9) FARMACOLOGIA Parte 9

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FARMACOLOGIA

parte 9

RIPASSO:

La farmacologia si distingue in farmacocinetica e farmacodinamica.


La farmacocinetica studia il movimento del farmaco dal suo assorbimento alla sua eliminazione
nell’organismo. Si distingue in assorbimento, distribuzione, metabolizzazione ed eliminazione.
L’assorbimento è quel processo che va dal sito di somministrazione al torrente circolatorio.
La distribuzione va dal torrente circolatorio ai vari organi.
La metabolizzazione avviene prevalentemente nel fegato e nel rene, ma può avvenire in altre sedi
attraverso sistemi enzimatici microsomiali epatici.
La eliminazione avviene per via renale, per via epatobiliare ma ci sono altre vie come la via polmonare,
attraverso le lacrime, attraverso la cute con il sudore, ecc.

Noi prendiamo un farmaco per modificare una funzionalità biochimica, per aumentarla o ridurla o
sopperire a quelle che sono le specifiche funzioni. Quindi il farmaco, una volta che entra all’interno del
nostro organismo, deve interagire con i sistemi per esplicare l’azione farmacologica, che viene esplicata
attraverso l’interazione del farmaco con i recettori o senza l’ausilio dei recettori perché esistono dei
meccanismi detti specifici e aspecifici.
Si può avere l’interazione del farmaco oppure no. Quindi i meccanismi possono essere specifici o aspecifici.

Il farmaco entra all’interno del nostro organismo, arriva al torrente circolatorio e viene distribuito agli
organi bersaglio (tutti gli organi), dopodiché deve essere metabolizzato ed escreto.

L’assorbimento del farmaco all’interno del nostro organismo può dipendere dalle caratteristiche del
farmaco. Il farmaco deve avere caratteristiche lipofiliche, deve essere debolmente indissociato. Può avere
anche un alto peso molecolare perché ci sono aiutini che gli permettono di passare, dipende dai
meccanismi.

L’assorbimento si ha attraverso questi meccanismi:


1. Filtrazione – attraverso la quale passano acqua e soluti, ioni, tutte le sostanze che si possono sciogliere in
acqua e molecole piccole;
2. Diffusione semplice – le molecole passano secondo gradiente, ovvero passano da una zona a maggiore
concentrazione a una zona a minore concentrazione;
3. Diffusione facilitata – la differenza rispetto alla diffusione semplice è che c’è un carrier adibito al
trasporto. Avviene sempre secondo gradiente di concentrazione ma ci sono proteine carrier che permette il
passaggio di molecole che non possono passare attraverso la diffusione semplice per le loro caratteristiche
(come idrofilicità). Si può avere la saturazione del carrier e quindi c’è un limite di somministrazione del
carrier perché ad un certo punto finiscono i carrier a disposizione, non è che i siti sono occupati. O, meglio, i
siti sono occupati perché non c’è più carrier a disposizione. Quindi, il fattore limitante è spiegato dal fatto
che se noi aumentiamo la concentrazione del farmaco, più di un tanto non potrà attraversare la membrana
biologica o plasmatica perché non abbiamo più un carrier a disposizione in grado di trasportare la molecola
all’interno della cellula. Se ne sintetizza una certa quantità. Non è perché il legame è occupato. Il legame è
occupato e ci possono essere possibilità perché venga spiazzato il legame con quella sostanza o altra
sostanza.
4. Trasporto attivo – con dispendio di energia, contro gradiente di concentrazione. Avviene per quelle
molecole di peso molecolare alto e quelle più difficili da trasportare dall’esterno all’interno della cellula.

Una volta che il farmaco viene assorbito ci troviamo nel torrente circolatorio. Qui il farmaco si può legare a
delle proteine e si può presentare in forma libera. La forma libera è la quota attiva, quella che esplica la sua
azione. Il farmaco libero interagisce con i recettori e per interagire con i recettori è necessario che il
farmaco sia nella forma libera.
C’è un equilibrio tra forma libera e forma legata alle proteine, per cui quando la forma libera viene utilizzata
c’è una idrolisi del legame farmaco-proteina a favore del farmaco libero che può andare ad interagire con il
recettore e può comunque esplicare la sua azione farmacologica.

C’è differenza, dal punto di vista farmacologico, tra un farmaco molto legato e un farmaco poco legato?
Ammettiamo che stiamo somministrando il farmaco A e il farmaco B. Il farmaco A si lega con lo 0%, il
farmaco B 99.9%. Vengono influenzati i tempi di assunzione perché l’azione si esplica dopo un tot dalla
somministrazione e c’è stata la un gap temporale dopo la somministrazione in cui il farmaco risulta essere
ancora attivo perché il meccanismo è più lento, per cui abbiamo uno shift dell’azione del farmaco rispetto ai
tempi di somministrazione. Questo può portare ad un accumulo. È importante l’accumulo.
Se somministrate un farmaco ad intervalli di tempo, ad esempio pensando che dopo 6 ore è finita la sua
azione, invece il farmaco è ancora legato alle proteine plasmatiche per cui voi state inducendo altra
concentrazione a quella che è già presente. Questo non succede nel caso di un farmaco che non si lega alle
proteine plasmatiche. La maggior parte dei farmaci si legano più o meno alle proteine plasmatiche, ci sono
pochi farmaci che si legano allo 0%. Un farmaco che si lega al 99% alle proteine plasmatiche è il Warfarin.

Il farmaco viene distribuito ovunque, dipende dalla vascolarizzazione di ciascun organo. Va in ordine di
organo maggiormente irrorato, quindi cuore, encefalo, polmoni e reni.
Quindi, quando il farmaco va ad agire sul recettore, agisce su un recettore di più organi. Non è un
qualunque recettore, dipende se il farmaco agisce in maniera specifica o invece ha una azione che si esplica
su tutta una serie di recettori per cui ha una azione aspecifica.
Ammettendo che andasse ad agire su un recettore specifico qualunque, va ad agire su quel recettore e, se
quel recettore è presente in vari organi, agisce sui vari organi e quindi sui recettori di tutto l’organismo. Non
agisce solo su un organo. Dipende da dove è localizzato il recettore.

Una volta che il farmaco ha esplicato la sua azione abbiamo il metabolismo per rendere il farmaco più
idrosolubile per renderlo più facilmente eliminabile. Deve essere eliminato perché come tutte le sostanze,
siano essere endogene che esogene, possono accumularsi e una volta che hanno svuoto il loro ruolo
devono essere eliminate.
Vengono metabolizzate anche le sostanze endogene come neurotrasmettitori, ormoni, ecc. perché la loro
azione deve iniziare e finire.

Poi si arriva all’escrezione. Gli organi deputati all’escrezione sono fegato e reni, che rappresentano gli
organi principali.

Nei reni, abbiamo l’eliminazione di un farmaco attraverso questi processi:


- Ultrafiltrazione: che va dal torrente circolatorio al tubulo contorto prossimale. Avviene per gradiente e
senza dispendio di energia.
- Secrezione: va dal torrente al tubulo contorto prossimale. È un processo che può avvenire per dispendio di
energia.
- Riassorbimento: avviene nel senso opposto, dal tubulo contorto prossimale al torrente circolatorio.

Alcune sostanze vengono riassorbite perché sono utili. Ad esempio il glucosio viene riassorbito perché non
deve essere escreto con le urine. Una minima quota viene escreta con le urine, ma minima, per cui per
recuperarlo viene riassorbito.

Per quanto riguarda l’interazione del farmaco con il recettore abbiamo visto quali recettori e quali sono i
recettori.
I recettori sono complessi macromolecolari di natura proteica, che possono essere presenti sulla membrana
cellulare o all’interno delle cellule.

Che differenze ci sono tra i recettori?


I recettori che si trovano all’interno delle cellule presuppone che ciò che le lega abbia una caratteristica
lipofila e che possa prima attraversare la membrana plasmatica, per cui la caratteristica della molecola deve
essere lipofila. I recettori intercellulari possono essere presenti anche sulla membrana nucleare o sugli
organuli.

I recettori di membrana sono due:


- recettori ionotropi
- recettori metabotropi

I recettori ionotropi è il passaggio degli ioni, delimita un canale per il passaggio di uno ione.
I recettori metabotropi sono associati alle proteine. Non si identifica il canale con il recettore ma sono due
entità differenti. Il recettore è uno e si può avere o meno l’apertura del canale attraverso una cascata in cui
è coinvolta la proteina G. Ci sono una serie di cascate e reazioni biochimiche che portano all’effetto vero e
proprio.

Tra i recettori ionotropi abbiamo visto il recettore nicotinico legato all’acetilcolina. È legato poi alla nicotina
ed è legato al sodio che ne permette il passaggio dall’esterno all’interno della cellula.
L’acetilcolina si lega alle due subunità α. Il canale si apre. C’è l’ingresso del sodio. Il potenziale di membrana
passa da -70 mV a -30 mV, c’è l’apertura dei canali voltaggio-dipendenti che permettono l’ulteriore entrata
del sodio. Oltre l’entrata del sodio, sempre all’interno di questo canale, c’è una fuoriuscita di potassio per
ripristinare il potenziale di membrana.

Il recettore GABAA è legato allo ione cloro. A questo recettore è legato il neurotrasmettitore inibitore il
GABA, acido γ-amminobutirrico, che si lega al recettore e apre per i canali per il cloro. Però il recettore ha
anche altri siti allosterici dove si può legare una classe di farmaci, barbiturici e benzodiazepine che agiscono
in modi diversi.

Le benzodiazepine, insieme al GABA, modificano la frequenza di apertura del canale incrementando non il
passaggio dello ione ma la frequenza di apertura del canale. Mentre, i barbiturici, ad alte dosi, agiscono in
maniera svincolata dal GABA. Questo comporta che le benzodiazepine sono più sicure perché le
benzodiazepine dipendono sempre dalla quantità del GABA, per cui una volta che il GABA si lega ai siti e
non è più disponibile perché non c’è più il tempo perché venga sintetizzato, quindi le benzodiazepine non si
possono più legare e rimangono al di fuori del legame. Per cui all’aumentare della concentrazione
raggiunge un limite entro il quale non supererà mai nonostante si aumenti la dose.
Nonostante aumentiamo la concentrazione e le dosi del farmaco non si va oltre il plateau.
Mentre, per i barbiturici ad alte dosi, all’aumentare della concentrazione del farmaco, arriveremo ad una
concentrazione talmente tanto elevata da provocare la morte.
Tra i recettori metabotropi abbiamo il recettore muscarinico, il recettore accoppiato alle proteine G.
Il recettore accoppiato alle proteine G è un recettore che ha 7 domini che attraversano la membrana
plasmatica. Sul versante esterno espone un gruppo amminico e sul versante interno espone un gruppo
carbossilico. Fuori si lega con il ligando (primo messaggero) che attiva il recettore attraverso la
trasformazione del GTP scisso in GDP che attiva la proteina G che può essere inibitoria o attivatoria. A quel
punto la subunità α della proteina G va ad attivare un’altra proteina deputata alla attivazione del secondo
messaggero attraverso l’aumento o la riduzione di alcuni enzimi: adenilato ciclasi, guanilato ciclasi e fosfatil
inositolo. I secondi messaggeri sono l’AMP-ciclico, il GMP-ciclico, l’inositolo trifosfato e diacilglicerolo.

Dal punto di vista dell’azione la differenza tra questi recettori è che il metabotropo ha un meccanismo più
lento rispetto al recettore canale.

In farmacologia generale abbiamo visto alcuni parametri che possono influenzare tutta l’azione
farmacologica di un farmaco.
- Picco plasmatico
- Tempo di picco
- AUC

La biodisponibilità è la quota di farmaco che, immodificata, si trova nel torrente circolatorio. Arriva nel
torrente circolatorio dal sito di somministrazione.
Se la somministrazione è endovena non ci sarà l’assorbimento perché il farmaco è iniettato direttamente in
circolo e quindi la biodisponibilità è al 100%.

È importante sapere il grado di biodisponibilità di un farmaco quando parliamo della via orale perché il
farmaco, nella via orale, in parte viene assorbito e in parte passa nel circolo enteroepatico dove a livello
epatico viene biotrasformato e in parte viene metabolizzato mentre un’altra parte verrà nuovamente
assorbita dal fegato e tornerà nel torrente circolatorio e quindi in questo caso la biodisponibilità assoluta
non sarà del 100% ma sarà inferiore e varia a seconda del farmaco. Ogni farmaco ha una biodisponibilità
propria.

A noi interessa conoscere la biodisponibilità di un farmaco perché è quello che ci dice quale sarà l’intensità
dell’azione e dell’effetto farmacologico.

L’emivita è il tempo necessario affinché la concentrazione del farmaco nel torrente circolatorio si dimezzi.
L’emivita serve per sapere come sono gli intervalli di somministrazione.

Come si fa a sapere che l’emivita serve per l’intervalli di somministrazione?


La biodisponibilità ci dice quanto farmaco arriva immodificato nel torrente circolatorio, l’emivita ci dice
cosa succede ad un certo punto a quella concentrazione.
Se si somministra un farmaco che ha 10 ore di emivita, che intervalli di somministrazione si fanno?
Dopo 10 ore si ha la metà della concentrazione del farmaco iniziale, cioè il 50%.
Dopo 20 ore si ha il 25%. Dopo 30 ore 12.5%. Dopo 40 ore più o meno il 6%.
Dopo queste 4 o 5 emivite il farmaco, più o meno, viene eliminato.

Quindi, dopo 10 ore si ha il 50%. A noi serve avere una quantità di farmaco che sia compreso tra la
concentrazione minima efficace e la concentrazione minima tossica, chiamata finestra terapeutica. Bisogna
mantenere la concentrazione entro questo range. Per cui, con un farmaco che ha 10 ore di emivita viene
somministrato ogni 10-12 ore.
A proposito dei parametri che servono per definire la bioequivalenza di un farmaco abbiamo:
- Valore di picco: è la concentrazione massima che possiamo raggiungere con quel farmaco
- Tempo di picco: ci dice in quanto tempo raggiungiamo la concentrazione massima
- AUC: è l’area sottesa dalla curva e rappresenta la biodisponibilità assoluta

Questi parametri sono necessari per stabilire la bioiequivalenza dei farmaci. Solo se hanno stesso valore di
picco, stesso tempo di picco e stessa AUC allora si può dire che il farmaco è più bioequivalente. Anche se
solo uno di questi parametri è diverso allora non sono bioequivalenti.
Questo ci serve saperlo per i così detti farmaci generici.
C’è un massimo di tollerabilità di +20% o -20% di principio attivo, senza l’obbligo di scrivere. La cosa che si
può fare è scrivere nella ricetta non sostituibile per essere sicuri di avere quel dosaggio.

Se si assume un farmaco generico dobbiamo iniziare con un farmaco e terminare la cura con quel farmaco,
questo soprattutto per gli antibiotici perché possiamo causare altrimenti fenomeni di resistenza,
anticoncezionali, anticoagulanti.
Si può variare al bisogno per i farmaci come il FANS.

Clearance – si parla di clearance plasmatica o di clearance renale ed epatica. La clearance plasmatica è la


somma di tutte le clearance. La clearance renale ed epatica, che definiscono poi la funzionalità di questi
organi, è il tempo necessario affinché 1 ml di sangue è depurato da una certa sostanza. Questo indica la
funzionalità di un organo e quindi di clearance.

I fattori di variabilità che modificano gli effetti dei farmaci nei vari individui possono essere:

1. Fattori di variabilità prevedibili (razza, sesso, peso, taglia corporea, età, condizioni di salute,
condizioni ambientali)

Nell’età c’è differenza perché il metabolismo di alcuni farmaci può essere più lento, come ad esempio negli
anziani e poi nei bambini e nelle donne in gravidanza, in cui bisogna prendere anche delle precauzioni.

2. Fattori di variabilità imprevedibili (variabilità individuale e anomalie genetiche)

Come le allergie agli anestetici. Qualche volta può capitare che un paziente può morire ma questo è un
evento imprevedibile che non può essere predetto.

3. Interazione tra farmaci (riduzione effetto, potenziamento effetto, annullamento effetto)

Ad esempio, l’induzione enzimatica che può essere di due tipi: può aumentare o diminuire l’attività
enzimatica.

4. Fattori legati ad una ripetuta somministrazione (tolleranza, tachipilassi dipendenza)


Tolleranza e tachipillasi più o meno si equivalgono. Nella tolleranza il nostro organismo viene assuefatto e
quindi c’è bisogno di un aumento della dose per avere la stessa risposta farmacologica. Un esempio di chi
aumenta la dose per avere la stessa risposta sono i tossicodipendenti, nel caso degli oppioidi e negli
alcolisti.
La dipendenza è una dipendenza fisica. Ad esempio la nicotina sui recettori nicotinici. La nicotina stimola i
recettori nicotinici che vengono prodotti più recettori e quindi quando si smette di fumare questi recettori
non si legano ad alcuna molecola e quindi si crea questa dipendenza. Si creano sintomi da dipendenza di
varie sostanze, di abuso e anche no, anche la caffeina dà dipendenza e il cioccolato.

5. Malattia da farmaci (allergie e autoimmunità)

Per quanto riguarda la razza la differenza sostanziale sull’utilizzo di farmaci tra una razza ed un’altra è sugli
enzimi.

Sviluppo incompleto di organi – barriere e corredo enzimatico.

Per il genere, come il caso dell’alcool. Le donne metabolizzano l’alcool in modo un po’ più lento rispetto agli
uomini. E tante altre cose, perché le donne, nella vita, hanno una serie di ormoni e cambiamento di ormoni
che permette o impedisce di metabolizzare ed eliminare i farmaci e altre sostanze in modo diverso rispetto
agli uomini, per non parlare di donne in gravidanza dove si ha una riduzione della capacità
glucoronoconiugazione, che abbiamo visto nel metabolismo.

Gli anziani quando hanno problemi a livello del sistema cardiocircolatorio. Bambini.
Persone obese – alle persone obese il farmaco va ad accumularsi a livello degli adipociti per cui se la
persona dimagrisce viene utilizzato e quindi si ha un riversamento a livello ematico di queste sostanze che
può causare una intossicazione.
Non si dovrebbe somministrare la stessa dose di farmaco tra un obeso ed una persona normale perché il
dosaggio dei casi va in base al peso corporeo. I dosaggi dei farmaci vengono fatti normalmente su un uomo
adulto di 70 Kg, quindi le dovute differenze ci sono.

In alcuni casi può succedere che tra i fattori prevedibili dovuti a variabilità individuale si può avere una
iperreattività conseguente alla somministrazione del farmaco, quindi ad esempio una azione farmacologica
che si verifica già a bassissime dosi di farmaco; oppure una iporeattività, ossia una risposta del farmaco che
si verifica solo a dosi elevate.
Anche questo è uno dei fattori imprevedibili che non possiamo comunque prevedere.

La risposta al farmaco è qualitativamente e qualitativamente abnorme, indesiderate, addirittura tossica e


completamente diversa da quella attesa.
E inoltre indipendente dalla dose di farmaco somministrata.

Esempio 1: anemia emolitica da farmaci quali: antimalarici, FANS ecc. in individui con deficienza di glucosio-
6-fosfato-deidrogenasi.
Esempio 2: anemia aplastica – inibizione del DNA nel midollo osseo
Tra i fattori imprevedibili, ma anche prevedibili, ci possono essere delle risposte al farmaco indesiderate o
abnormi o addirittura tossiche e che possono essere indipendenti, talvolta, dalla dose di farmaco che viene
somministrata. Per esempio se siamo davanti a soggetti G6PD deficienti possiamo avere, o possiamo
andare incontro, con la somministrazione di FANS ad anemie emolitiche.
Molti fabici hanno un FANS che utilizzano spesso. Sono fattori che possono o non possono succedere.

La deficienza nelle emazie di G6PD fa diminuire il GSH (glutatione), indispensabile alla resistenza della
membrana plasmatica dei globuli rossi.

I sistemi antiossidanti presenti nel nostro organismo vanno a far fronte a più processi.
Il paracetamolo ha una tossicità epatica e il glutatione va a tamponare questa tossicità. Prima veniva
considerato come il farmaco più sicuro al mondo per i fabici. Con un sovradosaggio o se si supera un po’ la
dose consigliata, il glutatione che va a far fronte alla protezione del metabolismo del paracetamolo può
comunque compromettere il caso dei fabici.

Il termine farmacogenetica indica lo studio delle risposte qualitativamente e quantitativamente abnormi


del farmaco che si riconoscono alla base di una alterazione genetica.

ASSOCIAZIONE ED INTERAZIONE TRA FARMACI

Alcune associazione tra farmaci possono essere vantaggiose o svantaggiose.


A volte è utile o necessario, somministrare contemporaneamente due o più farmaci. In questi casi bisogna
sempre tener presente che i diversi farmaci possono interagire tra di loro e con conseguenza di possono
verificare o un potenziamento (freccia alto) dell’azione dei singoli componenti l’associazione o, all’opposto
una riduzione (freccia basso) o scomparsa (PUFF) dell’effetto terapeutico utile.

In particolare il risultato della associazione di due o più farmaci può originare un effetto:
L’associazione tra farmaci possono originare tre effetti:
- sinergico
- additivo
- incompatibilità

- SINERGICO: vuol dire che usiamo due farmaci che, attraverso due meccanismi di azione diversi, ci danno la
risposta farmacologica che ci interessa e ci danno meno tossicità.
Significa che somministriamo due farmaci che ci danno la stessa azione farmacologica. Significa che
possono usare due meccanismi di azione diversi per avere la stessa azione farmacologica, che possiamo
ottenere con uno sola, avremo una minore dose e minore tossicità, quindi è vantaggiosa.
Ad esempio l’associazione Paracetamolo e Codeina (Coeferalgan) agiscono attraverso due meccanismi di
azioni diversi, hanno entrambi azione analgesica, però vengono somministrati ad un dosaggio minore. Il
paracetamolo viene anche somministrato ad un dosaggio di 1 gr, 1000 mg, qui viene somministrato a 500
mg e la codeina a 500 mg.
Questi due farmaci non sono induttori enzimatici e non competono per gli stessi siti. Questi farmaci non
competono sullo stesso enzima per la metabolizzazione.
Questi farmaci vengono utilizzati per ridurre le dosi di entrambi pur ottenendo la stessa azione
farmacologica che si otterrebbe con una dose piena di uno dei due. Riduciamo le dosi perché il
Paracetamolo da solo non si possono somministrare oltre i 3-4 gr al giorno. In questo caso si raggiungono i
3 gr con più somministrazioni pur avendo la stessa azione antalgica che darebbe il Paracetamolo a 1000 gr.
In questo caso non parliamo di metabolizzazione perché il suo effetto in questa azione è trascurabile.

- ADDITIVO: Significa che la somma di entrambi ci dà un’azione farmacologica maggiore sempre per
ottenere degli effetti collaterali inferiori. Anche la dose di entrambi sono più basse perché si ottengono
effetti alti pur avendo la stessa azione farmacologica che noi ci aspettiamo con una di loro da sola ad alte
dosi.

Nel sinergico sono due meccanismi di azione diversi, nell’additivo possono essere anche gli stessi
meccanismi di azione per avere una somma.

- INCOMPATIBILITÀ: Un caso particolare di incompatibilità è l’antidotismo. In questo caso le sostanze,


legandosi saldamente tra loro formano un composto non più in grado di interagire con tessuti biologici e
viene eliminato.
Es. soluzioni diluite di permanganato di K ossidano nello stomaco alcaloide quali morfina, stricnina,
acontina, picrotossina.

Gli antidoti vengono usati solamente in caso di intossicazione e normalmente sono dei chelanti che portano
via la tossina in questione in modo che non venga assorbita. I chelanti legano ma formano dei composti e
dei complessi molto grandi e quindi non vengono più riassorbiti.

INTERAZIONI TRA FARMACI

Le interazioni tra farmaci si possono avere interazioni che si possono avere prima o dopo la
somministrazione del farmaco.

Ci possono essere interazioni che avvengono prima della somministrazione come:

- Modificazione di colore
- Sviluppo di gas
- Intorbidamento
- Formazione di precipitati

Soprattutto in quegli antibiotici per bambini che vengono preparati al momento.

Queste modificazioni sono visibili e possono mantenere il farmaco attivo o parzialmente attivo.

- Modificazioni di tipo chimico:

Oppure ci sono delle modificazioni di natura chimica. Ad esempio se somministriamo un farmaco acido con
un farmaco basico stiamo inattivando entrambi i farmaci e in questo caso si ha la perdita totale della
attività.
Esempio: acido acetilsalicilico + bicarbonato di sodio
Questo può succedere nel caso dell’acido acetilsalicilico (aspirina) e bicarbonato di sodio (Malox), farmaco
antiacido.

Siamo nello stomaco perché l’acido acetilsalicilico viene assorbito nello stomaco perché è parzialmente
indissociato. Somministriamo il Malox, il bicarbonato di sodio, che deve contrastare l’acidità, ciò significa
che il pH viene alcalinizzato e quindi l’acido acetilsalicilico non viene assorbito perché si ionizza. Quindi se si
prende un antiacido insieme all’acetilsalicilico o farmaci acidi se ne assorbirà la metà.
Nella fase di farmacocinetica della distribuzione i farmaci possono competere per le stesse proteine
plasmatica, come anticoagulanti orali e aspirina.

Per quanto riguarda il metabolismo induttori e inibitori dell’induzione enzimatica.


Anche nella escrezione ci possono essere competizioni per i sistemi di trasporto.

Se noi eliminiamo un farmaco acido come l’acido acetilsalicilico, che viene assorbito a livello gastrico e
viene eliminato sottoforma di ione.
Viene assorbito come acido per cui deve avere un pH acido. Una volta che deve essere eliminato deve avere
un pH basico. Se alcalinizziamo le urine abbiamo un aumento della escrezione dell’acido acetilsalicilico. In
questo caso non c’è una vera e propria competizione.

Esempio: Probenecid – penicillina


La competizione si può avere a proposito delle penicilline che vengono escrete per via renale.
Si può somministrare una penicillina insieme ad un farmaco che è il Probenecid in quanto competono nei
sistemi di trasporto di eliminazione e viene eliminato il Probenecid al posto della penicillina in modo che la
penicillina rimanga in circolo per più tempo.
Questo viene utilizzato per mantenere un farmaco per più tempo in circolo attivo.

Ci possono essere anche delle competizioni sui recettori.


Esempio: Naloxone + Morfina
Il Naloxone è un antagonista del recettore oppioide. La morfina è un agonista.
Il Naloxone scansa la morfina in base alle concentrazioni, nel caso di antagonisti competitivi.

Esempio: Alcool + Ansiolitici


Deprimono il sistema del Sistema Nervoso Centrale.

Esempio: Diuretici + ACE inibitori

C’è un sinergismo tra diuretici e ACE inibitori, ovvero gli inibitori della angiotensina convertasi.
L’angiotensina II consente vasocostriizone e quindi gli ACE inibitori impediscono che si formi la angiotensina
II e quindi inibiscono la vasocostrizione e quindi sono farmaci antipertensivi.
Si ha un sinergismo tra antipertensivi e diuretici, che attraverso due meccanismi di azioni diversi
concorrono per ottenere lo stesso effetto farmacologico.

Esempio: Adrenalina + Istamina


L’adrenalina è un vasocostrittore e quindi permette che l’anestetico locale rimanga circoscritto nel sito di
interesse. Riduce il sanguinamento. L’adrenalina può arrivare a livello sistemico, per cui oltre che tenerla lì
per avere una aumentata azione anestetica si tiene lì perché se arriva a livello sistemico attiva i recettori
adrenergici.

Esempio: Terapia Oncologica + Antiemetico


Anche in questo caso si ha un sinergismo

Esempio: Carbidopa
La carbidopa viene utilizzata nel morbo di Parkinson perché è caratterizzato dalla diminuzione di dopamina
che deve essere sostituita, quindi deve essere somministrata. Dovrebbe essere somministrata la dopamina
perché la dopamina agirebbe anche a livello periferico per cui per poter passare in una concentrazione
efficace attraverso la membrana ematoencefalica dovremmo somministrare delle dosi molto elevate
causando un infarto al paziente. Per ovviare a questo si somministra L-dopa, ma l’L-dopa viene
decarbossilata a Dopamina e quindi viene somministrata insieme alla Carbidopa che è un inibitore delle
decarbossilasi periferiche perché a livello centrale ci serve la decarbossilasi.

INCONVENIENTI E PERICOLI DELLE ASSOCIAZIONI

Ci sono degli inconvenienti e dei pericoli in alcune associazioni perché ci possono essere:
- Allergie
- Tolleranze
- Tachipilassi
- Dipendenza

La tachipilassi ha una sottile differenza insieme alla tolleranza e per molti è considerata la stessa cosa, nel
senso che è necessario aumentare la dose per ottenere lo stesso effetto farmacologico.

Vi sono in commercio molte associazioni che vengono utilizzati nei farmaci per l’influenza.
- Actigrip – Paracetamolo, Antistaminico e Antinfiammatorio
- Tachifludec
- Vivin C – Paracetamolo + Vivin C
- Zerinol

FANS insieme al Paracetamolo; insieme a caffeina.

Sono farmaci da banco che vengono dati senza ricetta. Vengono pubblicizzate e commercializzate nei casi di
influenza.

Tutte queste associazioni non sono adattabili ad ogni individuo perché sono preconfezionate. Non è
necessario prendere l’antistaminico e l’antinfiammatorio se serve solo il paracetamolo prendendo
l’Actigrip. Bisogna valutare sempre ciò che si prende, non bisogna dare per scontato che tutto va bene
perché è stato preconfezionato. Questo vale per farmaci ed alimenti. Bisogna leggere le etichette prima di
assumere i farmaci.

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