Politecnico Di Milano: Facoltà Di Ingegneria Industriale Corso Di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica
Politecnico Di Milano: Facoltà Di Ingegneria Industriale Corso Di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica
Politecnico Di Milano: Facoltà Di Ingegneria Industriale Corso Di Laurea Specialistica in Ingegneria Meccanica
Introduzione 1
2. Le linee AV/AC 21
2.1. Le linee AV/AC a 2x25 kV – 50 Hz 21
2.1.1. Il sistema di alimentazione 21
2.1.2. Le sottostazioni elettriche 23
2.1.3. I posti ausiliari 25
2.1.4. I punti singolari 29
2.1.5. I posti di servizio 30
2.1.6. L’alimentazione dei servizi ausiliari e delle utenze di linea 30
2.2. L’analisi del sistema 2x25 kV – 50 Hz 32
2.2.1. Il principio di funzionamento teorico 32
2.2.2. Il funzionamento reale 33
2.3. Il sistema di segnalamento 36
2.3.1. Automatic Train Protection 37
2.3.2. Blocco automatico a correnti codificate: BAcc 37
2.3.3. SCMT 38
2.3.4. Sistema di segnalamento per l’alta velocità: ERTMS 38
2.4. Power Quality 38
3. La modellizzazione dinamica del contatto catenaria pantografo 41
3.1. Il modello dinamico della catenaria 41
3.2. Il modello dinamico del pantografo 47
3.3. Le equazioni del sistema catenaria pantografo 49
3.4. L’applicazione del controllo attivo al pantografo 52
3.4.1. Le equazioni del sistema controllato 53
3.4.2. L’analisi di stabilità del sistema catenaria pantografo 54
3.5. L’integrazione delle equazioni 56
3.6. L’irregolarità delle infrastrutture 59
3.6.1. Il disturbo introdotto dall’irregolarità del binario 60
3.6.2. Il disturbo introdotto dall’irregolarità della catenaria 65
3.6.3. La presenza di entrambi i disturbi 68
4. L’arco elettrico 74
4.1. Il meccanismo di formazione dell’arco elettrico 74
4.2. Il sistema di prova dell’arco elettrico 77
4.2.1. Il dispositivo di guida del filo di contatto 78
4.2.2. Il dispositivo di movimentazione del pantografo 78
4.2.3. Il sistema di controllo 79
4.2.4. I parametri della linea di contatto e dello strisciante del 80
pantografo
4.3. L’esperimento sull’arco 81
4.3.1. Le proprietà elettriche dell’arco 81
4.3.2. La forma dell’arco elettrico 81
4.4. Analisi e discussione dei risultati 82
4.4.1. Analisi della tensione d’arco 82
4.4.2. Analisi della corrente d’arco 85
4.4.3. Durata dell’arco 86
4.5. Simulazione numerica e modello analitico del fenomeno 87
4.6. Impatto dell’arco sulle componenti 89
4.6.1. Impatto sul trasformatore principale 89
4.6.2. Impatto sulla linea si contatto e sullo strisciante 90
Conclusioni 93
Bibliografia 94
Introduzione
In Italia, come nel resto dei Paesi più sviluppati del Mondo, sono entrate in servizio,
negli ultimi anni, le nuove linee ad Alta Velocità che presentano caratteristiche del tutto
innovative rispetto alle linee storiche. Per questo motivo, anche se sono già entrati in
piena funzione, questi moderni sistemi sono ad oggi ampiamente studiati per cercare di
risolvere alcuni dei problemi che si sono manifestati durante il loro esercizio.
Nel presente lavoro si è quindi pensato di analizzare uno dei principali problemi che
affligge le linee in AV, ovvero il fenomeno dell’arco elettrico.
Nel capitolo introduttivo verrà affrontato un discorso generale sulla trazione
elettrica e sui requisiti fondamentali da conoscere per proseguire nella lettura del
lavoro.
In seguito viene affrontata l’analisi del sistema dal punto di vista elettrico: si
presenta la soluzione impiantistica adottata nelle nuove linee AV/AC italiane, compresa
la verifica della ripartizione delle correnti fra i vari rami del sistema. Si presenta inoltre
brevemente il nuovo sistema di segnalamento europeo ERTMS e le problematiche legate
alla Power Quality per una corretta alimentazione dei dispositivi di segnale.
Nel terzo capitolo viene invece descritto il sistema dal punto di vista meccanico, e in
particolare si analizza l’interazione tra pantografo e catenaria. Il sistema pantografo-
catenaria riveste infatti, un ruolo fondamentale nell’esercizio dei sistemi ferroviari a
trazione elettrica, e in particolar modo in quelli ad alta velocità. Comportamenti dinamici
inadeguati di pantografo e catenaria influiscono negativamente sul contatto fra gli
striscianti e il filo di contatto, limitando la velocità massima di esercizio del treno e
dando luogo al sopra citato fenomeno dell’arco elettrico.
Nel quarto capitolo viene infine descritto il fenomeno: i motivi della sua formazione,
lo studio delle grandezze fisiche che lo caratterizzano e le conseguenze che questo
comporta sul sistema sul quale agisce.
1
1. I sistemi elettrici per i trasporti
Si definisce trazione ferroviaria l’insieme dei vari sistemi sperimentati ed attuati, nel
corso degli anni, allo scopo di trainare treni di veicoli sulle ferrovie; alcuni sono rimasti
sperimentali, altri si sono consolidati e hanno continuato a svilupparsi sino ai giorni
nostri.
I primi sistemi ad essere utilizzati sono stati quelli a trazione animale con cavalli o
buoi, impiegati inizialmente per il trasporto di merci, ma in seguito anche per quello
delle persone attraverso le antiche tranvie cittadine. Agli inizi dell’Ottocento in
Inghilterra, venne utilizzata per la prima volta la trazione a vapore, grazie allo sviluppo
del motore a vapore che andò a sostituire meccanicamente il cavallo per il traino dei
convogli di carrelli e carrozze. Questo consentì la rapida diffusione delle ferrovie in tutto
il mondo a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Come combustibile per l’alimentazione delle
caldaie venne utilizzato soprattutto il carbone fossile, ma in alcune aree del mondo
anche il carbone di legna, la legna in pezzi e successivamente l’olio combustibile e la
nafta. Venne sperimentata anche l’alimentazione a gas metano, subito abbandonata a
causa di gravi incidenti. Dagli inizi del XX secolo infine, si è progressivamente sviluppato
un ulteriore tipo di trazione basato sull’uso di motori elettrici. Tale sistema, definito di
trazione elettrica, è ad oggi quello tecnologicamente più evoluto e caratterizza tutte le
attuali ferrovie ad alta velocità di recente realizzazione. Le ragioni che hanno portato alla
sua affermazione risiedono in una maggiore affidabilità ed economicità, in un minor
inquinamento ambientale e infine in un recupero di energia nelle discese e nelle fasi di
rallentamento e frenatura.
2
ferroviaria classica e soprattutto con il passaggio definitivo dall’alimentazione elettrica a
corrente continua a 3000 Volt a quella a corrente alternata a 25 kVolt. Si tratta di una
scelta epocale che se da una parte le rende più versatili, moderne ed interoperabili,
d’altro canto ne aumenta considerevolmente i costi di costruzione.
Prima di addentrarci nell’analisi dei sistemi elettrici per i trasporti dobbiamo capire
il perché tale tipo di trazione sia preferibile rispetto a quella diesel. I vantaggi della
trazione elettrica sono numerosi, citiamo qui i più importanti:
- Grande capacità di sovraccarico;
- Possibilità di istallare elevate potenze unitarie e quindi maggiore spazio da poter
dedicare a passeggeri e loro comfort. In particolare si possono adottare due
soluzioni: una locomotiva in testa e una in coda nella quale sono concentrati
tutti gli apparati e le attrezzature che servono per la trazione come avviene per
esempio nella TAV, oppure una serie di elettromotrici nelle quali le
apparecchiature sono posizionate sul tetto o sotto la carrozza che vengono
utilizzate contemporaneamente per la movimentazione del treno come avviene
su Italo e nelle Metropolitane.
- Elevate prestazioni raggiungibili in termini di accelerazioni/decelerazioni, senza
danneggiare i motori;
- Trasporto di grossi volumi in un unico viaggio;
- Indipendenza da un’unica fonte in quanto l’energia elettrica viene generata
utilizzando svariate fonti primarie;
- Assenza di gas di scarico;
- Riduzione della rumorosità in quanto si sente solo il rumore provocato
dall’accoppiamento ruota-rotaia;
I moderni treni possono captare la corrente elettrica o da una terza rotaia o da una
linea di trazione.
La terza rotaia è situata in mezzo o di fianco alle due rotaie su cui transita il treno. Il
treno forma un contatto elettrico con la rotaia mediante un pattino che striscia su di
essa. Spesso la terza rotaia è coperta da un isolante per proteggere eventuali lavoratori
sui binari: in questo caso, il pattino dei treni è progettato in modo da strisciare sulla
superficie laterale o inferiore della rotaia, consentendo così l'utilizzo della copertura
isolante sulla superficie superiore. Esempi di sistemi funzionanti con la terza rotaia sono
3
la metropolitana di New York, quella di Londra, la U-Bahn di Vienna o la Metropolitana
di Brescia in Italia. La linea M1 di Milano ha la particolarità di funzionare non solo a terza
rotaia, ma anche con una quarta rotaia centrale per il ritorno negativo di corrente. La
terza rotaia viene utilizzata anche su ferrovie ordinarie, come sulle S-Bahn di Berlino e
Amburgo e su alcune linee nel Regno Unito.
La terza rotaia è un'alternativa alle linee aeree elettrificate che funzionano
mediante pantografi posti sui treni, e presenta alcuni vantaggi tra cui quello di accettare
una sagoma limite ridotta in altezza rispetto ai sistemi a linea aerea: ciò rende possibile
un consistente risparmio nei costi di costruzione soprattutto nel caso di linee con
frequenti gallerie. Risulta anche più economico l'impianto globale per la maggior
semplicità non richiedendo infatti palificazioni, catenarie e sistemi di tesatura del filo.
Permette senza eccessivi problemi anche il prelievo di fortissime correnti istantanee,
cosa importante nel caso di traffico elevato come nelle metropolitane e suburbane.
Tuttavia dalla captazione da terza rotaia si passò per sicurezza alla captazione a
linea aerea che è quella oggi universalmente usata. L'adozione della linea aerea
incrementò l’energia trasmessa e la velocità, migliorò la sicurezza allontanando le parti
in tensione dalle persone, ed inoltre semplificò parecchio la captazione in
corrispondenza degli scambi e dei passaggi a livello; il nuovo sistema, però, determinò,
come già detto, l'incremento della sagoma limite (e quindi delle relative opere d'arte
come ponti e gallerie), e un generalizzato aumento dei costi per pali, sostegno e
tensione dei fili, ecc.
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veloce il mezzo, dato che altrimenti le brusche variazioni di livello del filo potrebbero far
staccare il pattino di presa ed interrompere l’alimentazione. Dunque catenaria e
pantografo sono i due attori principali che influenzano la potenza di un treno: nel corso
del tempo per entrambi si sono susseguite delle evoluzioni e quindi sono disponibili in
molte forme. Nei prossimi capitoli proveremo a spiegare le loro attuali configurazioni
per i mezzi viaggianti ad alta velocità.
A partire dagli anni settanta vi è stato uno sviluppo dei vari sistemi ferroviari
mondiali con l’obbiettivo principale di ridurre i tempi di percorrenza. Nel 1964, in
Giappone fu costruito il primo servizio ferroviario a 220 km/h sulla linea Tokyo-Osaka,
mentre nel 1975, fu costruita in Europa la prima linea ad alta velocità destinata a
collegare Parigi e Lione in meno di due ore. In seguito, grazie ai risultati ottenuti anche il
resto dell’Europa si è spinta in questa direzione. Si è così cominciato a parlare di treni ad
alta velocità, cioè di treni in grado di muoversi a velocità elevate e maggiori di 200 km/h.
Il record di velocità è stato conquistato nel 1990 dal TGV francese (515 km/h), mentre
un treno sperimentale a levitazione magnetica giapponese ha toccato i 581 km/h.
Per quanto riguarda l’utilità dei treni ad alta velocità, gli studi effettuati hanno
identificato nel collegamento diretto tra due grandi città la migliore utilizzazione di
questo tipo di treni che necessitano di poter effettuare il minor numero possibile di
fermate intermedie per non perdere la loro caratteristica principale.
Allo scopo di potenziare e rendere competitiva la rete ferroviaria italiana nel 1991 è
nata la TAV S.p.A.,società con lo scopo di costruire nuove linee veloci dedicate.
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pantografo, trovando la linea già fortemente perturbata, lavora però in condizioni
peggiori del primo. Le sperimentazioni condotte recentemente con due pantografi in
presa hanno dimostrato che la captazione è soddisfacente fino a 270-280 km/h, ma che
sopra questo limite il secondo pantografo, pur avendo ancora a 300 km/h una
percentuale di distacchi contenuta, è soggetto a notevoli azioni dinamiche. La velocità di
300 km/h è attualmente ritenuta "normale" per l'AV, e si pensa addirittura di
raggiungere livelli più elevati: appare quindi chiaro come il sistema a 3 kV c.c. non possa
essere considerato idoneo a garantire, con i necessari margini, un traffico di forte
intensità ad AV.
In questa situazione sono favoriti i sistemi ad alta tensione (AT), che consentono in
primo luogo un maggior distanziamento fra le sottostazioni di trazione ed un
alleggerimento della catenaria, in sostanza un minor costo degli impianti fissi. Alta
tensione significa, per ora, corrente alternata monofase (c.a.m.), adottata all'estero per
tutte le linee o reti ad AV, con tensioni di 15 kV oppure di 25 kV. Ai vantaggi insiti nel
trasporto dell'energia ad alta tensione, la corrente alternata aggiunge, nel campo della
trazione, quelli della facilità ed economicità della riduzione della tensione a bordo,
mediante il trasformatore, e della semplicità e affidabilità dei sistemi di protezione, a
terra e a bordo. La riduzione delle correnti a valori dell'ordine delle centinaia di ampere
facilita inoltre il problema della captazione, sia perché, con l'alleggerimento
dell'archetto, migliora il comportamento dinamico del sistema pantografo/catenaria, sia
perché si richiede un solo pantografo in presa per ciascun treno.
In Italia, il sistema di trazione elettrica (TE) scelto per le nuove linee ad Alta
Velocità/Alta Capacità è del tipo 2 x 25 kV - 50 Hz (catenaria alla tensione alternata di
+25 kV, feeder parallelo alla linea alla tensione di -25 kV collegati tra loro per mezzo di
autotrasformatori funzionanti alla frequenza di 50 Hertz). Ad aggi è questa la soluzione
ingegneristica ritenuta migliore in assoluto sia per la potenza sviluppabile lungo linea
(fino a 2 MW/km) che per la capacità circuitale di minimizzare le esposizioni ai campi
elettromagnetici. Il sottosistema energia del sistema AV/AC viene alimentato tramite
allacciamenti diretti con stazioni ad Altissima Tensione (380 – 220 kV) della rete elettrica
nazionale (RTN). Gli allacciamenti sono realizzati attraverso un insieme di
apparecchiature dedicate (“stallo”) sulla sbarra ad altissima tensione (AAT), tramite un
autotrasformatore di elevata potenza (250 MVA), con il secondario alla tensione di 150 o
132 kV (in funzione della zona geografica italiana di riferimento) su di una sbarra
dedicata per RFI, dalla quale è derivato successivamente l’elettrodotto di proprietà RFI
che alimenta direttamente una sottostazione elettrica (SSE) alla medesima tensione
primaria di 150 o 132 kV. Lo schema di alimentazione delle varie sottostazioni elettriche
che alimentano la linea ad alta velocità (denominato “entra - esci”) possiede la
ridondanza delle alimentazioni conferendo al sotto sistema energia un’affidabilità
complessiva estremamente elevata.
Le sottostazioni elettriche che alimentano la linea ad alta velocità sono dislocate
lungo la linea stessa ad una distanza di circa 48 km l'una dall'altra. Tali sottostazioni
prelevano energia dagli elettrodotti solamente su due fasi e trasformano l'energia
prelevata per tramite di due trasformatori monofase di potenza nominale 60 MVA (di
cui uno riserva dell'altro) con il primario a 150 o 132 kV e il secondario collegato da un
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capo a +25 kV dall'altro a -25 kV (da qui la denominazione 2x25 kV). L'inserzione bifase
viene ciclata sul sistema di linea e quindi senza possibilità di funzionamento in parallelo.
Una difficoltà particolare dei sistemi di trazione monofase deriva dal fatto che,
come noto, un prelievo monofase squilibra la rete di alimentazione trifase, rendendo
dissimmetrico il sistema delle tensioni. Se tale dissimmetria supera un certo limite, si
possono avere eccessivi riscaldamenti e malfunzionamenti sulle macchine del fornitore
di energia e sugli apparecchi degli altri utenti. Per garantire il contenimento di questo
squilibrio si deve cercare di prelevare da tutte e tre le fasi e di garantire la massima
continuità di esercizio, obiettivo raggiunto utilizzando lo schema a V con due
trasformatori identici i cui primari vengono collegati in maniera alternata nelle
sottostazioni. Ciascuno dei due trasformatori alimenta un lato della linea di contatto di
circa 25 km, corrispondente, alla potenza specifica nominale di linea, ad un
assorbimento di circa 25 MW.
E’ da notare inoltre che le SSE si comportano come utenze elettriche reversibili.
Infatti qualora un treno circolante restituisca in linea energia di recupero (dovuta a
frenata) e questa non venga contestualmente assorbita sulla linea stessa da un altro
carico mobile, tale energia può essere restituita sulla linea primaria alimentante (a meno
ovviamente delle perdite della linea stessa).
Tra due SSE successive sono previsti 3 posti intermedi di autotrasformazione di
potenza installata pari a 2x15 MVA, che svolgono anche la funzione di parallelo
pari/dispari, e di cui quello centrale è anche posto di sezionamento.
La Figura 1.2 mostra la ripartizione ideale (in assenza di cadute di tensione in linea e
negli autotrasformatori) delle correnti, nel caso di 3 celle (cella = sezione tra due
autotrasformatori) e con il treno al centro della 3ª cella.
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dal locomotore. Pertanto, l’energia è trasportata a 50 kV dalla linea bifase costituita
dalla linea di contatto e dal feeder.
L'ETR500 è il primo treno ad alta velocità a cassa non oscillante costruito in Italia:
questo infatti non ha assetto variabile come i “Pendolini” in quanto tale tecnologia
sarebbe risultata superflua poiché la morfologia della rete AV/AC di RFI in esercizio e di
quella in costruzione non comporta raggi di curvatura troppo stretti. Il suo progetto partì
negli anni ottanta per vedere la luce, con alcuni cambiamenti, negli anni novanta con la
produzione in serie e l'utilizzo da parte di Trenitalia. Viene classificato spesso come
elettrotreno, come indica la sigla ETR, ma non lo è in senso proprio poiché è composto
da due locomotive E404 in doppia trazione simmetrica e da un numero variabile di
carrozze intermedie (fino a 14 elementi, composizione comunque mai utilizzata in
servizio) tra le due motrici. Ha un profilo aerodinamico filante ed è pressurizzato per
evitare sgradevoli sbalzi di pressione per i passeggeri al momento dell’ingresso nei
tunnel. La cassa è in lega di alluminio serie 7000 con l’imperiale in acciaio e i musetti in
Kevlar.
Il suo progetto è stato sviluppato dal consorzio TREVI (TREno Veloce Italiano),
costituito da Ansaldo, Breda, Fiat Ferroviaria, ABB Tecnomasio e Firema Trasporti,
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ovvero il gotha italiano della produzione ferroviaria. La parte stilistica, ergonomica e lo
studio degli ambienti interni è ad opera dell'azienda di progettazione italiana Pininfarina.
La locomotiva è provvista di due pantografi, uno per la catenaria a 3 kVcc e uno
per la catenaria a 25 kV-50 Hz, collegati in parallelo; essendo ambedue isolati per i 25 kV
possono essere impiegati, in condizioni di emergenza, per entrambi i sistemi di
alimentazione. Un sensore di tensione abilita automaticamente la chiusura o
dell’interruttore a 25 kVca o dell’interruttore extrarapido a 3 kVcc in funzione del sistema
di alimentazione presente, evitando così la possibilità di effettuare manovre errate da
parte del personale di macchina. Inoltre il treno è dotato di una linea AT a 25 kV
passante attraverso tutte le rimorchiate per consentire l’alimentazione delle due
locomotive con un solo pantografo in presa. La motrice si configura automaticamente
per il funzionamento sotto 3 kVcc o sotto 25 kV-50Hz nel modo seguente: dopo il
sollevamento di uno dei due pantografi, il sistema riconosce, tramite un apposito
sensore, la tensione di catenaria. Qualora venga riconosciuta la presenza della tensione
continua e confermata con il selettore di catenaria dal personale di macchina, al
comando di chiusura dell’interruttore di linea si ha la configurazione della motrice in cc e
la chiusura dell’interruttore extrarapido. Qualora invece venga rilevata la presenza di
tensione alternata, al comando di chiusura dell’interruttore di linea si ha la
configurazione della motrice in ca e la chiusura dell’interruttore principale a 25 kV. Alla
chiusura dell’interruttore di linea, indipendentemente dalla configurazione assunta dalla
locomotiva, si ha l’avvio automatico dei convertitori del primo stadio e,
successivamente, di quelli dei servizi ausiliari e del caricabatteria. Il cambio di
configurazione viene attuato mediante opportuno combinatore.
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proprio peso, che tuttavia è molto limitata e non compromette il contatto tra il filo ed il
collettore del mezzo. Oltre a questo sistema di fili, per mantenere il cavo il più rettilineo
possibile, si utilizzano anche dei sistemi che suddividono la linea in tratti piuttosto brevi
e ne mantengono un tiro limitando così le oscillazioni. Per l’alta velocità si è adottato
il sistema a Y che offre una rigidezza più regolare e diminuisce l’effetto dei pali.
Oltre a questi elementi sono presenti poi un feeder e un trefolo di ritorno e di terra.
Il feeder, nei tratti di linea compresi tra un autotrasformatore e l’altro, nell’istante in cui
in tali tratti transita un treno, contribuisce al ritorno della corrente, mentre costituisce
prevalentemente il ritorno nelle tratte non occupate dal treno. Risulta montato
direttamente sopra la sospensione con un isolatore portante. All’interno delle gallerie è
sempre costituito da una conduttura aerea sostenuta da isolatori dello stesso tipo
attaccati ai pendoli. Gli isolatori hanno le stesse caratteristiche di quelli della linea di
contatto. Tutti i sostegni di ciascun binario sono collegati tra di loro alla sommità di un
conduttore, il trefolo di terra, il quale ogni 1500 m circa è connesso al binario, tramite
connessioni induttive, necessarie per le esigenze degli impianti di segnalamento. Tale
conduttore esplica una triplice funzione: innanzitutto viene utilizzato come conduttore
di ritorno per i servizi ausiliari lungo la linea, in quanto, in virtù della sua posizione
prossima ai conduttori attivi della linea, attira una buona quota della corrente di ritorno,
con riduzione di quella che si disperde nel terreno e conseguente diminuzione delle
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interferenze. In secondo luogo è un conduttore di terra per la protezione contro il
rischio di tensione sui sostegni, in quanto realizza un collegamento diretto dei sostegni
al binario. Infine ha la funzione di protezione ceraunica, in quanto opera una efficace
protezione contro le sovratensioni di origine atmosferica. I dispersori lineari sono
realizzati in corda di rame e disposti parallelamente alle vie ad una certa profondità nel
terreno in prossimità della base dei sostegni a essi collegati. Dal momento che i binari
non sono isolati dal suolo, tali dispersori lineari, uno per ciascuno dei due binari,
permette di aumentare la naturale conduttanza di dispersione del binario verso terra, in
modo da diminuire i potenziali ritorno/terra e conseguentemente evitare il rischio di
eccessive tensioni di contatto sia in esercizio normale sia in caso di guasto. Ai dispersori
lineari vengono quindi connessi tutti i pali e le masse metalliche di apparecchiature
posizionate lungo linea allo scopo di proteggere gli operatori dai contatti indiretti. Tale
dispersore lineare riduce anche l’impedenza dei sostegni verso terra, precauzione
importante ai fini della protezione contro le sovratensioni.
Per quanto riguarda le linee di contatto, sulla base delle potenze da trasmettere e
dei limiti imposti alle cadute di tensione, la soluzione tendenzialmente adottata prevede
una catenaria costituita in rame da 150 mm², un filo di contatto in rame da 120 mm 2
entrambi alimentati a 25 kV, un feeder in alluminio-acciaio da 307 mm2 alimentata a -25
kV. Infine il trefolo di terra, situato sulla sommità dei sostegni, in alluminio da 147,1
mm² e un trefolo di ritorno interrato con funzione di dispersore lineare in rame o
alluminio da 95 mm².
Le rotaie sono in acciaio di tipo 60 UNI. Tutti i sostegni di ciascun binario sono
collegati tra loro dal trefolo di terra, il quale, ogni 1500 m circa è connesso al binario,
tramite connessioni induttive, necessarie per il corretto funzionamento degli impianti di
segnalamento. Le connessioni induttive sono dotate di due morsetti che vanno connessi
uno per ciascuna rotaia, più una presa centrale collegata a terra. Esse sono
dimensionate in maniera da funzionare da filtro passa basso. Infatti offrono bassa
impedenza al passaggio della corrente di trazione a 50 Hz ed ostacolano il passaggio
delle correnti di segnalamento in audiofrequenza.
I pali servono per il sostegno della catenaria e di tutto il complesso dei cavi della
linea aerea. La distanza tra due pali è variabile dai 27 m ai 63 m, a seconda della
tipologia e dell’esposizione ai venti: infatti, nelle zone frequentemente esposte a
violenti venti laterali, la distanza tra i sostegni è ridotta per evitare gravi danni a linea di
contatto e pantografo. In genere sono posizionati a intervalli di 50-60 m in rettilineo.
I sostegni sono del tipo LS, normalmente usato per le elettrificazioni delle FS, con
sospensione a puntone inclinato. Quelli all’aperto sono fissati ai blocchi di fondazione
attraverso bulloni agenti su flangiatura e ciò sia per diminuire i tempi di montaggio sia
per rendere possibile l’installazione direttamente sulle solette dei viadotti, che avranno
delle apposite forature. In galleria invece sono previsti supporti penduli. L’altezza del filo
di contatto sotto sospensione è di 5,35 m dal piano del ferro.
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Figura 1.4 - Sezione trasversale all’aperto e in galleria
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1.1.5.3 La poligonazione
Come mostra la Figura 1.6, il filo di contatto assume una forma a zig-zag attorno
all’asse del pantografo. Quando il treno è in movimento, il punto di contatto varia su
tutta la larghezza dello strisciante e così facendo l’usura si distribuisce su un’area più
grande.
Al conduttore è applicata una tensione con lo scopo di ridurre la freccia del filo di
contatto e contemporaneamente per aumentare la velocità di propagazione delle onde
nel filo di contatto. Essa può variare in funzione della dilatazione termica del cavo,
motivo per cui, sulle grandi linee, un sistema di pulegge, denominato dispositivo di
tensionamento regola la tensione assicurando una velocità di propagazione delle onde
costante. Pertanto, la catenaria è segmentata in sezioni di circa 1400 m ai capi delle
quali è posizionato tale dispositivo con lo scopo di garantire una tensione costante alla
linea. Il passaggio da un tratto al successivo deve garantire una continuità elettrica e
meccanica in modo tale da consentire una guida senza discontinuità del pantografo.
Affinché questo sia garantito il filo di contatto nel nuovo tratto deve toccare il
pantografo prima che quello del tratto precedente sia abbandonato. Il pantografo perciò
si ritrova in alcuni punti chiamati tratte comuni, in contatto con più fili.
1.1.5.5 La freccia
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1.1.6 Il pantografo
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Figura 1.8 - Pantografo ATR95
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percorrenza, la variazione della forza di contatto aumenta per effetto dell’interazione
dinamica tra il pantografo e la catenaria. Il rendimento della trasmissione di corrente
diminuisce fino a risultare compromesso. Nel caso in cui la forza di contatto si annulli,
con distacco del pantografo dalla linea, insorge il fenomeno dell’arco elettrico,
gravemente dannoso per la linea stessa. L’interruzione di erogazione della corrente
danneggia anche lo strisciante, provocando sia un incremento di usura, sia disturbi
nell’azionamento. Per poter prevenire questo inconveniente, si possono ottimizzare le
caratteristiche elastiche, viscose ed inerziali del pantografo e della catenaria. In
particolare risulterebbe vantaggioso alleggerire le masse del pantografo. Questo
provvedimento è tuttavia limitato dalla resistenza meccanica e ad usura necessaria al
materiale del pantografo nella zona di contatto, responsabile della conduzione di
elevate correnti e soggetto all’usura per strisciamento. Il quadro del pantografo deve poi
avere una propria resistenza, anche per ragioni legate alla sua deformabilità, limitando
così la riduzione delle masse. Per quanto riguarda la catenaria, risulterebbe vantaggioso
l’aumento della rigidezza strutturale. Tuttavia questo provvedimento è del tutto
irrealizzabile in quanto imporrebbe la sostituzione delle catenarie lungo le linee di
percorrenza con costi insostenibili. Da qualche anno si è rivolta l’attenzione alla
possibilità di controllare attivamente il pantografo, mediante uno o più attuatori
montati a bordo delle motrici, in modo da non dover intervenire sulle infrastrutture
ferroviarie e poter al contempo aumentare la potenziale velocità di marcia del rotabile.
I = q/ Δt
Questa espressione fornisce, in realtà, la corrente media nell’intervallo Δt: per avere la
corrente istantanea, occorre considerare il limite per Δt 0:
i(t) = dq/dt
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assume come verso positivo della corrente quello concorde al movimento di cariche
elettriche positive.
dove I rappresenta il valor medio, ω la pulsazione del segnale e ϕ la fase iniziale del
segnale.
La metodologia per la scrittura delle equazioni di moto per sistemi discreti a corpi
rigidi a più gradi di libertà può essere generalizzata adottando la tecnica definita “Multi-
Body System Technique”, molto adatta a essere implementata su calcolatore per lo
studio dei sistemi a corpi rigidi tra loro mutuamente interconnessi.
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In cui il termine Q rappresenta un vettore colonna il cui generico i-esimo
elemento Qi coincide con il rapporto tra il lavoro virtuale compiuto dalle
forze attive dovuto al solo generico spostamento virtuale e lo spostamento
stesso.
Seguendo questi passi si giunge alla forma finale dell’equazione di moto che risulterà del
tipo:
Tale sistema ammette soluzione diversa dalla soluzione banale solo se il determinante
della matrice dei coefficienti è nullo:
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e si definiscono le matrici [B] e [C]:
che ammette soluzione diversa dalla soluzione banale se il determinante della matrice
dei coefficienti è nullo. I 2n valori di λ che annullano il determinante sono, per
definizione gli auto valori della matrice [A].
19
Per descrivere in maniera sintetica la risposta del sistema nel dominio delle
frequenze si fa ricorso alla funzione di trasferimento armonico definita come:
cioè come rapporto tra la risposta del generico grado di libertà j-esimo e la generica
forzante armonica applicata secondo il k-esimo grado di libertà del sistema.
La funzione di trasferimento armonico è, ovviamente, complessa, essendo
genericamente complessa la risposta del sistema: tale funzione viene quindi
generalmente rappresentata, in funzione della pulsazione della forzante Ω, in modulo e
fase come riportato a titolo di esempio in Figura 1.9.
Nei sistemi a n gradi di libertà smorzati e forzati, quando la pulsazione Ω della forzante
coincide con una delle pulsazioni proprie del sistema ωi, si avrà un aumento delle
ampiezze a regime che però, a differenza dei sistemi non smorzati, non raggiungeranno
valori infiniti.
20
2. Le linee AV/AC
Abbiamo già accennato, nel capitolo introduttivo come si sia scelto per le nuove
linee AV/AC la corrente alternata monofase. Questo tipo di alimentazione consente il
raggiungimento di alcuni obiettivi fondamentali per la trazione elettrica:
- la possibilità di elevare il livello di tensione delle linee di contatto, riducendo
quindi i valori delle correnti da captare, e contemporaneamente di assicurare i
valori più opportuni per l’alimentazione degli azionamenti e dei convertitori di
bordo attraverso il semplice utilizzo di trasformatori;
- la possibilità di mantenere unifilare la linea di contatto;
- il collegamento diretto con la rete industriale;
- l’aumento della potenza specifica della linea;
L’esigenza di poter ulteriormente sfruttare l’economia della trasmissione a tensione
elevata, senza dover introdurre un livello di tensione eccessivo sulle linee di contatto, ha
condotto allo studio e allo sviluppo del sistema 2x25 kV che, utilizzando un sistema a tre
livelli di tensione (linea di contatto, binario e alimentatore cosiddetto “negativo”)
consente di trasmettere la potenza a 50 kV e di renderla disponibile ai treni alla tensione
di 25 kV.
K=Pm/Pcc
con Pcc potenza di corto circuito della rete trifase nel punto di prelievo della potenza
monofase Pm. La presenza di motori trifasi industriali determina la necessità di avere
valori del coefficiente K inferiori all’1% in servizio continuo e all’1,5% per pochi minuti.
21
Per far fonte a tale problematica, riducendo il carico equivalente monofase Pm
della rete trifase ed utilizzando trasformatori tutti identici, lo schema delle sottostazioni
del sistema 2x25 kV presenta l’uso di trasformatori monofasi inseriti a V, alternando il
collegamento fra le diverse fasi. Dal momento che le SSE vengono allacciate a fasi
diverse della rete trifase AT, nasce la necessità di suddividere la linea ferroviaria in
settori alimentati a tensioni U non in fase tra loro; i settori devono perciò essere separati
da sezionamenti con tratto neutro. Per ottimizzare la distribuzione del carico di trazione
sulle tre fasi RS-ST-TR della rete primaria, i collegamenti dei trasformatori sono stabiliti
in modo che nei settori neutri di linea le tensioni si succedano secondo la sequenza di
ordine 3 con una differenza di potenziale ai capi di ciascun tratto neutro pari a ΔU= √3 U
=42,5 kV, oppure secondo la sequenza di ordine 6 con una minore differenza di
potenziale ΔU= U.
22
Per le linee AV/AC sono stati utilizzati per la maggior parte sostegni a ridotto
impatto ambientale in acciaio zincato, rastremati e poligonali.
Questo tipo di sostegno, avendo le fasi più ravvicinate rispetto alla linea tradizionale, ha
una reattanza inferiore con conseguente maggiore capacità di trasmissione e un impatto
elettromagnetico sensibilmente inferiore. Nel caso delle nuove linee AV/AC si cerca
dunque di fare ricorso all’uso di sostegni a ridotto impatto ambientale per le linee aeree
primarie al fine di garantire la tutela dell’ambiente ed un’elevata affidabilità, a vantaggio
di:
- un basso impatto visivo;
- una fascia di asservimento ridotta;
- una limitata occupazione del suolo;
- fondazioni piccole;
- minori danni e disturbi all’ambiente in fase di costruzione;
- ridotti campi elettrici e magnetici;
Nelle aree urbanizzate, infine, si cerca di realizzare il più possibile tronchi in cavo, al fine
di rendere meno visibile ed ingombrante la linea.
Le sottostazioni elettriche situate agli estremi della linea sono collegate mediante
un elettrodotto a 132 kV alle più vicine stazioni della rete di trasmissione nazionale 380
kV, attraverso un autotrasformatore dedicato 380/132 kV. Tutte le sottostazioni lungo la
linea ferroviaria sono collegate fra loro con un elettrodo sempre a 132 kV in “entra ed
esce”. Tale configurazione presenta il vantaggio di consentire un’alimentazione bilatera
di ciascuna SSE e di trasferire lo squilibrio di carico ad un nodo di potenza di corto
circuito relativamente elevata, essendo quest’ultimo esercito alla tensione di 380 kV. La
doppia interconnessione con la rete di trasmissione consente di avere un elevato livello
di continuità di esercizio. Le SSE per le linee AV/AC presentano una potenza installata di
120 MWA, ripartita in due unità di trasformazione da 60 MWA secondo lo schema di
Figura 2.4 e sono poste fra loro a una distanza di circa 50 km.
23
Figura 2.4 - Schema elettrico semplificato di una SSE 2x25 kV
La potenza specifica, intesa come rapporto tra la potenza totale installata nelle
sottostazioni e la lunghezza della linea di competenza, risulta dell’ordine di 1-2 MW/km,
a fronte di valori decisamente inferiori per le linee storiche. La specifica di base emessa
da FS stabilisce che la linea “deve essere in grado di sostenere la circolazione di treni da
12 MW impostati alla velocità di 300 km/h distanziati di 5 minuti senza alcun limite ma
con margini di potenzialità”. Ciò corrisponde a una potenza specifica nominale,
complessivamente sui due binari, di oltre 1 MW/km. Al fine di realizzare il margine di
potenzialità del 100%, raggiungendo così la potenzialità massima di 2 MW/km, con il
funzionamento di un singolo trasformatore come riserva all’altro, la taglia dei
trasformatori presenti in SSE è stata assunta pari a 60 MWA. La configurazione
dell’impianto di una SSE è tale che per condizione di manutenzione o disservizi di un
gruppo di trasformazione si possa intervenire senza mettere fuori servizio la SSE. In
questo caso i trasformatori hanno possibilità di sovraccarico del 50% per 15 minuti e del
100% per 5 minuti.
24
Al fine di consentire al treno di fornire le massime prestazioni, la progettazione del
sistema di alimentazione è stata concepita in modo che, ad eccezione di tratti molto
limitati, ai pantografi sia presente una tensione superiore a 22 kV.
Come già detto, in esercizio normale è previsto il cambio della coppia di fasi di
alimentazione sia tra i due gruppi di una SSE sia tra i gruppi corrispondenti alimentanti
ciascun tratto di linea tra due SSE. Pertanto la linea di contatto deve essere sezionata sia
in corrispondenza della SSE sia a metà della tratta di circa 50 km. Allo scopo di poter
spostare i sezionamenti e meglio ripartire il carico in caso di condizioni anormali come il
fuori servizio parziale o totale di una SSE, i sezionamenti sono realizzati anche a metà di
ciascuna semi-tratta di circa 25 km e tenuti normalmente cortocircuitati.
.
ALLE SBARRE
M.T.
SEZ.
A
SEZ.
A
SEZ.
A
. SEZ.
A
SEZ.
A
SEZ.
A
.
ALLE SBARRE
M.T.
SP01 SP02 SP04 SP03 IP01 IP02 IP01 IP02 IP01 IP02 SP01 SP02 SP04 SP03
IP04 IP03 IP04 IP03 IP04 IP03
SP01 SP02 SP04 SP03 SP01 SP02 SP04 SP03 SP01 SP02 SP04 SP03
T T T
T-R N R-S N S-T N T-R
25
Posto di Parallelo Doppio e Semplice
Il singolo PPD è costituito da due moduli identici, uno per ciascun lato del
sezionamento, costituiti dall’autotrasformatore collegabile, a mezzo di interruttori di
manovra bipolari, alla linea di contatto e al feeder sia del binario pari che del binario
dispari. Dalla sbarra del feeder di ciascun modulo è derivato un trasformatore monofase
25/0,24 kV per i servizi ausiliari. I PPS presentano invece un unico modulo.
Il PPD centrale, ovvero quello posizionato a metà tra due SSE, viene esercito in
condizioni normali con il tratto neutro aperto, in quanto i due tronchi di linea vengano
alimentati dalle due SSE in questione e quindi con fasi diverse. In questo caso l’impianto
ha la configurazione di un “Posto di parallelo e sezionamento tra alimentazioni di fase
diversa” e sono funzionanti sia il parallelo a sinistra che quello a destra del tratto neutro.
26
Figura 2.7- Posto di autotrasformazione e sezionamento
Il PPD più vicino alla SSE viene invece esercito normalmente con il tratto neutro
chiuso, in quanto deve stabilire la continuità, ovvero trasmettere l’alimentazione dal
tronco adiacente alla SSE e direttamente alimentato da questa, a quello non alimentato
direttamente da alcuna SSE. In questo caso l’impianto ha la configurazione di un “Posto
di solo parallelo con possibilità di sezionamento in caso di necessità”.
I sezionamenti sono realizzati con doppio spazio d’aria e breve tratto intermedio
non alimentato, tratto tampone. Il treno deve impegnare il tratto tampone senza
assorbire corrente in modo da evitare l’innesco di un arco al passaggio tra conduttura
alimentata e tratto tampone.
Una variante del PPD è costituita dal “Posto di Parallelo Semplice” (PPS), che ha lo
scopo di richiudere i feeder alla fine dei tratti elettrificati a 2x25 kV e normalmente è
ubicato nelle immediate vicinanze dei posti di confine elettrico. In questo caso
l’autotrasformatore è uno solo e viene contemporaneamente realizzato il parallelo
pari/dispari dei feeder e della linea di contatto.
27
Posto di confine elettrico fra linee AV/AC e linee storiche
Il posto di confine elettrico, noto con il nome di Posto di Origine Catenaria (POC), ha
lo scopo di mantenere la separazione meccanica ed elettrica tra due sezioni alimentate
da due sistemi completamente diversi ed incompatibili, quali sono il sistema in corrente
alternata a 2x25 kV 50 Hz ed il sistema in corrente continua a 3 kV. Il POC è
fondamentalmente costituito da:
- Unità trasformatore-separatore (TS);
- Unità filtri;
- Dispositivi di protezione;
Al fine di posizionare in maniera ottimale il POC vero e proprio rispetto alle unità TS e
Filtri, è necessario tenere in considerazione, oltre alle caratteristiche tecniche funzionali,
il passaggio di treni molto lunghi che devono essere contenuti nel tratto neutro in modo
da evitare il corto circuito contemporaneo di due giunti consecutivi. La distanza ottimale
risulta quindi essere compresa tra gli 800 e i 1000 m. la zona di confine deve essere
naturalmente percorsa a pantografo abbassato per la necessità di dover effettuare il
cambio pantografo per adattarsi alle differenze meccaniche delle due linee.
L’unità filtri, lato 3 kVcc, da collegare sia alla linea di contatto che al circuito di
ritorno (binario) del ramo interconnesso, realizza separatamente la continuità elettrica
dei conduttori della linea di contatto, relativi alle due regolazioni automatiche delle
28
rotaie in corrispondenza del Giunto2 e al contempo impedisce il passaggio di correnti
alternate pericolose per il segnalamento. L’unità filtri relativa a ciascun binario
comprende essenzialmente due filtri, funzionalmente analoghi, costituiti da una
reattanza induttiva e da un condensatore in parallelo, accordati in modo da assicurare
l’attenuazione dei disturbi a 50 Hz interessanti la linea di contatto ed il binario.
Il PSS viene impiegato ogni qualvolta occorra separare elettricamente una sezione
di piena-linea da un Posto di Servizio. È equipaggiato con un sezionatore bipolare
telecomandato che collega elettricamente tra loro le due sezioni della linea di contatto e
le due del feeder. Tale sezionatore è normalmente tenuto chiuso per assicurare la
continuità elettrica delle due condutture.
Il PSSP, che dal punto di vista della disposizione meccanica delle condutture è
uguale al PSS, viene impiegato come protezione di linea ed è equipaggiato con un
interruttore ed un sezionatore bipolari o unipolari a seconda dei casi.
29
esempio in galleria nei punti di sezionamento dovuti al cambio fase mostrato
nell’immagine sottostante.
30
trasformatore monofase 25/0,24 kV da 50 kVA per l’alimentazione dei servizi ausiliari di
SSE. I servizi ausiliari sono alimentati da uno dei due trasformatori.
Il feeder costituisce anche l’alimentazione per tutte le utenze disposte lungo la via.
In particolare, l’intera tratta è stata suddivisa in sottotratte in cui sono stati posizionati
singoli posti di trasformazione su palo. Il sistema 2x25 kV-50Hz permette di disporre di
energia elettrica derivandosi semplicemente dal feeder attraverso trasformatori da palo
protetti da fusibile e sezionatore. Sono alimentati da questa fonte gli impianti di
illuminazione, gli impianti di forza motrice, gli impianti di emergenza, gli impianti di
segnalamento, il riscaldamento dei deviatoi, le stazioni radio base del GSM-r e l’unità di
acquisizione dati per la diagnostica della linea. L’alimentazione da feeder rende dunque
disponibile l’energia in qualunque punto lungo la linea, ma introduce possibili
problematiche inerenti la qualità dell’energia fornita, in quanto il feeder può essere
facilmente soggetto a disturbi presenti in linea essenzialmente causati dai treni oltre che
a frequenti manovre di distacco.
Dal momento però che tale alimentazione interessa utenze essenziali, risulta
evidente la necessità, per ragioni di sicurezza, di rendere minimo il periodo di fuori
servizio in caso di anomalia sulla linea di alimentazione principale. Al fine di garantire la
continuità di alimentazione delle utenze essenziali è necessario prevedere una sorgente
di alimentazione di riserva, oltre che batterie tampone per le utenze essenziali.
Ciascuna utenza interessata presenta dei carichi che possono essere divisi in utenze
normali, privilegiate ed essenziali. Utenze normali sono ad esempio l’illuminazione non
di emergenza e forza motrice, gli ausiliari, le Unità Acquisizione Dati monitoraggio (UAD)
ed il riscaldamento dei deviatoi. Un’utenza privilegiata è ad esempio il condizionamento,
mentre sono utenze essenziali gli impianti segnalamento, telecomunicazione, trazione
elettrica, le luci di sicurezza, l’antincendio, gli ausiliari, l’automazione e la diagnostica e
manutenzione.
31
2.2 L’ analisi del sistema 2x25 kV-50 Hz
32
due parti uguali dagli autotrasformatori in modo che il treno riceva un’alimentazione
bilaterale sulla linea di contatto. Nella cella non occupata dal treno, la corrente nella
linea di contatto e nel feeder è pari alla metà di quella assorbita dal treno, mentre nel
binario è nulla. Il ritorno della corrente in questa cella quindi non interessa il binario,
eliminando il problema delle interferenze ai circuiti di binario e riducendo il disturbo
indotto verso i conduttori paralleli.
Infine il sistema 2x25 kV, utilizzando un sistema con tre livelli di tensione, consente
di trasmettere potenza a 50 kV e renderla disponibile ai treni alla tensione di 25 kV. In
tal modo è possibile un maggiore distanziamento delle SSE.
Con riferimento al caso del sistema 2x25 kV, per determinare la ripartizione delle
correnti è stato reso il sistema passivo e si considera solamente l’azione del treno,
modellizzato tramite un generatore ideale di corrente.
La determinazione delle componenti Ia, Ib, Ic, sarà data dal rispetto delle leggi di
Kirchhoff alle tensioni considerando diversi accoppiamenti tra le maglie. Le condizioni di
funzionamento possibili sono il funzionamento 2x25 kV, in cui si avrà il funzionamento
degli autotrasformatori, ed il funzionamento a 25 kV, che comporta invece l’esclusione
degli autotrasformatori e del feeder, alimentando il treno dalla linea di contatto con
ritorno dalle rotaie in tutte le direzioni attraverso un semiavvolgimento del
trasformatore di SSE. Di conseguenza nel funzionamento a 25 kV la potenza trasmissibile
è metà di quella del 2x25 kV. La ripartizione delle correnti di Figura 2.13 può essere
quindi vista come somma di una componente riconducibile al funzionamento del
sistema 2x25 kV ideale e una al funzionamento come sistema 25 kV semplice come
evidenziato in Figura 2.14.
33
Figura 2.14- Ripartizione delle correnti per il sistema 2x25kV/25kV
Il problema dello studio della ripartizione delle correnti si riconduce quindi alla
determinazione dei coefficienti α e γ.
Utilizzando le leggi di Kirchhoff, dopo aver calcolato le induttanze di servizio dei vari
conduttori che tengano conto dei mutui accoppiamenti in relazione all’effettiva
ripartizione di correnti, si perviene a un sistema di equazioni che presentano come
incognite i coefficienti α e γ che determinano le ripartizioni delle correnti. Poiché le
equazioni del sistema sono non lineari, si procede alla sua risoluzione per via numerica
avvalendosi dell’ausilio di programmi di calcolo. Si ottiene così la seguente ripartizione:
34
γ = 0.9538
α = 0.5009
Dai valori ottenuti si può notare come il sistema non si discosti molto dal funzionamento
2x25 kV ideale, caratterizzato da γ=1 e α=0.5. Tali risultati sono stati confermati dalle
simulazioni su dei modelli e poi a loro volta validati dalle misure sperimentali condotte
sulla linea. Tuttavia, mediante le analisi condotte, è possibile notare che la tensione di
corto circuito dell’autotrasformatore influenza notevolmente la ripartizione delle
correnti. Difatti all’aumentare dell’impedenza di corto circuito la corrente tende sempre
di più a ripartirsi secondo uno schema 25 kV tradizionale, andando ad interessare il
binario anche nelle celle non occupate dal treno. Per questo motivo la tensione di corto
circuito degli autotrasformatori utilizzati negli impianti risulta piuttosto bassa ed
esattamente pari a 1 %.
Figura 2.15- Risultati delle simulazioni relative alle correnti nella ldc(rosso),
feeder(verde) e binario(blu)
È stata anche valutata la dipendenza dei parametri alfa e gamma dal movimento del
treno e dalla variazione di posizione del feeder. Si può notare che, con l’avvicinarsi del
treno alla fine della cella, il parametro gamma tende al valore unitario, tipico del
funzionamento ideale. Il parametro alfa invece varia tra 1 e 0 con lo spostamento del
treno dall’inizio alla fine della cella. Per quanto riguarda la posizione del feeder si può
osservare come questa non modifichi praticamente la ripartizione della corrente tra i
vari conduttori.
35
γ in funzione della distanza percorsa α in funzione della distanza percorsa
γ in funzione della posizione del feeder α in funzione della posizione del feeder
36
mancato rispetto di condizioni restrittive. Nell’ambito di queste tecnologie sono stati
adottati sistemi quali il blocco automatico a correnti codificate (BAcc) oppure sistemi di
comando e controllo della marcia dei treni (SCMT, Vigilante, ERTMS/ETCS).
Il BAcc è stato il primo sistema installato sulla rete italiana in grado di inviare
direttamente a bordo le informazioni necessarie alla condotta in sicurezza del treno e
consentire un innalzamento della velocità massima oltre i 150 km/h, riportando in
cabina di guida l’informazione sul numero di sezioni di blocco libere disponibili per il
treno istante per istante.
37
2.3.3 SCMT
A bordo dei rotabili e lungo le linee della rete ferroviaria nazionale è in fase di
installazione un nuovo sistema di sicurezza denominato “Sistema di Controllo Marcia
Treno” (SCMT), con il quale viene introdotto l’utilizzo della ripetizione discontinua dei
segnali, oltre al già collaudato Blocco Automatico a Correnti Codificate. Il sistema SCMT
attua la protezione della marcia del treno, istante per istante, rispetto alle condizioni
imposte dai segnali, alla velocità massima consentita dalla linea in condizioni normali e
di degrado, alla velocità massima ammessa dal materiale rotabile e ai rallentamenti e
riduzioni di velocità. Il sistema SCMT dunque realizza il controllo delle velocità di marcia
dei treni rispetto ai dati gestiti ed interviene, interrompendo la trazione ed inserendo
automaticamente la frenatura pneumatica, in caso di violazione dei vincoli imposti.
I nuovi dispositivi statici utilizzati nelle attuali linee AV/AC hanno portato i sistemi
elettrici a prestazioni e a semplicità di gestione sempre più elevate, ma per contro si
sono verificati problemi collaterali per nulla trascurabili quali i disturbi armonici. Al fine
di rispettare le normative vigenti ed evitare di creare problemi sulla funzionalità dei
componenti del sistema elettrico oppure generare operazioni non corrette nel sistema
di segnalamento a cui è delegato il controllo del traffico, è necessario poter prevedere i
disturbi armonici presenti nel sistema di alimentazione.
38
L’accoppiamento elettromagnetico fra una sorgente di disturbo ed un generico
sistema vittima, si manifesta ogni qualvolta si verifica una interazione tra il campo
elettromagnetico generato dalla sorgente e il sistema vittima, in modo da avere tra di
essi un trasferimento di energia tale da alterare le caratteristiche fisiche e/o
prestazionali del sistema disturbato.
39
distanza fra la sorgente e la vittima, oppure di installare una schermatura con
almeno un’estremità connessa a terra.
40
3. La modellizzazione dinamica del contatto
pantografo catenaria
41
testa del pantografo e il filo di contatto della catenaria viene introdotto attraverso una
rigidezza concentrata. Il vincolo descritto risulta unilatero in quanto il filo di contatto e la
testa del pantografo possono solo scambiare tra loro una forza di compressione.
Poiché, come abbiamo visto la fune portante e il filo di contatto sono schematizzabili
come due travi, cerchiamo di ricavare le equazioni di una trave snella vincolata agli
estremi mediante appoggio. Nella nostra descrizione ci riferiremo, come mostrato in
Figura 3.2, a una trave snella lunga L, di massa per unità di lunghezza ρ, rigidezza
flessionale EJ, soggetta a un tiro S, e vincolata agli estremi mediante appoggi. Si vuole
ricavare lo spostamento trasversale dell’asse neutro della trave W(ξ,t).
(a)
risulta:
42
(b)
(c)
(d)
L’equazione (d) risulta un’equazione differenziale lineare del quarto ordine la cui
soluzione definisce la funzione W(ξ,t), che per trave vincolata agli estremi e in caso
stazionario assume la forma:
(e)
Nella costruzione del modello dinamico della catenaria, si limita il numero di modi
considerati per ogni fune, ad un certo valore , e riscrivendo la soluzione in notazione
matriciale risulta:
(1.6)
Nella risoluzione di problemi dinamici mediante approccio modale, la scelta del numero
di modi da considerare avviene in modo tale che la frequenza dell’ultimo modo
considerato superi di più del doppio la massima frequenza presente nello spettro della
forzante del sistema. In questo caso invece, la scelta del numero di modi per fune da
considerare viene fatta secondo un diverso criterio. Infatti il sistema catenaria
43
pantografo non è propriamente forzato dall’esterno, bensì è la variabilità
spazio/temporale della rigidezza del sistema ad indurre delle vibrazioni. Viene quindi
fatta una considerazione relativa al numero di elementi elastici concentrati presenti nel
sistema. Considerando la fune portante, essa è vincolata a terra mediante due
sospensioni che delimitano le singole campate della catenaria. Inoltre essa è vincolata
mediante 18 pendini al filo di contatto. Il numero di modi minimo da considerare per la
fune portante deve essere tale per cui la forma modale del modo a più elevata
frequenza abbia un nodo in ogni punto in cui è presente una rigidezza concentrata. Data
la particolare disposizione dei pendini e delle sospensioni, si può dimostrare che il modo
a frequenza più bassa, tale che abbia un nodo ovunque sia presente un elemento
elastico concentrato, risulta 2 , dove è il numero di pendini presenti nella
catenaria. Dati i 18 pendini presenti nel modello di catenaria sviluppato, il numero di
modi da considerare risulta =36. Avendo considerato gradi di libertà per la fune
portante e gradi di libertà per il filo di contatto, la catenaria avrà 2 frequenze
proprie.
T T
= p(t) p(t) + c(t) c(t)
44
e definiamo le matrici di estrazione [Ep]ed [Ec]:
= [Ep]
= [Ec]
T
( [Ep]T [mp] [Ep] + [Ec]T [mc] [Ec] ) = T
[M] (1.7)
T T
+
T
VTIRO = ( [Ep]T [kTIROp][Ep] + [Ec]T [kTIROc][Ec] ) = T
[ KTIRO]
L’energia potenziale elastica legata alla rigidezza flessionale della catenaria risulta
pari al lavoro compiuto dal momento flettente per effetto della rotazione delle sezioni
della trave associata allo spostamento trasversale W(ξ,t).
T T
+
45
Ricordandoci delle matrici di estrazione:
T
VFLES = ( [Ep]T [kFLESp][Ep] + [Ec]T [kFLESc][Ec] ) = T
[ KFLES]
Definiamo ora l’energia potenziale elastica degli elementi elastici concentrati quali i
pendini (pd) e le sospensioni (sp). Tratteremo la scrittura estesa dell’equazione per i
pendini, per le sospensioni si procede analogamente.
definiamo il vettore :
per il vettore :
Dunque risulta:
46
T
Vpd = [Λpd]T [kkpd] [Λpd]
T
Vsp = [Λsp]T [kksp] [Λsp]
V=
In realtà la matrice risulta proporzionale alla sola matrice di massa ( β≈0) e risulta quindi:
Per ora non è stato scritto il lavoro delle forze esterne agenti sulla catenaria, infatti,
finchè non viene introdotta nel modello la forza di contatto scambiata tra il filo di
contatto e la testa del pantografo, non vi sono azioni esterne agenti sulla catenaria.
L’equazione di Lagrange risulta allora essere:
47
3.2 Il modello dinamico del pantografo
48
F0 è la forza di precarico statico che viene applicata al quadro del pantografo, attraverso
il circuito pneumatico presente a bordo della motrice, affinché l’archetto venga spinto
contro il filo di contatto.
49
Prima di introdurre il lavoro virtuale della forza di contatto si dispone di due insiemi di
equazioni disaccoppiate tra loro:
Avendo ricavato le equazioni di moto del sistema completo, si può procedere alla
loro integrazione nel tempo. Per fare questo è indispensabile conoscere il valore dei
parametri descriventi il sistema. Faremo riferimento ai valori riportati nella tabella
sottostante:
50
La soluzione delle equazioni viene affrontata con l’ausilio del software di calcolo
MATLAB che offre diversi algoritmi per l’integrazione di sistemi di equazioni differenziali
ordinarie. In particolare si possono utilizzare due differenti approcci risolutivi:
Approccio con matrice di stato tempo variante: si riscrive il sistema in forma di
stato
In questo caso la matrice di stato ricavata è funzione del tempo, quindi durante
l’integrazione del sistema ad ogni passo è necessario aggiornare la matrice di
stato.
Approccio con matrice di stato costante: si riscrive la componente lagrangiana in
maniera da lasciare la parte dipendente dal tempo separata dalle altre
componenti
51
In questo caso la matrice di stato risulta essere costante, mentre la componente
lagrangiana della forza di contatto risulta funzione del tempo. Bisogna
tuttavia, in questo caso, fornire al solutore, istante per istante, il valore della
forza di contatto , funzione dei gradi di libertà del sistema.
La rigidezza variabile della catenaria incontrata dal pantografo durante la marcia del
treno, innesca un fenomeno oscillatorio che coinvolge la forza di contatto scambiata tra
il filo di contatto e lo strisciante. Nel caso il pantografo si muovesse a velocità pressoché
nulla sotto alla catenaria, i gradi di libertà dello stesso si disporrebbero secondo la
diversa configurazione di equilibrio statico derivante dalla rigidezza locale della
catenaria. Man mano che la velocità aumenta, il pantografo, dotato di un’inerzia non
nulla, non riesce a spostarsi seguendo la variazione di rigidezza della catenaria. Anche la
catenaria, dotata di caratteristiche inerziali, viscose ed elastiche, quando è soggetta ad
un carico, verso l’alto, viaggiante a velocità diversa da zero, comincia ad oscillare. Il
pantografo e la catenaria, nel momento in cui il treno marcia ad una velocità diversa da
zero, cominciano dunque ad oscillare inducendo la variazione della forza di contatto
attorno al valore di progetto. All’aumentare della velocità di marcia del treno, la forza di
contatto oscilla sempre più vistosamente. L’oscillazione della forza di contatto risulta
quindi un fenomeno dinamico di interazione tra il pantografo e la catenaria indotto dalla
variabilità della rigidezza della catenaria lungo il proprio sviluppo che si manifesta
quando il pantografo scorre sotto alla catenaria a velocità non nulla. Per tentare di
contrastare questo fenomeno, si può pensare di introdurre nel modello costruito
precedentemente l’applicazione del controllo attivo del pantografo. Viene applicata una
forza di controllo al quadro, in anello chiuso, prodotta da un attuatore operante tra
l’imperiale della motrice ed il quadro del pantografo. L’attuatore viene considerato
ideale. Esso agisce in parallelo al circuito pneumatico presente a bordo della motrice che
fornisce il precarico statico.
52
dove con che rappresentano i riferimenti per la retroazione
rispettivamente dello spostamento della testa del pantografo e dello spostamento del
quadro del pantografo. Il sistema di controllo, infatti, si inserisce in parallelo alla
situazione nella quale viene applicato un carico statico F0 al quadro del pantografo. Tale
carico viene applicato al quadro affinché la testa del pantografo spinga contro il filo di
contatto. Nel caso in cui il pantografo sia fermo sotto alla catenaria in una certa
posizione ξ, per effetto del carico F0 applicato al quadro, i gradi di libertà del pantografo
si spostano verso l’alto delle quantità yhrif(ξ) ed yfrif(ξ), funzione della variabile ξ, data la
variabilità della rigidezza statica della catenaria. Se il sistema di controllo avesse
riferimento nullo sullo spostamento della testa e del quadro, tenderebbe a riportare i
gradi di libertà del pantografo a quota zero, eliminando il precarico con cui la testa
spinge contro il filo di contatto. Risulta quindi necessario fornire un riferimento per le
retroazione degli spostamenti. In generale, i riferimenti sono calcolati come gli
spostamenti dei gradi di libertà del pantografo quando al quadro del pantografo viene
applicata la forza F0 e questo si trovi in una posizione opportunamente scelta sotto alla
catenaria.
53
L’applicazione della forza di controllo in anello chiuso modifica le matrici di
smorzamento e di rigidezza del pantografo rendendole non simmetriche. L’attuatore
infatti agisce tra il quadro del pantografo e l’imperiale della motrice e vengono retro
azionati anche lo spostamento e la velocità della testa del pantografo. Inoltre il sistema
di controllo risulta essere non colocato: vengono infatti retroazionati gli stati di un grado
di libertà sul quale non agisce direttamente la forza di attuazione. Essendo il sistema non
colocato, è necessario studiare la stabilità del sistema controllato. Inoltre si è visto come
il riferimento non nullo sulla posizione dei gradi di libertà del pantografo produca due
termini forzanti equivalenti che si vanno a sommare alla forza F0. Senza tali termini il
sistema di controllo tenderebbe ad allontanare il pantografo dal filo di contatto.
54
La matrice deriva dall’esplicitazione del lavoro virtuale compiuto dalla forza di
contatto: poiché il collegamento tra la testa del pantografo e il filo di contatto è
schematizzato attraverso un elemento elastico concentrato di rigidezza ks e non vi è
alcuno smorzatore in parallelo alla rigidezza, lo spostamento del pantografo altera la
sola matrice di rigidezza del sistema. Poiché la matrice di rigidezza del sistema
complessivo varia con la sola posizione del pantografo sotto alla catenaria, gli autovalori
del sistema non dipendono dallo stato di moto del pantografo, ovvero non dipendono
da quanto veloce il pantografo transiti sotto alla catenaria, bensì dalla sola posizione
nella quale esso si trovi.
Si consideri la generica configurazione nella quale il pantografo si trovi in una certa
posizione sotto alla catenaria. Le equazioni di moto che si sono ottenute,
separatamente, per la catenaria e il pantografo, hanno un comportamento sicuramente
stabile. Le rispettive matrici di massa, smorzamento e rigidezza sono simmetriche e
definite positive per definizione. Queste sono infatti le matrici associate alle forme
quadratiche corrispondenti all’energia cinetica, alla funzione dissipativa e all’energia
elastica. Lo stesso può dirsi del sistema catenaria pantografo con il pantografo in una
generica posizione rispetto alla catenaria. In conclusione il sistema catenaria pantografo
nel caso passivo è sempre stabile. La matrice di rigidezza complessiva che risulta
dall’introduzione del forzamento, è anch’essa simmetrica e definita positiva, qualsiasi sia
la posizione del pantografo sotto alla catenaria. Gli autovalori del sistema catenaria
pantografo cambieranno per ogni posizione del pantografo sotto alla catenaria ma
rimarranno sempre tutti a parte reale negativa. Il sistema catenaria pantografo risulta
quindi un sistema parametrico funzione della posizione del pantografo sotto alla
catenaria che risulta stabile per ogni valore assunto dal parametro di dipendenza.
Nel momento in cui al pantografo applico una forza di controllo in anello chiuso,
che di fatto altro non è che una forza di campo, gli auto valori del sistema vengono
alterati. Poiché il sistema di controllo risulta essere non colocato, i guadagni del
controllore rendono non simmetriche le matrici di rigidezza e smorzamento del
pantografo, rendendo non simmetriche le matrici complessive di rigidezza e
smorzamento del sistema catenaria pantografo. Se la matrice di rigidezza di un sistema
meccanico non risulta simmetrica, il campo di forze posizionali è non conservativo e si
può instaurare un’instabilità dinamica di tipo flutter. Se poi la matrice di rigidezza fosse
anche non definita positiva, il sistema andrebbe incontro ad instabilità statica di tipo
divergenza. Infine se la matrice di smorzamento risultasse non simmetrica, il campo di
forze non sarebbe dissipativo e potrebbe dare origine ad instabilità dinamica, mentre se
risultasse non definita positiva, il sistema sarebbe soggetto ad instabilità dinamica.
Dato l’elevato numero di gradi di libertà del sistema, per verificare che la forza di
controllo introdotta sul sistema non dia origine ad instabilità, si procede ad uno studio
degli auto valori del sistema. Affinché il sistema controllato sia stabile è necessario che,
per ogni posizione del pantografo sotto alla catenaria, tutti gli auto valori abbiano parte
reale negativa. Si discretezza la lunghezza della catenaria in un certo numero di posizioni
N, nelle quali vengono calcolati gli auto valori del sistema:
55
Si individua a questo punto la parte reale dell’autovalore a parte reale massima tra gli
auto valori , calcolati per il pantografo in funzione della posizione:
In questo modo si ottiene un profilo della massima parte reale dell’insieme degli auto
valori in funzione della posizione considerata lungo lo sviluppo della catenaria. Se tale
profilo rimane minore o uguale a zero lungo l’intero sviluppo della catenaria il sistema
controllato risulta stabile.
56
Lo stato iniziale è calcolato ricavando il vettore di stato quando il pantografo è sotto
all’appoggio del filo di contatto e sul quadro viene applicata la forza . In questo modo
si riduce il transitorio iniziale in quanto in gradi di libertà del pantografo sono, ad inizio
integrazione, in una posizione sollevata che garantisce il precarico statico. Il transitorio
non può essere del tutto eliminato in quanto il pantografo, all’istante iniziale, passa da
una zona dove la catenaria è infinitamente rigida ad una zona dove la catenaria possiede
rigidezza finita. Vengono inoltre riportati i valori dei riferimenti per la retroazione della
testa e del quadro del pantografo: risulta che questi possano venire calcolati in una
qualsiasi posizione del pantografo rispetto alla catenaria, e quindi per comodità si fanno
coincidere i riferimenti con le posizioni iniziali dei due gradi di libertà del pantografo.
Vengono ora prese in considerazione tre diverse velocità di marcia del treno, V=135
km/h, V=170 km/h e V=225 km/h. Nella tabella sottostante sono riportati i risultati
relativi alle accelerazioni della testa, del quadro del pantografo, alla forza di contatto,
alla forza di controllo, alla corsa dell’attuatore, alla velocità relativa degli estremi
dell’attuatore ed alla potenza dell’attuatore. La corsa dell’attuatore viene calcolata
come spostamento relativo degli estremi dell’attuatore rispetto alla posizione assunta
ad inizio integrazione ovvero, la corsa dell’attuatore, all’istante iniziale, è assunta essere
nulla.
57
Media - - 9.05+1 - 6.14E-2 - -
Dv.Std 2.06E+0 2.15E+0 2.07E+1 3.60E+1 3.20E-2 1.76E-1 7.48E+0
Max 5.40E+0 5.68E+0 1.48E+2 7.76E+1 1.08E-1 2.93E-1 2.78E+1
Min -5.04E+0 -5.49E+0 4.79E+1 -1.01E+2 1.17E-2 -4.75E- -2.44E+1
1
V=235 km/s SISTEMA PASSIVO
2 2
h [m/s] f [m/s ] Fco [N] Fctr [N] [m] [m/s] P [W]
Media - - 9.05+1 - - - -
Dv.Std 4.34E+0 2.25E+0 3.90E+1 - - - -
Max 1.21E+1 4.73E+0 2.04E+2 - - - -
Min -9.55E+0 -6.20E+0 -1.12E+1 - - - -
V=235 km/s SISTEMA CONTROLLATO
2 2
h [m/s ] f [m/s ] Fco [N] Fctr [N] [m] [m/s] P [W]
Media - - 9.01E+1 - 6.27E-2 - -
Dv.Std 2.48E+0 2.65E+0 2.45E+1 4.42E+1 2.79E-2 1.87E-1 9.01E+0
Max 7.30E+0 7.74E+0 1.59E+2 1.36E+2 1.04E-1 3.28E-1 4.12E+1
Min -6.16E+0 -6.58E+0 1.79E+1 -1.23E+2 1.68E-2 -4.33E- -2.76E+1
1
In Figura 3.4 vengono riportati, in forma grafica, i risultati relativi alla forza di contatto. I
risultati riportati in tabella vengono calcolati nel tratto di catenaria che comprende la
seconda metà della prima campata, la seconda campata e la prima metà della terza
campata. In questo modo non vengono considerati i dati ottenuti nelle zone prossime
agli appoggi, inevitabilmente alterati dagli effetti di bordo dovuti alla presenza degli
58
appoggi della fune portante e del filo di contatto. In questo modo, inoltre, si evita di
considerare gli effetti del transitorio ad inizio simulazione. Dai dati relativi al sistema
passivo, per le diverse velocità considerate, si vede come l’oscillazione della forza di
contatto aumenti all’aumentare della velocità di marcia del treno. Si vedano infatti il
valore massimo, il valore minimo e la deviazione standard della forza di contatto. Già per
una velocità V=170 km/h , la forza di contatto minima, risulta prossima a zero. Per
V=225 km/h il sistema passivo non riesce a mantenere il contatto. Dai dati relativi al
sistema attivo si vede come il sistema controllato migliori le cifre relative alla forza di
contatto. Il valore massimo e la deviazione standard della forza di contatto vengono
diminuiti, mentre il valore minimo viene aumentato, per tutte e tre le velocità di
interesse. Ovviamente l’effetto del controllo è più apprezzabile all’aumentare della
velocità di marcia del treno: per le alte velocità l’applicazione del sistema di controllo
evita il distacco del pantografo. L’utilizzo del sistema di controllo attivo, applicato al
pantografo, mostra come, almeno in via teorica, sia possibile aumentare la potenziale
velocità di marcia del treno.
Figura 3.4 - Risultati della simulazione della forza di contatto per i guadagni riportati in
2.3
59
3.6 L’ irregolarità delle infrastrutture
I modelli di simulazione del contatto catenaria pantografo riportati fino ad ora non
considerano alcuni fattori che influenzano l’interazione della catenaria con il pantografo
durante la marcia del treno.
Ad esempio il pantografo e la catenaria sono immersi nell’aria: il pantografo subisce
quindi le forze aerodinamiche risultanti dal suo moto relativo rispetto all’aria e legate al
suo profilo geometrico; anche la fune portante ed il filo di contatto, in caso di forte
vento possono essere eccitati da fenomeni aeroelastici.
Inoltre l’imperiale, su cui è montato il quadro del pantografo, oscilla sia in direzione
verticale che trasversale rispetto al senso di marcia, a causa delle irregolarità del binario
che mettono in vibrazione la cassa del treno.
Infine il profilo della catenaria non risulta privo di irregolarità: esiste un’inevitabile
errore con cui la catenaria viene posizionata lungo una linea ferroviaria, peraltro, anche
nel caso in cui il posizionamento fosse perfetto, la subsidenza del terreno non rigido ed il
conseguente spostamento dei pali di sostegno per le sospensioni della catenaria
produce inevitabilmente un’irregolarità di posa della catenaria.
La vibrazione generata dall’irregolarità del profilo del binario viene filtrata da due
stadi di sospensione di cui è dotata la matrice: il primo stadio di sospensione è costituito
dall’insieme di elementi elastici e smorzanti che collegano le sale ai carrelli della motrice,
il secondo stadio di sospensione è costituito dall’insieme di elementi elastici e smorzanti
che collegano i carrelli alla cassa. Per modellizzare il tutto si assume lo schema di Figura
3.5. La motrice schematizzata è dotata di quattro gradi di libertà, lo spostamento
verticale della cassa , il beccheggio della cassa , lo spostamento verticale del carrello
60
anteriore , lo spostamento verticale del carrello posteriore . Il singolo carrello
possiede solo il grado di libertà di spostamento verticale e non quello di beccheggio.
Dunque le due sale appartenenti ad un carrello vengono considerate come un’unica
sala. L’irregolarità del binario viene trattata come spostamento di vincolo imposto per le
sale, e . Il pantografo è montato ad una distanza d dal baricentro della cassa. Si
vogliono scrivere le equazioni di moto per il sistema descritto e procedere
all’integrazione delle stesse, considerando come termine forzante l’irregolarità del
binario, espressa in forma di vincolo impresso. Integrate le equazioni, si ricava lo
spostamento verticale dell’imperiale della cassa all’altezza della posizione del
pantografo, per poi utilizzarlo come spostamento di vincolo impresso agente sul
pantografo dalla parte del quadro, nel modello completo catenaria pantografo
sviluppato precedentemente.
61
superiore alla massa del pantografo e le forze che il pantografo scarica sulla cassa sono
trascurabili rispetto alle azioni dinamiche agenti sulla cassa a causa dell’irregolarità del
binario. Per tale ragione si può risolvere a priori la dinamica della cassa attraverso il
modello a mezzo veicolo e successivamente utilizzare i risultati ottenuti per
caratterizzare lo spostamento di vincolo imposto all’imperiale della motrice, nella
simulazione della dinamica del sistema catenaria pantografo.
ir + ir
Per effettuare i calcoli dobbiamo ricordare che l’irregolarità della sala posteriore ha lo
stesso andamento di quella anteriore ma è sfasata nello spazio di una quantità pari al
passo della motrice.
Una volta integrate le equazioni del sistema si può ricavare la vibrazione
sull’imperiale all’altezza del collegamento del quadro del pantografo come:
62
(a) Irregolarità del binario (b) Spostamento imperiale
Figura 3.6 - Risultati della simulazione dinamica del modello a mezzo veicolo per V=235
km/h
63
L’effetto dello spostamento di vincolo imposto viene quindi introdotto nelle
equazioni descriventi la dinamica del pantografo:
i+
A questo punto viene simulata la dinamica del sistema catenaria pantografo per
due differenti velocità di marcia del treno, V=180 km/h e V=235 km/h. Prima della
simulazione vengono ricavati lo spostamento e la velocità verticali dell’imperiale della
motrice in corrispondenza dell’altezza di montaggio del pantografo per entrambe le
velocità di marcia considerate. Viene poi simulata la dinamica del sistema catenaria
pantografo introducendo lo spostamento di vincolo impresso dell’imperiale. I risultati
della simulazione sono riportati nella tabella sottostante.
Dai risultati riportati in tabella si vede che per entrambe le velocità di marcia
considerate l’algoritmo di controllo testato è in grado di migliorare il contatto tra la
catenaria e il pantografo. Il valore di deviazione standard ed il valore massimo della forza
64
di contatto vengono diminuiti mentre il valore minimo viene aumentato. La vibrazione
dell’imperiale non si manifesta in maniera significativa nei dati delle simulazioni.
L’irregolarità del binario non incide significativamente sui dati del sistema: bisogna
infatti ricordare che l’irregolarità introdotta dal binario viene filtrata una prima volta dal
sistema di sospensioni della cassa della motrice manifestandosi quindi sull’imperiale.
Successivamente il disturbo presente sull’imperiale viene ulteriormente filtrato dai due
stadi di sospensione del pantografo.
Questo disturbo è essenzialmente dovuto all’inevitabile errore con cui viene posta
in sede la catenaria durante l’elettrificazione di una linea ferroviaria ed allo spostamento
dei pali di sostegno dovuto alla subsidenza del terreno.
Così come è stato fatto con l’irregolarità del binario, conviene descrivere il
fenomeno mediante un approccio sperimentale. L’irregolarità della catenaria viene
assunta come un fenomeno random, stazionario ed ergodico, descritto attraverso la
propria densità di potenza spettrale. Attraverso campagne sperimentali condotte sulle
linee ferroviarie, viene ricavata una correlazione sperimentale tramite la quale è
possibile riprodurre un profilo di irregolarità avente la stessa densità di potenza
spettrale di quella reale. Ottenuta la PSD, è possibile ricavare il profilo verticale della
catenaria nello spazio e nel tempo.
L’effetto dell’irregolarità della catenaria sul sistema viene introdotto considerando
lo spostamento del filo di contatto nel punto di contatto con la testa del pantografo
come la somma dello spostamento stesso del filo più lo spostamento dovuto al profilo di
65
irregolarità nel punto considerato. Per introdurre l’irregolarità nelle equazioni di moto è
necessario riscrivere il lavoro virtuale compiuto dalla forza di contatto tra catenaria e
pantografo nello spostamento del filo di contatto rispetto alla testa del pantografo. Il
lavoro virtuale risulta quindi essere:
Il lavoro virtuale associato alla forza di contatto, nel caso sia presente l’irregolarità del
filo di contatto della catenaria, è composta da due termini: il primo, ,
coincide con quello ricavato precedentemente in assenza di disturbi e rappresenta il
termine che rende parametrico il sistema catenaria pantografo in funzione della
posizione del pantografo rispetto alla catenaria ed accoppia il sistema della catenaria
con quello del pantografo; il secondo, , permette di introdurre
l’irregolarità del filo di contatto nel sistema dinamico catenaria pantografo. Il profilo di
irregolarità della catenaria agisce come uno spostamento di vincolo impresso, il cui
effetto sul sistema è espresso dalla sua componente lagrangiana. Questo vettore è
funzione della posizione del pantografo sotto la catenaria o alternativamente
dell’istante di simulazione.
Si introduce quanto ricavato nelle equazioni del sistema dinamico catenaria pantografo:
66
Rispetto all’equazione dinamica ricavata per il caso privo di irregolarità, a secondo
membro è presente un termine funzione del tempo o della posizione del pantografo che
esprime la componente lagrangiana dell’irregolarità della catenaria sul sistema catenaria
pantografo.
Viene ora simulata la dinamica del contatto tra catenaria ed il pantografo quando è
presente l’irregolarità del filo di contatto per due velocità del treno, V=180 km/h e
V=235 km/h. si riportano nella tabella sottostante i risultati relativi a tale simulazione.
Nel sistema passivo è evidente come l’irregolarità della catenaria peggiori il contatto tra
catenaria stessa e pantografo, soprattutto per quanto riguarda la forza di contatto.
L’effetto è ovviamente più marcato con l’aumento della velocità. Nel caso attivo si
67
ottengono delle prestazioni peggiori, in termini di forze di contatto, rispetto al caso privo
di irregolarità.
Sono state ricavate le equazioni del sistema catenaria pantografo nel caso in cui
siano presenti le vibrazioni dell’imperiale e l’irregolarità del filo di contatto della
catenaria. Vogliamo ora scrivere le equazioni del sistema catenaria pantografo nel caso
siano presenti entrambi i disturbi sul sistema: la scrittura di queste ultime viene fatta
attraverso la sovrapposizione degli effetti dei due disturbi considerati. Riportiamo le
equazioni descriventi il sistema passivo e attivo nelle tabelle sottostanti.
68
Tabella 3.5 - Equazioni del sistema passivo: matrice di rigidezza tempo variante
69
Tabella 3.6 - Equazioni del sistema controllato: matrice di rigidezza tempo variante
70
Tabella 3.7- Equazioni del sistema passivo: matrice di rigidezza costante
71
Tabella 3.8- Equazioni del sistema controllato: matrice di rigidezza costante
72
I risultati della simulazione contemporanea dei due disturbi sono riportati nella
tabella sottostante.
73
4. L’ arco elettrico
Vari apparecchi sono stati messi a punto per poter studiare il fenomeno, e per
studiarne i fattori influenzanti. Per esempio, si prende qui in considerazione lo studio
effettuato alla School of Electrical Engeenering, Southwest Jiaotong University in Cina. In
questo caso l’apparecchiatura consente di simulare i movimenti laterali a zig zag, le
vibrazioni verticali e la variazione di flessibilità della linea di contatto. Vengono studiati
alcuni parametri fondamentali, tra i quali la corrente e la tensione. E inoltre tutti i
processi di formazione fisica dell’arco sono stati ripresi tramite una telecamera ad alta
velocità.
74
Figura 4.1 - Dispositivo per lo studio di archi confinati
75
Figura 4.2 - Fenomeno dell’arco quando pantografo e catenaria si separano
76
4.2 Il sistema di prova dell’arco elettrico
Ci sono quattro unità principali del sistema sperimentale, che consistono nel
dispositivo di guida del filo di contatto, nel dispositivo di movimentazione del
pantografo, nel sistema di controllo e nella parte elettrica.
77
4.2.1 Il dispositivo di guida del filo di contatto
78
Figura 4.4 - Sistema servo controllato per la movimentazione del pantografo
Viene installata una vite a rulli nella parte inferiore a formare un dispositivo di
scorrimento in direzione X. La posizione dello strisciante del pantografo può essere
modificata lungo il filo di contatto perché una manopola di regolazione è fissata alla fine
del cursore X. Il cursore laterale Z viene posizionato sul cursore X, ed è azionato da un
servomotore. Il dispositivo di scorrimento verticale Y è comandato da un servomotore
ed è fissato sul cursore Z. Sulla parte superiore del cursore Y, vi è un attuatore di
pressione regolabile, che viene utilizzato per garantire il contatto flessibile tra strisciante
e filo di contatto. Un pannello isolante è fissato sulla parte superiore del cilindro. Il
contatto strisciante del pantografo è posizionato esattamente sulla superficie del
pannello isolante. Il sistema di elevazione del pantografo di solito funziona come segue:
in primo luogo, mette lo strisciante del pantografo in una posizione appropriata
longitudinale (X) regolando la maniglia secondo i requisiti della prova. In secondo luogo,
il servo motore controllato dal servo sistema aziona la vite a rulli e la fa ruotare. Il
movimento laterale a zigzag nella direzione Z è realizzato perchè il cursore Z è guidato
nel movimento dalla vite. In terzo luogo, in accordo con la frequenza di vibrazione tra il
pantografo strisciante e la catenaria, la condizione di moto del cursore Y viene effettuata
regolando l'altro servo sistema e il servomotore. Le modalità di funzionamento possono
essere utilizzate per simulare i processi di separazione e riavvicinamento del sistema
pantografo - catenaria. La diversa forza di contatto del pantografo può essere realizzata
agendo sulla pressione dell'aria nel cilindro.
79
movimentazione. L'IPC è in grado di modificare i parametri di prova e controllare il PLC
tramite moduli di comunicazione. Mentre, il PLC controlla il movimento relativo e la
vibrazione verticale tra lo strisciante del pantografo e il filo di contatto tramite i diversi
motori di guida.
80
4.3 L’esperimento sull’arco
Come mostrato in tale figura, la forma d'onda della tensione dell'arco è distorta
seriamente, e contiene un gran numero di componenti in corrente continua e
componenti armoniche. Quando la differenza di tensione tra i due elettrodi tende a
zero, l'arco si spegne perché la caduta di tensione ai capi dell'arco è troppo piccola. Si
manifesta così il passaggio per lo zero della corrente (CZC). L'arco può essere riacceso
nuovamente e può continuare a bruciare dopo la CZC quando la tensione aumenta. La
tensione di superamento viene generata alla fine della CZC quando improvvisamente il
traferro è di nuovo rotto.
In Figura 4.7 sono riportate le caratteristiche morfologiche dell’arco che sono state
registrate in condizioni diverse: la Figura 4.7 (a) è l'immagine dell’arco che è stato
immortalato nella realtà al passaggio di un treno; la Figura 4.7 (b) è una foto dell’arco,
ripresa durante prove tradizionali; la Figura 4.7 (c) è la fotografia di alcuni archi elettrici
catturati durante i test qui descritti.
81
Figura 4.7 - Foto della manifestazione dell’arco in diverse condizioni
82
Figura 4.8 - Tensione di arco
Come la figura ha mostrato, la tensione di arco presenta quattro periodi, poi l’arco si
estingue. La componente fondamentale della forma d’onda della tensione d’arco è una
componente sinusoidale, aspetto che è evidente dopo t=5.81 s.
La figura 4.9 rappresenta la tensione di riaccensione dell’arco per differenti gap tra
pantografo e linea.
Si può vedere dal grafico che ovviamente la tensione di riaccensione aumenta con
l’aumentare della dimensione del traferro tra il pantografo e la linea di testa. La tensione
di riaccensione dell’arco aumenta linearmente quando il pantografo si comporta come
catodo, mentre questo discorso non vale per l’altro caso,nel quale presenta delle
fluttuazioni. Quindi possiamo concludere che:
- La tensione di riaccensione dell’arco è più elevata quando lo strisciante si
comporta come catodo;
83
- La tensione di riaccensione dell’arco viene incrementata con l’aumentare del
traferro;
Tensione di estinzione dell’arco: la tensione di estinzione dell’arco è la tensione che si
ha tra il pantografo e la linea di testa quando la corrente dell’arco è
approssimativamente zero. La tensione d'arco diminuisce e quindi aumenta: l'arco si
spegne quando la tensione d'arco è uguale alla tensione di alimentazione, la corrente di
arco è quindi nulla, e in questo momento la tensione d'arco è chiamata tensione di
estinzione. Da questo momento l’aria presente nel gap non conduce più e torna ad
essere un isolante.
Caratteristiche della tensione d’arco nel dominio delle frequenze: a causa della
continua formazione dell’arco tra il pantografo e la linea di contatto, vengono generate
un numero elevato di componenti armoniche e in correnti continua.
84
Figura 4.11- Spettro della tensione d’arco
85
Caratteristiche della corrente d’arco nel dominio delle frequenze: in Figura 4.13 è
riportato lo spettro della corrente d’arco. Da tale grafico si evidenzia che le componenti
in corrente continua consistono nel 25% delle onde fondamentali, le terze armoniche
occupano il 14% delle fondamentali, le quinte armoniche approssimativamente il 7% e le
settime circa il 4%. Queste componenti minacciano il funzionamento del trasformatore
utilizzato per l’alimentazione, quello della locomotiva e altri equipaggiamenti utilizzati
nelle operazioni di sicurezza.
La durata dell’arco è uno dei parametri più importanti che influenza l’energia
trasportata dall’arco stesso. È logico concludere che l’erosione elettrica provocata dal
fenomeno dell’arco sia proporzionale all’energia posseduta dall’arco stesso e che
quest’ultima sia fortemente influenzata dalla durata dell’arco. La durata dell’arco si
compone da due momenti fondamentali: la fase metallica del tempo di arco tm e quella
gassosa tg. La fase metallica è la fase iniziale che si estende dallo scoccare dell’arco fino
alla formazione della fase gassosa dell’arco. Con l’incremento di corrente, l’arco esisterà
nella sola fase gassosa. La sua durata dipende dal tipo di carico applicato: nella tabella
sottostante è rappresentata la sua variazione con applicati carichi di diversa natura.
86
La durata dell’arco aumenta con l’aumentare della corrente di trazione, non
importa quale sia la natura del carico. Questo incremento della durata è dovuto a un
sensibile aumento della temperatura nella zona dello scorrimento del pantografo sul filo
di contatto che fa incrementare sensibilmente la densità di emissione termoionica: in
questo modo l’energia dell’arco cresce notevolmente e viene quindi incrementato il
tempo di rilascio di tale energia. A pari intensità di corrente la durata è maggiore in caso
di carico induttivo piuttosto che resistivo. Nel caso di un’induttanza infatti, questa
immagazzina energia che rilascia nel momento in cui si ha un affievolimento dell’arco e
ne consente una maggiore durata.
In particolare per lo studio di tali fenomeni si può fare riferimento a due differenti
modelli: il modello di Cassie, il quale viene utilizzato in condizioni di correnti e
temperature elevate, e il modello di Mayr, che viene utilizzato per descrivere la
conducibilità nel caso in cui l’intensità di corrente sia prossima allo zero. Questi modelli
possono venire sintetizzati con equazioni di carattere generale. In particolare, nella
forma generalizzata, la conducibilità dell’arco R, è una funzione dei parametri che
caratterizzano l’arco e in particolare dell’energia trasmessa nel processo.
Dove Pin è la potenza erogata per formare l’arco, Pout la potenza trasmessa dall’arco, t il
tempo, iarc il valore istantaneo della corrente d’arco, uarc il valore istantaneo della
tensione d’arco e R il valore istantaneo della resistenza che caratterizza l’arco.
Analiticamente si è dimostrato che R può venire approssimata come:
87
malfunzionamento. Al lato sorgente dell'interruttore è presente un circuito per
riprodurre una tensione transitoria , mentre il circuito RLC dal lato linea rappresenta una
linea di trasmissione breve che è cortocircuitato . Vengono qui confrontati i due
differenti approcci.
Il modello dell’arco di Cassie (in Figura 4.15 rappresentato in giallo), presenta una
tensione d’arco costante nell’intervallo in cui ho corrente elvata, mentre nel modello di
Mayr viene mostrata una tensione d'arco crescente con un picco in prossimità del
passaggio per lo zero della corrente. Nel modello di Cassie non si riesce poi ad
interrompere la corrente di corto circuito, mentre in quello di Mayr viene interrotta e
mostrata una piccola corrente post-arco di 0.6A subito dopo il passaggio per lo zero
della corrente. Infine nel caso del modello dell'arco di Mayr, la tensione transitoria si
accumula sull'interruttore.
88
Figura 4.15- Confronto dei risultati
89
Quanto rappresentato sopra è la forma d’onda della tensione sul lato alta tensione
del trasformatore principale. Poiché l’arco provoca svariate armoniche, queste
comportano delle vibrazioni nella tensione di alimentazione del trasformatore. La forma
d’onda diventa meno regolare e questo influenza le operazioni di routine del
trasformatore, accelerando l’invecchiamento e l’usura di tutto l’apparecchio. Durante
questi meccanismi il trasformatore può produrre rumore e generare componenti
continue. Per risolvere tale problema si può pensare di collegare un condensatore in
parallelo al lato alta tensione del trasformatore: durante il processo transitorio del
pantografo lungo il filo di contatto, la tensione ai capi del carico rimane la stessa. Poiché
il processo di variazione della tensione accade molto lentamente se comparato alla
formazione dell’arco, c’è solo una piccola differenza tra la tensione di alimentazione e
quella presente sul pantografo. Quando compare l’arco il generatore fornisce solo una
piccola quantità di energia per l’arco e questo si estingue più in fretta. In seguito a
svariate analisi si è stabilito che con un condensatore da 8 μF in parallelo, la tensione di
alimentazione del trasformatore principale è notevolmente migliorata.
90
corrente. La distruzione dell’interfaccia a causa dell’arco elettrico comporta l’esistenza
di vari coefficienti. In figura 4.18 è mostrata la variazione di volume di usura dello
strisciante in carbonio con e senza scarica ad arco.
Si può notare che in entrambi i casi l’usura del materiale è bassa nel caso in cui non
si manifesti passaggio di corrente elettrica, mentre con l’incremento della corrente il
tasso di usura aumenta quasi linearmente. In caso di presenza dell’arco, è noto che
l’intensità della scarica aumenta con l’aumentare della corrente. Questo spiega perché si
hanno picchi di usura così elevati.
Nelle figure sottostanti sono mostrate delle micrografie delle superfici usurate dello
strisciante di carbonio di un pantografo soggetto a diversi tipi di arco.
Figura 4.19 - Micrografie della superficie dello strisciante per I=0 A, I=30 A
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Nella prima viene mostrato come la superficie sia molto liscia, sinonimo di assenza
di scarica ad arco. Si evidenziano delle scaglie di usura e dei distacchi dalla superficie
usurata: questi fenomeni vengono attribuiti alla forte adesione e frattura causata dal
calore sviluppato in seguito all’attrito e al grave stress sopportato dalla zona. Nelle altre
due immagini viene rappresentato invece il caso in cui si manifesta la scarica ad arco.
Sono evidenti, oltre a quanto detto sopra, dei piccoli punti luminosi, dei crateri di
ablazione causati dall’arco e punti con metallo fuso sulla superficie. Ovviamente più è
elevata la corrente, più grandi saranno i crateri di erosione.
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Conclusioni
Questo ci porta a concludere che un miglioramento nel contatto tra linea aerea
e pantografo comporterà un netto miglioramento nella durata delle parti in contatto tra
loro con una conseguente diminuzione dei costi legati alla manutenzione. La spinta nella
ricerca di soluzioni impiantistiche è quindi fortemente influenzata da questo fenomeno,
il quale, ad oggi rappresenta il problema più grave che affligge le linee ad Alta Velocità.
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Bibliografia
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