
virgolette alte (“”). Se fosse necessario ancora inserire un testo fra
virgolette all’interno di un testo che si trova fra virgolette alte, si
usano le virgolette semplici (‘’). Esempi:
Es. 1: «Dice Gesù nel Vangelo: “Io sono la via, la verità e la vita”».
Es. 2: Così fu indicato dal Comitato nazionale per la bioetica nel 2001: «Si
trattava di un ampio ventaglio, che andava “dalla valutazione etica dei
protocolli di sperimentazione clinica sino al giudizio etico sulle ‘decisioni’
da assumere nel singolo caso” (p. 5)».
64
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
Es. 1: Non sarà che l’embrione, per avere un DNA nuovo, comincia a vivere
come un essere umano autonomo?
Es. 2: «Molti studiosi non [?] hanno dubbi sulla paternità platonica della
Lettera VIII».
65
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
66
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
67
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
––––––––––
1
Per quanto riguarda le sigle e abbreviazioni scientifiche si è già parlato nel
capitolo precedente.
2
Cf. l’Annesso 3, alla fine di questo volume.
68
ELEMENTI FORMALI DEL LAVORO SCRITTO
––––––––––
3
Sotto questo titolo vengono escluse le sigle di riviste, enciclopedie,
dizionari, etc., che sono state considerate nel capitolo precedente.
69
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
70
APPENDICE
72
APPENDICE
1.3.1 Il tema della tesina deve essere attinente ai temi trattati nella
facoltà nella quale lo studente sta svolgendo i suoi studi.
1.3.2 Per l’estensione del lavoro, si deve fare riferimento alle
indicazioni della facoltà, che si trovano nel Programma degli studi
dell’Ateneo.
1.3.3 La tesina può essere scritta in una delle lingue seguenti:
italiano, francese, inglese, latino, portoghese, spagnolo e tedesco.
Nonostante ciò, deve essere scritta in una lingua conosciuta dal
direttore della tesina.
1.3.4 Sarà cura dello studente scegliere il tema della dissertazione,
in accordo con un professore che abbia una conoscenza di questo
tema. Il professore scelto, previa sua autorizzazione, sarà il
direttore della dissertazione.
1.3.4 Lo studente deve chiedere, presso la Segreteria della propria
facoltà la scheda: «Tema della dissertazione per la licenza», e
compilarla.
1.3.5 Lo studente sottopone la scheda al direttore della sua
dissertazione, finché il direttore autorizzi il tema, apponendo la
propria firma.
1.3.6 Lo studente riporta, tramite il proprio delegato, la scheda
firmata alla Segreteria della propria facoltà entro la data indicata nel
calendario del Programma degli studi dell’Ateneo. Sarà cura della
Segreteria della facoltà sottoporre la scheda al decano per
l’approvazione del tema scelto.
1.3.7 Nella redazione e nella stampa della dissertazione, si devono
seguire le norme contenute in questo volume.
1.3.8 Una volta che il direttore approva la bozza completa, lo
studente deve consegnare nella Segreteria della propria facoltà tre
copie stampate e adeguatamente rilegate della dissertazione, entro
la data indicata nel calendario del Programma degli studi
dell’Ateneo. Ogni copia dovrà portare nel frontespizio i dati
anagrafici dello studente ed i dati relativi al corso, seguendo il
modello offerto nell’Annesso 1. Al momento della consegna, lo
studente compilerà una scheda di ricevuta comprovante l’avvenuta
consegna.
73
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
1.5 Plagio
Segreteria Generale
74
ANNESSO 1
75
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
I. IL «GRANDE ENIGMA»1
1. Il Platone dell'Accademia nella storia
76
ANNESSO 2
––––––––––
4
G. CAMBIANO, Platone e le tecniche, 188-189.
5
Si tratta di Fedro 274b6 - 278e3, e Lettera VII 340b1 - 345c3, ormai
conosciute nell’ambito della scuola germanico-italiana come
«autotestimonianze» platoniche.
77
METODOLOGIA DEL LAVORO SCIENTIFICO
BIBLIOGRAFIA
78
Indice
Introduzione ......................................................................................... 3
80