Dispense Numeri Complessi
Dispense Numeri Complessi
Dispense Numeri Complessi
(prof. M.P.Cavaliere)
NUMERI COMPLESSI E EQUAZIONI
I numeri complessi I numeri complessi I numeri complessi
Anche se il campo reale `e sucientemente ricco per la maggior parte delle applicazioni,
tuttavia le equazioni del tipo x
2
= a con a < 0 non hanno soluzione in R. Occorre quindi
allargare ancora il campo dei numeri introducendo i numeri complessi.
Deniamo insieme dei numeri complessi, denotato con C, il prodotto cartesiano RR
con le seguenti operazioni:
(a, b) + (c, d) = (a + c, b + d) (a, b)(c, d) = (ac bd, ad +bc).
Si verica che con tali operazioni C `e un campo, che non pu` o essere ordinato perche in un
campo ordinato il quadrato di un elemento non nullo `e sempre positivo.
Possiamo identicare il numero reale a con la coppia (a, 0), in questo modo risulta R C;
se inoltre si conviene di scrivere i invece che (0, 1) si vede che per ogni elemento (a, b) C
risulta
(a, b) = (a, 0) + (0, b) = (a, 0) + (b, 0)(0, 1)
e quindi ogni elemento di C si pu` o scrivere
(a, b) = a + ib.
Il numero reale a si dice parte reale di z = a+ib e il numero reale b si dice parte immaginaria
di z e si denotano rispettivamente Re(z) e Im(z).
Si denisce per ogni numero complesso z = a + ib il coniugato di z come
z = a ib,
Propriet`a del coniugato:
1) z = z, z C.
2) z + w = z + w, z, w C.
3) zw = z w, z, w C.
4) z = z z R.
Si denisce per ogni numero complesso z = a + ib la norma di z come
N(z) = zz = a
2
+ b
2
.
`
E chiaro che N(z) `e un numero reale positivo o nullo e inoltre vale
N(z) = 0 z = 0.
1
2 ISTITUZIONI DI MATEMATICA I
Quindi se z `e un numero complesso non nullo, dalla relazione zz = N(z) si ottiene che z ha
un inverso che `e
1
z
=
z
N(z)
=
a
N(z)
+ i
b
N(z)
.
Propriet`a della norma:
N(zw) = N(z)N(w), z, w C.
Non sempre si ha N(z + w) = N(z) + N(w).
Deniamo il modulo di un numero complesso z come |z| =
N(z).
Allora valgono le seguenti propriet` a
1) |z| `e un numero reale positivo o nullo.
2) |z| = 0 z = 0.
3) |zw| = |z||w|, z, w C.
4) |z + w| |z| +|w|, z, w C (disuguaglianza triangolare).
5) |z| =valore assoluto di z se z `e un numero reale.
Ogni numero complesso si pu` o visualizzare come un punto del piano reale (piano di
Argand-Gauss). Se z = a + ib, il punto che lo rappresenta `e il punto di coordinate (a, b), il
coniugato `e il simmetrico di z rispetto allasse x e |z| `e la lunghezza dellipotenusa di un
triangolo rettangolo che ha come cateti a e b e quindi rappresenta la distanza del punto
z dallorigine degli assi. Deniamo per ogni numero complesso z = a + ib largomento
di z come langolo compreso tra lasse delle ascisse e il segmento che congiunge il punto
P = (a, b) con lorigine. Si conviene di assegnare come verso di rotazione quello antiorario
e di denire largomento a meno di multipli di 2 nel senso che due angoli che dieriscano
per multipli di 2 sono considerati eguali.
Allora indicando con il modulo del numero complesso z e con il suo argomento si ha:
z = (cos + isen)
da cui si ricava z = (cos() + isen()) e z
1
=
1
(cos() + isen()).
Con questa notazione trigonometrica, dati due numeri complessi z = (cos + isen)
e w = (cos + isen), il loro prodotto diventa
zw = ((cos + isen))((cos +isen)) = (cos( +) + isen( + )).
Ne segue:
1) Il modulo del prodotto `e il prodotto dei moduli.
2) Largomento del prodotto `e la somma degli argomenti.
Inoltre
z
w
=
n
(cos n + isen n) = (cos + isen)
da cui
=
n
= ( + 2k)/n, k = 0, . . . , n 1.
Quindi le n radici n-esime di un numero complesso z si possono visualizzare nel piano di
Gauss (quello in cui sullasse x si rappresenta la parte reale e sullasse y il coeciente della
i) come i vertici di un poligono regolare di n lati inscritto in una circonferenza di raggio
n
|z|. A partire dalla prima, posta sulla retta per lorigine che forma con lasse x un angolo
= /n, dove 0 < 2 `e largomento di z, le altre si ottengono ruotando ogni volta di
2/n.
Esempio:
Determiniamo le radici terze di (1 + i)
4
.
Anzitutto scriviamo in forma trigonometrica (1 +i) =
2(cos
4
+ isen
4
). Elevando alla
quarta si ha: (1 + i)
4
= (
2)
4
(cos4
4
+ isen4
4
) = 4(cos + isen) = 4. Allora le radici
terze saranno della forma x
k
=
3
4(cos
+2k
3
+ isen
+2k
3
) e precisamente:
x
0
=
3
4(cos
3
+ isen
3
) =
3
4(
1
2
+ i
3
2
), x
1
=
3
4(cos
3
3
+ isen
3
3
) =
3
4,
x
2
=
3
4(cos
5
3
+ isen
5
3
) =
3
4(
1
2
i
3
2
).
Un ulteriore tipo di rappresentazione dei numeri complessi `e quella che si chiama la forma
esponenziale, in cui si sfruttano le propriet`a della funzione esponenziale per rendere pi u
facili i calcoli. Essa `e basata sulla seguente denizione (che ha giusticazioni teoriche)
introdotta da Eulero (1707-1783):
e
i
= cos +isen
e quindi z = |z|e
iArgz
. Usando le propriet`a formali delle potenze si ha, se z = x +iy,
e
z
= e
x
e
iy
= e
x
(cosy + iseny)
Inoltre, dalle denizioni date si ricavano immediatamente le formule di Eulero:
senx =
e
ix
e
ix
2i
cosx =
e
ix
+ e
ix
2
.
Infatti, poiche
e
i
= cos + isen
e
i
= cos() +isen() = cos isen
, sottraendo le due equazioni
si ottiene la la prima e sommandole la seconda.
Esercizi:
1) Scrivere in forma algebrica i seguenti numeri complessi (ove occorre passando attraverso
la formula trigonometrica):
1i
2+i
(2 + 2i)
100
(
3 + i)
20
(
12 2i)
10
2) Scrivere in forma trigonometrica i seguenti numeri complessi:
(2 7i)(5 + 3i)
1+i
5
1+i
i
217
4 ISTITUZIONI DI MATEMATICA I
i(cos
4
+ isen
4
) (cos
3
2
isen
3
2
)
3) Calcolare le radici n-esime di z dove:
a)n = 3, z = i;
b)n = 4, z = 16;
c)n = 4, z =
3 i;
4) Provare che 1 + e
i
= 0
5) Rappresentare sul piano i seguenti sottoinsiemi di C.
A = {z C : z(1 z) R}
B = {z C : Re(z
4
) = 0}
C = {z C : N(z + 1) > 2}
D = {z C, |z| =
1
2
}
E = {z C, |z| = |z
2
| }
F = {z C, zz = 0}
G = {z C, |z| = 1 e (1 + 2i)z R}
H = {a +ib C, ab 0}
6) Risolvere in C le equazioni:
z =
1
z
x
3
= cos
3
sen
6
z
5
+ i sen(
7
) = cos(
7
) z
4
+ 5z
2
+ 4 = 0
Cenni sulle equazioni algebriche Cenni sulle equazioni algebriche Cenni sulle equazioni algebriche
Dati a
0
, a
1
, . . . , a
n
in un campo K (nel nostro caso K = R oppure K = C) possiamo
considerare il polinomio f(X) = a
0
+ a
1
X + a
2
X
2
+ + a
n
X
n
. Se a
n
= 0 si dice che il
polinomio f(X) ha grado n e si scrive f = n.
Lequazione:
a
0
+a
1
x + a
2
X
2
+ + a
n
x
n
= 0
si dice equazione polinomiale (o algebrica) di grado n.
I numeri a
0
, a
1
, . . . , a
n
si dicono coecienti di f (in particolare a
n
si dice coeciente
direttivo) e X si dice indeterminata. I numeri z tali che f(z) = 0 si dicono soluzioni (o
radici) dellequazione algebrica f(X) = 0 o anche zeri o radici del polinomio f(X).
Se K `e il campo dei numeri complessi vale il seguente importante teorema provato da
Gauss nella sua tesi di laurea (1799), di cui omettiamo la dimostrazione.
Teorema fondamentale dellalgebra. Ogni equazione algebrica ha almeno una radice
complessa.
Dati due polinomi a coecienti in un campo K, f(X) = a
0
+a
1
X +a
2
X
2
+ +a
n
X
n
e g(X) = b
0
+ b
1
X + b
2
X
2
+ + b
s
X
s
, possiamo denire una somma e un prodotto nel
modo seguente:
f(X) + g(X) = (a
0
+ b
0
) + (a
1
+b
1
)X + (a
2
+ b
2
)X
2
+ + (a
i
+ b
i
)X
i
+ . . .
f(X)g(X) = a
0
b
0
+ (a
0
b
1
+ a
1
b
0
)X + (a
0
b
2
+ a
1
b
1
+ a
2
b
0
)X
2
+ + (
i
j=0
a
j
b
ij
)X
i
+ . . .
ISTITUZIONI DI MATEMATICA I 5
Linsieme dei polinomi con tali operazioni si denota K[X].
Osserviamo che il prodotto di due polinomi ha come grado la somma dei gradi, infatti
se f = n e g = s il termine di grado massimo di fg `e a
n
b
s
X
n+s
, quindi (fg) = n + s.
Inoltre vale il seguente teorema di cui non diamo la dimostrazione :
Teorema di divisibilit`a dei polinomi. Dati due polinomi f(X) e g(X) a coecienti
in un campo K, con g(X) = 0, esistono due polinomi q(X) e r(X) (detti rispettivamente
quoziente e resto) tali che:
f(X) = g(X)q(X) + r(X) con r < g oppure r = 0.
Esempio: Siano f(X) = X
5
+ X
4
+ 2X
3
1, g(X) = X
2
2, allora
X
5
+X
4
+2X
3
1
X
5
+2X
3
+X
4
+4X
3
1
X
4
+2X
2
4X
3
+2X
2
1
4X
3
+8X
+2X
2
+8X 1
2X
2
+4
8X + 3
X
2
2
X
3
+ X
2
+ 4X + 2
cio`e f(X) = g(X)(X
3
+ X
2
+ 4X + 2) + (8X + 3).
In particolare se g(X) = X a si ha f(X) = (X a)q(X) +r dove r `e una costante
(infatti r < (X a) = 1 per cui r = 0).
Allora se calcoliamo f(a) risulta f(a) = (a a)q(a) + r = 0 + r = r, perci` o
f(X) = (X a)q(X) + f(a).
Abbiamo dimostrato quindi il seguente teorema:
Teorema di Runi. Dato un polinomio f(X), se f(a) = 0 allora f(X) = (X a)q(X).
Dal teorema fondamentale dellalgebra e dal teorema di Runi segue allora che
Proposizione. Ogni polinomio f(X) = a
0
+a
1
X+a
2
X
2
+ +a
n
X
n
a coecienti complessi
si pu` o scomporre nel modo seguente:
f(X) = a
n
(X z
1
)(X z
2
) (X z
n
), z
1
, . . . , z
n
C
Dimostrazione. Per induzione sul grado n di f. Se n = 0 la tesi `e vera; sia n > 0 e
supponiamo la tesi vera per n 1. Per il teorema fondamentale dellalgebra f ha almeno
una radice z, quindi per il teorema di Runi f = (X z)g, dove g `e un polinomio di grado
n 1. Applicando a g lipotesi induttiva si ha dunque la tesi.
Si ha inoltre:
6 ISTITUZIONI DI MATEMATICA I
Teorema. Sia f(X) = a
0
+a
1
X +a
2
X
2
+ +a
n
X
n
un polinomio a coecienti reali. Se
z C\R `e uno zero di f, allora anche z lo `e.
Dimostrazione. Se f(z) = 0 si ha a
0
+a
1
z +a
2
z
2
+ +a
n
z
n
= 0, quindi considerandone i
coniugati si ha
() a
0
+ a
1
z + a
2
z
2
+ +a
n
z
n
= 0.
Ma 0 = 0 e a
i
= a
i
per ogni i = 0, . . . , n perche sono numeri reali, quindi tenendo conto
delle propriet`a del coniugato () diventa a
0
+ a
1
z + a
2
z
2
+ + a
n
z
n
= 0. Ne segue che
f(z) = 0.
Osserviamo che (X z)(X z) = X
2
(z +z)X +zz `e un polinomio a coecienti reali,
quindi dalla proposizione e dal teorema precedente segue che ogni polinomio a coecienti
reali si pu` o scomporre in fattori (a coecienti reali) di primo o secondo grado (a seconda
che le sue radici siano reali o complesse). Ne segue che:
Corollario. Ogni polinomio a coecienti reali di grado dispari ha almeno una radice reale.
Dimostrazione. Abbiamo gi` a osservato che un polinomio f a coecienti reali si scompone
in prodotto di polinomi di primo o secondo grado (e il grado di f `e la somma dei gradi dei
singoli fattori). Quindi se f ha grado dispari almeno uno dei fattori `e di primo grado ed ha
quindi una radice che `e anche radice di f.
Se un polinomio a coecienti reali ha grado pari invece o non ha radici reali o ne ha in
numero pari.
Quanto al problema di determinare tali radici, unequazione algebrica di primo grado
ax + b = 0 ha ununica soluzione z =
b
a
.
Unequazione algebrica di secondo grado aX
2
+ bX + c = 0 ha due soluzioni
z
i
=
b + d
i
2a
i = 1, 2, dove d
1
, d
2
sono le due radici complesse di = b
2
4ac,
quindi lequazione ha soluzioni reali se e solo se 0 (distinte se > 0, coincidenti
se = 0), altrimenti ha due radici complesse coniugate.
Anche per risolvere le equazioni di terzo e quarto grado esiste una formula (pi u complicata)
in cui intervengono somma, prodotto e estrazione di radice, mentre si dimostra che tale
formula non esiste in generale per le equazioni di grado 5 (ovviamente per certe equazioni
algebriche particolari pu` o esserci, per esempio per quelle del tipo X
n
= y le cui soluzioni
sono le radici n-esime di y).
Esercizi:
1) Determinare le radici complesse dei seguenti polinomi:
a) x
3
1
b) (x + 1)
4
+ i
c) x
2
+ 2x + 2ix + i + 1
d) x
8
+ x
7
+ x
6
+x
5
+ x
4
+ x
3
+ x
2
+ x + 1
e) x
8
x
7
+ x
6
x
5
+ x
4
x
3
+x
2
x + 1
2) Scomporre in fattori di primo e secondo grado i seguenti polinomi in R[x].
a) x
5
+ x
4
+ x
3
+ x
2
+ x + 1
b) x
4
2
c) x
8
+ x
7
+ x
6
+ x
5
+x
4
+ x
3
+ x
2
+ x + 1
3) Determinare un polinomio f(X) di grado 4 tale che f(1 + i) = 0 = f(
1
1+2i
).
ISTITUZIONI DI MATEMATICA I 7
Osservazione:
Se si ha un rapporto di polinomi
f(X)
g(X)
, col grado di f(X) minore di quello di g(X), la
scomposizione in fattori irriducibili di primo e secondo grado del denominatore permette di
scrivere
f(X)
g(X)
come somma di frazioni pi u semplici. Vediamolo con un esempio:
La frazione
X
(X
3
X
2
+X1)
=
X
(X1)(X
2
+1)
si pu`o scrivere come somma di frazioni
A
(X1)
+
BX+C
(X
2
+1)
.
Per calcolare A,B,C basta fare il comun denominatore ed eguagliare il numeratore a
quello della frazione di partenza, ricordando che due polinomi sono uguali se hanno uguali
i coecienti dei termini dello stesso grado. Risulta A(X
2
+ 1) +(BX +C)(X 1) = X, da
cui (A + B)X
2
+ (C B)X + A C = X, quindi A + B = 0, C B = 1, A C = 0 e
dunque A = C =
1
2
, B =
1
2
.
Si osservi che se il denominatore `e di secondo grado non pi u riducibile nel prodotto di due
fattori di primo grado, `e necessario che il numeratore sia posto di primo grado (il grado di un
possibile generico resto della divisione `e 1, anche se poi il coeciente di X pu` o risultare
nullo), altrimenti possono non esserci soluzioni (se avessimo posto B = 0 non avremmo
trovato C e A tali che
X
(X1)(X
2
+1)
=
A
(X1)
+
C
(X
2
+1)
).
Nel caso in cui nella frazione
f(X)
g(X)
il grado del numeratore sia maggiore di quello del
denominatore, dividendo f(X) per g(X) si ottiene f(X) = g(X)q(X)+r(X) con r < g
oppure r = 0 e quindi ci si pu` o ridurre al caso precedente, ponendo
f(X)
g(X)
= q(X) +
r(X)
g(X)
e
ragionando su
r(X)
g(X)
.
Esercizi:
1) Calcolare il resto della divisione di f(X) per g(X) dove:
f(X) = 3X
2
5X + 2 e g(X) = 2X
2
+ 2;
f(X) = 2X
5
5X + 3 e g(X) = X + 2;
2) Scrivere come somma di frazioni con denominatore non riducibile le frazioni seguenti:
1
x
2
2x 3
;
x
4
+ 3x
3
+ x 1
x
3
+ x
;
x
5
1
x
4
+ 4
;
x
3
+ 2
x
3
x
;
x
3
+ 2
x
4
x