Il Lavoratore Rtrovato. Nuova Edizione

Scarica in formato pdf o txt
Scarica in formato pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 403

Giorgio Benvenuto

Intervista a cura di Antonio Maglie

IL LAVORATORE
RITROVATO

La Crisi, il Sindacato, la Classe in cerca di identit

I Edizione: marzo 2013


II Edizione: maggio 2013
III Edizione: giugno 2013
copyright 2013
Fondazione Bruno Buozzi
via Sistina, 57 - 00187 Roma
tel. 066798547 fax 066798845
www.fondazionebrunobuozzi.it
e-mail: [email protected]
per contattare gli autori:
[email protected]
[email protected]
twitter: @giorgiobenvenut
twitter: @FondBrunoBuozzi
copertina: Marco Zeppieri
editing e impaginazione: Marco Zeppieri
finito di stampare nel giugno 2013
dalla Tipolitografia Empograph
Villa Adriana (Roma)

da Il Canto dei Lavorato ri


di Filippo Turati
Su fratelli, su compagne,
su, venite in fitta schiera:
sulla libera bandiera
splende il sol dellavvenir.
Nelle pene e nellinsulto
ci stringemmo in mutuo patto,
la gran causa del riscatto
niun di noi vorr tradir.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sar:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morr.
...
Se divisi siam canaglia,
stretti in fascio siam potenti;
sono il nerbo delle genti
quei che han braccio e che han cor.
...

Parte Prima
lIntervista

Il tempo passa, la sostanza non cambia:


sacrifici per i soliti noti come li illustrava Chiappori

Introduzione

Era il 1971 quando Fred Uhlman, avvocato e pittore tedesco emigrato prima a Parigi,
poi in Spagna e infine in Gran Bretagna, per sfuggire alle persecuzioni naziste, diede
alle stampe una novella in lingua inglese: Lamico ritrovato. Un piccolo capolavoro,
una storia significativa di unepoca ma anche dei particolari equilibri che sovrintendono al mondo dei sentimenti. La storia ruota intorno ai destini di due giovani studenti di Stoccarda. Hans di origini ebree e Konradin rampollo dellaristocrazia tedesca.
Diventano amici per iniziativa pi di Hans che di Konradin ma lavvento del nazismo
spinge il giovane ebreo ad abbandonare la Germania per trovare rifugio negli Stati
Uniti. Al momento dei saluti, Konradin svela allamico che lui, pur non essendo nazista, comunque avverte il fascino di Hitler. Molti anni dopo, a guerra finita, Hans
riceve una lettera in cui viene sollecitato a partecipare alledificazione di un monumento in memoria dei compagni di classe del liceo di Stoccarda morti durante la Seconda Guerra Mondiale. Con timore e curiosit scorre lelenco delle vittime e ritrova
il nome di Konradin: giustiziato per aver partecipato al complotto contro Hitler. In
quel momento Hans, vivo, riannoda il filo dellamicizia con la memoria dellamico
morto, dimenticando quel lontano saluto che lo aveva amareggiato e in qualche misura
anche deluso. un racconto che parla di identit, un racconto drammatico al pari
dei tempi in cui ambientato, ma con una vena ottimistica: ci si pu ritrovare sempre
e la realt pu assumere contorni imprevisti.
Questo libro sul sindacato e sul mondo del lavoro sullo sfondo non ha una guerra,
quantomeno non ha una guerra di quelle combattute con modalit cruente. La guerra
di cui si parla e di cui i lavoratori sono vittime, si svolge su campi di battaglia silenziosi, discreti; lunico vento che si avverte quello dellaria condizionata; gli unici rumori che si percepiscono sono quelli ovattati dei computer con i quali vengono ordinati
movimenti di capitali da una banca a unaltra, da una istituzione finanziaria a
unaltra, da un continente a un altro. Tutto al di sopra delle teste dei lavoratori che
7

IL LAVORATORE RITROVATO

avvertiranno gli effetti di questa guerra silenziosa solo quando verr loro presentato il
conto sotto forma di cassa integrazione o di mobilit o di improvviso licenziamento.
la guerra del capitalismo finanziario: si svolge sulle macerie di un sistema economico
che si basava sulla creazione e sulla vendita di un oggetto (un bullone, una saponetta,
una radio portatile) e che ha scoperto, non proprio allimprovviso, che molto pi facile, agevole e veloce fare soldi con i soldi, come dice il protagonista del film 9 settimane e mezzo. Una vera e propria mutazione genetica che ne ha prodotto altre,
che ha reso tutto pi incerto, impalpabile, scarsamente identificabile: derivati al
posto di fabbriche, manager al posto dei datori di lavoro. Anche questo, insomma,
un libro su una identit perduta e che potrebbe essere ritrovata. Quella vecchia novella
di Fred Uhlman ci ha ispirato il titolo anche, e soprattutto, per il risvolto positivo finale: gli amici che, comunque si ritrovano. Questa lunga chiacchierata nasce proprio
dal bisogno di capire se quei lavoratori sono ancora una classe e se quella classe ha
ancora una lotta di classe da combattere contro le sfrenatezze di un liberismo che ha
travolto le regole, aumentato le diseguaglianze, polarizzato la ricchezza come raccontano le analisi ufficiali che attribuiscono nel nostro Paese il 46 per cento della ricchezza nazionale al 10 per cento della popolazione. Un bisogno ispirato da un libro
del professor Luciano Gallino: La lotta di classe dopo la lotta di classe.
La tesi proposta affascinante e in buona misura condivisibile. Nella lotta di classe
c stata una inversione di ruoli. Negli anni Sessanta e Settanta, quelli che culminarono nellAutunno Caldo e portarono al varo dello Statuto dei Lavoratori, la facevano
gli operai, cio una categoria sociale meno favorita, nei confronti dei capitalisti, la
categoria pi favorita. La facevano per conquistare benefici che erano stati negati o
mal distribuiti attraverso il Miracolo Economico, per ottenere il riconoscimento di basilari diritti, per riaffermare principi di dignit. Adesso, al contrario, la lotta di classe
la fanno le categorie agiate per conquistare spazi di privilegio sempre pi ampi e pi
remunerativi. I numeri confermano questa tesi: la distribuzione sempre pi sperequata
della ricchezza, quelluno per cento contro cui puntavano il dito a Zuccotti Park i manifestanti di Occupy Wall Street, il fatto che oggi un manager pu percepire un salario
quattrocento volte superiore a quello di un impiegato della sua azienda quando, invece,
negli anni Sessanta si arrivava al massimo a una trentina di volte. Non solo una
questione di soldi, ma anche di visibilit, di rilevanza politica. Il mondo del lavoro

INTRODUZIONE

da centrale nel dibattito dei partiti diventato periferico; persino le forze politiche di
sinistra parlano con sempre maggiore circospezione di una classe che ha cambiato
lItalia sul finire degli anni Sessanta ma che oggi viene percepita quasi come uno scomodo reperto archeologico da osservare nelle foto depoca ma da non frequentare con
assiduit perch questa frequentazione pu portare a una rottura con quelle altre
classi che nel frattempo, con il carburante del turbo-liberismo, hanno conquistato il
centro della scena trasformando i propri bisogni nei bisogni collettivi, le proprie rivendicazioni nelle rivendicazioni collettive, soprattutto le proprie ricette nelle uniche ricette
possibili e praticabili. In un recente libro Joseph Stiglitz riporta una significativa battuta di Warren Buffet, uno degli uomini pi ricchi del mondo secondo le classifiche
di Forbes: Negli ultimi ventanni stata combattuta una lotta di classe. E la mia
classe ha vinto.
Alla luce di quel che avvenuto negli ultimi tre decenni, assume una nuova attualit
quel che scrisse nel 1755 Jean Jacques Rousseau nel discorso sullorigine delle disuguaglianze: I ricchi dovettero avvertire lo svantaggio di una guerra perpetua di cui
soli, facevano tutte le spese e nella quale il rischio della vita era comune, e quella dei
beni in particolare Il ricco spinto dalla necessit, concepisce infine il progetto pi
ponderato mai entrato nello spirito umano: impiegare a proprio favore le forze di chi
lo attaccava, farsi difensore dei suoi avversari, ispirare loro altre massime, offrire loro
altre istituzioni che fossero loro tanto favorevoli quanto il diritto naturale era loro contrario uniamoci disse loroinvece di volgere le nostre forze contro noi stessi, raccogliamole in un potere supremo che, capace di governarci seguendo leggi sagge e di
proteggere e difendere tutti i membri dellassociazione respinga i nemici comuni e ci
mantenga in una concordia universale Tutti credettero di assicurarsi la libert perch,
dotati di abbastanza raziocinio per comprendere i vantaggi di una istituzione politica,
non avevano abbastanza esperienza per prevedere i danni: pi capace di presentire
gli abusi era precisamente chi contava di approfittarne Tale fu o dovette essere lorigine della societ e delle leggi, che, intralciarono con nuove pastoie i deboli e conferirono
nuove energie ai ricchi, irrimediabilmente distrussero la libert naturale, fissarono per
sempre la legge della propriet e dellineguaglianza, di una accorta usurpazione fecero
un diritto irrevocabile e, per il profitto di qualche ambizioso, assoggettarono lintero
genere umano alla servit e alla miseria. Sembra quasi la cronaca dellascesa al

IL LAVORATORE RITROVATO

potere di Thatcher e Reagan, del liberismo che prometteva benefici a tutti (andate e
arricchitevi, era la massima, anche quella una usurpazione di un principio evangelico) e che in realt ha garantito ricchezze solo a pochi (come ha raccontato nel suo
ultimo libro Edmondo Berselli, ben trentadue volte la Lady di Ferro cambi i criteri
di calcolo della disoccupazione per approdare al risultato che confortava le sue tesi
ma che non rappresentava la realt). Lo ha sottolineato uno studio dellOrganizzazione Internazionale del Lavoro: nei sedici paesi pi avanzati, la quota di Pil riservata
ai salari scesa dal 75 per cento della met degli anni Settanta, allattuale 65 per
cento (e in Italia siamo anche sotto quella media). Il crollo del Prodotto Interno Lordo
impoverisce le famiglie che, come ha rilevato lIstat, in Italia hanno perso in un solo
anno il 3,4 per cento della ricchezza, in quattro addirittura il 5,8, alla faccia degli
evangelici inviti della Signora Thatcher. Il conto finale delle difficolt lo pagheranno
evidentemente i pi deboli, soprattutto se troveranno conferma le stime del World Economic Situation and Prospect 2013 che prevedono una crescita globale del 2,4 per
cento nel 2013 e del 3,2 nel 2014 (contro una media del 7 negli anni che hanno preceduto lesplosione della crisi). Solo in Italia per ritornare su livelli occupazionali decenti, secondo l'Oil, dovremmo creare 1,7 milioni di posti di lavoro. Nella fascia d'et
tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione nell'ultimo trimestre del 2012 balzato
al 35,2 per cento ma, secondo l'Istat, ormai abbiamo sfondato il tetto del 40 per cento
(per la precisione, 41,9). In cinque anni l'area del lavoro precario si estesa come una
potentissima macchia d'olio moltiplicandosi quasi per sei, passando dal 5,7 al 32 per
cento. Ma pessimo nel complesso lo stato di salute del Mondo dal punto di vista del
lavoro: pi di duecento milioni di disoccupati, avremmo bisogno di oltre trenta milioni
di nuovi posti di lavoro per riportare le lancette dell'orologio al 2008, all'epoca precedente al crollo Lehman Brothers che evocato ora sembra gi roba da preistoria.
A volte vien da pensare che questo Paese abbia un grande futuro alle sue spalle. Constatazione pessimistica che trova, per, dei riscontri se si prova a mettere a confronto
parole (e opere) dei manager di questi tempi con il fermento di idee che per un lungo
periodo ha caratterizzato unItalia forse pre-moderna ma ancora sognatrice, bacchettona ma capace di immaginare oltre la siepe del Particulare non il buio ma un giardino
soleggiato, non lEden che cosa che non riguarda questa vita, ma una Penisola
capace di distribuire con equanimit diritti e doveri, benefici senza privilegi, regole

10

INTRODUZIONE

valide per tutti e non solo per alcuni, insomma uno Stato Padre e non patrigno, attento
a premiare i migliori e a non dimenticare i meno fortunati. C stato anche un momento e ci sono stati anche uomini del Capitale che vedevano unItalia diversa, incamminata su una Terza Via in cui il profitto non fosse lunica ragione di vita o
lunica ragione sociale dellimpresa, che da un versante diverso leggevano larticolo
46 della Costituzione non come linizio di un libro dei sogni ma come la descrizione
di un mondo nuovo e possibile. A leggerle oggi, le parole di Adriano Olivetti sembrano
provenire da unaltra galassia, meteoriti in forma di idee che possono ancora lasciare
qualche traccia e proporre qualche riflessione. Diceva agli operai di Pozzuoli: Il segreto
del nostro futuro fondato sul dinamismo dellorganizzazione commerciale e del suo
rendimento economico, sul sistema dei prezzi, sulla modernit dei macchinari e dei
metodi, ma soprattutto sulla partecipazione operosa e consapevole di tutti ai fini dellazienda... Pu lindustria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nellindice
dei profitti? Non vi al di l del ritmo apparente qualcosa di pi affascinante, una
vocazione anche nella vita di fabbrica? Possiamo rispondere: c un fine nella nostra
azione di tutti i giorni... il tentativo sociale della fabbrica di Ivrea, tentativo che pu
dirsi ancora incompiuto: creare unimpresa di tipo nuovo al di l del socialismo e del
capitalismo giacch i tempi avvertono con urgenza che nelle forme estreme in cui i
due termini della questione sociale sono posti, luno contro laltro, non riescono a risolvere i problemi delluomo e della societ moderna. La fabbrica dIvrea pur agendo
in un mezzo economico e accettandone le regole, ha rivolto i suoi fini e le sue maggiori
preoccupazioni allelevazione materiale, culturale, sociale del luogo ove fu chiamata
a operare, avviando quella regione verso una comunit nuova ove non vi sia pi differenza sostanziale di fini tra i protagonisti delle sue vicende umane, della storia che
si fa giorno per giorno per garantire ai figli di quella terra un avvenire, una vita pi
degna di essere vissuta. La nostra societ crede perci nei valori spirituali, nei valori
della scienza, crede nei valori dellarte, crede nei valori della cultura, crede, infine,
che gli ideali di giustizia non possono essere estraniati dalle contese ancora ineliminate
tra capitale e lavoro. Crede soprattutto nelluomo, nella sua fiamma divina, nella
sua possibilit di elevazione e riscatto.
Quattro anni dopo quel discorso, vicino Bonn, il Partito Socialdemocratico Tedesco
definiva con queste parole il proprio orizzonte di riferimento ideologico, ideale, spiri-

11

IL LAVORATORE RITROVATO

tuale e culturale: Il socialismo democratico in Europa affonda le proprie radici nelletica cristiana, nellumanesimo e nella filosofia classica.
Il pianeta ha trascorso quasi un trentennio inebetito da una lunga sbornia alimentata
passando di bolla in bolla. In questo tripudio di luci e colori come se la classe operaia
avesse perso il diritto di parola essendo stata sconfitta dalla storia, essendo tramontata la
sua stella. Nel frattempo anche il linguaggio diventato confuso, le parole considerate
tipiche della sinistra, come riformismo, hanno perso il loro significato iniziale assumendone
uno nuovo, accettabile anche da parte dei vincitori, anzi usate, adesso, soprattutto da
loro, ultima terribile ironia in un processo di negazione dellidentit. Nel suo lavoro, Gallino spiega che questa marginalizzazione dei lavoratori non solo figlia delle mutate condizioni economiche, ma anche della trasformazione politica avvenuta in Italia. Il crollo
della Prima Repubblica ha cancellato i partiti di massa che facevano storicamente riferimento ai lavoratori, il Pci, il Psi e anche taluni spezzoni della Dc, quelli pi legati alle
logiche sindacali (ad esempio, Forze Nuove, la corrente di Carlo Donat Cattin). Ma a
questa marginalizzazione avrebbe contribuito il sindacato, perdendo capacit di rappresentanza. E questultimo laspetto che con il nostro libro abbiamo voluto investigare.
Come potuto accadere che un sindacato fortissimo almeno sino alla met degli anni
Settanta abbia finito per perdere il contatto con il mondo del lavoro? una questione generazionale? I giovani degli anni Sessanta erano pi sensibili al richiamo della politica,
del sindacato e delle organizzazioni di massa? La causa nelle dimensioni sempre pi ridotte delle fabbriche? Nella delocalizzazione che ha portato allestero pezzi notevoli del
nostro manifatturiero? Della precarizzazione dei rapporti di lavoro che rende difficile un
contatto continuo con persone che oggi sono occupate in un luogo e domani lo saranno
in un altro o non lo saranno per nulla? O sono i sindacati che parlano un linguaggio
ormai datato, praticano lotte lontane dalla storia di oggi? Sono le Confederazioni che si
sono rinchiuse in se stesse e nei luoghi di lavoro evitando di andare a vedere se su Marte
c vita, se cio oltre i cancelli c una societ in cui i bisogni si fondono creando nuovi legami di classe, solidariet diverse rispetto al passato? E allora come Hans che cerca in
quellelenco di nomi lamico con la speranza (e la paura) di ritrovarlo per potersi, almeno
idealmente, rappacificare, anche noi abbiamo provato a capire per quali strade lidentit
della classe si smarrita e per quali nuove strade pu a questo punto essere ritrovata.

g.b. a.m.
12

15 luglio 1990: Giannelli raffigura in questa maniera


un mondo sindacale e politico in trasformazione, tra i blocchi
che crollano e la prima repubblica gi avviata al tramonto
(si riconoscono nel disegno Franco Marini, Giorgio Benvenuto,
Bruno Trentin che ha in braccio Achille Occhetto)

il dopo-marcia dei Quarantamila: i sindacati guidati da Benvenuto,


Carniti e Lama discutono sulla ristrutturazione del salario.
La Discussione del 16 marzo 1981 la illustra con una metafora tramviaria

Dalla Paura allOrgoglio

Potremmo cominciare come nelle favole: cera una volta...


In questo caso, per, non c il lieto fine.
No, al momento non c lieto fine, possiamo solo sperare che ci sia. E allora, cera una volta la classe lavoratrice, anzi la classe operaia: la blandivano
e corteggiavano i grandi partiti di massa della Prima Repubblica. I sindacati
forse non dettavano lagenda politica ma la indirizzavano, la condizionavano. Ora, invece, questo protagonista sociale sembra uscito dalla scena,
evocato soltanto come soggetto di un record, quello sulla disoccupazione,
mai cos alta. Cosa accaduto? E perch accaduto?
Il discorso non pu che essere piuttosto ampio, lungo, un po per ricordare,
soprattutto per capire. In principio il sindacato aveva una sorta di egemonia
sul mondo del lavoro, era portatore di una straordinaria capacit di rappresentanza e di rappresentativit, riusciva a conciliare da un lato la grande organizzazione, gli iscritti, dallaltro aveva una notevole sensibilit nel dare
voce anche a chi iscritto non era. Un equilibrio decisivo, che permetteva alle
Confederazioni di avere una vita e una pratica democratica particolarmente
ricca. Due fattori contribuivano a questa ricchezza. Da un lato cerano le correnti sindacali, alcune facevano riferimento ai partiti tradizionali, altre rappresentavano, ad esempio allinterno della Cisl, elementi di innovazione
rispetto a quel pezzo di organizzazione che invece si richiamava in maniera
organica alla Dc. Questa articolazione garantiva uno straordinario pluralismo. Dallaltro cera una struttura democratica e organizzativa che ti obbligava a una continua verifica dellazione con i bisogni, le attese e le richieste
dei lavoratori. Le assemblee, le piattaforme rivendicative, una complessa,
anche faticosa ritualit che poteva apparire ripetitiva ma che, al contrario, ti
15

IL LAVORATORE RITROVATO

obbligava su ogni questione, su ogni tema a pesare la tua capacit di rappresentanza e la tua autorevolezza, a misurare la tua capacit di ascolto e di
elaborazione. Insomma, non era solo il sindacato dei soci, degli iscritti, era
realmente il sindacato dei lavoratori, cio di una comunit che esprimeva bisogni, attese e, quindi, rivendicazioni, spinte innovative, volont di riforma
e cambiamento. Il fatto che il sindacato non fosse solo un club di soci obbligava tutti quanti noi a cercare un livello adeguato di unit di azione.
Con qualche eccezione, con qualche caduta, per.
Una sola eccezione: la trattativa sulla riforma della scala mobile con il governo presieduto da Bettino Craxi conclusasi la notte di San Valentino del
1984. La Uil e la Cisl con una lettera al Presidente del Consiglio aderirono
alla proposta che prevedeva la predeterminazione degli scatti di contingenza,
la Cgil no. Ma fatta quella eccezione, tra il 1966 e il 1992 i contratti siglati
dalle tre Confederazioni sindacali sono stati tutti unitari. In sostanza, lunica
diversit di posizione fu determinata dal rapporto con il Governo.
Per te quanto fu dolorosa quella divisione? Quanto sofferta quella lettera?
Perch se ne parliamo ancora oggi allora vuol dire che la questione and
ben oltre i quattro punti di contingenza tagliati.
Per me fu molto, molto dolorosa. La Uil fece di tutto per evitare la rottura,
fece il possibile e limpossibile per portare il sindacato a una soluzione unitaria, noi non avevamo latteggiamento intransigente della Cisl, non rinunciammo mai alla speranza che si potesse arrivare a un epilogo simile a quello
di un anno prima quando firmammo con lallora ministro del lavoro, Vincenzo Scotti, un accordo che non piacque al Pci. Ci provammo, fino alla
fine, con il sostegno di Ottaviano del Turco, segretario generale aggiunto
della Cgil, e con il sostegno del Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, e di
Rino Formica. Craxi e Formica laccordo unitario lo volevano; lavorarono
per quella soluzione, al contrario di Ciriaco De Mita e di Enrico Berlinguer
che volevano la sconfitta di Craxi. Su una posizione contraria era attestato
anche il leader dei repubblicani, Giovanni Spadolini. Le trattative furono in-

16

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

tense, serrate e bisogna riconoscere, con la sincerit che lanalisi storica impone, che Craxi si spese enormemente. Craxi aveva un solido rapporto di
amicizia con il segretario della Cgil, Luciano Lama: Lama stimava Craxi e
Craxi stimava Lama. Lo vuoi un esempio?
Credo possa essere utile per inquadrare i personaggi nel momento storico,
anche attraverso i loro sentimenti.
Craxi di Lama si fidava e la fiducia era reciproca. Si conoscevano bene e da
tempo. Ricordo una intervista che Craxi fece al segretario della Cgil: un episodio significativo delle relazioni che intercorrevano tra i due. Perch nelloccasione abbandon la sua veste di Segretario del Psi per tornare ad indossare
un abito pi da comune mortale, da giornalista dellAvanti, sua storica professione. Potr sembrare strano perch poi la pubblicistica dellepoca ha dato
della vicenda che si concluse con laccordo di San Valentino una immagine
molto diversa, eppure adesso, a tanti anni di distanza, dico che siamo stati a
un passo dallevitare quel referendum che poi pass alla cronaca come il referendum sulla scala mobile.
Cosa ha impedito quellultimo passo?
Berlinguer lo ha impedito prima da vivo e poi da morto. Quando scomparve
i suoi eredi non ebbero la forza di tradire quella sorta di lascito politico
per favorire unintesa che avrebbe evitato una profonda lacerazione del sindacato e probabilmente molti guai ai lavoratori e al Paese. Il referendum Luciano Lama non lo voleva ma si fece ugualmente perch nessuno se la sent
di smentire quella sorta di lascito testamentario. Io lintesa la volevo perch
ero convinto che da quella rottura il sindacato sarebbe uscito indebolito. E
cos stato perch dopo San Valentino le Confederazioni hanno operato
sempre allinterno di una logica difensiva. Molti tra di noi ritengono che la
nostra crisi sia nata nel 1980 con la vicenda Fiat, con la Marcia dei Quarantamila. Ma non vero: la nostra crisi nata nel 1984 con laccordo (e la rottura) di San Valentino.

17

IL LAVORATORE RITROVATO

Perch quella frattura ha prodotto conseguenze pi profonde della Marcia


dei Quarantamila?
Il sindacato si divise. La Federazione Cgil, Cisl, Uil venne sciolta. A causa di
quella divisione rientrarono dalla finestra dinamiche di dipendenza dalla politica che avevamo cacciato dalla porta, che il sindacato unito aveva emarginato,
messe in un angolo. Da quel momento in poi alle Confederazioni mancata
la forza per elaborare una strategia finalizzata alla modernizzazione del sistema.
Dopo San Valentino abbiamo firmato unitariamente altri accordi ma si trattava sempre di intese di segno difensivo. Non siamo pi riusciti a elaborare
una proposta per governare un mondo che stava cambiando rapidamente.
Mentre nellottanta siamo stati sconfitti tutti ed essendo stati sconfitti tutti
abbiamo immediatamente cominciato a ripensare la strategia, abbiamo individuato nuovi obiettivi generali come, ad esempio, la politica dei redditi, dopo
San Valentino non accaduta la stessa cosa. Se posso prendere a prestito una
frase utilizzata da Berlinguer a proposito della Rivoluzione di Ottobre, venuta
meno la nostra spinta propulsiva, non siamo pi stati capaci di costruire
una proposta. diminuita anche lautonomia delle varie confederazioni perch ogni sindacato ha cominciato a cercare di fare il massimo nel rapporto
con i partiti di riferimento e non pi nel rapporto con la collettivit dei lavoratori. Contemporaneamente la crisi della politica si accompagnava alla crisi
del sindacato. Giocavamo in difesa: nel 91 firmammo un accordo che elimin
la scala mobile, tumulammo il meccanismo in una fossa comune senza nemmeno un dignitoso funerale. Sentivo nellottantaquattro che si stava chiudendo unepoca, che stava scomparendo il sindacato che faceva ragionare i
partiti sulla sua agenda politica.
Poi le cose sono cambiate...
Lagenda stata dettata da altri, mentre il mondo cambiava sotto la spinta
della globalizzazione, dellapertura dei mercati. Siamo rimasti schiacciati su
una posizione difensiva e non ci siamo resi conto del grandissimo cambiamento che stava avvenendo. Non labbiamo visto noi, non lhanno visto i
partiti, non lha visto la Confindustria. Il sindacato si salvato dal crollo

18

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

della Prima Repubblica perch aveva una grande organizzazione. Ma purtroppo non aveva pi una grande strategia. Siamo stati spiazzati dalle dinamiche della globalizzazione; abbiamo sottovalutato gli effetti economici della
caduta del Muro di Berlino. Pensavamo che quella vicenda avrebbe avuto
solo delle conseguenze politiche, pensavamo che tutto si sarebbe risolto con
la scomparsa dei regimi comunisti. Ma non era cos. La caduta del Muro di
Berlino ha avuto conseguenze economiche eccezionali, abbattendo tutti i
confini ha reso pi aperta la concorrenza. Abbiamo colto solo le conseguenze
politiche, non siamo stati in grado di contrastare il dumping sociale. In un
sistema globale, quando i diritti non vengono rispettati in una parte del
mondo, alla fine vengono compressi anche nella tua parte di mondo. Ecco,
noi abbiamo sottovalutato questo aspetto.
Questo antico mondo da cosa stato sostituito?
Oggi dal punto di vista delle dimensioni economiche il settore pi importante quello del gioco tanto vero che la Confindustria lo ha organizzato
al proprio interno. Le grandi imprese sono i Comuni, gli ospedali; le privatizzazioni sono state realizzate solo per ragioni di cassa. Le piccole imprese
sono diventate lelemento essenziale del nostro sistema produttivo. Ma il sindacato era forte soprattutto nelle grandi realt ed essendo forte in quelle diventava egemone anche nelle altre pi piccole. La polverizzazione del sistema
industriale ha fatto crollare le antiche certezze; andata in crisi la coesione
sociale che il sindacato nei tempi doro aveva creato, strutturato, irrobustito.
Nel 68, nel 69 gli operai del Nord si battevano per portare le fabbriche e il
lavoro al Sud; oggi accade il contrario. Le Confederazioni giocano solo in difesa, immaginano che tutto si possa risolvere nel rapporto con il governo centrale quando, al contrario, gran parte del potere si spostato verso le regioni,
le province, i comuni. E pensare che alla fine degli anni sessanta, quando le
Regioni non cerano ancora, si facevano le vertenze regionali, territoriali.
Insomma rimasto un passo indietro rispetto allevoluzione delle cose.
Il sindacato rimasto ancorato a una visione centralista. Si sente dire spesso:

19

IL LAVORATORE RITROVATO

dobbiamo portare in Italia le imprese straniere. La realt che gli stranieri


hanno pochissima voglia di venire in Italia e che la battaglia da fare pi
realisticamente quella di trattenere nel nostro Paese le imprese italiane. Tutto
nasce l, nel 1984. Il sindacato riuscito a costruire una macchina efficiente
dal punto di vista della fornitura di servizi: Caf, patronati, assistenza ai consumatori. Ma la sua capacit di elaborazione e di iniziativa politica risultata,
nel tempo, indebolita. Lo vedi anche nel linguaggio che in qualche maniera
figlio dello spirito del tempo. Oggi i sindacalisti dicono continuamente: dobbiamo difendere Sembra quasi che si accontentino di quello che c. Al
contrario dovrebbero usare parole diverse, dovrebbero dire: valorizziamo il
lavoro, valorizziamo i giovani, valorizziamo gli anziani, valorizziamo le
donne. Davanti alla Tv cominciano i loro discorsi dicendo: io credo. Ma si
crede in Chiesa. Fuori dalla Chiesa c bisogno di altro perch credere non
basta pi. E allora bisognerebbe dire: io penso, cio io elaboro una proposta,
una idea, una soluzione.
Erica Jong avrebbe parlato di paura di volare, voi rimaneste vittime della
paura di proporre, di elaborare, una paura che vi fece smarrire le agende
e spinse in qualche misura i lavoratori intesi come classe nelle retrovie del
dibattito politico.
S, abbiamo avuto paura di proporre. Ma guarda anche questo un sintomo
dellinvecchiamento del Paese. Abbiamo paura di tutto ci che non capiamo,
che ci estraneo, almeno nellimmediatezza del momento: degli immigrati
che parlano altre lingue, della tecnologia che ci sembra astrusa, della modernit nel suo complesso che mette in discussione le nostre certezze radicate e
radicali. E invece un sindacato non dovrebbe mai avere paura, dovrebbe essere capace di affrontare le sfide nuove, dare uno sbocco e rassicurare la comunit che rappresenta. Giovanni XXIII lo scriveva mezzo secolo fa: non
abbiate paura. Lui si riferiva alle classi politiche democratiche e spiegava
che non bisognava temere la democrazia. Ecco, ora lo stesso appello dovremmo lanciarlo per quanto riguarda i rapporti sociali, la difesa dei diritti
che ne consegue, larticolazione della nostra azione che non deve e non pu

20

Il libro postumo di Walter Tobagi pubblicato subito dopo il


suo assassinio nel giugno del 1980. In copertina la foto stilizzata
di Giorgio Benvenuto, Luigi Macario e Luciano Lama

IL LAVORATORE RITROVATO

essere solo di tutela dellesistente ma deve essere capace di immaginare quel


che non esiste ancora ma che esister e proporre modi di gestione.
Sarebbe lazione dei riformisti.
Esattamente. Ma le riforme non si invocano, si fanno. Non aver affrontato
seriamente in quegli anni il discorso delle riforme come avevamo fatto precedentemente, nei primi anni del centro-sinistra, beh quello stato il nostro
pi grande errore. Io penso che anche negli anni, come dire, doro il sindacato abbia commesso degli errori. Noi nel biennio tra il 68 e il 69 abbiamo
goduto di un eccesso di potere ma non lo abbiamo sperperato solo nelle battaglie salariali, lo abbiamo usato per cambiare la societ favorendo quelle categorie di donne e di uomini che rappresentavamo. Da l sono nate le
battaglie sulla scuola, le 150 ore, le vertenze per la politica della casa, per lo
sviluppo economico del Mezzogiorno. Il deficit di riforme nato ventanni
fa. Il sindacato le ha rinviate e tutti gli accordi che sono stati chiusi hanno
affrontato questioni di tipo congiunturale ma mai fornito soluzioni strutturali. Immagino un ragazzo nato nel 1984: da allora ad oggi ha sentito parlare
solo di crisi. Abbiamo tamponato; abbiamo fatto manutenzione su una macchina che andava in buona parte ricostruita, insomma abbiamo fatto aggiustamenti non riforme, tagliandi, piccole revisioni per evitare che ci fermassero
il mezzo.
Si difeso lesistente senza provare a sfidare il futuro.
Il sindacato ha perso la sua capacit di essere soggetto che propone riforme.
Prima parlavo della caduta del Muro di Berlino. Con quel Muro crollata
lEuropa che era sotto la sfera di influenza dellUnione Sovietica, dopo quel
Muro la Cina entrata nellorganizzazione mondiale del commercio. Si
persa unoccasione e abbiamo vissuto nella convinzione che fosse possibile
qualche piccolo intervento congiunturale per rimettere tutto a posto. Ho
visto approvare decine di leggi finanziarie che venivano presentate come risolutive. Invece rinviavano solo i problemi. Io parlo del sindacato perch
di questo che qui ci occupiamo. Ma gli stessi errori, dallaltra parte, li ha com-

22

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

messi la Confindustria. Per numero di iscritti il sindacato italiano ancora


il pi forte, abbiamo un tasso di sindacalizzazione elevato; anche la Confindustria riesce a tenere al suo interno tutte le varie espressioni imprenditoriali.
Ma a questa forza organizzativa corrisponde una debolezza politica straordinaria: o sono inermi o sono vulnerabili. Invece bisognerebbe uscire da questo
cono di paura, bisognerebbe tornare a volare, tornare a formulare proposte
veramente alte, semmai anche rinunciando a qualche conquista di ieri per
soddisfare le necessit di oggi.
Il professor Luciano Gallino, nel suo libro La lotta di classe dopo la lotta di
classe cita un dato: due miliardi di operai nel mondo ma mezzo miliardo
soltanto protetto da diritti comunque sotto attacco, mezzo miliardo in
quella parte di pianeta di antica industrializzazione e anche democrazia.
Siamo al dumping sociale a cui facevi prima riferimento: possibile avvicinare quel miliardo e mezzo al mezzo miliardo?
Il problema evocato dal professor Gallino purtroppo non lo vedi al centro del
dibattito del sindacato. E qui ritorniamo ancora al Muro di Berlino, alla scarsa
comprensione del fenomeno da parte nostra. In quellarea, prima del Muro,
non cera libert politica, ma cerano diritti. Le condizioni economiche dei
lavoratori non erano straordinarie ma cerano livelli minimi di protezione,
erano societ a piena occupazione. Caduto il Muro, questi lavoratori sono arrivati indifesi sul mercato, privi di protezione, di paracadute, nudi alla meta.
Il sindacato si ritrovato a operare (ma non ne ha avuto percezione) in un
mondo aperto, in un mercato del lavoro senza confini, in un sistema finanziario ampio come un orizzonte. La domanda doveva essere: come possiamo
competere se ti trovi a concorrere con paesi in cui i costi sono cos diversi? Ci
scandalizziamo davanti alle parole di Sergio Marchionne, lamministratore delegato della Fiat. Ma lui insegue la sua convenienza. Ricordargli che la Fiat ha
avuto tanti soldi dallItalia, dai governi che si sono nel passato succeduti non
serve a nulla: quella generosit nazionale gliela potevamo rinfacciare noi,
trentanni fa, ora non regge pi. Il sindacato rimasto provinciale, si sempre
di pi chiuso nel suo mondo, quello occidentale, si progressivamente barri-

23

IL LAVORATORE RITROVATO

cato nella cittadella abitata da mezzo miliardo di lavoratori e non ha capito


che non si possono avere troppe persone sul mercato globale in condizione
di precariet. Contro questo dumping sociale sei sempre perdente. Il segretario
della Fiom, Maurizio Landini, pu proclamare anche mille scioperi ma non
sposter di una virgola la situazione. Il sindacato ora ha una sola Internazionale ma tutto questo non ha restituito peso politico alle organizzazioni. Siamo
fuori dalle sedi di discussione multilaterali; sui problemi dellEuropa siamo
assenti; in televisione passano notizie di vertici bilaterali e il sindacato appare
emarginato.
Hai chiuso la finestra e ti sei dimenticato che fuori c un mondo.
S. Il vento del mondo non entra pi. Ricordo quello che a molti appariva
un nostro vezzo e che suscitava anche tante ironie. Mi vengono in mente le
assemblee che tenevamo contemporaneamente alla fine degli accordi di Bretton Woods. Le relazioni cominciavano sempre, invariabilmente con una analisi della situazione internazionale. Venivamo criticati per questa abitudine
per da quella visione dassieme veniva fuori la proposta concreta che riguardava il nostro mondo. Le questioni internazionali sono scomparse dallagenda
del sindacato e in questo mondo cos aperto non te lo puoi permettere. Quella
nostra vecchia abitudine ora non sarebbe pi un vezzo ma una necessit.
Nellenciclica Caritas in Veritate, Papa Benedetto XVI sottolinea la necessit di non lasciare luomo solo. Non ti sembra che il problema dei lavoratori oggi sia proprio questo, la solitudine?
Il sindacato italiano ha fatto della coesione il suo tratto distintivo. La nostra
organizzazione non ha eguali negli altri paesi: la struttura di categoria e poi
la confederazione. Questo sempre stato un elemento di coesione. Ma queste
strutture col tempo hanno perso capacit di rappresentanza. Confederazione
e categorie si muovono in maniera faticosa e lo stare assieme ha una funzione
meramente difensiva. Il sindacato in questa maniera appare claudicante, si
poggia su due gambe asimmetriche, con le categorie che sono sempre pi
portatrici di interessi corporativi: sono vivaci e determinate nelle loro richie-

24

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

ste ma non le ritrovi quando si tratta di impostare temi di carattere generale.


La societ cambiata, il mondo della produzione cambiato. Prima gli operai
che organizzavamo erano inquadrati in categorie contrattuali medio-basse,
andavano in ferie tutti nello stesso periodo, la strutturazione sociale facilitava
la comunicazione e la solidariet. La societ oggi estremamente frammentata, difficile organizzare scioperi di carattere generale, complesso anche dare
un indirizzo unitario a una variet estremamente composita di domande e
di bisogni.
Tu hai avvertito la necessit di fare un passo in avanti verso la modernit?
Era in effetti anche quella polverizzazione alla base dellidea del Sindacato
dei Cittadini che lanciai quando ero segretario generale della Uil. Pensavo
che quella comunit che si era frammentata nel posto di lavoro si potesse
riunificare nella societ su temi di interesse comune come il fisco, il lavoro,
lefficienza della macchina burocratica, la salute. Dalla solitudine si pu uscire
solo mettendo insieme interessi comuni che chiedono soddisfazione e chiedendo soddisfazione sollecitano la solidariet. su questo terreno che il sindacato indietro. Ma non solo il sindacato, anche i partiti, la stessa Chiesa.
La spinta delle richieste corporative sempre pi potente. Proprio nel libro
che prima citavi, Gallino sottolinea liniquit crescente a livello salariale: la
forbice tra operai e impiegati da un lato e manager dallaltro si allargata a
dismisura. Ed vero: la lotta di classe oggi non la fanno i lavoratori ma le
classi privilegiate per conquistare benefici sempre pi consistenti.
La tensione verso il futuro, la voglia di immaginare nuove forme di lotta
ma anche pi moderni meccanismi di gestione del sistema produttivo
stato il cuore pulsante della tua Idea di Sindacato. Ne ha parlato in un
libro un giornalista che per la categoria, spesso travolta e stravolta da un
presente caotico, resta un punto di riferimento dal punto di vista della lucidit dell'analisi e dell' onest intellettuale: Walter Tobagi.
Quel libro usc qualche mese dopo l'agguato delle Br. Ero a Madrid quando
mi raggiunse la notizia della sua morte. Fu un dolore terribile. Tobagi era

25

IL LAVORATORE RITROVATO

cattolico, legato a Pierre Carniti ma aveva simpatia per la Uil che aveva conosciuto all'interno del Corriere della Sera. Proprio a conclusione di quelle
189 pagine, sviluppava un'analisi profetica. Scriveva: Gli anni ottanta si
aprono come una stagione difficile. Il sindacato ancora una volta in campo
aperto, non pu vivere sul passato. Non pu vivere sulla rendita del potere
conquistato nell'autunno caldo. Non pu vivere con le vecchie ideologie, superate sia dal modo di produzione sia dal costume di tanta parte della nuova
classe operaia. La prospettiva pi grama sarebbe quella di passare dal sindacato dell'autunno a un bigio autunno del sindacato.
Forse anche per questo considerava la tua leadership un elemento di grande
innovazione...
Devo dire che Tobagi guardava all'esperienza della Uil con molta benevolenza, affascinato dalla visione laica che portavamo all'interno del sindacato.
Significativa la conclusione del capitolo in cui parla della mia elezione alla
Segreteria generale: Il problema vero di Benvenuto non il passato, non
la coerenza ideologica: la necessit di dare pi forza al suo sindacato, se
non vuole rischiare di trovarsi in minoranza anche quando sostiene idee giuste. Che il destino della cultura laica in questo paese di controriforme e verit di massa.
Aveva colto, Tobagi, due aspetti: l'attenzione verso la societ, questo proiettarsi oltre la fabbrica che prefigurava la nascita del sindacato dei cittadini; la ricerca di una strada per riannodare le fila del discorso riformistico
interrotto con la morte di Bruno Buozzi.
Ne parleremo pi avanti. Ma a rileggerle oggi quelle pagine resto stupito dalla
straordinaria lucidit. Quando, ad esempio dice che fu il castello di una
nuova ideologia che indusse Benvenuto a riscoprire vecchi padri putativi,
come Bruno Buozzi. E ancora: Rispetto ai due modelli classici sindacato
associazionistico oppure cinghia di trasmissione del partito politico si cerca
una via alternativa: quella del sindacato che sappia essere soggetto di programmazione e non si arresta neppure di fronte alla prospettiva di una

26

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

qualche forma di cogestione... non esclude che si possano gestire insieme,


sindacato e padroni, certe forme di risparmio contrattuale che si sono realizzate con la sterilizzazione della contingenza nelle liquidazioni; infine: aiuta
perfino i radicali a raccogliere firme. Insomma: la prima fase del Benvenuto
segretario della Uil dominata dalla preoccupazione costante di muoversi,
di conquistare consenso sociale.
La solitudine dei lavoratori ineluttabile?
Siamo soli ma in mezzo a una folla. I nuovi strumenti di comunicazione e
informazione ti danno limpressione che tutto quello che avviene sia vicino
a te: quando Gheddafi morto ognuno di noi ha pensato che tutto fosse accaduto a due passi dalla propria casa. Ma non la realt, solo un impressione. La solitudine ineluttabile se ti rassegni. Ed quel che vedo oggi: la
rassegnazione. La logica che sembra prevalere quella che mette in soffitta
gli strumenti collettivi nella convinzione che siano ormai dei vecchi arnesi,
inservibili. Il sindacato regge perch fornisce dei servizi ma fatica terribilmente quando si tratta di chiudere un contratto collettivo. Loperaio-massa
era una figura mitica che dava un senso alla storia di quegli anni; ora il sindacato non ha pi un peso culturale. Sollecitavamo linteresse di vasti settori
della societ, intellettuali, giudici, giornalisti, registi, attori. La scomparsa di
quella straordinaria attrice che stata Mariangela Melato ha indotto le televisioni a trasmettere un bellissimo film del 1971: La classe operaia va in paradiso di Elio Petri. Erano di moda gli appelli degli intellettuali. Ora chi li
firma quegli appelli? Il sindacato non riesce a crearsi alleanze allesterno, in
quella che oggi viene chiamata societ civile.
Ti avverto che corri sul filo pericoloso del reducismo
No, no la melanconia non serve a nulla. Al contrario a qualcosa pu servire
la nostalgia perch ti pu spingere a ritrovare modi, ragioni, soluzioni che
col tempo sono andate disperse e che, al contrario, possono essere utili perch non tutto ci che passato da buttare, ci sono pezzi di passato di cui
noi sindacalisti, noi riformisti possiamo e dobbiamo andare orgogliosi. Non

27

IL LAVORATORE RITROVATO

possiamo immaginare di ripeterlo, ma possiamo pensare di utilizzarlo come


esperienza. No, nessun reducismo. Io invece penso che tanto il sindacato
quanto la politica abbiano bisogno di una scossa e di un ringiovanimento.
La soluzione brutalmente anagrafica non mi ha mai convinto, la trovo semplicistica. Il problema non nelle carte didentit ma nelle idee e le idee
sono vecchie per pigrizia non per data di nascita; la lettura della societ che
datata. Probabilmente la colpa anche dei nuovi mezzi di comunicazione.
La gente, che in Italia ha sempre letto poco, ora legge ancora meno. I new
media sono rapidi, veloci, accessibili perch in massima parte gratuiti ma
non stimolano la riflessione e non aiutano lelaborazione. Eppure dovremmo
fermarci un attimo e riflettere. A che serve, ad esempio, un Parlamento organizzato ancora come negli anni Cinquanta? A che servono leggi cos complicate? accettabile che la burocrazia sia di ostacolo allinnovazione? Il
sindacato vittima di questa paralisi generale e in una situazione di paralisi
finisce per prevalere la legge del pi forte. Parlavamo della solitudine. Oggi
i pi soli sono i giovani. E non a caso i dati dicono che le raccomandazioni
crescono. La solitudine il prologo dellarte di arrangiarsi, la sconfitta di
una comunit di cittadini responsabili come la definirebbe Bauman.
La speranza un Big Bang per produrre unItalia nuova in un mondo
nuovo. Un Paese capace di riscoprire coesione e solidariet, merito ed
equit, diritti, tutele ma anche doveri uguali per tutti. Arriver mai?
Io penso che arriver perch queste sono cose che scattano quando meno te
laspetti, anche dopo lunghi e silenziosi periodi di incubazione. Non pensabile che la situazione generale continui a degradarsi in questa maniera. Il periodo di incubazione potr anche essere lungo ma poi capita quello che
accadde nel 68 e nel 69. Abbiamo segnali che forse stiamo sottovalutando,
lastensionismo o i movimenti nelle scuole, nelle universit. Sono campanelli
dallarme. Fu cos anche nel 68 e nel 69. Da l nacque un sommovimento
che allargandosi come le onde del mare coinvolse tutto, il sindacato, leconomia, la politica. Non puoi vivere in eterno in un mondo in cui le disuguaglianze crescono a dismisura, in cui tra il primo gradino della scala e quello

28

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

pi alto c la stessa distanza che corre tra il campo-base e la vetta dellEverest.


La domanda iniziale, per, resta: cera una volta la classe operaia. C ancora?
C ancora. Oggi, forse, non dobbiamo pi parlare di classe operaia ma di
una pi ampia classe lavoratrice perch il termine ingloba categorie di lavoratori che in passato si muovevano su piani diversi e che invece oggi ritrovandosi nelle medesime condizioni possono sviluppare una solidariet di
classe, di comunit. Dobbiamo ritrovare soprattutto lorgoglio che caratterizzava quella classe. A volte rivedo le immagini degli anni Sessanta, gli operai,
volti giovani, normalmente meridionali (sono stati la spina dorsale del 69)
che avevano negli occhi la voglia di cambiare, nel cuore unenergia dirompente, sentivano crescere dentro di s un destino. Ora dai cancelli delle fabbriche escono lavoratori impauriti, impegnati a salvare il salvabile, che non
riescono a capire quello che sta avvenendo e che non hanno pi una sede in
cui combattere. Le paure e langoscia le sconfiggi solo quando stai assieme
agli altri. A questo servivano le sedi sindacali, le parrocchie. Ecco, la nostalgia
pu servire a ritrovare quellorgoglio che, per, deve essere sorretto da una
capacit di proposta, di elaborazione, da una spinta realmente riformatrice.
Quei giovani di ieri non accettavano lesistente e volevano cambiare; ora si
pensa ad arrivare alla pensione e non si ha pi fiducia nel cambiamento. Il
riformismo questo: la forza di una idea, la spinta insopprimibile di un ideale
ancora non realizzato.
Va ricostruita la classe, quella che Luciano Gallino definisce la comunit
di destino.
Esattamente. Oggi hai gli operai ma non hai la classe perch essere classe significa stare assieme, essere orgogliosi di appartenere a una categoria di cittadini. Loperaio c ma non sa di esistere come classe. Io ricordo lorgoglio
di quella figura mitica che stato loperaio-massa. Molti dirigenti sindacali
erano autodidatti: giovani che mentre lavoravano avevano studiato e acquisito
allinterno del gruppo una leadership, una capacit di rappresentanza. Sei
classe quando hai una visione, una proposta, una organizzazione, un ideale

29

IL LAVORATORE RITROVATO

comune. Ma non pu essere la proposta, la visione, lorganizzazione di ieri,


deve essere quella di oggi e soprattutto di domani. La prima operazione da
compiere restituire ai lavoratori la consapevolezza di non essere soli. Questo
un lavoro che deve fare il sindacato. Aprirsi, includere, costruire una collettivit su un interesse comune: stato sempre il ruolo del sindacato. Allinizio, agli albori nella vecchia Fiom si potevano iscrivere solo gli operai,
era la Federazione Italiana Operai Metallurgici, poi sono entrati nel 1945 gli
impiegati e divenne la Federazione Impiegati e Operai Metallurgici.
Non unimpresa semplice. Come si realizza?
Non bisogna assistere attoniti ai cambiamenti. Bisogna capire cosa successo
nella societ e prevedere cosa potr accadere. Quello che accadr dipende da
quello che saremo in grado di proporre. Benedetto XVI nella sua enciclica
parla del facendum, ecco nel facendum devi mettere il tuo pensiero. Oggi
sai quello che non puoi fare, che non devi fare. Ma lelemento profondo
uno solo: il cambiamento lo realizzi quando sei insoddisfatto. La classe lavoratrice si progressivamente ritirata ed composta di persone apparentemente soddisfatte. Forse anche in questo ha ragione Bauman: lo Stato non
pi una comunit di cittadini responsabili, ma di consumatori soddisfatti.
Per non pu partire da qui il cambiamento. I giovani meridionali che entravano negli anni Sessanta in fabbrica avevano lavorato in campagna, avevano visto invecchiare i propri genitori in una realt immobile e immutabile,
rincorrendo il ritmo delluomo e delle stagioni come cantava nostalgicamente Francesco Guccini. Entrava in fabbrica e pensava: non voglio fare la
fine di mio padre, voglio che la mia personalit venga valorizzata, voglio essere
un interlocutore capace di avanzare proposte forti e di battermi per la loro
realizzazione, voglio essere totalmente, pienamente una Persona.
Considerata la situazione generale, forse dovremmo parlare pi di persone
non insoddisfatte che di persone soddisfatte.
S, vero. forte la spinta ad accontentarsi. La globalizzazione stata come
un terremoto ma dopo un terremoto si ricostruisce. Noi siamo come a Gi-

30

DALLA PAURA ALLORGOGLIO

bellina: chiediamo aiuti, provvidenze. vero che sono stati distrutti valori,
diritti, opportunit di lavoro ma non puoi pensare di vivere allinfinito nella
tendopoli. Oggi questo che manca: obiettivi su cui misurarci, impegnarci,
sfidare il mondo. Pensare che per competere sui mercati globali si debbano
abbattere i diritti corrisponde non solo a una politica ingiusta ma a una scelta
economica totalmente sbagliata. Noi dobbiamo puntare sulla qualit delle
nostre produzioni, sulla raffinatezza tecnologica delle nostre merci. Abbiamo
un paese di pensionati e cassaintegrati. I problemi che assorbono tutta lattenzione sindacale riguardano la difesa dei posti di lavoro, gli esodati, problemi gravi che vanno affrontati. Ma non possiamo giocare solo in difesa, di
rimessa, dobbiamo andare allattacco inserendo allordine del giorno del sindacato la questione dellinnovazione, come si fa industria di alta qualit in
un paese che sappia conciliare lavoro e diritti, salute e occupazione. Dobbiamo essere in grado di dare risposte sul versante della modernizzazione. I
figli dei contadini degli anni Sessanta potevano immaginare e realizzare un
futuro migliore dei propri padri; i figli del Terzo Millennio arrivano sul mercato del lavoro e sono sicuri, grazie alla precariet, di peggiorare la propria
posizione rispetto a quella dei genitori. Ho limpressione che il gruppo dirigente del sindacato sia oggi composto di persone appagate. Se io ho settantanni fatico a pensare alla societ in cui vivremo tra ventanni. Negli anni
Sessanta la classe dirigente delle Confederazioni era composta di persone
che avevano meno di cinquantanni. Bisogna riaprire i gruppi dirigenti ai
giovani ma noi abbiamo al vertice di tutte le istituzioni solo over sessanta.
Penso fermamente che le persone restano giovani se si aggiornano e si battono per cambiare. Il fatto che noi in questo momento abbiamo vecchie
idee e vecchi gruppi dirigenti. Invece dovremmo ispirarci a quel che diceva
John Maynard Keynes La difficolt non sta nel credere nelle idee nuove,
ma nel fuggire da quelle vecchie,le quali, per coloro che sono stati educati
come lo stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della
mente.

31

Dopo la marcia dei quarantamila, il sindacato cerca la risposta.


Il quotidiano Il Giorno del 18 aprile 1981
vede Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto e Luciano Lama
come tre moschettieri pronti a toccare

DallAutunno Caldo
al Grande Freddo

Considerata lumana propensione a replicare nel tempo gli errori semmai


aggravandoli, la storia non maestra di vita nella maniera in cui molti ritengono. Ci non toglie che la smemoratezza impedisca la comprensione
dei fenomeni e faccia venire meno essenziali strumenti cognitivi. Il sindacato
italiano contiene elementi specifici, un Dna comprensibile solo attraverso
la lettura della evoluzione storico-politica del Paese, soprattutto in quel
campo che oggi definiremmo progressista. Spesso tu hai sottolineato che
uno dei riferimenti pi robusti del sindacato italiano al momento della sua
nascita stato il Pensiero Mazziniano. Su cosa basi questa tua affermazione?
Mazzini si conosce poco. Se rileggiamo i suoi scritti, ci rendiamo conto che
la vita da esule, segnata da straordinari sacrifici e quotidiane difficolt umane
e, soprattutto, economiche, ha profondamente arricchito la sua personalit,
la sua elaborazione intellettuale, ha aggiunto spessore al suo pensiero. una
esperienza che in qualche maniera ritroveremo poi negli esuli della Resistenza. Mazzini ha avuto modo di conoscere una realt nuova, di costruirsi
una sensibilit cosmopolita che gran parte degli uomini del suo tempo non
avevano. Aveva una visione internazionale, era entrato in contatto con il
mondo industriale e con il mondo del lavoro che cresceva dentro lindustria,
si era formato un idea moderna dei processi produttivi. Sono stati tre i cardini della sua predicazione. In primo luogo lidea di Patria e questa idea influenzer in misura notevolissima il sindacato italiano che non ha mai fatto
proprio uno slogan molto in voga negli anni della contestazione e che diceva
lo Stato borghese si abbatte e non si cambia. Il gene del sindacato italiano
riformista, lo alla nascita e lo alla rinascita con le idee di Bruno Buozzi
che saranno condivise da Giuseppe Di Vittorio e Achille Grandi. La Patria
del sindacato italiano una Patria mazziniana, non una Patria antagonista.
33

IL LAVORATORE RITROVATO

Le idee mazziniane andranno in crisi quando ne emergeranno altre che sosterranno il contrario, che la Patria deve essere distrutta. Mazzini vedeva il lavoro
come una forza costituente di quella Patria, madre di tutti. La sua Italia era evidentemente diversa da quella monarchica, un Paese strutturato per censo, che
arriv a un primo parziale suffragio universale maschile solo nel 1913 e a quello
totale, sempre maschile, nel dicembre del 1918; alle donne il diritto di voto
verr riconosciuto soltanto nel 1946. Il secondo punto di riferimento , per
quanto singolare possa apparire, Dio. Mazzini sentiva che bisognava fare riferimento a una cultura condivisa, a un humus. una questione che riemersa
in tempi recenti in occasione del dibattito sullinserimento nella costituzione
europea del riferimento alle radici cristiane, ovviamente non quelle che hanno
prodotto i processi di colonizzazione, ma quelle che hanno portato a encicliche
innovative come la Rerum Novarum di Leone XIII, o la Mater et Magistra di
Giovanni XXIII, insomma quelle che hanno riorganizzato il pensiero sociale
della Chiesa. Quello di Mazzini , come dire, un Dio Repubblicano. Il terzo
elemento la Famiglia. LItalia era una societ profondamente contadina e la
Famiglia era il primo presidio di solidariet. Leggendolo ci si rende conto che
lui immaginava un lavoratore capace di partecipare ai destini del suo Paese:
non un soggetto passivo, da sfruttare per finalit economiche, ma un protagonista sociale e politico, con pari dignit, coinvolto nella vita collettiva, a conoscenza dei sistemi e dei modi di produzione.
Quasi un ideologo del Modello Renano della compartecipazione prima
della sua attuazione.
La storia del sindacato fatta di personaggi che nel tempo sono stati dimenticati e che pure hanno avuto un ruolo non secondario. Ai repubblicani si devono le prime cooperative, sono repubblicane le posizioni fortemente
anti-clericali (loro avevano a che fare con la Chiesa della Repubblica Romana
non con quella che si sarebbe evoluta dopo la Rerum Novarum). Mi capitato
di recente di partecipare ad alcuni incontri e ho riscoperto interventi che risalgono ai primi mesi (o anni) dellultimo dopoguerra. Ho ritrovato, ad esempio quel che diceva Amedeo Sommovigo, uno dei fondatori della Uil, quando

34

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

i rumori assordanti della guerra non si erano ancora sopiti. Leggo: Un sindacato democratico si pone nellobiettiva posizione di chi esamina con serenit leconomia del proprio Paese e le conseguenti possibilit di sviluppo,
indica i correttivi, gli eventuali errori, combatte gli egoismi delle classi possidenti, rileva le insufficienze del governo e si serve dellazione parlamentare. Il
sindacato non esclude la collaborazione con i datori di lavoro, intesa ad assicurare un effettivo vantaggio del lavoratore sia come produttore che come
consumatore. E pi o meno nello stesso periodo, Giovanni Conti, autorevole
esponente del Pri, che stato vice-presidente dellAssemblea Costituente, proclamava: ammissibile, in Repubblica, il metodo della lotta di classe e sono
ammissibili procedimenti diretti allesasperazione del vivente contrasto tra
classe e classe, se in Repubblica lazione di classe del sindacato pu far capo
allopera legislativa? In quegli anni di grande polemica, Ugo La Malfa invocava per il sindacato una visione moderna dello Stato e della Societ, che
studia statistiche, indici di costi e di prezzi, indici di produzione e di scambi,
e li tratta. E quegli uomini concludevano che il guaio del sindacato italiano
che c troppo Bakunin e poco Mazzini. I repubblicani da un punto di vista
ideologico sono un esperienza caratteristica della vita del nostro Paese. Il sindacato nasce in Emilia e Romagna poi si sviluppa nelle fabbriche. L, in Emilia
e Romagna, repubblicani e socialisti erano contigui.
Oggi di quella predicazione cosa rimasto? Non pensi che sia andata col tempo
dispersa?
No, non penso. Lazione tendente alla difesa dei diritti dei lavoratori in Italia
non stata mai intesa come tecnica rivoluzionaria. Le Leghe, le Case del Popolo nascono sotto la spinta dei repubblicani e sono i socialisti e i repubblicani che fanno da argine alla diffusione dellideologia anarchica. La
Confederazione Generale del Lavoro, quella che nasce agli inizi del Novecento non antagonista ma riformista e fa riferimento a un partito, quello
socialista, in cui le due anime si confrontano e si scontrano. Non un caso
che Bruno Buozzi ne divenga il segretario. Lo sarebbe stato anche dopo la
sua rinascita a guerra finita se non fosse stato ucciso il 4 giugno del 1944.

35

IL LAVORATORE RITROVATO

Pochi sottolineano che anche le occupazioni delle fabbriche nel Biennio


Rosso si conclusero con un accordo che doveva favorire la partecipazione dei
lavoratori. Quellintesa, per, doveva poggiare su una legge dello Stato che
non venne mai approvata. Nel Partito Socialista che mise ai voti il passaggio
alla pratica rivoluzionaria, vinse la tesi che lo rifiut e un peso decisivo lo
ebbe la Fiom con i metalmeccanici che si astennero. Quando nel 21 si consum la scissione di Livorno e nacque il Partito Comunista, la Confederazione Generale del Lavoro mantenne i rapporti privilegiati con il Partito
Socialista. Lidea della partecipazione dei lavoratori rimasta sempre forte
nel sindacato italiano, tanto forte da trovare sistemazione nellarticolo 46
della Costituzione, un articolo rimasto lettera morta. Ci sarebbero volute
leggi di attuazione che Rodolfo Morandi prov a elaborare e a far approvare
incontrando, per, lopposizione tanto del Pci quanto della Dc che prefigurando una saldatura nelle realt produttive tra comunisti e socialisti, temeva
che le fabbriche diventassero ingovernabili. S, poi abbiamo ottenuto i diritti
di informazione e qualche tentativo di concertazione con i governi di Craxi,
Amato e Ciampi. Si definirono intese in base alle quali il sindacato sarebbe
stato consultato prima della predisposizione delle leggi finanziarie. Ma larticolo 46 della Costituzione era tuttaltra cosa, decisamente pi impegnativa.
Ora largomento di tanto in tanto si riaffaccia, ma viene agitato con intenti
polemici nella dialettica tra le Confederazioni. Vi si fa riferimento per distinguersi e per poi non fare nulla.
Il Modello tedesco non ha mai fatto breccia nei cuori del sindacato italiano.
E forse la questione pi che legata alla contingenza della polemica, il prodotto di una posizione culturale che non ha mai accettato lidea della collaborazione con i datori di lavoro intesa ad assicurare un effettivo vantaggio
del lavoratore sia come produttore che come consumatore.
Ho letto una significativa intervista rilasciata al Corriere della Sera da Berthold
Huber, presidente della Ig Metall tedesca. Illustrando il nuovo accordo sulla
compartecipazione, diceva: I sindacati in Germania si impegnano per idee
concrete e non astratte. E alla fine della giornata la lotta si decide sui miglio-

36

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

ramenti reali dei lavoratori non sulle questioni ideologiche Guido una battaglia soltanto quando sono in pericolo gli interessi dei lavoratori. Abbiamo
un interesse naturale a una buona gestione delle imprese per garantire posti
di lavoro e crearne di nuovi. Compartecipazione significa allo stesso tempo
anche corresponsabilit In Italia dopo il 1945 i sindacati erano tra i pi forti
dEuropa ma ora hanno perso quellantica forza Bisogna avere la capacit
di mettere da parte le differenze ideologiche e dire che dovere dei sindacati
italiani unificarsi per lavorare al progresso del Paese Conosco lamministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, lo stimo e lho incontrato pi
volte. Non posso giudicare come gestisce gli irrigidimenti sindacali anche se
penso che i sindacati non dovrebbero essere emarginati.
Qual il messaggio di Huber?
La sostanza mi sembra molto chiara. Il Modello Renano ha un obiettivo: rafforzare loccupazione garantendo la competitivit delle imprese. Insomma,
Volkswagen vende auto anche per questo e, ovviamente, perch fa innovazione e ricerca (leve essenziali per il miglioramento della competitivit) e politiche dei prezzi. I lavoratori da tutto questo traggono beneficio tanto vero
che lo scorso anno la casa automobilistica che ha retto meglio di molte altre
alla crisi ed oggi il terzo produttore mondiale, ha pagato un premio di produzione estremamente cospicuo. La morale che nel mondo occidentale il
modello della compartecipazione regge, quello antagonista no. E qui ritorniamo a Mazzini perch quella idea del lavoratore che si preoccupa del mercato su cui opera la sua impresa, che studia e si aggiorna, nasce nel mondo
repubblicano e influenza quello socialista. Lo influenza nel momento in cui
sorge la contrapposizione con un nuovo modello, quello comunista. Nella
vita delle persone contano anche i simboli.
Cosa intendi dire?
Quando socialisti e comunisti, nel 1921 si divisero, i comunisti adottarono
come simbolo la falce e il martello cio nella simbologia sottolinearono lincontro tra contadini e operai; i socialisti ci aggiunsero il libro, cio non per-

37

La bandiera della sezione del Psi di Fiat Mirafiori (anni quaranta).


Il simbolo del Psi, a differenza di quello del Pci, aggiunge alla falce
(i braccianti) e al martello (gli operai) il libro, elemento evocativo della conoscenza.
Sono ricamate le scritte proletari di tutto il mondo unitevi di Carl Marx e
...ma la idea che in me non muore di Giacomo Matteotti

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

sero di vista la conoscenza. Questo voler insistere sulla conoscenza un modo


per sottolineare la validit delle proprie ragioni, per affermare che queste ragioni sono fondate su dati oggettivi. significativa una scelta politica di
Bruno Buozzi. Nella Fiom laccesso agli impiegati era precluso; lui cambi la
sostanza dellacronimo e la Fiom divenne Federazione Impiegati e Operai
Metallurgici. Una scelta che era in sintonia con quelle che fece Filippo Turati.
Quando divenne il presidente del sindacato telefonici, in qualit di direttore
del giornale di categoria scrisse un saggio rivolgendosi ai lavoratori del braccio e del tavolino, cio agli operai e agli impiegati. La storia del pensiero
fatta di contaminazioni e in queste contaminazioni c una parte di quel che
diceva Mazzini. Nellimmaginario collettivo a volte un po superficiale, Mazzini viene considerato il perdente, in realt ha lasciato una grande eredit:
il suo pensiero attualissimo; le situazioni e le dinamiche politiche e sociali
sono diverse, ma la necessit di trovare forme di collaborazione per la realizzazione di quellinteresse comune che la crescita economica e civile del
Paese questione sempre pi attuale nella vicenda italiana. Ma questa idea
della compartecipazione non ha trovato resistenze solo nel sindacato, le ha
trovate anche negli imprenditori. Qualche esempio di collaborazione lo abbiamo avuto: nellIRI, con il protocollo Prodi. Per lIRI non esiste pi e le
aziende che facevano capo alle Partecipazioni Statali sono state vendute per
fare cassa.
Tra i resistenti non hai citato i politici, soprattutto la sinistra politica,
almeno nella articolazione che abbiamo conosciuto sino al crollo della
Prima Repubblica. Un Sistema bloccato, paralizzato sul confine della
Guerra Fredda, tra improbabili aneliti rivoluzionari (in cui probabilmente
non credeva nemmeno chi li proclamava), la paura dei Cosacchi a San Pietro e lincapacit dei progressisti di dotarsi di uno strumento di rappresentanza politica capace di candidarli al governo del Paese in linea con quella
che era limpronta impressa in Europa da Willy Brandt o Olaf Palme o
Francois Mitterrand.
Purtroppo negli anni settanta e ottanta in Italia circolava un grande disprezzo

39

IL LAVORATORE RITROVATO

nei confronti del termine socialdemocrazia: era un insulto. Eppure nella


svolta di Bad Godesberg i sindacalisti in Germania ebbero un ruolo centrale.
Da noi il Partito socialista, dal 46 al 56, sino ai carri armati a Budapest,
rimasto paralizzato nel patto di unit dazione. Il Pci era egemone nel mondo
sindacale e le logiche antagoniste decisamente forti. Ricordo che quando divenni segretario dei metalmeccanici della Uil, la parola dordine che circolava
era chiara: evitare la germanizzazione. Alleggerire o svuotare la carica conflittuale del confronto veniva vissuto allinterno del mondo sindacale come una
sorta di male da evitare. Parlare di compartecipazione o politica dei redditi
era impossibile.
Alla sinistra italiana, a quella parte che guardava a Occidente, mancata
una classe dirigente come quella che nel novembre del 1959 a Bad Godesberg traghett la Spd oltre il marxismo, gente come Herbert Wehner, Eric
Ollenahuer, Carlo Schmidt, Karl Schiller e lallora borgomastro di Berlino,
Willy Brandt.
Io penso che per il sindacato il momento di svolta sia stata la scomparsa di
Bruno Buozzi. Di Vittorio e Buozzi erano dotati di forti personalit, spesso
in contrasto. Litigavano sovente. Proprio le differenze di vedute tra i due ritardarono la chiusura del Patto di Roma, il patto che alla base della rinascita
della Cgil rimasta unitaria per brevissimo tempo. Tutti e due conoscevano
perfettamente i problemi dei lavoratori ma avevano approcci politicamente
diversi. Anche caratteri diversi. Di Vittorio nella sostanza era un socialdemocratico. Parlava con Nenni lamentandosi delle difficolt che incontrava nel
confronto con Buozzi e Nenni gli diceva di portare pazienza, di non precipitare la situazione, gli spiegava che Buozzi era un riformista. Poi ci fu leccidio
della Storta, vicino Roma, Emilio Canevari prese il posto di Buozzi ma non
aveva la stessa forte personalit e Di Vittorio riusc agevolmente a piegarlo
a una versione del Patto di Roma pi conveniente al PCI. In un libro che ho
scritto per la Fondazione che porta il suo nome (Bruno Buozzi, il riformista) ho pubblicato una relazione di Di Vittorio decisamente significativa del
clima dellepoca, della situazione mutata. un documento piuttosto raro
40

Un manifesto dellinizio del secolo XX della Camera del Lavoro Cgdl


di Torino dal quale emerge il ruolo sociale del sindacato: Pulsate

IL LAVORATORE RITROVATO

che ho ritrovato con una certa fatica. Si legge: Cari compagni, il successivo
incontro con la delegazione sindacale socialista ha avuto luogo. Essa mi ha
comunicato che la Direzione del suo Partito ha approvato, in generale, la posizione assunta nella precedente riunione di far propria la nostra posizione
sul sindacato libero, demandando alle stesse organizzazioni sindacali la possibilit di prendere una decisione definitiva in merito, nel caso vi fossero
punti di vista differenti. Dunque, il nostro disaccordo coi socialisti su questa
posizione, ha cessato di esistere. Ma linconsistenza di questi bravi amici
veramente sconcertante. Dopo la comunicazione incoraggiante di cui sopra,
il compagno Can. (Emilio Canevari, n.d.a.) mi ha presentato il documento
che vi accludoData una rapida lettura al documento, non mi stato difficile
demolirlo punto per punto, col maggior garbo possibile Alla mia critica, il
bravo comp. Can. (compagno Emilio Canevari, n.d.a.) rispose che non voleva
dire affatto quel che io avevo letto, chegli completamente daccordo con
me, che avrebbe accettato tutte le modifiche che avessi formulato. Dissi, con
molto garbo, che non si trattava di modificare qualche brano, ma di rivedere
tutto il documento. Proposi, quindi di ritirarlo, di non darlo soprattutto ai
democr. (democristiani, n.d.a) che vi avrebbero scorto laccoglimento della
loro posizione sulla concezione del Sind. (sindacato, n.d.a.) di categoria e
sulla struttura, che, invece, non sarebbe nelle intenzioni socialiste.
La forma del Sindacato, i suoi problemi, che sarebbero stati ingigantiti
dalla rottura politica, dalluscita dei comunisti e dei socialisti dallarea di
Governo e dalla Guerra Fredda, nata l?
I bravi compagni di cui parla Di Vittorio (Canevari, tra laltro, lasci il Partito socialista e segu Giuseppe Saragat nel Psli, poi Psdi) sostennero con poca
convinzione le posizioni di Buozzi.
Fu perso in quel momento il treno riformista.
S, anche perch poi mor anche il terzo grande protagonista del Patto di
Roma, il cattolico Achille Grandi. Eppure la strada che era stata scelta era
diversa. Nel 43 i tre leader sindacali avevano deciso di inserire, come avrebbe

42

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

voluto Mazzini, la Patria al centro del loro universo. Aggiunsero allacronimo


una vocale, la i. Non sarebbe stata pi la Confederazione Generale del Lavoro, ma la Confederazione Italiana Generale del Lavoro. Le prime cose che
fecero fu leliminazione dei fiduciari fascisti e lorganizzazione delle elezioni
delle commissioni interne. Lanelito partecipativo era fortissimo perch il
problema principale da risolvere era la ricostruzione dellItalia e questo un
modo di agire riformista. Bisognava liberare il Paese dalle macerie, risorgere
dalla tragedia, rimettere insieme lItalia, farla ripartire dal punto di vista produttivo dopo aver salvato le fabbriche dai bombardamenti e dalla distruzione
nazista. Era il sindacato che voleva Bruno Buozzi, era il sindacato che Bruno
Buozzi avrebbe guidato da segretario generale se non fosse stato assassinato.
Erano diversi, Di Vittorio e Buozzi. Il primo aveva rapporti stretti col Pci, presentava periodiche relazioni a Palmiro Togliatti; Buozzi non aveva particolari
rapporti con Pietro Nenni, era autonomo e orgoglioso della sua autonomia.
Leccidio de La Storta ha di fatto scritto un nuovo copione per il sindacato.
La morte di Buozzi liber il campo a Di Vittorio. Poi arriv la malattia e la
morte di Grandi, il cattolico che voleva lunit sindacale, che riusc a convincere
Alcide De Gasperi circa limportanza per la Dc di esserci. Ovviamente fu pagato
un prezzo a De Gasperi: la possibilit per le Acli di costituirsi e ai Coltivatori
Diretti di organizzarsi in maniera autonoma. Scomparsi Buozzi e Grandi, Di
Vittorio divent la figura pi forte, pi simbolica. Giulio Pastore che sostitu
Grandi non aveva ancora lautorevolezza del suo predecessore, per giunta fu
costretto a contendere a Giuseppe Rapelli, un integralista, la leadership della
componente cattolica. Con Buozzi il sindacato avrebbe avuto un segretario generale unico e unitario, senza di lui si costitu una Triarchia (tre segretari generali di estrazione Pci, Psi, Dc). Al congresso di Firenze, nel 1947, il primo dopo
la ricostituzione, i comunisti da soli ottennero la maggioranza assoluta. Fu
eletto come segretario generale Giuseppe Di Vittorio. Ma tutto era gi precipitato: lunit di azione politica agli sgoccioli, il Psi e il Pci ormai emarginati dal
governo. Sostanzialmente si chiuse l, in quel congresso, lesperienza della Cgil
unitaria. Pensare, contandosi, di superare la Triarchia fu una imposizione del

43

1973: rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici.


Assemblea allAlfa Romeo di Arese.
Allora le piattaforme rivendicative, la dinamica delle fasi contrattuali,
il mandato a concludere, laccordo definitivo erano discussi
e approvati nelle assemblee da tutti i lavoratori

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

Pci. I comunisti ottennero la segreteria generale ma persero lunit sindacale.


In questa evoluzione del sindacato italiano, come si inquadra la nascita
della Uil?
La risposta pi diretta forse nel discorso che Giuseppe Saragat pronunci
allultimo congresso socialista prima della scissione di Palazzo Barberini:
Diamo uno sguardo allEuropa e vediamo che in Inghilterra lenorme maggioranza dei lavoratori unita sotto la bandiera del socialismo democratico.
Lo stesso avviene in Norvegia, nella Svezia, in Olanda, nel Belgio, nella Danimarca, nella Svizzera. La Uil nasce con una forte connotazione laica,
vive con disagio la divisione nei blocchi internazionali est, ovest che finisce
per lacerare anche il mondo del lavoro. Vuole unificare, vuole proiettare in
una dimensione occidentale la rappresentanza sindacale, uscire dai recinti
ristretti che un eccesso di ideologia finisce inevitabilmente per creare. , se
vogliamo, lanticipazione di quellidea che prender forma a Bad Godesberg,
lidea di un lavoratore soggetto sociale, cittadino a tutti gli effetti, liberato
dal peso delle ingiustizie ma anche della burocrazia. Insomma, la Uil limpasto di tre matrici ideali: quella socialista riformista che si richiama a Turati
e Bruno Buozzi, quella socialdemoratica di Saragat e quella repubblicanamazziniana.
Contro la burocrazia, in quel discorso a cui tu fai riferimento, si scagli
Giuseppe Saragat...
vero. Lo fece citando Marx, anche lui vittima dellideologia che si richiama
al suo nome perch, poi, le sue analisi, economiche e filosofiche, sono decisamente pi articolate delle interpretazioni che sono state successivamente
fornite. Diceva Saragat: Udite come Marx parla della burocrazia: Lo spirito
burocratico uno spirito totalmente gesuitico, teologico. I burocrati sono i
gesuiti dello Stato e i teologi dello Stato. La burocrazia la repubblica-prete.
Nonostante il dna socialista, inizialmente i rapporti col Psi non sono stati
agevoli.

45

IL LAVORATORE RITROVATO

Allinizio, lo statuto del partito imponeva ai militanti di aderire, a livello sindacale, solo alla Cgil, un obbligo che non era stato ufficializzato in questa
maniera nemmeno dal Pci. Chi aderiva alla Uil e alla Cisl, veniva espulso
dal Psi. Poi le cose sono cambiate, sotto il peso delle vicende internazionali
(i carri armati di Ungheria) e sotto il peso delle unificazioni e successive divisioni delle diverse anime socialiste. Dopo lultima separazione, lobbligo
crollato anche perch la presenza massiccia comunista induceva il Psi a cercare nelle tre Confederazioni un riequilibrio politico e numerico. Il Sindacato dei cittadini in qualche misura figlio anche di quei tempi, di quella
storia. Non esistevano le incompatibilit e molti dirigenti della Uil erano
anche amministratori locali. Il cuore del sindacato riusciva a battere in sintonia con le esigenze immediate delle persone, iscritti e non.
Oggi i giovani hanno con il sindacato un rapporto difficile, anzi nella maggior parte dei casi non hanno nessun rapporto. Le Confederazioni vengono
viste come pachidermi burocratici impegnate a rendere difficile la vita dei
cittadini soprattutto con gli scioperi nei pubblici servizi, i trasporti ad esempio, vero nervo scoperto di una societ complessa che si alimenta di mobilit
in un Paese, per giunta, in cui la mobilit pubblica, collettiva gi, in condizioni ideali, un vero e proprio corso di sopravvivenza. Eppure la storia
del sindacato una storia alta, soprattutto nellItalia appena unita, povera
e largamente analfabeta. Tu hai nel tuo studio un bellissimo manifesto dellinizio del secolo scorso da cui emerge il ruolo sociale del Sindacato.
Il manifesto a cui fai riferimento racconta un sindacato che era un grande
punto di riferimento per la gente pi umile. Il sindacato organizzava il collocamento, si preoccupava di dare una istruzione di base a chi non aveva potuto
imparare a leggere e scrivere, creava le scuole popolari, le casse di solidariet.
Molti lavoratori e molti dirigenti sindacali erano autodidatti, lo era lo stesso
Buozzi. Il legame con il Partito Socialista consentiva di attrarre insegnanti,
maestri elementari, avvocati. Questa strutturazione corrispondeva in qualche
misura allidea mazziniana: non solo operai ma anche professionisti sensibili
alle problematiche sociali. A volte i film con le immagini raccontano storie

46

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

che non sempre le parole riescono a illustrare in maniera esaustiva. Ricordi


il film di Mario Monicelli, I Compagni? Marcello Mastroianni interpretava
il ruolo del maestro. E di maestri ve ne erano tanti. Era un sindacato profondamente riformista che sconfiggeva le spinte pi massimaliste, che si preoccupava di trasformare le lotte in proposta, cercava di risolvere i problemi
delle persone. Ci sono figure straordinarie che sfuggono alla memoria collettiva. Argentina Altobelli segretario generale della Federbraccianti che si
preoccupava di elevare culturalmente un mondo di analfabeti e semianalfabeti. Cerano i giovani, tanti giovani perch o si legava con lo spago la valigia
di cartone e si attraversava lAtlantico o si cercava il riscatto al Nord. Non
esisteva ancora la catena di montaggio, la grande fabbrica, il sindacato era
un luogo di aggregazione umana prima ancora che politica. E lo stesso avvenuto nel secondo dopoguerra. Poi
Poi le cose sono cambiate.
Il sindacato si strutturato ma si diviso politicamente, ha cercato di conquistare i suoi spazi di autonomia. Negli anni Cinquanta e Sessanta diventato il sindacato delle deleghe, ha acquistato autonomia economica, non ha
avuto pi bisogno di aiuti esterni per sopravvivere, ha cominciato a fare da
solo, al contrario dei tempi in cui conduceva una vita grama. Ha cominciato
a costruire lunit di azione. Si inserito nel solco creato dalla contestazione
nelle scuole e nelle universit e pi tardi ha acquisito un ruolo decisivo nella
battaglia contro il terrorismo. Ma questa forza non stata utilizzata solo per
ottenere miglioramenti salariali, ma anche per promuovere riforme: quella
sanitaria, quella previdenziale, i diritti civili. In quel periodo il peso del sindacato stato enorme.
Lascesa, pero, si fermata ed cominciata la crisi.
A mio parere sono state due le cause dei nostri problemi. Non abbiamo riflettuto adeguatamente sulla crisi del 73, lo choc petrolifero. Non abbiamo
capito che il mondo stava cambiando, che le regole commerciali fissate nel
44 a Bretton Woods stavano cominciando a essere sconvolte dalla realt e

47

Scala mobile e referendum: cos illustra la questione il quotidiano


torinese La Stampa, con un disegno del 12 giugno 1986,
in cui si riconoscono Giorgio Benvenuto, Antonio Pizzinato e Franco Marini
in versione Quarto stato

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

dalle decisioni che furono assunte soprattutto negli Stati Uniti. Non abbiamo
meditato noi ma non ha meditato nemmeno il mondo politico. Lunica proposta che allepoca fu messa sul tavolo fu quella di Enrico Berlinguer, il Compromesso Storico, ma nasceva dalla paura provocata dai colonnelli greci e
dal golpe cileno di Pinochet: il Pci temeva che un eccesso di rivendicazionismo sindacale potesse rimettere in gioco le regole della democrazia. I comunisti, poi, erano molto insofferenti nei confronti dellunit sindacale cos
come si era evoluta nella Flm, la Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici:
quella unit metteva in campo un soggetto politico autonomo. E al Pci questo
non andava bene: preferiva la federazione Cgil-Cisl e Uil, meno autonoma,
quasi per costituzione fisica obbligata a fare i conti con i partiti politici di riferimento. Era una soluzione che si collocava perfettamente allinterno della
filosofia del Compromesso Storico. Ma ci fu anche una seconda causa. Il sindacato cominci ad avere problemi con i lavoratori proprio perch il rapporto
tra le confederazioni non era pi veramente unitario. Le difficolt pi grandi
le Confederazioni le incontravano quando trattavano con governi deboli, il
governo Cossiga, ad esempio. Ricordo che concludemmo unintesa per la
costituzione di un fondo di solidariet che avrebbe dovuto contribuire alla
crescita del Mezzogiorno. Laccordo, per, non incontrava il gradimento del
Pci e alla fine non se ne fece nulla.
Non fu un caso isolato...
La storia ebbe altre due repliche, con Scotti e con Craxi. Lunit assunse un
carattere difensivo, non era pi finalizzata a ottenere riforme, a elaborare proposte. Ognuno per la propria parte si impegnava a difendere il territorio di
competenza, eravamo un po come lAustria-Ungheria. A questa difficolt
reagimmo costruendo un sindacato di servizi: patronati, centri di assistenza
fiscale. Su quel terreno si poteva essere in concorrenza senza mettere in discussione quel che rimaneva della nostra unit. Se dovevo pubblicizzare il
mio Caf non dicevo che funzionava male quello del mio concorrente sindacale, dicevo pi semplicemente che il mio funzionava meglio. I problemi
veri nascevano sulle scelte. Il crollo della Prima Repubblica ha peggiorato la

49

IL LAVORATORE RITROVATO

situazione perch il sindacato ha faticato a sintonizzarsi con le logiche del bipolarismo. Se fosse stato unito sarebbe stato un interlocutore forte; diviso,
al contrario, ha finito per essere tirato per la giacca di qui e di l e questa situazione ha indebolito ancora di pi il rapporto con il mondo del lavoro. Il
sindacato diventato benestante, lattivit sul fronte dei servizi diventata
florida, ma liniziativa contrattuale e politica si progressivamente indebolita.
come se allimprovviso la bussola si fosse bloccata.
Negli anni sessanta il rapporto con i lavoratori era veramente intenso.
Cerano le assemblee dove dovevi convincere i lavoratori con argomenti seri;
e poi le delegazioni che seguivano le trattative e dovevi trovare soluzioni per
condurle al traguardo dellaccordo. Ora nel sindacato prevalgono le divisioni,
peraltro incomprensibili, soprattutto alla gente. Si affermata anche nelle
Confederazioni una deriva presidenziale: si conosce il segretario generale e
basta. Non ci sono pi le componenti, non c pi la dialettica. Il sindacato
difende le conquiste che ha gi consolidato ma non riesce pi a far passare
le proprie proposte perch quelle proposte non sono pi unitarie. E poi c
stato un oggettivo invecchiamento del gruppo dirigente. Negli anni Sessanta
i giovani sono stati invece il motore della rinascita sindacale.
E cera da parte di questi giovani una adesione fiduciosa al Movimento.
Dalla Storia del sindacato italiano di Sergio Turone, edito da Laterza,
ho recuperato questi dati che derivano da un sondaggio che i consigli di
fabbrica realizzarono tra il 1969 e il 1970: il 90 per cento dei delegati era
iscritto alle Confederazioni, lottanta per cento si dichiarava attivista. Insomma, giovani, combattivi, tesserati e determinati.
Molti di quei ragazzi venivamo dal Sud. Non accettavano di vivere nella stessa
societ dei loro genitori. La volevano cambiare. Ora quella spinta non c.
A volte si fatica a capire in che modo il Movimento Sindacale riusc a incidere sullItalia degli anni del boom economico, soprattutto sullItalia della
fine degli anni Sessanta. Comerano allora, prima dellAutunno Caldo,

50

Donne, giovani, molte delle quali meridionali:


uno dei motori dellAutunno Caldo

IL LAVORATORE RITROVATO

prima dello Statuto dei lavoratori, le condizioni della classe operaia? E


quelle lotte come riuscirono a trasformarle?
Bisognerebbe rivedere i filmati in bianco e nero. Era unItalia ancora largamente contadina. La vita quotidiana costava grandi sacrifici. Ma si avvertiva
questa voglia di cambiamento. Ho il ricordo di un paese giovane, unItalia in
cui i ragazzi erano la grande maggioranza, si impegnavano nella politica, nel
sindacato, organizzavano le lotte, sui posti di lavoro, nella scuola. La fase migliore stata quella del primo centro-sinistra con i socialisti al governo. stato
lunico momento della nostra storia recente in cui le riforme non sono state
solo proclamate o annunciate ma sono state anche realizzate; riforme che avevano come obiettivo la pari dignit tra lavoratore e datore di lavoro, tra Chiesa
e Stato, tra Nord e Sud, tra donne e uomini. Progettavi e realizzavi. Ci fu un
notevole cambiamento del gruppo dirigente politico, sindacale, imprenditoriale. Al vertice della Fiat cera Valletta che parlava in piemontese e arriv lAvvocato Agnelli che parlava in inglese; Costa che guidava la Confindustria venne
sostituito da imprenditori pi aperti. Quella fase dinamica poi si arrestata.
Un ultimo sussulto in direzione del cambiamento si avuto tra il 1983 e il
1987, con il governo Craxi. Ma si tratt di tentativi e alla fine la marcia si arrestata definitivamente ed cominciato larretramento. I giovani ora sono sempre meno, lorganizzazione della societ e del sistema produttivo li mette luno
contro laltro mentre prima trovavano mille modi per stare assieme. Oggi la
societ molto frammentata. il problema del sindacato e del Paese nel suo
complesso: da un lato i giovani dallaltro i vecchi, da un lato il Nord e dallaltro
il Sud, da un lato le donne dallaltro gli uomini. saltata la coesione. I giovani
sono destinatari di messaggi propagandistici che illustrano perfettamente la
loro condizione ma non forniscono una speranza e una direzione di marcia.
Sergio Turone ha spiegato che lAutunno Caldo nacque da una sorta di
desiderio di rivalsa dei lavoratori: lItalia del boom si era arricchita ma gli
operai avevano beneficiato in maniera molto, molto limitata di questo arricchimento, la distribuzione della nuova ricchezza era stata tuttaltro che
equa. Concordi?

52

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

S, la realt era esattamente quella. Gli operai avevano pagato prezzi enormi
al processo di avanzamento del Paese. Avevamo avuto tassi di crescita del Pil
elevatissimi, in taluni casi prossimi al sette per cento in un anno
Tu prima hai detto che i giovani nati nel 1984 hanno sentito parlare solo
di crisi. I dati spiegano meglio di mille parole la corsa al benessere scattata
con il Miracolo Economico. Tra il 1959 e il 1962 il reddito pro-capite aument del 6,4, del 5,8, del 6,8 e del 6,1 per cento; la produzione industriale
aument dal 1957 al 1960 del 31,4 per cento, con punte dell89 per cento
nellautomobile, dell83 per cento nella meccanica di precisione, del 66,8
per cento nel tessile; mediamente il Pil, tra il 1958 e il 1963 aument del
6,3 per cento lanno; il tasso di disoccupazione raggiunse un livello frizionale, meno del tre per cento
Il Paese si era svegliato improvvisamente ricco, catapultato nelllite delle
grandi nazioni industrializzate. Ma le condizioni di vita degli operai avevano
tratto scarso giovamento da questo fermento, la situazione nelle case dei lavoratori era rimasta in larga misura quella degli anni precedenti al Miracolo.
C un aspetto geografico nella storia dellAutunno Caldo che va sottolineato. Le battaglie di quella stagione vennero condotte non tanto dai vecchi
operai ma dai giovani del Sud che erano andati in cerca di opportunit al
Nord. Loro volevano veramente cambiare. Non avevano paura, non avevano
nulla da perdere. I meridionali che si trasferirono al Nord sono stati il grande
motore del cambiamento della condizione operaia.
Al tempo stesso, per, quellesodo ha dato al Sud quasi il colpo di grazia:
lemigrazione ha impoverito ulteriormente quella parte dItalia. I dati sono
impietosi: tra il 1955 e il 1971 nei flussi migratori interni sono stati coinvolti
9.150.00 italiani, nel quadriennio 1960-1963 ogni anno sono saliti dal Sud
al Nord 800 mila persone. Qualche decennio fa, mentre montava londa dirompente della Lega, Sergio Zavoli condusse per la Rai una inchiesta straordinaria dimostrando, con cifre alla mano, il contributo in termini di
arricchimento economico determinato dallemigrazione meridionale. In-

53

Laccordo di San Valentino ha diviso il sindacato.


Il Popolo del 6 marzo 1984 racconta le posizioni di Uil e Cisl
da un lato e Cgil dallaltro, con una metafora carnascialesca:
dietro le mascherine, i volti di Benvenuto e Carniti; dietro la maschera di Lama
(che avrebbe voluto evitare lo scontro), Enrico Berlinguer decisamente
contrario a quella intesa sulla scala mobile

D A L L A U T U N N O C A L D O A L G R A N D CE AFPRI ET DO DL O

somma, al di l di quello che sosteneva la Lega, e ci che il Sud aveva impoverito il Nord, era accaduto esattamente il contrario, il Nord era stato reso
pi ricco da tutta quella forza lavoro ancora a basso costo che saliva a cercar
fortuna.
Che lemigrazione abbia impoverito il Sud un dato incontestabile. Il fatto
che al posto di costruire le fabbriche laddove cera surplus di manodopera, si
preferiva far trasferire la manodopera con costi sociali elevatissimi laddove cera
unalta concentrazione di imprese. Gli industriali preferivano costruire i capannoni al Nord. Al Sud lindustrializzazione lhanno fatta le Partecipazioni Statali
con le famose Cattedrali nel Deserto. Pochi imprenditori settentrionali decisero
di investire nel Mezzogiorno ma laspetto pi rilevante che quando ci avvenne
la spinta dei lavoratori e del sindacato fu decisiva. Il Sud si impoverito ma quei
ragazzi meridionali hanno veramente cambiato la storia del Paese, con le loro
scelte hanno sorpreso lintera classe politica. Basta pensare a quello che avvenuto con il divorzio. C una cosa stranissima su cui vale la pena riflettere: per
due volte il Paese ha smentito di essere conservatore con i referendum. Mi riferisco al divorzio e alla scala mobile. Nel primo caso ci si attendeva che lItalia,
paese cattolico, tornasse allantico abrogando il divorzio, and diversamente ed
emblematico del mutamento culturale in atto fu il voto del Sud. Nel caso dei
quattro punti di contingenza tagliati con laccordo di San Valentino del 1984,
le previsioni della vigilia immaginavano una sconfessione di quellintesa e il ripristino dei quattro punti. Anche in quel caso, lesito fu diverso.
Perch dalle urne laccordo usc indenne?
La scala mobile era un meccanismo che non poteva pi reggere. Eravamo un
paese ad alta inflazione e la scala mobile finiva per alimentarla. Non ricordo
chi lo disse, ma la metafora era perfetta: cos come non si poteva pensare di curare il diabete con lo zucchero, allo stesso modo non si poteva immaginare di
frenare linflazione con la scala mobile. Il problema era grave e il sindacato
doveva per forza di cose farsene carico.
Perch?

55

IL LAVORATORE RITROVATO

Perch linflazione danneggiava soprattutto chi aveva un reddito fisso, i pi


poveri, toglieva agli operai capacit contrattuale affidando tutto a un meccanismo automatico che appiattiva i salari e poi veniva divorato dallo stesso
male che pensava di curare. Non potevamo pensare di rincorrere situazioni
e soluzioni che determinavano un aumento della spesa che alla lunga non
avremmo potuto dominare. Lidea era quella di costruire un accordo che da
un lato mettesse sotto controllo linflazione e dallaltro eliminasse le sperequazioni; volevamo creare le condizioni che consentissero al sindacato, in
cambio del controllo della scala mobile, di ottenere vantaggi fiscali (fu creato,
ad esempio, un meccanismo per restituire il drenaggio fiscale ai dipendenti
a reddito fisso), il blocco di altre scale mobili improprie come laumento dei
fitti e delle tariffe, la possibilit di intervenire sulle scelte generali di politica
economica. Lintesa nei nostri piani avrebbe dovuto facilitare il rinnovo dei
contratti e confermarci come interlocutori. Laccordo, inoltre, si proponeva
anche di contribuire al rilancio degli investimenti perch in quegli anni molti
imprenditori invece di reinvestire gli utili per migliorare lapparato produttivo, li utilizzavano per acquistare Bot che davano, senza rischi, rendimenti
decisamente elevati.
Conclusione: la prima grande spaccatura sindacale dopo che per anni si
era immaginato un ritorno allunit.
Lesito fu quello ma lobiettivo era un altro: una mediazione che portasse a
una intesa che non fosse una resa ma uno scambio. Contro quellaccordo si
scatenarono grandi resistenze politiche. Il Pci era allopposizione e non poteva accettare lidea di un protocollo sindacale di carattere generale che aveva
tutti i crismi di una intesa politica. Il referendum si fece e il Pci che aveva
sempre esercitato un diritto di veto, venne sconfitto nelle urne.
Due volte avete incrociato sulla vostra strada Berlinguer e due volte il risultato stato una cocente sconfitta del sindacato, prima la vicenda della Fiat
con lepilogo della Marcia dei Quarantamila, poi la rottura di San Valentino.
Le scelte di Berlinguer sulla Fiat sono state un peccato veniale, al contrario

56

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

quelle sulla scala mobile si sono rivelate un peccato mortale.


Perch sulla Fiat il peccato stato veniale?
Bisogna calarsi nello spirito dellepoca. Nel 79 il Pci era uscito dal governo;
alle elezioni politiche successive a quella rottura aveva subto una clamorosa
batosta perdendo quattro punti percentuali, il partito di Berlinguer era passato
allopposizione ed era carico di risentimenti. La vita politica era stata contrassegnata da polemiche forti mentre alla guida dellItalia vi erano governi molto
deboli, come quello presieduto da Cossiga. In quel contesto si inser il caso
Fiat. Noi volevamo fare laccordo e quando uso la prima persona plurale mi
riferisco a tutti i sindacalisti senza distinzione di sigle. Berlinguer cavalc la
vicenda, disse che a Torino bisognava fare come a Danzica dove erano stati
montati gli altoparlanti per consentire ai lavoratori di seguire le trattative a
Varsavia. Pensa le nostre trattative si svolgevano a Roma Berlinguer and a
Torino, davanti ai cancelli della Fiat. Gli posero una domanda: cosa avrebbe
fatto il Pci se i lavoratori avessero occupato la fabbrica? Io credo che poi si sia
pentito della risposta. Ma al di l dei possibili pentimenti, l per l disse che il
Pci sarebbe stato accanto ai lavoratori se avessero preso autonomamente quella
decisione. Considerando la cultura comunista, si trattava di una palese contraddizione: il Pci ha sempre rivendicato un ruolo di guida del movimento
operaio, in quel caso, invece, si faceva guidare dai lavoratori, dal sindacato.
Il gioco era diventato veramente duro...
Erano giorni convulsi, in cui vennero usate parole forti. Io stesso dissi: O
molla la Fiat o la Fiat molla. Ma lo dissi quando avevamo in tasca laccordo.
Lo raggiungemmo alle 23 del 13 ottobre del 1980: era tardi, eravamo stanchi
e cos decidemmo di definirlo il mattino dopo. Ma non facemmo in tempo
perch arriv la Marcia dei Quarantamila e Romiti ci disse che a quel punto
lintesa non si poteva pi chiudere. Prima della Marcia dei Quarantamila,
gli umori davanti ai cancelli erano diversi, particolari, si sentiva che qualcosa
sarebbe accaduto. Ho un ricordo che mi rimasto impresso. I picchetti erano
tenuti da giovani operai prevalentemente di origine meridionale ma irrobu-

57

IL LAVORATORE RITROVATO

stiti da lavoratori che venivano da Milano e dallEmilia. Non era la Polonia


e lo spirito di quei ragazzi non era come quello dei lavoratori di Danzica. La
sera passeggiai a lungo davanti ai cancelli. Gli operai meridionali sono straordinari per spirito di accoglienza: a ogni fermata offrivano vino e salame.
Davanti ai cancelli non cera limmagine della Madonna di Czestochowa
come a Danzica, ma gigantografie di Carlo Marx. Chiesi a un giovane operaio
come andassero le cose. Lui mi raccont gli umori e alla fine mi chiese, indicando la gigantografia: Ma chi quel vecchio con la barba?. Lo raccontai
a Luciano Lama. Questo per dire che a volte la gente diversa da come la
immaginiamo, che le stesse parole da noi pronunciate hanno un valore che
poi presso gli altri sbiadisce. Faccio un esempio che nasce da un breve dialogo
che ho recentemente avuto. Cosa sia il populismo lo sanno alcuni, non tutti.
Un giorno una persona non particolarmente acculturata mi ha detto: ma
perch siete contro i populismi, siete forse aristocratici?
Luciano Lama, Pierre Carniti e Bruno Trentin come vissero la vicenda Fiat?
Con grandissima sofferenza. Rimasero profondamente colpiti dalla sortita
di Berlinguer. Daltro canto, tutti noi stavamo lavorando non per occupare
la fabbrica ma per giungere a un accordo e dichiarare conseguentemente la
conclusione dello sciopero. Volevamo lintesa perch sapevamo che continuando su quella strada avremmo perso: eravamo allo stremo, i lavoratori
erano stanchi, non avevamo adeguate risorse economiche per resistere. Su
quella vicenda non ci furono divisioni tra Uil, Cgil e Cisl. Avevamo la consapevolezza che molti errori erano stati gi compiuti.
Qualche anno dopo arriv la scala mobile e la soluzione messa a punto dal
governo Craxi cui aderirono la Uil e la Cisl ma non la Cgil.
Anche quella fu una sconfitta, per tutti anche se poi nella gestione della
sconfitta Uil e Cisl ne vennero fuori rivedendo e aggiornando la propria
azione politica, la Cgil, invece, rimase come paralizzata. Quella sconfitta fu
utile alla Uil, alla Cisl e alla parte socialista della Cgil, ma non lo fu per la
Cgil nel suo complesso. Da quel momento in poi la divisione allinterno del

58

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

sindacato diventata insanabile. Craxi fece di tutto per raggiungere laccordo


ed evitare il referendum. E sono convinto che anche Berlinguer ne avrebbe
evitato la celebrazione se fosse rimasto in vita. significativo rileggere quel
che scrisse Bruno Trentin nel libro La libert viene prima a proposito della
crisi del rapporto unitario: La riscoperta che lunit sindacale non pi un
valore, e non una condizione vitale per laffermazione dei diritti dei lavoratori, attesta del ritorno di un estremismo verbale, assunto come alibi di
una inevitabile sconfitta sul campo. Tutto questo attesta linevitabile regressione che segue a ogni rinuncia allautonomia.
Il sindacato ha commesso molti errori ma se il Paese ha resistito nella sua
articolazione democratica lo deve anche a voi: siete stati un argine negli
anni del terrorismo. Viaggiavate in auto blindate, nei comunicati delle Br
eravate indicati come obiettivi da colpire. E foste colpiti, Ezio Tarantelli,
Guido Rossa Come hai vissuto quella stagione? Qual era il tuo stato
danimo?
Per noi la cosa pi sorprendente era il fatto che esistesse un terrorismo di sinistra. Faticammo a capirlo, ci sembrava impossibile. Allinizio si usava ancora laggettivo sedicenti. Poi invece capimmo che le Brigate Rosse non
erano sedicenti, che le cose erano diverse da come per un certo periodo ce
leravamo raccontate. Con onest devo dire che il Pci e la Cgil furono fermissimi, determinati. S, il sindacato fu un argine e ci schierammo apertamente contro coloro che brandivano quello sciagurato slogan che diceva:
N con lo Stato, n con le Br.
Comera il clima in fabbrica?
Ricordo assemblee difficilissime a Marghera, allAlfa Romeo, alla Fiat. Ne ricordo una, proprio a Torino. E ricordo Lama, la sua fermezza. Era stato gambizzato un dirigente della Fiat. Lama nel suo intervento prima diede la
solidariet alla vittima e poi aggiunse che bisognava considerare i quadri come
lavoratori. Dalla platea si lev un coro di fischi. Lama non arretr di un millimetro: replic quella frase per altre due volte battendo le mani sul podio per

59

IL LAVORATORE RITROVATO

rafforzare il concetto. La prima ripetizione venne accolta dal gelo; la seconda


da un applauso liberatorio. Quando penso a quellassemblea, ritrovo immediatamente limmagine dellautorevolezza e dellautonomia di un leader. Ho
unaltra immagine di quegli anni, legata al rapimento e all uccisione di
Giuseppe Taliercio, un dirigente della Montedison di Porto Marghera. Subito
dopo il rapimento, andammo dalla moglie per esprimerle la nostra solidariet. Lei ci ascolt con grande attenzione. Poi si rivolse a Lama e disse:
Guardi, Lama, lei dice delle cose giuste, ma dovete fare una scelta, dovete
pesare le frasi, gli slogan perch quando li enunciate voi sono solo parole,
ma diventano proiettili quando arrivano a menti fragili, intellettualmente
indifese. Taliercio qualche tempo prima in un volantino era stato pesantemente accusato. Bisogna riconoscere: la posizione del Pci e della Cgil fu fermissima tanto vero che poi, in occasione del rapimento e delluccisione di
Aldo Moro, i comunisti entrarono in rotta di collisione con Craxi e con Carniti e con chi voleva aprire un canale di trattativa.
I pesci del terrorismo riuscivano a nuotare anche nelle fabbriche. La
piena consapevolezza di questa situazione la raggiungeste con lassassinio
di Guido Rossa?
No, lavevamo capito gi con lassassinio Moro che cerano contiguit anche
in fabbrica. Semmai con lomicidio di Guido Rossa capimmo che stavamo
vincendo la battaglia. La morte di Rossa ha avuto lo stesso effetto della morte
di Moro. Rossa era un operaio molto apprezzato, che faceva quello che il sindacato chiedeva di fare: denunciare, isolare i terroristi. Lomicidio di Rossa
elimin le complicit, tolse lacqua ai pesci. Quel lutto ha prodotto uno choc
terribile tra i lavoratori italiani ed ha aumentato la loro determinazione nella
lotta al terrorismo.
Vorrei ritornare su Ezio Tarantelli e l'occasione la offre il libro che ha
scritto il figlio, Luca. C' una frase che mi ha colpito: A volte ho la sensazione che il presente del nostro Paese sia iniziato quel giorno, con il funerale di mio padre. Era un momento drammatico nella vita dell'Italia, tra

60

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

mortali colpi di coda del terrorismo e un aspro confronto sul tema della
scala mobile. A marzo '85 l'agguato brigatista a Tarantelli, tredici mesi
prima l'accordo di San Valentino, tre mesi dopo il referendum voluto da
Berlinguer che di fatto convalid quell'intesa con un voto popolare. Il nostro presente nato l?
Tarantelli collaborava con la Cisl e aveva un ottimo rapporto con la Uil. In
un suo libro, Massimo Mascini ricostruisce i lavori della riunione delle strutture sindacali che si svolse a Montecatini nel marzo del 1981. Il tema della
scala mobile era gi caldo. Mascini racconta: Tutti lo sanno ma nessuno ha
la forza per porre il problema. Giorgio Benvenuto riesce a inserire nel documento finale dellassemblea un accenno alla necessit di intervenire in qualche maniera sul meccanismo della scala mobile, ma alla fine non se ne fa
niente, perch la platea decisamente contraria e il vertice del sindacato
contro di lui... Benvenuto viene lasciato solo. Ma proprio perch si tratta di
un passo ineluttabile, anche nel sindacato germoglia lidea di muoversi in
questa direzione. La prima mossa di un ideologo della Cisl, un giovane brillante economista, Ezio Tarantelli, che pagher con la vita questa sua intuizione. Per il sindacato, per il Paese fu una grandissima perdita. E' nato l il
nostro presente? Non saprei dirlo. Sicuramente quella fase storica racchiusa
tra San Valentino e il referendum dell'85 ha segnato in maniera profonda la
storia del sindacato, ne ha condizionato il futuro.
Perch?
Il referendum dell'85 e la rottura dell'anno prima a livello sindacale sono rimaste ferite non rimarginate: quella soluzione una parte del sindacato l'ha
subta, quasi come una violenza.
Tu San Valentino e il dopo lo hai ricostruito in un articolo scritto per la
Fondazione Craxi e pubblicato alcuni anni fa, precisamente nel 2005, su
Lavoro Italiano.
E' vero. Tanto per cominciare, lo sfondo storico. Scrivevo: Le elezioni politiche del 1983 danno un risultato imprevisto. La Democrazia Cristiana subi-

61

Il palco della presidenza al Congresso nazionale della Uilm a Venezia


il 15 maggio 1969. Il congresso stabil le incompatibilit tra incarichi
sindacali e parlamentari ed avvi in modo irreversibile il processo
unitario tra Uilm, Fim e Fiom.
Giorgio Benvenuto sostitu Bruno Corti alla segreteria della Uilm

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

sce un vero e proprio tracollo... L'incarico a presiedere il Governo viene dato


a Bettino Craxi. Il tentativo a differenza del 1979 ha successo. I commenti
del Pci sono acidi... Sul tavolo del Governo c' irrisolto il nodo della politica
dei redditi... Il Pil fermo da due anni; tutti gli indicatori economici sono
negativi e l'inflazione non accenna a diminuire. Occorre agire con rigore e
tempestivit... I sindacati spingono per una politica economica di largo respiro e sono disponibili a realizzare un nuovo grande accordo... Craxi si
muove con prudenza. Sonda i sindacati e li trova disponibili. Sente la Confindustria che assume un atteggiamento ambiguo: da una parte lo incoraggia,
dall'altra pone condizioni troppo onerose e squilibrate nei confronti del lavoro dipendente...
Una ambiguit che poi emersa con chiarezza, in una riunione della
Giunta della Confindustria. Lo ricordi proprio in quell'articolo.
S. Si opposero alla firma dell'accordo, tra gli altri, Cesare Romiti (ma Gianni
Agnelli aveva preso una posizione diversa) e Carlo De Benedetti. Il via libera
pass con la maggioranza di un voto e a favore si schier anche Vittorio Merloni.
Hai scritto, sempre in quella ricostruzione: Il s della Dc e del Pri, come
rivelano le confidenze pubblicate nel libro di Antonio Tat (Caro Berlinguer) a mezza bocca; qualche perplessit c' anche nel Psi: c' la preoccupazione di non farcela, di essere schiacciati dalla potente macchina
organizzativa del Pci
Esattamente. I timori si rivelarono infondati perch la Uil e la Cisl ressero
all'impatto propagandistico rafforzando la propria unit. Tennero bene i socialisti della Cgil e la Dc e gli altri partiti della maggioranza furono costretti
a fare buon viso a cattiva sorte.
Non fu una semplice trattativa sindacale ma qualcosa di molto pi ampio
e per alcuni aspetti diverso.
Fu un capitolo della lotta senza quartiere tra socialisti e comunisti. Nel libro
di Tat c' una nota per Berlinguer estremamente significativa del clima. Si
63

IL LAVORATORE RITROVATO

legge: Tutti i compagni della segreteria convengono a quattr'occhi che Craxi


un avventuriero, anzi un avventurista, uno spregiudicato calcolatore del
proprio esclusivo tornaconto, un abile maneggione e ricattatore, un figuro
moralmente miserevole e squallido, del tutto estraneo alla classe operaia, ai
lavoratori, ai loro profondi reali interessi, ideali ed aspirazioni... Craxi un
nemico nostro e della Cgil, della segreteria zaccagniniana, della politica di
La Malfa, Biasini, ed invece amico di Benvenuto e di Mattina, di Bisaglia,
di Fanfani, di Donat Cattin. Con Craxi appare in Italia un bandito politico
di alto livello. Un portato della decadenza della nostra vita pubblica, un
segno dell'inquinamento esteso del nostro personale politico. Craxi anzi
uno dei pi micidiali propagatori dei due morbi che stanno invadendo la sinistra italiana l'irrazionalismo e l'opportunismo che il maggiore partito
della sinistra italiana ha il dovere di combattere e debellare.
Le diffidenze, le ostilit, i rancori a sinistra erano forti ed evidenti, il tempo
li aveva incancreniti perch avevano avuto una lunga incubazione, cominciata gi nel periodo della solidariet nazionale. E tutto ruotava intorno
alla incompatibilit politica e anche umana tra Berlinguer e Craxi. Il sindacato finiva per essere terreno di battaglia.
Ho riletto un saggio di Paolo Mieli inserito nella "storia del socialismo italiano" di Sabbatucci. Riporta un articolo di Massimo Riva, che sarebbe diventato parlamentare del Pci ma che all'epoca era caporedattore delle pagine
economiche del Corriere della Sera, in cui usava queste parole nei miei confronti: "Un neoconvertito alle barricate dell'intransigenza che porta il Paese
verso la decomposizione politico-sociale e la rovina economica". Era il gennaio del 1977.
Cio non c'era stato ancora il Caso Moro e il Pci premeva l'acceleratore
sulla linea dell'Austerit, dei sacrifici.
E' di quel periodo una polemica che mi oppose a Giorgio Napolitano. La riporta Mieli nel suo saggio sottolineando che tutto era nato da una mia dichiarazione: "E' in grado il Partito Comunista come partito di Governo di
64

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

tollerare una effettiva autonomia del sindacato unitario La cosiddetta politica di unit nazionale si ridotta a una sommatoria algebrica il cui risultato
zero". La replica di Napolitano fu netta: "Quando dice queste cose, Benvenuto fa del qualunquismo anche se dice di temere il qualunquismo pi di
ogni altra cosa". E io risposi in maniera ancora pi netta: "L'onorevole Napolitano non ha esitato ad apostrofare rozzamente con discutibile senso della
dialettica le nostre posizioni critiche nei confronti dell'azione di governo".
Chiosava Mieli: "Benvenuto deciso a vuotare il sacco delle recriminazioni:
alla strategia dell'attenzione con cui il Pci si muoveva nei confronti del suo
predecessore al vertice della Uil, il repubblicano Vanni, " subentrato un atteggiamento di fastidio che non di rado ha sconfinato nell'insulto e nell'insinuazione". I toni si fanno pi accesi anche perch i socialisti sanno di poter
contare sull'aiuto discreto della Cisl". Eravamo alla fine degli anni settanta e
le cose sarebbero ulteriormente precipitate con la fine della solidariet nazionale, l'arrivo di Craxi a Palazzo Chigi, San Valentino e il referendum.
A quella polemica ha fatto riferimento qualche anno dopo, il presidente
Napolitano, nella sua autobiografica politica, "dal Pci al socialismo europeo". Napolitano descrive il panorama di riferimento, spiega il "detto" e soprattutto il "non detto".
Di quella polemica, il presidente Napolitano ne parla nel capitolo in cui racconta gli anni dell'Unit Nazionale, della Svolta dell'Eur. Scrive: "Il rapporto
tra Pci e sindacati non era stato facile, fino a quel momento Eravamo convinti che si tendesse, attraverso la polemica con la politica e i comportamenti
del governo Andreotti, di cui si svalutavano i risultati, a colpire il Pci Ci fu
una spiacevole polemica tra me e Giorgio Benvenuto; in certe reazioni critiche di noi comunisti qualcuno vedeva il segno di una antica insofferenza
verso l'esprimersi di una effettiva autonomia sindacale (e, diceva Benvenuto,
verso l'iniziativa politico-culturale di un Partito socialista liberatosi da ogni
complesso di inferiorit nei confronti dell'altro partito della sinistra ) Richiamo quel brusco confronto perch ne emerse anche un tema di carattere
pi generale: se fosse possibile l'autonomia e il ruolo obiettivamente politico,

65

IL LAVORATORE RITROVATO

del sindacato all'interno di una strategia totalizzante come quella del compromesso storico".
Tra diffidenze, divisioni e aneliti unitari: il filo rosso che unisce oltre un
secolo di storia della sinistra. E qualche anno dopo quella "spiacevole polemiche" tu e il presidente Napolitano vi ritrovaste su una iniziativa che puntava a rilanciare l'idea di una sinistra nuova, che andasse oltre i vecchi
steccati, che cercasse i suoi riferimenti in Europa e che provasse a candidarsi,
unitariamente, alla guida del Paese. Erano gli inizi degli anni novanta e i riformisti del Pci, diventato Pds, che erano stati per anni chiamati "miglioristi" erano sotto attacco, accusati di voler passare, armi e bagagli, al Psi.
E' vero. Di l a poco la Prima Repubblica sarebbe crollata sotto i colpi di
Mani Pulite e partiti storici come Psi e Dc sarebbero rimasti travolti. Ma noi
provammo a lanciare un ponte tra le due forze della sinistra, nonostante una
fosse al governo, ancorata a quell'accordo politico conosciuto con un acronimo, Caf, Craxi-Andreotti-Forlani, e l'altra all'opposizione. Scrive sempre
Napolitano: "Un'importante iniziativa unitaria sarebbe stata tentata in extremis dopo le elezioni del 1992, nell'ottobre di quell'anno, con il manifesto
"per una sinistra di governo", cui aderirono tutti gli esponenti dell'area riformista del Pds e numerosi esponenti di primo piano del Psi, da Giorgio Benvenuto a Rino Formica, da Enrico Manca a Giacomo Mancini, da Mario
Raffaelli a Claudio Signorile".
Ma ritornando indietro nel tempo, agli anni a cavallo tra la fine dei settanta
e gli inizi degli ottanta, le relazioni a sinistra si sviluppavano in un clima
decisamente rancoroso.
Questo rancore, questo spirito di rivalsa alimentato in maniera nemmeno tanto
sotterranea ha finito per segnare la vita, le scelte, la strategia delle Confederazioni.
Eppure oggi, a quasi trent'anni di distanza penso sia possibile una riflessione pacata, penso si possa passare dal conflitto politico all'analisi storica. Non solo per
rimettere in ordine i pezzi sulla scacchiera, ma per fornire una lettura pi realistica di quanto avvenne allora e di come tutti noi vivemmo quel travaglio.

66

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

San Valentino non un film western: di qui i buoni, di l i cattivi...


Quell'accordo va spiegato meglio, sgombrando il campo dai pregiudizi che
oggi, a tanti anni di distanza non hanno pi ragion d'essere. San Valentino
passato come il congelamento di alcuni punti di contingenza.
Non fu cos?
Fu cos ma fu anche dell'altro. Perch l'intesa conteneva anche il blocco dell'equo canone, il controllo dei prezzi e delle tariffe che allora era possibile, il
sindacato conquist il diritto a discutere la politica fiscale. Ricordo ancora
la contrariet di Bruno Visentini che poi, per, con noi si confront. Vennero poste le basi per la restituzione del fiscal drag, vennero create le condizioni per la definizione di una vera politica dei redditi che poi svilupp Carlo
Azeglio Ciampi. Ci sono alcune cose che nel fuoco della polemica di quei
giorni finirono per essere incenerite scomparendo dal quadro d'assieme.
A cosa pensi in particolare?
Primo dettaglio dimenticato: la Confindustria diede la disdetta della scala
mobile, peraltro commettendo un gravissimo errore di valutazione. Loro, gli
imprenditori, erano convinti che il referendum avrebbe bocciato l'accordo,
mossero in anticipo la pedina sulla scacchiera e cos, a urne chiuse, diedero
l'annuncio della disdetta. Le cronache hanno raccontato la vicenda come lo
scontro tra due blocchi monolitici. Non andata cos. Perch, come ho spiegato prima, il quadro era molto pi complesso, le posizioni decisamente pi
variegate. Con l'accordo ormai a portata di mano, ci siamo ritrovati davanti
le perplessit di Giovanni Spadolini che temeva la rottura con il Pci e la Cgil,
le riserve di Rino Formica. E poi c'era De Mita. Insomma, c'era un'ala politica
che prima guardava all'accordo con preoccupazione e poi vi ader.
Al referendum ci arrivaste da candidati perdenti.
Pensa, faticammo a organizzare la manifestazione con le forze favorevoli all'accordo. Alla fine la facemmo a Piazza Navona. Noi non volevamo che il referendum si trasformasse in uno scontro tra titani, di qui Craxi e di l il

67

IL LAVORATORE RITROVATO

ricordo di Berlinguer. Ma anche nel Pci e nella Cgil c'erano posizioni diversificate. Ho un dubbio che mi accompagna...
Un dubbio?
Che la Confindustria abbia messo al corrente Pci e Cgil della sua intenzione
di disdettare la scala mobile. D'altro canto, poteva essere una soluzione bene
accetta da tutte e due le parti: da un lato il Pci avrebbe incassato il successo
politico del referendum, dall'altro la Confindustria avrebbe comunque obbligato i sindacati a sedersi al tavolo della trattativa per creare un nuovo meccanismo. Poi sono convinto anche di un'altra cosa: la scomparsa di Berlinguer
ha complicato la situazione.
Perch?
Berlinguer avrebbe trovato sicuramente un modo per uscire da quella strettoia. Ma chi arriv dopo di lui non riusc a trovare il bandolo della matassa
e s che ci furono incontri, contatti, tentativi. Ricordo che si prodig Gerardo
Chiaromonte. Carniti stesso si spese. E Spadolini, De Mita.
Esisteva, insomma, una realt in movimento, ancorch sotterranea.
Il decreto legge che inizialmente prevedeva una predeterminazione per un
anno venne unilateralmente modificato con il consenso della Uil e della Cisl,
limitando l'effetto al solo 1984. Lama e Del Turco colsero la novit e cercarono di riaprire il dialogo con il governo; ma non ci fu nulla da fare perch
Berlinguer si mostr irremovibile sia nelle riunioni ufficiali, sia in occasione
di molti incontri riservati: Carniti tempo fa in un convegno ha ricordato
come un dialogo tra sordi l'incontro che ebbe con il segretario comunista,
promosso da Rodano.
Il momento pi complicato di questo dialogo tra sordi?
La manifestazione del 24 marzo del 1984. Non venne proclamata dalla Cgil,
venne organizzata dagli autoconvocati. Davanti a un milione di persone Lama
fece un discorso prudente. Lo conobbi in anticipo. Lama disse tre no molto

68

Vincenzo Scotti Ministro del Lavoro e cerca un accordo sul tema


della scala mobile. Vittorio Merloni (Presidente della Confindustria)
con Benvenuto, Lama e Carniti (Federazione Cgil, Cisl, Uil) alla fine
lo troveranno, nonostante le resistenze del Pci. Il Messaggero del 21 gennaio 1983
sintetizza musicalmente la lunghezza di quel negoziato

IL LAVORATORE RITROVATO

importanti: no allo sciopero generale, no all'apertura indiscriminata di vertenze aziendali, no all'ossessione per il ritiro del decreto. Il clima della manifestazione era terribile, ricordo che fummo costretti a presidiare la sede della
Uil. Fu, in sostanza, la pi grande manifestazione anti-socialista organizzata
in Italia. Nessuna polemica con la Dc, i nemici da abbattere erano Craxi,
i sindacalisti socialisti e il Psi.
Il referendum era per tutti una polpetta avvelenata anche se adesso, a
distanza di trent'anni si pu anche sottolineare che San Valentino ha consentito nel giro di quattro anni, dall'83 all'86 di abbassare l'inflazione dal
14,70 al 5,82 per cento.
Ricordo che durante la campagna elettorale, Biagio Agnes, uomo decisamente vicino a De Mita, neg a Bettino Craxi il diritto all'appello televisivo
finale. E ricordo che Craxi lanci un ultimatum: se l'accordo fosse stato bocciato dal referendum, lui si sarebbe dimesso. Ma era una prospettiva che non
stava bene a nessuno perch a quel governo non c'erano alternative. E a quel
punto intervenne in televisione il nuovo segretario del Pci, Alessandro Natta,
che disse chiaro e tondo che Craxi non doveva dimettersi, nemmeno in caso
di sconfitta referendaria. Penso che quella sortita possa aver condizionato
l'esito della consultazione. Era evidente che celebrato il referendum, bisognava riallacciare tra di noi i fili del discorso interrotto. Interrotto in maniera
brusca tanto vero che il 1 maggio tanto nell'84 quanto nell'85 lo festeggiammo separatamente. Quelle date, 14 febbraio 1984 e 9 e 10 giugno 1985,
sono, nella vita del sindacato, una discriminante, siamo rimasti schiacciati
in quella parentesi storica e venendo schiacciati ci siamo indeboliti: tutta la
nostra attenzione venne spostata sulla struttura del salario mentre altrove,
in Europa e nel Mondo si cominciava a parlare degli effetti della globalizzazione. Noi, invece, eravamo paralizzati in una guerra di religione.
Cambi qualcosa dopo il referendum?
Il No vinse con una percentuale netta: 54,3 per cento con le punte pi alte
a Nord (59,1, nel Veneto addirittura 66,9). Quel risultato, nonostante la mal-

70

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

destra disdetta della Confindustria, consent di riportare al centro dell'attenzione i problemi del Paese con una rinnovata capacit del sindacato che vedeva riconosciuta e valorizzata la sua autonomia. Si sempre parlato della
drammatica rottura del referendum, poco del dopo. Craxi partecip ai congressi della Cisl, della Uil e della Cgil. Intervenne dando un commosso saluto
a Carniti e Lama che lasciavano i loro incarichi, sviluppando analisi improntate alla valorizzazione del ruolo e dell'autonomia del sindacato.
La scala mobile stata lungamente al centro del dibattito sindacale e Tarantelli stato uno tra i primi a parlare di un meccanismo nuovo che consentisse di domare un' inflazione che sembrava imbizzarrita.
In effetti una storia lunga. E forse conviene ripercorrerla nei suoi diversi
capitoli. Fu Guido Carli a lanciare la proposta sul Sole24Ore di una predeterminazione degli scatti con conguaglio. In realt, per, la proposta non
era sua e non era stata immaginata come una soluzione di rottura. Il periodo
particolare. Fine della solidariet nazionale. Noi siamo in difficolt con i
comunisti che escono dal governo e Lama che deve correggere la sua rotta
dopo essere stato il protagonista della svolta dell'Eur. Il Pci boicotta l'accordo
di solidariet, quello del contributo dello 0,50 per cento a favore del Mezzogiorno. L'idea sulla scala mobile di Pierre Carniti che la discute, ovviamente,
con Tarantelli. L'intento di Pierre era generoso: non voleva rompere con il
Pci, al contrario voleva offrirgli una opportunit per rientrare in gioco ed
era convinto che l'opportunit sarebbe stata colta. Ma le cose avrebbero potuto avere questa evoluzione se la proposta fosse stata avanzata dal sindacato,
non da Guido Carli.
C' un'altra idea che porta la firma di Ezio Tarantelli. La lanci poco prima
di essere ammazzato dalle Brigate Rosse. E' sintetizzata in un titolo-slogan:
Lavorare meno lavorare tutti. In sostanza, il sindacato avrebbe dovuto negoziare a livello aziendale cedendo quote di salario e di contribuzione per
favorire l'aumento dell'occupazione. Davanti agli occhi lui aveva numeri
preoccupanti: in dieci anni, dal '75 all'85, la disoccupazione in Italia era cre-

71

26 settembre 1978: Chiappori sul settimanale Panorama sintetizza


le differenze di vedute sindacali in materia di politica economica.
E alla fine prevale la linea del ministro Pandolfi,
anche allepoca ispirata alla logica dei sacrifici

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

sciuta dal 4,8 all'8,5 per cento. Quella proposta oggi potrebbe funzionare?
Dubito che una ricetta del genere possa produrre risultati in presenza di una
congiuntura sfavorevole, in una fase fortemente recessiva. La proposta di Tarantelli si legava culturalmente alle scelte che erano state fatte negli anni sessanta e inizi settanta quando si era in un momento di espansione e il
sindacato riusciva a contrattare riduzioni dell'orario di lavoro per favorire
l'aumento dell'occupazione. In una economia in crescita e in un mondo che
pu ancora innalzare barriere doganali, la soluzione pu dare dei risultati.
Ma nelle crisi e in un sistema economico cos aperto e globalizzato non ottieni granch. Bertinotti nel 1998 prov a rilanciare l'idea delle 35 ore mandando anche in crisi il governo Prodi. Ma non ottenne grandi risultati, come
non li aveva ottenuti in Francia, Martine Aubry che aveva lanciato per prima
l'idea. Il sindacato a volte ha una visione statica delle cose ma ci che va bene
in un periodo storico pu non andare bene in un altro.
Certo quel raddoppio del tasso di disoccupazione nell'arco di un decennio
poneva all'attenzione quello che ancora oggi il nostro pi grave problema.
Quel raddoppio fu prodotto dall'insorgere di grandi crisi industriali. Non
capimmo che eravamo in presenza di crisi strutturali non momentanee.
Cosa avreste dovuto fare? Quali politiche del lavoro avreste dovuto proporre?
Avremmo dovuto affrontare con determinazione la questione del controllo
della spesa pubblica. Ha ragione Raffaele Morese: abbiamo difeso attivit industriali che non erano pi competitive, abbiamo subto la crescita travolgente della societ dei servizi. A volte Morese mi ricorda che a Genova si
progettava la costruzione di un parco Disneyland a Cornigliano, nell'area
occupata dall'impianto siderurgico. Ma il Pci e la Cgil che erano egemoni si
opposero e alla fine la spuntarono. Prevalse una logica conservatrice. Quando
si parla di politiche attive del lavoro, nel sindacato sembrano dominare gli
stereotipi: mancano le proposte innovative, l'ultima stata quella sulla scala
mobile, l'ultima nostra grande battaglia stata contro l'inflazione. Le confederazioni non riescono a elaborare politiche di orientamento delle risorse.

73

IL LAVORATORE RITROVATO

E ci siamo persi per strada temi come l'ambiente.


Sull'ambiente il sindacato ha accumulato un ritardo veramente incolmabile, come dimostra la vicenda di Taranto di cui parleremo pi diffusamente in seguito e che, con le sue evoluzioni drammatiche, interroga il
futuro non di una citt ma di un Paese relativamente alla tenuta di un sistema industriale che ha ceduto pezzi importanti del proprio manifatturiero, che ha esaltato la peculiarit del tessuto delle Piccole e Medie
Imprese dimenticando, per, che alla fine sono sempre le Grandi che fanno
da traino, che incidono in misura determinante su innovazione e ricerca.
Sull'ambiente abbiamo costruito un vero e proprio paradosso. Negli anni sessanta e settanta, il sindacato ha svolto un ruolo veramente innovativo, rifiutando la monetizzazione del rischio di fabbrica, rivendicando condizioni di
lavoro pi sicure e ambienti pi salubri. Eravamo all'avanguardia. Poi ci
siamo smarriti e abbiamo cominciato a considerare i verdi dei pericolosi
estremisti o dei fastidiosi estremisti. Il guaio che il sindacato spesso vive
i problemi in maniera negativa, salvo poi passare da un eccesso a un altro. E
cos siamo diventati forza propositiva in fabbrica e forza conservatrice fuori
dalla fabbrica.
Cosa ti rimane di quegli anni? Ripensando ai momenti esaltanti dellAutunno Caldo e dello Statuto dei Lavoratori e a quelli terribili del terrorismo, agli anni dellunit che sembrava possibile e alle delusioni prodotte
da una unit divenuta sempre pi impossibile, quali sentimenti affiorano?
Quando ricordi il passato hai sempre un atteggiamento positivo perch sai
come andata a finire, conosci lepilogo e questo in qualche misura rassicura: non ci possono essere pi sorprese. E poi il ricordo si lega a momenti
in cui eravamo tutti pi giovani. Una cosa mi rimasta: la consapevolezza
che gli italiani nella stragrande maggioranza sono responsabili, direi riformisti. Lo capisci dal modo in cui si dipanata la storia del nostro Paese, dai
fenomeni che comunque hanno fatto avanzare lItalia sulla strada del progresso. Le posizioni massimaliste, oltranziste non sono mai state maggiori-

74

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

tarie e sono riuscite a prevalere solo quando hanno potuto alimentarsi con
lagnosticismo, linerzia, la rassegnazione. Questo Paese nei momenti difficili
sa reagire, lho visto da ragazzo, con la guerra, la Resistenza e poi la ricostruzione. Perci non mi piaciuto Mario Monti quando, da presidente del consiglio in carica, ha detto che loro erano i tecnici e provvedevano a fare quel
che era giusto per il Paese limitandosi a darne semplice comunicazione a
sindacati e partiti. Io invece penso che in questo Paese la concertazione
abbia sempre prodotto grandi risultati. L8 settembre la gente scapp da una
guerra che non capiva, che non condivideva. Molti di quelli che scapparono,
per, poi andarono in montagna e parteciparono alla Resistenza. Anche in
questo caso, un film illustra perfettamente questo nostro modo di essere:
Tutti a casa di Luigi Comencini, con Alberto Sordi. Il padre, uno splendido Eduardo De Filippo, cerca di convincerlo a riprendere la guerra con
Mussolini. Lui, per, non convinto. Scende in strada, a Napoli, dove sono
cominciate le Quattro Giornate; da ex militare sa maneggiare le armi e
spiega agli insorti come utilizzare mitragliatrici e bombe. Anche lui alla fine
trova il coraggio di battersi. una metafora degli italiani. Bisogna coinvolgerli, avere fiducia: non mai tempo perso confidare nel loro senso di responsabilit.
A meditare oggi sui successi di ieri, non solo sindacali, nella luce del tramonto di questa Seconda Repubblica, mentre lo sgangherato bipolarismo
ondeggia tra tecnocrazia e populismo, sembra passato un secolo non soltanto quarantanni.
Siamo riusciti a fare tante cose finch nel Paese ha resistito la coesione e il sindacato stato sufficientemente unito. Poi abbiamo avuto i partiti personali,
gli aneliti presidenzialistici, i tecnici, i populisti in servizio permanente effettivo.
Negli anni dellAutunno Caldo sentivi che quando parlavi non avevi dietro di
te solo la Uil, avevi i lavoratori, avevi il peso di una grande responsabilit, ma
avevi pure una grande forza, una straordinaria autorevolezza.
Una forza da indirizzare verso un Italia migliore, per i lavoratori. Ho ri-

75

l11 giugno 1981: dopo la vertenza Fiat allVIII congresso della Uil
il sindacato ripensa la sua strategia e prova a ricucire il rapporto unitario.
Da una parte a sinistra Luciano Lama, dallaltra Pierre Carniti.
Nel mezzo ago e filo Giorgio Benvenuto

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

trovato sempre nella Storia di Sergio Turone una tua dichiarazione di


quel lontano Autunno. Dicevi: I metalmeccanici vogliono realizzare un
sostanziale mutamento delle proprie situazioni ambientali ed economiche
per una profonda evoluzione del sistema sociale oggi esistente, verso forme
di democrazia.
La Flm stata lesperienza pi bella della mia vita. La Flm stato lunico tentativo realmente riuscito di unit sindacale. Quando penso a quellesperienza,
mi vengono in mente certe immagini del mondo del lavoro di fine Ottocento. Quando penso alla Flm davanti ai miei occhi si materializza limmagine del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo: una moltitudine che si muove,
in marcia verso il futuro, senza simboli ma orgogliosa di s; davanti a tutti
un uomo e una donna. La donna ha un bambino in braccio perch la famiglia era la vera grande risorsa: in quel mondo contadino che aveva bisogno
di braccia, i figli erano ricchezza. Quellimmagine il simbolo della compattezza; quella donna e quegli uomini non hanno paura perch sono consapevoli della propria forza.
Nella vecchia sede del Psi, a Roma, in via del Corso, campeggiava una frase
di Giacomo Brodolini: Da una sola parte, dalla parte dei lavoratori. Ha
segnato unepoca, quella frase, un modo di intendere il ruolo di ministro
del lavoro, non asettico, non equidistante, ma dalla parte dei pi deboli,
da una una sola parte, appunto.
A quella frase si rifece, qualche tempo dopo, Carlo Donat Cattin che subentr a Brodolini al Ministero del Lavoro. Brodolini stato il padre dello Statuto, una legge profondamente riformista che oggi viene vissuta con fastidio,
come un impaccio. Ma c una maniera molto semplice per capire (e far capire a chi la vive come un impedimento) perch nacque e perch stata cos
importante: rileggere le schede segnaletiche che i carabinieri redigevano per
la Fiat sui lavoratori e sui loro familiari.
Cosa raccontavano?
Te ne leggo qualcuna: impiegata Fiat Mirafiori () simpatizza per il Pci ()

77

IL LAVORATORE RITROVATO

risulta che allatto del matrimonio era in stato di avanzata gravidanza ()


Seria onesta di comune intelligenza e di buoni sentimenti. Per arrogante e
piena di alterigia () I famigliari sono tutti di idee estremiste pi o meno
moderate () di sentimenti poco religiosi, tanto vero che la sera del 31 maggio 1950, durante il passaggio della Madonna Pellegrina (che avviene ogni
secolo) si rifiutarono di partecipare con gli altri inquilini allilluminazione
dello stabile. Consta inoltre che sul nonno materno () venne fatta sepoltura
civile con conseguente cremazione. E ancora: Gi di tendenza socialista
nenniana () in questi ultimi tempi, almeno nelle manifestazioni apparenti,
appare ravveduto e propende per il socialismo democratico saragattiano; si
anche riavvicinato alla chiesa, alcuni per lo ritengono opportunista e sono
convinti che nutra tuttora sentimenti socialisti () Nel 1968 ritenuto orientato verso il Psu gi Psi. Questa invece significativa del clima: Reputazione
pessima: trattasi di capellone, di elemento che esige vivere indipendente e
non offre sufficienti garanzie per una eventuale assunzione presso azienda
meccanizzata () non consta si sia interessato di politica apertamente, ma
ritenuto simpatizzante Pci. Si scavava nel privato con un carico straordinario
di pregiudizi: La suocera donna di pessima moralit, vive saltuariamente
presso la figlia o presso un amante, elemento di cattiva condotta, in un paese
del Vercellese; Sua madre passata a seconde nozze nel luglio scorso; durante la vedovanza ha lasciato a desiderare per la condotta morale e civile ed
ha avuto anche un aborto. Lo Statuto nato perch il mondo del lavoro era
caratterizzato da insopportabili discriminazioni. Quando mi capita di rievocare le figure di Brodolini o Donat Cattin non dimentico mai di leggere questi rapporti.
Che ricordo hai di Giacomo Brodolini?
Era un grande amico di Italo Viglianesi. Mi sembrava molto anziano, in realt
scomparso ad appena quarantanove anni. Era divertente, ironizzava anche sulla
sua malattia. Si era circondato di giovani molto bravi come Gino Giugni, Enzo
Bartocci. Poi mi colpirono alcune sue iniziative. Ad esempio, la visita, il giorno
di San Silvestro agli operai che occupavano la fabbrica tipografica Apollon (a pro-

78

DALLAUTUNNO CALDO AL GRANDE FREDDO

posito di intellettuali sensibili alle tematiche del lavoro, alla vertenza dedic un
documentario Ugo Gregoretti). Fu in quelloccasione che pronunci la frase a
cui facevi prima riferimento. E quella sera annunci il varo dello Statuto dei Lavoratori. Ancora, la presenza ad Avola (Siracusa) ove la polizia aveva ucciso e
ferito diversi braccianti che manifestavano contro il caporalato. Infine, il viaggio
a Battipaglia dove le proteste per la chiusura della manifattura tabacchi e dello
zuccherificio erano state sedate dalla polizia con un bagno di sangue: due morti
e duecento feriti. L Brodolini promise che non ci sarebbero stati pi morti per
motivi di ordine pubblico. stato ministro per poco, ci ha lasciato troppo presto
ma ha inciso in maniera profonda sulla storia sociale di questo Paese. Ricordo
con affetto anche Donat Cattin che subentr a Brodolini: tenne gli stessi collaboratori del predecessore e applic lo Statuto, superando grandissime opposizioni, anche da parte della Cisl che non voleva un intervento per via legislativa.
Giugni sciolse il nodo con straordinaria abilit: disse che lo Statuto avrebbe provveduto a rafforzare quei princpi che venivano dai contratti. Brodolini ebbe il
tempo di far approvare in Consiglio dei Ministri lo Statuto e di accompagnarlo
in Parlamento. Poi, per, mor. Giugni ha raccontato in una intervista che prima
di partire per la Svizzera dove sarebbe spirato, lo invit a seguire con grande attenzione i lavori parlamentari evitando con questa vigilanza che lo Statuto dei
Lavoratori si trasformasse nello statuto dei lavativi.
E del suo rapporto col sindacato cosa ti viene in mente?
Un aforisma...
Perch?
Brodolini a volte si lamentava del fatto che le organizzazioni sindacali non
sostenessero in maniera adeguata la sua battaglia per lo Statuto. Era anche
una maniera per provocare il suo grande amico Viglianesi. Poi quel sostegno lo ebbe dall'Autunno Caldo. Ma per sottolineare quanto una visione
moderna dei rapporti di lavoro e delle relazioni sindacali potessero trarre alimento da una adeguata strumentazione normativa, citava dal Cappotto di
Gogol questo passaggio: Raramente si sarebbe potuto incontrare una per-

79

IL LAVORATORE RITROVATO

sona che vivesse cos il suo lavoro. E' poco dire: lavorava con zelo; no lavorava
con amore. Cos in questo suo copiare e ricopiare egli vedeva un qualche
mondo variopinto e piacevole. Il piacere si esprimeva sul suo volto; alcune
lettere erano le sue favorite; quando si imbatteva in esse, egli non era pi lui:
ridacchiava, ammiccava, muoveva le labbra, cos come nella sua faccia si aveva
l'impressione di poter leggere ogni lettera che la sua penna tracciava. Se gli
avessero concesso riconoscimenti commisurati con il suo zelo egli, con sua
stessa meraviglia, forse, sarebbe finito consigliere di Stato; invece tutto funzionava, cos si esprimevano i furboni dei suoi colleghi; doveva ottenere la
mostrina all'occhiello, ma si ebbe solo le emorroidi nel sedere.
Quei ministri del lavoro sembrano cos lontani dai ministri degli ultimi
anni. Difficilmente sentiremo qualcuno oggi ripetere la frase di Brodolini.
O anche quella di Carlo Donat Cattin (Non sono il ministro del lavoro,
sono il ministro dei lavoratori). Che riflessione ti sollecita questa sorta di
mutazione genetica?
Allinizio della Repubblica i ministri erano al di sopra delle parti. Con Brodolini e Donat Cattin sono diventati parte, adesso sono prevalentemente
controparte. Questa trasformazione spiega il profondo arretramento che c
stato nei rapporti di forze a livello sociale nel nostro Paese. Il sindacato, potente economicamente, debole politicamente. Un tempo i ministri del lavoro li avevi al tuo fianco, ora li hai contro. E fanno a gara a mettere le dita
negli occhi del sindacato.

80

Sono gli anni ottanta tra la vertenza Fiat e laccordo di San Valentino:
Giorgio Forattini vede cos le difficolt sindacali

E il luglio del 1988 e si conclude con un accordo separato la vertenza Fiat:


Altan la illustra cos su Tango il settimanale satirico dellUnit.

Dalla Concertazione
allEmarginazione

Abbiamo parlato del passato del sindacato, un passato che si intreccia con la
storia recente dellItalia, con i suoi momenti belli e i suoi momenti meno
belli. Tocca, adesso, affrontare il presente. E qui incombe la domanda centrale: esiste ancora la lotta di classe? Esiste ancora la Classe che nellinterpretazione sociologica viene definita Comunit di destino? Luciano Gallino nel
suo libro La lotta di classe dopo la lotta di classe sostiene la tesi che i ruoli
si siano invertiti: prima erano gli operai che lottavano per migliorare le proprie condizioni (economiche, sociali, di lavoro e di vita), adesso sono le categorie agiate, ad esempio quel dieci per cento di italiani che detiene la met
della ricchezza nazionale, che si batte per allargare larea del privilegio. Susanna Camusso rispondendo a una specifica domanda di Stefano Lepri nel
libro Il lavoro perduto (Editori Laterza) sembra propendere per una mutazione. Dice: Di sicuro la lotta di classe oggi non quella del passato. Questo perch il luogo dove si scontrano gli interessi, anche per come ormai
strutturato lapparato produttivo del nostro paese, non pi soltanto quello
classico tra lavoratori e imprese. Tu che la lotta di classe lhai guidata quando
si trattava di trasferire ai lavoratori una parte dei benefici prodotti dal Miracolo Economico che idea ti sei fatto?
La mia idea molto semplice: ho limpressione che sia venuto meno da parte
dei lavoratori dipendenti il senso di appartenenza a una classe. Il mondo del
lavoro oggi un universo frammentato, diviso, spesso contrapposto per aree
geografiche, categorie, classi anagrafiche, sistemazioni contrattuali (lavoratori
a tempo indeterminato e lavoratori a tempo determinato pi o meno precarizzati). La Classe (forse non pi quella mitica, la classe operaia, ma una pi
ampia e anglosassone working class) esiste ancora per condizioni e oggettivi
bisogni, ma non lo sa, come dicevo, non ne ha consapevolezza. Non c pi
83

IL LAVORATORE RITROVATO

una classe che avverte come impellente e ineludibile il bisogno del cambiamento. Di qui quel rovesciamento di cui parla Gallino con una proliferazione
di classi che delimitano il proprio territorio, lo coltivano concimando interessi e privilegi. La classe non solo una questione di quantit ma anche,
come dire, di qualit. La grande burocrazia una classe. Sia chiaro, non mi
riferisco ai dipendenti, ma ai dirigenti, che so, consiglieri di stato, magistrati
amministrativi, grandi lobbisti, capi di gabinetto che attraversano indenni
governi di ispirazione ideologica e colore diversi manifestando uno straordinario e incrollabile attaccamento al potere. Ecco, queste sono le vere nuove
classi che ispirano le scelte dei governi. I lavoratori, invece, attestati su posizioni difensive, faticano a fare sentire la propria voce, a comportarsi da Classe.
Le classi a cui tu fai riferimento pi che comunit di destino sono comunit di interessi
vero.
Come sono proliferate?
Sfruttando due debolezze: quella politica dei partiti e quella progettuale delle
forze sociali. Nellultimo ventennio si sono affermate come guardiani di un
Paese in cui le distanze (di reddito, di tutele, di diritti, di protezione sociale,
di privilegi sempre pi consolidati, ovviamente) si accentuano, straordinari
difensori dellesistente (evidentemente vantaggioso, per loro). In quelle secche
si va perennemente a incagliare lattivit esecutiva. Perch una volta fatte le
leggi, bisogna passare ai provvedimenti attuativi. E l nascono i problemi:
programmi e provvedimenti si infrangono su scogli che affiorano a pelo dacqua e che nessuno riesce, con lungimiranza, a evitare. Sono loro che amministrano il Paese. Col tempo hanno accumulato insofferenza e un desiderio
di rivalsa che adesso stanno scaricando sulla societ.
Insofferenza e rivalsa contro chi e contro cosa?
C stata unepoca in cui la politica in questo Paese esisteva ed esistevano le
forze sociali. In quel periodo la burocrazia contava decisamente meno. Una

84

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

situazione che in queste categorie o classi ha prodotto un enorme senso di


fastidio, forse di frustrazione e ora si prendono la rivincita governando il
Paese in maniera trasversale. Ma governare significa coinvolgere la gente, in
uno stato democratico significa sollecitare la partecipazione dei cittadini alle
scelte. A dar man forte a queste nuove classi giunta la finanza creativa che
in realt, come abbiamo avuto modo di verificare negli ultimi durissimi anni,
non era per nulla creativa ma decisamente distruttiva. Siamo passati dalla produzione di beni come auto, lavatrici, televisori, alla produzione di carta e di
valori virtuali basati su logaritmi sempre pi complessi che alla fine nemmeno
gli inventori erano pi in grado di decrittare agevolmente. Da un lato la globalizzazione e dallaltro la perdita di capacit propositiva delle vecchie classi
hanno prodotto questo risultato. I grandi burocrati hanno costruito una realt
immutabile. Lentamente i problemi del lavoro e dei lavoratori sono scivolati
in secondo, terzo, quarto piano; leconomia non stata pi al servizio delle
persone ma le persone sono state poste al servizio delleconomia.
Ci sono dei dati che Luciano Gallino propone e ripropone nei suoi libri:
nel 2007 gli attivi finanziari movimentati nel mondo dagli istituti di credito
ammontavano a 241 mila miliardi di dollari, quattro volte il Pil Mondiale,
una massa enorme di ricchezza o presunta tale.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla riproposizione continua delle bolle
speculative e quella successiva era sempre pi grande e pericolosa di quella
che laveva preceduta. Oggi il problema della finanza non linflazione, il problema sono i diritti: individuali e collettivi, sfuggire a qualsiasi controllo delle
forze sociali semmai sostenendo che quelle prerogative verranno restituite in
un posto di lavoro che ormai non c pi o garantendo che la gestione di servizi rester nella competenza di quelle forze sino a quando rimarranno buone
al proprio posto, applaudendo le scelte che sono fatte per linteresse di alcuni
e non di altri. Negli anni in cui la polemica tra Psi e Pci era molto forte, Claudio Signorile costru una metafora che illustrava perfettamente il modo in cui
i comunisti immaginavano il rapporto con i socialisti. Era lepoca del Compromesso Storico e Signorile osserv che per il Pci il ruolo dei socialisti era

85

Cos nel 1979 Bucchi su Lavoro Italiano vedeva le confederazioni


proiettarsi nel futuro. Nellimmagine Giorgio Benvenuto, Luigi Macario
e Luciano Lama astronauti con chiave inglese, cacciavite e martello in mano

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

quello di ammirare quel che i comunisti stavano realizzando; poi, se proprio


intendevano partecipare, armarsi di fazzoletti per detergere la fronte sudata e
accaldata dei dirigenti del Pci impegnati in quella titanica costruzione. Dico
sinceramente che in alcuni passaggi dellesperienza dellultimo governo tecnico, limmagine mi sembrata quasi ispirata da Mario Monti. Dispiace dirlo,
ma non ha mostrato particolare attenzione a quel valore, il lavoro, proclamato,
esaltato e protetto dalla nostra Costituzione, sin dallart. 1. Al di l delle posizioni pi o meno condivisibili, un presidente del Consiglio tecnico, quindi
pi di altri obbligato a essere al di sopra delle parti politiche, non pu attaccare
la Cgil nella maniera in cui lui lha attaccata. Mi ha molto colpito quella sua
strana visita pastorale alla Fiat di Melfi. Non disse una parola su come il
Governo avrebbe controllato lattuazione degli impegni assunti dallamministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non un invito ai sindacati a
ritrovare le ragioni dellunit
Non una parola sul fatto che in quei capannoni mancasse un pezzo di
Paese, cio i lavoratori che avevano deciso di farsi rappresentare dalla Cgil,
gente a cui un presidente del Consiglio di un Paese in grande difficolt
avrebbe dovuto comunque mostrare una certa gratitudine visto che sono
parte di quella categoria di contribuenti (lavoratori dipendenti e pensionati) che versano nelle casse dello Stato, un Stato senza casacca e colore e
che si proclama fondato sul lavoro, l 80 per cento dellIrpef.
S, l mancava un pezzo dItalia, una situazione accettabile per Marchionne
ma non per un uomo che in quel momento rappresentava le istituzioni, almeno in tale veste si era presentato ma gli intenti, come si capito dopo,
erano diversi. Monti spesso ha insistito nel dire: chi non daccordo con
me non esiste. In questa stagione lunga e particolare della nostra Repubblica
abbiamo conosciuto anche linsofferenza del tecnocrate che considera il confronto, cio il meccanismo tipico della democrazia una perdita di tempo e
lui non aveva tempo da perdere. Laveva invece per verificare la qualit delle
sue scelte nel rapporto con i poteri forti.

87

IL LAVORATORE RITROVATO

Anche questo il segno di un mutamento di clima, anzi del peggioramento


del clima: per imbattersi nel sostantivo lavoratore bisognava prima leggersi nove pagine della famosa agenda per un impegno comune da lui
elaborata.
Monti in fondo coerente: ricordo perfettamente cosa scriveva trentanni fa
a proposito del confronto con i sindacati. Da questo punto di vista subiva
indiscutibilmente il fascino delle argomentazioni di Bruno Visentini. Solo
che poi Visentini fece la riforma del fisco coinvolgendo i sindacati e cambi
opinione. Io dico che a Palazzo Chigi non puoi escludere nessuno: la democrazia faticosa, complicata, ma lunico metodo politico che assicura a tutti
piena libert. In questo lungo tramonto della politica, il tecnico parso la
panacea di tutti i mali. Il Paese va a rotoli? Chiamiamo i tecnici. Lo dicono
i tecnici? Allora giusto, non si discute. Ma anche i tecnici possono sbagliare.
Tanto vero che spesso non riescono a trovare laccordo neanche tra di loro
Pensi che in una fase confusa si siano confusi anche i ruoli?
Io penso che i tecnici siano importanti, per la politica, per il sindacato. Ma
non si pu consegnare tutto nelle loro mani, non possono essere i destinatari
di una delega senza limiti. Se un paese si potesse governare solo attraverso i
tecnicismi, allora si potrebbe fare a meno dei partiti, dei sindacati, di tutte
le forze sociali, in una sola parola: della democrazia
la freddezza del tecnicismo che non ti affascina?
Il fatto che i ruoli sono diversi: il tecnico vede i numeri, il politico deve vedere le persone. La storia degli Esodati da questo punto di vista stata emblematica. Non il numero che fa il problema, ma la gravit delle sue
conseguenze umane. Delle persone in virt di un accordo avevano trovato
una via duscita dal loro posto di lavoro. Non lo avevano chiesto loro, non
avevano in maniera illegittima conquistato un diritto, non avevano estorto
qualcosa, minacciato qualcuno a mano armata. Era una soluzione concordata, realizzata sulla base di norme vigenti. Poi cominciato il balletto delle
cifre e dei commenti sulla base delle cifre, che stato laspetto pi avvilente

88

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

della vicenda. Ma che significa affermare immediatamente: sono sessantamila, come a dire sono pochi, una sparuta minoranza, una roba irrilevante.
Peraltro non era vero
Ripeto, non una questione di numero. Il problema sarebbe stato importante anche se fossero stati solo diecimila o anche meno. Il peso di un problema non lo definisce la calcolatrice. Dietro i numeri ci sono persone in
carne e ossa, che soffrono, che hanno mutui, figli in cerca di occupazione da
sostenere, con disponibilit economiche contenute, donne e uomini che si
fanno carico di genitori non pi autosufficienti trovando nello Stato un sostegno limitatissimo. Quella tumulazione della concertazione stato un errore, di metodo e di sostanza. Probabilmente al tecnico che ha vissuto
lungamente isolato nella sua aula universitaria, al riparo dalla tempeste della
vita quotidiana sfuggono i problemi delle persone, la fatica del vivere di chi
non ben nato e non riuscito a crearsi unarea di privilegio: in Italia i
nodi pi intricati sono stati sciolti con la concertazione.
A proposito di concertazione e grandi problemi voglio rileggerti un passo
del libro Intervista sul sindacato di Luciano Lama. Era il 1976. Diceva il
Segretario della Cgil: Il problema centrale per il sindacato quello di fornire al paese e alle masse lavoratrici un disegno convincente e praticabile
di trasformazione della societ. Per far questo bisogna essere in grado di
conciliare nella coscienza dei lavoratori le aspettative per limmediato con
la cognizione del destino degli anni a venire. Naturalmente si tratta di un
obiettivo fin troppo ovvio, ma per niente facile da raggiungere. Io per
sono abbastanza ottimista sulla maturazione delle coscienze. Anche per effetto della difficile crisi che attraversiamo, si sta diffondendo dentro e fuori
il mondo del lavoro dipendente la convinzione che cos non pu durare.
Lama aveva un spirito profondamente unitario. Aveva vissuto sulla sua pelle
la divisione, lisolamento della Cgil e del Pci. Lo aveva vissuto con angoscia
come molti altri dirigenti del suo partito e del sindacato. Ecco perch pensava
che il sindacato per contare dovesse ricostruire le ragioni dellunit. Senza mire

89

IL LAVORATORE RITROVATO

egemoniche perch lui era veramente convinto che legemonia non fosse il risultato dei rapporti di forza, dei numeri ma la conseguenza del confronto di
idee, del dibattito sulla praticabilit delle cose da fare. Era figlio legittimo di
quella cultura riformista che aggregandosi intorno a Filippo Turati port allelaborazione del programma minimo. Lama non era un agitatore a prescindere, si preoccupava di capire dove arrivare ma prima di tutto cercava di
individuare il modo in cui arrivare. Lo sciopero generale per tutti quanti noi
aveva un peso politico fortissimo, era una vera e propria arma finale, non poteva essere sprecata perch dopo non avremmo avuto a disposizione altri strumenti di pressione. La verifica della fondatezza di questa impostazione
labbiamo fatta sulla nostra pelle, in occasione della vertenza Fiat: avevamo
fatto gli scioperi, avevamo fatto laccordo, dai licenziamenti si era passati alla
cassa integrazione, avremmo dovuto cambiare in tempo strategia. Non ci riuscimmo. Arriv la Marcia dei Quarantamila. La Cgil ha fatto numerosi scioperi
generali da sola negli ultimi anni: sono passati senza lasciare traccia.
Erano i tempi della svolta dellEur, del salario che non era pi variabile
indipendente.
A dir la verit per noi il salario non mai stato una variabile indipendente.
Siamo rimasti vittime di semplificazioni che fornivano una idea distorta delle
nostre posizioni. Lama non ha mai detto: da oggi in avanti il salario una variabile indipendente. Non lo ha detto perch questa idea non mai esistita.
Era una posizione di alcuni gruppi della sinistra extra-parlamentare come Lotta
Continua, che poteva trovare accoglienza in qualche settore della Flm. Eravamo cos convinti che non fosse una variabile indipendente che nelle lotte
dellAutunno Caldo non puntammo tutto sul salario ma chiedemmo e ottenemmo riforme. Il sindacato utilizz quelle vertenze per realizzare un miglioramento generale delle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
Quando proponevamo la piattaforma contrattuale noi dicevamo quaranta ore
di lavoro settimanali e Lotta Continua diceva trentacinque. No, noi non abbiamo mai enunciato che il salario fosse una variabile indipendente semplicemente perch non era la nostra idea, non era lidea di tutto il sindacato.

90

La prima Repubblica sta declinando:


Chiappori su Panorama legge coma una retrocessione
lelezione di Giorgio Benvenuto al vertice del PSI.

IL LAVORATORE RITROVATO

Non era parte della vostra cultura?


No, non mai stata parte della nostra cultura. Certo le richieste salariali di
quegli anni furono robuste ma nascevano dalla considerazione che il Miracolo Economico era stato costruito dai lavoratori con costi sociali enormi.
La forbice, nonostante il benessere, si era allargata tra i lavoratori. No, proprio non mi va gi lidea che lAutunno Caldo possa passare alla storia come
la fase in cui il sindacato guardava al salario come a una variabile indipendente. La mancanza di riforme e lostilit verso il centro-sinistra avrebbero
potuto indurci a scaricare tutto il peso delle inefficienze sulle aziende, chiedendo pi quattrini. Poich mancavano politiche di carattere generale,
avremmo potuto monetizzare le soluzioni facendo pagare in questo modo il
conto alle imprese. Ma ci comportammo in un altro modo. In questa maniera arrivarono le riforme. Il sindacato questa scelta la fece, la politica e il
mondo imprenditoriale no. E devo dire che Monti in qualche maniera la
pensava come noi. Ad esempio, sul fronte del fisco: si tassava troppo il
mondo della produzione, imprese e lavoratori, e troppo poco la finanza. Abbiamo ancora adesso una tassazione altissima, eredit del passato che la necessit di fronteggiare le crisi attraverso la spremitura dei soliti noti non
ha contribuito ad alleviare. Oggi un imprenditore che decide di investire
nella sua azienda alla fine paga in tasse il sessanta per cento; se vende e quel
che guadagna lo investe nella finanza paga sugli utili molto meno, una percentuale irrisoria rispetto a quel famoso sessanta. Avremmo dovuto combattere per tempo e insieme su questo fronte ma abbiamo perso loccasione.
Una cosa comunque resta: il salario come variabile indipendente non apparteneva a Lama, non apparteneva a me, non apparteneva al sindacato italiano
nel suo complesso.
Quelle parole di Lama accompagnavano uno dei tanti momenti travagliati
del nostro Paese. Cera stato lo choc petrolifero ma in Italia la crisi aveva
avuto una coda nazionale. Adesso la crisi planetaria e ha la forma di
unidra con troppe teste. Il tempo passato solo nel senso che le situazioni
sono pi complesse?

92

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

Negli altri paesi io vedo una maggiore reattivit nellaffrontare la crisi e, soprattutto, la politica non ha deciso di ritirarsi, di consegnare al tecnicismo,
seppure temporaneamente, una delega in bianco. Nel resto dellEuropa in
difficolt si andati alle urne e si sono cambiati i governi. In Italia si preferita una soluzione anomala, abbiamo affidato la gestione della cosa pubblica a persone prive di consenso popolare, abbiamo accettato una sorta di
commissariamento della politica, cosa che poi non ci ha comunque impedito
di andare alle elezioni anticipatamente, seppur di poche settimane. Per carit,
ammetto che la nostra immagine era uscita profondamente offuscata dalle
ultime esibizioni del Governo Berlusconi e che Monti ci ha restituito un minimo di rispettabilit internazionale, di questo non gli si pu che dare atto.
Ma della politica in democrazia non si pu proprio fare a meno, semmai bisogna accertarsi che si tratti di buona politica.
Ora, per, piacciono i campioni della societ civile come se esistesse, in
contrapposizione, una societ incivile o come se dalla societ civile in questi
anni fossero realmente arrivati solo esempi positivi.
Io penso che la societ sia incivile quando manca la rappresentativit, quando
manca la cultura del bene comune, quando prevalgono linteresse personale
e le posizioni di privilegio che favoriscono laffermazione della legge della
giungla.
E lesperienza del governo Monti come la valuteremo fra qualche anno,
quando sar pienamente storia?
Monti ha una attenuante. Ripeto, un uomo di grande coerenza. Ma per capire lui e per capire Marchionne bisogna partire da una premessa: il Professore ragiona seguendo categorie diverse da quelle a cui siamo abituati noi
italiani. Monti era abituato a confrontarsi con le lobby perch in Europa
contano soprattutto quelle, non i sindacati o le forze sociali. Daltro canto,
a livello europeo i sindacati al massimo vengono informati, in Italia sempre
stato diverso. Le organizzazioni nazionali dei lavoratori non hanno mai ceduto una parte del loro potere. In Europa, Monti si confrontava con le lobby

93

IL LAVORATORE RITROVATO

e dal suo punto di vista non ha mai avuto problemi. Ha ritenuto di esportare
in Italia quel metodo ma non detto che ci che funziona a livello di istituzioni dellUnione possa funzionare anche nel nostro Paese. Questa abitudine
lo ha inevitabilmente indotto a considerare il sindacato alla stregua di una
lobby. Non cos. E poi le lobby funzionano diversamente. Lo si visto
quando ad esempio le liberalizzazioni, portate in Parlamento dal Governo
sono state prima progressivamente corrette e poi addirittura svuotate. Funzionano anche i condizionamenti imposti dagli altri paesi che promuovono
scelte in contrasto con gli interessi italiani.
Cosa intendi dire?
La Germania ci ha sicuramente condizionato imponendo la politica dei due
tempi: prima il risanamento poi lo sviluppo. Per i tempi del risanamento non
sono rapidi, lo sviluppo non c stato (e non in programma a stretto giro di
posta) e la Germania ha finito per ottenere un vantaggio concorrenziale evidente, lo dicono tutti i dati, compresi quelli sulloccupazione. un errore praticare politiche che non tengano conto della realt specifica. Giusto rimettere
a posto i conti ma nella situazione italiana la cura doveva essere pi equilibrata
per evitare di farci piombare nella depressione. Se il sindacato una lobby, perch mai Monti non ha detto nulla o mosso un dito invece nei confronti delle
vere lobby. La Fiat ha fatto tutto quel che ha voluto, uscita da Confindustria,
ha imposto accordi ai lavoratori, senza che una valutazione, anche minima, venisse fatta. Il sindacato pu essere debole, pu essere diviso ma non una
lobby. Non nemmeno una corporazione.
Quali sono le conseguenze di questo modo di fare?
La scelta dellemarginazione alla fine ha dato forza solo allala pi radicale
che si agita nel Paese e che ha un certo spazio nel sindacato. Se identifichi
tutto il mondo dei lavoratori e delle sue rappresentanze nella Fiom, alla fine
consegni legemonia a Landini. La trovo una scelta molto comoda perch
consente di evitare il confronto con tutti gli altri. Se metti il sindacato spalle
al muro, se lo ridicolizzi, in realt nei suoi confronti assumi un atteggiamento

94

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

prepotente, non semplicemente sordo o indifferente. Non cos che si governa un Paese, soprattutto questo Paese afflitto da problemi serissimi, con
la povert e la disperazione sociale in crescita continua. Per questa strada indebolisci soltanto il sistema dei partiti che ancora lunico su cui si possa
articolare la democrazia, apri la strada alla protesta radicale e incontrollata e
vedi sfumare allorizzonte lobiettivo della crescita. Come puoi pensare di incamminarti sulla strada dello sviluppo se rifiuti di coinvolgere la gente, di responsabilizzarla, se non cerchi il consenso? La tecnocrazia a volte vittima di
un complesso di superiorit intellettuale e Monti ha spesso avuto latteggiamento superbo di chi dice: quel che faccio io non si discute perch giusto...
E non sempre lo stato.
La Fornero stata la cartina di tornasole in occasione della riforma del lavoro.
Di fronte alle proteste, sostenne che il provvedimento era buono perch tutti
lo criticavano. Non mi sembra una tesi agevolmente sostenibile n di grande
raffinatezza intellettuale. Il metodo della concertazione che ha trovato i suoi
momenti pi alti nella lotta al terrorismo e con il governo di Carlo Azeglio
Ciampi, ha pagato. Il bilancio del governo Monti, invece non stato straordinario. La realt che puoi avere le idee pi belle e brillanti ma non fai molta
strada se alle spalle non hai solidi punti di riferimento sociali e politici. E in
effetti il governo Monti di strada non ne ha fatta tantissima: lunica riforma
che ha lasciato in eredit dopo un anno di attivit quella delle pensioni, ma
non riuscito a realizzare la riforma fiscale, non ha inciso sui costi della politica pur avendo alle spalle un consenso popolare vastissimo, non riuscito a
ridurre il numero dei parlamentari, non riuscito a traghettarci verso una
nuova legge elettorale, non riuscito ad adottare quei provvedimenti per evitare la dilapidazione delle pubbliche risorse, che lopinione pubblica avrebbe
accolto con grande favore. Ha giustificato gli insuccessi per lopposizione dei
partiti ma su questi temi cera il consenso della gente.
Tu temi che la tecnocrazia, a lungo andare, replicata periodicamente come
avvenuto in Italia negli ultimi venti anni, possa determinare fenomeni di

95

IL LAVORATORE RITROVATO

neo-autoritarismo? Possa provocare un abbassamento dei livelli democratici?


Stiamo correndo dei rischi serissimi. I messaggi che sono stati veicolati verso
la pubblica opinione rinviano nel tempo la soluzione dei problemi. Era una
pratica che utilizzava in maniera plateale Silvio Berlusconi ma anche il governo
Monti non stato da meno annunciando un giorno s e laltro no che la ripresa
era dietro langolo. Poi, per, ci si rende conto che le misure adottate non sono
inquadrate in una visione strategica, che hanno come obiettivo solo il mantenimento dellesistente. Il risultato una insofferenza che ha dato alimento a
un certo tipo di partiti che non sono completamente fuori dalla storia del Paese
ai quali per gli italiani ora sembrano rivolgersi in una maniera decisamente
pi massiccia. Certo, abbiamo avuto lUomo Qualunque oppure la crescita
del Msi negli anni del centro-sinistra. La novit vera nelle dimensioni del fenomeno. Monti ha accreditato presso lopinione pubblica la tesi che i partiti
e i sindacati siano strumenti di democrazia superati. Non comprendendo, per,
che la conseguenza di questa sua predicazione solo in parte subliminale non
sarebbe stata linsediamento di un sistema tecnocratico a vita legittimato periodicamente dalle urne, ma la creazione di condizioni per la nascita di pulsioni
sostanzialmente anti-democratiche.
L'insofferenza giustifica una affermazione come quella ottenuta dal Movimento Cinque Stelle alle politiche del 24 febbario 2013? La protesta pu
indirizzare un quarto dei votanti, nel segreto dell'urna, verso quella sponda?
Io penso che dobbiamo compiere una riflessione pi complessiva. In questa
lunga transizione verso la Repubblica che non c', abbiamo finito per smarrire i punti di riferimento di una democrazia solida per abbracciare entusiasticamente le logiche di una democrazia liquida.
A cosa pensi, esattamente?
Penso al fatto che nella democrazia solida c'erano strutture robuste di partecipazione, radicate non solo nel territorio ma nella coscienza delle persone:
i partiti, i sindacati, le organizzazioni professionali. C'erano luoghi in cui il
confronto era la strada maestra che portava all'approfondimento dei pro-

96

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

blemi e delle soluzioni, dalla diagnosi si passava alla terapia. Tutto questo
stato sostituito da meccanismi comunicazionali in cui conta soprattutto l'abilit di chi quei meccanismi maneggia con un elevatissimo rischio di manipolazione perch nel momento in cui non c' il confronto non prevale tanto il
pensiero unico ma il pensiero di Uno Solo, Uno Solo al Comando. Se Grillo
spopola, se Berlusconi con un'abile campagna incentrata sull'Imu riesce a recuperare tanti consensi elettorali, la ragione sta proprio in questa capacit
non di suscitare un confronto sui problemi del paese ma di veicolare delle
opinioni che attraverso il megafono mediatico diventano prima soluzioni e
poi verit assolute.
Dallo spettacolo (inteso come Grandezza filosofica) della democrazia, alla
democrazia dello spettacolo: non a caso, per vie e ruoli diversi, tanto Grillo
quanto Berlusconi vengono da l, dalla televisione.
Il problema oggi questo: riattivare forme di partecipazione e di controllo,
uscire da questa camicia di forza di un sistema mediatico che sostituisce l'illusione alla realt. Da questo punto di vista, io trovo che il messaggio di
Grillo sia ancora pi subliminale. Lui, attraverso la Rete, d veramente l'impressione alla gente di partecipare, di poter dire ci che pensa, anche infarcendo l'espressione del pensiero con qualche volgarit lessicale. Ma poi?
Poi?
Poi non resta nulla, resta solo l'illusione ma la democrazia qualcosa di molto
diverso, la somma di luoghi in cui le idee si confrontano, le proposte si articolano e si sintetizzano, in cui i gruppi dirigenti si selezionano non in base
semplicemente a un freddo curriculum ma sulla scorta di una verifica continua e quotidiana, sulla scorta di esami che eduardianamente non finiscono
veramente mai. La partecipazione sostanza, non un processo aleatorio in
notevole misura suscitato da questi abili utilizzatori di strumenti mediatici
attraverso la propagazione di notizie (vere o presunte che siano) attuata con
metodi tipici del marketing.

97

IL LAVORATORE RITROVATO

Eppure Grillo riempie le piazze, anche una piazza fortemente simbolica


per il sindacato come Piazza San Giovanni a Roma...
Le piazze di Grillo mi ricordano un po' le piazze tunisine, egiziane: vengono
riempite semplicemente per dire che determinate persone devono andare a
casa. E' un copione abilmente replicato dal "Vaffa Day" in poi. Le piazze del
sindacato erano diverse: c'era la protesta e c'era la proposta, era cos nell'Autunno Caldo, era cos negli Anni Ottanta quando abbiamo cominciato a parlare di fisco giusto, di lotta all'evasione e all'elusione, di santuari da smantellare.
Siamo al Fantasma della Partecipazione perch, poi, al "vaffa" non segue la riforma. Dov' la proposta? Come si d uno sbocco alla protesta? Come si attutisce il disagio con le riforme? Mandiamo tutti a casa. Benissimo. Ma poi? Come
si fa crescere l'occupazione? Come si organizza una sana politica dei redditi?
Come diamo un senso collettivo a questa nostra storia democratica? In che
maniera riusciamo, ognuno di noi per la propria parte, a essere Stato, comunit
di interessi e cittadini responsabili, momento regolatore di spinte e bisogni?
E' un problema solo italiano?
Io lo vivo come un problema solo italiano perch vedo che altrove, in Francia,
in Gran Bretagna, in Germania, in Spagna le cose vanno diversamente: la
democrazia caratterizzata ancora da elementi di solidit.
In tanti hanno contribuito a questa situazione...
Il problema pi grave la perdita di autorevolezza dei soggetti collettivi, i partiti, i sindacati, la Confindustria, gli organi professionali. Il bisogno irrefrenabile di presenzialismo spinge i dirigenti di quelle organizzazioni verso gli
studi televisivi, davanti alle telecamere e in questa maniera alla democrazia
si sostituisce una effimera telecrazia e cybercrazia.
Resta qualche ncora di salvezza?
I presidenti della Repubblica. Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi,
Sandro Pertini che stato il precursore di una certa interpretazione del ruolo,
hanno puntato sulla valorizzazione dei simboli della democrazia: la bandiera,

98

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

l'inno, la Costituzione. Giorgio Napolitano in momenti complessi, bui,


stato un faro: la celebrazione del 150 anniversario dell'Unit ha vivificato
una idea messa negli ultimi vent'anni in discussione da avventurose ideologie
secessionistiche, ha cercato di battere la "pancia" (di alcuni) con la Ragione
e il Sentimento. Ha esaltato la logica di un'Italia Unita modernizzandola,
cio collegandola a quella pi vasta Patria Europea che il nostro destino
ancora incompiuto ma ineluttabile.
I tecnici spesso hanno dato limpressione che linfallibilit delle loro
soluzioni teoriche faccesse a pugni con la crudezza della realt.
Mi viene in mente quel che William Hazlitt ha scritto nel suo libro Sullignoranza delle persone colte: La persona istruita fiera della sua conoscenza di nomi e di date, non quella di uomini e cose, non pensa e non si
interessa ai propri vicini di casa, ma al corrente degli usi e dei costumi della
trib e delle caste degli ind e dei tartari calmucchi. Riesce appena a trovare
la via vicina alla propria, bench conosca le dimensioni esatte di Costantinopoli e di Pechino. Non ancora riuscita a capire se il suo pi vecchio conoscente un mascalzone o uno sciocco, ma sa tenere una pomposa conferenza
su tutti i principali personaggi della storia. Non sa dire se un soggetto nero
o bianco, tondo o quadrato, ma sa a menadito le leggi dellottica e le regole
della prospettiva. Conosce le cose di cui parla, come un cieco i colori.
L'Italia un paese molto strano. Il presente e il passato si confondono.
Mario Monti ora sembra quasi che non abbia mai retto il timone del governo nazionale. Non trovi un po' bizzarra questa volatilit della pubblica
opinione: per un anno quasi non si poteva fare a meno di Monti poi il
paese va alle urne e viene sostanzialmente cancellato. Il Pd fatica nei sondaggi ma nel momento in cui Letta viene nominato presidente del consiglio si trascina dietro consensi che vanno ben oltre quelli attribuiti al suo
partito di appartenenza. Qual la causa di questa schizofrenia degna di un
convegno di psichiatria democratica?
La causa l'assenza di strutture organizzate. I partiti e i sindacati sino a qual-

99

IL LAVORATORE RITROVATO

che tempo fa erano ben radicati nel territorio, avevamo una articolazione democratica che coinvolgeva la gente e ne interpretava gli umori. La volatilit
dipende dal fatto che queste presenze sono diventate vieppi impalpabili.
Insomma, la crisi dei corpi intermedi.
Di questo in effetti parliamo perch non che arranchino solo i partiti e il
sindacato, sono in difficolt anche le associazioni, gli ordini professionali, la
stessa Confindustria. Le scelte politiche si fanno come se fossimo perennemente immersi in un talk show. Prima ci si lamentava delle lunghe riunioni,
delle interminabili trattative sindacali ma tutto questo finiva per coinvolgere
la gente in maniera attiva. Ora c' il vuoto della politica, vissuta come un pianeta sempre pi distante. Risultato? La gente vota normalmente contro qualcosa, quasi mai a favore di qualcosa e vota contro perch non riesce a
identificarsi con le persone, con le associazioni, con le organizzazioni rappresentative. Questo stato di cose non colpa di Beppe Grillo.
Preesisteva alla sua irruzione sulla scena politica?
S, preesisteva. Prima c' stata Mani Pulite che ha avuto in Italia lo stesso effetto del crollo del Muro di Berlino: ha spazzato via tutto. Poi arrivata la
Lega. E tanto il Pd quanto il sindacato hanno compiuto un errore nella valutazione degli orientamenti elettorali nonostante ci fossero studi (ne ricordo
uno degli anni novanta della Cgil) che dicevano con chiarezza che al nord
gli operai e i pensionati votavano il partito di Bossi. Adesso, evidentemente,
si sono spostati su Grillo. Nell'urna si manifesta la protesta ma il guaio che
non ci sono strutture in grado di canalizzare la protesta e cos un giorno sei
un santo e un altro giorno sei un diavolo.
Tutto semplice, senza mediazione alcuna.
Esattamente. Tutto ormai estremamente semplificato. Il povero Walter Veltroni veniva preso in giro per il suo famoso: ma anche... Aveva ragione,
per. La vita politica complessa, non esiste solo il bianco e il nero, esiste il
grigio che ha tantissime sfumature. Ora al ma anche si sono sostituite frasi
100

E il luglio del 1991: il presidente George Bush, in occasione del vertice


del G8, riceve i leader sindacali alla Casa Bianca.
In primo piano Giorgio Benvenuto stringe la mano a George Bush;
al centro, Sergio DAntoni, segretario della Cisl

IL LAVORATORE RITROVATO

definitive come senza se e senza ma che sono il segno di una semplificazione perversa: non ti costruisci una opinione, fai una scommessa.
Tu parlavi prima di talk show. L, almeno, si parla. La realt che siamo
passati ai mi piace della Rete, una forma di democrazia scarnificata.
In realt non una forma di democrazia. Per giunta, quei mi piace a cui
tu fai riferimento si trasformano in una forma fortissima di condizionamento. E lo abbiamo visto durante le elezioni per il presidente della Repubblica: i parlamentari del Pd non hanno fatto riferimento al partito ma ai
messaggi che arrivavano attraverso la Rete.
Messaggi che riguardano una infinitesima minoranza della popolazione
italiana perch alle parlamentarie di Grillo hanno partecipato venticinquemila persone e il famoso referendum sul presidente della Repubblica ha
coinvolto ventisettemila elettori. In fondo l'Italia abitata appena da sessanta milioni di connazionali. Il professor Novelli, docente di comunicazione politica all'Universit Roma Tre ha detto in una intervista: Ross
Perot nel 1993 negli Usa pensava un modello di partecipazione non comunitario. Il cittadino si alza, fa colazione e preme un bottone per avallare
o meno decisioni. Ma un tipo di approccio che non contempla la riflessione. E, allora, possiamo seguire indicazioni che arrivano da esigue minoranze per giunta non particolarmente riflessive?
Il fatto che la politica e il sindacato hanno ostruito i vecchi canali che consentivano di capire cosa si agita nella societ. Risultato: quando cambi opinione cos facilmente, quando la tue valutazioni sono tanto volatili, allora
vuol dire che in realt non hai opinioni. Alla fine i sondaggi che vengono effettuati in Rete e che riguardano comunque minoranze finiscono per essere
vissuti come il modo di sentire di una maggioranza. Purtroppo sono venute
meno le sedi materiali del confronto. E' un po' come nel Palio di Siena: non
gareggi per vincere, gareggi per far perdere il tuo avversario.
Volendo, l'immagine pi credibile sono gli stadi italiani, vera fotografia del

102

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

Paese: si tifa normalmente contro e solo in minima parte a favore...


Esattamente. Il leaderismo che ha determinato la nascita di tanti partiti personali finisce in realt per non avere una proposta, un risvolto positivo.
Evgeny Morozov, grande politologo bielorusso, che insegna negli Stati
Uniti dice una cosa che dovrebbe indurci a qualche riflessione: scordatevi
che attraverso la Rete siate voi i protagonisti perch alla fine conta il carisma e quello non te lo d una piattaforma digitale. Concordi?
S. Senza fare nomi, conosco diverse persone che sono andate sulla Rete e
che si incavolano quando ricevono valanghe di commenti negativi. Io la Rete
la uso e, personalmente, non la demonizzo. Pu servire per capire gli umori
che si agitano nella societ per non pu sostituire le strutture collettive, non
pu sostituire quei luoghi in cui si confrontano le idee, si costruiscono le
proposte e le soluzioni.
La democrazia faticosa...
Le regole valgono sempre, valevano ieri, valgono oggi, varranno domani. La
validit delle proposte va testata ma oggi ti ritrovi senza i consigli di fabbrica,
senza un sindacato che discute, senza quei luoghi fisici in cui eri obbligato a
convincere i tuoi interlocutori, con pazienza, con propriet di linguaggio, soprattutto con propriet di idee. Parliamo di riforme ma la struttura dell'informazione e della comunicazione quasi incompatibile con la loro elaborazione.
Purtroppo le riforme non possono nascere al tavolino di un bar.
Dice sempre il professor Novelli: Si affermata l'idea che ti rappresenti
meglio uno che ti somigli piuttosto che uno bravo. E a dare un'occhiata
ai comportamenti di questi eletti dal popolo attraverso la selezione delle
parlamentarie, si ha netta l'impressione che ci somiglino tanto da non
saper quasi nulla del funzionamento di una macchina comunque complicata (e troppo spesso perversa) chiamata Stato.
La Rete al momento cos: sceglie chi critico, esalta il messaggio pi distruttivo. La Rete non la proposta, la protesta. In fondo per questo che

103

IL LAVORATORE RITROVATO

Grillo si tiene alla larga dal governo: teme la normalizzazione. Se c' una cosa
che nella Rete emerge con chiarezza la protesta senza speranza. Invece sono
convinto che se usata in una maniera pi razionale potrebbe essere uno strumento formidabile di informazione.
Ma dovrebbe crescere una educazione all'uso della Rete. Da questo punto
di vista l'assenza dei corpi intermedi, a cominciare dal sindacato, drammatica perch potrebbero svolgere una funzione pedagogica essenziale.
Qui siamo al cane che si morde la coda. Parlare di educazione, di insegnamento veramente difficile in una societ in cui manca il lavoro di gruppo,
il gusto della ricerca, in cui non c' la volont di comprendere come puoi
svolgere una attivit di informazione, di interazione. La volatilit del voto,
degli stati d'animo il prodotto di tutto questo: le persone si identificano
con chi fa la voce pi grossa, con chi avanza le soluzioni pi liquidatorie.
La Rete , comunque, entrata da protagonista, nel bene o nel male, nelle
elezioni presidenziali. Ma, al di l di questi aspetti relativi a una idea di democrazia che avr bisogno di ulteriori approfondimenti, tu come giudichi
un evento decisamente storico come la rielezione di un presidente della
Repubblica? E' la sconfitta dei partiti?
Significa semplicemente che i partiti non sanno gestire la vittoria: ormai sono
delle macchine elettorali costruite per vincere nelle urne ma non per governare. La conferma di Napolitano semplicemente una presa d'atto: si sono
dovuti affidare a lui per garantire quella che Craxi chiamava governabilit.
Joschka Fisher, vice di Gerhard Schroeder nellultimo governo tedesco
rosso-verde, in una intervista al Corriere della Sera ha criticato cos le ricette della Angela Merkel: Mi preoccupa che lattuale strategia chiaramente non funziona. Va contro la democrazia, come dimostrano i risultati
delle elezioni in Grecia, in Francia e anche in Italia. E va contro la realt:
lo sappiamo sin dalla crisi del 1929, dalle politiche deflattive di Herbert
Hoover in America e del cancelliere Heinrich Bruening nella Germania

104

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

di Weimar, che lausterit in una fase di crisi finanziaria porta solo a una
depressione. Cos parlava Fischer a maggio del 2012 e le sue parole hanno
trovato piena conferma alla fine dellanno nei dati diffusi dallIstat: disoccupazione oltre l11 per cento con tendenza in aumento per lanno successivo (11,4), contrazione del 2,3 per cento del Pil, crollo della spesa per i
consumi (- 3,2). una valanga che non si arresta?
Non credo che si arrester in tempi brevi o brevissimi. Daltro canto linizio
del 2013 stato analogo alla fine del 2012, una colpo dopo laltro ai bilanci
delle famiglie, dei lavoratori, dei pensionati, delle imprese.
Pensi che il sindacato sia consapevole di questa deriva?
consapevole ma paralizzato dalle divisioni: le polemiche tra Confederazioni
hanno pi spazio delle discussioni di merito sulle cose da fare. Uilm e Fim
hanno ragione quando pretendono di firmare il contratto dei metalmeccanici
ma si devono contemporaneamente porre il problema di una met della categoria che preferisce battere unaltra strada. Mi viene in mente un vecchio
proverbio: se vuoi camminare in fretta, vai da solo, ma se vuoi essere certo
di arrivare, allora muoviti in carovana. Quando le scelte che compi restano
solitarie, il rischio della sconfitta consistente, quando, al contrario le tue
soluzioni diventano patrimonio di tutti, le possibilit di giungere felicemente
a un traguardo sono pi concrete.
Un percorso che appare complicato: per quali vie ritrovare lunit in un
momento in cui i lavoratori sono estremamente vulnerabili, attaccati sul
fronte del reddito, dei diritti e delle certezze (o sarebbe meglio dire, incertezze) occupazionali?
Il sindacato deve rimettere in moto i meccanismi della democrazia interna,
deve tornare a rappresentare non solo chi iscritto ma anche chi non
iscritto, anche perch gli iscritti di oggi si avvicinano alle Confederazioni non
per una scelta politica ma per la via traversa dei servizi. Bisogna ritrovare nuovi
meccanismi democratici, bisogna cercare unintesa sullannosa questione della
rappresentanza. I sindacati, divorati dai loro apparati burocratici, sono bloc-

105

IL LAVORATORE RITROVATO

cati. Lo sviluppo deve essere la loro bussola perch solo per quella strada puoi
incontrare quei giovani che oggi vivono le Confederazioni come una realt
lontana, incomprensibile, in qualche caso fastidiosa se non proprio ostile.
E qui siamo al problema dei problemi per il sindacato di questi anni: il
precariato. Guy Standing, docente di Economic Security alluniversit di
Bath in Inghilterra, in un suo recente libro, Precari (Il Mulino), dopo
aver diviso la societ, il mondo dellimpresa e del lavoro in sette categorie
(i super-ricchi, i detentori di lavori stabili, i proficians o tecnoprofessionisti,
i lavoratori manuali cio la vecchia classe operaia, i precari, gli emarginati
e i disagiati), ha sottolineato le dimensioni planetarie del problema: in
Giappone i precari sono ormai il trenta per cento della forza lavoro, in
Corea del Sud il cinquanta. In Italia siamo bene avviati. Non pensi che il
sindacato negli anni passati si sia illuso di riuscire a domare una bestia
insaziabile?
Il sindacato ha compiuto delle scelte in buona fede. Quando il problema ha
cominciato a manifestarsi, ha fatto un ragionamento di buon senso: in un
mercato globale abituato a trasformarsi in continuazione non possiamo impiccarci alle rigidit, bisogna inserire elementi di flessibilit; il mercato volubile, bisogna tener dietro a una organizzazione del lavoro in grado di
adattarsi alla domanda, di soddisfare le esigenze imposte dalle richieste dei
consumatori e dalle mode. Era giusta la flessibilit, i guai sono cominciati
quando la flessibilit stata trasformata in precariet. A questo punto il sindacato ha fatto unaltra valutazione: meglio un lavoro precario che un ragazzo
per strada, totalmente senza reddito, facile preda di mafie, camorre, ndrine.
Il controllo della situazione sfuggito di mano: la precariet per una, probabilmente per due generazioni, diventata lunico sbocco lavorativo. Uno
sbocco avvilente perch non incentiva i giovani obbligandoli ad accettare
quel che capita e non quel che in linea con la loro preparazione culturale
e professionale. In questa realt le Confederazioni sono finite ai margini venendo vissute come inutili orpelli del mondo del lavoro. Questi ragazzi poi
si ritrovano davanti dirigenti allo stesso tempo immortali e immobili, persone

106

lepoca degli scioperi selvaggi nei trasporti.


La Stampa del 21 ottobre 1986 illustra con una metafora ferroviaria
le posizioni confederali: la Uil guidata da Giorgio Benvenuto favorevole
alla regolamentazione del diritto di sciopero nei pubblici servizi,
la Cgil di Antonio Pizzinato e la Cisl di Franco Marini pi fredde.
Di traverso sui binari

IL LAVORATORE RITROVATO

che fanno grandi aperture sul piano delle dichiarazioni ma che non lasciano
spazi nelle strutture sindacali e politiche. Tra sindacati e giovani si instaurato un dialogo tra sordi. Generazioni neglette e rifiutate, considerate inutili
sul piano del cambiamento, della rivoluzione delle idee. Alcune sortite della
Fornero ai tempi in cui ricopriva il ruolo di Ministro, mi hanno fatto letteralmente cascare le braccia: sempre questo atteggiamento didattico. Come
ha detto a proposito dei giovani in cerca di lavoro?
Schizzinosi, anzi ha usato un termine inglese, choosy, decisamente pi
elegante nei circoli intellettuali che alimentano i think tank liberisti o
turbo-liberisti cui il Professor Monti per formazione culturale e attivit
professionale fa riferimento.
Anche su questo terreno emerge un certo disprezzo intellettuale per una realt che non si conosce, non si frequenta, non si maneggia: la cattedra a volte
allontana dalla vita. Questi ragazzi non sono per nulla schizzinosi, al contrario
sono costretti a prendere quel che gli viene offerto. Trovo sinceramente insopportabile questo modo di fare politica per retorica e paternali. La realt
che ti intristisci quando fai un lavoro che non coerente non solo con le
tue aspettative ma anche con la tua specifica preparazione. La precariet non
solo un lavoro senza prospettive, una condizione di vita che ti porta allabbrutimento, che ti obbliga a vivere solo nel presente (e molto faticosamente), che ti toglie il futuro e il respiro, che condiziona chi ti sta vicino. La
precariet non semplicemente una inaccettabile e immorale condizione lavorativa, anche una insopportabile situazione esistenziale e familiare.
immaginabile definire i Precari una nuova classe proletaria o, addirittura, sottoproletaria? Standing nel sostantivo precariato individua lessicalmente proprio lunione di due concetti, la temporaneit del lavoro e la
definizione di una nuova forma di proletariato.
Per trasformare la moltitudine dei precari in classe bisognerebbe prima di
tutto sfoltire le tipologie contrattuali, oggi sono una vera e propria foresta. E
questa proliferazione stata un altro errore perch sino a quando tutto ruo-

108

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

tava intorno al lavoro interinale o allapprendistato, la situazione si riusciva


anche a governarla, ma in questa selva di contratti veramente difficile orientarsi. Ecco perch dico che il sindacato si deve aprire a forme nuove, i tentativi che pure nel passato sono stati fatti dalle Confederazioni per organizzare
i giovani non hanno funzionato. Ha raccontato Roberto Napoletano, direttore responsabile del Sole 24 ore che al Politecnico di Milano nel gennaio
2013 in unaula gremita di ragazze e ragazzi un giovane intervenuto dicendo:
nel considerare la mia condizione mi sono chiesto quale caratteristica mi
accomuni a tutti gli altri giovani e studenti di questo Paese. La risposta pi
istintiva la paura... . Sui nostri pensieri incombono mille paure: paura di
non riuscire a riscattare i nostri crediti; paura del contratto a progetto che
scade, paura di non trovare, dopo gli studi, un lavoro allaltezza delle nostre
aspettative o di non trovar affatto... in conclusione questa generazione, la
mia generazione ha paura del proprio futuro; non credo possa trovarsi un
indicatore pi significativo per certificare lo stato di malessere di un Paese.
La legge 30 ha molto complicato la situazione anche perch ha percorso la
strada che troppe volte stata battuta in Italia con insuccesso: quella dei
due tempi, prima la flessibilit, cio la foresta contrattuale, poi il welfare
che in realt non mai arrivato lasciando i giovani nellincertezza e nella
solitudine, esposti soltanto ai colpi di bacchetta (rigida ma non magica) dei
ministri di turno o di altri personaggi prodotti da questo lungo e triste Autunno italiano come un ex sottosegretario che defin sfigati i ragazzi che
alla laurea arrivano a ventotto anni, semmai studiando e lavorando contemporaneamente (come dire: cornuti e mazziati).
vero, la legge 30 ha aperto e allargato una strada, quel che doveva essere
una eccezione si trasformata nella regola. Creando un paradosso: i contratti
a tempo indeterminato si fanno per gli immigrati perch il permesso di soggiorno condizionato a una posizione lavorativa stabile, i giovani italiani,
invece, restano precari. A loro la nazionalit e la residenza non possono essere
negate, gli viene, per, negato un altro diritto di cittadinanza, quello a un lavoro sicuro e appagante, una negazione che porta alla mortificazione civile.

109

IL LAVORATORE RITROVATO

Se posso usare un riferimento ardito e anche provocatorio, direi che i giovani


italiani precarizzati sono i nostri Sans Papier. A loro viene riconosciuto un
unico diritto: essere incasellati in stereotipi che nulla hanno a che vedere con
la realt dei fatti, essere considerati viziati da una tecnocrazia resistente a
qualsiasi rinnovamento (quella s veramente a tempo indeterminato) e che
scruta il mondo dal buco della serratura dei pi triti luoghi comuni.
E a proposito di luoghi comuni, ne circolano diversi anche per quanto riguarda il rapporto tra il mondo della scuola e quello del lavoro. La Confindustria dice che mancano i laureati, Mario Monti si lamenta nella sua
agenda dellabbandono universitario, eppure qualche anno fa venne fuori
una indagine in qualche maniera sorprendente: svelava che solo la met
dei manager erano laureati. Pi recentemente la Luiss, che non lontana
dalla Confindustria, ha condotto unaltra indagine da cui si rileva che due
sono le qualit apprezzate dalle imprese per fare carriera: fedelt e obbedienza. E il merito di cui tutti parlano?
Nonostante i mille limiti dellazione sindacale, credo che anche su questo
terreno la presenza di organizzazioni che comunque controllavano e tutelavano abbia prodotto nel passato risultati positivi. Un tempo in fabbrica
cerano i Consigli, ora tutto viene catapultato dallesterno con i delegati che
portano allinterno le divisioni prodotte fuori dai cancelli. Il sindacato aveva
conquistato poteri di informazione. Ora questi diritti o non vengono rispettati o vengono addirittura preclusi. La conseguenza che oggi i lavoratori
sono completamente nelle mani dellimpresa, le decisioni e le carriere sono
il prodotto di scelte unilaterali e insindacabili. Non pu destare sorpresa se
le qualit pi richieste sono obbedienza e fedelt. Pian piano nel Paese sta
prendendo corpo lidea che i sindacati sono inutili come strutture rivendicative e possono avere un ruolo solo come dispensatori di servizi. In una fase
di bassa crescita o di non crescita o di decrescita, le Confederazioni perdono
potere contrattuale e si afferma il concetto che le questioni del lavoro possono solo essere affrontate dal Parlamento. Anche questa storia del salario
minimo sottrae spazi al sindacato perch la soglia viene definita in sede par-

110

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

lamentare e sottratta alla negoziazione sindacale. una situazione che sulle


Confederazioni incide anche sotto aspetti ai pi sconosciuti. Negli anni Sessanta e Settanta, erano tanti i dirigenti, i lavoratori che sapevano negoziare;
questa capacit negli ultimi tempi si andata affievolendo. Unultima considerazione: temo che il salario minimo alla fine si trasformer nel salario
massimo e sar un ulteriore colpo alle condizioni di vita dei lavoratori.
Quello che descrivi un sindacato che stato progressivamente messo allangolo
stato costretto ad arretrare: pezzo per pezzo gli hanno tolto i diritti, quindi
gli hanno cambiato i connotati. forte il rischio che diventi quel che non
mai stato, una corporazione, che il momento federale diventi prevalente rispetto a quello confederale che stato sempre, al contrario, il tratto caratterizzante, laspetto specifico dellesperienza italiana.
Viviamo in un mondo ricco di paradossi. I Fondi Pensione ne contengono
alcuni. Negli anni della Bolla Immobiliare il valore dei titoli di borsa spesso
cresceva quando le aziende annunciavano vasti piani di ristrutturazione,
cio tagli ai livelli occupazionali: veniva premiata lattesa di un dividendo
in crescita. I gestori dei Fondi Pensione a volte hanno utilizzato quei capitali per investirli in iniziative di segno decisamente contrario agli interessi
dei lavoratori, in aziende, appunto, i cui titoli salivano perch mettevano
alla porta migliaia di operai, una situazione talmente surreale da indurre
Jeremy Rifkin e Randy Barber addirittura alla fine degli anni Settanta,
come riportato da Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini nel libro Il film
della crisi (Einaudi), a domandarsi sino a quando i lavoratori continueranno a permettere che il loro capitale continui a essere usato contro di
loro oppure se vorranno affermare un controllo allo scopo di salvare i posti
di lavoro e la loro comunit. Da allora le cose non sembrano essere cambiate, anzi.
Prima ho fatto riferimento a quella intervista del presidente della Ig Metall tedesca, Berthold Huber. La loro scelta chiara e semplice: noi operiamo in un

111

IL LAVORATORE RITROVATO

modo piuttosto che in un altro nellinteresse dei lavoratori e delle imprese.


una linea ispirata al coinvolgimento non allasservimento. Da noi si segue la
strada esattamente contraria che danneggia tanto i lavoratori quanto le imprese.
Cosa intendi dire?
In Italia abbiamo un sistema pensionistico da cui il sindacato stato totalmente estromesso e il fatto di non coinvolgerlo lo trovo fuori luogo. I Fondi
Pensione non sono mai decollati e adesso stanno attraversando una fase di
oggettiva difficolt. Dovevano essere un paracadute per i lavoratori. Nel frattempo, per, il sistema stato continuamente cambiato e i Fondi Pensione
non hanno seguito questi cambiamenti. vero, quei soldi dovrebbero essere
usati per i lavoratori, non contro i lavoratori.
Come?
Faccio un esempio: quanti posti in questa fase si sarebbero potuti salvare investendo quei quattrini in impieghi realmente produttivi. Qui, invece,
quando le aziende arrivano al punto di crisi, si pensa immediatamente ai
prepensionamenti. Non immaginabile che limprenditore possa essere salvato dai soldi accantonati dai suoi lavoratori, ovviamente riconoscendo a chi
ha messo a disposizione i quattrini quelle remunerazioni che vengono previste da qualsiasi istituto di credito. Il pregiudizio ideologico ha funzionato da
freno con la conseguenza che oggi il sindacato perdente sul piano della gestione e su quello della contrattazione. Parlavamo della lotta di classe, ma ci
sono momenti, e questo uno di quelli, in cui gli interessi dei lavoratori,
dellimprenditore e dello Stato coincidono. Con lemarginazione dei sindacati dal sistema della previdenza siamo caduti dalla padella nella brace. I quattrini immobilizzati nellInps e nellInail potevano servire allo sviluppo; oggi,
al contrario, non hai n sviluppo n sostegno. Gli esodati sono una spia:
una vicenda che poteva essere gestita in maniera diversa e che stata trasformata solo in una spesa per la collettivit. I Fondi potevano essere usati diversamente e molto meglio. Ma qual il costo sociale non solo economico di
una classe lavoratrice mandata, in occasione di crisi industriali, anticipata-

112

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

mente in pensione? Hai gente giovane e vitale che potrebbe ancora lavorare;
al contrario aumenti le sofferenze degli istituti di previdenza e non favorisci
lo sviluppo.
Questa dei prepensionati a fronte di riforme che innalzano sempre di pi
let pensionabile, un altro di quei paradossi molto italiani. Lo sottolineano Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini nel loro libro: Viene aumentata let pensionabile e poi si cerca di mandare in pensione anticipata
i lavoratori pi anziani, che costano di pi dei giovani precari: un comportamento che richiederebbe delle sedute di psicanalisi. Trovi che un intervento di Freud possa contribuire a illuminare i meandri oscuri della crisi
economica e della mente umana?
Visto come vanno le cose, forse s. Cerchiamo di mettere un punto fermo in
questa storia malferma delle pensioni. La vera riforma lha fatta Dini con la
collaborazione del sindacato. Da quel momento sono stati attuati numerosi
interventi scollegati, per, da un disegno generale. Anzi, non solo mancata
una politica generale, ma abbiamo perseguito finalit contraddittorie. Tutti a
sessantacinque anni? Benissimo e i giovani quando li facciamo uscire dalla precariet. Le crisi aziendali si affrontano con i prepensionamenti? E allora prepariamoci a terremotare le casse degli enti previdenziali. Da un lato si alza
lasticella dellet pensionabile, dallaltro non decolla la previdenza integrativa,
dallaltro ancora i giovani restano precari perch sul mercato del lavoro si abbattono i cinquantenni prepensionati che continuano a lavorare essendo vitali,
avendo grande esperienza e una straordinaria qualit: costano poco perch la
pensione ce lhanno e non devono pi versare contributi. Mi sembra un capolavoro.
Lunica riforma stata quella di Lamberto Dini e le altre?
Sono stati interventi rivolti soltanto a fare cassa, al di fuori di un vero disegno
strategico. Il sindacato stato colto in contropiede, si ritrovato completamente indifeso. Lultima riforma, poi, ha visto la luce nel giro di poche
ore, le Confederazioni sono state tenute ai margini delle scelte e la protesta

113

Comincia la vertenza su un fisco pi equo:


La Stampa il 3 aprile 1984 la illustra cos sulle sue pagine.
Riconoscibili nel disegno Luciano Lama, Pierre Carniti
e Giorgio Benvenuto ancora in una rielaborazione
del pi famoso quadro di Pellizza da Volpedo

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

successiva stata quasi simbolica, un atto di testimonianza.


La crisi ha avuto effetti dirompenti su tutto: sulle certezze delle famiglie,
sulle prospettive dei lavoratori, sulla stessa attivit dei sindacati. Le prospettive non sono incoraggianti. Quella indicata dal World Economic Situation and Prospect 2013 dice che Usa ed Europa per recuperare quel che
sin qui hanno perduto in Pil e posti di lavoro avranno bisogno di qualcosa
come cinque anni. Come si esce da questo tunnel?
Penso che lunica maniera sia quella di mettere insieme le forze, di darsi un
obiettivo comune in un quadro di partecipazione. Ma per fare questo bisogna
riattivare il dialogo con le parti sociali. lunica strada per riuscire a mettere a
punto soluzioni che reggano al controllo delle tante giurisdizioni di questo Paese.
Faccio un esempio: la Corte Costituzionale ha abolito il contributo di solidariet
che era stato imposto alle pensioni pi elevate. In una fase come questa le soluzioni vanno approfondite, la conoscenza fondamentale. Non ci sono alternative alla concertazione: solo attraverso quello strumento puoi pensare di
contrapporti al peso delle caste, delle lobby, solo per quella strada puoi evitare
la ripetizione degli errori clamorosi commessi nella vicenda degli Esodati.
La crisi ha accentuato le disuguaglianze (i dati forniti dalla Banca dItalia
sono impietosi: il 10 per cento degli italiani detiene il 45,9 per cento della
ricchezza, alcuni studi parlano addirittura del 47; un altro 10 per cento,
quello in fondo alla scala non arriva al 9,4), aumentato la povert (ormai
tre italiani su dieci corrono su quella soglia di rischio): sono segnali di debolezza della societ ma sembra quasi che tutto questo non interessi.
Oggettivamente gli ultimi governi sono apparsi indifferenti ai problemi reali
delle persone. La stessa leggerezza con la quale largomento delle pensioni
stato trattato lo dimostra e non a caso oggi sono proprio i pensionati a correre il rischio di scendere sotto la soglia della povert. Le pensioni in questi
anni sono state letteralmente massacrate. Prima stata abolita la rivalutazione
legata alle dinamiche contrattuali, un intervento che risale al 1992. Poi si
provveduto a sospendere buona parte dellaggiornamento maturato per via

115

IL LAVORATORE RITROVATO

dellinflazione, una indicizzazione che ha retto solo per gli assegni pi bassi.
Quindi le pensioni sono state sottoposte a un sistema di tassazione estremamente elevato, decisamente pi elevato di quello che riguarda i guadagni finanziari. Tutte le soluzioni di alleggerimento fiscale escludono i pensionati.
Infine le imposte legate alla propriet, le addizionali Irpef, quelle sui beni di
consumo (lincremento dellIva), lImu hanno avuto per i pensionati leffetto
di un vero e proprio salasso. Possiamo stupirci se tanti pensionati sono progressivamente scivolati verso la soglia di povert e alcuni lhanno pure varcata? Qual la conseguenza di questa situazione? Per puntellare in qualche
maniera bilanci familiari traballanti i pensionati lavorano. In nero. Risultato:
i giovani trovano solo occupazioni precarie di bassa qualit, gli anziani dotati
di esperienza lavorano senza pagare le tasse. Una quadratura del cerchio pi
imperfetta non potrebbe esistere.
Tu pensi che le stime sui poveri in Italia siano in qualche misura infondate?
Io penso che le stime pecchino per difetto, che il quadro reale sia anche peggiore di quello disegnato dalle cifre ufficiali dellIstat o della Banca dItalia.
Ma il vero problema che non ci stiamo rendendo conto che abbiamo minato un pezzo vero e proprio del welfare, il welfare familiare quello che ha
permesso a questo Paese di tenersi in piedi salvando anche una decente coesione sociale. I pensionati con il loro reddito sicuro garantivano un riparo
ai figli che gi trentenni un salario certo non lo avevano ancora conquistato.
La realt che i pensionati sono stati puniti quasi con sadismo: gli hanno
tolto il necessario non sovrabbondanti privilegi. Qui, in questa categoria sociale scopriamo i nuovi poveri. E li scopriamo anche nelle famiglie monoreddito, quelle in cui un uomo di cinquantanni ha perso il lavoro e quindi
lunica fonte di sostentamento per la sua famiglia. Non parliamo solo di lavoratori dipendenti. Parliamo anche di piccoli commercianti o artigiani che
fiaccati dalla crisi un bel giorno hanno abbassato la saracinesca e non sono
pi stati nelle condizioni di rialzarla.
E quel dieci per cento che detiene met della ricchezza nazionale cosa ti

116

I sindacati e il fisco. La Stampa che il 13 ottobre 1984


spiega con una vignetta il dialogo tra Lama (Cgil), Benvenuto (Uil), Carniti (Cisl)
e il ministro delle Finanze Bruno Visentini sul tema della riforma fiscale:
Uniti nella lotta agli evasori

IL LAVORATORE RITROVATO

suggerisce?
Un senso di ingiustizia: su quel dieci per cento si sarebbe dovuta costruire
una patrimoniale. Al contrario, la si fatta attraverso lImu per colpire tutti
gli altri, per colpire nel mucchio dei grandi numeri.
Le tasse restano uno dei grandi nervi scoperti del nostro Paese, penalizzato
da una vasta area di evasione che fornisce un contributo notevolissimo alla
stima messa a punto dallex capo economista della McKinsey, James Henry:
ventunomila miliardi di dollari, un terzo del Pil mondiale, nascosto nei
paradisi fiscali, stima probabilmente sbagliata per difetto e che potrebbe
lievitare sino a trentaduemila, cio met del Pil Mondiale. leffetto del
crollo di Bretton Woods, di una libera circolazione dei capitali che ha contribuito a gettare le basi dellattuale disastro.
Le situazioni vanno studiate, conosciute; altrimenti si rischia di essere semplici opinionisti. Tu parli di Bretton Woods ma la realt che noi abbiamo
un problema enorme dietro langolo: la Svizzera. Si tratta di una storia esemplare, da un certo punto di vista. Il problema stato affrontato da ogni Stato
per proprio conto. La Svizzera un forziere. Ma solo gli americani e i tedeschi
sono riusciti a trovare una via daccesso, noi no.
Tu dicevi prima che un ragazzo nato nel 1984 ha sentito parlare solo di
crisi ma gli effetti della crisi non sono stati uguali per tutti. Alcune stime
dicono che in Italia, nel decennio che ha preceduto lesplosione della
bolla, dalla seconda met degli anni novanta al 2007 il sistema delle imprese, dalle piccolissime alle grandissime, ha realizzato un aumento del 14
per cento degli utili. Una percentuale che lievita oltre il sessanta per cento
per quelle medie e grandi e che arriva al novanta per le duecento migliori
aziende stimate allepoca da Mediobanca. La crisi non come la giustizia:
uguale per tutti.
Questo il paradosso della finanza: pochi investimenti produttivi, tanti impieghi su quella economia di carta che produce guadagni a breve e brevissimo
termine, che garantisce rendimenti minimi allanno del 15 per cento. A volte

118

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

sento dire: la conseguenza del mercato. Ma anche il mercato deve essere


governato, anche il mercato deve rispondere a delle regole.
Ti chiedi mai: dove stiamo andando?
Temo verso il prestito europeo. Non sono convinto che lItalia possa farcela senza chiederlo, non credo che possa impostare un discorso sullo sviluppo a prescindere da quel sostegno. Da soli non possiamo farcela. E poi
dobbiamo creare gli Eurobond per fare in modo che laccesso al credito
sia uguale per tutti. Il futuro sar veramente complicato: mi riesce difficile
immaginare il nuovo. So solo che in fasi come queste devi mobilitare la
gente, fare appello a tutte le energie disponibili, dare una prospettiva. Il
contrario del messaggio lanciato nel momento pi pesante della crisi, cio
nel 2012, dal governo Monti. Non penso sia stato utile sostenere che non
abbiamo fatto la fine della Grecia, sono convinto che sarebbe stato pi
produttivo invitare gli italiani a fare come la Germania. Non con unidea
negativa che si combatte la paura ma con una visione di futuro. Invece
sembrava che con un certo piacere si dicesse agli italiani: avete peccato,
dovete espiare. Non si pu far passare un messaggio in cui tutto si riduce
a tasse e a sacrifici. nei momenti difficili che bisogna realizzare un colpo
dala ma per produrlo si deve indicare un traguardo positivo in questa nostra lunga marcia nel deserto: le riforme come nei primi anni del centrosinistra, una societ capace di correggere le troppe ingiustizie che la
caratterizzano.
Nessuno sembra essere al sicuro. Qualche tempo fa lo Spiegel ha pubblicato uno studio commissionato dal ministero delle finanze: il crollo delleuro determinerebbe in Germania un taglio del 9,2 per cento del Pil e
una disoccupazione pari al 9,3. Non pensi che vi sia materia per dubitare
della buona qualit della leadership tedesca?
Non penso che sia consolatorio evocare i problemi dei tedeschi: i nostri sono
decisamente pi numerosi e gravi. La Germania pu avere mille difetti ma
ha un pregio: sa sciogliere i nodi pi aggrovigliati. Ventanni fa ha realizzato

119

IL LAVORATORE RITROVATO

lunit del Paese e in due decenni riuscita a integrare economicamente il


suo sud: lEst era in una condizione di arretratezza, ora non lo pi. Noi
non siamo stati capaci di raggiungere il medesimo obiettivo in centocinquanta anni. Il Modello Renano che tante resistenze provoca in Italia ha consentito di raggiungere in tempi brevi obiettivi ambiziosi. Ero convinto che
bisognasse costruire una Germania Europea, rischiamo, al contrario, di realizzare una Europa tedesca.
Poco prima delle elezioni del febbraio 2013 lo ha scoperto anche Berlusconi, cio lo stesso leader che ventanni fa sosteneva di tenere sul comodino la fotografia di Margareth Thatcher: come si possa sposare limmagine
di un keynesiano convinto con una campionessa del turbo-liberismo procedura sconosciuta alle menti umane. In ogni caso, vorrei che tu mi dicessi
se quello che sta avvenendo in Italia assomiglia a ci che a parere del premio
Nobel Paul Krugman avvenuto negli Stati Uniti. Nel suo libro, Coscienza di un liberal (Laterza), Krugman sostiene che gli Usa hanno fatto
un balzo indietro di circa un secolo passando dalla societ Middle Class
creata praticamente dal nulla da Roosevelt e dal suo New Deal, alla societ
Long Gilded Age, quella caratterizzata da grandi diseguaglianze che accompagn il mondo sul baratro della Grande Depressione del 1929. andata
cos anche in Italia?
Quando stata fatta lUnit dItalia il problema pi urgente era il latifondo,
le grandi propriet agricole, la cultura estensiva preferita a quella intensiva.
Lunit doveva servire anche per abbattere questa struttura sociale che si basava sul privilegio, sullignoranza, sullimmobilismo. Riusc a prevalere
quella filosofia magnificamente illustrata da Tomasi di Lampedusa in una
frase del Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare niente. Nel secondo dopoguerra, per, il cambiamento arrivato, frutto di lotte durissime. Ora corriamo il rischio di regredire, di tornare a quegli anni
dellOttocento: gli agrari, i latifondisti non ci sono pi, sono stati sostituiti
dai privilegiati che hanno accumulato straordinarie ricchezze attraverso
la finanza. Dovrebbe nascere un nuovo Cavour o un nuovo Garibaldi, in-

120

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

somma qualcuno in grado di costruire una nuova unit pi o meno come


si fece allora, sconfiggendo i Borboni. Il Paese oggi nel confronto con
quelli pi avanzati in una condizione di minorit, non abbiamo in casa i
Borboni ma abbiamo una Italia divisa e a sovranit limitata: una cosa perdere un pezzo di sovranit perch la cedi allEuropa, altra cosa, del tutto diversa, perderla perch altri ti impongono le politiche che ritengono pi
giuste e opportune.
Sarebbe stata utile unaltra strategia.
Noi abbiamo affrontato nella nostra storia unitaria tanti problemi, tanti
drammi. A volte ne siamo venuti fuori brillantemente. Carlo Azeglio Ciampi
stato un vero tecnico: rendendosi conto della debolezza del Parlamento e
dei partiti si appoggi alle forze sociali, chiese sacrifici ma indic una prospettiva positiva e con la sua azione cre le condizioni per entrare in Europa.
Ora corriamo il rischio di consegnare il governo del Paese alla finanza, di
creare una societ con ristrette classi privilegiate. Il ceto medio moderato di
questo paese corre il rischio di essere trasformato in una massa di manovra
anti-parlamentare. Il grande errore di Monti, la sua grande occasione sprecata, stata quella di essersi rapportato ai problemi con un atteggiamento
didattico mentre avrebbe dovuto stimolare le grandi potenzialit che in questo Paese ci sono anche se a volte sonnecchiano. La storia ci ha insegnato
che nei momenti pi difficili gli italiani sono capaci di dare il meglio di s.
Tanti anni ancora di questa politica il Paese non in grado di reggerli, perch
sfibrato, debole, impaurito. Eppure anche Monti ha capito che la differenza non solo tra chi ricco e chi non lo , ma anche tra chi paga le
tasse e chi non le paga, tra chi rispetta le regole e chi non le rispetta. Per bisogna essere coerenti con le dichiarazioni di principio e non si pu dire che
il rapporto con le lobby va regolato se poi si consegna il Paese alla lobby pi
potente. Le consente che tutto questo avvenga nel silenzio e con la complicit
del governo. Siamo diventati uno Stato biscazziere, con tutto quello che ne
consegue a livello di inquinamento criminale (come dimostrano le indagini
sulle scommesse nel calcio) e di fenomeni di corruzione.

121

IL LAVORATORE RITROVATO

Ha scritto Paul Krugman, sempre con locchio rivolto al suo Paese, gli Stati
Uniti: I liberal sono coloro i quali credono in istituzioni che limitino le
disuguaglianze e lingiustizia. I progressisti sono coloro i quali partecipano,
esplicitamente o implicitamente, a una coalizione politica che difende e
cerca di potenziare quelle istituzioni. Sei un liberal, che tu ne sia consapevole o no, se sei convinto che gli Stati Uniti dovrebbero avere un sistema
di assistenza sanitaria per tutti. Sei un progressista se partecipi agli sforzi
per far nascere questo sistema. Quanti liberal e quanti progressisti circolano in Italia?
Pochi liberal e pochi progressisti. Ha ragione lo storico Massimo Salvadori
quando afferma che nella nostra dinamica politica le figure evocate da
Krugman non si sono materializzate. La sinistra italiana ancora dominata
da divisioni ormai lontane: massimalisti e riformisti, comunisti e anarchici.
Ma una sinistra veramente occidentale tale se riesce a porsi lobiettivo di
diventare forza di governo autosufficiente. Nella sinistra italiana, invece,
questa vocazione non mai cresciuta, forse per un breve periodo lha accarezzata Craxi. La sinistra italiana brava quando si tratta di fare opposizione ma quando bisogna andare al governo si mette immediatamente a
costruire alleanze. Questo atteggiamento non lo ritroviamo in Portogallo
o in Francia o in Spagna o in Germania o in Grecia o in Inghilterra. In
Italia, invece, bisogna associarsi a qualcuno con la conseguenza che le scelte
di governo risultano inevitabilmente annacquate. Il fatto che a noi mancato qualcosa. mancata Bad Godesberg, mancata Epinay sur Seine,
mancato il rinnovamento ideologico e generazionale che ha portato Felipe
Gonzalez a governare lungamente la Spagna. Per essere di sinistra devi credere in quello che fai e che proponi ma per crederci realmente devi avere
la voglia di misurarti con il governo. Veltroni in qualche maniera al Lingotto ci aveva provato a battere la strada dellautosufficienza ma poi ha ceduto alla tentazione dellalleanza con Di Pietro. Il fatto che alla chiarezza
delle posizioni si sostituisce lopportunismo delle coalizioni. Io sono convinto che la sinistra abbia un grande avvenire, che il mondo abbia bisogno
di socialismo perch il peso dellingiustizia sta diventando insopportabile.

122

DALLA CONCERTAZIONE ALLEMARGINAZIONE

Ma bisogna discutere sulle cose da fare non solo sulle alleanze da costruire.
Bisogna essere visionari. Sognatori e visionari perch le riforme non si possono solo chiedere, bisogna farle.
il compito di chi governa: riuscire a intravedere quel che gli altri non vedono, semmai anche con laiuto dellimmaginazione. Limmaginazione al
potere, residuo di un tempo in cui se non tutto, molto apparso possibile.
Bisogna dare alla gente la visione del futuro. la passione il motore della sinistra ed quella che dovrebbe guidare i liberal e i progressisti. Purtroppo
prevale lopportunismo. La sinistra si annichilisce da sola parlando di alleanze. E si sottovaluta. Peccato che la discussione aperta da Craxi alla fine
degli anni settanta su Proudhon non abbia avuto un seguito perch ci
avrebbe aiutato a uscire da questa sorta di recinto storico, forse ci avrebbe
fatto nuotare nel mare aperto delle forze progressiste occidentali. Per tornare
a Krugman: no, liberal proprio non ne vedo. Questo un paese di microcorporazioni, sostanzialmente immobile, si lavora per sostituire i nuovi monopoli ai vecchi.

E il 5 giugno 1978, scricchiola lunit sindacale Alain Denis disegna un


Luciano Lama che consola Giorgio Benvenuto mentre
Luigi Macario e Pierre Carniti vanno via
123

Per Chiappori la frequentazione operaia legittima nel 1993


lelezione di Giorgio Benvenuto al vertice del PSI.

Dal Presente al Futuro

Per parlare del futuro del sindacato pu essere utile fare riferimento al tuo
passato. In particolare a un libro dato alle stampe nel 1986 ed edito da Rizzoli. Significativo gi nel titolo: La seconda giovinezza. Una lunga intervista raccolta da Lorenzo Scheggi Merlini. In quelle pagine dicevi: Abbiamo
il problema, non solo come Uil ma come intero movimento sindacale, di
riuscire a riprendere la rappresentanza dei lavoratori sui luoghi di lavoro.
La riflessione sulla contrattazione, sulle modalit e i contenuti parte da questa esigenza. Ma niente sar pi come prima. E allora il sindacato, se vuole
continuare a esistere, deve trovare altre cose da dare ai lavoratori. Perch la
gente dovrebbe iscriversi a un sindacato senza avere niente in cambio? Non
avrebbe senso. Da qui lesigenza di estendere la tutela sugli aspetti, chiamiamoli cos, della qualit della vita. Era il manifesto ideologico del sindacato dei cittadini: dentro e oltre la fabbrica, gli uffici, i posti di lavoro.
Questa era la Seconda Giovinezza del sindacato. Quale sar la terza?
Il passato quasi un genere di conforto. Sappiamo cos accaduto e lo rimpiangiamo. Ma poi ci manca il futuro. A furia di rimpiangere intere generazioni
passano, invecchiano e si estinguono. Il Paese mi pare come immobilizzato: si
racconta la storia e si impedisce alle nuove generazioni di scriverne una ancora
inedita, anzi non si accetta proprio che si mettano alla scrivania per redigerla.
Abbiamo nei confronti dei ragazzi un retorico atteggiamento di grande comprensione per i loro problemi, per le loro difficolt a inserirsi in una realt dominata dalle vecchie generazioni per poi nei gangli vitali, nelle organizzazioni
sociali, nei partiti, nelle professioni, nella stampa riesci a entrare solo se vieni
cooptato. Da questo punto di vista, Matteo Renzi ha ragione quando dice, utilizzando un aforisma, che per ottenere un lavoro devi essere amico o figlio o
parente di qualcuno. Il merito scompare, non serve a nulla, la preparazione e
125

IL LAVORATORE RITROVATO

la qualit professionale evaporano. Eppure queste ultime qualit sino a una


certa fase della nostra storia hanno avuto un ruolo nelle carriere. Lhanno avuto
in almeno due momenti storici della nostra vita collettiva. In un contesto drammatico, alla fine della seconda guerra mondiale quando il Paese si rimboccato
le maniche e ha riguadagnato la posizione eretta dopo essere stato messo in ginocchio. Sono stati anni fecondi: la ricostruzione, il Miracolo Economico,il
primo centrosinistra con le sue riforme, il benessere diffuso, il welfare, i diritti
civili. Ci siamo avvicinati allEuropa, siamo diventati un pezzo di quella che
John Kenneth Galbraith chiamava la societ opulenta. Poi siamo passati lentamente ma progressivamente da quel fermento innovativo a una sorta di stagnazione sociale in cui ci si preoccupa di difendere solo chi allinterno della
cittadella fortificata dei privilegi.
Negli anni a cui tu fai riferimento cera fuori un mondo che stimolava, messaggi nuovi che arrivavano un po da tutte le parti e da tutti i settori della
vita associativa. John Kennedy andava a Berlino e saliva sulla famosa scaletta
per guardare dallaltra parte del Muro e proclamare siamo tutti berlinesi.
Allen Ginsberg costruiva la rivoluzione culturale della Beat Generation, arrivavano i venti del rock, indipendentemente dal fatto che a spingerli fossero
i Beatles o i Rolling Stones. Soprattutto cera il benessere: tutti noi stavamo
godendo della pi lunga fase di espansione che il mondo abbia mai conosciuto, spinta dal New Deal di Roosevelt, nata tra i rumori della Seconda
Guerra Mondiale e terminata solo con la crisi petrolifera. Erano i tempi
della Swinging London o della Dolce Vita. Era unaltra storia.
Sicuramente la societ stava cambiando. La scolarizzazione di massa, il pianeta diviso politicamente in blocchi ma che cominciava a conoscere a livello
economico e commerciale mercati pi aperti, globali, il mondo del lavoro
aveva le sue regole, le rivendicazioni avevano sempre un orizzonte di carattere
generale: certo il salario, ma anche la riduzione a quaranta delle ore di lavoro
settimanali, il diritto allo studio per aprire i canali dellistruzione anche ai
figli delle classi meno agiate. La forza del sindacato era loperaio-massa, il
simbolo della nostra capacit di aggregazione. Ma loperaio-massa esisteva

126

DAL PRESENTE AL FUTURO

perch lorario in fabbrica era uguale per tutti, le pause pure, si andava in
ferie tutti assieme quando ad agosto lazienda chiudeva. Poi cambiato tutto.
I grandi luoghi di aggregazione non ci sono pi, i bisogni hanno subto una
profonda diversificazione, difficilissimo tenere insieme con le rivendicazioni
tutti i lavoratori, difficile tenere insieme anche lavoratori impiegati nello
stesso territorio, nello stesso settore, nella stessa azienda. Il contratto nazionale a quel punto entrato in crisi. Il primo campanello dallarme stato la
Marcia dei Quarantamila.
Perch?
Perch in quel momento apparso chiaro che pur lavorando nella stessa fabbrica, i lavoratori non avevano pi i medesimi interessi e, quindi, non esprimevano pi una identica categoria di bisogni. Quelli che marciavano ci
dicevano che le rivendicazioni di cui eravamo portatori riguardavano una
parte della fabbrica, diciamo le avanguardie. Io la seguii quella marcia. Accaddero diverse cose significative. Tanto per cominciare, alcuni membri dei
consigli di fabbrica cominciarono a polemizzare, anche molto vivacemente,
con quelli che manifestavano. Poi vennero sollevati dubbi sul fatto che fossero
realmente quarantamila. Per fortuna abbandonammo prestissimo quella diatriba contabile perch laspetto pi rilevante della vicenda non era nei numeri
ma nel significato politico.
Qual era il significato politico?
Che non cerano pi rivendicazioni in grado di tenere unito un universo lavorativo che si era frammentato. Ad esempio: laumento uguale per tutti. Era
una scelta che poteva soddisfare alcuni, altri, per inseguivano la soddisfazione professionale. Gli aumenti in busta-paga funzionavano quando tutte
le aziende andavano bene ma nelle realt in crisi le rivendicazioni erano inevitabilmente diverse.
Da queste riflessioni nacque il sindacato dei cittadini.
S. Avevamo davanti un interrogativo a cui dare una risposta: come ricomporre

127

IL LAVORATORE RITROVATO

quella unit di classe che non si riusciva pi a trovare in fabbrica? Avevamo


ottenuto delle riforme, avevamo messo il lavoratore nelle condizioni di essere
protetto dal welfare. Poi, per, il lavoratore da cittadino si ritrovava a fare i
conti con una societ inefficiente o iniqua o tutte e due le cose contemporaneamente. Su quel versante lunit si poteva ricomporre. E cos cominciammo
a parlare di tasse, fisco equo e progressivo, di lotta allevasione e allelusione.
Nella societ potevi risolvere i problemi dei lavoratori e migliorare la loro qualit della vita. Lalternativa a questa politica era un progressivo schiacciamento
sul versante salariale: non riuscendo a ottenere un fisco pi giusto e leggero,
si rimediava al danno scaricando tutto sulla fabbrica, chiedendo sempre di
pi in termini salariali. Ma, ad esempio, una giustizia che funziona interesse
di tutti. Insomma, fuori dal posto di lavoro c un vasto universo da esplorare,
luniverso del cittadino che non deve essere considerato un suddito. Penso
che su questo versante il sindacato abbia ancora occasioni e potenzialit straordinarie. Lo scontro di classe in fabbrica, cos come viene descritto dalla pubblicistica classica e cos come io stesso lho vissuto, mi sembra ormai un
ricordo, uno di quei ricordi capaci di stimolare un po di tenerezza, soprattutto
quando rivedi certe vecchie immagini in bianco e nero.
Ma la tenerezza non basta.
No, non basta. Nel mondo globalizzato non ci sono pi Luoghi Mitici, tutto
frammentato, atomizzato, parcellizzato; il tempo ha una scansione diversa,
i luoghi appaiono instabili. Perci il sindacato deve ritrovare nelle viscere
della societ quella grande capacit di trasformazione che ha sempre avuto
e sempre avr. Siamo destinati alla sconfitta se pensiamo che esista uno
schema rigido capace di ridurre questa complessit a unit. In una societ in
cui i capitali viaggiano da un emisfero a un altro in una frazione di secondo,
non si pu pi pensare che la risposta sia nellapertura di un duro contenzioso con la controparte per ottenere un cospicuo aumento salariale: a fronte
di una richiesta considerata esosa, pu pure avvenire che limprenditore
chiuda la fabbrica e la trasferisca in unaltra parte del mondo dove semmai i
lavoratori sono meno bravi, meno preparati, ma anche infinitamente meno

128

DAL PRESENTE AL FUTURO

costosi. Non esiste pi la societ protettiva dei bei tempi quando al fianco
del sindacato scendevano in piazza il vescovo e il sindaco. Poich lobiettivo
non mi pare sia pi lannientamento del capitalismo, allora bisogna percorrere la strada della collaborazione. Su alcune tematiche la conflittualit rester, su altre, invece, no. Sulla ripartizione degli utili le divisioni resteranno
patologiche ma sullefficienza e la competitivit si potr trovare un accordo
su cui realizzare non solo incrementi salariali ma anche irrobustimenti dei
livelli occupazionali. Io penso che il sindacato debba puntare oggi a realizzare
qualcosa che assomigli a quanto previsto dallarticolo 46 della Costituzione
o debba provare a importare in Italia sistemi che hanno funzionato nei paesi
del Nord del continente rivendicando, costruendo e partecipando a organismi di controllo che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi per i quali
stata richiesta la collaborazione dei lavoratori.
Pensi che gli imprenditori italiani sarebbero disponibili a battere questa strada?
C una parola che usa spesso Sergio Marchionne e che fa al caso nostro: esigibilit. Solo che la esigibilit di cui parlo io bilaterale, quella di cui parla
lui unilaterale, almeno nella versione italiana perch negli Stati Uniti si
comportato diversamente e ha accettato che lattuazione degli impegni assunti fosse sottoposta alla verifica del sindacato. Bisogna fare in modo che la
fabbrica sia efficiente: se lo , si espande, assume giovani, garantisce benefici
salariali. Deve cambiare la contrattazione. Il livello nazionale deve rimanere
per fissare i principi generali ma la parte sostanziale si deve realizzare in
azienda. Deve cambiare il rapporto con il Governo che un interlocutore
decisivo: Palazzo Chigi che fa le riforme. Il confronto del sindacato con
lesecutivo andato avanti a zig zag. Ci sono stati momenti in cui il governo
ha accettato il fatto che le Confederazioni controllassero lattuazione degli
impegni assunti. Lesempio migliore e pi recente quello di Carlo Azeglio
Ciampi, quellintesa con lesecutivo da lui presieduto agli inizi degli anni Novanta consent al Paese di uscire dalle sabbie mobili creando le condizioni
per laggancio delleuro. Ora il sindacato stato messo ai margini. Il governo
tecnico presieduto da Monti, ad esempio, aveva una visione veramente anti-

129

IL LAVORATORE RITROVATO

quata dei rapporti con le forze sindacali. Come ho gi sottolineato, Monti


pensava che le organizzazioni sindacali fossero delle lobby. Il fatto che diventano tali nel momento in cui viene loro rifiutato il confronto, quando
scompare il tavolo negoziale. In assenza di risposte, trionfano le lobby o una
conflittualit diffusa e disordinata o, peggio, ancora, il qualunquismo. Il governo tecnico nel suo anno di vita ha chiesto tanti, tantissimi sacrifici e garantito pochissimi benefici: abbiamo bloccato la valanga ma non c stata
inversione di tendenza, la ripresa. Ci hanno detto continuamente che avevamo
recuperato credibilit ma ci in parte avvenuto perch siamo stati gli esecutori di decisioni prese altrove che tutelavano interessi che non sempre corrispondevano ai nostri.
In qualche misura Karl Marx, come sottolineano Giorgio Ruffolo e Stefano
Sylos Labini nel loro libro, non sarebbe poi andato tanto lontano dal vero
nel momento in cui ha definito gli Stati (in questo caso un istituzione che
riunisce pi Stati) come le agenzie daffari del capitalismo.
Guarda, io non vorrei essere frainteso su questo argomento. So perfettamente
che lEuropa ha svolto un ruolo fondamentale, ha sprovincializzato lItalia.
E dico questo perch ricordo quali forze lhanno pi subita che sostenuta.
Anzi, ricordo quali partiti lhanno proprio avversata. Non la volevano i comunisti che coltivavano unaltra idea di internazionalismo, ma non la volevano neanche i liberali e la Confindustria che vedevano lintegrazione come
un pericolo per leconomia protetta che era stata costruita in Italia. LEuropa
ha favorito il nostro Miracolo Economico, ci ha spinto sulla strada delladozione del Welfare, ci ha obbligato a realizzare alcune riforme, ci ha fatto fare
enormi passi in avanti sul terreno dei diritti civili, un versante sui cui ancora
molto, a dir il vero, resta da fare.
Lo spirito di emulazione prodotto dallintegrazione ci ha aiutato, il riavvicinamento dei confini ha determinato una benevola contaminazione culturale, economica e sociale.
LEuropa entrata in crisi quando si allargata. E lItalia ha faticato sempre

130

DAL PRESENTE AL FUTURO

di pi a incidere sulle politiche dellUnione. La Prima Repubblica nelle scelte


strategiche riusciva a contare: ricordo il vertice in cui Bettino Craxi, Presidente
del Consiglio, isol la Thatcher sul tema delladesione della Spagna e del Portogallo. Abbiamo avuto un sussulto quando ci siamo impegnati per entrare
nellEuro ma a quel punto subentrata una sorta di appagamento. Eppure
Padoa-Schioppa ci aveva avvertiti: leuro non era larrivo ma una tappa vero il
traguardo dellEuropa politica. Non siamo riusciti a fare la costituzione europea, la nostra azione stata zavorrata dal ruolo negativo della Lega. Pur essendo un paese con un grande debito pubblico non abbiamo saputo utilizzare
a nostro vantaggio gli anni in cui i tassi di interesse calavano. Risultato: dal
2000 ad oggi lItalia ha dato allEuropa pi di quanto abbia ottenuto, al 2011
lo sbilancio era di quattro miliardi di euro.
Politicamente abbiamo sfiorato lirrilevanza.
Non siamo riusciti ad avere un ruolo, a incidere eppure abbiamo avuto nelle
posizioni di vertice dellUnione persone come Romano Prodi, Mario Monti,
Emma Bonino. Abbiamo fatto molta retorica europea ma non siamo riusciti
a incrinare lasse egemonico Germania-Francia e a ridurre lenorme peso che
ha la Gran Bretagna sulle scelte che riguardano gli affari e la finanza, nonostante Londra stia con un piede dentro e uno fuori. Anche nella famosa
Agenda di Monti non erano indicate soluzioni efficaci per farci fare il salto
verso una reale integrazione politica; non ci sono ricette per costruire, ad esempio, un sistema fiscale omogeneo perch se in un paese dellUnione le tasse
sono pi basse e in un altro, che so, la Francia, sono pi alte soprattutto sui
redditi elevati (anche se poi la Corte Costituzionale ha abolito laliquota al
75 per cento), allora capita che Gerard Depardieu si trasferisca in Russia insieme a un altro nutrito gruppo di super-ricchi che non accettano limposizione fortemente progressiva decisa da Francois Hollande. E avviene che molti
super-ricchi nostrani si diano da fare per cercare il paradiso (o i paradisi) fiscale
mentre qui in Italia linferno si allarga e si consolida e tutti viviamo come dannati. Ci stato detto che non dovevamo assolutamente fare la fine della Grecia. Temo, per, che senza prestito non riusciremo a uscire dal tunnel,

131

IL LAVORATORE RITROVATO

finiremo, dunque, esattamente come Grecia e Spagna e avremo il commissariamento totale dopo averne subto uno a met. La nostra funzione in Europa
non pu essere solo quella di fare il compitino (altra frase ripetuta troppo
spesso: fare i compiti a casa), dobbiamo, invece, lavorare seriamente per trasformare lUnione in un soggetto politico.
Gli attacchi forsennati di Silvio Berlusconi alla Merkel rendono difficile
una riflessione sugli errori che pure la Germania ha compiuto: il rischio
di essere tacciati di populismo fortissimo. Eppure un dato che i tedeschi
abbiano ottenuto un vantaggio concorrenziale notevole sul terreno delle
esportazioni grazie al basso costo del denaro. Joschka Fisher sempre nellintervista richiamata nel capitolo precedente, ha affermato: Sarebbe una
tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dellordine europeo una terza volta. Eppure
il rischio proprio questo. Laccusa di egoismo rivolta alla Germania
fondata?
Ho limpressione che alla base dei problemi di rapporto tra la Germania e i
Paesi del Sud dellEuropa non ci siano solo i vantaggi concorrenziali che pure
i tedeschi hanno avuto. Ci sono i pregiudizi. I paesi mediterranei vengono
visti in Germania come cicale che negli anni passati hanno speso ben al di
l delle loro possibilit, dilapidando scioccamente risorse. Quando sei animato da un pregiudizio alla fine commetti degli errori. Vorrei perci concedermi una lunga citazione. Helmut Schmidt stato cancelliere a lungo, ha
fatto la storia del suo Paese e della Spd, un testimone al di sopra di ogni sospetto. In un articolo apparso sul Sole 24Ore ha compiuto una analisi lucidissima che vale come pro-memoria per Angela Merkel e, in generale, per
i leader europei e per le stesse istituzioni dellUnione. Ha scritto: Non siamo
sufficientemente consapevoli che la nostra economia (della Germania, n.d.a.)
fortemente integrata nel mercato europeo ed anche largamente dipendente dalla congiuntura mondiale. Andremo perci incontro a un rallentamento della crescita delle esportazioni tedesche. Allo stesso tempo assistiamo
a uno squilibrio nel nostro sviluppo a fronte di una persistente e massiccia

132

DAL PRESENTE AL FUTURO

eccedenza della bilancia commerciale e delle partite correnti. Queste eccedenze rappresentano il 5 per cento del Pil Tutte le eccedenze sono in realt
deficit per gli altri. I crediti che abbiamo verso gli altri sono i loro debiti.
una incresciosa lesione dellequilibrio nei rapporti economici con lestero
che un tempo abbiamo elevato a ideale di legge. Questa infrazione preoccupa
i nostri partner europeiIn diverse capitali europee cresce lansia nei confronti di un dominio tedesco La posizione centrale che la Germania occupa
dal punto di vista geo-politico, linfausto ruolo assunto nel corso della storia
europea fino alla met del XX secolo, il rendimento attuale impongono a
ogni governo tedesco di immedesimarsi negli interessi dei partner europei e
di mostrarsi pronto a offrire aiuto Noi tedeschi abbiamo buone ragioni per
essere riconoscenti e abbiamo lobbligo di essere riconoscenti LUnione
Europea deve farsi carico di ci che uno Stato non in grado di regolare e
superare da solo Ci troviamo di fronte a uno scenario in cui alcune migliaia
di speculatori finanziari americani ed europei e qualche agenzia di rating
hanno preso in ostaggio i governi dEuropaSe gli europei avranno la forza
e il coraggio di portare a termine una drastica regolamentazione del mercato
finanziario, potremmo pensare di diventare a medio termine una zona di stabilit.Se fallissero il peso dellEuropa continuer a diminuire.
Schiacciati sotto il fardello dei luoghi comuni.
Prigionieri dei pregiudizi reciproci e dei conseguenti errori. I problemi della
Grecia si sarebbero potuti risolvere rapidamente invece sono stati fatti incancrenire. Non si dovevano imporre a Spagna e Italia politiche tanto recessive.
Dobbiamo riuscire a sconfiggere questo pregiudizio. Ma bisogna anche cercare di cambiare lEuropa e la sua percezione presso gli italiani. Se cerco di
spiegare razionalmente quanto sia importante per tutti noi questa Istituzione,
anche chi vota a sinistra fatica a capirrmi perch non riesce a intravedere i
vantaggi, non riesce a misurare i benefici delle scelte, anche molto dolorose,
che sono state imposte. Berlusconi penso sia un problema in via di (lenta)
soluzione anche se come uomo politico ha dimostrato di avere sette vite come
i gatti e la conferma venuta dalle elezioni politiche del 24 febbraio 2013.

133

La Repubblica: 6 aprile 1984. Dopo San Valentino: per Giannelli


Lama prova a fumare con Craxi il calumet della pace sotto gli occhi
di Pierre Carniti, Gianni Agnelli e Giorgio Benvenuto.
Ma il fumo disegna nellaria solo un NO

DAL PRESENTE AL FUTURO

Semmai colpisce la repentinit di certi mutamenti di casacca avvenuti nel


suo campo: tanti tra quelli che lo hanno seguito anche rivestendo ruoli di
primo piano nei suoi governi non hanno perso tempo a saltare sulla zattera
di Monti, a correre in soccorso, come avrebbe detto Flaiano, del presunto
vincitore. E questo la dice lunga su alcune nostre cattive abitudini.
Sono parte della storia patria, basta ricordare il continuismodopo la seconda Guerra Mondiale che garant la sopravvivenza di tanta parte dellalta
burocrazia fascista.
Che ci possa essere lelettore che cambia opinione va pure bene, comprensibile e pu essere anche salutare. Comincio a essere perplesso davanti a dirigenti che facevano parte di quello che potremmo definire il Cerchio
Magico del Capo e a un certo punto scoprono che la verit da unaltra
parte. Un limite di decenza imporrebbe loro di scendere e restare fermi almeno per un giro. Poi io sono convinto che Monti criticando aspramente
Vendola e la Cgil, puntasse ad attrarre un certo consenso. In maniera pi
raffinata ha continuato nel solco di Berlusconi, ha fatto politica agitando
la paura, come faceva il Cavaliere quando definiva Prodi un comunista. La
scelta di spaccare il Paese evidentemente un modo per catalizzare consensi.
Per cambiare lEuropa, lItalia deve, a sua volta, cambiare atteggiamento:
non dobbiamo fare soltanto compiti a casa, come sottolineavi tu, ma
dobbiamo indurre tutti gli altri a fare qualche compito in classe, cio
uno sforzo comune.
LItalia non ha alternative: ha bisogno di unEuropa che sia soggetto politico. E sociale perch senza il soggetto sociale finiamo per soffrire dal
punto di vista della competitivit. La moneta unica stata fatta in maniera
azzardata
Lo ha detto pure Cesare Geronzi nel libro scritto con Massimo Mucchetti,
Confiteor (Feltrinelli): La Banca dItalia additava la necessit di arrivare
preparati, con le riforme di struttura allappuntamento della moneta unica

135

IL LAVORATORE RITROVATO

e ricordava che leuro non sarebbe stato il Paradiso, ma il Purgatorio. I


fatti le danno ragione.
Purtroppo leuro non ha n padri n madri, invece la moneta uno degli
elementi indentitari di uno stato. Sono trascorsi dodici anni da quando labbiamo adottata ma come pu reggersi una simile costruzione se alla sua base
non c un solido Parlamento? Avremmo bisogno di un vero governo invece
abbiamo una Commissione Europea che risponde agli Stati e linfluenza
degli Stati direttamente proporzionale al loro peso politico, pertanto Germania e Francia nelle decisioni finali incidono di pi. Si molto parlato del
prestigio dellItalia prima perduto con Berlusconi e poi riacquistato con
Monti. Ma se hai prestigio devi essere in grado di avanzare e far passare proposte forti, risolutive. Altiero Spinelli e il Manifesto di Ventotene furono una
proposta forte: indicarono una strada, quella della coesione europea, che ha
consentito a questo continente, perennemente in guerra, di costruire le condizioni per una pace duratura; Alcide De Gasperi portava in Europa idee
concrete. In quegli anni lItalia ha svolto un ruolo costruttivo. Ora il nostro
impegno europeista ha caratteri prevalentemente retorici. Abbiamo bisogno
di unUnione che funzioni. Ma lEuropa per prima che chiede di porre fine
a una situazione cos squilibrata, perch avanti in questa maniera non va.
Prendo a prestito ancora una analisi contenuta nello splendido libro di
Ruffolo e Sylos Labini. Si legge: Oggi i mercati finanziari considerano
lEuropa molto pi a rischio degli Stati Uniti. Eppure se mettiamo a confronto il vecchio e il nuovo continente, possiamo osservare che lEuropa
dotata di una forza economica superiore. Nel 2011 i ventisette Paesi europei hanno generato un prodotto interno lordo ed esportazioni pi elevate
di quelle statunitensi (rispettivamente 15.561 e 1.915 miliardi di dollari
contro 13.315 e 1.473 miliardi di dollari) e sono stati gravati da un indebitamento pubblico ben pi basso (il debito in valori assoluti di 12.838 miliardi di dollari per i ventisette Paesi delleuro contro i 15.223 miliardi
degli Stati Uniti). Evidentemente la mancanza di coesione politica tra i
Paesi delleuro si ripercuote negativamente sul piano economico e sulla

136

DAL PRESENTE AL FUTURO

stabilit finanziaria. Condivisibile, mi pare.


La mancanza di una gestione unitaria ci rende pi deboli. Il paradosso dei
numeri evidente. Gli Stati Uniti sono pi forti nonostante abbiano comunque una notevole articolazione delle istituzioni e spese militari enormemente
pi alte di quelle europee. Per possono contare sulla coesione. E poi ci sono
nuove realt economiche come Cina, Brasile, India, che sono diventate o
stanno diventando grandi interlocutori, politici, economici e finanziari (basta
prestare attenzione al maggior proprietario del debito pubblico americano,
cio Pechino). LEuropa non n carne n pesce di fronte a protagonisti innovativi, dinamici e fortemente motivati, appare quasi una non realt. Ma
non pi pensabile che ciascuno dei Paesi che compongono lUnione possa
da solo competere sullo scenario mondiale quando ti ritrovi a fronteggiare
potenze anche demografiche come la Cina.
La travolgente crescita della Cina che pure ha subto un rallentamento a
causa della crisi, ha prodotto un mutamento profondo del quadro internazionale. Il Financial Times ha annunciato, ad esempio, che il 2013
sar lanno del sorpasso cinese ai danni dellEuropa per quanto riguarda
la produzione di automobili: 19,6 milioni di veicoli leggeri contro 18,3.
Una locomotiva inarrestabile.
Esattamente come il Beijing Bullet Train, una tra le immagini pi evidenti
della distanza tra presente e passato, una linea ad alta velocit costruita in
tre anni, con uno sforzo economico notevolissimo (diciotto miliardi di euro);
la distanza tra Pechino e Shanghai, oltre 1.300 chilometri, coperta in poco
meno di cinque ore. La Cina corre come il suo treno ad alta velocit e sino
a quando riusciranno a mantenere il controllo sociale, il processo di modernizzazione sar travolgente. Trentanni fa quando visitai per la prima volta
quel Paese, le condizioni erano ben altre, decisamente pi primitive.
Dal comunismo al capitalismo di Stato.
Il sistema quasi una forma di capitalismo comunista, lapplicazione dei
princpi leninisti dellorganizzazione al servizio del libero mercato. I sindacati

137

IL LAVORATORE RITROVATO

non esistono, le condizioni di lavoro non sono certo quelle dei paesi europei,
lo sfruttamento dellambiente sino ad ora stato senza limiti con conseguenze a tutti note e soprattutto preoccupanti per il futuro del pianeta. Ma
proprio questo mutamento del quadro internazionale, dovrebbe indurre le
organizzazioni dei lavoratori a muoversi in maniera pi coordinata, a dotarsi
di strumenti sovranazionali.
Un vuoto da colmare?
Gli Stati le sedi internazionali le hanno: lOnu, lOrganizzazione Mondiale
del Commercio, lUnione Europea. Una forte organizzazione sovranazionale
dei sindacati o dei partiti a cui i sindacati e i lavoratori tendono a fare riferimento, nella realt non esiste. Un tempo cerano. Pensiamo alle varie Internazionali sindacali. Non ho nostalgia per il passato, ma noi oggi ci
confrontiamo con una finanza che ha una sua internazionale, che ha luoghi
di incontro, di organizzazione delle idee e di condizionamento delle scelte
degli Stati. Noi non abbiamo nulla. Eppure avremmo bisogno di costruire
una posizione comune di fronte a problemi che nascono dalla trasformazione
della societ, davanti a quello che con una parola chiamiamo progresso. Lassenza di un coordinamento delle politiche sindacali la vivo con grande sofferenza. Eppure nel passato lavorando insieme, superando i confini, abbiamo
condotto battaglie e ottenuto risultati, penso allazione che abbiamo sviluppato dopo il golpe di Pinochet in Cile o alle iniziative intraprese nei confronti
della guerra nel Vietnam, Quando lEuropa ha cominciato a prendere forma,
Uil, Cgil e Cisl sono state tra i soci fondatori della Confederazione Sindacale Europea (era il 1973) nonostante la Cgil aderisse ancora alla Federazione
Sindacale Mondiale. Ora queste organizzazioni sovranazionali sono chiuse
in se stesse e non riescono a incidere nella realt.
Lappello di Carl Marx e Friedrich Engels stato raccolto e tradotto dal
mondo della finanza: Speculatori di tutto il mondo unitevi.
Sicuramente loro si muovono nel mondo globalizzato con grande disinvoltura.
Ecco perch dico che il livello internazionale non pu essere abbandonato. Ri-

138

DAL PRESENTE AL FUTURO

peto, la nostalgia non produce nulla. Lo slogan dellusato sicuro per quanto
riguarda le vicende umane di cui stiamo parlando va modificato: il sindacato
di ventanni fa sarebbe un usato insicuro. Ma non si possono chiudere gli occhi
di fronte al fatto che dai lavoratori di tutto il mondo unitevi si passati ai
lavoratori di tutto il mondo disunitevi. La globalizzazione ha prodotto leffetto di mettere i lavoratori di un paese contro quelli di un altro paese e i sindacati vanno in ordine sparso. Basta riflettere solo per un attimo sulla vicenda
Fiat: i sindacati italiani, americani, serbi, brasiliani, polacchi non hanno alcun
coordinamento, anzi battono strade diverse. Marchionne parla con Obama
con la Merkel, con Hollande, mentre negli anni passati con Obama ci avremmo
parlato anche noi. Il sindacato italiano fatica addirittura a confrontarsi con
lomologo americano. E daltro canto non riusciamo a condizionare neanche
il governo italiano.
A cosa ti riferisci?
Quando Marchionne ha detto che se avesse dovuto riportare in fabbrica i diciannove operai iscritti alla Cgil che avevano vinto la causa di reintegro avrebbe
dovuto provvedere a metterne in mobilit altrettanti, non una voce si alzata
dallesecutivo presieduto in quel momento da Mario Monti che successivamente
pure andato in visita pastorale a Melfi (dove poi scattata la cassa integrazione)
preoccupandosi di farsi immortalare dalle telecamere e dai fotografi accanto allamministratore delegato della Fiat.
N parte, n super-partes, decisamente controparte...
Immagino quello che avrebbero fatto Brodolini e Donat Cattin e senza andar
molto indietro nel tempo, penso a quello che avrebbe fatto Rino Formica che
nel 1989 sped in tutti gli stabilimenti della Fiat gli ispettori del lavoro e convoc
a Roma Giovanni Agnelli e Cesare Romiti per chiedere conto delle accuse di
attivit antisindacale e comportamenti intimidatori, sui problemi della salute.
In qualit di testimone and a deporre a Torino davanti al pretore Guariniello
che sul caso aveva aperto una inchiesta. I celebrati tecnici, invece, hanno preferito una linea ispirata a quella di un pioniere del liberismo, Vincent de Gournay:

139

IL LAVORATORE RITROVATO

Laissez faire, laissez passer. E, infatti, Monti ha lasciato passare qualche giorno
e si presentato a Melfi come se nulla fosse accaduto, per il vernissage della
sua campagna elettorale. I tempi cambiano.
Parlavi prima del modello contrattuale: sei convinto che il centro di gravit
vada spostato, dalla sede nazionale alla periferia?
S. Il centro di gravit deve privilegiare il posto di lavoro. A livello nazionale
si possono definire le condizioni salariali minime, le garanzie generali, ma
poi inevitabile che flessibilit, straordinari, turni di lavoro, regole contro
lassenteismo debbano essere messe a punto laddove si svolge lattivit, che
pu essere la fabbrica, lufficio, lazienda privata o quella pubblica.
Eppure voi siete stati i campioni del contratto nazionale.
I tempi sono cambiati. Allora era pi facile fissare delle linee generali valide
per tutti e, comunque, anche noi avevamo introdotto delle varianti per le
piccole e medie aziende. Le fabbriche avevano dimensioni decisamente
grandi e la contrattazione nazionale veniva arricchita con quella integrativa.
Ora il tessuto industriale italiano composto prevalentemente da aziende
di piccole dimensioni, ci sono i Distretti in cui si concentrano determinate
produzioni. Nel 69 era pi facile fissare degli orari che valessero un po
ovunque, fatte salve le fabbriche a ciclo continuo e integrato Eppure
quando pi tardi provammo a inserire la novit del sei per sei, sei giorni
lavorativi di sei ore, sabato compreso, non riuscimmo a gestirla. Ma ora la
gran parte dei benefici legata alla produttivit e alla flessibilit e queste
cose le puoi governare in azienda o sul territorio. Bisogna superare certe
rigidit dapproccio.
Con quale obiettivo?
Dobbiamo lavorare per mantenere lunit di classe, di una classe che ha cambiato fisionomia e probabilmente si ampliata, ma questa unit non la consolidi nella lotta perch la frammentazione del mondo del lavoro impedisce
lindividuazione di obiettivi totalmente comuni: ci che va bene a un operaio

140

DAL PRESENTE AL FUTURO

che lavora in una fabbrica a Torino pu non andare bene a uno che lavora
in una fabbrica a Taranto, ci che va bene a un lavoratore inserito in una realt aziendale economicamente florida pu non andare bene a un lavoratore
che deve, invece, provare a salvare il posto perch lazienda in crisi. Durante
lAutunno Caldo la situazione era diversa. Tutte le fabbriche godevano ancora del vento favorevole del Miracolo Economico, erano pi o meno tutte
in espansione. Alla fine avevamo quasi tre livelli di contrattazione: il contratto nazionale, la scala mobile e la contrattazione integrativa. Poi accaduto
che il sindacato sia stato scavalcato nel momento in cui la realt ha cominciato ad articolarsi: laddove cera produttivit o laddove non cera produttivit, i lavoratori hanno risolto i problemi da soli, mantenendo il confronto
tra le quattro mura dellazienda. Il contratto dei metalmeccanici nel 69 rappresent una svolta epocale. Ora non riesci pi ad avere qualcosa di simile
tanto vero che gli ultimi contratti di categoria sono stati firmati senza lasciare strascichi storici.
Basta questo decentramento?
No. Ci sono alcuni temi su cui lo sforzo pu essere comune, lavoratori e datori di lavoro, e linterlocutore un terzo soggetto. Oggi si fa un gran parlare
di alleggerimenti fiscali sugli aumenti legati alla produttivit. Benissimo, ma
il fisco non lo disciplina n il sindacato n il datore di lavoro. Lo decide il
Governo. un obiettivo, quello di una riforma fiscale che finalmente cominci a premiare la produzione e non la rendita, su cui lavoratori e datori di
lavoro possono marciare insieme per convincere il governo a cambiare politiche. Poi interlocutori terzi si possono individuare a livello locale. Penso
a un atteggiamento comune nei confronti dei sindaci e dei governatori regionali per risolvere quei problemi che condizionano negativamente lattivit
produttiva in una determinata area. La realt che oggi non si pu risolvere
tutto con il contratto nazionale.
Una diversificazione di ruoli e di aree di intervento: il contratto nazionale
come una sorta di Costituzione che fissa principi alti, il contratto aziendale

141

IL LAVORATORE RITROVATO

che d attuazione a quei princpi facendo i conti con le necessit specifiche.


Pi o meno. Il fatto che la crisi e la trasformazione del tessuto produttivo
hanno precluso un livello di contrattazione, quello integrativo. Ora devi puntare a realizzare una vera e propria contrattazione sostitutiva. Prima avevamo
tre livelli, ora i livelli si sono ridotti; ecco perch bisogna dare maggiore forza
a quelli aziendali. Alcuni obiettano che il rischio quello di promuovere sindacati gialli, che lavorano pi per i datori di lavoro che per i lavoratori. Non
mi farei bloccare da questo timore. Un tempo, se un sindacato collaborava
con limpresa diventava giallo, ma ora se quel sindacato si siede al tavolo e
contratta comunque acquista un ruolo attivo, da protagonista.
Lo storico inglese, Donald Sassoon, nel libro Cento anni di socialismo
(Editori Riuniti) nellanalizzare la crisi del socialismo evoluzionistico,
quello che abbiamo conosciuto nei paesi occidentali basato su tre gambe,
forte sindacato, welfare state e settore pubblico in espansione, indica alcuni
dati che possono spiegare in qualche misura la parabola delle organizzazioni
sindacali. Il dato riguarda i lavoratori impiegati in Italia nel manifatturiero:
nel 60-61 rappresentavano il 26,6 per cento della popolazione attiva, nel
70-71 (il periodo dellAutunno Caldo) il 31,1 per cento, nell80-81 il 22,3
per cento, nel 92-93, gli anni del nascente berlusconismo, il 19,8 per
cento. Pensi che la crisi del sindacato possa essere attribuita a questa linea
prima ascendente e poi discendente?
No, io penso che il sindacato sia in crisi perch non rinnova i suoi strumenti.
Quando nella dialettica tra le parti prevale il no il sindacato resta unito,
quando prevale il s, il sindacato si divide. Eppure il movimento italiano
quello che in Europa pu contare sul maggior numero di iscritti. Grande forza
numerica a cui fa da contrappunto la debolezza politica e questa debolezza
pu essere superata solo con lunit. Bisogna dire dei no, bisogna dire dei s
e bisogna avanzare proposte. E la stessa logica vale a livello europeo e mondiale
dove le organizzazioni dei lavoratori restano unite quando si tratta di fare delle
valutazioni generiche, smarriscono la compattezza, invece, quando si passa
alle cose da chiedere o da fare. Lo sciopero europeo del novembre 2012 ha

142

Gennaio 1983, Vincenzo Scotti realizza con Giorgio Benvenuto, Luciano Lama,
Pierre Carniti e Vittorio Merloni un accordo sulla politica dei redditi che
La Discussione vede come un grande esercizio di equilibrio

IL LAVORATORE RITROVATO

evidenziato tali limiti. Ognuno ha partecipato nel modo che riteneva pi opportuno, alcuni hanno scioperato, altri no. Non certo questa la strada per
essere un vero interlocutore politico.
Insomma, domina limmobilismo.
Appunto. Nel passato il sindacato, nei numeri, forse era anche pi debole
ma riusciva a incidere, contava. Ora conta in Germania, conta in America
dove Obama per essere rieletto si appoggiato enormemente ai sindacati
dellautomobile essendo intervenuto con grande determinazione per salvare quel settore produttivo, per salvare Detroit. Ora dir una cosa un po
forte, provocatoria, ma si tratta di una metafora che d lidea della situazione. Il sindacato rischia di diventare come lAci: diciotto milioni di iscritti
e una attivit silenziosa rispetto ai problemi veri dellautomobilista, gli aumenti continui della benzina, delle tariffe autostradali, delle assicurazioni;
produce statistiche, belle pubblicazioni ma dalle questioni che lassociato
vive sulla propria pelle e sul proprio portafoglio assente. Tutto questo
non regge. Io penso che la crisi sia drammatica e abbia aumentato la domanda di socialismo. Ma in un mondo complesso anche domande che sembrano semplici sono articolate. Un tempo al sindacato si chiedeva pane e
lavoro, ora le richieste sono pi sofisticate: welfare di qualit, valorizzazione
della professionalit, rispetto della persona.
Vedi una evoluzione politico-culturale in atto?
Stiamo smaltendo la sbornia liberista promossa dalla Thatcher e da Reagan,
la deregulation ha dimostrato che senza regole il mondo non funziona. Il
socialismo che sembrava finito , invece, vivo e vitale in Europa. La conferma viene dalle elezioni francesi, dalla rielezione di Obama che pure
espressione di unaltra storia politica ma figlio di quella famiglia liberal
di cui parlava Krugman con un capostipite come Roosevelt che, peraltro,
ai suoi tempi dagli americani agiati, dai privilegiati della Gilded Age, veniva
visto come un pericoloso socialista, un irrecuperabile statalista tanto vero
che lui in un famoso discorso del 1936 rispose alle critiche in maniera

144

DAL PRESENTE AL FUTURO

molto semplice: Lunico Stato che va bene ai liberisti lo Stato che non
fa nulla. I partiti socialisti europei hanno attraversato momenti di crisi
ma davanti a queste crisi i gruppi dirigenti si sono messi in discussione. E
questo discorso vale ancora di pi in Italia dove non abbiamo un partito
che si richiami direttamente al socialismo, un partito che lavori per riportare leconomia al servizio delluomo. Socialisti tedeschi e francesi non si
pongono lobiettivo di andare al governo, si pongono lobiettivo di governare. Poi in un partito puoi avere posizioni pi chiassose, pi agitatrici.
Dovremmo imboccare quella direzione.
Invece?
Invece in Italia abbiamo pensato bene di risolvere il problema della fine della
Dc con questa fusione fredda che ha portato alla nascita del Pd, un partito
prudentissimo sui diritti civili, che misura le virgole quando deve affrontare
tematiche di carattere sociale. Per i fatti dimostrano che in Italia sempre
forte il desiderio di ricostruire un partito popolare che faccia riferimento o
a quello europeo o alla storia migliore della vecchia Dc. Ma altrettanto forte
il bisogno di creare una forza politica che si richiami alle grandi socialdemocrazie europee. La domanda di socialismo va intercettata. E lo stesso discorso
vale per il sindacato. Tanti anni fa le Confederazioni dovevano combattere
per conquistare spazi; ora gli spazi ci sono e ci sono tutte le condizioni perch
le organizzazioni sindacali siano uno strumento della governabilit del Paese.
Ma devono essere protagoniste in un discorso di progresso civile dellItalia,
di trasformazione di un mercato che torni a rispettare la dignit della persona. La base di partenza del sindacato buona: ha una grande autonomia
finanziaria, pu fare da solo, pu non dipendere da nessuno; nel gestire i
servizi ha dato dimostrazione di grande efficienza, ha confermato di poter
maneggiare materie ostiche come il fisco. Ma queste condizioni di partenza
buone devono indurlo a investire, ad esempio sulla formazione.
In quale maniera?
Le scuole del sindacato, un tempo, erano straordinarie. La Confindustria

145

IL LAVORATORE RITROVATO

ha una sua universit, perch mai i sindacati non devono avere un universit del lavoro? Bisogna investire sulla comunicazione. Con quello che spendono Uil, Cgil e Cisl per pubblicazioni settimanali che non riescono pi a
incidere penso che si potrebbero fare grandi cose utilizzando il vasto armamentario dei new media e degli audiovisivi. Il sindacato non deve solo avanzare proposte ed elaborare idee ma deve anche promuovere confronti e
dibattiti. La Confindustria ci riesce organizzando grandi workshop, convegni, seminari. Una volta anche noi ne eravamo capaci. urgente tornare a
investire sulla ricerca e sulla documentazione. Per essere ascoltati non basta
pi la battuta in tv o il comizio. Dire: contro la crisi faccio lo sciopero generale equivale ad assumere lo stesso atteggiamento di coloro che nei tempi
delle pestilenze organizzavano processioni. giusto fare grandi manifestazioni ma non su obiettivi generici o su denunce che cadono nel vuoto perch non hai soluzioni per risolvere i problemi. Il sindacato deve fare
proposte: a fronte della freddezza del tecnicismo, del semplicismo liquidatorio del populismo e del pressappochismo della politica, ha spazi enormi.
In questi ultimi anni abbiamo dilapidato risorse eccezionali, penso alle privatizzazioni che hanno prodotto scarsi benefici e avuto lunico effetto di
sostituire ai vecchi, nuovi monopoli. Le Partecipazioni Statali sono state
smobilitate a furor di popolo. Abbiamo smantellato anche aziende che funzionavano. Per anni abbiamo parlato delle Cattedrali nel deserto: ora le
cattedrali non ci sono pi, rimasto solo il deserto.
C un dato reso pubblico dallIstat che illumina la nostra condizione di
arretratezza. A fronte di una spesa media europea per la ricerca del 2,01
per cento del Pil, lItalia spende l1,26 per cento, contro il tre per cento di
Germania e Austria e, soprattutto, loltre tre per cento di Finlandia, Svezia
e Danimarca che, non a caso, alla crisi hanno retto meglio. Il dato costante da anni e la cosa pi curiosa che in quella percentuale gi bassa la
quota dei privati, delle aziende minoritaria. Cesare Romiti ha affermato
nel suo libro La storia segreta del capitalismo italiano (Longanesi): Linnovazione la cosa pi rischiosa e meno divertente che ci possa essere. Oggi

146

DAL PRESENTE AL FUTURO

uno si accontenta di produrre una vite perch un oggetto concreto, invece


linnovazione richiede molta e faticosa applicazione prima di dare i suoi
frutti, se li d. E poi si preferito praticare la finanza per cercare guadagni
pi rapidi e consistenti. Anche se alla fin fine, ha provocato disastri immani. Non pensi che sia su questi fronti che si misura la nostra distanza
con il resto dellEuropa?
Sulla ricerca la linea dei governi stata a dir poco confusa. Non puoi finanziare la ricerca anno per anno, perch ci sono sperimentazioni che richiedono
quattro, cinque anni per fornire dei risultati. La politica italiana veramente
vecchia. Poi c un discorso da fare sul sistema del credito che non viene incentivato a investire sulla ricerca e sulla cultura: non ci sono forme di detassazione per chi sceglie di impiegare dei quattrini su queste materie.
Bisognerebbe agevolare chi fa investimenti con adeguate politiche premianti.
Invece penso al modo in cui vengono sprecati i soldi delle banche e delle
Fondazioni
Come?
Per ricercare il consenso, tra i partiti e sul territorio. Abbiamo fatto la riforma
delle Fondazioni, ci sarebbe pure la norma ma rimasta lettera morta. No,
noi non riusciamo a essere come gli Stati Uniti dove chi investe in ricerca
viene premiato con delle agevolazioni. Anzi. Il centro tumori di Padova
stato obbligato a pagare lImu, di converso la stessa imposta non riusciamo
a farla pagare alla Chiesa sugli edifici che vengono utilizzati per attivit commerciali e non sono riservati al culto. Siamo schizofrenici perch non solo
non garantiamo agevolazioni ma chi fa ricerca viene tassato anche di pi. E
cos i giovani vanno via perch non hanno stimoli, certezze e non sono sicuri
di essere apprezzati per quel che valgono.
Sempre Cesare Romiti racconta: In Aspen (Aspen Institute, n.d.a.) dirigo
un gruppo di associati speciali che si chiama: Talenti Italiani allEstero. Al
momento sono circa centosettanta persone, quando fai la domanda: Vorresti tornare a lavorare in Italia? rispondono quasi sempre s. Ma aggiun-

147

IL LAVORATORE RITROVATO

gono: Non pi nelle condizioni italiane: siamo ormai abituati a essere valutati solo sul merito, e se lasciamo un posto ne possiamo trovare un altro
solo mettendo in evidenza quel che sappiamo fare. Non siamo abituati alle
segnalazioni o peggio. Alla fine del 2012 scomparsa una scienziata straordinaria, Rita Levi Montalcini: la comunit ebraica romana le ha intitolato
lospedale israelitico. Una decisione meritoria ma forse la maniera migliore
per celebrarne la grandezza sarebbe quello di difendere i talenti italiani,
creando le condizioni per non farli andare via. Oppure stanziando a favore
del suo centro di ricerca lEbri (European Brain Research Insitute) i fondi
necessari per vivere dignitosamente cio tre milioni allanno, e non solo
quelli per sopravvivere indecorosamente, cio ottocentomila euro.
Rita Levi Montalcini aveva un rapporto speciale con la Uil. Quando io ero
segretario della Confederazione e Silvano Miniati guidava la federazione dei
pensionati, lei veniva ai congressi. I nostri iscritti rimanevano affascinati.
Spiegava che un cervello tenuto in allenamento rallenta il tempo, attutisce
let che avanza, ostacola linvecchiamento. S la maniera migliore sarebbe
proprio quella. Invece i dati dellIsmu (Iniziative e Studi sulla Multietnicit,
n.d.a.) spiegano che nel 2011 il saldo tra italiani che sono partiti e stranieri
che sono arrivati stato positivo per i nostri connazionali: cinquantamila
contro ventisettemila. E la nostra una emigrazione fortemente scolarizzata,
laureati che vanno alla ricerca di occasioni armati di master, lingue straniere
e curricula.
Vorrei aprire una parentesi visto che prima ho citato Cesare Romiti e
lAspen Insitute che si definisce una organizzazione finalizzata a incoraggiare le leadership illuminate, le idee e i valori senza tempo. La sezione
italiana presieduta da Giulio Tremonti. Sar che questa concezione aristocratica della selezione (chi decide quali sono le leadership illuminate, i
valori e le idee senza tempo?) sollecita attacchi di orticaria, ma forse venuto il momento di mettere un po dordine nelle parole come dicevi qualche pagina fa proprio tu. Una tragica confusione stata fatta tra liberale e
liberista. Le due cose non sono propriamente sinonimiche. John Maynard

148

DAL PRESENTE AL FUTURO

Keynes tornava da un viaggio nellUnione Sovietica e in un breve saggio


proclamava orgogliosamente la sua adesione alla cultura liberale. Ma evidente che John Maynard Keynes non ha molto a che spartire con Friedrick
Von Hayek. Paul Krugman ha vinto il Nobel al pari di Milton Friedman
ma con la scuola di Chicago non ha rapporti di parentela. David Ricardo
e Alfred Marshall, maestro a Cambridge di John Maynard Keynes, si ponevano il problema delleccesso di diseguaglianze del capitalismo e delle
crisi che ne potevano derivare al contrario di Joseph Schumpeter che teorizzava la distruzione creativa. la confusione che ci ha indotti a immaginare personaggi, ad esempio, come Monti in maniera diversa da quel che
realmente sono?
Monti un liberista non ci sono dubbi. Lo sempre stato. E bisogna dire,
con coerenza. In Europa amato proprio per questo, perch sempre rimasto
fedele alle sue impostazioni. Ricordo ancora alcuni suoi articoli apparsi allepoca del nostro negoziato nel 1983 con il ministro del lavoro, Vincenzo
Scotti. Cos come ricordo anche le sue feroci critiche per laccordo di San
Valentino: lui era fermamente contrario.
Eppure al momento della sua nomina a capo del governo stato visto come
un nuovo Carlo Azeglio Ciampi
No, personaggi completamente diversi. Ciampi figlio di una grande generazione antifascista, una generazione che ha svolto ruoli importanti negli uffici studi delle banche durante la lunga notte del fascismo, penso a Ugo La
Malfa, a Leo Valiani, a Raffaele Mattioli, antifascisti impastati con il lievito
del Partito dAzione, un partito che aveva una idea profondamente etica della
politica. Quando si parla di concertazione, bisogna immediatamente dire
che lunico che lha realmente realizzata stato Ciampi. E non si trattava n
di una scelta consociativa, n di una soluzione immobilistica. I tentativi precedenti si erano infatti fermati a met. Lunica cosa che i due hanno avuto
in comune sono stati i parlamenti delegittimati con cui hanno avuto a che
fare. Ma Ciampi ebbe una grande intuizione: con il sistema dei partiti in profonda crisi, lui doveva in qualche maniera supplire a questa debolezza appog-

149

IL LAVORATORE RITROVATO

giandosi alle parti sociali e fece quellaccordo che indicava obiettivi, tempi
per raggiungerli e sedi per controllarne il raggiungimento. Quellintesa non
ha sviluppato tutte le potenzialit, ed erano enormi, perch nel 94 arrivato
Berlusconi e poi quando Berlusconi stato sostituito da Prodi la coalizione
di centro-sinistra che lo reggeva stata obbligata a fare i conti con la sua ala
radicale venendo paralizzata sulla questione delle 35 ore, una riduzione
dellorario di lavoro che nemmeno in Francia che fece da apripista sotto la
spinta di Martine Aubry, ha avuto un gran successo. Oggi molti sono portati
a sostenere che i nostri problemi nascono dal non esserci dotati di una legge
sul conflitto di interessi e dal non aver realizzato la riforma della seconda
parte della Costituzione. Ma non vero: i nostri problemi sono il frutto dellattuazione parziale della concertazione avviata da Ciampi. Poi, con il ritorno
di Berlusconi al governo nel 2001 arrivato il Patto per lItalia che non ha
prodotto risultati perch mancata, quando non stata contraddetta, la sua
attuazione.
Pensi che se la concertazione di Ciampi avesse pienamente dispiegato i suoi benefici effetti, allappuntamento con la crisi lItalia si sarebbe presentata in condizioni migliori?
Come si suol dire, la storia non si fa con i se e con i ma. Una cosa per
certa: peggio di come andata non poteva proprio andare. Il progetto di
Ciampi aveva una sua organicit. Sono convinto che avremmo fatto una riforma seria, equa e meno dolorosa delle pensioni, avremmo trasformato in
maniera pi logica il mercato del lavoro, avremmo aggiornato intelligentemente la contrattazione. Davanti a noi avevamo una strada tracciata. Invece
siamo andati fuori strada ma... senza la Jeep che costruisce Marchionne.
Forse alla base di tutto c la formazione culturale di Carlo Azeglio Ciampi:
in un Paese di individualisti che pensano al particolare, Ciampi in tutti i
ruoli che ha ricoperto ha rappresentato la figura pi nobile del civil servant.
Guarda, la valutazione molto semplice: stato un grande Presidente del
Consiglio, un bravo ministro delleconomia e un ottimo Presidente della Re-

150

DAL PRESENTE AL FUTURO

pubblica. Aveva un rispetto straordinario del movimento sindacale, lo considerava per quel che realmente era, un soggetto riformista, non lo confondeva con gli agitatori di professione. qui la differenza con Monti, il
prototipo di tecnico di questi tempi confusi e stravaganti. Ecco, al contrario
di Ciampi, Monti nei confronti del sindacato ha avuto un atteggiamento preconcetto, carico di pregiudizi.
Eppure molti a sinistra lo hanno accolto come una sorta di nuovo messia.
Capita, alla sinistra, di incorrere in errori di valutazione e sulla base di questi
errori concedere vaste aperture di credito. avvenuto con Paolo Fresco che
aveva il solo compito di portare la Famiglia Agnelli fuori dallauto, con Sergio
Marchionne che vedevano con il maglioncino bl e tra gli operai in mensa
e lo immaginavano come un esempio di manager democratico, infine con
Monti che non si mai nascosto, non ha mai fatto mistero degli interessi di
riferimento, ha sempre avuto una sua coerenza intellettuale e pratica. Marchionne un manager sovranazionale, lui vive nel mondo, non ha radicamenti, fedele solo ai suoi interessi, non ha una visione romantica delle
cose. Monti ha illustrato in tutte le salse il suo orizzonte ideologico. In molti
si sono stupiti del consenso che la Chiesa gli ha tributato. Ma non casuale
che una tra le pi belle e concrete interviste da Presidente del Consiglio,
Monti labbia rilasciata allOsservatore Romano. La Chiesa sceglie i suoi
alleati in base alle opportunit, essendo la sua bussola il realismo. Inevitabilmente ha punt su Monti come interlocutore.
Le difficolt in cui oggi si imbattono le organizzazioni sindacali italiane non
diminuiscono in nulla limportanza dei mutamenti intervenuti entro di esse:
i progressi della democrazia interna, il decentramento delle decisioni, lautogestione delle lotte, la volont di modificare le condizioni di lavoro e di
stabilire un controllo sulla gestione delle imprese, la ricerca di una maggiore
eguaglianza tra i salariati E lavanzata italiana ha influenzato numerosi sindacalisti in ogni parte del mondo e, in primo luogo, il sindacalismo francese. Il riconoscimento risale a trentatr anni fa. Luomo che sviluppava

151

IL LAVORATORE RITROVATO

queste analisi in un libro intitolato Sette sindacati per sette paesi (Laterza)
Gilles Martinet, giornalista e dirigente del Psf allepoca di Franois Mitterrand. Il bisogno di trasformazione e di modernizzazione (ma non nel senso
liberista) un elemento caratterizzante dellazione del sindacato e il suo riferimento al socialismo finisce quasi per essere un inevitabile corollario.
La storia del sindacato italiano ha attraversato varie fasi. Prima siamo stati
divisi o eravamo semplice cinghia di trasmissione. LAutunno Caldo ci ha
fatto superare questa condizione innalzando il nostro livello di autonomia
come sottolineava Martinet. Poi arrivata la crisi petrolifera e il terrorismo.
Ciononostante siamo riusciti a conservare un forte autonomia. Poi a partire
dalla met degli anni Ottanta le situazioni sono cambiate. Certo, per la questione della scala mobile. Ma non solo.
Cosa intendi dire?
Lungi da me lintento di esprimere giudizi sulle persone. Le personalit sono
figlie delle fasi storiche e di determinate fasi storiche certe personalit sono
quasi la diretta conseguenza. Per, al di l della scala mobile e delle divisioni
che ne seguirono, penso che gli addii alla segreteria della Cisl di Pierre Carniti
nel 1985 e di Luciano Lama a quella della Cgil nel 1986 abbiano accresciuto
le difficolt. La crisi che si apr sulla scala mobile provoc nel sindacato
unonda lunga che port anche al ricambio dei gruppi dirigenti. Oggi la
divisione che indebolisce il sindacato. E lultimo colpo alla coesione stato
inflitto dal bipolarismo.
Sotto alcuni aspetti una stranezza: il bipolarismo una forma di confronto
politico estremamente semplificata, il sindacato in questa semplificazione
si sarebbe potuto riappropriare di uno spazio di manovra, avrebbe potuto
pensare a fare solo ed esclusivamente il sindacato visto che i partiti di riferimento erano esplosi o implosi. Insomma, avrebbe potuto gestire la sua
partita sul terreno di gioco pi congeniale. O no?
No, perch il bipolarismo italiano ha una particolarit: unarea di centro che
ha impedito a questa sistema di trovare nella realt la sua forma pi classica,

152

il 1984 e dopo San Valentino il dissidio tra Cgil e Cisl diventa


insanabile: Luciano Lama e Pierre Carniti sono i duellanti
con Giorgio Benvenuto in versione notarile
(la Uil aveva una posizione pi dialogante)

IL LAVORATORE RITROVATO

definita. Unarea di centro che presente nel sindacato. E, daltro canto, Sergio DAntoni quando ha lasciato la segreteria della Cisl ha fondato un partito
che andato a collocarsi in quellarea; alle vicende politiche oggi partecipa
Raffaele Bonanni con locchio rivolto sempre in quella direzione. Il nostro
un bipolarismo zoppo. Quello vero postula di stare o di qua o di l; in Italia
si un po di qua e un po di l, si , insomma, dappertutto. Il sindacato in
queste condizioni non riesce a incidere sulle dinamiche politiche e un sindacalista conquista un ruolo in quellambito solo quando lascia la Confederazione e viene eletto in Parlamento. Le organizzazioni dei lavoratori, peraltro,
hanno perso anche un altro ruolo: nella Prima Repubblica erano pure macchine elettorali, oggi non pi.
Anche perch, come ha spiegato Donald Sassoon, il voto dei lavoratori nei
confronti dei partiti di sinistra molto pi volatile del consenso delle classi
agiate nei confronti dei partiti conservatori o di destra. Qui, per, vorrei
tornare alla tua affermazione in base alla quale la domanda di socialismo
in questo momento in aumento. In realt, in un passato piuttosto recente, il socialismo era considerato un reperto archeologico. Alain Touraine nel 1989 proclamava senza troppi arzigogoli: Le socialisme est
mort. Ralph Dahrendorf non gli era da meno, sempre nel medesimo
anno: Occorre dichiarare senza possibilit di equivoci che il socialismo
morto e che nessuna delle sue varianti pu essere riportata in vita per un
mondo che va risvegliandosi dal doppio incubo dello statalismo e del breznevismo. Ma la dichiarazione pi sorprendente stata quella di Sir Anthony Giddens, in pratica lideologo di Tony Blair, risale al 94: Forse
lidea di seppellire il socialismo diventata realt.
Sono convinto che queste dichiarazioni di morte derivino dalla confusione
che in quegli anni veniva fatta tra socialismo e comunismo. C stata, in
quella fase in cui tante certezze sono crollate, la tendenza di molti che provenivano dallesperienza del Pci a cancellare di colpo tutto. Achille Occhetto,
ad esempio, pensava che si dovessero archiviare tanto il comunismo quanto
il socialismo. Ma avevano torto perch il socialismo ha saputo fare i conti

154

DAL PRESENTE AL FUTURO

con una realt in pieno cambiamento, si confrontato in maniera conflittuale con il liberismo. Anzi, il liberismo entrato in qualche misura in crisi
dopo la caduta del comunismo. Reagan e la Thatcher si sono politicamente
affermati proprio come contraltari del comunismo, hanno contribuito a farlo
cadere anche se il colpo decisivo arrivato dal Papa, Giovanni Paolo II, e
dagli integralismi religiosi che in quegli anni stavano sorgendo. Era il periodo
della rivoluzione degli Ayatollah guidata da Khomeyni. significativo che i
paesi africani che sino al crollo di Mosca avevano fatto riferimento al blocco
comunista, dopo si siano avvicinati allIslam. Quando cominciarono i fatti
di Danzica, io ero in Cina. Raccontai ai cinesi che nel 1980, con Lama e Macario, avevo avuto un incontro con i dirigenti sindacali sovietici. Raccontai
che mi avevano chiesto con una certa curiosit del papa polacco. Erano colpiti da questo fatto. Ed erano colpiti da Khomeini. Avevano capito che a
quel punto non dovevano pi far fronte al capitalismo ma a qualcosa che
dal loro punto di vista aveva i caratteri dellirrazionalit.
Conclusione?
il comunismo che muore e che induce Touraine, Dahrendorf e Giddens a
pronunciare quelle frasi. Quegli anni andrebbero riletti con una certa attenzione. Le posizioni di Wojtyla erano estremamente conservatrici sul versante
della dottrina ma dal punto di vista economico erano decisamente critiche
anche nei confronti della Thatcher e dopo la caduta del comunismo Giovanni Paolo II ha alzato sempre di pi i toni della sua polemica contro il capitalismo. Cos facendo diventato anche uno stimolo per i socialisti, li ha
aiutati, inconsapevolmente, a superare quella fase di crisi, a organizzare nuove
idee in grado di impedire la confusione tra socialismo riformista e comunismo reale. Non si capirebbe altrimenti perch dopo siano nati i governi di
Blair e Schroeder. Questo potente ritorno dei valori religiosi, le polemiche
contro il capitalismo, la spinta dei nazionalismi, processi favoriti dallatteggiamento della Chiesa e dei monoteismi, hanno indotto i socialisti a riflettere
sui problemi delle persone, sulla dignit umana. Dato per morto, il socialismo tornato di nuovo protagonista svecchiandosi; non ha rinnegato il suo

155

IL LAVORATORE RITROVATO

passato ma ha ritrovato la forza per costruire il futuro.


E in Italia cosa accaduto?
Abbiamo avuto le crisi del Pci e del Psi.
Ma non riuscita a nascere una forza politica di sinistra, dichiaratamente
e unitariamente di ispirazione socialista.
No, non riuscita a nascere. Fece un tentativo DAlema, nel 1998, con
gli stati generali della sinistra ma non giunse a buon fine. Purtroppo
hanno resistito i vecchi partiti, i vecchi dirigenti e non si riusciti a fare
quel che si fatto in Francia, in Spagna, in Germania.
Che idea ti sei fatto del Labour Party di Ed Miliband, un leader con idee
piuttosto diverse rispetto a quelle di Tony Blair, che per alcuni versi sembra
intenzionato a recuperare quella tradizione che Blair aveva quasi totalmente abbandonato?
Il Labour Party un crogiolo di culture e di posizioni ma non si spacca
mai, resta sempre unito. Pu subire delle trasformazioni, pu evolversi o
anche produrre delle involuzioni per resta sempre l, non esce nessuno
da quella casa. E la stessa cosa accade nel partito socialista francese rifondato a Epinay sur Seine. Una regola che vale pure per i socialisti spagnoli.
La realt che laddove il partito socialista egemone, le scissioni riguardano gli altri non i socialisti. In Italia siamo vittime di una maledizione: i
socialisti sembrano aver contagiato anche quello che resta dei comunisti.
Quel che avvenuto in Francia, nei paesi del Nord dellEuropa, quello che
accadr in Germania e che dovrebbe accadere pure in Inghilterra, ci dice
che la sbornia per il liberismo che ha creato con labbattimento di tutte le
regole lattuale disastro, si sta esaurendo. Ecco perch dico che il sindacato
ha una grande opportunit: diventare un interlocutore.
A quali condizioni?
Se recupera lunit pu fare fino in fondo una riflessione: nella storia del
156

Levoluzione occupazionale in una vignetta di Giannelli del 2011:


nel quadro in alto Carniti, Lama e Benvenuto;
in quello in basso Bonanni, Epifani e Angeletti

IL LAVORATORE RITROVATO

movimento sindacale nel suo complesso ci sono stati momenti di cambiamento, dalla svolta di Di Vittorio, dal Piano del Lavoro, allAutunno
Caldo, al sindacato dei consigli, ora siamo in una fase di stimolante trasformazione. Va colta perch si tratta di una grande opportunit. miope
affermare che il sindacato finito. Le organizzazioni dei lavoratori hanno
avuto e hanno ancora un ruolo in questo Paese. Importante. Un piccolo
ricordo: quando nacque il quotidiano la Repubblica lintestazione delle
pagine economiche era: Economia e Sindacato. Poi hanno cancellato una
parola: Sindacato. Penso che dovranno rimetterla. Non sono malinconico,
anzi sono estremamente ottimista ma bisogna cogliere le opportunit.
stato talmente fallimentare il governo delle democrazie occidentali orientato dagli interessi della finanza e sono state cos aberranti le conseguenze,
che qualcosa dovr per forza avvenire.
Restando sempre sul Labour, ti leggo da Modernit Liquida (Laterza)
questa riflessione di Zygmunt Bauman, vero e proprio ideologo di Ed Miliband: I passeggeri della nave capitalismo pesante erano sicuri (non sempre a ragione) che i membri scelti dellequipaggio cui era stato concesso il
diritto di salire sul ponte di comando avrebbero portato la nave a destinazione I passeggeri dellaereo capitalismo leggero, per contro scoprono
con orrore che la cabina di pilotaggio vuota e che non c verso di estrarre
dalla misteriosa scatola nera con letichetta pilota automatico alcuna informazione su dove stia andando, dove atterreranno, chi sceglier laeroporto e se esistano regole che consentano loro di contribuire a un
atterraggio sicuro. Concordi?
una immagine affascinante, che rispecchia la realt, che illustra perfettamente il passaggio da una societ che con la sua concretezza dava pi sicurezze
a una societ impalpabile, mobile, indistinta e, quindi, con meno punti di
riferimento e pi incertezze, zone dombra. Prima si remava sicuri nella stessa
barca. Poi a un certo punto ci hanno tolto i remi e adesso non sappiamo
dove stiamo andando. Stiamo naufragando.

158

DAL PRESENTE AL FUTURO

un naufragio che drammaticamente coinvolge le generazioni pi giovani.


Perci ti giro linterrogativo retorico che si posta nel suo libro Susanna
Camusso: Un paese pu reggersi sullidea di ridurre progressivamente i
salari e porre come prospettiva soltanto il lavoro povero?
La realt mi sembra pi articolata: non si corre il rischio di dare solo lavoro
povero ma di non dare alcun lavoro. Quando hai un impiego precario, non
lo svolgi aggiungendo un particolare sapere, ti preoccupi di farlo solo nella
migliore maniera possibile tanto sai bene che si tratta di una situazione provvisoria. Il problema vero, anzi il dramma sociale che stiamo vivendo che
lalternativa al lavoro povero non un lavoro ricco ma la pura e semplice disoccupazione. La questione che complica le nostre vite la desertificazione
del Paese, un Paese con un numero crescente di anziani, un Paese in cui in
realt sul lavoro povero non esiste concorrenza perch alla fine lo fanno gli
immigrati, un Paese che non offre occasioni di lavoro. E, daltro canto, le occasioni come puoi crearle se blocchi i concorsi e penalizzi chi ha una occupazione. In quindici anni non siamo stati in grado di cambiare un imposta,
lIrap, che una vera e propria tassa sul lavoro e sulla creazione di lavoro: se
hai cento dipendenti paghi dieci, se ne hai centocinquanta paghi quindici
perch il maggior numero di occupati considerato un segno di ricchezza,
ovviamente da colpire. Situazioni che non fanno altro che diffondere il precariato. Tanto, poi, licenziano pure i precari. La legge Fornero contiene un
tasso elevato di approssimazione. Lunico obiettivo sembrava quello di offrire
allEuropa lo scalpo del sindacato.
Oggi il sindacato ha due emergenze da affrontare: fermare il precariato e,
allo stesso tempo, definire un nuovo modello di welfare che tenga conto
del fatto che non sar pi possibile occupare lo stesso posto di lavoro per
tutta la vita professionale. Come si soddisfano queste due esigenze?
Sono convinto che lunico strumento per affrontare il problema del lavoro
che non sar pi a vita sia la contrattazione. La questione del precariato, invece, deve trovare composizione in un quadro legislativo pi certo, coerente
e, soprattutto, meno confuso: bisogna definire delle agevolazioni a livello fi-

159

IL LAVORATORE RITROVATO

scale e contributivo, bisogna, per via legislativa, valorizzare lapprendistato.


Si parla molto di salario di ingresso io sono pi portato a definirlo periodo
di prova pi ampio. Bisogna soprattutto valorizzare linterlocutore aziendale.
Io non penso che la legge possa risolvere tutto, a un certo punto occorre contrattare: non si pu pensare di liberalizzare le imprese e contemporaneamente
statalizzare il lavoro. Infine la Legge 30 che io non chiamo legge Biagi perch
Marco Biagi aveva una visione pi organica dei problemi. Penso che bisognerebbe farla governare ai sindacati. La legge, daltro canto, crea sempre contenziosi. Al contrario, se valorizzi il momento negoziale da un lato eviti i
conflitti o li risolvi senza strascichi legali e dallaltro eviti limpotenza. In ogni
caso non esiste una soluzione in grado di mettere a posto tutto: la ricetta perfetta non ce lha nessuno. Non puoi immaginare una legge che ti dica che
dopo un certo periodo di tempo tutti i precari dovranno rientrare; non esiste
un provvedimento in grado di regolare rapporti dinamici. Ecco perch dico
che da questa strettoia si esce solo con uno strumento agile come la contrattazione. Sono convinto che oggi langoscia di un genitore non nasca tanto
dal fatto che il figlio sia titolare di un rapporto di lavoro precario quanto da
una situazione che impedisce di controllare e quindi di governare quel contratto rispettando i diritti delle persone.
limpostazione riformistica che si pu ritrovare anche in Norberto Bobbio: la legge come strumento per riconoscere e garantire i diritti civili; i
contratti per proteggere il salario e difendere gli interessi dei lavoratori.
Le migliori leggi sono quelle a sostegno dellattivit negoziale. Lo Statuto dei
lavoratori nato dopo lAutunno Caldo, cio dopo le lotte e la firma di contratti con contenuti innovativi. Si potrebbe dire che lo Statuto sia nato al tavolo delle trattative. Il sindacato deve riappropriarsi della capacit negoziale.
Le organizzazioni dei lavoratori non sono delle associazioni di avvocati n
dei partiti politici. Affidare il cambiamento alle leggi e il controllo ai magistrati, alla fine produce una situazione anomala. Rinunci in questa maniera
a gestire una materia che si modifica in continuazione. La sostanza che bisogna trasformare il lavoro precario in un lavoro flessibile ma evidente che

160

DAL PRESENTE AL FUTURO

tale flessibilit non si raggiunge utilizzando strumenti rigidi come le leggi.


Se flessibile lobiettivo, deve essere flessibile anche lo strumento per raggiungerlo. Poi ci vuole corresponsabilizzazione: solo in questa maniera riesci
a rimanere fedele agli ideali evitando di trasformare il contrasto in un conflitto ideologico.
Nella seconda giovinezza della tua esperienza sindacale ti sei imbarcato in
battaglie complesse. Ne ricordo due in particolare: la regolamentazione del
diritto di sciopero nei pubblici servizi che in quel momento ti attirava parecchie antipatie nellambiente soprattutto dei trasporti pubblici e la battaglia sul fisco pi equo, sul contrasto dellevasione e dellelusione. La
vertenza sul fisco la cominciasti praticamente da solo ma poi sulle tue posizioni arrivarono le altre Confederazioni. Cosa rimasto di quelle battaglie
e cosa ancora si pu fare?
Rispetto a quei tempi, la conflittualit nel Paese si drasticamente ridotta.
In ogni caso penso che sullo sciopero bisognerebbe costruire regole pi precise. Per alcuni settori non stata ancora trovata una soluzione adeguata. Il
problema sempre quello di allora: tenere conto delle esigenze dei cittadini
che sono lavoratori che prendono il treno, il tram, il bus, nella maggior parte
dei casi per raggiungere il posto di lavoro. Bisogna riuscire a contemperare i
diversi interessi perch poi una azione di lotta riesce se pu contare anche
sulla solidariet di chi la subisce. Lo sciopero nei trasporti ha aspetti complessi proprio per questo motivo: non un confronto diretto tra le parti, nel
mezzo c un terzo estraneo alle ragioni del conflitto. A livello nazionale le
regole ci sono, a livello locale andrebbero definite. In ogni caso mi sembra
sia un dato ormai acclarato: lo sciopero non deve penalizzare i cittadini e
non deve danneggiare gli impianti. Ora, per, bisognerebbe fare un passo in
avanti e parlare dellefficienza, tema che allepoca non venne affrontato.
Cosa intendi dire quando parli di battaglia per lefficienza?
Dovremmo aggredire la questione della lotta agli sprechi e snidare chi approfitta di una posizione di potere per piegare il sistema ai propri interessi. Il

161

IL LAVORATORE RITROVATO

sindacato questo problema deve affrontarlo. Renato Brunetta ha avuto il suo


momento di maggiore popolarit quando ha attaccato a colpi di inaccettabili
generalizzazioni i pubblici dipendenti. Lo ha fatto irridendo, sbertucciando
tutto e tutti. E questo non accettabile. Ma come ho detto qualche pagina
fa, Brodolini prima di partire per la Svizzera dove and a morire, invit Giugni a vigilare perch lo Statuto dei Lavoratori non si trasformasse nello statuto
dei lavativi. La battaglia che abbiamo combattuto allora era giusta e taluni
risultati sono stati acquisiti.
Occorre selezionare, anzi vigilare...
Bisogna chiedere efficienza e non coprire le parentopoli, i piccoli ras sindacali
che fanno assumere figli e nipoti, i dipendenti che evitano come la lebbra il
contatto col lavoro; non ci si pu mettere sempre di traverso anche quando
si tratta di spostare un impiegato da una scrivania a unaltra allinterno di
una medesima stanza. Queste situazioni il sindacato le deve gestire non coprire perch poi per colpa di pochi si finisce per perdere dei diritti: il disservizio non deve essere compreso nel prezzo. Non si pu predicare bene
e razzolare male, alimentare una doppia morale. Bisogna essere coerenti perch queste cose il sindacato pu farle e soprattutto non le fa alla Brunetta o
alla maniera della Lega. Il cittadino non un suddito e va trattato con rispetto. Anche per questo personalmente sono molto sensibile al lavoro delle
associazioni dei consumatori.
Sullevasione fiscale forse speravi in qualcosa di pi?
Sono stati compiuti molti passi in avanti e quelle campagne sono state importanti. Devo dire che un contributo su questo fronte stato fornito da Vincenzo Visco, da Giulio Tremonti e in ultimo da Mario Monti. Sono riusciti a
dare continuit a una linea di segno completamente diverso da quella indicata
al Paese con i condoni. Visco e Pierluigi Bersani nel 2006 hanno adottato diverse misure per contenere levasione. Tremonti ha proseguito su quella strada
e il motivo di contrasto tra lui e Berlusconi risiede proprio in questo diverso
approccio alla tematica fiscale. La battaglia continuata con Monti.

162

DAL PRESENTE AL FUTURO

Ma dato che larea dellevasione ancora molto vasta, allora vuol dire che
qualcosa mancato. Cosa?
Tanto per cominciare, lefficacia di una battaglia come questa aumenta se
oltre a snidare i contribuenti infedeli, prevedi dei premi per quelli fedeli. Insomma, i soldi recuperati con la lotta allevasione non possono finire tutti
nel pozzo senza fondo del debito pubblico, una parte deve servire per riequilibrare il carico fiscale. In questa maniera costruisci un vincolo sociale, un
alleanza. In secondo luogo, le regole per combattere levasione e ridurre lelusione devono essere rispettose delle norme dello statuto dei contribuenti. Lo
Stato deve muoversi con correttezza: non puoi dare a intendere che solo il
cittadino-contribuente ha dei doveri, devi riconoscere che qualche dovere lo
ha pure lAmministrazione. Inoltre, penso che si debba fare uso di un linguaggio appropriato. Lo Stato non deve far sentire tutti criminali perch non
tutti lo sono. giusto combattere levasione ma non devi considerare tutti a
priori degli evasori, devi tenere a mente che in tanti pagano sino allultimo
euro e non evadono. Anzi lo Stato dovrebbe sempre ricordare che c una
vasta categoria di cittadini che paga troppo. Infine, bisogna concentrare gli
sforzi laddove c la polpa.
Cio?
Sui paradisi fiscali si fatto veramente troppo poco. A cominciare dalla Svizzera. Si parla tanto di unItalia che grazie a Monti ha recuperato il prestigio
perduto. Il recupero del prestigio non lo misuri a parole ma nel confronto
con i partner: se l immagine, se l autorevolezza migliorata, allora perch
mai non siamo riusciti a concludere un accordo simile a quelli che la Germania e gli Stati Uniti, ad esempio, hanno fatto? Sulla finanza, sui giochi di
prestigio delle multinazionali e sui soldi portati allestero bisogna essere pi
determinati. Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno le professionalit per scoperchiare i santuari; ci vuole solo la volont politica. Non pensabile che larea dellevasione sia cos vasta solo perch carrozzieri e
imbianchini non rilasciano la ricevuta fiscale. Per carit, c anche quello.
Per quellarea ampia perch su troppe operazioni finanziarie si chiudono

163

IL LAVORATORE RITROVATO

gli occhi. Dobbiamo essere capaci di costruire rapporti positivi con i partner
europei. In questo momento, non vasta soltanto larea dellevasione ma
anche quella dellelusione. Daltro canto, i soldi si possono comodamente
occultare utilizzando le diverse leggi in Europa. E da questo punto di vista le
situazioni italiane sono veramente paradossali.
Perch paradossali?
Se io ho dei risparmi e mi compro un paio di case, lImu mi colpisce agevolmente. Attraverso la finanza, invece, posso ottenere straordinari benefici con
dribbling alla Van Basten. La Guardia di Finanza, lAgenzia delle Entrate e
la Consob hanno mezzi sufficienti per controllare. Ma il discorso va portato
in Europa, se necessario anche battendo i pugni sul tavolo perch questa
ricchezza che viene sottratta al nostro Paese. latteggiamento che deve cambiare, che deve essere pi convincente. E deve essere pi determinato perch
la pressione fiscale schizzata alle stelle. Vanno smantellati i santuari perch
in Italia i titolari di retribuzioni doro, di pensioni doro, gli evasori doro
sembrano godere di un diritto di extraterritorialit.

164

il 1986 e siamo alla disdetta della scala mobile i protagonisti


in versione inizio secolo sono (da sinistra a destra) Giorgio Benvenuto
segretario della Uil, Luciano Lama segretario della Cgil,
Luigi Lucchini presidente di Confindustria, Remo Gaspari ministro
della Funzione Pubblica, Gianni De Michelis ministro del Lavoro
e Franco Marini segretario della Cisl

Novembre 1982, a parere de La Discussione il confronto nel


sindacato ha aspetti un po accesi:
Giorgio Benvenuto e Pierre Carniti al giornale
appaiono intenti a pestare Luciano Lama

Dalla Crisi Finanziaria


al Dramma Sociale

Trovo significativo un passaggio dellultimo libro di Edmondo Berselli,


Leconomia giusta (Einaudi): Una sinistra con un residuo di razionalit
si preoccuperebbe di cose classiche come il lavoro, senza dare per scontato
che, con la fine e la trasformazione delle grandi fabbriche, i lavoratori siano
tutti scomparsi, spostati, trasferiti, delocalizzati, resi fantasmatici, o che comunque abbiano accettato e assimilato il modello della destra, cio la combinazione di precariato e bassi compensi (il prezzo imposto dalla
flessibilit). I partiti di sinistra si occupano poco di cose classiche e anche
il sindacato in gergo calcistico si direbbe che faccia melina. Perch?
Il fatto che sono scomparsi i vecchi terminali che ti consentivano di avere
continuamente unidea di quel che si muoveva nel composito mondo del lavoro. Siamo passati dalle vecchie commissioni interne ai consigli di fabbrica;
nel momento di massimo fulgore nei posti di lavoro si tenevano regolarmente
le assemblee, cosa che fece scattare nei nostri confronti laccusa di assemblearismo. Insomma, le antenne erano sempre ritte e sensibili, eravamo in grado
di seguire quel che avveniva in fabbrica e quel che avveniva sul territorio.
Poi?
Poi quei terminali si sono inariditi, hanno perduto lantica sensibilit. Il
rapporto del sindacato con il mondo del lavoro non stato pi diretto ma
mediato attraverso i propri fiduciari; la struttura delle Confederazioni
sicuramente pi democratica di quella dei partiti, ma quei fiduciari sono
sindacalisti a tempo pieno e non hanno sempre un contatto quotidiano
con la realt produttiva. Negli ultimi anni, poi, la contrattazione ha subto
una profonda trasformazione, si spostata decisamente al centro. Questa
situazione ha consentito al sindacato di essere coinvolto nelle questioni,
167

IL LAVORATORE RITROVATO

come dire, nazionali, di discutere i problemi generali, ma a livello periferico


le contrattazioni hanno finito per essere incardinate in un copione: un quadro di riferimento definito centralmente, dei princpi-guida da attuare a livello locale.
Tutto questo cosa ha prodotto?
La contrattazione diventata di tipo applicativo, mentre nella fase rivendicativa ha perso vigore essendo quasi per intero focalizzata sulla gestione
delle crisi. La conseguenza che si sono appannate le visioni innovatrici
anche perch non c pi nessuno in grado di spiegarti cosa avviene in fabbrica o in un altro posto di lavoro. In pi la fabbrica oggi quasi una realt
virtuale tra esternalizzazione e precarizzazione: il quadro di riferimento estremamente confuso. Nellazienda oggi convivono dipendenti fissi, precari e
terziarizzati. Capita che unimpresa, che so, metalmeccanica attribuisca il
compito di amministrare i propri dipendenti a persone che rispondono a
unaltro datore di lavoro. Il sindacato fa i conti con una realt piena di sfaccettature. Pensiamo soltanto ai rapporti interinali: lavoratori oggi prestati
a una azienda e domani a unaltra.
Risultato?
I terminali che potevano aiutarti a costruire soluzioni innovative in questo
caos sono scomparsi e il sindacato ha cercato di recuperare quel che ha perso
su quel versante con lefficienza dei servizi: la compilazione delle dichiarazioni dei redditi, la definizione del rapporto di lavoro con la badante che accudisce un parente non autosufficiente, le richieste per ottenere una
pensione di invalidit, eccetera. Insomma, le Confederazioni si sono consolidate come strutture di servizi. Ma cos non vai lontano perch, poi, la ragione sociale del sindacato deve essere politica. Non si riesce pi a vedere
e non si riesce pi a sentire. La stessa comunicazione ha cambiato modi e
forme. Il fatto che la contrattazione si sviluppi a livello centrale, consente ai
sindacalisti di essere informati sui temi di carattere generale e di essere, perci, invitati in programmi televisivi come Ballar o Porta a Porta.

168

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

un male?
Non lo sarebbe in assoluto, il fatto , per, che vengono chiamati non tanto
per il vero lavoro che svolgono, quello di sindacalisti, ma praticamente come
opinionisti. Per carit, lo stesso ruolo viene assegnato anche ai rappresentanti
dei partiti. Conclusione, viviamo in una democrazia che ha smarrito i terminali: parli genericamente del mondo del lavoro ma finisci spesso per non
essere a conoscenza dei problemi della gente.
Che fare in una situazione tanto complessa?
Bisognerebbe ritrovare la capacit di elaborazione ma, ad esempio, i nuovi
mezzi di comunicazione hanno solo parziale diritto di cittadinanza nel sindacato. La stampa delle Confederazioni ancora quella di trentanni fa ma
da allora tutto cambiato: alcune di quelle pubblicazioni possono andare
bene a uno come me che viene da unaltra generazione, ma non ai giovani.
Creare una radio non sarebbe difficile e anche dal punto di vista dellinvestimento limpegno non sarebbe proibitivo. Facebook, Twitter, la galassia dei
new media non vengono utilizzati in una misura adeguata ai tempi che
stiamo vivendo. Il sindacato, insomma, non si ancora impadronito delle
nuove tecnologie. Berlusconi, attraverso le televisioni, parla ai pensionati con
una facilit e una agilit che noi non abbiamo. Eppure, per molti anni, il
sindacato ha prodotto cultura, ha ispirato il cinema, la saggistica. Una condizione resa pi grave dalla divisione e dal frazionamento della rappresentanza. Per venti anni Cgil, Cisl e Uil ne hanno avuto il monopolio. Col
tempo le sigle si sono moltiplicate, lUgl ha conquistato una sua dignit. Ma,
ripeto, quel che fa male la divisione: va avanti da troppo tempo, da poco
pi di un decennio perch la frattura che si creata sul Patto per lItalia con
la Uil e la Cisl da un lato e la Cgil dallaltro, non mai stata sanata. E cos
torniamo alla questione iniziale: perch il lavoro uscito dalle agende? Perch
scarseggiano gli elementi di conoscenza.
Il sindacato dei Consigli ha rappresentato la pietra angolare del cambiamento avvenuto nella vostra azione, nel modo anche di stare assieme, in

169

IL LAVORATORE RITROVATO

una certa fase storica. Ti leggo questo brano: Questa convinzione mi porta
a respingere le tesi interessate che predicono una crisi irreversibile dei consigli e che, in nome di una democrazia senza partecipazione, propongono
una normalizzazione del sindacato e un ripristino di vecchi metodi di direzione e di vecchi meccanismi di formazione del consenso. La strada per
uscire dalla crisi dei consigli e per andare a una tappa pi avanzata della democrazia sindacale ancora aperta davanti a noi. Potremmo usare oggi
queste parole, invece un tuo amico e compagno di lotta, Bruno Trentin, le
dett a Bruno Ugolini nel 1980 (Il Sindacato dei Consigli, Editori Riuniti). LAutunno Caldo che hai vissuto insieme a Trentin e a Carniti ha prodotto quella forma sindacale. E adesso? Come si va avanti? Per quale strada?
Il sindacato dei Consigli era figlio di quel tempo, promuoveva una idea di partecipazione che era nella logica di anni di grandi contestazioni e di grandi trasformazioni politiche e sociali. Ora le condizioni sono diverse e bisogna
modificare la struttura. Per evitare che si manifestino e si affermino forme di
corporativismo bisogna puntare sulla valorizzazione delle articolazioni regionali.
Perch?
Perch oggi molta politica si fa nei comuni e nelle regioni, istituzioni che intervengono sul territorio, sulle questioni sociali, sullambiente. Ma con quelle
istituzioni il sindacato non ha costruito rapporti. Eppure l si adottano scelte
che incidono sulla carne viva del Paese, sui cittadini. Faccio un esempio: il
comune di Roma ha praticamente triplicato negli ultimi tempi la pressione
fiscale. Mi sembra una questione rilevante sulla quale il sindacato deve e pu
mobilitarsi. In questo nostro paradossale Paese crolla il Pil ma si moltiplicano
le addizionali: a Brescia quella comunale pari a zero, altrove raggiunge lo
0,9 per cento. Poi, per, si parla di parit di condizioni. Bisogna dare forza
alle camere sindacali e alle strutture regionali, non devono pi erogare solo
servizi. In questa maniera possiamo ritrovare una capacit di azione e lavoro
sul territorio. E poi c unaltra questione.
Quale?

170

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

Bisogna trovare il modo per riaprire la dialettica allinterno dei sindacati.


Prima cera il confronto tra le componenti (nella Uil e nella Cgil, ad esempio)
o fra le categorie (nella Cisl). Ora questo confronto resiste solo nella Cgil.
Nelle altre due confederazioni prevale non la gestione unitaria ma la gestione
unanimistica. Per lunanimismo ti pu aiutare sino a quando lazione soltanto tattica, quando devi alzare il tiro e trasformarla in strategica, allora ci
vuole lunit tra tutti i sindacati.
Mi par di capire che oggi la tua idea di democrazia dal basso non passa
pi attraverso le fabbriche o i luoghi di lavoro resi magmatici dalla presenza
di una vasta variet di rapporti contrattuali, ma attraverso larticolazione
territoriale.
Esattamente. Daltro canto, anche le questioni che riguardano i luoghi di lavoro, ad esempio la flessibilit, devono trovare soluzione a livello territoriale.
Aver portato tutto al centro, a Roma, d grande immagine ma non grandi
risultati. Un esempio viene dalla vicenda degli esodati. In occasione del
primo sciopero contro la riforma Fornero, i sindacati non avevano ancora
percezione esatta delle dimensioni e della gravit del problema.
Come mai?
Perch, come dicevo anche prima, i canali di comunicazione, i terminali
sono venuti a mancare, si interrotto il circolo virtuoso del rapporto tra la
conoscenza della realt e la rappresentanza (e la conseguente soluzione) dei
problemi. Bisogna riattivare questi livelli territoriali. Un tempo, tra laltro,
esistevano: il sindacato era un interlocutore di Comuni e Regioni. Ma allora
i compiti e i poteri di quelle istituzioni erano limitatissimi. La riforma della
seconda parte della Costituzione ha trasferito a livello locale molte competenze per il sindacato non ha seguito, nellorganizzazione della sua attivit,
questo trasferimento. Con la conseguenza che lattenzione sui temi generali
elevata mentre la sensibilit su quelli particolari limitata.
Luciano Gallino nel suo libro La lotta di classe dopo la lotta di classe nel

171

IL LAVORATORE RITROVATO

sottolineare come i lavoratori ormai siano ai margini del dibattito politico,


afferma che alla base di questa situazione c anche il declino dei partiti
della Prima Repubblica che rivendicavano la rappresentanza politica degli
operai, il Pci, il Psi e settori della Dc. Ma se il disinteresse dei partiti di
centro-destra giustificabile avendo come punto di riferimento categorie
sociali diverse da quella dei lavoratori dipendenti, come possibile che tale
amnesia abbia colpito anche forze politiche come il Pd che pure raccoglie
diversi eredi delle tre organizzazioni politiche citate da Gallino?
I partiti della Prima Repubblica avevano una notevole sensibilit nei confronti
dei problemi del lavoro e i sindacati, a loro volta, esercitavano una robusta influenza sulle grandi forze politiche. Emanuele Macaluso ha ricordato che una
volta Togliatti disse che la cinghia di trasmissione in Italia non poteva funzionare perch a volte erano i sindacati a fare da cinghia di trasmissione verso
i partiti ma spesso accadeva lesatto contrario. Leader come Francesco De Martino teorizzavano la necessit di avere un buon rapporto con le organizzazioni
sindacali. Il bizzarro bipolarismo che si affermato nel nostro Paese in questa
mai nata Seconda Repubblica, la necessit di ottenere il riconoscimento dei
Poteri Forti ha indotto la sinistra a sottoporsi a diversi esami, uno di questi
prevedeva che ci si impegnasse a mettere in riga il sindacato. Conseguenza: la
sinistra ha spesso mostrato imbarazzo a proporre come prioritario nella propria
agenda il problema del lavoro. Purtroppo questa la debolezza dei partiti di
questa Seconda Repubblica che puntano, senza distinzione, a essere interclassisti. Ci si vuole rivolgere a tutti. Perde, cos, vigore una concezione laica del
partito e finisce per prevalere una idea direi quasi confessionale, ecumenica.
Ma una forza politica di sinistra deve avere la capacit di confrontarsi in maniera disinibita con la realt, non pu avere come sua primaria preoccupazione
lesigenza di non dispiacere alle banche, al mondo imprenditoriale, ai settori
cattolici pi integralisti. La sinistra italiana purtroppo affetta da un complesso
di inferiorit: per essere ammessa nei salotti buoni accetta di sottoporsi a continui controlli del sangue, per entrare in quei circoli si acconcia a camminare
in punta di piedi per non disturbare troppo. Il Compromesso Storico sembra
essere un tratto caratterizzante e perenne della nostra politica.

172

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

Cosa intendi dire?


Che questa logica da Compromesso Storico continua a spegnere oggi come
a met degli anni Settanta qualsiasi autonomia. Allora la sinistra italiana fu
a un passo dalla conquista del 50 pi uno per cento. Certo, il mondo era diviso in blocchi, la situazione internazionale era complessa, ma il Pci decise,
per entrare nellarea di governo, di imboccare la strada del realismo e della
moderazione
Quindi, nella nenniana stanza dei bottoni con la benedizione della Dc,
alleati alla Dc, quando fuori cera un mondo fatto di giovani, di leader politici come Francesco De Martino e Riccardo Lombardi che avrebbero voluto vedere alla prova anche in Italia una sinistra di governo.
Quello spirito evidentemente aleggia ancora nel Paese e chi viene da una
certa tradizione e da una certa cultura ritiene ancora che ci si debba fare accettare. Un imbarazzo che non hanno mai avuto i laburisti inglesi, che non
hanno pi avuto a partire dal 1959 i socialdemocratici tedeschi, che dopo la
rifondazione di Francois Mitterrand non hanno avuto i socialisti francesi,
che non ha sfiorato i socialisti spagnoli che pure uscivano da una lunga dittatura. La sinistra italiana, invece, non ha mai coltivato lidea dellautosufficienza e ha inseguito lobiettivo del governo del Paese passando per coalizioni
da condividere con persone che con la sinistra nulla avevano a che fare.
Adesso qualcosa sta cambiando ma sono passati settantanni; i socialdemocratici tedeschi impiegarono sette anni per andare al governo con la Grosse
Koalition e tredici per sorpassare elettoralmente Csu-Cdu. Gli spagnoli
hanno fatto anche pi in fretta. Il fatto che ci mancata Bad Godesberg,
quella rivoluzione democratica e silenziosa sintetizzata in queste poche parole: il socialismo democratico ha le proprie radici nelletica cristiana, nellumanesimo e nella filosofia classica; o ancora: il socialismo si attua solo
attraverso la democrazia e la democrazia attraverso il socialismo; o infine
una affermazione di questo tenore: Il Partito Socialdemocratico Tedesco
vuole, in competizione su un piano di perfetta uguaglianza con gli altri partiti
democratici, conquistare la fiducia della maggioranza, per dare allo Stato e

173

IL LAVORATORE RITROVATO

alla Societ una struttura conforme alle rivendicazioni fondamentali del socialismo democratico. Abbiamo buttato via tempo e occasioni; abbiamo soprattutto evitato accuratamente di fare anche noi la nostra brava Bad
Godesberg. Ma se ancora oggi parli con qualcuno molto vicino alla cultura
del vecchio Pci, ti rendi conto che due questioni sono oggetto di demonizzazione: la scissione di Palazzo Barberini del 1947 e Bad Godesberg.
Probabilmente il vecchio Pci cercava la legittimazione per via indiretta, attraverso le alleanze, piuttosto che per via diretta, come avevano fatto i socialdemocratici tedeschi, ripensando al modo in cui una forza di sinistra
che non si ponesse lobiettivo di abbattere il capitalismo, potesse gestire
una societ complessa, industrializzata dentro un sistema basato sulleconomia di mercato.
Credo che si tratti anche di questo. Il problema della legittimazione lo aveva
risolto Craxi, ponendo una questione di leadership con tutti i problemi che
conosciamo. In molti che vengono dal Pci intravedo, per, la voglia di mimetizzarsi, sembra difettare in loro lorgoglio di essere di sinistra. Anche il
superamento del comunismo stato compiuto in una maniera particolare
che ha prodotto come effetto la scissione di Rifondazione e lirritazione di
molti dirigenti che in quella svolta non si sono ritrovati, non si sono sentiti
coinvolti. Io dico che adesso ci vorrebbe una Bad Godesberg che rimettesse
al vertice dellagenda politica di un partito di sinistra la questione del lavoro.
Poi s, certo, ci sono altre questioni, il conflitto di interessi, la giustizia, ma
prima di tutto, su tutto c il lavoro. Parafrasando Nenni, Travail dAbord.
mancato lo scatto verso lalternativa, quello scatto che i tedeschi hanno
avuto.
Loro al momento della elaborazione di quel programma si sono posti il problema di essere alternativi (non alleati) al partito in quel momento di maggioranza. Avevano capito che la societ stava cambiando anche se poi quasi
nessuno pensava che in cos poco tempo avrebbero raggiunto lautosufficienza. Tutto questo stato prodotto da Bad Godesberg e da due gesti alta-

174

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

mente simbolici, e anche pratici, di Willy Brandt: inginocchiandosi davanti


al monumento in memoria della distruzione del ghetto di Varsavia, come lui
stesso disse, si assunse la responsabilit in quanto tedesco, di quello che era
avvenuto; firmando gli accordi che riconoscevano la linea Oder-Neisse rinunci a qualsiasi rivendicazione territoriale. Fu lui a indicare lobiettivo di una
riunificazione pacifica delle due Germanie anche se poi lopera venne realizzata da Helmut Kohl. Da noi, invece, anche il richiamo nazionale imbarazzava
la sinistra. Il primo a compiere uno strappo su questo argomento fu Craxi:
i congressi con sventolio di bandiere tricolori e la canzone di De Gregori,
Viva lItalia. Venivamo accusati di fare come i missini. Ma anche Sandro
Pertini baciava la bandiera. La scelta di Craxi non fu indolore nemmeno tra
i socialisti: ricordo che molti volevano che si continuasse a cantare solo lInternazionale. Poi queste scelte le hanno fatte anche DAlema e Veltroni.
Dando per limpressione che a prevalere fosse pi laspetto tattico che quello
strategico. Ora devo dire che il Pd con il suo simbolo ha imboccato nettamente una strada. Ma sempre con cinquanta anni di ritardo. Eppure alla costruzione di questa Repubblica i comunisti hanno contribuito con il sangue
di tanti partigiani: la bandiera che la rappresenta doveva essere un valore,
non un imbarazzo. Dopo Bad Godesberg e Palazzo Barberini, il Pci andato
avanti per altri trentanni. Ma la scelta dei socialdemocratici tedeschi hanno
continuato a viverla come un errore.
A Bad Godesberg non si parla pi solo di operai ma di lavoratori
La cosa pi logica e giusta. Devo dire che tra di noi, nel sindacato, questa attenzione agli impiegati e ai quadri c sempre stata, anche nella Cgil, anche
nella Fiom. Anzi, Luciano Lama e Bruno Trentin erano addirittura pi attenti a questa visione di assieme di quanto non lo fossero la Uil e la Cisl.
Eravamo un po pigri nel lessico, continuavamo a parlare di classe operaia,
ma in realt immaginavamo una classe con dei confini pi vasti che comprendeva anche tutti gli altri lavoratori.
comunque una costante: la Cgil ha, in realt, espresso sempre un vertice

175

IL LAVORATORE RITROVATO

riformista, pi di quanto si potesse dire e far accettare ai militanti del vecchio Pci.
Io trovo che tutto questo sia normale. Il sindacato non fa rivoluzioni, fa accordi, non sta allopposizione, se non firma contratti non dura. Nella Cgil
ha sempre prevalso questa visione riformista anche se Di Vittorio non amava
essere definito in questo modo. Il sindacato ha continuamente avvertito una
certa sensibilit istituzionale.
Forse gli orizzonti del sindacato erano pi vasti: la Cgil doveva guardare a
Est ma non poteva evitare di dialogare con i sindacati a Ovest.
Ho vissuto la fase di grande tensione che caratterizz i rapporti tra Luciano
Lama ed Enrico Berlinguer. Lama ha fatto veramente il possibile e limpossibile per mantenere una grande autonomia nei confronti del Pci. Ti dir di
pi per comprendere lo spirito dei tempi: i dirigenti comunisti della Cgil
hanno sempre condannato lestremismo e il massimalismo a volte pi di
quanto facessimo noi. Pur di difendere lunit sindacale, erano disposti a pagare prezzi altissimi. Ricordo che nellorgano di governo della Federazione
Unitaria loro avevano diciotto membri su novanta. Era un grande sacrificio
tanto vero che quella situazione era osteggiata da Berlinguer. Bruno Trentin
era contro lo sciopero che provocasse danni agli impianti, le agitazioni a
tempo indeterminato, era contro le lotte disperate, diceva che bisognava
lasciare sempre alla controparte una via duscita, ripeteva che lui non voleva
in una vertenza giocarsi tutto perch faceva il sindacalista non il giocatore
dazzardo. S, ho proprio un bel ricordo di Trentin, un uomo che con le sue
analisi sollecitava sempre momenti di riflessione, certo, negli anni del Compromesso Storico ha subito il condizionamento del Pci ma si sempre mosso
con sofferta libert.
E tu eri in qualche maniera condizionato?
No, non mi sono mai sentito condizionato. N dal Psi, n tanto meno dal
Pci. Poi la Uil e la Cisl erano in una situazione favorevole: i dirigenti ce li
sceglievamo noi. Nella Cgil, invece, gli imput arrivavano sia dal Pci che dal

176

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

Psi. Certo, cera una sintonia con la linea politica di Craxi perch sentivo
che avrebbe accentuato anche la nostra capacit di movimento.
Ora la capacit di movimento compressa dalla crisi, una crisi che ha assunto le caratteristiche di un vero e proprio dramma sociale, con forme di
lotta disperate. Molti nodi riguardano aziende un tempo di propriet dello
Stato e che sono state privatizzate. Cesare Geronzi nel suo libro, Confiteor, ha detto: Con il senno di poi, posso dire che lintera partita della
Telecom stata mal condotta, dalla privatizzazione ai successivi passaggi di
propriet. Alla fine si stati costretti ad agire in stato di necessit. Mediobanca e Generali sono diventate azioniste della holding Telco, che deteneva
la maggioranza relativa di Telecom Italia, a valori che si sono subito dimostrati fuori mercato. una dichiarazione che spiega, seppur indirettamente, le difficolt che altre aziende stanno attraversando, dallIlva
allAlcoa; il pressappochismo, la faciloneria o il doloso sostegno a operazioni speculative hanno ispirato comportamenti scarsamente illuminati di
troppi nostri liberisti allamatriciana. Se oggi la situazione dell apparato
produttivo italiano e dei lavoratori tanto drammatica, in che misura la
responsabilit pu essere attribuita alla scelta di fare piazza pulita delle Partecipazioni Statali e dellIri?
Anche in questo caso bisogna fare ricorso alla storia. evidente che la globalizzazione ha fatto precipitare il sindacato in una situazione di impotenza. Allimprovviso si trovato privo di controparti perch erano allo stesso tempo
ovunque e in nessun luogo in particolare. In un quadro simile puoi promuovere solo azioni difensive. Il panorama stato ulteriormente complicato dalla
liquidazione delle Partecipazioni Statali. Per troppo tempo si detto peste e
corna di quel sistema e non nego che ci fossero dei problemi di trasparenza
che, per, potevano essere affrontati e risolti. Le Partecipazioni Statali hanno
avuto effetti positivi sul fronte dei diritti, su quello della collaborazione tra sindacati e datore di lavoro (il Protocollo Iri firmato con Romano Prodi), sul fronte
dellindustrializzazione del Mezzogiorno. che stata fatta dalle aziende di Stato
e, in minima parte, dalla Fiat. Si ironizzato parecchio sulla capacit competi-

177

La Discussione, 20 aprile 1981. Sempre la scala mobile.


Enrico Berlinguer trattiene Luciano Lama interessato a percorrere
con Giorgio Benvenuto e Pierre Carniti la salita dellaccordo

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

tiva di quelle fabbriche eppure io dico, alla luce delle performances di alcune
di quelle privatizzate, che la galassia aziendale sotto la mano pubblica ancora
oggi non sfigurerebbe sul mercato. La realt che la vicenda delle Partecipazioni
Statali stata speculare a quella della nostra Repubblica: abbiamo archiviato
la Prima senza creare la Seconda, abbiamo liquidato le aziende di Stato senza
costruire un sistema alternativo, sostituendole semplicemente con il deserto.
Lo si fatto in maniera frettolosa perch lobiettivo non era quello di rimpiazzare strutture inefficienti con strutture efficienti ma solo quello di fare cassa.
Alla fine la vendita, anzi la svendita, ha soltanto indebolito il sistema paese
perch sono andate perdute delle vere e proprie eccellenze che facevano ricerca
e innovazione, abbiamo rinunciato a rilevanti presenze produttive sul territorio.
Sarebbe stata una scelta positiva se allimprenditore pubblico fosse subentrato
quello privato, invece sono arrivati gli speculatori. che hanno acquistato straordinarie realt produttive come lIlva solo per fare utili ( il caso di Riva) investendo pochissimo o per venderle al fine di realizzare consistenti plusvalenze.
Un errore, insomma.
Il fatto che tutto avvenne in un momento di grande contestazione nei confronti del sistema delle Partecipazioni Statali che veniva accusato di essere
un grande collettore finanziario della Dc. L indignazione ha avuto la meglio
sulla programmazione. Altrove queste cose sono state attuate non per fare
cassa ma per cambiare le propriet in maniera coerente. Per il clima dellepoca era di demonizzazione. Io dico che forse sarebbe utile creare una commissione di inchiesta per analizzare meglio quel che accadde allora. Solo per
capire non per individuare colpevoli perch ormai il tempo passato e la
svendita avvenuta.
Come dice Cesare Geronzi, Telecom stato lesempio pi illuminante di
un modo sbagliato di privatizzare?
uno degli esempi possibili. Un altro lAlfa Romeo. Per un malinteso orgoglio nazionale fu venduta alla Fiat. La conseguenza che il marchio in
stato comatoso e che la Fiat stata danneggiata perch avrebbe avuto bisogno

179

IL LAVORATORE RITROVATO

di un concorrente allinterno dei confini italiani, per migliorarsi, per produrre auto in grado di reggere il confronto con la concorrenza.
LIlva di Taranto una delle vertenze pi complesse di questi anni difficili.
Al di l degli aspetti giudiziari, c un dato che illustra la qualit di alcuni
protagonisti di questa vicenda delle liberalizzazioni: Riva su quella fabbrica
ha investito il necessario sul fronte della produzione manifestando una totale indifferenza verso lambiente circostante, tanto da un punto di vista
ecologico, quanto da un punto di vista sociale. Il capitalismo usa e getta,
solo che parliamo di donne, uomini e bambini, non di carta straccia.
LIlva non stata venduta, stata svenduta, Riva lha pagata un prezzo irrisorio. Ma anche questa la conferma della maniera malsana in cui tutta
loperazione si sviluppata. Al momento della vendita, lo Stato avrebbe dovuto riservarsi maggiori poteri di controllo. Gli enti pubblici quando hanno
alienato le propriet immobiliari hanno posto agli acquirenti la condizione
di non cederle per almeno cinque anni; per aziende che rappresentavano un
pezzo rilevante del nostro apparato produttivo, al contrario, non sono state
predisposte garanzie. Abbiamo spianato la strada a un processo di desertificazione della nostra industria manifatturiera.
Allepoca si ironizzava dicendo: lo Stato mica pu produrre panettoni.
Panettoni no e nemmeno occhiali. Ma in talune produzioni strategiche la
presenza dello Stato non assolutamente disdicevole. Per fortuna alcune
aziende sono state salvate, Eni, Finmeccanica. Poi lo Stato si deve preoccupare anche di difendere alcuni interessi nazionali. Noi abbiamo perso la nostra presenza nellelettronica con luscita dellOlivetti dal mercato dei
computer; abbiamo perduto posizioni nel settore farmaceutico, nellelettromeccanica, nei trasporti. Si parlava, senza fare distinzione, di un grande Carrozzone. Ma una privatizzazione che si rispetti non pu realizzarsi con lansia
di fare cassa.
Oggi Taranto vive in bilico, sfibrata da questo lungo baratto salute-lavoro.

180

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

In aggiunta un quesito: se anche bonificare possibile, chi mette tutti quei


soldi? Se lIlva fosse ancora statale forse il problema sarebbe pi facilmente
risolvibile, per quanto dispendioso.
evidente che Riva tutti quei soldi, cinque-sei miliardi non li metter mai.
Ma un modo per uscire da questa situazione bisogna trovarlo, pure a livello
europeo. Sono convinto che questo sia un banco di prova, anche per lo Stato
perch dubito che si possa adeguare a standard ambientali accettabili quella
fabbrica solo con investimenti privati. E, daltro canto, se non si rilancia
lazione dello Stato a livello economico penso che questo Paese dalla crisi
non riuscir a uscire. Roosevelt resta ancora oggi un esempio. Come si esce
dalla recessione? Gran parte del capitale in Italia impiegato in attivit finanziarie. Lunica maniera un ritorno dellattivit pubblica quanto meno
a livello di infrastrutture. Sono cose che altrove, in America, in Francia, si
fanno e funzionano.
Una cosa certa: ci poniamo sempre di fronte a drammatiche alternative.
Il fatto che noi non aggiungiamo il nuovo al vecchio, sostituiamo il vecchio
col nuovo. Abbiamo distrutto lagricoltura perch volevamo diventare un
grande paese industriale; adesso stiamo distruggendo lindustria per buttarci
nella finanza.
Alla fine, per, pagano i cittadini, i lavoratori. E Taranto, da questo punto
di vista, una storia emblematica. Lo scontro di due diritti costituzionalmente garantiti, quello alla salute e quello al lavoro. Durante lAutunno
Caldo coniaste lo slogan: la salute non si vende. E adesso come si fa a coniugare le due cose? possibile oppure a una delle due bisogna rinunciare?
LAutunno Caldo mise per la prima volta la questione della salute al centro
delle vertenze. E realizzammo notevoli conquiste: la progressiva robottizzazione delle lavorazioni pi nocive, ad esempio. Cera allepoca la tendenza a
monetizzare il rischio. Il sindacato stato in quel caso attento: ha colto e ha
cercato di risolvere il problema della salute sul posto di lavoro. Per ci siamo
fermati l, non abbiamo capito che dovevamo farci carico anche delle que-

181

IL LAVORATORE RITROVATO

stioni ambientali fuori dalla fabbrica, nellarea circostante. Ora fatichiamo a


conciliare le necessit che vengono dallinterno (la difesa del posto di lavoro,
del reddito) con quelle che premono dallesterno (la necessit di un ambiente
meno contaminato, meno carico di rischi e di malattie).
Gli interessi della citt e quelli della fabbrica appaiono inconciliabili. Da
un lato famiglie che dipendono da quel reddito, dallaltro cittadini che
ogni giorno fanno i conti con una condizione ambientale e sanitaria caratterizzata dallemergenza. Nel mezzo governi, istituzioni e gerarchie ecclesiastiche locali che hanno preferito, in barba a tutte le dottrine sociali,
infilare la testa nella sabbia come gli struzzi per qualche fontanella nel cimitero (la generosit dei Riva condita di macabra ironia considerando
lincidenza della mortalit per tumori) o la ritinteggiata della facciata di
una Chiesa. I due pianeti sono destinati a non comunicare e a entrare in
rotta di collisione?
Ilva e Taranto devono per forza di cose trovare un punto di incontro, nel
segno della difesa di tutti e due i diritti costituzionali perch tutti e due hanno
la medesima forza, nessuno dei due prevalente sullaltro. I cittadini hanno
ragione a chiedere sicurezza fuori dalla fabbrica; i lavoratori hanno ragione
a chiederla in fabbrica; i cittadini hanno ragione quando rivendicano il diritto a godere dellambiente in cui vivono senza preoccuparsi delle polveri
pi o meno sottili; i lavoratori, in unarea caratterizzata da penuria di opportunit, hanno il diritto di difendere il salario, dunque la sua fonte. evidente
che bisogna realizzare questa conciliazione con la necessaria gradualit, sollecitando un investimento pubblico che per come si sono messe le cose non
pu essere n eluso n rinviato perch gi troppo tempo stato perso. E da
questo punto di vista, la risposta sempre nel programma di Bad Godesberg:
Situazioni sociali che conducono a difficolt individuali e collettive non devono essere considerate inevitabili e immutabili. Ma c un altra affermazione che sembra riguardare esattamente il caso Taranto: Concorrenza sin
tanto che possibile, pianificazione quando necessario. evidente che in
questo caso la pianificazione necessaria: lunica strada per restituire Ta-

182

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

ranto ai tarantini e la fabbrica, ripulita, ai lavoratori. chiaro che Riva non


lo far: non ce la pu fare e probabilmente, non lo vuole fare, daltro canto
perch dovrebbe smentirsi visto che non lo ha fatto sino ad ora. Ma la situazione non pu rimanere cos perch il rischio di accumulare altri ritardi.
Si sono buttati via dieci anni con il mondo politico che ha chiuso gli occhi
davanti a una gestione imprenditoriale che considerava lazienda e la citt
che lospitava un limone da spremere. Non una pianta di limone da accudire
con grande cura.
Tu parli del mondo politico, ma anche il sindacato in questa vicenda sembra essere stato colpito da una sorta di strabismo. Per esperienza personale,
ricordo Taranto degli inizi degli anni Sessanta, quando lItalsider arriv
scatenando egoistiche pulsioni che poi portarono allinsediamento della
fabbrica laddove non sarebbe mai dovuta avvenire, cio a ridosso della citt.
Per sette anni, dal 64 al 71, la citt si inebriata nel benessere con un aumento del Pil da metropoli del Nord (quello pro-capite nel periodo fece
segnare una crescita di oltre il 270 per cento). Veniva chiamata la Milano
del Sud per via delle ciminiere e, in effetti, da Taranto, per sette anni,
non partito nessuno, la citt non alimentava i flussi migratori Sud-Nord.
Ma che lacciaio inquini lo sanno anche i bambini dellasilo e che altrove,
nel mondo, il problema sia stato affrontato e risolto un dato di fatto. Perch tanta inerzia, soprattutto tanta timidezza nei confronti di Riva, non
propriamente un imprenditore illuminato, un emulo di Adriano Olivetti?
Il sindacato stato anche vittima di una strategia rivolta alla sua emarginazione. Schiacciato, ha finito per arretrare, per difendere il possibile, soprattutto su questi temi pi impegnativi in cui entrano in ballo questioni che
vanno oltre il lavoro: il territorio, lambiente. Il sindacato ha finito quasi per
sentirsi inadeguato rispetto alla soluzione di quei problemi e questo strano
complesso di inferiorit lo ha pagato con limmobilismo. Io penso che bisogna anche tenere presente il tipo di controparte con cui ti misuri. Che fai
con uno come Riva? Gli mandi i carabinieri? Gli poni la questione in termini
ultimativi? Se quella azienda fosse stata ancora di propriet dello Stato avresti

183

IL LAVORATORE RITROVATO

potuto avviare un negoziato diverso perch lo Stato un datore di lavoro con


delle responsabilit sociali non solo economiche, che per forza di cose deve
avere nella Costituzione un riferimento ineludibile. Ma qui parliamo di un
imprenditore che ha acquistato una azienda a un prezzo decisamente conveniente e ha cominciato a produrre per s grandi utili. Davanti a un ultimatum, come avrebbe risposto? Come le Partecipazioni Statali che non potevano
chiudere e lasciare lItalia? O, al contrario, avrebbe tirato gi la saracinesca,
mandato a casa alcune migliaia di lavoratori e trasferito la produzione in
posti dove non gli avrebbero chiesto nulla dal punto di vista delle garanzie
ambientali e avrebbe potuto contare su una manodopera decisamente meno
costosa? evidente quale sarebbe stata la risposta. Ecco allora che quando si
parla degli errori del sindacato bisogna anche tenere presente che non si pu
finire come i garibaldini a Mentana: loro avevano i fucili che si caricavano
davanti e i francesi gli Chassepots che sparavano a ripetizione.
Il risultato, per, una citt divisa, in cui la coesione sociale rischia di saltare su questioni essenziali per la vita delle persone. LIlva vissuta con fastidio. E fin qui ci sarebbe addirittura poco da dire. Ma vissuto con
fastidio anche chi vive dentro lIlva e che vittima di una situazione paradossale: rischia due volte perch quella resta una fabbrica insicura che
produce troppi incidenti sul lavoro e in pi inala anche da posizioni pi
ravvicinate le stesse polveri e gli stessi fumi che calano come una condanna
biblica sui cittadini nei rioni Tamburi e Paolo VI.
Di fronte a un problema cos grande abbiamo avuto un sindacato diviso, partiti confusi e preoccupati solo del consenso, amministrazioni locali interessate
ad avere un buon rapporto con lazienda e comitati civici che muovendosi
fuori dalle Confederazioni hanno posto il problema con forza e disinvoltura.
Ecco, io dico che doveva essere il sindacato a farsi per primo portavoce della
questione, rivendicando soluzioni (e poi governandole) in grado di ricostituire un rapporto di fiducia tra persone che vivono il medesimo dramma,
seppur da posizioni diverse. su questo terreno che le Confederazioni devono recuperare capacit di movimento. Il sindacato un grande soggetto

184

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

istituzionale perch in grado di trovare soluzioni nel segno della gradualit,


salvaguardando quella coesione che non necessaria solo a Taranto ma in
tutta la societ civile perch il vivere insieme non pu essere una lotta di tutti
contro tutti. I comitati, che pure hanno svolto un ruolo positivo, sono inevitabilmente portati a impostare il problema in termini pi radicali, ultimativi: o vince luno o vince laltro, non accettano, per la loro stessa forma, il
concetto di mediazione, ovviamente mi riferisco alla mediazione sana che
porta allindividuazione delle soluzioni e poi ne controlla la realizzazione,
non quella furba che punta al tirare a campare.
In questi casi il rischio quello di una guerra tra poveri
Pi che tra poveri tra disperati.
Inevitabile quando si tratta di conciliare valori fondamentali.
I valori non sono mai inconciliabili perch su quelli che si basa la convivenza
civile. Diventano inconciliabili quando manca la politica. E anche quando
manca il sindacato. In una situazione di vuoto prevale la legge della giungla
O la legge a cui faceva riferimento Enrico Cuccia, secondo il racconto di
Cesare Geronzi: articolo quinto chi ha i soldi ha vinto. Riva di soldi ne ha
fatti quindi pu candidarsi alla vittoria finale
Qui la situazione chiara: da un lato ci sono delle persone che temono di
perdere il posto di lavoro, dallaltro dei cittadini che temono di ammalarsi,
di veder morire i propri figli. Sembrano gli ospiti di una gigantesca navicella
spaziale: in assenza di forza di gravit, volteggiano nel vuoto. La magistratura
svolge un ruolo fondamentale nel garantire il rispetto delle leggi, ma non si
pu delegare al giudice la soluzione di problemi complessi che non si possono
impostare in unaula di tribunale. I magistrati hanno svolto un ruolo fondamentale di sollecitazione, ma non il Palazzo di Giustizia il luogo in cui interessi legittimi ma al momento conflittuali possono essere ricomposti in un
quadro di civile convivenza. Il giudice potr e dovr punire i colpevoli ma
non lui che pu ricomporre a unit un quadro di valori costituzionalmente

185

IL LAVORATORE RITROVATO

garantito. La soluzione concordata, capace di offrire a tutti garanzie, va trovata dalla politica e da un sindacato che si faccia carico dei problemi ambientali, superando le paure e i complessi di inferiorit di fronte allapparente
inanit dellimpresa. A Taranto tutti hanno chiuso gli occhi, i problemi si
sono trascinati e trascinandosi sono diventati sempre pi grandi. Ora diventato complicatissimo affondare le mani in questa melma ma bisogna farlo.
Ci vogliono soldi, tanti soldi ma non pensabile che la soluzione possa essere
trovata senza un intervento pubblico. Il discorso di Benedetto XVI nella sua
enciclica Caritas in Veritate, era ovviamente pi generale, ma alcune sue parole possono essere applicate al caso Taranto: Gli aspetti della crisi e delle
sue soluzioni nonch di un futuro nuovo possibile sviluppo, sono sempre
pi interconnessi, si implicano a vicenda, richiedono nuovi sforzi di comprensione unitaria e una nuova sintesi umanistica. Taranto ha bisogno proprio di questo: di una nuova sintesi umanistica. Immagino cosa avrebbe detto
Bruno Trentin di fronte a una situazione di questo genere: bisogna trovare
una via di uscita perch il conflitto non pu essere cieco.
Parliamo di salute, per, di bambini: possiamo invocare una nuova sintesi
umanistica, ma a Taranto la sintesi stata per troppo tempo disumana.
Ci che avvenuto e che avviene ancora non si cancella. Ma i dibattiti non
servono a nulla se sono finalizzati soltanto alla ricerca del colpevole. I dibattiti
funzionano se ci consentono di trovare soluzioni. Ci sono delle responsabilit, la magistratura le colpir, anche severamente, non ne dubito. Ma cerchiamo la soluzione, qui ed ora. Ci sono stati quelli che hanno fatto guai e
quelli che hanno omesso di controllare chi faceva guai. Ma poi dobbiamo
trovare il modo per ripartire.
Da troppi anni in questo Paese non si fa politica industriale: non la si fa in
maniera antica e non la si fa in maniera moderna cio garantendo che le
produzioni siano rispettose dellambiente. Da diversi lustri non si fanno
riforme.
Noi siamo in questo momento come la Cina. Ci siamo fermati alla prima

186

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

fase del processo di industrializzazione. Non siamo andati pi avanti e da


anni attendiamo. Ma non possiamo rimanere l, su quel binario morto, ancora a lungo, in attesa di un Godot che non arriva mai. Abbiamo ammodernato poco la struttura produttiva e i dati su innovazione e ricerca sono
spietati. Le Partecipazione Statali, con tutti i limiti clientelari che si portavano
dietro, avevano prodotto un eccesso di modernizzazione. Il processo di privatizzazione ha messo quelle aziende nelle mani di imprenditori che hanno
prodotto, al contrario, un eccesso di sfruttamento senza alcuna preoccupazione per lammodernamento di quello che era uno straordinario patrimonio
produttivo italiano. La soluzione stata peggiore del male.
La soluzione ha portato allacquisto di aziende a debito o allinaridimento
degli investimenti perch i quattrini incassati dovevano trasformarsi in utili
e dividendi. Che abbia ragione lo storico Eric Hobsbawn citato da Giorgio
Ruffolo e Stefano Sylos Labini nel loro libro: LUrss ha tentato di eliminare il settore privato: ed stata una sonora sconfitta. Dallaltro lato, il
tentativo ultraliberista pure miseramente fallito? Ma non che i demoni
di ieri si sono trasformati in angeli? Non che lo Stato imprenditore in
fondo una qualche ragion dessere, in una economia basata sulliniziativa
privata, ce lha ancora, almeno quando sono in ballo interessi complessi
che rischiano di entrare in rotta di collisione?
Non sono per le nostalgie, preferisco guardare i fatti. Le Partecipazioni Statali
erano massicciamente invischiate nel finanziamento della politica. Erano invischiate anche perch, sentendosi sotto attacco, distribuivano quattrini per tenersi buoni i partiti. Il sistema era infettato dal clientelismo. I punti deboli
cerano, non ci sono dubbi. Per cerano anche molti aspetti positivi: erano
aziende che facevano ricerca, che investivano sullinnovazione. Poi, dato che dovevi presentarti col cappello in mano per chiedere di aumentare la dotazione finanziaria, a quel punto entrava in ballo il rapporto distorto con la politica.
una situazione che ha fatto precipitare le Partecipazioni Statali in una oggettiva
condizione di indifendibilit. Ma se era giusto voltare pagina, non stato altrettanto giusto o, meglio, conveniente per il Paese, il modo in cui lo si fatto.

187

La Discussione, 30 marzo 1981: Nino Andreatta, Ministro del Tesoro,


spiega a Vittorio Merloni, presidente di Confindustria, Luciano Lama,
Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto che non ci sono pi risorse, il frigo vuoto

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

Scrivono Giorgio Ruffolo e Stefano Sylos Labini: A conti fatti, entrate nelle
casse dello Stato e benefici in termini di sviluppo industriale, possiamo affermare che le privatizzazioni non abbiano esercitato un ruolo trainante
nello sviluppo delleconomia italiana. Anche questo pu essere uno dei motivi alla base del debole tasso di crescita nel periodo 1992-2012, pari all1,5
per cento annuo, rispetto al 4,5 del quarantennio 1951-91. Lo Stato come
soggetto economico pu svolgere un ruolo positivo?
Diciamo subito che i problemi sono due: la crescita e le Authority. Io sono
convinto che con la penuria di capitali a disposizione, solo lo Stato pu svolgere un ruolo di stimolo. Altrimenti dal baratro non riusciremo a risalire e
la crescita rester solo unipotesi. Sulle Authority sono molto netto: sono
troppe e non hanno prodotto effetti positivi per i cittadini basta vedere cosa
avvenuto in questi anni sulle tariffe, sulla trasparenza, sulla concorrenza.
Sono organismi che hanno egregiamente risolto soprattutto i problemi di
chi ne fa parte. Lintervento pubblico deve trovare uno spazio, deve giocare
un ruolo pi attivo in questa crisi se non vogliamo rimanere paralizzati su
crescite da prefisso telefonico, quando va bene. Lappello agli industriali lanciato da Berlusconi per salvare lAlitalia mi sembra che abbia prodotto risultati decisamente deludenti. No, io non penso che esista la possibilit per gli
imprenditori italiani di fare da soli, di risollevare da soli questo Paese. Lo
Stato deve intervenire, per abbreviare i tempi della crisi, per stimolare i privati, per risollevare i tassi di occupazione che ormai hanno raggiunto livelli
troppo bassi nel nostro Paese, tra pensionati, prepensionati e cassaintegrati.
Unaltra vertenza emblematica quella dellAlcoa. L, in Sardegna, una
azienda straniera decide di chiudere i battenti perch ritiene non pi sostenibili i costi dellenergia. Anche in questo caso parliamo di una azienda
privatizzata. questo il pedaggio della globalizzazione unita alla delocalizzazione? I lavoratori come carta straccia, il lavoro come merce?
Anche su questo tema degli investimenti stranieri sento fare grandi discorsi.
La realt per pi cruda delle parole, per quanto misurate possano essere.
In Italia le aziende straniere non vengono. Ma accanto agli stranieri che ci

189

IL LAVORATORE RITROVATO

snobbano, ora anche gli italiani vanno via e lo fanno o come imprese o come
menti perch cercano allestero quelle gratificazioni che il nostro Paese non
pi in grado di dare. Risultato: una notevole decadenza del nostro settore
manifatturiero che si accompagna a un peggioramento della qualit dei
gruppi dirigenti. Il fatto che o non conosciamo le situazioni o facciamo
finta di non conoscerle. Ma chi viene a investire in Italia nelle attuali condizioni? A parte i costi in denaro, nel nostro Paese bisogna aggiungere anche i
costi legati agli eccessi normativi e alle lungaggini burocratiche per ottenere
banali autorizzazioni. Uno straniero viene in Italia, vede landazzo e fugge.
Con il nostro barocchismo normativo e burocratico scoraggiamo anche le
persone evangelicamente dotate di buona volont. E poi bisognerebbe omogeneizzare le legislazioni a livello europeo.
A cosa ti riferisci?
Il nostro sistema fiscale antiquato. Prendi anche questo redditometro
nuovo.
Non va?
Ma parliamoci chiaro: in Italia c tanto lavoro autonomo, con la normativa attuale si pu agevolmente trasformare una spesa personale in una spesa aziendale.
E poi c un discorso da fare per le imprese: le condizioni vanno armonizzate
per evitare la fiscalit nociva. C una grande lotta da fare sul dumping sociale.
E pu farla il sindacato che, per, ora non guarda fuori dai confini del nostro
Paese. Lho detto prima: anni fa abbiamo fatto lotte straordinarie per aiutare
popoli oppressi a guadagnare la libert. Ora, per, bisogna fare un passo in
avanti: bisogna lottare perch questi popoli che hanno ottenuto la libert, abbiano anche il riconoscimento dei diritti economici di cui godono i lavoratori
dellOccidente avanzato. Il dumping sociale il vero nemico da combattere,
il carburante che alimenta la delocalizzazione e innesca un circolo vizioso per
cui il lavoro va dove i diritti sono compressi e tu, per recuperare pezzi sempre
pi esigui di salario, accetti di abbassare i tuoi. Insomma, una corsa al ribasso,
unasta al contrario sulla pelle delle persone. Questo il grande problema in-

190

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

ternazionale con cui le Confederazioni sindacali devono fare i conti e trovare


forme di collaborazione con gli altri sindacati. LItalia su questa strada da sola
non pu competere. E allora dobbiamo porci lobiettivo, peraltro, ragionevolissimo, di trasferire oltre i confini quelle garanzie che qui da noi sono ormai radicate e considerate elemento essenziale di quella dignit umana a cui i Papi,
da Leone XIII a Benedetto XVI, e quindi non solo Karl Marx, hanno fatto in
oltre un secolo continuo riferimento trovando evidentemente non molti proseliti, tra chi si definisce la domenica cattolico e praticante e il luned va alla ricerca
sulla cartina geografica di un posto dove potr pagare un operaio un euro allora.
Il sindacato deve misurarsi con questo problema, cominciare a porsi la questione
dei diritti economici in Cina o in Corea, e comunque in tutti quei paesi che si
dichiarano liberi ma che non rispettano princpi di dignit che sono contenuti
qualificanti della libert.
Pensi realmente che in un mondo cos articolato si possa aprire una vertenza di questo tipo? Non ritieni che la tua sia una impostazione un po
romantica o, peggio ancora, velleitaria?
No, non penso di essere romantico o velleitario. Si pu organizzare una
azione di questo tipo. Anzi, ritengo sia assolutamente necessario organizzarla.
Il mio ottimismo nasce dal fatto che su questo terreno ci incontriamo con le
posizioni della Chiesa che guarda al mondo, non solo allItalia. Il sindacato
non deve sentirsi emarginato perch non lo . Deve, per, superare la pigrizia
che gli impedisce di passare da un atteggiamento difensivo a un atteggiamento offensivo.
Nellattesa, lAlcoa chiude, la Sardegna diventa sempre pi povera. Una
deriva senza speranza?
Berlusconi e Maroni, prima delle elezioni del febbraio 2013, si sono accordati
sulla storia di trattenere il 75 per cento delle tasse nelle regioni che le producono. La maniera pi semplice per affamare definitivamente chi gi salta diversi pasti. Il sindacato nel passato, invece, si pose il problema della fiscalit
di vantaggio proprio per stimolare la crescita delle zone economicamente pi

191

IL LAVORATORE RITROVATO

arretrate. Ora si ribaltano i piani con il Nord, ricco, che ottiene vantaggi e il
Sud, povero, che incamera svantaggi. In questo Paese si ha una idea bislacca
del federalismo fiscale. Regioni e Comuni possono applicare addizionali su
tutto, sulla benzina, sul gas, sulle assicurazioni. Dove sono pi alte le addizionali? Al Sud. Dalla fiscalit di vantaggio per stimolare la crescita, siamo
passati alla fiscalit di svantaggio per ammazzare definitivamente il cavallo
gi malnutrito. evidente che bisogna cambiare registro. Il federalismo va
realizzato anche a livello fiscale, ma va realizzato nella maniera indicata dalla
Costituzione. Per se le cose sono andate cos, la colpa anche nostra che
abbiamo alimentato la litigiosit tra Stato e Regioni. Al resto hanno provveduto le politiche imposte dalla Lega a Berlusconi. La conseguenza che con
il federalismo che abbiamo realizzato abbiamo soltanto reso pi debole il
Sud, cio quella parte di Paese che va tonificata, rilanciata, avvicinata negli
indici economici al Centro e al Nord.
Dagli opposti estremismi siamo passati agli opposti egoismi.
inevitabile che gli egoismi si irrobustiscano man mano che le forze politiche
diventano sempre pi deboli. La realt che la Seconda Repubblica stata
caratterizzata da partiti troppo leggeri, personali, territoriali, in taluni casi
semplici comitati elettorali.
Altra cosa la storia, ovviamente migliore, dei grandi partiti della Prima Repubblica, quella scritta prima della valanga di Tangentopoli.
La differenza con le forze politiche oggi in campo sta nel fatto che quelle rappresentavano veramente il Paese, per intero, da Nord a Sud, da Est a Ovest.
In pi le forze sociali, il sindacato e la Confindustria, non hanno pi la medesima rappresentativit degli anni doro. Bisogna ricreare le ragioni della
coesione perch lItalia si sta sfarinando: prevale, come scriveva Guicciardini,
il particulare sul generale. La mancanza di coesione determina larroccamento, larroccamento porta a un dialogo tra sordi.
Questa tua analisi applicabile a unaltra questione che dal dibattito politico

192

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

scomparsa: il Sud. Eppure, le crisi dellIlva di Taranto o dellAlcoa, come


abbiamo visto sin qui, si abbattono sui fragili equilibri di quella zona dItalia
con la stessa forza di una dannazione eterna. Sino agli anni Settanta, la Questione Meridionale ha ispirato grandi e appassionati dibattiti, ha diviso verticalmente gli studiosi: di qui i meridionalisti (alcuni a contratto come li
definiva Beniamino Finocchiaro allievo di Gaetano Salvemini, socialista,
presidente della Rai dal 75 al 77) che rappresentavano la corrente piagnona e pertanto aspettavano che lo Stato ripagasse le sue manchevolezze
e gli errori di un processo unitario pi simile a una annessione che a una
riunificazione, di l quelli che invitavano i diretti interessati a essere protagonisti del riscatto. Ora, invece, il silenzio viene interrotto da qualche inchiesta giornalistica quando la camorra uccide un innocente sotto casa della
fidanzata.
verissimo. Il Sud non c quasi pi: dimenticato, retrocesso a questione
fuori moda. Eppure la sensibilit verso questo problema non mancata. In
questo libro ho parlato dellimpegno dei lavoratori e del sindacato, le lotte
per portare le fabbriche dove cera la manodopera invece di portare la manodopera dove cerano le fabbriche. Cera la Cassa per il Mezzogiorno, una serie
di istituti che si dedicavano allanalisi dei problemi, le Partecipazioni Statali,
il varo di leggi come quella sulla riforma agraria. E non cera solo limpegno
dei lavoratori e del sindacato. Mi piace leggere un brano del discorso che
Adriano Olivetti, forse lunico vero campione di Umanesimo Industriale visto
allopera nel nostro Paese, fece ai lavoratori di Pozzuoli nel 1955 in occasione
dellinaugurazione della fabbrica dellOlivetti: Accettammo di buon grado il
nuovo fardello. Fu un atto di fede nellavvenire e nel progresso della nostra
industria, ma soprattutto un meditato omaggio ai bisogni di queste regioni.
E non si tratt soltanto di un contributo in denaro, ma anche di un autentico
sacrificio dei nostri lavoratori. Perch lItalia tutta colpita dalla dolorosa malattia della disoccupazione. Se le condizioni generali delle popolazioni che vivono nel Nord possono essere obiettivamente considerate di gran lunga
migliori di quelle prevalenti nel Mezzogiorno, pur vero che talune sciagure
sono andate abbattendosi anche nelle nostre zone un tempo prosperose. La

193

IL LAVORATORE RITROVATO

crisi dei tessili e di taluni settori dellindustria meccanica ha fatto precipitare


negli scorsi anni e negli scorsi mesi la situazione nella zona di Ivrea. Cinquecento meccanici perdevano il lavoro alla Zanzi di Ivrea, mille operai tessili
ad Agli, qualche centinaio ancora a Castellamonte, per giungere alla recente
chiusura del Cotonificio di Caluso che ha colpito quattrocento famiglie. Cos
la fabbrica di Ivrea che usava assumere centinaia di operai ogni anno, si vide
costretta, tra il 52 e il 54, per trasferire al Sud il suo potenziale di incremento
produttivo, a ridurre o praticamente interrompere il ritmo delle assunzioni.
Molti giovani non trovarono lavoro, molti padri dovettero attendere e ancora
attendono che i figli possano conseguire una sistemazione, l dove essi stessi
avevano passato gli anni migliori della loro vita. Ma nessuno ebbe a lamentarsi, nessuno indic quale causa della sua condizione insoddisfatta, la creazione di questo stabilimento. Perch nella coscienza dei nostri operai del
Canavese vivo il senso di solidariet con i fratelli della Campania, della Calabria, della Lucania. Troppo belle quelle parole e i sentimenti che esprimevano, troppo inutili quelle dei giorni nostri, vuote e senza un minimo anelito
di umanit. Purtroppo scontiamo una predicazione politica, quella della
Lega, che ha rotto lunit nazionale, contagiato in maniera negativa tutto
lorizzonte politico, prodotto un federalismo malsano che non sta solo facendo arretrare ulteriormente il Sud, ma non sta portando nulla di buono
al Nord. La forbice si allargata.
Su questo allargamento non ci sono dubbi. LIstat lo certifica: fra il 2007
e il 2011 il Mezzogiorno ha perso il 6,8 per cento del suo Prodotto Interno
Lordo, bruciando ricchezza per 24 miliardi di euro; gli investimenti fissi
sono calati dell11,5 per cento, otto miliardi tondi, sedicimila imprese (cio
l1 per cento del totale) hanno chiuso; gli occupati sono calati di trecentomila unit, in percentuale il 4,6 per cento. Ma si allargano anche altre forbici. Quella salariale: in Calabria la retribuzione giornaliera di 68,7 euro
contro 85,80 della media nazionale, 97,20 della Lombardia; quella di genere: sei donne su dieci al Sud non lavorano. Con questi numeri non possiamo pi parlare di un Paese a due velocit, dobbiamo per forza di cose

194

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

immaginare due pianeti che corrono in direzioni opposte.


I dati forniscono i contorni di una realt agghiacciante. Ma, ripeto, se il Sud
si impoverisce sempre di pi, il Nord finisce per pagare la sua indifferenza
nei confronti della questione meridionale. La battaglia alla mafia ha ottenuto
qualche risultato ma non un problema solo del Mezzogiorno, un problema nazionale. Perch, poi, si scopre che la ndrangheta cos ben radicata
in Lombardia da poter portare nei gangli della regione dei propri rappresentanti; le ndrine sono attivissime a Roma mentre sul litorale le organizzazioni camorristiche, a cominciare dai casalesi, hanno messo profonde
radici. Se il dibattito politico italiano ha cancellato il Sud, le organizzazioni
criminali si sono guardate bene dal rinunciare alla conquista del Nord e
adesso stanno dilagando.
La Lega ha imposto le sue logiche, le sue priorit. E gli altri?
Bisogna riconoscere che una responsabilit ce lha pure la sinistra. Per troppo
tempo si fatto locchiolino alla Lega pensando che fosse una costola della
sinistra. Non era cos. La Lega una forza politica populistica-demagogica. E
con la sua martellante propaganda ha emarginato la questione meridionale trasformandola in un tema fuori moda, ha imposto labolizione della Cassa per il
Mezzogiorno e, infine, ha posto al centro dellagenda una riforma costituzionale
che adesso sta paralizzando il Paese.
La Lega rafforzava i confini, le mafie, al contrario, li abbattevano superando abbondantemente la Linea Gotica.
Esattamente. Su questo tema si pu applicare lo stesso ragionamento fatto
sulla compressione dei diritti dei lavoratori nel mercato globale: se la mafia
non la combatti in Sicilia, inevitabilmente te la ritrovi in Veneto o in Lombardia e viceversa.
Parlavi della Cassa per il Mezzogiorno per la quale si potrebbe utilizzare
una definizione molto di moda tanti anni fa tra i meridionalisti critici a
proposito dellAcquedotto Pugliese: ha dato pi da mangiare che da bere.

195

IL LAVORATORE RITROVATO

Pensi che uno strumento del genere possa essere utile e, quindi, riesumato?
No, non penso. vero quel che tu dici, anche l ci sono stati fenomeni di malcostume, per un valore, un ruolo la Cassa lo ha avuto. Ma non ritengo che
la soluzione possa venire dalla sua riesumazione o dalla creazione di una banca
per il Mezzogiorno: ricette che potevano andare bene quando non cera lEuropa. Altre sono le strade da battere. In primo luogo una fiscalit di vantaggio
che stimoli realmente gli investimenti e, conseguentemente la crescita. Un
grande piano infrastrutturale che metta le merci (e anche le persone) nelle
condizioni di viaggiare agevolmente in un Paese molto stretto ma anche troppo
lungo. Non serve un ministero ad hoc per i vari dicasteri devono trattare la
Questione Meridionale come se fosse una costola del capitolo innovazione
e ricerca. E daltro canto i giovani sono l e li perdi, nel senso che andranno
via, se non li metti nelle condizioni di essere utili per il Paese.
Non pensi che ci sia qualcosa che non funziona in questa struttura istituzionale?
Al Sud il problema lo tocchi con mano perch realt analoghe vengono gestite con regole differenti, regioni a statuto speciale e regioni a statuto ordinario e semmai laddove avresti bisogno di una architettura istituzionale
pi robusta, non ce lhai.
Parlando della Sicilia, tanti anni fa Leonardo Sciascia us un aggettivo dal
sapore pessimistico: irredimibile. Osservando linquinamento della politica
vien da dire che il pessimismo era solo spietato realismo.
Linquinamento esiste perch nel Sud contano molto le famiglie politiche:
figli nipoti, parenti vari. Veri e propri coaguli di interessi che gestiscono,
spostano, dirottano pacchetti di voti. Sai qual lamara verit? Nel Sud per
conquistare potere e fare i soldi devi dedicarti alla politica, al Nord puoi
anche seguire unaltra strada, quella del lavoro, dellimpegno professionale,
dellimpresa.
Nella industrializzazione del Sud (oltre che dellItalia) un ruolo determi-

196

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

nante lo ha svolto la Fiat. Vale per il passato. E per il futuro? La perenne


vertenza che accompagna questa azienda solleva interrogativi sul versante
dei diritti e soprattutto illustra la difficolt del sindacato ad avere un rapporto unitario davanti a fenomeni nuovi e a manager figli di una cultura
diversa, se non pi spregiudicata, quantomeno pi disinvolta. Tu come interpreti gli ultimi capitoli di questa vera e propria saga industriale?
La Fiat che abbiamo conosciuto sino a qualche tempo fa, quella che ho conosciuto anche io prima da segretario dei metalmeccanici e poi da segretario
della Uil, era una fabbrica italiana, anzi era una fabbrica piemontese. Al vertice cera la Famiglia, identificabile in Gianni e Umberto Agnelli, la gestione
era affidata a Cesare Romiti e a un gruppo di manager che avvertivano in
maniera forte lorgoglio di essere un pezzo fondamentale, il pi riconoscibile
e antico, del Made in Italy.
Forse anche per questo o per lanciare una frecciata nemmeno tanto indiretta a Sergio Marchionne che Cesare Romiti nel suo libro ha scritto: Il
manager che guarda molto al proprio tornaconto figlio di un sistema che
ha perduto certi valori e affievolito gli anticorpi che lo preservano dalla
degenerazione. E pi avanti si lascia andare a una affermazione che in
qualche maniera smentisce lidea che negli anni di lui lItalia si fatta:
Con lautoritarismo instauri un regime aziendale che alla prima occasione
ti si rivolta contro. Ma se non sei un manager autorevole non riesci a trasmettere principi e azioni che ritieni importanti per il successo dellazienda. Che azienda era quella Fiat?
Unazienda che considerava la produzione di automobili centrale nella propria
strategia. Un azienda che si identificava con la storia dItalia. E daltro canto,
Giovanni Agnelli era stato senatore, in Parlamento approdato anche Vittorio
Valletta e Gianni Agnelli stato nominato senatore a vita. Umberto e Susanna
Agnelli sono stati deputati. La Fiat non solo si sentiva profondamente italiana
ma si sentiva un pezzo decisivo dellItalia.E devo dire con franchezza che ci sono
stati momenti in cui Agnelli si preoccupato di difendere questa identit.

197

IL LAVORATORE RITROVATO

Dal passato al presente...


Lazienda oggi rappresentata da Sergio Marchionne non ha nulla a che vedere con quella che ho conosciuto io, non pi in mano al vecchio imprenditore, al Patriarca o ai Patriarchi, nelle mani degli eredi, peraltro molto
numerosi e non sempre in completa sintonia, che non hanno la medesima
sensibilit di Gianni e Umberto Agnelli. Non si sentono legati n alle vicende italiane n allautomobile. E poi c Marchionne che proprio non
italiano, non si sente espressione del nostro Paese. Vive in Svizzera, trascorre
gran parte della sua esistenza in volo tra i continenti, il suo habitat naturale
il mondo. Lavora e si muove a livelli diversi, vede spesso Obama e in una
occasione si sforzato di parlare torinese ma in realt del dialetto caro a
Valletta non sa una parola. Non avverte la convenienza a fare auto in Italia.
Litalianit che era scritta sul biglietto da visita dellAvvocato Agnelli, che
pure aveva portato linglese in una fabbrica che parlava piemontese, non lo
riguarda. La sua analisi semplice: che senso ha avere delle fabbriche che
producono auto per il grande pubblico in un Paese in cui lauto non tira
pi? Di qui la decisione di puntare su altri mercati, la Cina, lIndia, il Brasile. A questo punto litalianit non pi un valore, semmai in qualche
caso, soprattutto quando devi gestire i rapporti con i sindacati e i lavoratori,
un impaccio. Anche nelle Confederazioni, per, prevale una concezione
vecchia: si continua a pensare che la Fiat sia lespressione per eccellenza del
capitalismo italiano. Le cose in realt sono cambiate. Dovremmo cominciare
a fare come ha fatto Obama, o come da tempo fanno in Germania, aprire
spazi per la collaborazione, fare in modo che le aziende abbiano i conti in
ordine per garantire e migliorare i livelli occupazionali
Qualcosa del genere hanno fatto alla Volkswagen dove nel 2010 hanno firmato una intesa per garantire il posto di lavoro a tutti sino al 2014. Il presidente della Daimler Benz, Dieter Zetsche ha dichiarato: In Germania
non si licenzia. E in effetti si licenzia cos poco che nel 2012, mentre nel
nostro Paese la disoccupazione saliva all11,2 per cento, da quelle parti si
registrava il tasso di disoccupazione pi basso dal 1991: 6,8 per cento, con

198

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

79 mila senza lavoro in meno rispetto al 2011. E la Volkswagen ha fatto segnare un incremento dellutile netto del 38,5 per cento, da 15,8 miliardi a
21,9; la busta paga dellamministratore delegato Martin Winterkom salita
da 17,5 a 20 milioni. La domanda a questo punto sorge spontanea: tutto
questo si raggiunge con gli scioperi?
Sinceramente non penso. Al contrario sono convinto che si possa ottenere
con la collaborazione, chiaramente non a senso unico come quella che teorizza
Marchionne. Sono convinto che sia utile che la classe lavoratrice cominci a
esplorare nuovi terreni di confronto non conflittuali con le aziende.
interessante a questo proposito uno studio dell ETUI (European Trade
Union Institute) che ha aggregato da un lato i dodici paesi in cui sono previste forme di cogestione (Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia,
Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Slovacchia, Slovenia, Spagna e
Svezia) e dallaltra quindici paesi, tra i quali lItalia, in cui non sono previste queste forme di partecipazione. Le due entit aggregate hanno quasi
il medesimo Pil. Il risultato dice che fra i dodici gli occupati tra i 20 e i 64
anni sono pari al 72,1 per cento contro il 67,4, la spesa per ricerca e sviluppo ammonta al 2,2 per cento contro l1,4, la popolazione a rischio povert attestata al 19,1 per cento contro il 25,4. Lo studio del 2010.
Io penso che sia giusto sperimentare strade alternative, nuove per noi, gi battute
per altri e, come dice lo studio a cui tu hai fatto riferimento, anche con una
certa soddisfazione. Bisogna fare un passo in avanti, mostrare coraggio perch
i tempi ce lo richiedono. Si possono e si debbono distinguere ruoli e obiettivi.
Il sindacato in azienda deve ampliare gli spazi di collaborazione evitando di scaricare sulle controparti i costi di uno stato sprecone ed inefficiente.
Ma la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ritiene che il modello della
cogestione possa funzionare solo nelle grandi fabbriche. Il limite sottinteso
quello indicato dalla legge tedesca: duemila dipendenti che esprimono
nei consigli di sorveglianza una rappresentanza del cinquanta per cento.
Pu essere un freno questo delle dimensioni?

199

IL LAVORATORE RITROVATO

Ma quale limite! La cogestione nelle piccole aziende si fa gi senza che il sindacato lo sappia. In molti distretti imprese e organizzazioni dei lavoratori
hanno elaborato piattaforme per affrontare i problemi comuni. Il nostro il
Paese delle vicende e dei protagonisti ignoti. Gi oggi esempi di cogestione
sono diffusi. Non vengono chiamati cos per una forma di pudicizia lessicale.
Insomma, tu pensi che in condizioni diverse e regolamentate, laccordo
che Ig Metall ha fatto alla Volkswagen si possa fare anche qui?
Tanto per cominciare, direi che una intesa simile lhanno gi fatta negli Stati
Uniti, alla Chrysler. Si dice che un accordo che non fa scioperare e non fa licenziare indebolisca il sindacato. Io la penso diversamente: tutto dipende
dai rapporti di forza.
E i rapporti di forza come si sono evoluti?
Parliamoci chiaro, il sindacato venuto fuori dalla frammentazione della Cgil
unitaria nel dopoguerra stato a lungo un soggetto debole. Dovevamo conquistare spazi, dovevamo imporre la nostra presenza, insomma bisognava
farsi valere. Era inevitabile la connotazione antagonista in quella fase storica:
il Miracolo Economico aveva garantito straordinari benefici a qualcuno ma
ai lavoratori erano state lasciate le briciole. Oggi con la globalizzazione la situazione cambiata. Se limpresa non competitiva, scappa. Abbiamo interesse a salvaguardare la capacit produttiva dellazienda, nel mercato senza
confini, siamo tutti fratelli e tutti concorrenti allo stesso tempo. A questo
punto penso che convenga esplorare questo terreno che non stato sufficientemente arato e sul quale si possono trovare intese convenienti per tutti,
per i lavoratori, per gli imprenditori e per il Paese. Accordi che consentano
alle aziende di essere pi efficienti e competitive. La questione molto semplice: se le imprese vanno bene puoi ottenere vantaggi salariali, migliorare i
livelli occupazionali, aprire le porte del mondo produttivo ai giovani; al contrario, se vanno male, c solo lalternativa della cassa integrazione e della disoccupazione; se vanno bene ti dividi la ricchezza, se vanno male ti
impoverisci sempre pi. evidente che un salto di qualit lo devono fare

200

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

anche gli imprenditori che su questo terreno hanno sempre frenato. Tutto
questo non significa mettere in soffitta lo scontro di classe, solo prendere
atto che nel tempo cambiato, ha assunto altre forme. un discorso, per,
che incontra grandi diffidenze nella nomenklatura sindacale anche perch
le antenne non sono pi sensibili come nel passato. Ma se fossero sensibili,
anche la nomenklatura sindacale capirebbe che accordi realistici ormai si
fanno in molte piccole e medie aziende.
Il fatto che poi bisogna confrontarsi con Marchionne e con la sua idea
un po unilaterale della collaborazione
La Fiat un esempio molto particolare. Rappresenta un caso luscita dellunico produttore italiano di automobili dalla Confindustria; ed un caso
il fatto che la Confindustria lo abbia lasciato uscire. Marchionne bisognava
obbligarlo a un accordo che prevedesse dei vincoli, anche per lui. Le vicende
alla Fiat ci fanno capire che va definita finalmente la questione della rappresentativit sindacale nelle imprese private: nel pubblico il problema stato
risolto con la legge.
Ma quando tu eri segretario della Uil, avete mai provato a importare in
Italia qualcosa di simile ai Consigli di Sorveglianza tedeschi?
Io firmai con Luciano Lama e Franco Marini il Protocollo Iri, un accordo di
partecipazione. Poi lIri stata liquidata e con lIri anche il Protocollo. Non
sono mancate le iniziative legislative ma non sono mai andate avanti perch
la volont politica stata decisamente carente.Tutti hanno avuto paura di
mettere le mani su questa materia perch temevano la posizione ostile della
Confindustria. Invece io penso che questo problema di democrazia industriale, il sindacato e un partito di sinistra debbano porselo, esattamente
come se lo pose la Spd che con il governo Brandt nel 76 ampli enormemente lo spazio della cogestione di fatto attuando quello che era stato scritto
diciassette anni prima allhotel La Redoute di Bad Godesberg: Da suddito
delleconomia, il lavoratore deve diventare cittadino: la cogestione dellindustria siderurgica e carbonifera linizio di un rinnovamento dellordinamento

201

IL LAVORATORE RITROVATO

economico e dovr svilupparsi ulteriormente per sfociare in una organizzazione democratica della grande industria. Ma se una partito di sinistra vuole
realmente governare, deve risolvere il problema della rappresentativit nel
senso dellapplicazione del dettato costituzionale che rimasto lettera morta.
E deve porre il tema della cogestione come forma di partecipazione dei lavoratori e di strumento per favorire lo sviluppo delleconomia del Paese.
In realt, la Spd lavor su un terreno reso fertile da Konrad Adenauer che
pure non era un progressista. Ma con un referendum il 95 per cento dei
lavoratori tedeschi disse che avrebbe rinunciato a benefici salariali se gli
fossero stati riconosciuti quei diritti di cogestione che i socialdemocratici
poi hanno sviluppato.
Le condizioni storiche erano tali che favorirono quelle soluzioni. Il trattato
di pace per dare ai tedeschi la possibilit di utilizzare il carbone e lacciaio,
materiali decisamente utili in guerra, stabil che nella gestione fossero coinvolti anche i sindacati e questo per evitare che si creassero spinte per un
nuovo conflitto. Quella presenza sindacale ha prodotto effetti benefici, in
Germania. In Italia, invece, si sempre temuto che le organizzazioni sindacali
potessero mettere i bastoni tra le ruote. Ma se in Germania sono state un fattore di crescita, non capisco perch in Italia dovrebbero essere, nelle situazioni attuali, un freno alla crescita.
La Germania in qualche maniera lincontro di due eresie: leresia liberale
delleconomia sociale di mercato interpretata soprattutto da Ludwig Erhard,
il ministro che considerato il padre del Miracolo Economico; e leresia socialdemocratica che troncava i ponti con il passato, con il marxismo per abbracciare una idea di socialismo capace di governare il capitalismo e non di
abbatterlo. Anche con Konrad Adenauer, il modello economico tedesco ha
avuto una evoluzione diversa rispetto a quella che si avuta in Italia.
In quel momento penso che Adenauer avesse solo un obiettivo: ricostruire
il sistema industriale uscito distrutto dalla guerra. Ma questo intento costruttivo era anche nel Dna del sindacato italiano. Le tracce si ritrovano nel piano

202

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

per il lavoro di Di Vittorio, nel contributo che fra il 46 e il 47 il sindacato


ha dato alla ricostruzione del Paese. Si poteva cogliere meglio questo spirito,
questa tensione. Morandi ci prov presentando un disegno di legge che
apriva la strada a qualcosa di non molto dissimile da quello che si stava costruendo in Germania. Per quel disegno di legge non venne discusso per
lopposizione degli imprenditori, della Dc e anche del Pci che temeva che
nei consigli di gestione i lavoratori si sarebbero socialdemocratizzati. Ci fu,
insomma, la convergenza degli opposti.
Sul fatto che in Germania non si licenzi, concorda pure Marie Seyboth dirigente della lega dei sindacati tedeschi, a capo del dipartimento della cogestione.
Invece da noi si licenzia con costi enormi. Cassa integrazione e prepensionamenti fanno parte di una politica del lavoro che dilapida risorse umane ed
economiche. Sarebbe molto pi produttivo creare meccanismi capaci di intervenire in via preventiva, quando le crisi cominciano a sorgere e non dopo
quando sono esplose e non ci sono pi alternative. Razionalizzeremmo le risorse e ne trarrebbe qualche beneficio anche il bilancio dello Stato.
Insomma tu pensi che si possa creare un nuovo tessuto di rapporti industriali?
Io penso che i lavoratori se vengono coinvolti imparano a essere riformisti, se
vengono emarginati diventano estremisti. La partecipazione consente di muoversi in maniera pi pragmatica e non alla cieca come ancora avviene da noi.
Nel programma di un partito come il Pd ci dovrebbe essere un capitolo
dedicato alla cogestione?
S. Nel programma del Pd tutto questo non c ed un grave errore perch
alla fine la politica del lavoro che viene promossa finisce per essere difensiva,
di contenimento. E poi, il coinvolgimento dei lavoratori il necessario completamento dello Statuto. La pensavano cos Giacomo Brodolini e Carlo
Donat Cattin. Brodolini in particolare veniva dal mondo delledilizia e l ci

203

IL LAVORATORE RITROVATO

sono le casse edili e le scuole professionali che sono gestite dai sindacati e
dalle imprese. Purtroppo non siamo mai riusciti a portare avanti questi discorsi per il rifiuto di persone come Monti e per le paure del Pci, per lostilit
degli imprenditori.
A questo punto ritornerei alla questione iniziale: che fine hanno fatto i lavoratori? Che fine ha fatto la lotta di classe? Dove si combatte? Su quali
temi si sviluppa?
La lotta di classe ora si fa sulle riforme per evitare che la lotta di classe la facciano gli altri, cio le categorie privilegiate, quelli che un tempo chiamavamo
gli Gnomi della Finanza, ai danni delle categorie meno protette, pi esposte
ai venti della crisi. Un tempo la lotta di classe aveva come obiettivo lo stato
socialista; ora lobiettivo uno stato democratico e solidale, uno stato in cui
ci sia realmente pari dignit. E valgono da questo punto di vista le parole
che mise, nero su bianco, nellenciclica Rerum Novarum nel lontano 1891
il Papa Leone XIII: Avvenne che a poco a poco gli operai rimanessero soli e
indifesi in balia della cupidigia dei padroni e di una sfrenata concorrenza.
La cupidigia di un mondo dominato dalla finanza la medesima di 122 anni
fa. La lotta di classe non pi quella del passato, forse si addirittura ampliata. A condurla non ci sono pi solo gli operai ma categorie nuove, le
donne, gli anziani, la massa sconfinata di precari e non garantiti. La lotta di
classe non va in pensione, si arricchisce di elementi nuovi, esce dalle fabbriche e reclama riforme. Ma riforme vere. E per essere vere non devono accontentare tutti perch se dai a qualcuno diritti e solidariet evidente che devi
togliere a qualche altro dei privilegi.
Se le cose stanno come dici tu, allora il problema risolto: non c dirigente
politico che non si dichiari riformista.
Diffido fortemente di chi parla di riforme ma non si impegna a farle. Le ultime riforme realizzate in questo paese sono riconducibili a Dini (quella delle
pensioni) e a Ciampi (la politica dei redditi). Gli altri ne hanno solo parlato,
nessuna, per, delle riforme proclamate ha visto la luce, nessuna ha prodotto

204

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

delle soluzioni organiche. cos abusato il termine che scaduto a luogo comune. Tutti si dichiarano riformisti, nessuno lo per davvero.
Peraltro questo uso del termine riformista, ha creato confusione, anzi veri
e propri fenomeni di appropriazione indebita perch la riforma qualcosa
che fa avanzare il Paese, che aiuta gli ultimi non i primi.
La parola riforma un vestito di taglia universale, lo possono indossare tutti
ed per tutte le stagioni, va bene in estate e in inverno, in primavera e in autunno. Ma la realt diversa: le riforme accorciano le distanze, non le ampliano, redistribuiscono la ricchezza non la concentrano in poche mani,
realizzano quello che dicevano i socialdemocratici di Bad Godesberg: Misure
appropriate devono far s che una quota adeguata del costante incremento
patrimoniale delle grandi imprese venga distribuita ampiamente oppure
posta al servizio dellutilit comune. In Italia le riforme non hanno questo
segno e non a caso quelle che sono state varate negli ultimi tempi hanno assunto la veste di leggi-delega: fissi dei principi generali (o generici) e poi affidi
allamministrazione lattuazione. Le cose da cambiare le elencano tutti: la
legge elettorale, la giustizia, il fisco, il lavoro. Lagenda c ma sintetizzata
in una delle ultime pagine bianche, proprio in fondo.
Lultimo sussulto realmente riformista lo si avuto con il primo centro-sinistra negli anni sessanta.
vero. Allinizio non lo si colto, non stato capito, con il passare del tempo
stiamo rivalutando quegli anni. Tutto questo fa parte del nostro modo di essere: siamo rivoluzionari senza rivoluzione e riformisti senza riforme. Il dibattito politico veramente surreale: si evocano le riforme ma non si fanno
perch se fossero vere scontenterebbero qualcuno. La realt che sono forti
le corporazioni mentre sono deboli i governi e i partiti. Ma veramente la liberalizzazione dei taxi pu essere vissuta come un grande intervento innovativo?
Le liberalizzazioni si sono fatte. Ne abbiamo parlato prima.
In quel caso ci si limitati a trasferire i monopoli da una parte allaltra. Tutte

205

IL LAVORATORE RITROVATO

le liberalizzazioni in Italia, fatta eccezioni per treni e aerei, non hanno portato
benefici ai cittadini, al contrario hanno provocato aumenti, dalle assicurazioni alle autostrade. Manca una robusta difesa dei consumatori. Ma per tornare alla lotta di classe, io dico che ormai fuori dalla fabbrica.
E la classe qual ?
la classe lavoratrice nel senso pi ampio, linsieme di lavoratori ed ex lavoratori. Una classe di cittadini che deve spingere per fare le riforme.
Usi un vocabolario da rivoluzione francese.
E perch no. Il cittadino di nuovo al centro del nostro universo. In tutti questi anni abbiamo perso tempo e occasioni. Abbiamo perso unoccasione
quando abbiamo creato lunit sindacale che poi si dissolta, quando si
scatenata una ostilit preconcetta contro Craxi, quando abbiamo deciso di
non costruire un partito socialista e socialdemocratico europeo dopo la caduta del muro di Berlino.
In conclusione, aderiresti a una forza politica che ponesse come suoi punti
di riferimento letica cristiana, lumanesimo e la cultura classica...
S, penso che questa societ abbia bisogno di un nuovo umanesimo. E la filosofia classica in realt filosofia pratica. La verit che bisognerebbe conoscere realmente il programma di Bad Godesberg per capire che ancora
oggi contiene, almeno nella realt italiana, grandi elementi di novit. Ma su
Bad Godesberg ci sono le opinioni, non la conoscenza dei contenuti. E penso
anche che andrebbe riletto il documento della scissione di Palazzo Barberini,
qualche pregiudizio verrebbe meno insieme a qualche luogo comune. Dovremmo ispirarci un po di pi a Roosvelt che risollev gli Stati Uniti e il
mondo governando in una fase ancora pi drammatica di quella attuale.
Vanno di moda i Pantheon. Tu chi metti nel tuo?
Quello che qui, a Roma, quando stato costruito era vuoto, non cera nessuno. Nel Pantheon normalmente ci vanno i morti, io preferisco i vivi. Ecco
perch, se proprio devo scegliere, ci vedo i cittadini, quei cittadini al cui ser206

DALLA CRISI FINANZIARIA AL DRAMMA SOCIALE

vizio volevo mettere la Uil. Ho sempre pensato che il monumento pi bello


sia quello al milite ignoto. Non un grande generale, non una straordinaria figura di condottiero, ma un soldato anonimo che rappresenta tanti altri soldati
anonimi. Ecco perch penso al cittadino, a una figura simbolica che incarna
i diritti e i doveri di tutti noi. Che si identifica con un umanesimo perduto,
con lidea di un mondo in cui leconomia e il mercato siano al servizio delle
persone e non le persone al servizio delleconomia e del mercato o, peggio
ancora, dellarricchimento facile e di una finanza tragica, ingorda e immorale,
che si ribella a quella societ spietata che Bruce Springsteen ha fotografato
con due versi di una recente canzone: andiamo in citt adesso, alla ricerca di
soldi facili. Insomma, nel mio Pantheon vedo una donna e un uomo che nel
mondo globalizzato cercano e trovano la loro solidale identit.

207

La Repubblica, 3 maggio 1989: Giorgio Forattini vede un Bettino Craxi


in versione mussoliniana intento a manganellare i sindacati

Dal Sindacato ai Partiti

E' di coraggio non di autocompiacimento che abbiamo bisogno oggi, di


leader non di imbonitori. La frase sembra tagliata a misura sulla situazione che stiamo vivendo. In realt stata pronunciata cinquantatr anni
fa da John Fitzgerald Kennedy davanti alla Convention Democratica che
gli consegnava la candidatura presidenziale. Il suo avversario era Richard
Nixon passato poi alla storia per il Watergate. Non pensi che regga ancora,
nella sua sostanza, che soprattutto esprima una nostra, nel senso di italiana,
drammatica necessit?
Kennedy le elezioni le vinse e fu un successo storico, il primo cattolico in
una Casa Bianca che era riservata agli Wasp, white anglo-saxon protestant.
Kennedy era bianco ma non protestante e portava dentro il soffio di una
modernit travolgente. Fu per l'America e per il Mondo intero una scelta innovativa. Nel discorso a cui tu fai riferimento, che poi quello della Nuova
Frontiera, poneva problemi veri e complessi, cercava soluzioni serie e articolate. Il suo messaggio, replicato oggi, forse non farebbe guadagnare consensi:
La Nuova Frontiera di cui parlo non fatta di promesse che io intendo offrire al popolo americano, bens di quel che intendo chiedere al popolo americano.
Una bella inversione di ruoli: probabilmente in Italia, dove le campagne
elettorali si sono trasformate in un'asta di promesse con i battitori che alzano sempre di pi la posta, a met della frase la platea si sarebbe svuotata.
Quello stato un momento di grande vitalit per l'America e per il Mondo.
E quel che lui disse allora ha ancora oggi una grandissima validit perch ci
sono valori, ci sono proposte che attraversano il tempo, che non hanno una
data di scadenza come quella che si accompagna ai cibi.

209

IL LAVORATORE RITROVATO

Kennedy pensava alla Frontiera, ai pionieri, guardava l'orizzonte, una distesa di migliaia di miglia; noi fatichiamo persino ad avere una idea compiuta anche dei confini del nostro condominio: a volte anche girare
l'angolo ci sembra un'impresa altamente avventurosa. E, allora ti chiedo:
ma siamo proprio sicuri che il Paese Reale sia migliore del Paese Legale?
Non ti viene a volte il dubbio che quello che vediamo davanti a noi e che
non ci piace sia, in realt, la nostra immagine riflessa in uno specchio appena appena deformante?
Vedo la questione in un'altra maniera.
Cio?
Penso che lentamente il Paese stia diventando illegale nel senso che c' una
separatezza insopportabile tra le istituzioni, che progressivamente stanno venendo meno coesione e solidariet che sono collanti essenziali del vivere insieme. Ma la gente di tutto questo non ha colpa.
Cosa sta accadendo, allora?
Accade che in un momento come questo di gravissima crisi, tutti quanti noi
immaginiamo di camminare in un tunnel buio: non vediamo l'uscita, non
vediamo un raggio di sole che ci conforti. Non solo non siamo felici, non
solo non siamo appagati, ma siamo ormai rassegnati. Ci manca la speranza.
Ci guardiamo attorno e il panorama non ci conforta. Facciamo appello ai
valori costituzionali che sono sempre validi ma poi ci scontriamo con un bipolarismo sgangherato, che non esiste: era nato perch avevamo tanti partiti,
sette, e adesso fioriscono come limoni, una ventina. Le Istituzioni sono screditate e vengono vissute con imbarazzo, con fastidio. Ci vorrebbe un cambiamento di rotta. Bisognerebbe abbandonare la strada di questo leaderismo
fatto di Uomini della Provvidenza che non si sono mai rivelati provvidenziali
e ricostruire una societ in cui la vita associativa, collettiva si esprime e si
esalta nelle organizzazioni rappresentative.
Vuoi dire che a volte il vecchio pu essere pi utile del nuovo soprattutto

210

DAL SINDACATO AI PARTITI

quando riesce realmente a mettere insieme le persone?


Voglio dire che bisogna ricostruire una spina dorsale del Paese che col tempo
venuta meno. Non puoi pretendere di applicare la Costituzione se poi gli
strumenti che dovrebbero favorirne lattuazione prescindono dalla Legge Fondamentale medesima. A quel punto, delle due l'una: o cambi la Costituzione
o riporti tutto il resto in quell'alveo. Ma diciamocelo chiaramente: come si
pu coniugare l'attuale sistema elettorale con la nostra Costituzione. I padri
Costituenti nella costruzione del meccanismo elettorale furono coerenti. L'incoerenza venuta dopo.
Tu pensi che non si possano tenere i due piani separati: oggi la riforma
elettorale e domani la riforma della Costituzione?
No, non si possono separare. Qualunque legge elettorale tu oggi possa realizzare, finisce per fare i conti con un bicameralismo perfetto che in questo
momento rallenta le decisioni, incarta la dinamica parlamentare, non soddisfa quelle esigenze di efficienza e rapidit che un mondo cos interconnesso
pone. Quel disegno costituzionale aveva una sua logica: venivamo dal fascismo, i confini in cui il mondo era diviso erano decisamente robusti, le scelte
pi che alla rapidit delle decisioni si ispirarono al ricordo del passato che
era peraltro estremamente prossimo; era prevalente il bisogno di creare un
sistema di pesi e contrappesi che evitasse una ricaduta in quella ventennale
malattia che aveva afflitto e debilitato il Paese conducendolo in una avventura tragica come la guerra.
Anche il professor Sartori pensa che le due cose, Costituzione e legge elettorale, vadano di pari passo anche se poi ammette qualche limitata eccezione...
Sinceramente non capisco come si possano separare i due argomenti. Se li
separi, alla fine puoi realizzare solo interventi minimi che non risolvono i
problemi. Forse puoi ridurre quel premio di maggioranza cos robusto che
nemmeno Giacomo Acerbo avrebbe immaginato per garantire al Partito Nazionale Fascista la maggioranza parlamentare.

211

IL LAVORATORE RITROVATO

In questo momento si parla molto di Modelli. Tu quale adotteresti?


Io sono da sempre un sostenitore del sistema alla francese, doppio turno con
ballottaggio. Ma per realizzarlo bisogna cambiare la Costituzione. Ma sai cos'
che blocca tutto?
Cosa?
Il premio. E' troppo ghiotto, rende bulimici i partiti da un punto di vista
elettorale.
Per fare la legge bisognerebbe essere politicamente un po' anoressici...
Il fatto che la legge non si fa perch chi pensa di poter vincere si guarda
bene dal mettere mano a un premio che amplifica ulteriormente la vittoria
dal punto di vista della rappresentanza parlamentare. Nel momento in cui
avvertono di poter uscire perdenti dalle urne, allora reclamano la riforma,
pronti, ovviamente, a cambiare parere nel momento in cui i sondaggi gliene
offrono la possibilit. Ma, ripeto, bisogna rivedere la costituzione. Il bicameralismo va superato e, d'altro canto, cos perfetto ormai una peculiarit italiana. Bisogna dare maggiori poteri al presidente del consiglio e occorre
aumentare il peso delle autonomie locali.
Insomma, il quadro di riferimento pu essere un semi-presidenzialismo alla
francese. Meglio tenersi alla larga da un presidenzialismo all'americana?
Non mi sembra molto praticabile.
E forse ti preoccupa pure un po'.
Penso che la Francia sia il modello migliore, per quanto ci riguarda, per la
nostra cultura, per le dimensioni stesse del nostro Stato. Poi possiamo guardarci attorno, vedere se esistono altri modelli che garantiscono contemporaneamente efficienza, rapidit di decisioni e saldezza dei princpi democratici.
Ad esempio, il modello tedesco mi pare abbia funzionato molto bene. Insomma, puoi provare a combinare diverse soluzioni per garantirti la governabilit, l'alternanza o, al limite, le grandi coalizioni.

212

DAL SINDACATO AI PARTITI

L'America, insomma, lontana...


C' un Oceano d'altro canto. Battute a parte, ho sempre avuto un po' di ritrosia nei confronti di un sistema che assegna a una sola persona tanti poteri.
L alla democrazia sono collaudati da molti secoli.
Noi in collaudi difettiamo?
Non solo noi, mi pare che qualche problema lo abbiano avuto anche in Germania. In America sempre stato cos: il confronto tra due partiti dentro
lo spirito della nazione. E poi il Paese grandissimo, gli Stati hanno una straordinaria autonomia. Insomma, tutto si regge: l'articolazione della Nazione
e la cultura politica del Paese. Da noi le cose sono diverse. La Costituzione,
ripeto, nata in un particolare momento. Avevamo riconquistato la libert,
abbracciavamo completamente anche grazie al suffragio universale maschile
e femminile, una idea democratica a cui non eravamo particolarmente allenati. Il ricordo dell'Uomo della Provvidenza era ancora fortissimo. Ne parleremo pi diffusamente dopo: la Costituzione in larga parte regge ancora, va
adattata alla nuova realt storica non superata. Che vuoi, io sono un minimalista.
La polemica sull'inciucio (parola onomatopeica e piuttosto sgraziata), sulla
grande coalizione vissuta da molti come un insulto pi che come una necessit, riapre una questione antica ma irrisolta: quella della legittimazione
reciproca. Ma contemporaneamente solleva anche un dubbio. Abbiamo
parlato della sinistra italiana che non ha conosciuto la sua Bad Godesberg.
Ma non pensi che una bella, coraggiosa, definitiva Bad Godesberg in Italia
la debba fare la destra che, comunque, si porta dietro marchi storici non
del tutto smacchiati?
Io dico che la cosa fondamentale il ritorno dei partiti, quelli veri. E il discorso riguarda soprattutto la destra.
Perch soprattutto?
La sinistra rissosa al suo interno, si porta dietro mille questioni irrisolte...

213

IL LAVORATORE RITROVATO

Una su tutte l'ha evidenziata Guglielmo Epifani: lo sconfittismo.


Ma alla fine io penso che la sinistra sia stata contagiata da quella deriva. Parliamoci chiaro: la destra non un partito, un'impresa con un amministratore unico titolare di una forza, di un magnetismo politico che, al di l dei
sei milioni di voti smarriti per strada, non va sottovalutato. Insomma, la destra nel nostro paese nella forma in cui si intende nel resto d'Europa non
riesce a emergere.
Perch?
Perch stata ghettizzata per molto tempo, perch c' sempre un retropensiero che l'accompagna. Io dico che se le parole non piacciono se ne possono
trovare sempre di pi gradevoli. Se a sinistra il termine socialista sgradito
perch evoca una qualche brutta malattia, allora parliamo di riformisti. Poi
puoi anche avere una dimensione popolare purch il riferimento politicoculturale-organizzativo di questa dimensione sia un partito. Nei confronti
della destra resiste un pregiudizio.
Forse non nato per caso...
Non nato per caso, lo ha alimentato la destra stessa nel momento in cui ha
deciso di aderire a un movimento che costruito tutto intorno alla personalit di Berlusconi. Cos com' la destra non aiuta il Paese a risolvere i suoi
problemi. Non vorrei essere equivocato perch il paragone ardito, ma in
qualche maniera siamo un po' come l'Argentina dove per venti, venticinque
anni si vissuto nel nostalgico ricordo di Peron e nel frattempo il Paese andava a rotoli, passando da una dittatura a un'altra. Non , ovviamente, il nostro caso, ma la destra deve trovare il modo di definire un suo
modello-partito, di uscire dal recinto berlusconiano per provare a dare al
Paese quel che esiste ovunque in Europa, una forza conservatrice, democratica, costituzionale.
C', per, un problema irrisolto. La reciproca legittimazione fatta di simboli che poi tanto simbolici non sono. In Francia, il 14 luglio festa per

214

Dopo la marcia dei quarantamila, laccordo con la Fiat approvato,


secondo Giannelli, per alzata di mano...sui leader sindacali

IL LAVORATORE RITROVATO

Hollande e per Sarkozy. In Italia, il 25 aprile, il giorno in cui l'Italia ritorna


libera, lo per alcuni, altri la vivono con fastidio, altri ancora la detestano.
E' pensabile che questa nostra democrazia possa diventare matura se non
riesce nemmeno a condividere la sua data di nascita?
Questo un altro problema. Da noi tutto viene vissuto in negativo. Per superare quelle divisioni ormai storiche bisognava cancellare da un lato gli errori dei partigiani, dall'altro quelli dei ragazzi di Sal. La sinistra ha le sue
colpe perch per troppo tempo ha consegnato la difesa della Patria all'altra
parte. Da questo punto di vista, tre persone hanno un po' scardinato questo
modo di intendere: Sandro Pertini, Carlo Azeglio Ciampi e Bettino Craxi.
Ci siamo portati dietro per molti anni un retaggio della fase precedente alla
guerra, quando nello stato liberale i partiti non si riconoscevano e non venivano riconosciuti nemmeno i sindacati. L'avvento del fascismo ha reso ancora
pi forte questa rottura. La Liberazione non un fatto di sinistra, un momento di identificazione. E la conferma che si tratta di questo venuta dalla
Costituzione: tutti si sono identificati in quel testo e quella legge stata varata
quando Socialisti e Comunisti erano gi usciti dal governo. In Italia, poi, il
campo della sinistra stato egemonizzato dal Pci e questa situazione ha impedito la nascita di un vero partito riformista europeo. L'esaltazione della Patria, in questo contesto, diventata monopolio della destra. Pertini, uomo
della Liberazione, rimise tutto in movimento quando cominci a baciare la
bandiera; Ciampi, anche lui formatosi in quell'agone storico-politico all'ombra del Partito d'Azione, ha rilanciato quell'inno che veniva dileggiato e da
molti considerato una brutta marcetta; Napolitano, con i festeggiamenti per
il 150 anniversario dell'Unit, ha tenuto insieme un Paese gi sfibrato dalle
difficolt; Craxi introdusse nei congressi i simboli dell'italianit e venne subito bollato con un marchio infamante: fascista.
Resta la duplicit di atteggiamento.
Il 25 aprile e il 1 maggio sono ricorrenze che resistono molto bene nelle piccole realt. Ma sbagliato perch sono elementi identificativi della nostra
storia in comune.

216

DAL SINDACATO AI PARTITI

Siamo un Paese a pacificazione ritardata.


Si parlato molto di pacificazione a proposito delle larghe intese. Il fatto
che in Italia la pacificazione avviene attraverso la rimozione: si annulla tutto,
il buono e il cattivo, il positivo e il negativo. E' una storia che mi ricorda
quella del Pci che in Italia non voleva essere socialista ma in compenso voleva
esserlo all'estero tanto vero che entr anche nell'Internazionale. Il problema
sempre lo stesso: l'identit. La sinistra deve avere la sua forte identit. Non
contrasti la Lega o Grillo imitandoli, inseguendoli. Li contrasti con l'identit.
Purtroppo il Pd da questo punto di vista un po' deboluccio.
In attesa del mutamento di rotta che tu prima invocavi, il Paese appare
economicamente sempre pi in mezzo al guado: la disoccupazione ha superato il record storico del 1995 e sotto il 9 per cento non torner prima
del 2020. Il Pil ricomincer a crescere stabilmente solo a partire dal 2016
e a quei ritmi di crescita ci vorranno quattordici anni per recuperare quel
che in queste lunghe stagioni di crisi abbiamo perduto. E' il bollettino di
una guerra perduta.
Temo che ci sia un problema gravissimo che ancora non emerso: i derivati.
Come li definisce Warren Buffet: armi di distruzione finanziaria di
massa...
Esattamente. Sono stati occultati sotto il tappeto, come la polvere. Perci
temo che l'indebitamento di Comuni, province e regioni sia molto pi alto
di quel che appare. E' un problema enorme perch la spesa pubblica non ne
tiene conto. E, d'altro canto, i derivati sfuggono a qualsiasi controllo, fare
un inventario impossibile. Bisogna fare quel che stato fatto negli Usa e
in Giappone.
Uscire dalla religione del rigore.
Coniugare il rigore con una politica selettiva degli investimenti. L'esperienza
del Giappone qualcosa dovrebbe insegnare. Quel Paese rimasto bloccato
per quindici anni dalla politica di austerit. Adesso stanno riemergendo

217

IL LAVORATORE RITROVATO

avendo aggiustato la rotta.


Torniamo al discorso di Kennedy o, ancor di pi, a quello con cui Roosevelt
avvi il New Deal. Pu una sinistra limitarsi al piccolo cabotaggio: un po'
di lavoro, qualche alleggerimento fiscale, un minimo di protezione sociale?
Non mancata, nella proposta politica, l'idea di una societ nuova, di un
percorso, anche complicato, anche doloroso, ma capace di portarci non semplicemente fuori dal guado ma dentro una realt migliore di quella che abbiamo lasciato alle nostre spalle? Tu all'inizio di questa intervista dicevi che
bisogna essere visionari, non ti sembra che sia mancata proprio questa visione, non qualche promessa, non qualche intuizione da imbonitori, ma
un Colombo capace di scrutare l'orizzonte e di urlare: Terra, Terra?
Abbiamo bisogno di una rete che coinvolga le persone, una rete che riguarda la politica, il sindacato, le imprese. Ora prevale nel paese questa deriva
presidenziale, l'uomo solo al comando: non si parla con la gente, al massimo
si parla della gente. Io ho grande fiducia negli italiani, sono convinto che
siano delle persone mature, l'estremismo non ci appartiene. Ma vero, bisogna indicare una direzione di marcia, una prospettiva. I sacrifici possono
anche essere chiesti ma alla gente devi spiegare perch glieli chiedi, con quali
finalit. Ripeto, il nostro non un paese estremista: il rischio di identificare
le posizioni estreme con quelle dominanti.
Il premio Nobel, Joseph Stiglitz, spiega che l'avanzata del liberismo con
l'abbattimento seriale delle regole stata agevolata fornendo dei sindacati
l'immagine, negli Usa e in Europa, di organizzazioni votate alla creazione
di rigidit. E, in effetti, negli anni ottanta vi sono state vertenze-simbolo:
quella dei controllori di volo di Reagan e quella dei minatori della Thatcher. Il sindacato, in qualche maniera, stato dichiarato colpevole senza
processo e probabilmente senza colpe. Per ci sono anche esempi industriali interessanti. Diego Della Valle, il Signor Tod's, esibisce con orgoglio
una fabbrica col welfare aziendale, l'asilo-nido, la palestra e la mensa. Non
delocalizza e all'accusa di paternalismo, al sindacato risponde cos: Li ca-

218

DAL SINDACATO AI PARTITI

pisco. Cos gli si toglie il nemico. Non vogliamo sostituirci a loro ma nemmeno possono impedirci di avere delle idee e di metterle in pratica. Tu
pensi che il problema sia quello di avere un nemico?
No. Il sindacato, a proposito dei welfare aziendale, ha una idea: teme che il
loro sviluppo determini un indebolimento dei sistemi universalistici. Trovo,
per, che sia un errore, in una fase di profonda crisi come quella che stiamo
attraversando, in cui spesso devi limitarti a una difesa di principi universalistici minimi, rinunciare all'apertura a forme di integrazione. Il problema,
semmai, un altro: devono essere soluzioni contrattate, negoziate con il sindacato, altrimenti si cade nel paternalismo. In ogni caso penso che quello
sia un campo da esplorare. Sono anche convinto che il miglioramento di
quelle soluzioni possa finire per trascinare anche tutte le altre aziende. Il fatto
che tra di noi resiste ancora l'idea che non si debba rompere una unit di
classe che, in realt, non c' pi, che non si possa collaborare con l'imprenditore perch la collaborazione diventa inevitabilmente subordinazione.
Niente intese col nemico...
Si tratta di una impostazione un po' datata e oggi manca una certa apertura
mentale, ma non solo da parte dei sindacati. Siamo fermi ai primordi del
confronto, ai tempi in cui il rapporto tra i datori di lavoro e le organizzazioni
dei lavoratori era basato sulla diffidenza reciproca. In questa maniera ci siamo
astenuti dall'esplorare quelle aree in cui il confronto poteva essere non conflittuale. Per, la sola idea che una intesa possa portare dei vantaggi all'imprenditore, fa scattare una sorta di richiamo della foresta.
Forse bisognerebbe partire dalla trasformazione del lessico.
Al posto di nemico, parlerei di un soggetto distinto, una persona con interessi diversi con la quale su alcuni temi si possono trovare soluzioni pacifiche mentre su altri resister la conflittualit. Sono convinto che ci sia uno
spazio enorme da percorrere insieme. Faccio un esempio. In molti posti di
lavoro si stanno organizzando contratti di solidariet per far fronte alla crisi.
Ma cosa ci impedisce di utilizzarli anche nelle fasi di espansione per favorire

219

IL LAVORATORE RITROVATO

l'occupazione? S bisogna aggiornare un po' il lessico accettando parole come


partecipazione, collaborazione, conti economici in equilibrio, competitivit.
La crisi ha favorito in alcune zone del nostro Paese la celebrazione comune
del 1 maggio, lavoratori e datori di lavoro insieme. E' possibile che qualcuno
abbia interpretato la cosa in maniera strumentale, come un modo per fare
pressione sui cordoni della borsa statale. Per, una novit interessante.
Sulla produttivit, ad esempio, bisognerebbe svelare qualche arcano. Stiglitz
riporta alcuni dati che riguardano gli Usa ma che non sono molto dissimili
da quelli europei. Dal 1949 al 1980 salari e produttivit sono cresciuti di
pari passo. Per quindici anni, poi, i salari sono rimasti fermi mentre la produttivit cresciuta; a partire dal duemila i salari sono tornati a crescere
ma in misura decisamente inferiore alla produttivit. Alla fine c' chi ci ha
guadagnato e chi ci ha rimesso.
Anche sulla produttivit non si riesce a fare un discorso compiuto perch,
alla fine, se ne parla solo a livello centrale. Ma la realt che avremmo bisogno di meno leggi e pi contrattazione. Devi contrattare con un obiettivo:
voglio un' azienda che dia pi soldi, voglio un'azienda che dia pi occupazione. Ma non puoi pensare che l'aumento dell'occupazione possa essere favorito solo dal vantaggio fiscale che garantisci per i neo-assunti. E' il sindacato
che attraverso la contrattazione deve affrontare le rigidit per ottenere pi
occupati. Non c' nulla che non si possa toccare ma tutto va negoziato. E bisogna farlo soprattutto a livello aziendale.
Il problema drammaticamente attuale. Lo dice l'Organizzazione Internazionale del Lavoro: per ripristinare la situazione pre-crisi dovremmo creare
in Italia 1,7 milioni di posti di lavoro e nel mondo oltre trenta milioni. Il
tasso di disoccupazione giovanile ha sfondato secondo l'Istat un tetto che
sembrava irraggiungibile: il 40 per cento.
Sui giovani si pu fare riferimento alla leggenda di Faust di Goethe. Faust
Decide di attuare un grande progetto: strappare al mare una striscia di terreno
fertile per insediarvi molti milioni di uomini liberi e attivi. Durante i lavori

220

DAL SINDACATO AI PARTITI

di costruzione, Faust tratta gli uomini che lavorano per lui alla stregua di
sudditi ottusi, senza neppure informarli delle proprie intenzioni. perch
l'opera grandissima si compia, uno spirito solo varr per mille mani. Quel
che vuole Faust a nessuno mai lecito scrutare a fondo. Grida ai propri
schiavi: servi fuori dal giaciglio, in piedi uno dopo l'altro. I lavoratori devono essere incitati ai lavori pi gravosi con il bastone e la carota. A Mefistofele, Faust comanda: Per quanto sar possibile, raccogli folle su folle di
lavoratori, stimolali con le ricompense e con la severit: pagali, allettali, stai
loro alle costole! Ogni giorno voglio che mi si dia notizia di quanto si allunga
il fosso che s' cominciato. Ascoltando il rumore delle vanghe, Faust dice
degli uomini al lavoro: E' folla che mi serve.
Come va reinterpretata oggi la leggenda?
E' evidente che Faust considera la libert dei lavoratori un premio per l'avvenire. Il lavoro di costruzione che deve rendere possibile la comunit futura
compiuto prima dai servi, che potranno divenire solo in un secondo tempo
uomini liberi e attivi. E' per aver ridotto i giovani in schiavit senza che mai
si intravedesse il traguardo finale della libert, che fin miseramente il sogno
di Faust.
Oggi i giovani sono vittime di un'altra schiavit: la schiavit della precariet. Si allargata a macchia d'olio, sestuplicata nel giro di pochi anni e
un contributo lo ha fornito anche la legge Fornero come hanno rivelato
recenti studi. Ci sar un altro epilogo per il sogno di Faust?
Mi auguro che l'incubo dei giovani senza soddisfazioni, sicurezza e diritti, finisca con una seria riforma del lavoro. Dovremmo ispirarci a quel che disse
John Kennedy: I problemi del mondo non possono essere risolti da scettici
o da cinici i cui orizzonti siano limitati dalle realt oggettive. Abbiamo bisogno di persone che possano sognare cose che non sono mai esistite e chiedersi: perch no?

221

il 1987: due anni dopo croller il muro di Berlino,


nel frattempo Walesa e Solidarnosc stanno gi cambiando la Polonia.
La visita in Italia dellallora premier Jaruzelski
viene presentata dal Centro con questa vignetta di Pizzola.
Un allarmato premier polacco vede spuntare i baffi
di Walesa sui volti di Pizzinato, Marini e Benvenuto

222

Dallo Stato alla Chiesa

Al termine di questa lunga chiacchierata alla ricerca del lavoratore e della


Classe perduta, pu confortare fare riferimento ai testi in cui il lavoratore
(non la lotta di classe) resiste: la Costituzione della Repubblica Italiana e
la dottrina sociale della Chiesa. Quanta parte della Carta fondamentale
rimasta inattuata?
Buona parte
Considerato lalto numero di disoccupati, anche larticolo 1: LItalia
una Repubblica democratica fondata sul lavoro...
Larticolo 1 ha conservato intatta tutta la sua forza. Mi viene in mente quel
che diceva Hannah Arendt: Non c niente di peggio di una societ fondata
sul lavoro ma senza lavoro. Il tema del lavoro in quegli anni drammatici del
dopoguerra era centrale nella vita del Paese e della giovanissima democrazia.
Lo spieg chiaramente Riccardo Lombardi in un intervento allAssemblea
Costituente : Non c nessun altro problema in questo momento, compreso
quello dei salari, che sia cos essenziale come quello della disoccupazione
Ora il problema dei disoccupati non si pu affrontare con i metodi dellordinaria amministrazione, voglio dire col metodo degli espedienti anche costosi, con il quale stato affrontato fino ad oggi. Non pu questo problema,
che anche morale, oltre che politico, avere la stessa natura, lo stesso rilievo
di tutti gli altriSi sacrifichi qualunque altra cosa, si sacrifichino anche dei
principi, ma il problema della disoccupazione deve essere risolto.
Il principio fissato in quellarticolo laltra faccia, quella positiva, della tesi
di Luciano Gallino: nella Costituente si incontravano culture (comunista,
socialista e democristiana) che avevano nel lavoro il centro di gravit.
223

IL LAVORATORE RITROVATO

Ha scritto un interessante libro Antonio Passaro (il valore del Lavoro, Pironti editore) per spiegare come nato quel primo articolo. Oggi, a distanza
di tanto tempo, dico che stata una scelta lungimirante perch fa riferimento
alla complessa galassia del lavoro: lavoratori dipendenti ma anche artigiani
o mezzadri. stata sempre la particolarit del nostro Paese che, in realt, non
ha mai avuto la fabbrica come suo unico punto di riferimento. Certo, tra la
fine degli anni Sessanta e linizio dei Settanta, le scelte informative dei giornali, delle tv e delle radio amplificavano le grandi vertenze: la Fiat piuttosto
che lAlfa Romeo, il contratto dei metalmeccanici o dei chimici. Quei fatti
sembravano scandire la storia del lavoro. Ma le cose non stavano proprio
cos. La galassia italiana del lavoro era molto articolata, frammentata. In qualche maniera tale complessit fu portata al centro dellattenzione da Bettino
Craxi e Claudio Martelli con la scoperta del Made in Italy. Uno dei grandi
studiosi di questo fenomeno stato il professor Giuseppe De Rita che attraverso le analisi del Censis parlava dei cespugli.
La nostra Costituzione d tanto spazio al lavoro.
vero, ne d pi al lavoro che alla famiglia e da questo punto di vista potremmo definirla una Costituzione laica. Ma quei riferimenti contengono
qualcosa di ancora pi profondo, in particolare larticolo 1.
Cio?
Lo Statuto Albertino fu la carta fondamentale dellItalia appena unita. Ma
quella non era una costituzione accettata da tutti, alcuni settori della popolazione non vi si identificavano, non la condividevano. La Costituzione nata
dopo la seconda guerra mondiale, invece, la legge fondamentale di uno
Stato in cui tutti si potevano riconoscere e vi si potevano riconoscere soprattutto i lavoratori che avevano fatto la Resistenza, che avevano avviato il Paese
sulla strada del riscatto morale con gli scioperi del 43, che avevano difeso le
fabbriche e poi avevano con generosit partecipato alla ricostruzione dellapparato produttivo. La scelta stata cos felice che la Costituzione ha retto
anche nei momenti difficili, come linvoluzione autoritaria incarnata dal go-

224

DALLO STATO ALLA CHIESA

verno Tambroni e il terrorismo fermato sulle piazze con un notevole tributo


di sangue. La Costituzione ruota intorno a una idea veramente trasversale.
Forse la grande qualit di quei principi non sempre viene apprezzata perch
molti dei partiti dellattuale arco parlamentare non sono figli della tradizione politica che ha prodotto quella Legge. Non una condizione di debolezza?
Sicuramente lo . Ma i partiti sono anche figli delle epoche non solo delle
tradizioni culturali e in Italia negli ultimi anni sono nati soggetti nuovi. La
Costituzione ha accompagnato la costruzione di uno Stato moderno e ha
prodotto una novit da molti sottovalutata.
Quale?
Il voto alle donne. Lo Statuto Albertino era una costituzione di parte, la nostra Carta Fondamentale la costituzione delle parti, di tutte le parti. Il problema nasce nel momento in cui la resistenza ad aggiornarla si trasforma in
patologia. Una Costituzione non pu durare tutta la vita di un uomo senza
mai essere toccata. Ci sono alcuni aspetti che vanno reinterpretati proprio
per aumentare il suo tasso di inclusivit. Perch i problemi nascono quando
qualcuno si sente escluso.
Tu prima parlavi di articoli relativi al lavoro rimasti inattuati. Entriamo nel
dettaglio?
Gli articoli inattuati sono quelli relativi alla partecipazione, cio larticolo
46 (ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le
esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a
collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle
aziende), alla rappresentativit e alla organizzazione libera e autonoma delle
strutture sindacali, cio larticolo 39 (Ai sindacati non pu essere imposto
altro obbligo se non la loro registrazione presso gli uffici locali o centrali I
sindacati registrati hanno personalit giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di la-

225

IL LAVORATORE RITROVATO

voro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle
quali il contratto si riferisce), alla regolamentazione del diritto di sciopero
il cui esercizio non deve arrecare danno ai cittadini. Le idee in quelle norme
ci sono tutte, ma purtroppo esse non tengono conto che nel frattempo il
mondo profondamente cambiato.
Parlavi di resistenze a toccare la Costituzione. Tu queste resistenze le supereresti e in che modo?
Penso che ci voglia una qualche manutenzione. Quanto meno aggiornerei le
norme sul lavoro. Penso che i principi sulla rappresentativit andrebbero definiti molto meglio. Cos come preciserei la parte relativa alla partecipazione,
semmai rafforzandola. E la stessa operazione andrebbe fatta per quanto riguarda larticolo 40, quello sul diritto di sciopero e, quindi, sulla conflittualit. Ma io farei anche unaltra cosa.
Cosa?
Costituzionalizzerei lo Statuto dei contribuenti perch in questa maniera si darebbe maggiore certezza ad alcuni dei valori contenuti in quella legge. Alcune
regole di quello statuto andrebbero richiamate cos come rafforzerei la parte
relativa ai diritti del cittadino con particolare riferimento alle questioni fiscali,
preciserei soprattutto che in questo campo le norme non possono assolutamente essere retroattive.
Basta?
Penso che bisognerebbe fare molto sul fronte della semplificazione amministrativa. Ovviamente andrebbe rivista, come ho sottolineato gi nel capitolo
precedente, la parte relativa alle funzioni del Parlamento, al numero di deputati e senatori, al bicameralismo perfetto. Insomma, cercherei di adeguare
la Costituzione alla cultura bipolare.
Dal tuo punto di vista questa Costituzione vecchia?
Non vecchia in assoluto, invecchiata in alcune sue parti. Sui diritti, ad

226

DALLO STATO ALLA CHIESA

esempio, ancora giovanissima e molto bella. Ma sullarticolazione dello


Stato appare decisamente figlia dello spirito di quei tempi.
Parlavi prima di occasioni sprecate. Oltre trentanni fa una revisione in
questo senso della Costituzione venne proposta da Bettino Craxi e dai socialisti, la famosa Grande Riforma. Venne interpretata come il tentativo
dellallora segretario del Psi di impossessarsi dello Stato e di imporre una
sorta di dittatura dolce al Paese. Giorgio Forattini, ricorderai, lo rappresentava nelle sue vignette con gli stivaloni di Mussolini e in tale veste compare anche in una illustrazione che riproduciamo in questo libro. Oggi
gran parte delle proposte avanzate nella Grande Riforma vengono rilanciate in maniera abbastanza trasversale.
Dopo la Grande Riforma abbiamo perduto anche altre occasioni. Ad esempio, la Bicamerale presieduta da Massimo DAlema. Era il 96 e avrebbe risolto un bel po di problemi. stato lunico tentativo di dialogo tra
maggioranza e opposizione su un tema di grande rilievo come la riforma istituzionale del Paese. Il tentativo fu generoso, il lavoro svolto anche positivo,
ma alla fine non approd a nulla. E prima di DAlema anche altri, a livello
di commissioni parlamentari si sono cimentati col problema: Bozzi, De Mita,
Nilde Iotti. Il bisogno di strumenti di governo pi tempestivi ora urgentissimo Altrimenti i nostri problemi non finiranno mai, soprattutto sul fronte
della spesa pubblica.
Lindebitamento legato a queste inadeguatezze?
La Carta stata realizzata quando il tempo delle decisioni era pi rallentato.
Venivamo da venti anni di fascismo e la preoccupazione maggiore era quella
di creare una serie di garanzie per evitare nuove ricadute autoritarie. Oggi
quelle garanzie, non essendo state corrette e adeguate ai tempi nuovi, portano
alla paralisi delle decisioni. La necessit di accelerare gli interventi ha avuto
come corollario il consociativismo che non la concertazione con il sindacato, altra cosa, consiste nel dare qualcosa a tutti per costruire un generale
consenso. Una strada che porta inevitabilmente allaumento della spesa pub-

227

IL LAVORATORE RITROVATO

blica. Il pi grande partito italiano il PSPA: partito della spesa pubblica allargata. A bloccare questa deriva ci ha provato Craxi con il decreto sulla scala
mobile, il primo non concordato con le opposizioni. La sacralit costituzionale ha determinato lallungamento delle decisioni, lallungamento delle
decisioni ha favorito il consociativismo, il consociativismo ha ampliato la
spesa pubblica, la spesa pubblica ha fatto impennare lindebitamento e, alla
fine di questo circolo vizioso, il pedaggio stato pagato dalle politiche fiscali
perch non potendo incidere sulla spesa si lavorato sulle entrate e il conto
stato presentato ai soliti noti. Risultato: secondo la Cgia di Mestre nel 2013
gli italiani pagheranno 14,7 miliardi in pi di tasse, 585 euro a testa, la pressione fiscale salir al 45,1 per cento del Pil.
Leninianamente potrei chiederti: che fare?
Lo sottolineavo prima: riforma del bicameralismo perfetto, riduzione dei parlamentari, correzione di un errore che ho compiuto anche io quando ero in
Parlamento con linserimento nella Costituzione del principio della legislazione concorrente per cui una legge non deve solo essere approvata dalle Camere ma anche dalla Conferenza Stato-Regioni. Tutte queste garanzie hanno
prodotto immobilismo, ritardi nelle decisioni e caduta della rappresentativit
dei vari organi coinvolti in questa sorta di marcatura a uomo.
Mal comune mezzo gaudio: anche Francois Hollande si visto cancellare
la supertassa sui ricchi dalla Corte Costituzionale e qualche problema lo
ha pure Barack Obama negli Usa.
Hollande lo ha avuto una volta, noi i problemi li abbiamo sempre. Il fatto
che abbiamo avuto una moltiplicazione delle competenze e nella moltiplicazione i contorni dei vari poteri sono diventati sfumati. Invece le competenze
devono essere chiare e dobbiamo rinunciare allidea che il consenso debba
essere totale, unanime perch per questa strada si va solo verso la paralisi. La
semplificazione fondamentale. Dobbiamo rimanere fedeli allo spirito della
Carta ma se Francia, Gran Bretagna e Germania decidono in pochi mesi noi
non possiamo impiegare anni e far marcire i problemi. Cos sembriamo Gul-

228

DALLO STATO ALLA CHIESA

liver, inchiodato per terra. Di riforma costituzionale parliamo degli anni


ottanta: sarebbe anche il momento di farne una veramente organica.
Il tema tornato prepotentemente allordine del giorno: ma pensi che riusciremo mai a portare a copimento una nuova fase costituente?
Lo spero ma non faccio previsioni. Non perch sono invecchiato, ma comincio a essere scettico. Non vedo le condizioni. Sarebbe gi tanto se si riuscisse
ad andare verso una vera seconda Repubblica. Ma la realt diversa, molto
diversa rispetto alle attese: si parla di bipartitismo e abbiamo una ventina di
partiti, nella Prima Repubblica quando si diceva che ne avevamo troppi, arrivavamo al massimo a sette. E poi abbiamo partiti per tutti i gusti: personali,
locali, semplicemente elettorali, gruppi da transumanza parlamentare basati
su, come dire, scambi interessati. Sono convinto che avremmo bisogno di
una nuova fase costituente, che sarebbe opportuno farla, ma temo che non
si muover nulla. Guardiamoci attorno. Si parlato tanto di tagli alle province e non si fatto nulla; volevano ridurre i parlamentari e tutto rimasto
come prima eppure le condizioni erano (e sono) cos drammatiche che la realizzazione di queste riforme poteva solo essere facilitata dallampio clamore
suscitato presso lopinione pubblica da alcune vicende poco commendevoli
e dalla necessit per i Rappresentanti del Popolo di rilegittimarsi con gesti
pratici (e non solo simbolici) ispirati al risparmio presso cittadini-elettori costretti a sobbarcarsi grandi sacrifici. Noi siamo bravi a fare le diagnosi molto
meno a prescrivere e attuare le cure. No, le prospettive non sono rosee perci
dubito fortemente che in un futuro ravvicinato riusciremo a vedere lalba di
una nuova fase costituente. Ma dobbiamo lavorare e fare di tutto per non
rassegnarci.
Se ai lavoratori lItalia ha prestato istituzionalmente attenzione con la Costituzione, la Chiesa sulla dottrina sociale si cimenta da poco mento di 130
anni. La Rerum Novarum di Leone XIII stato il primo tassello, Benedetto XVI ha posto lultimo, Caritas in Veritate. Tutta la dottrina sociale,
comunque, ruota intorno a tre cardini fondamentali: la propriet come

229

IL LAVORATORE RITROVATO

diritto naturale, la dignit delluomo e del lavoro che non pu essere


merce; il riconoscimento del ruolo dello Stato soprattutto nella sussidiariet. Una lezione anche per i laici?
La Chiesa ha una tradizione, una strategia e una coerenza. A partire dalla Rerum
Novarum ha sostituito al concetto di carit, almeno per quanto riguarda il lavoro
e leconomia, quello di solidariet, che era una bandiera socialista. Poi arrivato
questo evento straordinario che stato il Concilio Vaticano II nel corso del
quale sono emerse due novit simboliche, epocali: il passaggio dalla messa in
latino alla messa nella lingua dei fedeli; il nuovo modo di dire messa con il prete
che non d pi le spalle ai fedeli rivolgendosi direttamente a Dio, ma guarda i
fedeli rendendoli protagonisti dellincontro con Dio. Quindi arrivano i Papi
stranieri, prima Giovanni Paolo II, poi Benedetto XVI, infine Francesco I che
in qualche misura hanno allentato la pressione sul nostro Paese avendo un atteggiamento pi ecumenico. Se sul fronte della dottrina il messaggio resta conservatore, per quanto riguarda il lavoro e leconomia, invece, la Chiesa esprime
concetti anche pi impegnativi di quelli che esprimono molti movimenti di sinistra. Le encicliche sociali mettono luomo al centro delleconomia.
Da un punto di vista politico, in effetti, la catalogazione delle encicliche
risulta complicata tanto vero che Caritas in Veritate di Benedetto XVI,
che pure non era considerato un pontefice particolarmente progressista,
ha scatenato le reazioni negative degli economisti cattolici iper-liberisti.
Le idee della Chiesa sono sempre piuttosto complicate e credo che sarebbe
superficiale liquidare le varie encicliche inserendole in un contenitore di destra o di sinistra. Molto meglio badare ai contenuti piuttosto che alla giacca,
o alla tonaca, da tirare di qua o di l. La dottrina sociale della Chiesa ha il
merito di esaltare il ruolo della persona in contrapposizione ai meccanismi
freddi delleconomia. Giovanni Paolo II ha usato toni durissimi contro il capitalismo, in parte anche deluso dalla china che le cose nei Paesi dellEst
hanno preso subito dopo la caduta del muro di Berlino: la sfrenatezza consumistica, la corsa allarricchimento in dispregio di qualsiasi principio di solidariet. Ecco, nella dottrina sociale c proprio il rifiuto della legge della

230

DALLO STATO ALLA CHIESA

giungla, trovi lattenzione verso il Terzo Mondo, soprattutto in un papa come


Paolo VI che aveva deciso di guardare i problemi del pianeta da vicino, viaggiando. Per non parlare degli aneliti innovativi che si respirano nella enciclica
di Giovanni XXIII, Mater et Magistra e che raccolgono in qualche maniera i
fermenti del tempo, una fase di accelerate trasformazioni con Kennedy negli
Stati Uniti e il Mondo Occidentale che stava vivendo un periodo di grande
espansione economica e di straordinarie sfide tecnologiche, a cominciare dalle
avventure spaziali. Io sono un laico ma penso che noi laici sullattenzione ai
problemi della persona siamo rimasti indietro.
In qualche misura la dottrina sociale della Chiesa ha finito per ispirare
quel modello di capitalismo alternativo al modello americano rappresentato dalla Germania. Perch ai valori religiosi hanno fatto riferimento i
teorici delleconomia sociale di mercato. Alla domanda su cosa fosse il liberalismo, uno dei pi autorevoli esponenti della scuola di Friburgo, Wilhelm Roepke rispondeva: umanistico. Ci significa: esso parte dalla
premessa che la natura delluomo capace di bene e che si compie soltanto
nella comunit, che la sua destinazione tende al di sopra della sua esistenza
materiale e che siamo debitori di rispetto ad ogni singolo in quanto uomo
nella sua unicit, che ci vieta di abbassarlo a semplice mezzo. Esso perci
individualistico, oppure, se si preferisce, personalistico. Un liberalismo
piuttosto lontano dal laissez faire classico, che non considerava la mano
invisibile e ordinatrice del mercato sempre giusta ed efficace.
Nellazione della Chiesa ci sono delle contraddizioni evidenti ma lattenzione
ai problemi sociali che ritrovi praticamente in tutti i Papi a partire da Leone
XIII, straordinaria. Wojtyla stato estremamente critico verso larricchimento a tutti i costi. Benedetto XVI sulla globalizzazione ha espresso un concetto semplice ma straordinariamente suggestivo: siamo tutti pi vicini ma
anche tutti pi soli. E Francesco I sugli aspetti voraci della finanza, sulle
grandi disuguaglianze che accompagnano questa crisi ha gi avuto modo di
esprimersi molto severamente.

231

IL LAVORATORE RITROVATO

Era la fine degli anni Sessanta quando Paolo VI cominci a parlare dei rischi della globalizzazione che lui chiamava mondializzazione.
Paolo VI sul terreno delle aperture sociali stato un grande Papa. Ma penso
che complessivamente tutti, da Giovanni XXIII a Giovanni Paolo II per finire
a Bendetto XVI abbiamo fornito una interpretazione dei problemi e delle
angosce del mondo del lavoro pi lungimiranti ed efficaci di molti movimenti di sinistra.
Dalla lettura delle encicliche si nota che le analisi dei Papi sono figlie dei
tempi. La Rerum Novarum nasce in un momento in cui la predicazione
socialista fa proseliti, lo scontro di classe si allarga e la Chiesa ha la necessit
di rimettere in ordine i tasselli sotto lombrello dellecumenismo. Giovanni
XXIII parla e scrive da vero rivoluzionario, Giovanni Paolo II coglie, appena due anni dopo la caduta del muro, i rischi di un liberismo sfacciato,
spregiudicato, senzanima e senza rispetto.
La Chiesa segue con grande attenzione levoluzione dei tempi, le encicliche
non segnano mai un passo indietro, non sono caratterizzate da ripensamenti,
il segno distintivo la continuit. Noi laici fatichiamo un po ad apprezzare
tutto questo per un motivo abbastanza semplice. Di solito la grande attenzione sociale si accompagna a posizioni di notevole chiusura verso i diritti civili (quelli cari alla cultura laica). Sono queste ultime constatazioni che
orientano i nostri giudizi e pregiudizi. Dovremmo essere in grado di scindere
i due piani perch la sensibilit della Chiesa sui temi sociali non solo va apprezzata (forse anche un po invidiata) ma va anche utilizzata da tutti noi
come fonte di positiva ispirazione.
Pensi veramente che la dottrina sociale possa illuminare il cammino di sindacati e partiti anche in un mondo tanto complesso e ricco di sfaccettature?
La Chiesa ha una dimensione sovranazionale, ecumenica. Direi quasi che
la sua attuale fortuna proprio quella di essere poco italiana, ha rinunciato
persino ad avere un partito di riferimento. I Pontefici scoprono prima di noi
aspetti oscuri, sconosciuti. La nostra arretratezza dipende dal fatto che siamo

232

DALLO STATO ALLA CHIESA

nel mondo e in Europa ma continuiamo orgogliosamente a definirci italiani.


La Chiesa, invece, guarda oltre i confini, guarda al mondo. Soltanto la tecnocrazia e la grande burocrazia hanno la medesima capacit e infatti sanno muoversi a livello europeo meglio dei sindacati, dei partiti e della Confindustria.
Accennavi al fatto che oggi la Chiesa non ha pi la sua emanazione politica, la Dc. Non ne ha una ma condiziona tutti.
La Chiesa pragmatica, ha visto che conveniva rivolgersi a tutti piuttosto che
avere una sola voce. Daltro canto, in Spagna e Francia i partiti cattolici
non esistono. E quando Zapatero ha adottato iniziative di un certo segno, la
Chiesa locale non si rivolta al Parlamento ma ha organizzato iniziative daltro tipo, potremmo definirle di piazza. La fine della Dc stata decretata Oltretevere dove si sono limitati a prendere atto di una storia che si chiudeva.
La Chiesa non ha difeso la Prima Repubblica, anzi ha guardato con simpatia
alla nascita della Seconda. Senza partito di riferimento non ha perso nulla,
guardando a tutti ha guadagnato molto.
Mater et Magistra potrebbe essere una buona base programmatica per un
partito labour...
In taluni casi, i Pontefici sembrano replicare la frase di Brodolini: da una
sola parte E poi questi movimenti che arrivano dal Terzo Mondo, dai paesi
in via di sviluppo, spingono la Chiesa sulla strada della modernit da un
punto di vista sociale. E questo accadde anche sotto Giovanni XXIII.
Giovanni Paolo II stato per taluni (penso a Bertinotti) una icona anti-capitalistica. Non ti pare un po troppo?
Wojtyla si rese conto che la Caduta del Muro di Berlino, a cui pure aveva
contribuito attivamente, aveva portato la democrazia ma stava mettendo
luomo al servizio delleconomia, della finanza, della speculazione, lo stava
mercificando. Insomma, stava avvenendo lesatto contrario di quello che da
sempre predica la teoria sociale che, invece, vuole la persona al centro, soggetto non oggetto, spirito non merce. Si rese conto, Giovanni Paolo II, che

233

IL LAVORATORE RITROVATO

luomo rischiava di essere sopraffatto dal punto di vista etico. proprio questa rapidit e lucidit di analisi che mi induce ad affermare che la Chiesa sta
attraversando il mondo della globalizzazione armata di una bussola e di una
visione sovranazionale, noi, al contrario, ci dedichiamo a polemichette su
chi di destra o di sinistra, sui populismi e roba di questo tipo. Qualcuno,
prima o poi, dovr dirci dove stiamo andando e, soprattutto, qual il traguardo finale. Adriano Olivetti a premessa di un suo saggio Democrazia
senza partiti presentando il movimento Comunit cos guardava con speranza al futuro: ognuno pu suonare senza timore e senza esitazione la nostra campana. Essa ha voce soltanto per un mondo libero, materialmente pi
fascinoso e spiritualmente pi elevato. Suona soltanto per la parte migliore
di noi stessi, vibra ogniqualvolta in gioco il diritto contro la violenza, il debole contro il potente, lintelligenza contro la forza, il coraggio contro la rassegnazione, la povert contro legoismo, la saggezza e la sapienza contro la
fretta e limprovvisazione, la verit contro lerrore, lamore contro lindifferenza.

234

Anni caldi nei rapporti tra Psi e Pci.


La sola evocazione del nome di un leader sindacale socialista, Benvenuto,
irrita il segretario comunista Enrico Berlinguer

Parte Seconda
Le Storie e i Documenti

PROLOGO

Hai mai sentito dire che la pigrizia e la trascuratezza siano utili all'uomo per
apprendere ci che deve sapere, ricordare ci che ha appreso, avere salute e
forza nel corpo e acquistare e conservare le cose utili della vita? O credi che
il lavorare e il preoccuparsi non servano a nulla?" Erano le domande che rivolgeva Socrate ad Aristarco, nel racconto di Senofonte.
Sono le domande che ognuno di noi potrebbe rivolgere a chi ritiene che il lavoro oggi sia solo un dettaglio, un accidente della vita, un fastidio che va cancellato dal confronto politico, annullato insieme ai diritti che lo proteggono e
che sono stati il frutto non solo di grandi battaglie sindacali, ma anche di una
elaborazione culturale e losoca che aonda le sue radici nella notte dei
tempi, addirittura in quei tempi in cui, come scriveva Jorge Luis Borges, nella
Grecia e nella Magna Grecia l'Occidente (quell'Occidente di cui noi siamo cittadini) cominciava a pensare.
Per Hegel "lo spirito non esiste mai e in nessun luogo se non dopo il compimento del suo lavoro"; per Marcuse col lavoro che "l'uomo diventa per s ci
che egli ". Quello che stato costruito nei secoli, che ci stato consegnato in
eredit a volte pu apparire banale, altre volte pu anche apparire fastidioso
perch tutto ci che impone limiti (ma una democrazia senza limiti non esiste
e non esiste nemmeno una societ equa) appare contrario all'interesse individuale e non viene accettato come lo strumento per amalgamare bisogni diversi.
Lavoro, lavoratori, sindacati: sono questi i tre protagonisti di questo nostro libro.
Ora, alla ne di un percorso oltre il quale condiamo di ritrovare quel Lavoratore perduto e dimenticato, indifeso e stritolato dai meccanismi di un liberismo che ci ha fatto precipitare in una crisi senza ne, ci sembra utile ritrovare
alcune "radici" di questo Movimento che ha cambiato il mondo, che ha cambiato l'Italia e che oggi viene vissuto come una palla al piede: un costo per il
Paese, non una risorsa straordinaria, la stessa risorsa straordinaria di cui par-

239

IL LAVORATORE RITROVATO

lava Socrate, la stessa forza spirituale che evocava Hegel. Nel mondo del lavoro conuiscono mille anime e mille sentimenti; un luogo in cui per forza
di cose si esalta la logica beneca della "contaminazione", un luogo in cui nessuno pu chiudere porte perch l'aria deve circolare depositando "semi" di
conoscenza.
Come spiegano i loso, il lavoro non semplice liberazione dal bisogno. Se
cos non fosse non avrebbe ispirato le Costituzioni, a cominciare da quella
della nostra Repubblica; non avrebbe obbligato le forze di sinistra a trovare
forme nuove di governo di una societ che non pu rinunciare al mercato ma
che non pu, neanche, attraverso il mercato (soprattutto quello nanziario)
annichilire tutele, accentuare le distanze, incancrenire le diseguaglianze; non
avrebbe indotto numerosi Ponteci a trovare una strada capace di accordare
interessi limitando i conitti.
In questa seconda parte abbiamo voluto proprio mettere insieme tutti questi
aspetti provando a dare un senso di unitariet perch, per quanto da versanti
diversi, il ume della storia, della storia che ci riguarda e che riguarda questo
libro, va verso un unico mare, quello del lavoro, dei lavoratori e del sindacato.
Per rendersene conto basta rileggere le Costituzioni e la produzione legislativa
dei grandi organismi internazionali come l'ONU (la Dichiarazione Universale
dei Diritti dell'Uomo).
Per comprendere l'evoluzione del mondo del lavoro, del mondo sindacale e
dei suoi riferimenti politici a livello internazionale e nazionale, basta rileggere
come da un movimento socialista che poco meno di un secolo fa si proponeva
l'abbattimento del sistema per via rivoluzionaria e violenta (la domanda di
adesione al Psi del 1922) si passati alla "rivoluzione" socialdemocratica di
Bad Godesberg, della Spd tedesca, passando per la scissione di Palazzo Barberini che pose con forza il problema dell'abbandono di quei metodi e la scelta
di strumenti democratici perch, come avrebbero sostenuto i socialdemocratici tedeschi dodici anni dopo, solo nel socialismo si realizza la democrazia e
solo attraverso la democrazia si giunge al socialismo. E risultano profetiche le
parole pronunciate da Filippo Turati al congresso di Livorno del 1921. Ci era
andato da imputato politico, torn da trionfatore come gli scrisse la sua
compagna, Anna Kuliscio: e cos da accusato, o quasi condannato, sei di-

240

PROLOGO

ventato trionfatore del congresso. Due giorni dopo quel discorso, si consum
la scissione comunista; quasi un secolo dopo lunica strada possibile per governare da sinistra societ complesse resta quella del socialtraditore.
Ma conviene anche rileggere le Encicliche Papali per capire il vento nuovo (le
cose nuove di Leone XIII) che spira da Oltretevere da quasi 130 anni, per scoprire quanto sia stata forte la critica al capitalismo di Giovanni Paolo II, rivoluzionaria la predicazione di Giovanni XXIII e anticipatori gli allarmi di
Benedetto XVI sul tema della globalizzazione. Inne pu essere utile aggrapparsi alle parole che tre grandi leader negli Stati Uniti, in epoche diverse, usarono per indicare al Paese un porto sicuro oltre la tempesta.

g.b. a.m.

241

La proclamazione della Repubblica Italiana


(Archivio Umberto Cicconi)

Il Lavoro nelle Costituzioni


Il nostro Popolo, probo ed eroico

Quelle nove parole rappresentano l'essenza politica, sociale, economica ed


etica dello Stato in cui viviamo: L'Italia una Repubblica democratica fondata
sul lavoro. E spiegano pienamente cos' il lavoro non un semplice mezzo di
sostentamento economico, ma strumento attraverso il quale l'uomo realizza
la sua personalit. Concetti che rimandano immediatamente a Jean Jacques
Rousseau e proprio per sottolineare questo filo rosso che lega due secoli di
storia abbiamo voluto riprodurre in questa sezione gli articoli della Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino che precedevano la costituzione
giacobina del 24 giugno 1973, profondamente ispirata dall'autore del Contratto Sociale, forse la figura, insieme a Voltaire, pi emblematica del Secolo
dei Lumi.
Da tempo si dibatte sui modi in cui ammodernare questa nostra Costituzione
approvata il 22 dicembre del 1947, promulgata cinque giorni dopo, ed entrata
in vigore il 1 gennaio del 1948. Da tempo si dibatte sul bicameralismo perfetto, sul numero eccessivo dei parlamentari, sulla maniera in cui una Legge
Fondamentale che inevitabilmente scontava l'esigenza non solo di ricostruire
il Paese ma anche la necessit di evitare che quello che era accaduto con il
fascismo potesse ripetersi, pu oggi modellarsi su un mondo nuovo, pi
ampio, fortemente interconnesso, con tempi che sono quelli rapidissimi imposti anche dalla rivoluzione informatica. Ma se sugli strumenti attraverso cui
una democrazia parlamentare quotidianamente opera utile interrogarsi e,
semmai, anche arrivare a soluzioni che ormai inseguiamo da oltre un trentennio, sui Princpi e i Valori che informano quella Costituzione non sono immaginabili n mediazioni n tantomeno arretramenti. Perch quei Princpi e
quei Valori hanno caratteri di universalit e sono il prodotto della tensione
ideale, morale e culturale che caratterizz i lavori della Costituente.

243

IL LAVORATORE RITROVATO

Per rendersene conto basta rileggere il discorso che il Presidente di quell'Assemblea, Umberto Terracini, pronunci in apertura della discussione sul progetto di Costituzione. Era il 4 marzo 1947. Si esprimeva cos, il presidente della
Costituente: La imminente discussione, onorevoli colleghi, deve assolvere
oltre che quello costituzionale un altro compito, che non dir sovrasta, ma
certo gli sta a paro. Essa deve dare conforto a tutti coloro e sono incommensurabilmente i pi, fra il popolo italiano che nell'istituto parlamentare
vedono la garanzia maggiore di ogni reggimento democratico; a tutti coloro
che, soffrendo in s - nel proprio spirito di ogni offesa ed ingiuria che venga
portata contro il principio rappresentativo e gli istituti nei quali esso storicamente oggi si incarna, voglion per a buon diritto, e si attendono, che questi
non vengano meno al proprio dovere; che non solo quello di elaborare testi
legislativi e costituzionali, ma anche di essere in tutti i propri membri esempio
al Paese di intransigenza morale, di modestia di costumi, di onest intellettuale, di civica severit ed ancora , me lo si permetta, di reciproco rispetto, di
responsabile ponderatezza negli atti e nelle espressioni, di autocontrollo spirituale ed anche fisico, di sdegnosa rinuncia ad ogni ricerca di facile popolarit
pagate a prezzo del decoro e della dignit dell'Assemblea. E' certo difficile,
dopo tanta immensit di umiliazione nazionale, ritrovare d'un tratto quell'incontrollabile equilibrio interiore senza il quale non pu darsi alcuna consapevole e conseguente attivit politica, e cio attivit in servizio del bene
pubblico. Ma ci che per tanti, pi prostrati dalla miseria e meno ferrati nel
sapere, pu ancora essere una meta da raggiungere, per noi che abbiamo
osato accogliere l'offerta di farci guida del popolo per noi ci deve essere,
o dovrebbe essere, certamente una meta gi conquistata. Io amo, dunque,
pensare, onorevoli colleghi, che l'alta impresa cui oggi muoveremo i primi
passi, impegnandovi ogni nostra forza d'ingegno, ogni nostro moto di passione, ogni nostro fervore di fede, riuscir a dare prova ai nostri ed ai cittadini
di tutti i Paesi del Mondo che l'Assemblea Costituente Italiana pari alla sua
missione, e degnamente rappresenta il popolo che l'ha eletta, un popolo
probo, eroico, incorrotto.
Meditando sui comportamenti attuali, la contraddizione tra quella spinta
e la realt contemporanea evidente e vien da chiedersi in quali misteriosi

244

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

meandri siano scomparse l'intransigenza morale, la modestia di costumi,


l' onest intellettuale, la civica severit, il reciproco rispetto, la ponderatezza negli atti e nelle espressioni, l'autocontrollo spirituale ed anche fisico. Quella Costituzione non era semplicemente, per chi la stava costruendo,
la somma di articoli e commi, era l'immagine di un popolo probo, eroico, incorrotto. Era un campionario di virt civili, anelito di libert e bisogno di Comunit. Era l'anticipazione di princpi che sarebbero divenuti patrimonio del
mondo intero attraverso la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che
verr firmata a Parigi il 10 dicembre del 1948, un documento che raccoglie
una elaborazione culturale quasi tricentenaria che va dai Bill of Rights alla dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America alla Rivoluzione Francese. La Dichiarazione sul tema del lavoro verr ulteriormente arricchita con
il Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali approvato nel
1966 ma entrato in vigore nel 1976. Ed da l, da quella Dichiarazione, dalle
idealit che muovevano un mondo uscito dalla guerra e che in quegli orrori
confidava di non ricadere, che nascer anche l'Organizzazione Internazionale
del Lavoro. Abbiamo provato a costruire un affresco ideale e anche ideologico
mettendo insieme ci che diverse Nazioni e diverse Organizzazioni hanno prodotto in materia di lavoro. Partendo, ovviamente, dalla nostra Costituzione,
forse la pi ricca su questo tema, richiamando leggi fondamentali di paesi europei come la Germania, la Spagna, la Grecia, la Svizzera, o di Stati di recente
(e probabilmente solo in parte compiuta) democrazia come la Russia, o Emergenti come il Brasile, o espressione di mondi lontani come il Giappone o di
ideologie diverse da quelle liberal-democratiche come la Repubblica Popolare
Cinese. Nella convinzione che il lavoro resti sempre e comunque un elemento
essenziale dello spirito umano, momento di realizzazione e completamento
della personalit, Essenza non Merce.

245

IL LAVORATORE RITROVATO

C ostituzione dell a REPUBBLICA ITALIANA


(1 genn a io 19 4 8 )

Principi fondamentali
Art. 1: LItalia una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali.
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando
di fatto la libert e luguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona
umana e leffettiva partecipazione di tutti i lavoratori allorganizzazione politica, economica e
sociale del Paese.
Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni
che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilit e la propria scelta, unattivit o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della societ.
Titolo II
Rapporti Etico-Sociali
Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dellindividuo e interesse
della collettivit e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno pu essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione
di legge. La legge non pu in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona
umana.
Titolo III
Rapporti Economici
Art. 35: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e lelevazione professionale dei lavoratori.
Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare il diritto al lavoro.
Riconosce la libert di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nellinteresse generale, e tutela il lavoro italiano allestero.
Art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantit e qualit del
suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a s e alla famiglia unesistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non pu rinunziarvi.
Art. 37: La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parit di lavoro, le stesse retribuzioni che
spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire ladempimento della sua es-

246

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

senziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.
La legge stabilisce il minimo di et per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parit di lavoro, il diritto alla parit di retribuzione.
Art. 38: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha il diritto
al mantenimento e allassistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di
vita in caso di infortunio, malattia, invalidit e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto alleducazione e allavviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dello
Stato.
Lassistenza privata libera.
Art. 39: Lorganizzazione sindacale libera.
Ai sindacati non pu essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici
locali o centrali, secondo le norme di legge.
condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento a
base democratica.
I sindacati registrati hanno personalit giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per
tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.
Art. 40: Il diritto di sciopero si esercita nellambito delle leggi che lo regolano.
Art. 41: Liniziativa economica libera.
Non pu svolgersi in contrasto con lutilit sociale o in modo da recare danno alla sicurezza,
alla libert, alla dignit umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perch lattivit economica pubblica e
privata possa essere coordinata e indirizzata a fini sociali.
Art. 43: Ai fini di utilit generale la legge pu riservare originariamente o trasferire, mediante
espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunit di lavoratori o di
utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.
Art. 46: Ai fini dellelevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della
produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti
stabiliti dalla legge, alla gestione delle aziende.
(Stralci)

247

1985. Gli schieramenti alla vigilia del referendum


sulla scala mobile. In campo Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti,
Luciano Lama, Bruno Visentini e Gianni De Michelis.
Funge da arbitro Bettino Craxi

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

Costituzione dell a REPUBBLICA FEDE RALE TEDESCA


(1949)
Art. 9: Libert di associazione
1) Tutti i tedeschi hanno il diritto di costituire associazioni e societ.
2) Sono proibite le associazioni i cui scopi e la cui attivit contrastino con le leggi penali o
siano dirette contro lordinamento costituzionale, o contro il principio della comprensione
fra i popoli.
3) Il diritto di formare associazioni per la salvaguardia e il miglioramento delle condizioni
economiche e del lavoro garantito a ognuno e in ogni professione. Gli accordi che tentano di limitare o escludere tale diritto sono nulli e sono illegali le misure adottate a tale
scopo.
Art. 12: Libert della professione e divieto del lavoro forzato
1) Tutti i tedeschi hanno diritto di scegliere liberamente la professione, il lavoro e la formazione. Lesercizio della professione pu essere regolato mediante le leggi.
2) Nessuno pu essere costretto a un determinato lavoro, eccetto che nellambito di un obbligo pubblico di prestazione di servizi, tradizionalmente generale e uguale per tutti.
3) Il lavoro forzato ammissibile solamente nel caso di pena detentiva pronunciata da un
tribunale.
(Stralci)

C ostituzione della SPAGNA


(1978)
Art. 7: I sindacati dei lavoratori e le associazioni imprenditoriali contribuiscono alla difesa e
alla promozione degli interessi economico-sociali. La loro costituzione e lesercizio delle loro
attivit sono liberi nel rispetto della Costituzione e della legge. La loro struttura e il loro operare dovranno essere democratici.
Art. 28 (II comma): Si riconosce il diritto di sciopero dei lavoratori per la difesa dei loro interessi. La legge che regola lesercizio di questo diritto stabilir precise garanzie per assicurare
il mantenimento dei servizi essenziali della comunit
Art. 35: Tutti gli spagnoli hanno il dovere di lavorare e il diritto al lavoro, alla libera scelta di
professione e ufficio, alla promozione attraverso il lavoro e a una remunerazione sufficiente
per soddisfare le necessit loro e della loro famiglia, senza che in nessun caso possa farsi discriminazione per ragioni di sesso.
La legge regoler uno statuto dei lavoratori.
Art. 37: La legge garantir il diritto alla contrattazione collettiva fra i rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori, cos come la forza vincolante degli accordi.
Si riconosce il diritto dei lavoratori e dei datori di lavoro ad adottare mezzi di conflitto collettivo. La legge che disciplina lesercizio di questo diritto, senza pregiudizio dei limiti che possa

249

IL LAVORATORE RITROVATO

stabilire, conterr garanzie necessarie per assicurare il funzionamento dei servizi essenziali
della comunit.
Art. 40: I pubblici poteri promuoveranno le condizioni favorevoli per il progresso sociale ed
economico per una pi equa distribuzione del reddito regionale e personale, nel quadro di
una politica di stabilit economica. In modo speciale realizzeranno una politica orientata al
pieno impiego.
Inoltre i pubblici poteri svilupperanno una politica che garantisca la formazione e il riadattamento professionale; veglieranno per la sicurezza e ligiene del lavoro e garantiranno il riposo
necessario mediante la limitazione della giornata lavorativa, le ferie periodiche retribuite e
la promozione di centri adeguati.
Art. 42: Lo Stato veglier specialmente per la salvaguardia dei diritti economici e sociali dei
lavoratori spagnoli allestero e orienter la sua politica al fine di assicurarne il rientro.
(Stralci)

C ostituzione dell a REPUBBLICA GRECA


(1975)
PARTE SECONDA (diritti individuali e sociali)
Art. 22. 1) II lavoro costituisce un diritto ed posto sotto la protezione dello Stato, che vigila
per creare delle condizioni di piena occupazione per tutti i cittadini e per il progresso morale
e materiale della popolazione attiva, rurale ed urbana.
Tutte le persone che lavorano hanno diritto, senza tener conto del loro sesso o di altre distinzioni, alla stessa remunerazione quando il lavoro compiuto sia di pari valore.
2) Le condizioni generali del lavoro son determinate dalla legge. Esse sono integrate
dalle convenzioni collettive di lavoro concluse per mezzo di libere trattative e, in caso dinsuccesso di queste, da disposizioni stabilite attraverso un arbitrato.
3) Ogni genere di lavoro obbligatorio vietato. Leggi speciali regolano la requisizione
dei servizi personali in caso di guerra o di mobilitazione, o per far fronte ai bisogni della difesa
del paese, o in caso di una necessit sociale urgente provocata da una calamit, o tale da
poter mettere in pericolo la salute pubblica. Tali leggi regolano anche lapporto di lavoro personale in favore delle collettivit locali per il soddisfacimento delle necessit locali.
4) Lo Stato si prende cura della sicurezza sociale dei lavoratori nelle forme previste
dalla legge.
Clausola interpretativa: Tra le condizioni generali del lavoro rientrano la determinazione delle
procedure da seguire per lesenzione delle quote di associazione alle organizzazioni sindacali,
nonch lobbligo [delle imprese: n.d.t.] di esigerle e di versarle alle organizzazioni stesse, nella
misura fissata dai rispettivi statuti.
Art. 29. 1) Lo Stato prende le misure appropriate per assicurare a libert sindacale e il libero

250

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

esercizio dei diritti ad essa collegati contro qualsiasi pregiudizio, entro i limiti della legge.
2) Lo sciopero un diritto. Esso esercitato dalle associazioni sindacali legalmente
costituite, in vista della difesa e del miglioramento degli interessi economici e professionali
dei lavoratori in generale. Lo sciopero sotto qualsiasi forma proibito ai magistrati e agli
agenti dei corpi di sicurezza. La legge pu imporre delle restrizioni al diritto di sciopero dei
dipendenti statali, degli impiegati delle collettivit locali e delle persone giuridiche di diritto
pubblico, come pure del personale delle imprese pubbliche o di utilit pubblica il funzionamento abbia unimportanza vitale per la soddisfazione dei bisogni essenziali della societ.
Tali restrizioni non possono giungere alla soppressione del diritto di sciopero od allimpedimento del suo esercizio legale.
(Stralci)

Costituzione F ederal e dell a CO NF ED ERAZIO NE SVIZZ ER A


(1874)
Art. 31. [emend. nel 1885, 1908, 1913, 1930, 1947]. La libert di commercio e dindustria
garantita su tutto il territorio della Confederazione, con riserva delle disposizioni restrittive
della Costituzione e della legislazione che ne deriva.
Le disposizioni cantonali sullesercizio e sullimposizione fiscale del commercio e dellindustria
rimangono riservate; esse non possono tuttavia portare pregiudizio al principio della libert
di commercio e dindustria, a meno che la Costituzione federale non disponga altrimenti.
Sono pure riservate le regalie cantonali.
Art. 31 - bis. [aggiunto nel 1947 ed emend. nel 1980]. Entro i limiti delle sue competenze
costituzionali, la Confederazione prende le misure atte ad aumentare il benessere generale
e a procurare la sicurezza economica dei cittadini.
La Confederazione pu, sempre salvaguardando gli interessi generali delleconomia nazionale,
emanare disposizioni sullesercizio del commercio e dellindustria e prendere misure in favore
di singoli rami della economia o di professioni. Essa deve, con riserva del cpv. 3, rispettare il
principio della libert di commercio e dindustria.
Quando linteresse generale lo giustifichi, la Confederazione ha il diritto, derogando ove occorra al principio della libert di commercio e dindustria, di emanare disposizioni:
a) per salvaguardare importanti rami delleconomia o professioni minacciati nella loro esistenza e per sviluppare la capacit professionale delle persone che esercitano unattivit per
conto proprio la questi rami o professioni;
b) per conservare una sana popolazione rurale, assicurare lefficienza dellagricoltura e consolidare la propriet agricola;
c) per proteggere regioni la cui economia in pericolo;
d) per parare agli effetti nocivi di carattere economico o sociale prodotti dai cartelli e da organizzazioni analoghe;
e) per prendere misure precauzionali in materia di difesa nazionale economica e per garantire
lapprovvigionamento del Paese in merci e prestazioni di servizi indispensabili in caso di gravi
penurie non rimediabili dalleconomia stessa.
Disposizioni in virt delle lett. a e b possono essere emanate solo se i rami economici e le

251

IL LAVORATORE RITROVATO

professioni avranno presi da se stessi le misure interne che si possono equamente pretendere
da loro.
La legislazione federale emanata in virt del cpv. 3, lett. a e b, deve salvaguardare lo sviluppo
dei gruppi economici che si fondano sul mutuo aiuto.
Art. 31-quinquies. [aggiunto nel 1947 ed emend. nel 1978]. La Confederazione adotta misure per una equilibrata evoluzione congiunturale, segnatamente per prevenire e combattere
la disoccupazione e il rincaro. Essa collabora con i Cantoni e con leconomia.
Nelladozione di misure nei settori monetario e creditizio, delle finanze pubbliche e dei rapporti economici con lestero, la Confederazione pu, se necessario, derogare al principio della
libert di commercio e dindustria. Essa pu obbligare le imprese a costituire riserve di crisi
fiscalmente privilegiate. Dopo la liberazione di queste riserve, le imprese ne decidono liberamente limpiego nellambito degli scopi stabiliti dalla legge.
La Confederazione, i Cantoni e i Comuni allestiscono i propri bilanci di previsione tenendo
conto delle esigenze della situazione congiunturale. Per stabilizzare la congiuntura, la Confederazione ha facolt, a titolo temporaneo, di riscuotere supplementi o concedere ribassi sulle
imposte e sulle tasse federali. I fondi cos assorbiti devono essere sterilizzati fintanto che la
situazione congiunturale lo esiga. Le imposte e tasse federali dirette saranno poi individualmente rimborsate e quelle indirette devolute allassegnazione di ribassi o a procurare occasioni di lavoro.
La Confederazione tien conto delle disparit nelle sviluppo economico delle diverse regioni
del Paese.
La Confederazione procede alle indagini richieste dalla politica congiunturale.
Art. 31-sexies. [aggiunto nel 1981]. La Confederazione prende provvedimenti per proteggere
i consumatori salvaguardando glinteressi delleconomia nazionale e rispettando il principio
della libert di commercio e dindustria.
Nellambito della legislazione federale sulla concorrenza sleale, alle organizzazioni dei consumatori spettano gli stessi diritti di quelli accordati alle associazioni professionali ed economiche.
I Cantoni prevedono una procedura di conciliazione o una procedura giudiziaria semplice e
rapida per le controversie derivanti da contratti tra consumatori finali e fornitori fino a un
valore litigioso stabilito dal Consiglio federale.
Art. 31-septies. [aggiunto nel 1982]. Per impedire abusi nella formazione dei prezzi, la Confederazione emana disposizioni sulla sorveglianza dei prezzi e dei prezzi raccomandati per
merci e servizi offerti da imprese e organizzazioni dominanti il mercato, segnatamente da
cartelli e organizzazioni analoghe, di diritto pubblico o privato. Se il fine lo richiede, tali prezzi
possono essere ridotti.
Art. 34. La Confederazione in diritto di statuire disposizioni uniformi sullimpiego dei fanciulli nelle fabbriche e sulla durata del lavoro di persone adulte nelle medesime. Essa ha chiaramente il diritto di emanare dispositivi per la protezione degli operai contro lesercizio di
industrie malsane e pericolose.
Le operazioni delle agenzie di emigrazione e delle imprese private nel ramo delle assicurazioni
sono sottoposte alla sorveglianza e alla legislazione della Confederazione.

252

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

Art. 34-bis. [aggiunto nel 1890]. La Confederazione introdurr per legge lassicurazione contro glinfortuni del lavoro e le malattie, tenendo conto delle casse di soccorso esistenti.
Essa pu dichiarare questassicurazione obbligatoria per tutti, o per certe classi di cittadini
soltanto.
Art. 34-ter. [aggiunto nel 1908, emend. nel 1947 e nel 1976]. La. Confederazione ha il diritto
di emanare disposizioni:
a) sulla protezione dei lavoratori;
b) sui rapporti tra datore di lavoro e lavoratore, segnatamente sul disciplinamento comune
delle questioni che interessano lazienda e la professione;
c) sul conferimento del carattere obbligatorio generale a contratti collettivi di lavoro o ad
altri accordi, tra associazioni di datori di lavoro e lavoratori, per favorire la pace del lavoro:
d) su una compensazione adeguata del salario o del guadagno perduto in conseguenza del
servizio militare;
e) sul servizio di collocamento;
f) (abrogato nel 1976).
g) sulla formazione professionale nellindustria, nellartigianato, nel commercio, nellagricoltura e nei servizi delleconomia domestica.
Il carattere obbligatorio generale previsto nella lettera pu essere conferito solo per i rapporti
di lavoro tra datori di lavoro e lavoratori, e solo se i contratti o gli accordi tengono debito
conto delle diversit regionali, degli interessi legittimi delle minoranze e rispettano leguaglianza innanzi alla legge e la libert dassociazione.
Le disposizioni dellart. 32 sono applicabili per analogia.
Art. 34-quater. [aggiunto nel 1928 ed emendato nel l972]. La Confederazione prende i provvedimenti necessari per realizzare una sufficiente previdenza per la vecchiaia, i superstiti e
linvalidit. Essa composta di unassicurazione federale, della previdenza professionale e
della previdenza individuale.
La Confederazione istituisce, in via legislativa, unassicurazione per la vecchiaia, i superstiti e
linvalidit, obbligatoria per tutta la popolazione. Questa assicurazione eroga prestazioni in
denaro ed in natura. Le rendite devono compensare adeguatamente il fabbisogno vitale. La
rendita massima non deve superare il doppio della rendita minima. Le rendite devono essere
adattate almeno allevoluzione dei prezzi. I Cantoni cooperano allattuazione dellassicurazione; possono essere chiamate a cooperare associazioni professionali e altre organizzazioni
private o pubbliche. Lassicurazione finanziata:
a. con i contributi degli assicurati; trattandosi di salariati, la met dei contributi a carico del
datore di lavoro;
b. con un contributo della Confederazione non eccedente la met delle uscite e coperto, in
primo luogo, dai proventi detti dellimposta e dei dazi doganali sul tabacco, e dallimposizione
fiscale sulle bevande distillate secondo il disposto dellarticolo 32-bis capoverso 9;
c. qualora la legge desecuzione lo preveda, con un contributo cantonale che riduce corrispondentemente quello federale.
La Confederazione prende, in via legislativa, le seguenti misure in materia di previdenza professionale, allo scopo di permettere alle persone anziane, ai superstiti e agli invalidi di man-

253

IL LAVORATORE RITROVATO

tenere in modo adeguato il loro precedente tenore di vita e tenuto conto delle prestazioni
dellassicurazione federale:
a. obbliga i datori di lavoro ad assicurare il personale presso una istituzione di previdenza
aziendale, amministrativa o di associazione, o presso una istituzione analoga, e ad assumersi
almeno la met dei contributi;
b. fissa le esigenze minime cui queste istituzioni di previdenza devono soddisfare; per risolvere certi problemi speciali, possono essere previsti provvedimenti a livello nazionale;
c. cura affinch ogni datore di lavoro abbia la possibilit di assicurare il proprio personale
presso unistituzione di previdenza; pu istituire una cassa federale;
d. vigila affinch le persone che svolgono unattivit lucrativa indipendente abbiano la possibilit di assicurarsi facoltativamente presso unistituzione di previdenza professionale, a
condizioni equivalenti a quelle offerte ai lavoratori dipendenti. Lassicurazione pu, in generale o per la copertura di rischi particolari, essere resa obbligatoria per alcune categorie di
persone che svolgono unattivit lucrativa indipendente.
La Confederazione cura affinch lassicurazione federale e la previdenza professionale si possano sviluppare, a lunga scadenza, conformemente al loro scopo.
I Cantoni possono essere obbligati a concedere esenzioni fiscali alle istituzioni dellassicurazione federale o della previdenza professionale, come pure sgravi fiscali agli assicurati e ai
loro datori di lavoro, per quanto concerne i contributi o i diritti di aspettativa.
La Confederazione, in collaborazione con i Cantoni, promuove la previdenza individuale, segnatamente con provvedimenti di politica fiscale e di politica in materia di propriet.
La Confederazione promuove lintegrazione degli invalidi e sostiene gli sforzi intrapresi in favore delle persone anziane, dei superstiti e degli invalidi. Essa pu usare a tale scopo i mezzi
finanziari dellassicurazione federale.
Art. 34-quinquies. [aggiunto nel 1945 ed emendato nel 1972]. La Confederazione tiene
conto, nellesercizio dei poteri che le sono conferiti e nei limiti della Costituzione, dei bisogni
della famiglia.
La Confederazione autorizzata a legiferare in materia di cassa di compensazione per le famiglie. Essa pu dichiarare obbligatoria, per tutta la popolazione o per taluni gruppi di essa,
laffiliazione a queste casse. Essa tiene conto delle casse esistenti, appoggia gli sforzi dei Cantoni per la fondazione di nuove casse e pu istituire una cassa nazionale di compensazione.
Essa pu far dipendere le sue prestazioni finanziarie da unequa partecipazione dei Cantoni.
La Confederazione istituir, per via legislativa, lassicurazione per la maternit. Essa potr dichiarare obbligatoria, in generale o per taluni gruppi della popolazione, laffiliazione a questa
assicurazione e obbligare al versamento di contributi anche persone che non possono fruire
delle prestazioni dellassicurazione. Essa pu far dipendere le sue prestazioni finanziarie da
unequa partecipazione dei Cantoni.
Le leggi emanate in virt del presente articolo saranno attuate con il concorso dei Cantoni;
si potr ricorrere alla collaborazione di associazioni di diritto pubblico e privato.
Art. 34-sexies. [aggiunto nel 1972]. La Confederazione adotta le misure intese a promuovere, segnatamente con la riduzione dei costi, la costruzione di alloggi e lacquisto in propriet
dappartamenti o case. La legislazione federale determiner le condizioni alle quali sar subordinata la concessione dellaiuto della Confederazione.

254

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

La Confederazione ha in particolare la facolt:


a. dagevolare il conseguimento e lurbanizzazione di aree destinate alla costruzione di alloggi;
b. di appoggiare le iniziative in materia abitazionale ed ambientale a favore delle famiglie,
delle persone con reddito modesto nonch degli anziani, degli invalidi e delle persone bisognose di cure;
c. di promuovere la ricerca nel settore edilizio e in quello del mercato degli alloggi, come
anche la razionalizzazione della costruzione;
d. di provvedere a che sia garantito il finanziamento necessario per la costruzione di alloggi.
La Confederazione pu emanare le disposizioni legali indispensabili per lurbanizzazione delle
aree destinate alla costruzione di alloggi e per la razionalizzazione edilizia.
I Cantoni sono chiamati a partecipare allesecuzione ove queste misure, per la loro natura,
non cadono esclusivamente nella competenza federale.
I Cantoni e le organizzazioni interessate devono essere consultati prima che siano emanate
le leggi desecuzione.
Art. 34-septies. [aggiunto nel 1972]. La Confederazione pu, allo scopo di favorire soluzioni
concordate ed impedire abusi in materia di pigioni e di alloggio, emanare disposizioni concernenti il conferimento del carattere obbligatorio generale a contratti quadro di locazione
e ad altre misure adottate convenzionalmente dalle associazioni dei locatari e dei locatori o
dalle organizzazioni che tutelano interessi similari. Larticolo 34- ter capoverso 2 si applica
per analogia.
La Confederazione emana disposizioni intese a tutelare i locatari da abusi in materia di pigioni
e di altre pretese da parte dei locatori. Tali misure sono applicabili solamente nei Comuni in
cui vi sia penuria di alloggi o di locali per uso commerciale.
Art. 34-octies. [attualmente non esiste].
Art. 34-novies. [aggiunto nel 1976]. La Confederazione disciplina in via legislativa lassicurazione contro la disoccupazione. Essa pu emanare disposizioni sullaiuto ai disoccupati.
Lassicurazione contro la disoccupazione obbligatoria per i lavoratori dipendenti. La legge
determina le deroghe. La Confederazione provvede affinch le persone che svolgono unattivit lucrativa indipendente abbiano la possibilit di assicurarsi a determinate condizioni.
Lassicurazione contro la disoccupazione garantisce unadeguata compensazione del guadagno e promuove con prestazioni finanziarie provvedimenti atti a prevenire e combattere la
disoccupazione.
Lassicurazione contro la disoccupazione finanziata con contributi degli assicurati; se questi
sono lavoratori dipendenti, la met dei contributi a carico dei rispettivi datori di lavoro. La
legge delimita il reddito lavorativo soggetto a contribuzione, come anche laliquota di contribuzione. In circostanze straordinarie, Confederazione e Cantoni concedono prestazioni finanziarie.
I Cantoni e le organizzazioni delleconomia cooperano allemanazione ed allesecuzione delle
disposizioni legali.
(Stralci)

255

La segreteria Pizzinato (subentrato a Luciano Lama al vertice della Cgil)


agli sgoccioli: Giorgio Forattini sintetizza lamarezza
ricordando il suo passato in fabbrica

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

Costituzione del la FEDER AZIO NE RUSSA


(1993)
Articolo 7
1. La Federazione Russa uno Stato sociale, la cui politica volta alla creazione delle condizioni che permettano una vita dignitosa e un libero sviluppo della persona.
2. La Federazione Russa tutela il lavoro e la salute delle persone, determina la misura minima
garantita della retribuzione del lavoro, provvede al sostegno statale della famiglia, della maternita', della paternita' e dell'infanzia, dei cittadini invalidi e anziani, sviluppa il sistema dei
servizi sociali, gestisce le pensioni statali, i sussidi e le altre garanzie per la tutela sociale.
Articolo 30
1. Ognuno ha il diritto di associazione, compreso il diritto di formare unioni professionali per
la difesa dei propri interessi.
garantita la libera attivita' delle associazioni.
2. Nessuno puo' essere costretto a iscriversi ad una associazione o a rimanere in essa.
Articolo 37
1. Il lavoro libero.
Ognuno ha il diritto di impiegare liberamente le proprie capacita' nel lavoro e di scegliere il
tipo di attivita' e la professione.
2. vietato il lavoro coatto.
3. Ognuno ha il diritto di lavorare in condizioni rispondenti a requisiti di sicurezza e igiene, di
essere retribuito per il lavoro senza alcuna discriminazione, con una retribuzione non inferiore
alla misura minima fissata con legge federale, e anche il diritto alla tutela contro la disoccupazione.
4. riconosciuto il diritto di intraprendere vertenze di lavoro individuali e collettive con l'utilizzo delle procedure di risoluzione stabilite con legge federale, compreso l'esercizio del diritto
di sciopero.
5. Ognuno ha diritto alle ferie.
Con il contratto di lavoro sono garantiti al lavoratore, in conformita' alla legge federale, la durata del periodo lavorativo, i giorni di riposo, i giorni festivi e le ferie annuali retribuite.
Articolo 38
1. La maternita', l'infanzia e la famiglia sono tutelate dallo Stato.
2. I genitori hanno, in ugual misura, il diritto e l'obbligo di provvedere ai propri figli e alla loro
educazione.
3. I figli abili al lavoro, che abbiano compiuto 18 anni, devono occuparsi dei genitori inabili al lavoro.
Articolo 39
1. garantita a tutti l'assicurazione sociale per l'eta', in caso di malattia, invalidita' e perdita
dell'unico familiare che abbia un reddito, per l'educazione dei figli e negli altri casi previsti
dalla legge.
2. La legge determina le pensioni e i sussidi sociali.
3. Sono incoraggiate l'assicurazione sociale volontaria, la creazione di forme supplementari

257

IL LAVORATORE RITROVATO

di previdenza e la beneficienza.
Articolo 40
1. Ognuno ha diritto all'abitazione.
Nessuno puo' essere privato arbitrariamente dell'abitazione.
2. Gli organi del potere dello Stato e gli organi dell'autogoverno locale incoraggiano la costruzione di abitazioni e creano le condizioni per rendere effettivo il diritto all'abitazione.
3. Agli indigenti, e agli altri cittadini indicati dalla legge, bisognosi di un'abitazione, questa
assegnata gratuitamente o a prezzo agevolato, con risorse abitative statali, municipali o di
altro tipo, in conformita' alle regole stabilite dalla legge.
Articolo 41
1. Ognuno ha diritto alla tutela della salute e all'assistenza medica.
Nelle istituzioni sanitarie statali e municipali l'assistenza medica prestata ai cittadini gratuitamente ed finanziata con le risorse del relativo bilancio, con contributi assicurativi e
con altre entrate.
2. La Federazione Russa finanzia programmi per la tutela e il miglioramento della salute della
popolazione, adotta misure per lo sviluppo del sistema sanitario statale, municipale e privato,
incoraggia le attivita' idonee a favorire il miglioramento della salute della persona, lo sviluppo
della cultura fisica e dello sport, il benessere ecologico e sanitario-epidemiologico.
3. L'occultamento, da parte di funzionari pubblici, di fatti e circostanze, che costituiscono una
minaccia per la vita e la salute delle persone, per essi fonte di responsabilita', secondo la
legge federale.
Articolo 42
Ognuno ha diritto ad un ambiente naturale idoneo, a informazioni affidabili sull'ambiente e
al risarcimento del danno, alla salute o alle cose, prodotto da illeciti ambientali.
(Stralci)

C ostituzione del l IMPERO DEL GIAPPO NE


(1946)
CAPITOLO III. I DIRITTI E I DOVERI DEL POPOLO
Art. 27. Tutte le persone hanno il diritto e il dovere di lavorare.
Norme-tipo per le condizioni di lavoro, per i salari, gli orari ed il riposo saranno stabilite dalla
legge. Lo sfruttamento della mano dopera infantile proibito.
Art. 28. Il diritto dei lavoratori ad organizzarsi, a contrattare e ad agire collettivamente
garantito.
(Stralci)

258

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

C ostituzione dell a FEDERAZIO NE B RASILIANA


(1988)
Capitolo 2. Dei Diritti Sociali
Art. 6. Si intendono come diritti sociali: listruzione, la salute, il lavoro, la casa, il tempo libero,
la sicurezza, la previdenza sociale, la tutela della maternit e dellinfanzia, lassistenza agli
abbandonati, secondo quanto previsto nella presente Costituzione.
Art. 7. Si intendono come diritti dei lavoratori urbani e rurali, oltre ad altri che mirano al miglioramento della loro condizione sociale:
I. il rapporto di lavoro protetto contro il licenziamento arbitrario o senza giusta causa, secondo
i termini della giurisprudenza specifica, che prevedr, tra altri diritti, anche unindennit di
compensazione;
II. lassicurazione sulla disoccupazione, nel caso di disoccupazione involontaria;
III. il fondo di garanzia per il periodo di servizio prestato;
IV. il salario minimo, fissato per legge, unificato a livello nazionale, in grado di soddisfare i bisogni vitali basici del lavoratore e della sua famiglia: abitazione, alimentazione, istruzione,
salute, tempo libero, abiti, igiene, trasporti e previdenza sociale, con adeguamenti periodici
a salvaguardia del potere dacquisto, mentre ne viene vietato il suo vincolo a qualsiasi fine;
V. la base salariale proporzionale allestensione e alla complessit del lavoro;
VI. il divieto di riduzione del salario, tranne che per quanto disposto da convenzioni o accordi
collettivi;
VII. la garanzia del salario, mai inferiore al minimo, per quanti percepiscono una remunerazione variabile;
VIII. la tredicesima mensilit, basata sulla remunerazione integrale o sul valore della pensione;
IX. la remunerazione del lavoro notturno superiore a quella del lavoro diurno;
X. la protezione del salario, secondo quanto previsto dalla legge; viene considerato reato il
trattenerlo dolosamente;
XI. la partecipazione agli utili, o risultati, svincolata dalla remunerazione, e, in via eccezionale,
la partecipazione alla gestione dellimpresa, come stabilito dalla legge;
XII. gli assegni-familiari pagati in base ai familiari a carico del lavoratore a basso reddito, nei
termini fissati dalla legge;
XIII. la durata del lavoro normale non superiore alle otto ore giornaliere, con massimo di quarantaquattro ore settimanali, con possibilit di usufruire di orari flessibili e tempo parziale,
tramite accordi o contratto collettivo di lavoro;
XIV. la giornata lavorativa di sei ore nel caso di turni ininterrotti, fatta salva la negoziazione
collettiva;
XV. il riposo settimanale remunerato, preferibilmente alla domenica;
XVI. la remunerazione del lavoro straordinario superiore, almeno, del 50% di quello normale;
XVII. il godimento di ferie annuali pagate con remunerazione almeno di un terzo superiore al
salario normale;
XVIII. il congedo per maternit, senza pregiudizio di lavoro e salario, con durata di centoventi
giorni;

259

IL LAVORATORE RITROVATO

XIX. il congedo di paternit, nei termini fissati dalla legge;


XX. la protezione del mercato del lavoro femminile, con incentivi specifici, nei termini fissati
dalla legge;
XXI. il termine di preavviso proporzionale al tempo di servizio, di minimo trenta giorni, nei
termini fissati dalla legge;
XXII. la riduzione dei rischi collegati al lavoro, tramite norme di salute, igiene e sicurezza;
XXIII. la remunerazione addizionale nel caso di attivit faticose, malsane o pericolose, nella
forma prevista dalla legge;
XXIV. la pensione;
XXV. lassistenza gratuita per i figli e i familiari a carico dalla nascita fino ai sei anni di et,
negli asili e nelle scuole materne;
XXVI. il riconoscimento dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro;
XXVII. la protezione di fronte allautomatizzazione, nella forma prevista dalla legge;
XXVIII. lassicurazione contro gli incidenti sul lavoro, a carico del datore di lavoro, senza escludere lindennizzo a cui questi tenuto nei casi di dolo o colpa;
XXIX. lazione legale per i crediti risultanti dai rapporti di lavoro, con termine di cinque anni
per la prescrizione, per i lavoratori urbani e rurali, fino al limite di due anni dopo la cessazione
del contratto di lavoro;
XXX. sono vietate le differenze salariali, di mansioni e di criteri di ammissione in base al sesso,
allet, al colore della pelle o allo stato civile;
XXXI. vietata qualsiasi discriminazione per quanto riguarda il salario e i criteri di ammissione
dei lavoratori portatori di handicap;
XXXII. sono proibite le distinzioni tra lavoro manuale, tecnico e intellettuale o tra i rispettivi
professionisti;
XXXIII. vietato il lavoro notturno, pericoloso o malsano ai minori di diciotto anni, e di qualsiasi lavoro ai minori di sedici anni, eccezion fatta per la condizione di apprendista, a partire
dai quattordici anni;
XXXIV. parit di diritti tra il lavoratore con contratto a tempo indeterminato e il lavoratore
autonomo o occasionale.
Paragrafo unico. Alla categoria dei lavoratori domestici sono assicurati i diritti previsti agli incisi IV, VI, VIII, XV, XVII, XVIII, XIX, XXI e XXIV, e lintegrazione alla previdenza sociale.
Art. 8. Le associazioni professionali o sindacali sono libere, posto che sia stato rispettato
quanto segue:
I. la legge non potr esigere lautorizzazione dello Stato per fondare il sindacato, una volta
depositato il registro presso lorgano competente; sono vietate al potere pubblico linterferenza e lintervento nella organizzazione sindacale;
II. vietata la creazione di pi di una organizzazione sindacale, di qualsiasi grado, rappresentativa di una categoria professionale o economica, sulla stessa base territoriale, che sar definita dai lavoratori o dai datori di lavoro interessati, e non potr essere inferiore allarea di
un Comune;
III. al sindacato spetta la difesa dei diritti e degli interessi collettivi o individuali della categoria,
ivi comprese le questioni giudiziarie o amministrative;
IV. lassemblea generale fisser lammontare del contributo che, nel caso delle categorie pro-

260

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

fessionali, sar trattenuto in busta-paga, a sostegno del sistema confederale della relativa
rappresentanza sindacale, indipendentemente dallammontare del contribuito previsto dalla
legge;
V. nessuno avr lobbligo di iscriversi o restare iscritto al sindacato;
VI. i sindacati sono obbligati a partecipare alle trattative collettive di lavoro;
VII. i pensionati iscritti hanno diritto di votare e di essere votati nelle organizzazioni sindacali;
VIII. vietato lallontanamento del lavoratore iscritto al sindacato a partire dalla registrazione
della sua candidatura a incarichi dirigenziali o rappresentanza sindacale e, se eletto, anche
se supplente, fino a un anno dopo la fine del mandato, tranne nel caso che venga commessa
una colpa grave, nei termini previsti della legge.
Paragrafo unico. Quanto previsto dal presente articolo si applica alle organizzazioni dei sindacati dei lavoratori rurali e dei pescatori, una volta rispettate le condizioni stabilite dalla
legge.
Art. 9. E assicurato il diritto di sciopero; spetta ai lavoratori decidere sullopportunit di esercitarlo e sugli interessi che debbano essere difesi per mezzo dello stesso.
1 La legge definir i servizi o le attivit essenziali e disporr in merito alla salvaguardia delle
necessit a cui la comunit non pu rinunciare.
2 I responsabili di abusi saranno sottoposti alle pene previste dalla legge.
Art. 10. Eassicurata la partecipazione dei lavoratori e dei datori di lavoro negli organi collegiali
pubblici in cui i loro interessi professionali o previdenziali siano oggetto di discussione o delibera.
Art. 11. Nelle imprese con pi di duecento impiegati, garantita lelezione di un loro rappresentante con la finalit esclusiva di promuovere le relazioni dirette con i datori di lavoro.
(Stralci)

Costituzione del la REPUBBLICA PO PO LARE CINESE


(1988)
Articolo 42
I cittadini della Repubblica Popolare Cinese hanno il diritto e il dovere di lavorare. Attraverso
vari canali, lo stato crea le condizioniper l'occupazione, aumenta la sicurezza e salute sul lavoro, migliora le condizioni di lavoro e, sulla base della produzione di espanso, aumenta la
retribuzione per il lavoro e prestazioni sociali. Il lavoro una questione di onore per ogni cittadino che sia in grado di lavorare. Tutte le persone che lavorano in imprese di propriet statale e in collettivi economici urbani e rurali devono affrontare il lorolavoro come i padroni

261

IL LAVORATORE RITROVATO

del paese che sono. Lo Stato promuove l'emulazione socialista del lavoro, e loda e premia
modello e operai avanzati. Lo Stato incoraggia i cittadini a prendere parte a lavoro volontario.
Lo Stato fornisce la formazione professionale necessaria per i cittadini prima di essere impiegati.
Articolo 43
I lavoratori della Repubblica popolare cinese hanno il diritto di riposare. Lo stato ampliastrutture per il riposo e di recupero delle persone che lavorano e prescrive l'orario di lavoro e le
vacanze per i lavoratori e il personale.
Articolo 44
Lo Stato applica il sistema di pensionamento per i lavoratori e il personale delle imprese e
delle istituzioni e per i funzionari di organi dello Stato secondo la legge. Il sostentamento del
personale in quiescenza assicurata dallo Stato e della societ.
Articolo 45
I cittadini della Repubblica Popolare Cinese ha il diritto di assistenza materiale da parte dello
Stato e della societ quando sono vecchi, malati o disabili. Lo stato sviluppa assicurazioni sociali, di assistenza sociale e servizi medici e sanitari che sono necessari per i cittadini di godere
di questo diritto. Lo stato e la societ garantire il sostentamento dei membri disabili delle
forze armate, le pensioni alle famiglie dei martiri e dare un trattamento preferenziale alle famiglie dei militari. L'aiuto di Stato e societ prendono accordi per il sostentamento di lavoro,
e l'istruzione dei ciechi, dei cittadini sordomuti e altri portatori di handicap.
Articolo 46
I cittadini della Repubblica Popolare Cinese hanno il dovere e il diritto di ricevere
un'istruzione. Lo Stato promuove la sviluppo a tutto tondo dei bambini e dei giovani, mralmente, intellettualmente e fisicamente.
(Stralci)

COSTITUZIONE FRANCESE DEL 24 GIUGNO 179 3


D ICHIARA ZIONE DEI DIRITTI DELLUOM O E DEL CITTADINO
Art. 17: Nessun genere di lavoro, di cultura, di commercio, pu essere interdetto alloperosit
dei cittadini.
Art. 18: Ogni uomo pu impegnare i suoi servizi, il suo tempo; ma non pu vendersi, n
essere venduto; la sua persona non una propriet alienabile. La Legge non riconosce domesticit: pu esistere solo un vincolo di cure e di riconoscenza tra luomo che lavora e quello
che lo impiega.
(Stralci)

262

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

CARTA ATLANTICA
(firmata da Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill) 1941
Essi desiderano attuare fra tutti i popoli la pi piena collaborazione nel campo economico,
al fine di assicurare a tutti migliori condizioni di lavoro, progresso e sicurezza sociale... (la
Carta Atlantica ispir in buona misura la successiva Dichiarazione Universale dei Diritti dellUomo, n.d.a.).
(Stralci)

ONU: DICHIARA ZIONE DEI DIRITTI UNIVERSALI DELLUOM O


(1948)
Art. 4: Nessun individuo potr essere tenuto in stato di schiavit o di servit; la schiavit e
la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Art. 22: Ogni individuo in quanto membro della societ, ha diritto alla sicurezza sociale nonch alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in
rapporto con lorganizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali
indispensabili alla sua dignit ed al libero sviluppo della sua personalit.
Art. 23:
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dellimpiego, a giuste e soddisfacenti
condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri
a lui stesso e alla sua famiglia unesistenza conforme alla dignit umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
4) Ogni individuo ha il diritto di fondare sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
Art. 24: Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ci una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
Art. 25:
1) Ogni individuo ha il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo allalimentazione, al vestiario,
allabitazione e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari, ed ha diritto alla sicurezza
in caso di disoccupazione, malattia, invalidit, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso
di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volont.
2) La maternit e linfanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati
nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.
(Stralci)

263

IL LAVORATORE RITROVATO

COSTITUZIONE DELLORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO


(9 ottobre 1945 )
Preambolo
Considerando che una pace universale e durevole pu essere fondata soltanto sulla giustizia
sociale;
Considerando che vi sono condizioni di lavoro che implicano per un gran numero di persone
ingiustizia, miseria e privazioni, generando tale malcontento da mettere in pericolo la pace
e larmonia del mondo, e che urge prendere provvedimenti per migliorare simili condizioni:
come, per esempio, il regolamento delle ore di lavoro, la ssazione della durata massima
della giornata e della settimana di lavoro, il reclutamento della mano dopera, la lotta contro
la disoccupazione, la garanzia di un salario suciente ad assicurare convenienti condizioni
di vita, la protezione dei lavoratori contro le malattie generali o professionali e contro gli infortuni del lavoro, la protezione dei fanciulli, degli adolescenti e delle donne, le pensioni di
vecchiaia e dinvalidit, la difesa degli interessi dei lavoratori occupati allestero, il riconoscimento del principio a lavoro eguale, retribuzione eguale, il riconoscimento del principio
della libert sindacale, lorganizzazione dellinsegnamento professionale e tecnico, e altri
provvedimenti analoghi;
Considerando che la mancata adozione, da parte di uno Stato qualsiasi, di un regime di lavoro
veramente umano ostacola gli sforzi degli altri, che desiderano migliorare la sorte dei lavoratori nei propri paesi;
Le Alte Parti Contraenti, mosse da sentimenti di giustizia e di umanit, e dal desiderio di assicurare una pace mondiale durevole, nellintento di raggiungere i ni enunciati nel preambolo, approvano la presente Costituzione dellOrganizzazione internazionale del Lavoro:
Capo I Organizzazione
Art. 1
1. istituita unorganizzazione permanente per promuovere lattuazione del programma
esposto nel preambolo della presente Costituzione e nella Dichiarazione sugli scopi dellOrganizzazione internazionale del Lavoro, adottata a Filadela il 10 maggio 1944, il testo della
quale si trova allegato alla presente Costituzione.
2. Membri dellOrganizzazione internazionale del Lavoro sono gli Stati che erano Membri
dellOrganizzazione il 1o novembre 1945 e tutti gli altri Stati che lo diventeranno conformemente alle disposizioni dei paragra 3 e 4 del presente articolo.
3. Qualsiasi Membro originario delle Nazioni Unite e qualsiasi Stato ammesso in qualit di
membro delle Nazioni Unite con decisione dellAssemblea generale, conformemente alle disposizioni della Carta pu diventare Membro dellOrganizzazione internazionale del Lavoro
comunicando al Direttore generale dellUcio Internazionale del Lavoro la sua accettazione
formale degli obblighi derivanti dalla Costituzione dellOrganizzazione internazionale del Lavoro.
4. La Conferenza generale dellOrganizzazione internazionale del Lavoro pu pari- mente ammettere dei Membri nellOrganizzazione a maggioranza dei due terzi dei delegati presenti
alla sessione, compresi i due terzi dei delegati governativi presenti e volanti. Questa ammissione diventer eettiva quando il governo del nuovo Membro avr comunicato al Direttore

264

Altan su Satyricon, supplemento de La Repubblica, ironizza


sulla tendenza a scaricare i sacrifici sui lavoratori (luglio 1980).

IL LAVORATORE RITROVATO

dellUcio internazionale del Lavoro la sua accettazione formale degli obblighi derivanti dalla
Costituzione dellOrganizzazione.
5. Nessun Membro potr uscire dallOrganizzazione internazionale del Lavoro senza avere
preventivamente comunicato la sua intenzione al Direttore generale del- lUcio internazionale del Lavoro. Siatta dichiarazione avr eetto due anni dopo la data del suo ricevimento
da parte del Direttore generale con la riserva che il Membro a questa data abbia adempito
tutti gli obblighi nanziari risultanti dalla sua qualit di Membro. Nel caso in cui un Membro
abbia raticato una convenzione internazionale del lavoro, questa uscita non inrmer in
modo alcuno la validit, per il periodo previsto dalla convenzione, degli obblighi risultanti
dalla convenzione stessa o che ad essa si riferiscono.
6. Nel caso in cui uno Stato avesse cessato di essere Membro dellOrganizzazione, la sua riammissione come Membro sar disciplinata dalle norme dei paragra 3 o 4 del presente articolo.
Art. 10
1. I compiti dellUcio internazionale del Lavoro comprendono la raccolta e la distribuzione
di ogni informazione concernente la disciplina internazionale delle condizioni dei lavoratori
e del regime del lavoro, in particolare lo studio delle questioni da sottoporre alla Conferenza
per la conclusione di convenzioni internazionali e lesecuzione di inchieste speciali ordinate
dalla Conferenza o dal Consiglio di amministrazione.
2. Con riserva delle direttive che potrebbero essergli impartite dal Consiglio damministrazione, lUcio:
a) prepara la documentazione concernente i diversi oggetti allordine del giorno delle sessioni
della Conferenza;
b) fornisce ai governi, se richiesto e nel limite dei mezzi a sua disposizione, un adeguato aiuto
per lelaborazione delle leggi in base alle decisioni della Conferenza, come pure per il miglioramento della pratica amministrativa e dei sistemi dispezione;
c) adempie, secondo le disposizioni della presente Costituzione, gli obblighi che gli incombono
per quanto concerne losservanza eettiva delle convenzioni;
d) redige e pubblica nelle lingue che il Consiglio damministrazione reputa opportuno scritti
concernenti questioni dinteresse internazionale relative allindustria ed al lavoro.
3. In generale esercita tutti gli altri poteri e funzioni che la Conferenza od il Consiglio damministrazione stima opportuno di assegnarli.
Allegato
Dichiarazione sugli scopi dellOrganizzazione internazionale del lavoro
La Conferenza generale dellOrganizzazione internazionale del Lavoro, riunita a Filadela nella
sua ventiseiesima sessione, adotta in questo decimo giorno di maggio 1944 la presente dichiarazione sugli scopi e le mete dellOrganizzazione internazionale del Lavoro e sui princip
che devono guidare la politica dei suoi Membri.
I.
La Conferenza riaerma i princip fondamentali sui quali si fonda lOrganizzazione, cio in
particolare:
II.
a) il lavoro non una merce;

266

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

b) la libert despressione del pensiero e di associazione una condizione indispensabile di


un progresso continuo;
c) la povert, ovunque si trovi, un pericolo per la prosperit di tutti;
d) la lotta contro il bisogno deve essere condotta con energia instancabile non solo nelle singole nazioni, ma anche in campo internazionale mediante una collaborazione continua; a
questa lotta devono partecipare con eguali diritti e doveri i rappresentanti dei lavoratori e
dei datori di lavoro da una parte e i rappresentanti dei governi dallaltra; di comune intesa
essi procederanno a libere discussioni e prenderanno decisioni di carattere democratico intese a favorire il bene della comunit.
Convinta che lesperienza ha pienamente dimostrato la fondatezza della dichiarazione contenuta nella Costituzione dellOrganizzazione internazionale del Lavoro, secondo la quale una
pace durevole pu essere fondata unicamente sulla giustizia sociale, la conferenza aerma
che:
a) tutti gli uomini, qualunque sia la loro razza, la loro confessione od il loro sesso, hanno il diritto di aspirare al loro progresso materiale ed al loro sviluppo spirituale nella libert e nella
dignit, nella sicurezza economica e con eguali possibilit per tutti;
b) lattuazione delle condizioni che permetteranno di giungere a questo risultato deve costituire il ne essenziale di ogni politica nazionale ed internazionale;
c) tutti i programmi dazione e tutte le misure prese nel campo nazionale ed internazionale,
in particolare nel campo economico e nanziario, devono essere valutati in base a questo
principio ed accettati solo in quanto appaiono atti a favorire, e non a intralciare, il raggiungimento di questo ne fonda- mentale;
d) spetta allOrganizzazione internazionale del Lavoro esaminare mirando a questo ne fondamentale tutti i programmi dazione e tutte le misure di carattere economico o nanziario
dimportanza internazionale;
e) nel compimento dei compiti che le sono adati lOrganizzazione inter- nazionale del Lavoro
pu, dopo avere tenuto conto di tutti i fattori economici e nanziari determinati, includere
nelle sue decisioni e raccomandazioni ogni altra disposizione che reputi opportuna.
III.
La Conferenza riconosce lobbligo solenne per lOrganizzazione internazionale del Lavoro di
favorire lattuazione, nelle varie nazioni del mondo, di programmi che si propongono di conseguire:
a) loccupazione totale ed il miglioramento delle condizioni di vita;
b) limpiego degli operai in lavori che procurino loro la soddisfazione di pro- vare tutta la loro
abilit e le loro cognizioni professionali e di contribuire nella maggiore misura possibile al
benessere comune;
c) lattuazione di questo scopo, creando, mediante garanzie adeguate per tutti gli interessati,
possibilit di formazione ed istituendo mezzi atti a facilitare il trasferimento di lavoratori,
comprese le migrazioni di mano dopera e di coloni;
d) un regolamento dei salari e dei guadagni, della durata del lavoro e delle altre condizioni
di lavoro, che dia a tutti la possibilit di equamente godere i frutti del progresso, e garantisca
a coloro che hanno bisogno di siatta protezione il salario minimo indispensabile per vivere;
e) il riconoscimento eettivo del diritto di procedere a trattative collettive e la cooperazione
tra i datori di lavoro e la mano dopera, allo scopo di migliora- re continuamente lorganizza-

267

IL LAVORATORE RITROVATO

zione della produzione, come pure la collabora- zione del lavoratori e dei datori di lavoro nellelaborazione e nellapplicazione della politica sociale ed economica;
f) lestensione delle misure di sicurezza sociale, per potere garantire a tutti coloro che hanno
bisogno di siatta protezione, un reddito base, come pure cure mediche complete;
g) una protezione adeguata della vita e della salute dei lavoratori in ogni campo dattivit;
h) la protezione dellinfanzia e della maternit;
i) lintroduzione di condizioni soddisfacenti, alimentari e di alloggio, come pure listituzione
di sucienti possibilit ricreative e culturali;
j) la garanzia di possibilit eguali nel campo delleducazione e della formazione professionale.
IV.
La Conferenza convinta che unutilizzazione pi completa e pi estesa delle risorse produttive della terra, necessaria per lattuazione degli scopi enumerati nella presente Dichiarazione,
pu essere garantita mediante unazione ecace nel campo nazionale ed internazionale, in
particolare con misure intese a promuovere lespansione della produzione e del consumo, a
evitare gravi uttuazioni economiche, a conseguire il progresso economico e sociale delle regioni meno progredite, a garantire una maggiore stabilit dei prezzi delle materie prime e
delle derrate sul mercato mondiale e a favorire lo sviluppo di un commercio internazionale
esteso e costante. La conferenza promette perci lintera collaborazione dellOrganizzazione
inter- nazionale del Lavoro a tutte le organizzazioni internazionali, alle quali fosse adata
una parte di responsabilit nellattuazione di questo grande compito, come pure nel miglioramento della sanit, delleducazione e del benessere di tutti i popoli.
V.
La Conferenza aerma che i principi enunciati nella presente Dichiarazione sono integralmente applicabili a tutti i popoli del mondo e che, se nella loro applicazione, si deve tenere
debito conto dello sviluppo sociale ed economico di ogni popolo, la loro applicazione progressiva ai popoli che sono ancora dipendenti da altri, come pure a tutti i popoli che si governano da s, interessa il mondo civile nel suo complesso.
(Stralci)

ONU: PATTO INTERNA ZIONALE SUI DIRITTI


EC ONO MICI, SOC IA LI E CULTURALI
(approvato nel 1966, in vigore dal 1976 )
Art. 3: Gli Stati del presente Patto si impegnano a garantire agli uomini e alle donne la parit giuridica nel godimento di tutti i diritti economici, sociali e culturali enunciati nel presente Patto.
Art. 6:
1. Gli Stati del presente Patto riconoscono il diritto al lavoro, che implica il diritto di ogni individuo di ottenere la possibilit di guadagnarsi la vita con un lavoro liberamente scelto
o accettato, e prenderanno le misure appropriate per garantire tale diritto.
2. Le misure che ciascuno degli Stati parti del presente Patto dovr prendere per assicurare la
piena attuazione di tale diritto comprenderanno programmi di orientamento e formazione

268

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

tecnica e professionale, nonch l'elaborazione di politiche e di tecniche atte ad assicurare


un costante sviluppo economico, sociale e culturale ed un pieno impiego produttivo, in condizioni che salvaguardino le fondamentali libert politiche ed economiche degli individui.
Art. 7: Gli Stati del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo di godere di giuste
e favorevoli condizioni di lavoro, le quali garantiscano in particolare:
a. la remunerazione che assicuri a tutti i lavoratori come minimo:
I. un equo salario ed una qualche remunerazione per un lavoro di eguale valore senza
distinzione di alcun genere; in particolare devono essere garantire alle donne condizioni di lavoro non inferiori a quelle godute dagli uomini, con eguale remunerazione
per eguale lavoro;
II. un'esistenza decorosa per essi e per le loro famiglie in conformit alle disposizioni del
presente Patto;
b. la sicurezza e l'igiene del lavoro;
c. la possibilit uguale per tutti di essere promossi, nel rispettivo lavoro, alla categoria superiore appropriata, senza altra considerazione che non sia quella dell'anzianit di servizio
e delle attitudini personali;
d. il riposo, gli svaghi, una ragionevole limitazione delle ore di lavoro, e le ferie periodiche
retribuite, nonch la remunerazione per i giorni festivi.
Art 8:
1. Gli Stati del presente Patto si impegnano a garantire:
a. il diritto di ogni individuo di costituire con altri dei sindacati e di aderire al sindacato
a sua scelta, fatte salve soltanto le regole stabilite dall'organizzazione interessata, al
ne di promuovere e tutelare i propri interessi economici e sociali. L'esercizio di questo diritto non pu essere sottoposto a restrizioni che non siano stabilite dalla legge
e che non siano necessarie, in una societ democratica, nell'interesse della sicurezza
nazionale e dell'ordine pubblico o per la protezione dei diritti e delle libert altrui;
b. il diritto dei sindacati di formare federazioni o confederazioni nazionali e il diritto di
queste di costruire organizzazioni sindacali internazionali o di aderirvi;
c. il diritto dei sindacati di esercitare liberamente la loro attivit, senza altre limitazioni
che quelle stabilite dalla legge e che siano necessarie in una societ democratica nell'interesse della sicurezza nazionale o dell'ordine pubblico o per la protezione dei
diritti e delle libert altrui;
d. l diritto di sciopero, purch esso venga esercitato in conformit delle leggi di ciascun
Paese.
2. Il presente articolo non impedisce di imporre restrizioni legali di questi diritti da parte dei
membri delle forze armate, della polizia o dell'amministrazione dello Stato.
3. Nessuna disposizione del presente articolo autorizza gli Stati parti della Convenzione del
1948 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, concernente la libert sindacale e la
tutela del diritto sindacale, ad adottare misure legislative che portino pregiudizio alle garanzie previste dalla menzionata Convenzione, o ad applicare le loro leggi in modo da
causare tale pregiudizio.

269

IL LAVORATORE RITROVATO

Art. 9: Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo alla sicurezza
sociale, ivi comprese le assicurazioni sociali.
Art. 10: Gli Stati parti del presente Patto riconoscono che:
1. La protezione e l'assistenza pi ampia che sia possibile devono essere accordate alla famiglia, che l'unico nucleo naturale e fondamentale della societ, in particolare per la
sua costituzione e n quando essa abbia la responsabilit del mantenimento e dell'educazione dei gli a suo carico. Il matrimonio deve essere celebrato con il libero consenso
dei futuri coniugi.
2. Una protezione speciale deve essere accordata alle madri per un periodo di tempo ragionevole prima e dopo il parto. Le lavoratrici madri dovranno beneciare, durante tale
periodo, di un congedo retribuito o di un congendo accompagnato da adeguate prestazioni di sicurezza sociale.
3. Speciali misure di protezione e di assistenza devono essere prese in favore di tutti i fanciulli e gli adolescenti senza discriminazione alcuna per ragioni di liazione o per altre ragioni. I fanciulli e gli adolescenti devono essere protetti contro lo sfruttamento economico
e sociale. Il loro impiego in lavori pregiudizievoli per la loro moralit o per la loro salute,
pericolosi per la loro vita, o tali da nuocere al loro normale sviluppo, deve essere punito
dalla legge. Gli Stati devono altres ssare limiti di et al di sotto dei quali il lavoro salariato
di manodopera infantile sar vietato e punito dalla legge.
Art. 11:
1. Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo ad un livello di vita
adeguata per s e per la propria famiglia, che includa un'alimentazione, un vestiario, ed
un alloggio adeguati, nonch al miglioramento continuo delle proprie condizioni di vita.
Gli Stati parti prenderanno misure idonee ad assicurare l'attuazione di questo diritto, e riconoscono a tal ne l'importanza essenziale della cooperazione internazionale, basata sul
libero consenso.
2. Gli Stati parti del presente Patto, riconoscendo il diritto fondamentale di ogni individuo
alla libert dalla fame, adotteranno, individualmente e attraverso la cooperazione internazionale, tutte le misure, e fra queste anche programmi concreti, che siano necessarie:
a. per migliorare i metodi di produzione, di conservazione e di distribuzione delle derrate
alimentari mediante la piena applicazione delle conoscenze tecniche e scientiche,
la diusione di nozioni relative ai princpi della nutrizione, e lo sviluppo o la riforma
dei regimi agrari, in modo da conseguire l'accrescimento e l'utilizzazione pi ecaci
delle risorse naturali;
b. per assicurare un'equa distribuzione delle risorse alimentari mondiali in relazione ai
bisogni, tenendo conto dei problemi tanto dei paesi importatori quanto dei paesi
esportatori di derrate alimentari.
Art. 12:
1. Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo a godere delle migliori condizioni di salute sica e mentale che sia in grado di conseguire.
2. Le misure che gli Stati parti del presente Patto dovranno prendere per assicurare la piena
attuazione di tale diritto comprenderanno quelle necessarie ai seguenti ni:
a. la diminuzione del numero dei nati-morti e della mortalit infantile, nonch il sano
sviluppo dei fanciulli;

270

IL LAVORO NELLE COSTITUZIONI

b. il miglioramento di tutti gli aspetti dell'igiene ambientale e industriale;


c. la prolassi, la cura e il controllo delle malattie epidemiche, endemiche, professionali
e d'altro genere;
d. la creazione di condizioni che assicurino a tutti servizi medici e assistenza medica in
caso di malattia.
(Stralci)

UNIONE EUROPEA:CA RTA DEI DIRITTI FO NDAM ENTALI


Art. 5: Proibizione della schiavit e del lavoro forzato
1. Nessuno pu essere tenuto in condizioni di schiavit.
2. Nessuno pu essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio.
3. proibita la tratta degli esseri umani.
Art. 12: Libert di riunione e di associazione
1. Ogni persona ha diritto alla libert di riunione e alla libert di associazione. a tutti i livelli,
segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni persona
di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
2. I partiti contribuiscono a esprimere la volont politica dei cittadini dellUnione.
Art.15: Libert professionale e diritto di lavorare
1. Ogni persona ha il diritto di lavorare e di esercitare una professione liberamente scelta e
accettata.
2. Ogni cittadino dellUnione ha la libert di cercare un lavoro, di lavorare, di stabilirsi o di
prestare servizi in qualunque Stato membro.
3. I cittadini dei paesi terzi che sono autorizzati a lavorare nel territorio degli Stati membri
hanno diritto a condizioni di lavoro equivalenti a quelle di cui godono i cittadini dellUnione.
Art. 23: Parit tra donne e uomini
La parit tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di
occupazione, di lavoro e di retribuzione.
Il principio della parit non osta al mantenimento o alladozione di misure che prevedono
vantaggi specifici a favore del sesso contrapposto.
Art. 27: Diritto dei lavoratori allinformazione e alla consultazione nellambito dellimpresa
Ai lavoratori o ai loro rappresentanti devono essere garantite, ai livelli appropriati, linformazione e la consultazione in tempo utile nei casi e alle condizioni previste dal diritto dellUnione
e dalle legislazioni e prassi nazionali.
Art. 28: Diritto di negoziazione e di azioni collettive
I lavoratori e i datori di lavoro o le rispettive organizzazioni, hanno, conformemente al diritto
dellUnione e alle legislazioni e prassi nazionali, il diritto di negoziare e di concludere contratti
collettivi, ai livelli appropriati, e di ricorrere, in caso di conflitti di interessi, ad azioni collettive

271

IL LAVORATORE RITROVATO

per la difesa dei loro interessi, compreso lo sciopero.


Art. 29: Diritto di accesso ai servizi di collocamento
Ogni persona ha il diritto di accedere a un servizio di collocamento gratuito.
Art. 30: Tutela in caso di licenziamento ingiustificato
Ogni lavoratore ha il diritto alla tutela contro ogni licenziamento ingiustificato, conformemente al diritto dellUnione e alle legislazioni e prassi nazionali.
Art. 31: Condizioni di lavoro giuste ed eque
1. Ogni lavoratori e ha il diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose.
2. Ogni lavoratore ha diritto a una limitazione della durata massima del lavoro, a periodi di
riposo giornalieri e settimanali e a ferie annuali retribuite.
Art. 32: Divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro
Il lavoro minorile vietato. Let minima per lammissione al lavoro non pu essere inferiore
allet in cui termina la scuola dellobbligo, fatte salve le norme pi favorevoli ai giovani ed
eccettuate deroghe limitate.
I giovani ammessi al lavoro devono beneficiare di condizioni di lavoro appropriate alla loro
et ed essere protetti contro lo sfruttamento economico o contro ogni lavoro che possa minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, mentale o sociale o che possa mettere a rischio
la loro istruzione.
Art. 33: Vita familiare e vita professionale
1. garantita la vita della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale.
2. Al fine di poter conciliare vita familiare e vita professionale, ogni persona ha il diritto di
essere tutelata contro il licenziamento per un motivo legato alla maternit e ha il diritto
a un congedo di maternit retribuito e a un congedo parentale dopo la nascita o ladozione di un figlio.
Art. 34: Sicurezza sociale e assistenza sociale
1. LUnione riconosce e rispetta il diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai
servizi sociali che assicurano protezione in casi quali la maternit, la malattia, gli infortuni
sul lavoro, la dipendenza o la vecchiaia, oltre che in caso di perdita del posto di lavoro,
secondo le modalit stabilite dal diritto dellUnione e le legislazioni e prassi nazionali.
2. Ogni persona che risieda o si sposti legalmente allinterno dellUnione ha il diritto alle
prestazioni di sicurezza sociale e ai benefici sociali conformemente al diritto dellUnione
e alle legislazioni e prassi nazionali.
3. Al fine di lottare contro lesclusione sociale e la povert, lUnione riconosce e rispetta il
diritto allassistenza sociale e allassistenza abitativa volta a garantire unesistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti, secondo le modalit stabilite
dal diritto dellUnione e le legislazioni e prassi nazionali.
(Stralci)

272

Nel disegno di Bruna, Giorgio Benevnuto in bombetta


e abito da lavoro: tra lotta e governo

La cartella per la sottoscrizione lanciata dal Pci nel giugno del 1946 per far fronte
alle spese per la campagna per le elezioni dellAssemblea Costituente

Turati, Saragat
e le Ragioni del Riformismo

In un momento in cui ci si interroga su quali strade debba battere il socialismo


del Terzo Millennio, sui modi in cui oggi sia possibile coniugare sviluppo ed
equit, sulle forme in cui realizzare una distribuzione del reddito che riduca
le distanze create, al contrario, da trent'anni di predicazione liberista, sulla
scelta di ricette realistiche che sfuggano al semplicistico miracolismo e alla
pericolosa demagogia dei molti improvvisati ideologi del Nuovo (facilmente
apprezzati nelle fasi storiche come quella attuale caratterizzata da paura e incertezza), vale la pena rileggere il discorso che Filippo Turati pronunci al congresso di Livorno del 1921. Quelle sue parole imbevute di realismo (cio della
capacit di misurarsi con la concretezza quotidiana) sono ancora oggi una lezione: non ci sono scorciatoie, la costruzione del migliore dei mondi possibili
pretende pazienza e impegno costante, impone l'aggiornamento delle soluzioni perch se il mondo cambia, cambiano anche i modi per cambiarlo.
Quel congresso si chiuse con la scissione comunista ma circa un secolo dopo,
quello che fu considerato un reprobo da condannare con l'espulsione dal
partito socialista, ha visto le sue idee trionfare nelle sinistre di governo
dellOccidente europeo. Eppure il retaggio di questa storia, lunga, complessa
e anche tragica continua a essere in qualche misura un dilemma irrisolto. E,
comunque, il segnale di una malattia che periodicamente attraversa la sinistra. Una malattia fatta di parole e di simboli. Il fatto che con la storia bisogna
fare i conti e farli sino all'ultimo perch il rischio che alla ne prevalga il non
detto e il non capito. Perch dopo Livorno, poco pi di un quarto di secolo
dopo, ci fu Palazzo Barberini, la scissione di Giuseppe Saragat. Il fatto che
nella logica settaria che spesso ha prevalso a sinistra, i fatti e le vicende sono
state interpretate seguendo l'aforisma di Pietro Nenni: A fare a gara a fare i
puri c' sempre uno pi puro che ti epura. Al confronto delle idee si spesso
preferito lo sconfortante inseguimento degli anatemi, all'analisi seria e ap-

275

IL LAVORATORE RITROVATO

profondita la richiesta di una abiura immediata. Eppure quel che avvenne a


Livorno, al teatro Goldoni, in quel freddo gennaio, andrebbe rivisitato non per
piantare bandierine e rivendicare ragioni che a quasi cento anni di distanza non hanno pi senso a essere rivendicate perch si sono da sole chiaramente aermate, ma per evitare che il futuro ci porti sulla stessa strada del
passato, facendoci incorrere nei medesimi errori. Perch a rileggere, ad esempio la ricostruzione storica di Paolo Spriano, ci si rende conto che anche allora
Turati, in quella assemblea non fu poi tanto scontto. Sull'Ordine Nuovo si diceva in tono perentorio: Prenda Turati il cadavere del suo Partito Socialista
e se ne faccia sgabello per la sua ambizione senile. Ma poi prese la parola e,
come racconta Spriano (Storia del Partito Comunista Italiano. Da Bordiga a
Gramsci Einaudi Editore 1977) un'ovazione part anche dalla platea folta dei
socialisti massimalisti.
Ventisei anni dopo, sempre in gennaio, a Roma, a Palazzo Barberini la questione di un socialismo capace di uscire dalle strettoie ideologiche, di fare i
conti con l'imperialismo sovietico e le contraddizioni di una dittatura del Proletariato che si manifesta nel concreto come negazione della libert e della
democrazia, riemerge con forza. La ripropone Giuseppe Saragat. E lo storico
Gaetano Arf spiegher cos le posizioni e le scelte che in quei giorni vennero
compiute: Il partito che nasce a palazzo Barberini non nelle intenzioni dei
suoi costruttori un partito di socialismo moderato, un partito classista che
si d come obiettivo ultimo la socializzazione dei mezzi di produzione di scambio, che non esclude nelle dichiarazioni di suoi autorevoli esponenti, anzi auspica, che una volta aermata, organizzata e consolidata l'autonomia dei
socialisti, una politica unitaria del movimento operaio possa essere ripresa. Il
marxismo liberamente interpretato, cultura e non dogma, la sua dottrina,
in esso il fondamento teorico della sua autonomia ideale e programmatica.
E' un dato anche questo, che mette conto di sottolineare in una Italia dove il
marxismo sembra essere diventato una diabolica eresia da estirpare con metodi da Santa Inquisizione. Marxista Giuseppe Saragat, continuatore critico
e pi volte eretico della tradizione riformista... Dell'anticomunismo, anche nei
momenti di pi aspra polemica, non fece mai una ideologia. La lotta aperta e
intransigente, condotta con le armi della politica, contro il partito comunista

276

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

si accompagn all'apprezzamento delle doti di intelligenza e di coraggio dei


suoi dirigenti e al riconoscimento del contributo che essi avevano dato alle
battaglie della Resistenza e alla costruzione della democrazia repubblicana...
Al marxismo si rifaceva la vecchia guardia riformista nella cui tradizione era
l'espunzione dal proprio seno di Bonomi e Bissolati e la religiosa fedelt alla
eredit morale e politica di Matteotti, di Turati, di Treves. Essa auisce compatta nel nuovo partito, organizzata nella corrente che aveva fatto rivivere la
turatiana Critica Sociale.
C' una parola che perseguita la storia della sinistra, anche quella recente e
recentissima: Traditore. E' riecheggiata, ad esempio, nelle contestazioni contro
il sindaco di Torino, Piero Fassino, in occasione del Primo Maggio 2013. Fu
lanciata con violenza il 17 febbraio del 1977 contro Luciano Lama all'Universit
La Sapienza a Roma da quei gruppi che proclamavano di non essere n con
lo Stato n con Le Br ma che nivano per ancheggiare, in alcuni settori, decisamente pi le seconde che il primo. In una ricostruzione per il quotidiano
La Stampa, Fabio Martini ha riportato un divertente aneddoto. L'incontro in
carcere a Turi, nel 1930, fra Sandro Pertini e Antonio Gramsci. Pertini si avvicina a Gramsci e gli dice: Scusi, lei l'onorevole Gramsci?. E Gramsci risponde: Che fai, mi dai del lei? Non sei un antifascista anche tu?. S, mi
chiamo Sandro Pertini, ma sono socialista... Perch dici ma?. Perch per
voi comunisti quelli come me sono dei social-traditori. Poi, dimentico di quel
che era stato scritto sull'Ordine Nuovo, anche ai tempi della scissione di Livorno, Gramsci sorride e replica: Lascia perdere, quell'insulto una aberrazione, io non lo approvo. A volte il dibattito a sinistra sembra essere ancora
bloccato in quel dialogo tra Pertini e Gramsci. Eppure sono passati pi di ottant'anni, tante vicende e tanta storia. Una riessione pacata partendo dal passato, pu aiutare a viaggiare meglio verso il futuro. Con un bagaglio alleggerito
dai pregiudizi.

277

IL LAVORATORE RITROVATO

IL DISCORSO DI TURATI AL XVIIE CONGRESSO DEL PSI


(Livorno 19 gennaio 1921)
Compagni amici, e compagni avversari; non voglio, non debbo dire nemici. A
Bologna, un anno fa, in un discorso molto contrastato, che forse ebbe tuttavia
qualche conferma dai fatti, io vi pregavo di accogliere le mie parole come un
testamento. Io non debbo, senza volere avere la sciocca presunzione, e ridicola, di aggiungere lugubre solennit alle mie parole, poche parole, non debbo
e non posso farvi altra dichiarazione oggi. Pi che mai, anzi, debbo ringraziare
il Partito ed il Congresso che mi ha lasciato in vita, che mi lascia tuttora in vita.
stato un po il mio destino dessere sempre un imputato, davanti a questo o
quel tribunale, e quando un tribunale rivoluzionario, che non vi schianta
completamente, che non vi lascia qualche respiro, un tribunale molto mite,
a cui bisogna essere grati
Rivendico il diritto di cittadinanza nel socialismo
Nella dottrina, sul terreno dottrinale, io rivendico, noi rivendichiamo solennemente il nostro diritto di cittadinanza nel socialismo che non per noi il socialismo comunista e il comunismo socialista, perch in queste denominazioni
articiose, ibride, evidentemente laggettivo scredita il sostantivo, e il sostantivo rinnega laggettivo. Il comunismo ebbe due sensi voi tutti lo sapete
nella storia del moderno movimento proletario. O fu il comunismo critico di
Engels e di Marx, il comunismo classico, opposto per ragioni tutte tedesche e
transeunte ai falsi socialismi che prevalevano un quarto di secolo fa, socialismi
lantropici falsi, a tutti i socialismi antirivoluzionari di quel tempo e tutto
questo superato in Germania, come in Italia, come dovunque oppure si
chiam comunismo in senso ideologico, nella previsione della forma della futura societ socialista, che fosse pi in l del collettivismo, che al concetto del
sistema collettivista: a ciascuno secondo il proprio lavoro, salvo gli invalidi, i
bambini, ecc., sostituiva il concetto pi vasto: a ciascuno secondo i propri
bisogni prendere nel mucchio, come si diceva sinteticamente che pi che

278

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

due concetti opposti signicavano due fasi successive di evoluzione. La prima


applicabile ad una societ in periodo classico capitalistico, la seconda in una
societ di abbondanza, di esuberanza in cui le condizioni sociali permettano il
grande consumo, la grande distribuzione ugualitaria di tutte le ricchezze. Compagni, questo comunismo, in un senso o nellaltro, questo comunismo che il
socialismo, pu anche espellermi dalle le di un Partito, ma non mi espeller
mai da s stesso. Perch io ho detto che quando si fa testamento si pu essere
un po orgogliosi, perch, francamente, compagni, un diritto di anzianit,
niente altro, non un merito. Questo comunismo, questo socialismo e questo
comunismo non solo noi lo abbiamo imparato negli anni della giovinezza sui
testi sacri direi quasi della nostra dottrina, ma lo abbiamo in Italia, per
solo merito di anzianit, ripeto, insegnato alla massa, al Partito nostro, ai Partiti che precedettero il nostro nella evoluzione del socialismo, quando questi
lo ignoravano, quando lo temevano, quando lo sospettavano, quando lo avversavano.
La suprema nalit del socialismo
Ed cos che io, con pochissimi altri, in un tempo che i giovani non possono ricordare, abbiamo portato nella lotta proletaria per la prima volta in Italia
oh! copiammo dallestero, pi avanzato di noi la suprema nalit del socialismo: la conquista del potere da parte del proletariato costituito in Partito indipendente di classe, questa conquista del potere che il compagno Terracini
ieri mi pare ieri enunciava come un segno di distinzione fra la loro schiera
e la nostra, fra il programma antico e quello tutto nuovo, anzi, come egli ci
confess onestamente, tuttora in faticosa elaborazione, e che per egli vorrebbe sostituire in blocco al vecchio e glorioso programma del Partito socialista. Io posso dunque amichevolmente sorridere di questa novit e di questa
scoperta, che furono lanima della nostra intelligenza e della nostra vita da
che cominciammo a pensare. Non questo che ci distingue oggi. Ci che ci
distingue non la generale ideologia socialista, la questione dei ni, e neppure quella dei mezzi, ma una pura e semplice valutazione della maturit
delle cose e del proletariato a prendere determinate posizioni in un dato momento; unicamente la valutazione della convenienza di determinati mezzi

279

IL LAVORATORE RITROVATO

episodici della lotta. La violenza, che per noi non un programma, non pu
e non deve essere un programma, che alcuni accettano in toto e vogliono organizzare e preparare i cosiddetti comunisti puri, chiamateli come volete
che altri accettano a mezzo, guadagnando tutte le conseguenze dannose e
nessun utile che la violenza potrebbe per avventura, nella mente di quegli
altri, contenere in s, noi, come programma, la riutiamo.
Dittatura del proletariato, dittatura di minoranza
La dittatura del proletariato, per noi, o dittatura di minoranza, e allora
imprescindibilmente dispotismo tirannico, o dittatura di maggioranza, ed
un vero non senso, perch la maggioranza non dittatura, la volont del
popolo, la volont sovrana. E da ultimo, altro segno di distinzione, il proposito della costrizione del pensiero allinterno del Partito, la persecuzione
delleresia, da cui nasciamo; nostra madre, o gliuoli, o fratelli carissimi,
come direbbe un predicatore la persecuzione della eresia nellinterno del Partito, che fu lorigine e la vita stessa del Partito, la sua forza rinnovatrice ad
ogni istante, la garanzia che esso possa lottare contro tutte le forze intellettuali e materiali che gli si parano di fronte. Tutte forme queste violenza,
culto della violenza, dittatura del proletariato, persecuzione delleresia che
si risolvono in una sola: nel culto della violenza interna, dir cos, e esterna,
e che hanno un solo presupposto semplichiamo la questione nella quale
il vero punto di ogni divergenza e cio quello che per noi lillusione
che la rivoluzione sociale, intendiamoci, non una rivoluzione politica, che abbatte e cambia sistema, sia il fatto volontario di un giorno o di un mese o di
qualche mese, sia limprovviso alzarsi di un sipario, il calare di uno scenario
nuovo, sia il domani di un post-domani di un calendario, mentre il fatto di
ieri, di oggi, di sempre, che esce dalle viscere stesse della societ capitalistica,
di cui noi creiamo soltanto la consapevolezza, che noi possiamo soltanto agevolare nei molteplici adattamenti della vita politica, ma non possiamo n
creare, n apprestare, n precipitare, che dura da decenni, che si avverer
tanto pi presto quanto meno lo sforzo della violenza, quanto meno il culto
della violenza provocante, bruta, prematura, e quindi destinata al fallimento,
esasperando resistenze avversarie e provocando reazioni e contro rivoluzioni,

280

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

le ritarderanno il cammino e lobbligheranno di ritornare su se stessa.


La via pi breve levoluzione
Onde che per noi la via vera, quella dellevoluzione, la pi breve. Ed per
questo concetto fondamentale, che il concetto praticato ed accettato da noi,
sinceramente,con tutta la devozione, la dedizione e lumiliazione del nostro
particolare concetto, il concetto della sottomissione alle deliberazioni del Partito, del nostro appartarci quando non possiamo cooperare, per dovere di coscienza, ma non vogliamo attraversare, concetto con cui il compagno Serrati
chiudeva poche ore fa il suo discorso, formidabile discorso, questo concetto di
disciplina nellazione con la libert del pensiero, della discussione e della critica, noi lo accettiamo sinceramente, ma dovr essere accettato e considerato
con un certo grano di sale. Perch, quando comincia lazione a cui applicabile
la disciplina, e quando nisce? Per chi ha il concetto che lazione rivoluzionaria
sia lazione di unora o di un anno, questo obbligo, a chi non in quel determinato ordine di idee e che diversicasse nei metodi, di appartarsi, di non parlare, di essere silenzioso nel momento del combattimento vero e proprio non
si discute e non si fa della critica, evidente. Ma chi pensa, come noi pensiamo, che questa rivoluzione vi sia gi, che procede per lente conquiste, che
dura dei decenni, allora, amico Serrati, allora qui tu per il primo comprenderai
che questa massima deve essere accettata con molta considerazione, perch
quando questo movimento dura decenni, chi rinunzia alla parola ed al pensiero, non alla solidariet ad una determinata azione nel momento che si
svolge, evidentemente rinnegherebbe se stesso. Non credo che abbiate piacere
di avere dei rinnegati tra di voi, e sarebbe il maggiore tradimento che si farebbe al Partito, e, pi che al Partito, alla propria vanit, al proprio interesse,
alla propria situazione. Questo culto della violenza, che agli inizi di tutti i
Partiti nuovi, che lo strascico di vecchie mentalit blanquiste, insaziate, che
sembrano sempre tramontate e che risorgono sempre nella vita dei nostri proletari, che il socialismo disperde ed annulla, che la mentalit di guerra non
ne fu la causa unica ha rinvigorito, per ragioni intuitive e da tutti ammesse,
questo culto della violenza non che un ore di serra, emero, che dovr presto morire.

281

IL LAVORATORE RITROVATO

La violenza propria del capitalismo e delle minoranze che intendono imporsi


e schiacciare le maggioranze, e non pu essere il principio delle maggioranze
che vogliono e possono, con le armi intellettuali, redimersi ed imporsi.
La violenza la poca fede nellidea
La violenza il contrapposto della forza, la violenza anche la paura, la poca
fede nellidea, la paura delle idee altrui, il rinnegamento della propria idea. E
rimane tale anche se trionfa per unora, se per unora sembra trionfare, seminando dietro di s la reazione della insopprimibile libert della coscienza
umana, che diventa controrivoluzione, che diventa vittoria, ad un punto dato,
dei comuni nemici. Questo avvenne sempre nella storia. Si potrebbe citare il
cristianesimo, che fu unenorme espansione di una idea: una forza che divent
misera, falsa, traditrice, ipocrita, nulla, impotente quando si appoggi ai troni,
alle armi, a tutte le forze della violenza. Ma, soprattutto, questa verit profonda, che voi riconoscerete un giorno: in regime di suragio universale, ancora non saputo adoperare, ancora incosciente, che dovremmo rendere
cosciente, ma che vuol dire: siete i sovrani, i dominatori, potete fare tutto
quello che volete, senza versare una stilla di sangue umano, vostro ed altrui,
se con la violenza, che desta la reazione, non metterete il mondo intero contro
di voi.
Ecco il punto del nostro solo, del nostro vero dissenso, che fu di ieri, che di
oggi, che di sempre, contro il quale sempre insorgemmo
S, noi lottiamo troppo contro noi stessi, noi lavoriamo troppo spesso per i nostri nemici: noi creiamo la reazione, creiamo il fascismo, creiamo il Partito popolare, intimidendo, intimorendo oltre misura, proclamando con una suprema
ingenuit, anche dal punto di vista cospiratorio, la preparazione dellazione
ultima, vuotando del suo contenuto quellazione parlamentare, che non
lazione di pochi uomini al di sopra degli uomini, ma che dovrebbe essere la
pi alta eorescenza dellazione comune di tutto il Partito entro i quadri nazionali, e, per accordi reciproci, anche dentro il grande quadro internazionale,
che dovrebbe essere appunto la pi alta eorescenza del pensiero e dellazione, dellintero Partito, oggi, della intera classe, domani. Noi creiamo la
controrivoluzione

282

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

Siamo gli del Manifesto di Marx


Noi siamo gli del Manifesto del 1848. Tutti! Soltanto noi siamo i gli di quel
Manifesto, che accettiamo come una cosa che non si accetta come un dogma
religioso, ma nel suo spirito, ponendolo nel suo tempo, integrandolo colle revisioni, i perfezionamenti, gli sviluppi che i tempi consigliano e che gli stessi
autori e i pi autorizzati interpreti del loro pensiero hanno solennemente consacrato nella dottrina. Io citai a Bologna la celebre prefazione alle Lotte di
classe in Francia di Marx, prefazione del suo continuatore pi autorizzato,
del suo, non dico braccio destro, ma cervello destro, di Federico Engels, in cui,
dopo quasi mezzo secolo dal Manifesto dei comunisti, se ne faceva dai pi
autentici interpreti la revisione confessando come, non per giovent di uomini,
ma per la giovinezza del Partito nel tempo essi avessero sopravalutata la possibilit insurrezionale, avessero creduto a ci che non volevano pi. E la potete
vedere, questa citazione, negli opuscoli che lhanno diusa: una vera sconfessione del culto della violenza; ed essi confessano che si erano ingannati,
che la storia li ha completamente smentiti, e che essa dimostra come le classi
che detengono il potere hanno pi paura dellazione legale del proletariato
che dellazione illegale e dellinsurrezione. La lgalit nous tue. Per cui essi
ci provocano sulle piazze, dove sanno che saremo scontti, mentre sanno che
nellesercizio dei mezzi legali essi stessi dovranno rompere la legalit, non noi,
la legalit che li uccide, veramente, denitivamente
Dobbiamo guardare linsieme del pensiero marxista, cercare nelle sue monograe, ed allora, leggiamo nella Guerra civile in Francia, scritta dopo il 1870,
leggiamo cosa egli dice quando dichiara che i lavoratori della Comune sapevano che, per raggiungere la loro emancipazione, per raggiungere le forme
superiori della societ cui tendevano dovevano sostenere delle lunghe lotte
ed attraversare una serie di fasi storiche successive che avrebbero trasformato
a poco a poco le circostanze e gli uomini, dovevano liberare gli elementi che
la vecchia societ tiene nel suo seno, per concludere con la derisione delle congiure, col beeggiare questa borghesia di allora forse ancora di oggi che
immagina lInternazionale dei lavoratori come una societ segreta di congiure
e di complotti, mentre lassociazione di tutti quanti i grandi interessi umani
che si uniscono per la storia nuova

283

IL LAVORATORE RITROVATO

La mia convinzione; la mia profezia


E vengo, e sar pi breve, al secondo ed ultimo punto della mia dichiarazione
di voto: la nota pratica sul terreno pratico. Consentite ancora alla vecchiaia
amici, ho quasi quaranta anni di milizia e di propaganda di aermarvi unaltra convinzione, che se la parola non fosse lievemente ridicola, potrei anche
dire una profezia. Una profezia tanto facile che per me di assoluta certezza,
perch vale a compensarmi anche quando lasprezza dei vostri contrasti mi
amareggia e mi produce quel profondo dolore che tutti quelli che hanno veramente amato il Partito sentono. Ad ogni modo io vi faccio questa profezia
da Barbanera, perch, e tra qualche anno la troverete smentita, avrete la gioia
di poter dire che ero, non un bagolone, ma certamente un illuso.Tra qualche
anno, io non sar forse pi qui, non sar forse pi al mondo, voi constaterete
se questo si sia avverato. Questo culto della violenza, che la fonte di tutti i
nostri dissensi, la nota profonda, vera, unica del nostro dissenso, questa possibilit del miracolo, della violenza sica, esterna, verso le altre classi, interna
verso una parte del Partito, della violenza sica e della violenza morale, perch
vi anche una forma di violenza morale che perfettamente antipedagogica
e dannosa allo scopo: la violenza morale che vuole precipitare le cose al di l
del possibile, che vuole violentare le mentalit che non hanno trovato nelle
circostanze esteriori perch dalle cose nascono le idee la possibilit di usare
in dati momenti la violenza, che vuole far camminare il mondo sulla propria
testa (secondo la frase con cui Marx deniva la losoa di Hegel) mentre il
grande vanto di Marx stato di rimettere il mondo sui propri piedi, vi anche
una violenza morale, e il comunismo di Marx e di Engels la negazione di tutte
queste violenze in tutto il mondo, tutto questo tra qualche anno non potr pi
esistere.
Italia tra Germania e Russia
Ma per fermarci allItalia, che, come evoluzione economica sta tra mezzo a
quello che fu la Germania ed a quello che ancora la Russia, sta come un secolo
di mezzo fra due secoli, o anche fra due ere, un medioevo di un evo che per noi
ancora futuro, per fermarci allItalia, la storia dei nostri Congressi, che riassume in qualche punto, simboleggia le varie fasi di pensiero per cui il Partito

284

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

passato oh! vi dar un consiglio che vi far ridere, ma a torto lo fareste storia
che magnicamente riassunta in un articolo contenuto nel numero di dicembre della Nuova Antologia scritto da un nostro avversario, Filippo Meda, con
una comprensione storica quale dicilmente noi avremmo avuto leggetelo
quellarticolo la storia dei nostri Congressi dimostra che la lotta di oggi acuita
dalla guerra, inasprita dalle conseguenze della guerra la lotta che stata
sempre combattuta, e nella quale il culto della violenza rinasce, fu smantellato,
demolito, torna a rinascere in varie truccature a seconda del momento e delle
circostanze, ma sempre lunica lotta che si combattuta e nella quale sempre
il socialismo antico, quello classico, il socialismo che crea le coscienze, le organizzazioni, gli organismi, venuti a poco a poco, per acquisizioni successive,
sempre stato il vincitore, pure avendo lindomani a combattere la stessa lotta.
Non da oggi che siamo socialtraditori: lo siamo stati per tutta la nostra vita,
lo fummo sempre.
Dal partito operaio al partito socialista
Allepoca degli scioperi generali chi non lo ricorda? di quelli anche economici, a ripetizione, non eravamo noi che difendevamo le ragioni della borghesia perch ci opponevamo a quella perdita di forze, a quellalbuminuria, a quel
diabete a cui labuso della grande arma dello sciopero sottoposero il Partito e
la classe? Il Partito operaio, dal 1880 al 1890, era una reazione utile di fronte
al vecchio corporativismo infetto di tutta la lue labourista, labuso della casacca, e via via, e noi abbiamo combattuto, cercando di renderlo un Partito
politico nel senso moderno della parola, e fummo derisi, sospetti. Abbiamo
poi vinto. Nel 1891-92 il Partito operaio a Milano prima, a Genova poi, si allargava nel concetto del Partito dei lavoratori italiani in senso pi alto, pi vario,
pi largo, perch nei lavoratori c anche loperaio dellintelligenza, il professionale, e via via, e noi imprimevamo nella massa quellanelito alla conquista
del potere politico che oggi ci annuncia Terracini come cosa sua, ed anche allora
eravamo segnati a dito come traditori da quellanarchismo inconscio che cera
nella massa operaia. A Parma nel 1894, quando si cre il Partito socialista con
questo nome, la vittoria fu completa e le manette, il carcere, il domicilio coatto
ci servirono per far correre avanti a pi rapidi passi la concezione politica che

285

IL LAVORATORE RITROVATO

era stata prima derisa, vilipesa, sospettata. Era il concetto della conquista del
potere contro lazione che per carit, non ve labbiate a male chiamer preadamitica di quel Partito operaio che non ammette che lazione teorica, che considera la lotta elettorale come un mezzo di propaganda escludendo che si possa
pensare alla conquista proletaria del potere.
Il divorzio dei socialisti dagli anarchici
Nel 1892 ci fu la grande lotta a Genova contro gli anarchici, dolorosa anche
per noi. Abbiamo vinto, ce ne siamo separati, molti degli anarchici di sentimento che diventarono pi colti, pi riessivi a poco a poco tornarono nelle
nostre le e contiamo fra essi alcuni dei nostri migliori compagni anche oggi.
Forse che ci divideva dagli anarchici la visione della societ futura? Ma neanche per sogno! Noi, proiettando la nostra speranza nellavvenire, possiamo
essere anarchici e lanarchismo il pi perfetto ideale di societ futura, salvo
le possibilit graduali. Non era questo quello che ci divideva. Era limpazienza,
il miracolismo, il culto della violenza, queste le sole ragioni di quella lotta nella
quale siamo stati vincitori. Dal 94 al 98 ricordate ci che avvenne? Lo sciopero generale, il primo, la lotta col sindacalismo, lo sciopero di Parma; i vecchi
ricordano bene, anche i semi-vecchi. Ebbene, anche allora fu la stessa cosa. l
sindacalismo, lazione diretta, era il vero sovietismo italiano, solamente tentato allitaliana, era veramente la superiorit degli operai, indipendentemente
dalla conquista dello Stato, che doveva imporsi a regnare, non c niente di
uguale anche nei fenomeni storici, che pur si riproducono eternamente identici
nella storia nellintimo loro era il primo sovietismo nostro che precedeva
Mosca, eravamo pi avanti
Quando svanir il mito russo...
Lanarchismo di un tempo fu dissolto, fu spazzato via, ma rinasce sempre dalle
ceneri o tenta di rinascere. Oggi la guerra lo ha fatto rinascere. Il corporativismo fu dissolto, il sindacalismo fu rigettato, il labriolismo and al potere, il
ferrismo fece le capriole che sapete, lintegralismo anche esso spar, e rimase
il nucleo vitale dei socialtraditori, il vile riformismo, il marcio riformismo, per
alcuni, il socialismo vero per altri, immortale, invincibile, inesorabile, che pu

286

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

essere minoranza oggi, maggioranza domani, ma che salva il Partito, che conduce la classe, che tesse la sua tela ogni giorno e compie quella dura e tenace
fatica di cui parlava Engels nel periodo che vi ho citato, che non fa miracoli,
che non si culla nelle illusioni delle cose precipitate, che crea oggi una cooperativa, domani fa un sindacato di resistenza, posdomani si occupa della cultura
operaia, senza della quale non usciremo mai da questi dolorosi anfratti, che
si impossessa dei Comuni, del Parlamento, di tutti gli organi, a poco a poco,
giorno per giorno, che crea lentamente ma sicuramente la maturit delle cose
e degli animi, crea lo Stato di domani e gli uomini capaci di manovrare il timone. Sempre socialtraditori, in un momento, sempre vincitori alla ne.Ricordate questo fenomeno. La lotta sar questa volta pi dura, lenta, ma sar lo
stesso leetto, e fra qualche anno quando anche il mito russo, che avete torto
di confondere con la rivoluzione russa, cui applaudo con tutto il cuore quando
il mito, quello che di religioso nei vostri animi, il mito bolscevico, sar evaporato, quando il bolscevismo attuale o avr fatto fallimento o sar trasformato dalla forza delle cose, la nostra vittoria verr.
Imperialismo e nazionalismo orientale
Quando sotto le lezioni dellesperienza, e speriamo che non sia troppo dura
per lItalia e non debbano versarsi quei torrenti sanguinosi che si versarono
in Ungheria, quando sotto la lezione delle cose voi avrete inteso pi che non
abbiate inteso ora; quando le vostre aermazioni di oggi saranno da voi stessi
onestamente abbandonate e sconfessate; e i Consigli degli operai e dei contadini, a cui non si aggiungono i soldati non so perch, dovranno pur cedere
il passo a quel grande Parlamento proletario in cui sar riassunta tutta la forza
intellettuale, politica e tecnica di tutto il proletariato italiano alleato al proletariato di tutto il mondo, solo allora avrete inteso come il fenomeno russo sia
un grande fenomeno storico, ma non nel solo aspetto, forse il pi caduco, il
meno vitale che voi considerate vedendone lapplicazione puramente tecnica
e meccanica, che non sar possibile e che se poi possibile ci ricondurrebbe
al medioevo, avrete capito intelligenti come voi siete che la forza del bolscevismo russo in un nazionalismo russo che avr una grande inuenza nella
storia del mondo come opposizione allimperialismo dellIntesa, ma che pur

287

IL LAVORATORE RITROVATO

sempre una forma di nazionalismo orientale che conseguenza della necessit


statale di trasformare o perire e si aggrappa a noi, al Partito socialista italiano
(non si meravigli Serrati se ci domanda di pi di quanto non oserebbe domandare allInghilterra od alla Francia) si aggrappa a noi disperata- mente per
salvare se stesso, che non possiamo seguire ciecamente perch diventeremmo
gli strumenti di quel nazionalismo orientale che avr, ripeto, anche esso la sua
grande funzione nella storia del mondo, aprir lOriente alla vita civile e chiamer la Cina, il Giappone, lAsia Minore le vecchie razze che sono negli ipogei
della storia, alla vita della storia, ma non si pu sostituire, n distruggere, n
imporre alla Internazionale Maggiore dei popoli pi evoluti nel cammino della
storia. Il nucleo solito quindi con questo nisco che rimane di tutte queste
lotte, che sono sempre le stesse nelle diverse forme transitorie e caduche, il
nucleo solido nellazione.
Nellazione che non lillusione, che non il miracolo, la rivoluzione in un
giorno o in un anno, ma la abilitazione progressiva, faticosa, misera, per
successive graduali conquiste, obiettive e soggettive, nelle cose e nelle teste,
della maturit proletaria a subentrare nella gestione sociale: sindacati, cooperative, potere comunale, parlamentare, cultura, tutta la gamma, questo
il socialismo che diviene! E non diviene per altre vie: ogni scorciatoia non fa
che allungare la strada; la via lunga la sola breve. E lazione la grande pacicatrice, la grande unicatrice; essa creer lunit di fatto, che noi non troviamo nelle formule, che non troveremo mai nelle parole n negli ordini del
giorno, per quanto abilmente ponzati con dosature farmaceutiche di fraterno
opportunismo. Azione perenne, azione fatale, prima e dopo quella tale rivoluzione che si avvera sempre, nella quale siamo dentro, perch essa stessa,
questa azione la rivoluzione. Azione pacicatrice e unicatrice
Tornerete sulla via dei socialtraditori.
Ond che quando avrete fatto il Partito comunista, quando avrete e non
mi pare che ancora vi ci si avvii molto rapidamente impiantato i Soviety in
Italia, se vorrete fare qualche cosa che sia rivoluzionaria davvero, che rimanga
come elemento di civilt nuova, voi sarete forzati, a vostro dispetto, ma dopo
ci verrete, perch siete onesti, con convinzione, a percorrere completamente

288

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

la nostra via, a percorrere la via dei socialtraditori, e questo lo dovrete fare


perch questo il socialismo che solo immortale, che solo quello che veramente rimane di vitale in tutte queste nostre beghe e diatribe
Troppa gente nuova venuta per forza di cose, che render pi aspra e dicile
la nostra via, ma indubbiamente si trionfer in quella via; maggioranza, minoranza, non conta niente, non si tratta di numeri, frazione scacciata o frazione tenuta, alleanza di frazione o non, collaborazione di frazioni o non,
fortuna di uomini scacciati via o tenuti, tutto questo ridicolo di fronte alle
necessit della storia, tutto questo non ha importanza, ci che ha importanza
la forza operante, per cui io vissi, nella cui fede onestamente morr, con voi
o senza di voi, uguale sempre a me stesso, e combattendo io resto, e credo
nel suo trionfo, con voi, perch questa forza operante il socialismo.
Ebbene: Viva il socialismo!

Cartolina edita dal Psi


per celebrare
il 1 maggio 1901
289

Da palazzo Barberini (1947) al Quirinale (1964-1971):


Giuseppe Saragat ispir nellimmediato dopoguerra con la scissione
temi che poi trovarono uneco nella svolta di Bad Godesberg

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

Giuseppe Saragat allassemblea costitutiva sul Psli Palazzo Barberini 11 gennaio 1947
Liberati dalle pesanti ipoteche che gravano su di noi nel partito fusionista, potremo porre il problema dei nostri rapporti con i comunisti su di un piano non
pi polemico ma umano e, ardisco sperare, fraterno. Se i fusionisti con il loro
funesto atteggiamento non ci avessero preclusa sino ad oggi questa strada
penso che saremmo riusciti sin da un pezzo a creare un movimento socialista
sottratto a ogni complesso di inferiorit... Qual compagni, il dissenso di carattere ideologico che ci separa dai comunisti? E prima di tutto cos compagni la
democrazia. La democrazia non altro che la partecipazione fervida, continua
di tutto il popolo alla vita politica. Nellinterno di un partito la stessa cosa.
La vera unit della classe lavoratrice
La democrazia la partecipazione di tutti i compagni alla vita del Partito. La
differenza che passa fra noi e i comunisti questa: mentre i comunisti fanno
partecipare i loro militanti alla loro vita interna del partito per tutto ci che si
riferisce alla parte organizzativa e su questo piano bisogna riconoscere sono
veramente ammirevoli li escludono per dalla formulazione delle linee direttive generali che vengono dettate sempre dallalto. Ora queste linee direttive potranno anche essere le migliori di questo mondo, ma la base comunista
non ha diritto di interferire su di esse. Noi intendiamo per democrazia la partecipazione di tutti i militanti non solo allorganizzazione del Partito ma allelaborazione delle linee fondamentali che orientano lazione comune.
Uno degli scopi essenziali del nostro partito di creare le premesse per la vera
unit della classe lavoratrice. Unit che non pu che realizzarsi sul piano democratico dove tutte le correnti possono armonizzarsi in concorso fecondo.
Mai si visto un rovesciamento pi radicale delle tradizionali concezioni socialiste. Mai si assistito ad un diniego pi violento di quei principi su cui sono
fondati i nostri ideali. La nozione del mezzo ha soverchiato quella del fine. La
lotta di classe come strumento dellabbattimento del capitalismo e linstaurazione di una societ libera ed associata si risolve in una lotta per linstaura-

291

IL LAVORATORE RITROVATO

zione di stati onnipotenti. Il capitalismo muore ed il socialismo non nasce.


Nasce la statolatria, nasce il totalitarismo, nasce non la libert sociale, ma la
coercizione sociale... Il socialismo moderno deve essere profondamente democratico. La democrazia non un metodo strumentale ma la sostanza viva
della nostra dottrina. La democrazia nello stesso tempo disciplina e coscienza
rivoluzionaria della classe lavoratrice perch non si tratta di sapere se il socialismo potr essere realizzato col suffragio universale oppure se la storia ci
proporr il problema in modo diverso... Una classe non pu assurgere a classe
dominante della societ che se essa rappresenta gli interessi di tutti.
Quanto pi il proletariato sar democratico, tanto pi trover alleati, tanto
pi sar forte. Oggi si pensa che lultima parola della saggezza politica sia il
riformismo antidemocratico. Noi pensiamo invece che debba essere la democrazia antiriformista.
La libert non un ideale astratto
Il socialismo intender allora che la libert per cui si batte non un ideale
astratto ma il lievito di tutto il lungo travaglio delle lotte umane, il coronamento di queste lotte. La libert dei Diritti dellUomo la critica delle limitazioni borghesi di questi diritti. Si tratta infatti di diritti limitati alla sfera
politica, la libert dei Diritti dellUomo la libert delluomo egoista. La libert
a cui il socialismo aspira la libert nella solidariet, la libert che significa
un ritorno cosciente, completo, alluomo sociale col mantenimento di tutta
la ricchezza del suo sviluppo interiore. Ma questo non vuol dire che il socialismo neghi la libert individuale, al contrario. Quando Marx critica la libert
di stampa, non critica il diritto degli uomini a esprimere con la stampa il proprio pensiero, ma critica il fatto che solo coloro che hanno quattrini possono
farlo. Questo diritto non sar veramente realizzato che quando tutti avranno
una eguale possibilit di dire quello che pensano...
Il socialismo parla di democrazia
Tutto il socialismo parla di democrazia. nella democrazia che si forma, nel
modo pi conseguente, la coscienza di classe... nella democrazia che si pu
realizzare quella fraterna alleanza tra i lavoratori della fabbrica e i lavoratori

292

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

degli uffici, che rende possibili non solo lavvento al potere delle classi popolari
ma la gestione di esso in forme non terroristiche, cio in forme civili. Ricordiamoci daltronde che il socialismo non pu che essere il risultato del concorso
della grande maggioranza del popolo. Questa solidariet tra i lavoratori del
ceto medio e i lavoratori delle officine dettata non soltanto da considerazioni
politiche ma da necessit economiche. Nelle grandi fabbriche le forze produttive sono gi socializzate, mentre i rapporti di produzione sono ancora di natura
privata. Si tratta semplicemente di mettere i secondi in armonia con le prime...
Noi sappiamo che nel nostro Paese il socialismo pu trionfare per opera s della
classe operaia, ma di una classe operaia che avr legato a s, per luniversalit
dei suoi fini e per lumanit dei suoi sforzi, tutte le forze del lavoro... Abbiamo
visto che sempre quando il proletariato ha legato a s con una vera politica
democratica i lavoratori del ceto medio, si sono fatti dei passi in avanti e che,
proprio quando li ha respinti, si andati incontro a catastrofi. Il fascismo nato
da questa divisione delle forze del lavoro e dalla conseguente polarizzazione
del ceto medio attorno al capitalismo monopolistico. La Repubblica invece
nata dalla fraterna alleanza dei lavoratori dei campi e delle officine con i lavoratori degli uffici.

(Stralci)

293

il 1922: ecco la riproduzione fotografica della domanda di ammissione


che il candidato socio doveva sottoscrivere per entrare nel Psi

TURATI, SARAGAT E LE RAGIONI DEL RIFORMISMO

PSI: La Domanda dAmmissione a socio nel 1922


dopo la scissione del PCdI (Comunisti)
In questo viaggio nelle evoluzioni di quel riformismo socialista che in misura
cos ampia ha ispirato il sindacalismo italiano sin dalle origini, sin dalla nascita
della Confederazione Generale del Lavoro, arriviamo al punto (quasi) di partenza. Il documento che riproduciamo la domanda di ammissione al Psi del
1922 (la sezione quella di Paliano, paese del frusinate). Parliamo di un periodo storico particolarmente complesso (il Biennio Rosso, la reazione fascista,
i primi vagiti di una lunga dittatura) e vale la pena, per capire i contenuti programmatici di quella domanda, compiere una breve ricostruzione storica. Nel
marzo del 1919 era nata la III Internazionale, il Comintern (Kommunistische
Internationale). Il Psi egemonizzato dallala massimalista e vi aderisce con
un voto della direzione ad ampia maggioranza (dieci contro tre). Il 21 gennaio
del 1921 a Livorno si consuma la scissione che porta alla nascita del Partito
Comunista; poco dopo, nel 1922, al XIX congresso del Psi si afferma ancora
lala massimalista che espelle i riformisti aprendo la strada alla nascita del Psu.
Al XX congresso, nellaprile del 1923, per, lala fusionista contro cui si batte
Pietro Nenni, viene sconfitta e poco dopo, a maggio, nasce linternazionale
socialista. Il socio che chiede di essere ammesso al Psi nel 1922 sottoscrive
ancora un programma in cui si afferma che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non merc la socializzazione dei mezzi di lavoro
(terre, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc) e la gestione sociale della
produzione. Il programma sottolinea che solo una instaurazione del socialismo condurr alla pace civile ed economica e che la conquista violenta del
potere politico da parte dei lavoratori dovr segnare il trapasso del potere
stesso dalla classe borghese a quella proletaria, instaurando cos il regime
transitorio della dittatura di tutto il proletariato, infine che in tale regime di
dittatura dovr essere affrettato il periodo storico di trasformazione sociale e
di realizzazione del comunismo dopo di che, con la scomparsa delle classi
scomparir anche ogni dominio di classe ed il libero sviluppo di ciascuno sar
la condizione del libero sviluppo di tutti. Il socio accettando questo pro-

295

IL LAVORATORE RITROVATO

gramma delibera: di informare la organizzazione del Partito Socialista Italiano ai supposti principi; di aderire alla Terza Internazionale che lorganismo del proletariato mondiale che tali principi propugna e difende; di
promuovere accordi con le organizzazioni sindacali che sono sul terreno della
lotta di classe perch informino la loro azione per la pi profonda realizzazione
dei supposti princpi.

296

Cartolina inizio novecento per propagandare


il programma politico e sociale dei repubblicani

Willy Brandt con Bettino Craxi: fu uno dei protagononisti


della svolta socialdemocratica del 1959
(Archivio Umberto Cicconi)

Germania: la Svolta della Spd


da Marx a Bad Godesberg

Pi si invecchia, pi si pensa a lunghissimo termine. Anche da vecchio ho ancora stretti tra le mani i tre valori fondamentali del Programma di Bad Godesberg: libert, giustizia, solidariet. E credo che la giustizia richieda oggi pari
opportunit per le nuove generazioni. Parlava cos alcuni anni fa Helmut
Schmidt, ultimo Patriarca della Spd, davanti alla platea della conferenza nazionale del partito. Un riferimento all'Anima Ideale uscita rifondata da quel
lontano congresso. Una vera e propria rivoluzione: pacifica, silenziosa, senza
armi, feriti e morti. L'unica vittima: l'Ortodossia Marxista abbandonata da un
partito pi vecchio della stessa Germania. Bad Godesberg per la sinistra italiana una sorta di fantasma, in alcuni casi di incubo. Perch sul panorama
politico dell'epoca si abbatt violentemente facendo venire meno certezze
consolidate, mettendo in discussione punti di riferimento che buona parte
della sinistra italiana non era in grado e non voleva mettere in discussione. Ci
sono voluti decenni perch quel Fantasma fosse accettato come contributo
al rinnovamento, come esempio da seguire per la costruzione di una sinistra
di governo.
Un percorso, sotto molti aspetti, addirittura ancora incompiuto, anche oggi a
oltre mezzo secolo di distanza. Discussero per tre giorni, dal 13 al 15 novembre del 1959, in maniera anche accesa nei saloni dell'Hotel La Redoute di Bad
Godesberg, un sobborgo di Bonn, all'epoca capitale di una Germania Federale
ancora divisa. I delegati erano trecentoquaranta e tra di loro vi era il futuro
Cancelliere e premio Nobel per la pace, a quell'epoca Borgomastro di Berlino,
Willy Brandt. E c'era anche un ragazzo di diciannove anni che si sarebbe laureato in sociologia e sarebbe diventato uno dei leader del '68, Rudi Dutschke.
Il ragazzo guidava l'organizzazione studentesca, la Sds, e alla svolta si oppose
ferocemente. Al pari di alcuni delegati come quello di Erlangen, Dorsch, che

299

IL LAVORATORE RITROVATO

bocci la svolta senza attenuanti: Il programma opportunista. Ma senza


successo perch pass la proposta di Herbert Wehner, vecchio marxista, sostenitore della rivoluzione bolscevica sino alla scoperta degli orrori staliniani
dopo un viaggio in Russia. Alla platea, Wehner si rivolse con parole appassionate e commosse. Lo seguirono il segretario Erich Ollenahuer, l'economista
keynesiano Karl Schiller. Carlo Schmidt sostenne la svolta con le sue teorizzazioni. E Brandt giganteggi con il suo carisma. Alla fine i voti contrari furono
appena sedici. Trecentoventiquattro delegati, invece, decretarono il pensionamento del vecchio programma di Heidelberg del 1925. Il marxismo finiva
in soffitta, fra gli utensili inservibili in una societ occidentale industrialmente
avanzata; inservibili soprattutto per un partito di sinistra escluso dal governo
dall'epoca di Weimar, dall'epoca dell'ultimo esecutivo guidato da Hermann
Muller. Il programma di Bad Godesberg ha segnato la vita della Spd, della Germania e anche della sinistra europea (un po' meno di quella italiana). Per trent'anni quel documento ha ispirato l'azione dei socialdemocratici tedeschi
venendo sostituito solo nel 1989 dal programma di Berlino.
In Italia il vento di Bad Godesberg arrivato in ritardo, molto in ritardo, addirittura agli inizi degli Anni Ottanta e per una porta laterale: Proudhon riscoperto da Bettino Craxi per aprire una riflessione su un marxismo ormai troppo
impolverato per poter essere realmente utilizzato da una sinistra di governo.
Ma ai protagonisti della scena politica italiana della fine degli Anni Cinquanta
quella svolta apparve pericolosa, inaccettabile. Stranamente, non solo ai comunisti, ma anche ai socialisti e, persino, a Giuseppe Saragat che pure alcuni
temi aveva anticipato a Palazzo Barberini ma, come avrebbe sottolineato successivamente Gaetano Arf, restava un marxista. Il Pci fu, ovviamente, durissimo. L'Unit titol: I socialdemocratici di Bonn si trasformano in liberali. In
un editoriale si parlava di evento grave. Mario Alicata, sul settimanale ideologico, Rinascita, bollava il programma di inconsistenza teorica e fumosa genericit che rasenta il grottesco. L'affondo finale era liquidatorio: Questa
rinunzia deve essere considerata come un'ulteriore vittoria, e pericolosissima,
della vecchia classe dirigente tedesca che dopo essere sopravvissuta al crollo
dell'impero guglielmino e dopo aver distrutto la Repubblica di Weimar, ancora una volta risorta intatta dalla ceneri del nazismo. Ma Bad Godesberg non

300

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

raccolse consensi nemmeno nel Partito Socialista tanto vero che Riccardo
Lombardi individu nella svolta un'origine servile mentre Pietro Nenni ribad
con chiarezza: Il movimento operaio e socialista ha il suo obiettivo insostituibile nella soppressione del sistema di classe capitalista. Lo storico Giuseppe Tamburrano ha sottolineato anni fa in un servizio del Corriere della Sera
che tutta la sinistra italiana reag male alla svolta della Spd. Anche la rivista
dei socialisti riformisti Critica Sociale, la pi aperta e sensibile alle istanze
del revisionismo giudic negativamente, proprio con un mio articolo, Bad Godesberg. E persino Saragat storse il naso: oggi pu sembrare strano ma era
un marxista ortodosso e si contrapponeva al leninismo giudicandolo un'aberrazione, un tradimento. Riteneva Marx un pensatore democratico e libertario,
la negazione del totalitarismo.
Nonostante pi di mezzo secolo sia trascorso, Bad Godesberg ha ancora una
sua vitalit. Non un caso che Helmut Schmidt faccia riferimento proprio a
quel congresso, a quei giorni turbolenti e avvincenti che produssero una svolta
epocale nella socialdemocrazia tedesca. Ancora oggi il senso di quel dibattito
pu tornare utile. In Germania e soprattutto in Europa. Lo sottolinea Schmidt:
Noi tedeschi di sinistra non dobbiamo farci prendere da illusioni o farci confondere da cortine fumogene: se la Germania tenter di essere il primus inter
pares nella politica europea, una crescente percentuale dei nostri vicini penser di doversi difendere efficacemente da questo tentativo di primato. Tornerebbe la preoccupazione della periferia per un centro troppo forte. E le
probabili conseguenze di tale sviluppo sarebbero paralizzanti per l'Unione Europea, mentre la Germania cadrebbe nell'isolamento. In fondo abbiamo bisogno di proteggerci da noi stessi... La socialdemocrazia tedesca stata per
mezzo secolo internazionalista, abbiamo lottato per mantenere la libert e la
dignit di ogni essere umano. Abbiamo inoltre creduto nella rappresentanza
della democrazia parlamentare. Questi valori ci impegnano oggi per la solidariet europea. Con Bad Godesberg cominciata la marcia di avvicinamento
della Spd al governo. E mentre in Italia l'eco dell'Autunno Caldo cominciava a
diventare assordante, Willy Brandt a Bonn presentava il suo governo (di coalizione con il liberali, il governo Rosso-Bl) dicendo: Non possiamo creare
una democrazia perfetta. Per vogliamo una societ che offra maggiore libert

301

IL LAVORATORE RITROVATO

ed esiga una maggiore condivisione di responsabilit. E annunciava l'Ostpolitik che avrebbe avuto il momento pi alto nel rito dell'inginocchiamento
a Varsavia con queste parole: Siamo disposti a offrire comprensione sincera,
in modo da poter superare le conseguenze dei mali inflitti all'Europa da una
cricca di criminali. Probabilmente le ricette messe a punto da quei trecentoquaranta delegati adesso, alla prova dei fatti, non reggono pi. Lo spirito, per,
quello pu ancora essere utile in questo mondo in piena transizione, vittima
di un liberismo sfrenato e di una finanza rapace e spregiudicata. Bad Godesberg dopo cinquantaquattro anni resta un utile pro-memoria per quelle forze
politiche che vogliono governare coniugando sviluppo umano ed economico,
crescita ed equit sociale, pari opportunit e solidariet. Perch, come lascia
intendere Schmidt, i confini possono essere diventati pi ampi, ma i valori e
gli ideali, alla resa dei conti, hanno un carattere universale. O, come disse Giacomo Matteotti Lidea che in me non muore.

302

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

La svolta della Spd a Bad Godesberg (1959): il programma


nelle nostre mani che si concentra la responsabilit di un avvenire felice o
di una autodistruzione dellumanit Ma la speranza di questa epoca anche
che luomo dellera atomica pu agevolare la sua vita, liberarla dalle preoccupazioni e creare delle ricchezze per tutti, se egli fa uso verso fini pacifici
della sua dominazione sempre crescente sulle forze della natura; che luomo
pu garantire la pace mondiale se egli rafforza lordinamento giuridico internazionale, riduce la diffidenza che regna tra i popoli e impedisce la corsa agli
armamenti; che luomo, per la prima volta nella sua esistenza, rende possibile
laffermazione della personalit di ciascuno in una democrazia stabile al fine
di assicurare una vita culturale multiforme senza miseria e senza timori. Noi,
gli uomini, siamo chiamati a risolvere questa contraddizione. nelle nostre
mani che si concentra la responsabilit di un avvenire felice o di una autodistruzione dellumanit. solo attraverso un ordine nuovo e migliore che
luomo si aprir una strada verso la libert. A questo ordine nuovo e migliore
aspira il socialismo democratico.
I socialisti perseguono una societ nella quale ogni individuo possa liberamente espandere la propria personalit e partecipare in modo responsabile,
come membro al servizio della Comunit, alla vita politica, economica e culturale dellumanit.
Libert, giustizia e solidariet
Se il socialismo democratico affonda le proprie radici nelletica cristiana, libert e giustizia si condizionano mutuamente: la dignit dellindividuo, infatti,
consiste sia nel diritto ad una propria, personale responsabilit, che nel riconoscimento del diritto degli altri uomini ad esplicare la loro personalit e ad
operare, a parit di diritti, allorganizzazione della societ. Libert, giustizia e
solidariet, questobbligo vicendevole che scaturisce dal comune destino,
sono i valori fondamentali della volont socialista.
Il socialismo democratico, che in Europa affonda le proprie radici nelletica
cristiana, nellumanesimo e nella filosofia classica, non ha la pretesa di an-

303

IL LAVORATORE RITROVATO

nunciare verit supreme e ci non per mancanza d comprensione, ne per indifferenza riguardo alle diverse concezioni della vita o verit religiose, bens
per rispetto delle scelte dellindividuo in materia di fede, scelte sul cui contenuto non devono arrogarsi il diritto di decidere n un partito politico, n lo
Stato. Il Partito socialdemocratico tedesco il partito della libert dello spirito.
Esso composto di uomini provenienti da diversi indirizzi religiosi ed ideologici, uomini la cui intesa si fonda sulla comunanza dei valori etici fondamentali
e sulla identit degli obiettivi politici.
Il Partito socialdemocratico tedesco propugna un ordinamento sociale ispirato
a questi valori fondamentali.
Il socialismo, missione continua
Il socialismo una missione continua volta alla conquista della libert e della
giustizia, alla loro tutela ed al loro consolidamento. Ladesione al socialismo
democratico implica alcune rivendicazioni fondamentali, che devono essere
soddisfatte in una societ civile. Tutti i popoli devono sottomettersi ad un ordinamento giuridico internazionale che disponga di un adeguato potere esecutivo. La guerra non devessere uno strumento della politica. Tutti i popoli
devono avere le medesime possibilit di partecipare al benessere nel mondo.
I Paesi in fase di sviluppo hanno diritto alla solidariet degli altri popoli.
Noi lottiamo per la democrazia, che deve divenire la forma dorganizzazione
statuale e sociale generalmente ammessa, in quanto essa sola lespressione
del rispetto per la dignit della persona umana e la responsabilit dellindividuo. Noi ci opponiamo ad ogni dittatura, a qualsiasi genere di dominazione
totalitaria ed autocratica, perch esse non rispettano la dignit dellindividuo,
ne annullano la libert ed infirmano il diritto.
Un solo strumento: la democrazia
Il socialismo si attua solo attraverso la democrazia e la democrazia attraverso
il socialismo.Tutti i popoli devono avere le medesime possibilit di partecipare
al benessere del mondo. A torto i comunisti si richiamano a tradizioni socialiste. In verit, essi hanno falsato il patrimonio ideologico socialista. Mentre i
socialisti operano per la libert e la giustizia, i comunisti sfruttano le divisioni

304

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

sociali per instaurare la dittatura del loro partito.


Nello Stato democratico, qualsiasi autorit deve sottoporsi al pubblico controllo e linteresse della collettivit deve prevalere sullinteresse del singolo.
Invece, in uneconomia e in una societ governate da ideali di lucro e di potenza, la democrazia, la sicurezza sociale e la libert della persona umana sono
pregiudicate.
Il socialismo democratico auspica pertanto un nuovo ordinamento economico
e sociale. Vanno aboliti tutti i privilegi per quanto concerne laccesso ad istituti
scolastici. Ognuno deve potersi affermare solo con il proprio ingegno e le proprie capacit. La libert e la giustizia non possono essere tutelate unicamente
da istituzioni. A seguito del processo di organizzazione e meccanizzazione in
atto su scala sempre pi vasta in tutti quanti i settori, vengono a crearsi sempre nuovi vincoli di dipendenza che rappresentano una minaccia per la libert.
Solo una vita economica, sociale e culturale multiforme stimola le forze creative del singolo, senza le quali non esiste alcuna vita spirituale. Libert e democrazia sono possibili in una societ industriale solo a condizione che un
numero sempre crescente di persone sviluppi una coscienza sociale e sia
pronto ad assumere la parte di responsabilit che gli compete. Uno strumento
decisivo a questo fine costituito dalla formazione politica nel senso pi
ampio dellaccezione, obiettivo fondamentale, nel nostro tempo, delleducazione in tutti i settori. Il Partito socialdemocratico tedesco vivo ed operante
in tutto il popolo tedesco. Esso un fedele assertore della legge fondamentale
della Repubblica Federale tedesca e rivendica nel suo spirito lunificazione
della Germania in un regime di sicura libert. La divisione della Germania
una minaccia per la pace: porvi fine di vitale importanza per il popolo tedesco. Infatti, solo in una Germania riunificata tutto il popolo potr dare, con libera autodeterminazione, contenuto e forma allo Stato e alla societ. La vita,
la dignit e la coscienza umana sono valori che preesistono allo Stato.
Lo Stato garante delle libert di fede e coscienza
Ognuno deve rispettare le convinzioni dei suoi concittadini, ma allo Stato
che compete lobbligo di garantire la libert di fede e di coscienza dellindividuo. Lo Stato deve creare le premesse necessarie affinch ogni cittadino possa

305

IL LAVORATORE RITROVATO

sviluppare la propria personalit con libera autodeterminazione e senso di responsabilit sociale. I diritti fondamentali devono non solo garantire la libert
del singolo cittadino di fronte allo Stato, ma altres contribuire alla formazione
dello Stato stesso in quanto diritti che statuiscono una comunit. Come Stato
sociale, esso tenuto a prendere le misure atte a garantire lesistenza dei suoi
cittadini, per assicurare a ciascuno di essi la possibilit d unautodeterminazione responsabile e favorire levolversi di una societ libera.
Il Partito socialdemocratico tedesco riafferma la propria fede nella democrazia. Dalla sintesi dellidea democratica, di quella sociale e della idea del diritto,
allo Stato deriva la sua missione culturale, che serve allo spirito creativo delluomo ed il cui contenuto tratto dalle forze sociali. Il Partito socialdemocratico tedesco riafferma la propria fede nella democrazia, nella quale
lautorit dello Stato discende dal popolo ed il Governo sempre responsabile
di fronte al Parlamento e consapevole della necessit di godere della fiducia
di questultimo. Nella democrazia, i diritti della minoranza devono essere garantiti unitamente a quelli della maggioranza. Governo ed opposizione hanno
compiti diversi, situati per sullo stesso piano, e portano ambedue la responsabilit dello Stato. Il Partito socialdemocratico tedesco vuole, in competizione
su un piano di perfetta uguaglianza con gli altri partiti democratici, conquistare
la fiducia della maggioranza della popolazione, per dare allo Stato ed alla societ una struttura conforme alle rivendicazioni fondamentali del socialismo
democratico.
Divisione dei poteri, libert del cittadino
Il potere legislativo, il Governo e la magistratura sono tenuti, ciascuno nel proprio ambito, ad operare per il bene della collettivit. La divisione dei poteri
tra Federazione, Lender e Comuni tende a ripartire il potere, rinsaldare la libert ed offrire al cittadino molteplici possibilit di accedere alle istituzioni
democratiche grazie al suo diritto di partecipare alle decisioni ed alla responsabilit comuni. Liberi comuni sono indispensabili per una vitale democrazia.
Pertanto, il Partito socialdemocratico tedesco sostiene i principi delle libert
dei Comuni e della loro autonomia amministrativa, che devono essere ulteriormente perfezionate e garantite anche sul piano finanziario.

306

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

I parlamenti, la pubblica amministrazione e la magistratura non devono subire


linfluenza unilaterale di gruppi di interessi. Le organizzazioni, nelle quali si
riuniscono uomini di gruppi e classi sociali diversi, per comuni obiettivi, sono
istituzioni necessarie in una societ moderna. Esse devono essere rette da
uno statuto democratico. Quanto pi esse sono potenti, tanto maggiore la
loro responsabilit e, in pari tempo, il rischio di un abuso di potere. I Parlamenti, la pubblica amministrazione e la magistratura non devono subire linfluenza unilaterale di gruppi di interesse. La stampa, la radio, la televisione
ed il cinema assolvono compiti di pubblica utilit. Essi devono, in piena libert
ed indipendenza, poter raccogliere, elaborare e diffondere informazioni ovunque senza ostacoli, nonch formare ed esprimere opinioni sotto la propria responsabilit. La radio e la televisione devono conservare il loro carattere di
enti di diritto pubblico, essere gestite in uno spirito libero e democratico, ed
essere tutelate contro le pressioni dei gruppi di interesse. Per poter servire
esclusivamente la Giustizia, in nome del popolo, i giudici devono godere di
piena libert interna ed esterna. Alla amministrazione della giustizia devono
essere chiamati a partecipare, con medesimi diritti, anche giudici onorari. Solo
giudici indipendenti possono emettere sentenze penali. Una posizione di supremazia o di inferiorit in campo economico non deve influenzare minimamente liter legale o la giurisprudenza.
Le leggi devono essere tempestivamente adeguate allevoluzione sociale per
non essere in contrasto con la coscienza morale e per contribuire allattuazione dellidea del diritto. Il Partito socialdemocratico tedesco lotta per la difesa del libero ordinamento democratico e riafferma il principio della difesa
del territorio nazionale. La difesa del territorio nazionale deve tener conto
della posizione politica e geografica della Germania e rimanere pertanto nei
limiti che devono essere rispettati perch si possano creare le premesse necessarie ai fini di una distensione internazionale, di un efficace disarmo controllato e della riunificazione della Germania. La difesa della popolazione civile
parte essenziale ed integrante della difesa nazionale. Il Partito socialdemocratico sostiene, alla luce del diritto delle genti, la necessit di mettere al
bando in tutto il mondo i mezzi per lo sterminio di massa. La Repubblica federale di Germania non deve produrre n impiegare armi atomiche ed altri

307

IL LAVORATORE RITROVATO

mezzi di sterminio di massa. Il Partito socialdemocratico propugna linclusione


di tutta quanta la Germania in una zona europea di distensione, nella quale
gli armamenti siano soggetti a limitazione controllata e dalla quale dovranno
essere sgomberate, nel corso della ricostituzione dellunit tedesca in regime
di libert, le truppe straniere.
Abolizione dei mezzi di sterminio
In questa zona, la fabbricazione, il deposito e limpiego delle armi atomiche e
di altri mezzi di sterminio dovranno essere aboliti. Le forze armate devono essere subordinate alle direttive politiche del Governo e sottostare al controllo
del Parlamento. I rapporti fra esercito e tutte le forze popolari democratiche
devono essere improntati a reciproca fiducia. Anche in uniforme il soldato rimane un cittadino.
Il Partito socialdemocratico propugna linclusione di tutta la Germania in una
zona europea di distensione. Le forze armate devono essere impegnate unicamente per la difesa del territorio nazionale. Il Partito socialdemocratico tedesco chiede un disarmo generale e controllato ed un ordinamento giuridico
internazionale dotato di propri mezzi di coazione, in grado di sostituire le forze
armate nazionali. La politica socialdemocratica persegue in campo economico
il raggiungimento di un benessere sempre crescente, una equa partecipazione
di tutti al prodotto sociale, una vita nella libert senza inique dipendenze e
senza sfruttamento.
La seconda rivoluzione industriale crea le premesse per accrescere in misura
maggiore del passato il livello generale di vita, e per eliminare il bisogno e la
miseria che affliggono ancora molti uomini.
Garantire la piena occupazione
La politica economica, sulla base di una moneta stabile, deve assicurare la
piena occupazione, accrescere la produttivit economica ed aumentare il benessere generale. Per rendere partecipi tutti gli uomini del crescente benessere, leconomia deve essere adeguata programmaticamente agli incessanti
mutamenti strutturali, allo scopo di raggiungere un equilibrato sviluppo economico. Tale politica comporta lesigenza di una contabilit nazionale e di bi-

308

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

lancio economico nazionale. Il bilancio nazionale viene definito dal Parlamento.


Esso vincolante per la politica governativa, costituisce una importante base
per la politica autonoma della banca demissione ed offre un orientamento ai
vari settori economici, che mantengono il diritto di orientarsi liberamente. Lo
Stato moderno influisce costantemente sulleconomia attraverso le sue decisioni in materia fiscale, finanziaria, monetaria e creditizia, mediante la sua politica doganale, commerciale, sociale e dei prezzi, attraverso le sue commesse
pubbliche e attraverso la politica agricola ed edilizia. Pi di un terzo del prodotto sociale passa in tal modo attraverso lamministrazione pubblica. Non si
tratta quindi di valutare se nelleconomia siano opportune programmazioni e
pianificazioni, ma di sapere chi impartisce le direttive e a favore di chi esse agiscono. Lo Stato non pu sottrarsi a tale responsabilit in campo economico.
Esso responsabile di una politica congiunturale preveggente e deve limitarsi,
sostanzialmente, a influire indirettamente sulla economia.
La libera scelta dei consumatori e la libera scelta del posto di lavoro sono il
fondamento essenziale della politica economica socialdemocratica, mentre
la libera concorrenza e la libera iniziativa imprenditoriale sono elementi importanti di essa. Lautonomia delle associazioni dei lavoratori e dei datori di
lavoro nella conclusione di contratti collettivi di lavoro costituisce un elemento
fondamentale di un libero ordinamento. Leconomia totalitaria annienta la libert. Per questo motivo il Partito socialdemocratico tedesco approva la libera
economia di mercato ovunque esista effettivamente la concorrenza. Nel caso
in cui taluni mercati cadano sotto il dominio di singoli o di gruppi, si rendono
per necessarie molteplici misure per ristabilire la libert economica (concorrenza in tutta la misura del possibile) e la pianificazione nella misura del necessario.
La libert di concorrenza
Leconomia moderna caratterizzata essenzialmente da un sempre crescente
processo di concentrazione. La grande industria non solo determina in modo
decisivo lo sviluppo delleconomia e il livello di vita, ma trasforma anche la
struttura della economia e della societ. Chi nelle grandi organizzazioni economiche dispone di capitali molto ingenti e di decine di migliaia di lavoratori

309

IL LAVORATORE RITROVATO

non amministra solamente, ma esercita un dominio sugli uomini; la dipendenza


dei lavoratori e degli impiegati supera ampiamente il concetto di economia in
senso materiale. Chi non dispone della stessa potenza non ha le stesse possibilit di sviluppo e la sua libert sempre pi o meno limitata. La posizione
pi debole nella vita economica quella del consumatore come tale.
I dirigenti dei grandi complessi economici, con la loro potenza, maggiormente
accresciuta attraverso cartelli e trusts, acquistano un potere dagire sullo Stato
e sulla politica che non si concilia con i principi democratici. Essi usurpano il
potere dello Stato. La potenza economica si trasforma in potenza politica.
Questa evoluzione una sfida a tutti coloro che ritengono fondamento della
societ la libert e la dignit umana, la giustizia e la sicurezza sociale. Moderare la potenza della grande industria perci compito centrale di una politica
economica di libert. Stato e societ non devono essere asserviti a potenti
gruppi di interessi.
Efficaci controlli pubblici devono impedire gli abusi del potere economico. La
propriet privata dei mezzi di produzione ha diritto di essere difesa nella misura in cui non intralci lo sviluppo di un equilibrato ordinamento sociale. Le
medie e piccole imprese produttive devono essere rafforzate affinch possano
sostenere il confronto economico con le grandi imprese.
Lo Stato nelleconomia di mercato
La concorrenza condotta mediante imprese pubbliche un mezzo decisivo
per prevenire un predominio privato sul mercato. Attraverso tali imprese debbono prevalere gli interessi della collettivit. Esse si rendono necessarie l
dove, per motivi naturali o tecnici, talune prestazioni indispensabili alla collettivit possono essere fornite economicamente e razionalmente solo se la
concorrenza viene eliminata. Le imprese della libera economia comunitaria,
che si ispirano ai bisogni e non al lucro privato, esercitano una funzione calmieratrice dei prezzi ed aiutano i consumatori. Esse assolvono una funzione
preziosa nella societ democratica e meritano di essere incoraggiate. Mediante unampia pubblicit lopinione pubblica deve poter conoscere la struttura della potenza economica e la gestione delle grandi imprese, affinch
possa essere mobilitata contro gli abusi. Efficaci controlli pubblici devono im-

310

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

pedire gli abusi del potere economico. I mezzi pi efficaci sono il controllo
degli investimenti e il controllo delle forze che dominano il mercato.
Propriet collettiva e pubblico controllo
La propriet collettiva una forma legittima di pubblico controllo a cui nessuno Stato moderno rinuncia. Essa serve a preservare la libert dallo strapotere delle grandi concentrazioni economiche. Nella grande industria il potere
di decisione prevalentemente affidato a dirigenti che, da parte loro, servono
potenze anonime. In conseguenza la propriet privata dei mezzi di produzione
ha perso ampiamente il suo potere di disposizione. Il problema centrale del
nostro tempo quello della potenza economica. Dove non pu essere assicurata una sana regolamentazione dei rapporti di forza economici, l opportuna e necessaria la propriet comune. Qualsiasi concentrazione di
potenza economica, anche quella nelle mani dello Stato, cela in s pericoli.
La propriet collettiva deve essere perci organizzata secondo principi della
autonomia amministrativa e del decentramento. Gli interessi degli operai e
degli impiegati, nonch il pubblico interesse e quello dei consumatori, devono
essere rappresentati presso i suoi organi amministrativi. Non attraverso una
burocrazia centrale, ma con una cooperazione consapevole delle responsabilit di tutti gli interessati si giover nel migliore dei modi la comunit.
Una consapevole ed equa politica dei redditi
Leconomia di mercato non assicura di per s una equa ripartizione dei redditi
e del patrimonio. A tal scopo necessaria una consapevole politica del reddito
e del patrimonio. Redditi e patrimoni non sono ripartiti equamente. Ci non
dipende solo dalle massicce distruzioni di patrimoni causate da crisi, guerre
e inflazioni, ma sostanzialmente la colpa di una politica economica e fiscale
che favorisce la formazione di redditi e di patrimoni nelle mani di pochi e danneggia coloro che finora non posseggono un patrimonio.
Il Partito socialdemocratico vuole creare condizioni di vita che permettano a
tutti gli uomini di poter creare liberamente, mediante redditi crescenti, un
proprio patrimonio. Ci presuppone un costante aumento del prodotto sociale e la sua equa ripartizione.

311

IL LAVORATORE RITROVATO

Tutti gli uomini debbono poter creare liberamente, mediante redditi crescenti
un proprio patrimonio. La politica dei salari e degli stipendi un mezzo adeguato e necessario per ripartire pi equamente redditi e patrimonio. Misure
appropriate devono far s che una quota adeguata del costante incremento
patrimoniale delle grandi imprese venga distribuita ampiamente oppure posta
al servizio della utilit comune. E un segno dei nostri tempi che il benessere
privato di classi sociali privilegiate aumenti senza limiti, mentre importanti
compiti comuni, soprattutto scienza, ricerca ed educazione vengono trascurati
in modo indegno di una nazione civile. I principi della politica socialdemocratica in materia economica valgono anche per lagricoltura. La struttura dellagricoltura e la dipendenza della sua produzione da fattori naturali non
influenzabili rendono necessario tuttavia misure particolari.
Il Partito socialdemocratico riafferma il principio della propriet della terra da
parte di chi la coltiva. Le imprese familiari produttive devono essere protette
da un moderno diritto agrario e devono essere rafforzate sul piano economico
e sociale. La promozione del sistema delle cooperative la migliore strada per
accrescere la produttivit delle piccole e medie imprese, salvaguardando al
tempo stesso la loro autonomia. Lagricoltura deve adeguarsi alle trasformazioni
strutturali della economia nel suo complesso per poter apportare il suo pieno
contributo allo sviluppo economico generale e per poter assicurare un adeguato
livello di vita ai lavoratori agricoli. Queste trasformazioni non verranno determinate solo dal progresso tecnico-scientifico, ma dal mutamento delle condizioni regionali nel quadro della cooperazione europea e della crescente
interpenetrazione delleconomia tedesca con quella mondiale. Incoraggiare il
rammodernamento dellagricoltura e la sua produttivit un compito pubblico.
La popolazione pu essere solo avvantaggiata dallintegrazione in un complesso
economico caratterizzato da unalta produttivit generale e da un crescente potere dacquisto della massa. La politica di mercato e dei prezzi necessaria a garantire il reddito agricolo (ordinamento di mercato) deve tener conto degli
interessi dei consumatori e delleconomia pubblica. necessario migliorare la
situazione culturale, economica e sociale di tutti i lavoratori agricoli. Larretratezza della legislazione sociale deve essere eliminata. Tutti gli operai, gli impiegati e i funzionari hanno il diritto di riunirsi in sindacati.

312

Benvenuto, Macario e Lama in versione registratori di cassa:


il disegno di prima pagina con cui Il Mondo illustra linchiesta
del 22 settembre 1977 sui finanziamenti sindacali

IL LAVORATORE RITROVATO

Il lavoratore da suddito a cittadino


Nellattuale sistema economico, i lavoratori sono in potere di coloro che occupano i posti di comando nelle imprese e nelle associazioni padronali, se non
oppongono la loro forza solidale e organizzata democraticamente in sindacati
indipendenti allo scopo di negoziare liberamente le condizioni di lavoro. Il diritto
di sciopero costituisce naturalmente un diritto fondamentale degli operai e degli
impiegati.
I sindacati lottano per una giusta partecipazione dei lavoratori al prodotto sociale e per il diritto ad intervenire nella determinazione del processo economico e sociale. Essi lottano per una maggiore libert e trattano in qualit di
rappresentanti di tutti i lavoratori. Essi hanno perci una importante funzione
nel continuo processo di democratizzazione. Un grande compito dei sindacati
quello di far s che ogni lavoratore possa diventare un efficiente collaboratore e che egli possa utilizzare tale capacit. Gli operai e gli impiegati, che apportano un contributo decisivo alleconomia, sono stati finora esclusi da una
efficace cogestione. La democrazia postula per tale partecipazione nelle imprese e nella economia generale. La cogestione dellindustria siderurgica e
carboniera linizio di un rinnovamento dellordinamento economico e dovr
svilupparsi ulteriormente per sfociare in unorganizzazione democratica della
grande industria. Si dovr garantire la cogestione dei lavoratori, su un piano
di eguaglianza, negli organi di amministrazione autonoma delleconomia. La
politica sociale deve stabilire le premesse essenziali perch il singolo possa
affermarsi liberamente nella societ e impostare in autonoma responsabilit
la propria vita. Situazioni sociali che conducono a difficolt individuali e collettive non devono essere considerate inevitabili ed immutabili. Il sistema di
sicurezza sociale deve essere commisurato alla dignit delluomo consapevole
delle proprie responsabilit.
Diritto alla pensione, diritto alla sicurezza
Ogni cittadino ha diritto a percepire dallo Stato un minimo di pensione per la
vecchiaia, in caso dinabilit al lavoro o di morte di colui che gli assicura il sostentamento Ad essa si aggiungono altri diritti a pensione acquisiti individualmente. In questo modo si dovr garantire il tenore di vita raggiunto con una

314

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

vita di lavoro. Tutte le prestazioni sociali in danaro, nonch le pensioni agli invalidi di guerra e ai superstiti, devono essere adattate continuamente al crescente reddito del lavoro.
Garantire la libert professionale dei medici, assicurare lassistenza La tecnica
e il progresso espongono oggi la salute delluomo a molteplici pericoli, che minacciano non solo lattuale generazione ma anche quelle future. Il singolo non
pu difendersi da questi danni: il Partito socialdemocratico esige pertanto una
ampia protezione sanitaria. necessario impostare le condizioni e le forme di
vita nonch organizzare la politica sanitaria in modo da eliminare i pericoli alla
salute umana. necessario sviluppare la protezione sanitaria pubblica, soprattutto la protezione del lavoro, e metodi efficaci di previdenza e di profilassi sanitaria a favore del singolo. Appare opportuno sia destare la coscienza del
dovere di aver cura della propria salute, sia consentire al medico, scelto liberamente, di impiegare qualsiasi mezzo disponibile per proteggere la salute e
prevenire le malattie. Si dovr garantire la libert professionale dei medici, ed
un compito pubblico assicurare lassistenza ospedaliera. Luguale diritto alla
vita di tutti gli uomini deve anche essere attuato riaffermando per ciascuno,
in caso di malattia, il diritto incondizionato a godere, indipendentemente dalle
proprie possibilit economiche, di tutti i mezzi terapeutici che oggi la scienza
medica in grado di offrire. Lassistenza medica liberamente scelta deve essere
integrata, in caso di malattia, da una completa compensazione economica. Lasciando immutati i redditi, la durata del lavoro deve essere abbreviata progressivamente nella misura resa possibile dallo sviluppo economico.
Al fine di superare particolari difficolt e situazioni di bisogno le prestazioni sociali generali devono essere integrate da servizi e prestazioni assistenziali individuali degli enti di sicurezza sociale, che si aggiungono a quelli delle libere
associazioni di previdenza sociale, delle organizzazioni di mutuo soccorso e
delle associazioni filantropiche. Sar necessario tutelare lindipendenza della
libera previdenza sociale.
Un codice del lavoro, un codice sociale
Ciascuno ha diritto a una casa decorosa. Tutta la legislazione sociale e del lavoro deve essere riordinata in maniera chiara e unitaria in un codice del lavoro

315

IL LAVORATORE RITROVATO

e in un codice sociale. Ciascuno ha diritto ad una abitazione decorosa, che


il domicilio della famiglia. Essa perci deve godere permanentemente della
protezione sociale, e non deve essere abbandonata alle mire del guadagno
privato. La politica degli alloggi, della costruzione e delle aree deve porre rimedio in modo sollecito alla penuria di alloggi.
La costruzione sociale di alloggi deve essere incoraggiata e si deve agire sui
canoni di locazione da un punto di vista sociale. Si dovranno vietare le speculazioni sulle aree e sottoporre a prelievi fiscali i profitti ingiustificati provenienti dalla vendita dei terreni. La parit di diritti della donna deve essere
attuata realmente in senso giuridico, sociale ed economico. Alla donna devono essere offerte possibilit pari a quelle delluomo in materia di educazione e formazione, scelta della professione, attivit professionale e
trattamento economico. La parit di diritti non deve annullare il rispetto delle
peculiarit psicologiche e biologiche della donna. Il lavoro domestico deve essere riconosciuto come attivit professionale. necessario assistere particolarmente le casalinghe e le madri. Le madri di figli in et prescolastica, o
soggetti allobbligo scolastico, non devono vedersi costrette, per motivi economici, a procacciarsi una attivit esterna. Stato e societ devono proteggere,
favorire e rafforzare la famiglia. Nella sicurezza materiale della famiglia vi il
riconoscimento del suo valore ideale. Una compensazione degli oneri familiari
per il tramite del sistema fiscale, assistenza alla maternit e assegni familiari
devono proteggere efficacemente la famiglia. Alla giovent deve essere data
la possibilit di orientare autonomamente la propria vita e di prepararsi alle
sue responsabilit future nei confronti della comunit. Stato e societ hanno
perci il compito di rafforzare il potere educativo della famiglia, di integrare
la sua opera in quei campi in cui essa non pu agire e di sostituirla nei casi
necessari. Lo sviluppo delle capacit professionali dei giovani rende necessario
un sistema di sovvenzioni generali alleducazione e alla formazione.
La Spd, la collaborazione con le chiese e le comunit religiose
La protezione dei giovani lavoratori deve essere adattata alla evoluzione
delle condizioni sociali e delle esperienze pedagogiche. Se si richiamer la
giovent in tempo utile alla collaborazione e alla corresponsabilit, in un

316

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

clima di fiducia, la democrazia potr giovarsi di cittadini ricchi di idee e di


volont. La soddisfazione del diritto alleducazione e allassistenza per Io sviluppo della personalit deve essere garantita da una legislazione progressista a favore dei giovani. In tutti i settori della esistenza concernenti
leducazione, la promozione e la protezione della giovent si deve garantire
che il bene della giovent preceda qualsiasi altra considerazione. Le forze
creative delluomo devono potersi esplicare liberamente nellambito di una
vita culturale caratterizzata dalla ricchezza e dalla vivacit dei suoi molteplici
aspetti. La politica dello Stato sul piano culturale ha il dovere di incoraggiare
e favorire tutte le forze capaci di apportare un contributo a questa cultura.
Lo Stato deve proteggere tutti i cittadini da quei gruppi di potere e di interessi
che vogliono assoggettare la vita spirituale ai propri scopi. Solo una reciproca
tolleranza, che rispetti in eguale misura la dignit dellessere umano anche in
chi di diverse convinzioni e di religione diversa, offre una solida base ad una
convivenza feconda in senso umano e politico. Il socialismo non un surrogato
della religione. Il Partito socialdemocratico tedesco rispetta le Chiese e le comunit religiose, il loro compito particolare e la loro autonomia. Esso garantisce la tutela di diritto pubblico loro accordata. Il Partito socialdemocratico
sempre pronto a collaborare con le Chiese e le comunit religiose nello spirito
di una libera partnership. Si rallegra che il vincolo della religione determini
negli individui laccettazione dellimpegno ad agire in senso sociale e ad assumere la propria responsabilit nella societ. La libert di pensiero, di fede
e di coscienza, come pure la libert di manifestare le proprie opinioni, dovranno essere garantite. La manifestazione di principi religiosi o ideologici non
deve essere sfruttata per scopi di politica, di partito o antidemocratici.
Insegnare, formare, educare
Educazione ed istruzione devono dare a tutti gli uomini la possibilit di sviluppare liberamente i loro talenti e le loro capacit, e incoraggiarli a resistere
alle tendenze conformistiche della nostra epoca. La conoscenza e lassimilazione dei valori culturali tradizionali e lintima comprensione delle forze formative che agiscono nella vita sociale di oggi sono i fondamenti di un pensiero
indipendente e di una libera capacit di giudizio. Nelle scuole e nelle univer-

317

IL LAVORATORE RITROVATO

sit, la giovent deve essere educata insieme, nello spirito di reciproca stima,
alla libert, allautonomia, alla consapevolezza della responsabilit sociale ed
agli ideali della democrazia e della comprensione tra i popoli, perch possa
acquisire, nella nostra societ permeata di varie e diverse convinzioni politiche
e ordini di valori, una mentalit e un atteggiamento basati sulla comprensione,
la tolleranza e la solidariet. A questo fine, necessario che in tutti i programmi scolastici venga tenuto adeguato conto delleducazione civica quale
materia di insegnamento. Un posto centrale nellistruzione spetta alleducazione artistica e allattivit artigianale.
Lo Stato e la societ hanno il dovere di renderle accessibili e familiari a tutto
il popolo, organizzando convenientemente listruzione, larte e lattivit in tutti
i camp dellarte. Lo sport e leducazione fisica devono ricevere largo incremento da parte dello Stato e della societ. Essi giovano alla salute del singolo
individuo e sono essenziali alla formazione dello spirito di solidariet.
La scuola deve essere gratuita
In tutte le scuole si dovr meglio organizzare la cooperazione dei genitori alleducazione scolastica e una partecipazione degli allievi allamministrazione.
Lordinamento scolastico e i programmi dinsegnamento devono essere tali
da consentire un adeguato esplicarsi dei vari talenti in tutte le fasi dello sviluppo. A chiunque abbia attitudine allo studio deve essere sempre aperto laccesso a scuole di ordine superiore e istituti di perfezionamento. La frequenza
di tutte le scuole pubbliche, universit e istituti universitari deve essere gratuita. Parimenti gratuito sar in tali scuole luso dei mezzi didattici messi a disposizione degli allievi. Listruzione obbligatoria generale deve essere portata
a dieci anni. Le scuole davviamento professionale non si limiteranno allinsegnamento delle discipline tecniche bens cureranno anche listruzione generale e leducazione civica. indispensabile aprire nuove vie daccesso agli
istituti universitari. Poich il curriculum abituale degli studi, attraverso la
scuola elementare e le scuole medie, non permette di valorizzare tutti i giovani effettivamente capaci, devono essere create nuove possibilit di adire
lUniversit percorrendo una seconda via attraverso lesercizio dellattivit professionale, le scuole professionali e altre istituzioni particolari. Tutti gli inse-

318

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

gnanti devono essere addestrati in istituti di ordine universitario. Un buon sistema scolastico richiede che gli educatori abbiano una personalit pedagogica, e siano capaci di discutere con autonomia di giudizio critico tutti i
problemi dellepoca.
La ricerca e linsegnamento scientifico devono essere liberi. I loro risultati devono essere accessibili al pubblico. Saranno messi a disposizione della ricerca e dellinsegnamento scientifico mezzi pubblici adeguati. Lo Stato ha
lobbligo di provvedere a che non si faccia uso a danno dellumanit dei risultati della ricerca scientifica. Un Consiglio indipendente delle ricerche deve
aiutare sotto la propria responsabilit i ricercatori a porsi ed a risolvere i
compiti di volta in volta pi importanti. Da questo programma dincremento
della ricerca scientifica non dovr essere escluso nessun campo della
scienza. La necessit di risolvere i problemi politici, umani e sociali connessi
con la crescente evoluzione della societ industriale, e la necessit di salvaguardare in essa la libert delluomo, esigono lulteriore sviluppo e lapprofondimento della scienza delluomo e della societ. Gli sforzi compiuti in
questo campo devono essere pari per intensit a quanto viene realizzato
per lo sviluppo delle scienze naturali e della tecnica.
Universit libere e indipendenti
La libert e lindipendenza delle universit e di tutti gli istituti di ordine universitario rimangono intangibili. Le universit, tuttavia, non possono isolarsi
dalla realt della vita che le circonda; esse dovrebbero perci collaborare
strettamente con altre istituzioni della societ democratica, soprattutto con
le organizzazioni per listruzione post-scolastica degli adulti. Aiuti su larga scala
devono assicurare agli studenti la possibilit di perfezionare la loro formazione
scientifica. A tutti dovranno essere trasmesse le nozioni fondamentali del
gruppo delle scienze politiche e sociali. Una moderna organizzazione di insegnamento post-scolastico per adulti deve permettere di sviluppare la capacit
di giudizio e di acquisire le cognizioni e le capacit indispensabili per un agire
conscio delle proprie responsabilit nello Stato democratico. Allattivit artistica dovr essere concessa piena libert. Lo Stato ed i comuni sono tenuti a
fornire tutti i mezzi atti a favorire la produttivit artistica ed a rendere acces-

319

IL LAVORATORE RITROVATO

sibili i valori culturali in tutti i campi dellarte. Lesplicazione dellattivit artistica non deve subire restrizioni da parte di alcuna norma, e in particolar
modo non essere soggetta a nessun genere di censura.
Patrocinare il diritto di tutti gli uomini alla loro patria, lingua, cultura e tradizioni. Il compito pi importante e pi urgente quello di mantenere la pace
e di garantire la libert. Il socialismo democratico si sempre ispirato allidea
della collaborazione e della solidariet internazionale. In unepoca in cui tutti
gli interessi e le relazioni si intrecciano su un piano internazionale, nessun
popolo pu pi risolvere per s solo i suoi problemi politici, economici, sociali
e culturali. Il Partito socialdemocratico tedesco guidato dallidea che i compiti culturali, economici, giuridici e militari della politica tedesca debbono essere assolti in stretto collegamento con gli altri popoli. indispensabile
mantenere relazioni diplomatiche e commerciali normali con tutte le nazioni,
prescindendo dai loro sistemi di governo e dalle loro strutture sociali. Corti
internazionali darbitrato, procedure compromissorie, diritto di autodeterminazione e parit di diritti fra tutti i popoli, inviolabilit dei territori nazionali
e non-intervento negli affari interni degli altri popoli devono assicurare la
pace, garantita da unorganizzazione mondiale.
Tutti gli uomini hanno diritto a una patria
Le Nazioni Unite dovranno diventare veramente quellorganizzazione mondiale generale a cui mirava lidea che ha dato loro vita. I loro principi dovranno avere carattere vincolante per tutti. indispensabile che si elabori
un diritto dei gruppi etnici, in armonia con i diritti universali delluomo proclamati dalle Nazioni Unite. Il Partito socialdemocratico tedesco patrocina il
diritto di tutti gli uomini alla loro patria, lingua, cultura e tradizioni. Come
primi passi sulla via di un disarmo generale e della distensione nelle relazioni
internazionali devono essere istituiti sistemi di sicurezza regionale nellambito delle Nazioni Unite. La Germania unificata dovr divenire membro di un
sistema europeo di sicurezza, con tutti i diritti e i doveri che tale posizione
comporta. Levoluzione economica impone la collaborazione fra gli Stati europei. Il Partito socialdemocratico tedesco approva questa collaborazione,
che deve favorire in modo particolare il progresso economico e sociale. Co-

320

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

munit sovra-nazionali limitate a determinati Paesi non devono condurre ad


un isolamento nei riguardi del mondo esterno. La collaborazione a parit di
diritti e un commercio mondiale aperto a tutte le nazioni sono il presupposto
di una convivenza pacifica. Gli Stati democratici devono manifestare la loro
solidariet soprattutto verso i Paesi in fase di sviluppo. Ancora oggi pi della
met della popolazione del mondo vive in estrema povert e ignoranza. Fino
a che non si attuer una nuova distribuzione delle ricchezze mondiali, e la
produttivit dei Paesi in fase di sviluppo non sar potenziata in maniera notevole, levoluzione democratica continua ad essere minacciata e la pace incerta. Tutti i popoli hanno il dovere di unirsi nel tentativo di combattere la
fame, la miseria e le epidemie. I Paesi in fase di sviluppo hanno diritto ad
aiuti generosi ed incondizionati. Il loro sviluppo economico, sociale e culturale deve ispirarsi alle idee del socialismo democratico perch essi non ricadano sotto nuove forme di oppressione. Il movimento socialista adempie ad
un compito storico. Esso si iniziato come protesta naturale e morale dei lavoratori salariati contro il sistema capitalistico. Il possente sviluppo delle forze
produttive ad opera della scienza e della tecnica aveva procurato ad un esiguo ceto sociale ricchezza e potenza, ai lavoratori salariati in un primo tempo
nientaltro che indigenza e miseria.
Abolire i privilegi, dare libert e giustizia
Abolire i privilegi della classe dirigente e concedere agli uomini libert, giustizia e benessere: questo era ed tuttora il significato del socialismo.
Nella sua lotta, la classe lavoratrice poteva contare soltanto su se stessa.
La sua coscienza di classe fu ridestata dal riconoscimento della propria situazione, dalla decisa volont di modificarla, dalla solidariet delle sue azioni e
dai successi tangibili che riportava nella lotta. Nonostante gravi rovesci e taluni
errori, il movimento dei lavoratori riuscito ad ottenere nel XIX e nel XX secolo
il riconoscimento di molte sue rivendicazioni. Il proletario di un tempo, privo
di qualsiasi diritto e protezione, che doveva tribolare sedici ore al giorno per
un salario da fame, ha ottenuto la giornata lavorativa legale di otto ore, la tutela del lavoro, lassicurazione contro la disoccupazione, la malattia, linvalidit
e la vecchiaia. Ha ottenuto che fosse vietato il lavoro dei fanciulli e il lavoro

321

IL LAVORATORE RITROVATO

notturno delle donne, ha ottenuto la protezione dellinfanzia e della maternit


e le ferie retribuite. Si conquistato con la sua lotta la libert di riunione, il
diritto di organizzazione sindacale, il diritto di negoziare i contratti collettivi e
il diritto di sciopero, e sta per affermare definitivamente il suo diritto alla cogestione. Colui che un tempo era semplicemente un oggetto dello sfruttamento capitalistico, occupa oggi nella societ il suo posto di libero cittadino,
a parit di diritti e di doveri.
Il comunismo soffoca la libert
I comunisti soffocano la libert in modo radicale. In alcuni Paesi dEuropa retti
da governi socialdemocratici sono gi state poste le fondamenta di una nuova
societ. La sicurezza sociale e la democratizzazione delleconomia vengono
attuate in misura sempre crescente. Questi successi sono pietre miliari che
segnano il cammino ricco di sacrifici del movimento dei lavoratori.
Nel suo graduale processo di liberazione esso ha servito la causa della libert
di tutti gli uomini. Da partito della classe lavoratrice il Partito socialdemocratico divenuto un partito del popolo; esso vuole che le forze scaturite dalla
rivoluzione industriale e dalle tecniche moderne siano messe al servizio della
libert e della giustizia per tutti. Le forze sociali che avevano costruito il mondo
capitalistico non sono in grado di assolvere questo grande compito della nostra epoca. La sua storia lespansione di un grandioso sviluppo tecnico ed
economico, ma anche una catena di guerre devastatrici, una immane disoccupazione delle masse, inflazioni esproprianti e insicurezza economica.
Socialismo rispetto per la dignit umana
Le vecchie forze si rivelano oggigiorno incapaci di fronteggiare la sfida brutale
del comunismo rispondendo con un programma superiore, il programma di
un nuovo ordine di libert e di autodeterminazione politica e personale, di sicurezza economica e di giustizia sociale. Perci non possono neppure soddisfare alle richieste pressanti di aiuti solidali rivolte dai giovani Stati, che
infrangono oggi il giogo dello sfruttamento coloniale e intendono costruire in
libert il loro avvenire nazionale e partecipare al benessere del mondo. Questi
Stati tentano di resistere alle lusinghe dei comunisti che si adoprano per at-

322

LA RIVOLUZIONE SOCIALDEMOCRATICA

trarli nellambito del loro dominio. I comunisti soffocano la libert in modo


radicale. Essi violentano i diritti delluomo e il diritto di autodeterminazione
delle persone e dei popoli. Contro la loro potente organizzazione si sollevano
oggi in misura sempre crescente anche gli stessi cittadini dei Paesi a governo
comunista. Anche qui si verificano trasformazioni. Anche qui cresce laspirazione alla libert, che a lungo andare nessun dominio pu pi tenere a freno
completamente. Ma i despoti comunisti combattono per imporre il loro regime. Sulla schiena dei loro popoli essi edificano una potenza economica e
militare che si trasforma in una crescente minaccia per la libert.
I valori del socialismo democratico. Perci la speranza del mondo un ordine
fondato sui valori sostanziali del socialismo democratico, che intende creare
una societ civile nel rispetto della dignit umana, una societ libera dallindigenza e dal timore, da guerre ed oppressioni, in unit di intenti con tutti gli
uomini di buona volont. Uomo o donna, ciascuno chiamato a collaborarvi,
in tutti i Paesi del mondo.
In terra tedesca i socialisti si riuniscono nel Partito socialdemocratico tedesco,
che accoglie nelle sue file chiunque affermi la sua fede nei valori e nelle esigenze fondamentali del socialismo democratico.

323

9 febbraio 1977: lItalia in bolletta, il salvadanaio


(con il volto di Andreotti) vuoto e lesionato;
Luciano Lama richiama Giorgio Benvenuto
con una tirata dorecchio sulla questione dellausterit

Roosevelt, John e Bob Kennedy,


Navigare nella Tempesta
Non vi nulla di pi straordinario della decisione di emigrare, nulla di pi
straordinario della ridda di emozioni e pensieri che inducono infine una famiglia a dire addio ai vecchi legami e ai luoghi familiari, a solcare le scure acque
dell'oceano per approdare in una terra straniera. Oggi, in un'epoca in cui grazie ai mezzi di comunicazione di massa a un capo del mondo si sa tutto ci
che accade all'altro, non difficile capire come la povert o la tirannia possa
spingere una persona a lasciare il proprio paese per un altro. Ma secoli fa
l'emigrazione era un salto nel buio, era un investimento intellettuale ed emotivo enorme. Le forze che indussero i nostri antenati a quella decisione
estrema lasciare la propria casa e intraprendere un'avventura gravida di incognite, rischi e immense difficolt dovevano essere soverchianti. John Fitzgerald Kennedy cominci a scrivere questo saggio alcuni anni prima
dell'elezione alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Quelle parole assumono un valore ancora pi alto in un momento come questo e in un Paese
come il nostro che con le urgenze dell'integrazione non ha fatto ancora i conti,
che si fatto incantare dalla predicazione schiettamente xenofoba di forze
politiche che sono arrivate anche al Governo spinte dalla pancia di un Paese
che si cullato nel vecchio e consolatorio adagio italiani brava gente senza
rendersi conto che, nel frattempo, qualcosa di pericoloso cresceva e si radicava, si diffondeva e si trasformava: prima erano i cartelli non si fitta ai meridionali, quindi le esortazioni sintetizzate in forza Etna e forza Vesuvio e
adesso si trasformano negli inviti rivolti agli extracomunitari a tornare nel loro
Paese d'origine essendo da alcuni (per fortuna non da molti o da tutti) considerati la causa di tutti i nostri mali. Eppure basterebbe poco per rendersi conto
del contributo che questi lavoratori venuti da lontano, dopo aver adottato,
come scriveva Kennedy, una decisione estrema, garantiscono, in una societ
a bassa crescita demografica, ad esempio all'equilibrio dei conti del sistema

325

IL LAVORATORE RITROVATO

previdenziale; o, ancora, al contributo che forniscono nella continuazione di


mestieri particolarmente disagiati che gli italiani non vogliono pi fare (o che
hanno riscoperto solo da poco, sotto la pressione della crisi e della mancanza
di opportunit occupazionali).
Erano concetti alti quelli di Kennedy, concetti che assecondarono le spinte
del movimento per i diritti civili, che port all'eliminazione di diverse leggi
razziali da parte di JFK e, ancor di pi, di Lindon B. Johnson, presidente sottovalutato perch schiacciato sotto il peso storico dell'attentato mortale di Dallas e sotto quello della personalit dell'uomo che alla Casa Bianca lo aveva
preceduto. Fu una scelta non semplice perch port alla rottura di una coalizione elettorale che da Franklin Delano Roosevelt aveva retto le sorti d'America, l'alleanza del New Deal a cui partecipavano le popolazioni del Sud (oltre
che i sindacati). Perch governare comporta dei costi, perch governare non
significa solo subire la volont della maggioranza (o inseguire la volont della
maggioranza) ma creare un fiume di consenso che prima pu essere un fiume
carsico per apparire in superficie solo in un secondo momento. Rileggere oggi
quel che, in epoche diverse, dicevano Roosevelt e Kennedy pu essere utile
per capire che le sfide vanno affrontate non subte come un castigo divino,
che governare un lavoro molto complesso (a dispetto di quello che certi atteggiamenti, certe scelte, anche certi successi elettorali sembrano dire) che
impone non solo competenza e probit ma anche coraggio. Davanti a una nazione stremata dalla Grande Depressione, a un presidente, Herbert Hoover,
sconfitto non tanto dalle urne quanto dalla drammaticit della crisi, da una
disoccupazione al venticinque per cento, da una povert crescente, Roosevelt
us parole semplicissime: Non c' nulla di cui aver paura se non della paura
stessa. Eppure, intorno aveva il deserto economico. Il 24 ottobre (un gioved
per gli americani, un venerd per gli europei) del 1929 la Borsa aveva subto
un crollo senza precedenti, bissato il luned successivo (tredici per cento) e
moltiplicato per tre ventiquattro ore dopo (dodici per cento); in quella bufera
fallirono quattromila istituti di credito, uno su due. L'anima di quel Paese era
nelle parole di Woody Guthrie: Una bella mattina di sole all'ombra del campanile / vidi la mia gente davanti all'Ufficio Assistenza/ loro erano l affamati,

326

R O O S E V E LT E K E N N E D Y

io ero l che mi chiedevo se/ questa terra stata creata per te e per me (This
Land Is Your Land). Roosevelt restitu la fiducia a quel Paese stremato riformando il sistema bancario (Glass-Steagall Act), regolando il mercato dei titoli
(Securities act e Security exchange act), impiegando tre milioni di disoccupati
in lavori socialmente utili (il tasso di disoccupazione in tre anni scese al dieci
per cento, la produzione industriale aument in quattro mesi del 57 per
cento).
Abbiamo voluto riprodurre il discorso di insediamento che Franklin Delano
Roosevelt ha pronunciato il 4 marzo del 1933 e quello di accettazione della
candidatura alla presidenza degli Stati Uniti d'America pronunciato da JFK nel
luglio del 1960 alla Convention democratica. Momenti diversi ma ugualmente
difficili, turbolenti. Momenti in cui bisogna navigare in un mare in tempesta,
senza farsi travolgere dalle onde. Gli stessi momenti che dal 2008 stanno attraversando il Mondo, l'Europa e, soprattutto, l'Italia. Peccato, per, che la citazione che in queste fasi sia venuta pi rapidamente alla mente sia quella di
Dante Alighieri: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in
gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello. E tornano in mente
anche le parole che il 26 giugno del 1963 John Fitzgerad Kennedy pronunci
a Berlino davanti a un muro che spaccava il mondo anche da un punto di vista
squisitamente edilizio: Duemila anni fa il maggior vanto era poter dire civis
romanus sum. Oggi nel mondo della libert il maggior vanto poter dire Ich
bin ein Berliner ... Tutti gli uomini liberi, ovunque vivano, sono cittadini di
Berlino, ed per questo che, da uomo libero, sono fiero di poter dire: Ich
bin ein Berliner. Ma abbiamo voluto riprodurre anche il discorso di Bob Kennedy sul Pil perch quasi mezzo secolo fa il fratello di John poneva allattenzione dell apubblica opinione un tema che oggi il Premio Nobel, Joseph E.
Stiglitz, ripropone con forza: linadeguatezza del Prodotto Interno Lordo come
unit di misura del benessere collettivo.

327

IL LAVORATORE RITROVATO

IL DISCORSO DI INSEDIAMENTO di Franklin Delano Roosevelt


ALLA PRESIDENZA DEGLI STATI UNITI (Washington, 4 marzo 1933)
Questo per me giorno di consacrazione alla Nazione, e sono certo che i miei
concittadini americani si attendono che, sul punto di insediarmi alla Presidenza, io mi rivolga a loro col candore e con la decisione che la situazione presente del nostro popolo rendono necessari. Ritengo che questo sia soprattutto
il tempo di dire la verit, tutta la verit, con sincerit e coraggio. Non si pu
rifuggire, oggi, dall'affrontare onestamente le attuali condizioni del nostro
paese. Questa grande nazione sapr sopportare ancora, come ha gi saputo
sopportare, e sapr anche risorgere alla prosperit. Lasciate dunque che io
esprima tutto la mia ferma convinzione che quanto dobbiamo soprattutto temere di lasciarci vincere dalla paura, da quella paura senza nome, irragionevole e ingiustificata, che paralizza i movimenti necessari per trasformare
una ritirata in un'avanzata. In tutte le ore oscure della nostra vita nazionale
una guida basata sulla franchezza e sull'energia ha incontrato quella comprensione e quell'appoggio del popolo intero, che sono essenziali per giungere alla
vittoria; sono convinto che, ancora una volta, voi non mancherete di sostenere
coloro che debbono guidarvi in questi critici giorni. Tali le condizioni di spirito
nelle quali io e voi ci apprestiamo ad affrontare le comuni difficolt.
Grazie al Ciclo, esse si riferiscono esclusivamente a beni materiali. I valori sono
discesi a livelli fantasticamente bassi; le imposte sono cresciute; la nostra capacit di pagamento diminuita; ogni categoria di amministrazione deve
tener conto di una notevole diminuzione delle sue entrate; nelle correnti commerciali si prodotto un vero congelamento delle possibilit di scambio; per
ogni dove si posano le foglie secche dell'iniziativa industriale; gli agricoltori
non trovano mercati di sbocco per i prodotti della terra, e migliaia di famiglie
hanno perduto i risparmi pazientemente accumulati in
lunghi anni. Ancora pi grave la circostanza che una folla di disoccupati si
trova di fronte al tetro problema della propria esistenza, mentre un numero
non minore di cittadini continua a lavorare con scarso profitto. Solamente uno
sciocco ottimista potrebbe negare l'oscura realt del momento.

328

R O O S E V E LT E K E N N E D Y

Eppure le nostre sciagure non derivano da alcun fallimento sostanziale. Ne


siamo colpiti da alcun flagello di locuste. Dovremmo anzi aver seri motivi di
riconoscenza, ponendo mente ai pericoli vinti dai nostri avi grazie- alla loro
fede e alla loro audacia. La natura ci offre ancora le sue incalcolabili ricchezze,
e gli sforzi dell'uomo sono giunti a moltiplicarle. L'abbondanza alle soglie
delle nostre case, ma la possibilit di valercene viene meno bench questi tesori ci siano a portata di mano. Questo accade perch quanti dominano nel
campo dello scambio dei beni materiali, venuti meno dapprima al loro compito per ostinazione ed incompetenza, ammettono poi il loro fallimento ed
abdicano alle loro responsabilit. Davanti al tribunale dell'opinione pubblica,
condannati dal cuore e dalla mente degli uomini, stanno i sistemi di speculatori poco scrupolosi.
A loro difesa si potrebbe ammettere che essi hanno pur tentato di agire; ma
d'altra parte si deve dire che hanno agito seguendo schemi di tradizioni ormai
superate. Di fronte al fallimento del credito, essi hanno saputo soltanto proporre di ricorrere a nuove concessioni di credito. Quando stato loro impossibile di continuare a prospettare il miraggio del profitto per indurre il nostro
popolo a seguire le loro false teorie di governo, essi hanno creduto di poter
correre ai ripari con pietose esortazioni invitanti a concedere ancora la perduta fiducia. Essi non conoscono altre norme, che quelle di una generazione
di difensori dei propri interessi. Non hanno alcuna larghezza di visione, e
quando manca tale elemento i popoli decadono. Questi barattatori del denaro
altrui sono fuggiti dai loro alti seggi nel tempio della nostra civilt. Sar ora
possibile restituire questo tempio al culto delle verit antiche. E la misura pi
o meno vasta di questa restaurazione dipender dalla proporzione nella quale
verranno applicati valori sociali pi nobili di quelli del puro e semplice profitto
monetario.
La felicit non consiste esclusivamente nel possesso del denaro; essa si concreta nella gioia del raggiungimento d'uno scopo, nell'emozione data da ogni
sforzo di creazione. Nella folle rincorsa dietro profitti evanescenti non si deve
pi dimenticare la gioia e lo stimolo morale prodotti dal lavoro. Questi giorni
difficili saranno valsi il prezzo di qualsiasi sacrificio sofferto, se ci avranno insegnato che il nostro vero destino non di sottostare rassegnatamente a tante

329

IL LAVORATORE RITROVATO

difficolt, ma di reagire ad esse per noi stessi e per i nostri simili. Il riconoscere
la falsit della ricchezza puramente materialistica come indice di successo procede di pari passo con l'abbandonare la falsa convinzione che i posti di alta
responsabilit pubblica e politica si identificano con i fini dell'ambizione e del
profitto personale. Bisogna porre fine a quella linea di condotta bancaria e
commercialistica, che troppo spesso ha permesso di confondere la concessione di sacri diritti con la possibilit di perpetuare impunemente il male secondo criteri spietatamente egoistici. C' poco da meravigliarsi di fronte alla
diminuita fiducia, perch la confidenza prospera solo se alimentata dall'onest, dal senso dell'onore, dal mantenimento delle obbligazioni assunte, da un
costante spirito di protezione e da una linea di condotta invariabilmente altruistica. In mancanza di tali elementi la fiducia destinata a morire. Ma la ricostruzione non esige solo modificazioni di indole morale. La nostra nazione
domanda di poter agire, e immediatamente. Il nostro primo grande compito
di dare lavoro al popolo. Non un problema insolubile, se affrontato con
saggezza e coraggio. Pu essere parzialmente risolto per mezzo di ingaggi diretti da parte del governo, affrontando la questione come si affronterebbe in
caso di bisogno la mobilitazione per una guerra; ma nello stesso tempo non
dimenticando che tale impiego di uomini va diretto al compimento di opere
di grande utilit pubblica, realizzando progetti adatti a provocare e riorganizzare l'uso delle nostre grandi risorse nazionali.
Al tempo stesso, per, bisogna ammettere francamente che nei nostri centri
industriali esiste un eccesso di popolazione, ed in conseguenza, impegnandoci
in una redistribuzione di uomini in tutta la nazione, occorrer tentar di provocare un migliore sfruttamento delle possibilit agricole del suolo americano,
a beneficio di chi pi adatto alla coltivazione della terra. Affermo che questo
compito pu essere facilitato da sforzi ben precisati per giungere ad un rialzo
del valore dei prodotti agricoli e quindi ad una aumentata capacit d'acquisto
della produzione dei centri urbani. Pu essere facilitato impedendo con mezzi
pratici l'aumento delle perdite, che deriva alle nostre piccole aziende agricole
da affrettate e premature sospensioni della loro attivit. Pu essere facilitato
insistendo sull'opportunit da parte del Governo Federale, di quelli dei vari
Stati e delle amministrazioni locali di fare il possibile per ridurre i gravami delle

330

R O O S E V E LT E K E N N E D Y

imposte. Pu essere facilitato unificando attivit che oggi sono inadeguate,


antieconomiche e mal distribuite. Pu essere facilitato per mezzo di un progetto nazionale per l'organizzazione e la sorveglianza sui trasporti, le comunicazioni e altri servizi, che hanno un carattere spiccatamente pubblico.
Insomma, molti sono i mezzi per risolvere il problema, che non verr tuttavia
mai risolto soltanto col continuare a parlarne. Occorre agire: e dobbiamo agire
rapidamente. Infine, nel nostro progresso verso una ripresa del lavoro occorre
tenere presenti due salvaguardie contro i mali del vecchio ordine di cose: bisogna esercitare una stretta sorveglianza su tutto il sistema bancario, creditizio
e di investimento del denaro; bisogna finirla con le speculazioni basate sul
denaro altrui; ed necessario prendere disposizioni per raggiungere una correntezza adeguata, ma solida.
Tale il programma d'azione attraverso il quale ci proponiamo di ridare l'ordine alla nostra nazione e di riportare al pareggio il suo bilancio. Le nostre relazioni commerciali con l'estero, bench di somma importanza, dal punto di
vista dell'urgenza e quindi del tempo vengono necessariamente in seconda
linea, e non possono essere affrontate che dopo la riorganizzazione di una
salda economia nazionale. Io considero sana politica l'affrontare in precedenza quello che per noi di primaria importanza. Far di tutto per favorire
il commercio attraverso un riassestamento dell'economia internazionale, ma
le immediate necessit interne della nazione non possono attendere che questo si compia in precedenza.
L'idea fondamentale, che coordina i mezzi specifici per giungere al risanamento nazionale, non strettamente nazionalistica. In primo luogo essa consiste nel tener conto dell'innegabile interdipendenza di tutti i vari elementi
che formano gli Stati Uniti d'America; una specie di riconoscimento dell'antico e perennemente essenziale spirito del pioniere americano. In essa la
via della salvezza. Anzi, essa l'immediata salvezza. Ed la certezza che la rinascita sar duratura.
Nel campo della politica estera vorrei indirizzare la nazione sulla via del buon
vicinato, seguendo i principii di chi rispetta risolutamente s stesso e, proprio
per questo, rispetta anche i diritti degli altri. Bisogna essere come l'uomo che
riconosce la santit delle proprie obbligazioni in mezzo al mondo di tutti i suoi

331

IL LAVORATORE RITROVATO

vicini. Spero di interpretare fedelmente il pensiero del nostro popolo dicendo


che mai prima di ora abbiamo cos chiaramente realizzato la nostra interdipendenza, l'uno con l'altro; abbiamo imparato che non lecito prendere soltanto, ma che bisogna anche saper dare; che, se vogliamo progredire, occorre
marciare come un esercito fedele e ben addestrato, pronto a sacrificarsi per
il trionfo della comune disciplina, perch senza tale disciplina non pu esistere
progresso, ne alcuna guida pu dare buoni risultati. So bene che siamo pronti
e disposti a sottoporre la nostra vita e le nostre ricchezze a tale disciplina perch essa consente il consolidarsi d'una linea di governo che tende a un pi
diffuso benessere. Questo io mi propongo d'offrire, promettendo che i pi
vasti obiettivi da raggiungere peseranno su noi, su tutti noi, come una severa
obbligazione, con un'unit di doveri, che sino ad oggi stata invocata solo in
tempi di guerra. Fatta questa promessa, assumo senza esitazioni il comando
di quel grande esercito che il nostro popolo, per muovere un disciplinato
attacco contro i comuni problemi.
Sotto la forma di governo ereditata dai nostri avi possibile agire in questa
forma e per tale fine. La nostra Costituzione cos semplice e pratica che
sempre possibile affrontare esigenze straordinarie con adattamenti insignificanti delle sue disposizioni e senza derogare dai suoi principii essenziali. Ecco
perch il nostro sistema costituzionale si costantemente dimostrato il meccanismo pi superbamente duraturo che esista nel mondo moderno. Ha resistito a ogni frangente di espansione territoriale, di guerra intestina, di
relazioni col resto del mondo.
quindi lecito sperare che il normale equilibrio tra il potere esecutivo e legislativo si dimostri in tutto adeguato a fronteggiare l'eccezionale compito che
ci attende. Ma pu anche darsi che situazioni mai presentatesi in precedenza
e richiedenti azione immediata possano costringere a momentanee deroghe
dal normale equilibrio della pubblica procedura.
Osservando i miei doveri verso la costituzione, sono pronto a richiedere l'adozione di quelle eccezionali misure che una nazione gravemente colpita potrebbe esigere in questo mondo gravemente colpito. Tali misure, o quelle che
il Congresso dovesse ricavare dalla sua esperienza e dalla sua saggezza, o cercher, entro i limiti della mia autorit costituzionale, di portare alla pi solle-

332

R O O S E V E LT E K E N N E D Y

cita adozione. Ma se il Congresso non volesse adottare una di queste due alternative, e se la situazione della nazione fosse ancora critica, io non mi sottrarr alla chiara responsabilit che eventualmente mi si presentasse.
Domanderei al Congresso l'ultimo mezzo che resterebbe per fronteggiare la
crisi: ampi poteri esecutivi per combattere contro i pericoli del momento, poteri altrettanto ampi come quelli che mi si potrebbero dare se il nostro territorio fosse invaso da un nemico.
In cambio della fiducia avuta in me sapr dare il coraggio e la devozione che
convengono al momento presente. il meno che io possa fare. Noi affrontiamo i difficili giorni che ci attendono, col vivo coraggio derivante dalla nostra
unit nazionale, con la chiara coscienza di voler perseguire e ritrovare gli antichi e preziosi valori morali, con la netta soddisfazione proveniente dal compimento del proprio dovere da parte dei giovani e dei vecchi. Nostro scopo il
raggiungimento di una vita nazionale stabilmente riordinata.
Non guardiamo con sfiducia verso l'avvenire della vera democrazia. Il popolo
degli Stati Uniti non ha tradito s stesso. Nel momento del bisogno ha sottoscritto la richiesta di volere che si agisca sollecitamente e decisamente. Ha
chiesto la disciplina e ha voluto essere guidato con sicurezza. Ha fatto di me
l'attuale strumento del suo volere. Secondo lo spirito col quale il dono m'
stato fatto, io lo accetto.
In questo giorno di consacrazione alla nazione domandiamo umilmente la benedizione di Dio.
Che Egli protegga ciascuno e tutti noi.
Che Egli mi guidi nei giorni venturi.

333

IL LAVORATORE RITROVATO

J.F. Kennedy, il discorso di accettazione della candidatura


presidenziale alla Convention democratica (Los Angeles 13 luglio 1960)
Non siamo qui per maledire le tenebre ma per accendere la candela che ci
guidi attraverso le tenebre verso un futuro pi sicuro e giudizioso. Come ha
detto Winston Churchill nel suon discorso di insediamento quasi vent'anni fa,
se apriamo una disputa tra il presente e il passato rischieremmo di perdere il
futuro.
E oggi la nostra preoccupazione deve essere il futuro. Perch il Mondo sta
cambiando. La vecchia epoca volge al termine. I vecchi metodi non funzioneranno.
All'estero gli equilibri di potere stanno mutando. Vi sono armi pi terrificanti,
nazioni nuove e instabili, una nuova pressione demografica e nuove povert.
Un terzo del mondo, si detto, libero: vero, ma un altro terzo vittima di
una spietata repressione e un altro terzo ancora attanagliato da povert,
fame e malattie. Sprigiona pi energie il risveglio di queste nuove nazioni che
non la fissione nucleare...
Anche qui, in Patria, il futuro parimenti rivoluzionario. Il New Deal e il Fair
Deal erano misure audaci per quelle generazioni, ma questa una nuova generazione.
La rivoluzione tecnologica nel settore agricolo ha determinato un incremento
produttivo, che per non abbiamo ancora imparato a sfruttare in modo proficuo, tutelando allo stesso tempo il diritto degli agricoltori a un reddito equo.
Il boom della popolazione urbana ha generato un sovraffollamento nelle
scuole, ha ammassato la gente nelle periferie e aggravato lo squallore dei
quartieri poveri.
La rivoluzione pacifica in favore dei diritti umani, che reclama la fine della discriminazione razziale in ogni ambito della nostra vita, ha morso i freni imposti
dalla timida leadership di governo.
La rivoluzione nel campo della medicina ha allungato la vita dei nostri cittadini
pi anziani senza per garantire quella dignit e quella sicurezza che gli ultimi
anni meritano.

334

R O O S E V E LT E K E N N E D Y

Infine la rivoluzione nel settore dell'automazione inventa macchine in grado


di sostituire gli uomini nelle miniere e nelle fabbriche americane senza per
riuscire a sostituire i loro redditi, la loro preparazione e la necessit di pagare
le spese mediche, il conto del droghiere e l'affitto.
Si verificato inoltre un cambiamento un arretramento nella nuova forza
intellettuale e morale. Sette anni di siccit e carestia hanno inaridito il campo
delle idee. La moria si abbattuta sui nostri organismi di controllo e il marciume, a partire da Washington, si insinuato in ogni angolo dell'America,
traducendosi in una mentalit corrotta, in un malcontento diffuso, nella confusione tra ci che legale e ci che giusto. Troppi americani hanno smarrito
la vita, la volont e il senso della loro missione storica...
Questa sera mi trovo nel West, dove un tempo sorgeva l'ultima frontiera.
Dalle terre che si estendono alle mie spalle per tremila miglia i pionieri rinunciarono alla sicurezza, agli agi e in certi casi alla loro stessa vita per costruire
un mondo qui, nel West. Non erano schiavi dei loro dubbi, prigionieri delle
loro etichette. Il loro motto non era <ognuno per s>, ma <tutti per la causa
comune>. Erano determinati a fare di quel nuovo mondo un mondo forte e libero, a superare i pericoli e le avversit, a sconfiggere i nemici che lo minacciavano dall'esterno e dall'interno.
Oggi qualcuno potrebbe dire che quelle lotte sono terminate, che tutti gli orizzonti sono stati esplorati, che tutte le battaglie sono state vinte, che non esiste
pi una frontiera americana.
Ma sono certo che nessuno in questa vasta assemblea concorda con tali opinioni. I problemi, infatti, non sono tutti risolti, cos come le battaglie non sono
tutte vinte, e oggi ci troviamo alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera
degli anni sessanta, una frontiera di speranze e minacce non ancora concretizzate.
Il New Freedom di Woodrow Wilson prometteva al nostro paese una nuova
struttura economica e politica. Il New Deal di Franklin Roosevelt prometteva
sicurezza e assistenza per i bisognosi. La nuova frontiera di cui parlo, invece,
non fatta di promesse che io intendo offrire al popolo americano, bens di
quel che intendo chiedere al popolo americano. Fa appello all'orgoglio degli
americani, non al loro portafoglio, offre la promessa di ulteriori sacrifici anzi-

335

IL LAVORATORE RITROVATO

ch di maggiore sicurezza...
Sarebbe facile ritirarsi da questa frontiera, volgere lo sguardo alla sicura
mediocrit del passato, lasciarsi cullare dalle buone intenzioni e dalla nobile
retorica...
Io credo invece che questo tempo esiga inventiva, innovazione, immaginazione
e risolutezza del tutto nuove. Chiedo a ognuno di voi di essere pioniere di questa frontiera...
...E' di coraggio, non di autocompiacimento, che abbiamo bisogno oggi, di leader, non di imbonitori. E l'unica prova concreta della leadership la capacit
di guidare, e di farlo con vigore...
E' un dato di fatto che ci troviamo sulla frontiera a un punto di svolta della
storia. Dobbiamo dimostrare ancora una volta se questa nazione, o qualsiasi
nazione cos concepita, in grado di sopravvivere...
Pu una nazione organizzata e governata come la nostra sopravvivere? E'
questo il vero interrogativo. Abbiamo il nerbo e la volont necessari
E' questo l'interrogativo della nuova frontiera.
(Stralci)

336

R O O S E V E LT E K E N N E D Y

R. Kennedy, discorso sul P.I.L. allUniversit del Kansas


(18 marzo 1968)
...Non troveremo mai un fine per la nazione n una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nellammassare
senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dellindice Dow-Jones,
n i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche linquinamento dellaria e la pubblicit delle sigarette,
e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei finesettimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che
valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce
con la produzione di napalm, missile e testate nucleari, comprende anche la
ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con
gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte,
e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi
popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualit della loro
educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza
della nostra poesia o la solidit dei valori familiari, lintelligenza del nostro dibattere o lonest dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto n della giustizia nei nostri tribunali, n dellequit nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura n la nostra arguzia n il nostro coraggio, n
la nostra saggezza n la nostra conoscenza, n la nostra compassione n la
devozione al nostro Paese. Misura tutto, in breve, eccetto ci che rende la vita
veramente degna di essere vissuta. Pu dirci tutto sullAmerica, ma non se
possiamo essere orgogliosi di essere armericani...
(Stralci)

337

Pomezia, ottobre 1979. Papa Wojtyla incontra


per la prima volta nel suo pontificato i lavoratori.
Riconoscibili Benvenuto (Uil), Pagani (Cisl) e Giunti (Cgil)

La Dottrina Sociale della Chiesa


Il Lavoro non Merce
Il Liberalismo non nella sua essenza abbandono del Cristianesimo, bens il
suo legittimo figlio spirituale, e soltanto una straordinaria riduzione delle prospettive storiche pu indurre a scambiare il liberalismo con il libertinismo.
Esso incarna piuttosto nel campo della filosofia sociale quanto di meglio ci
hanno potuto tramandare tre millenni del pensiero occidentale, l'idea di umanit, il diritto di natura, la cultura della persona e il senso dell'universalit.
Cos si esprimeva Wilhelm Roepke, consigliere di Konrad Adenauer alla fine
degli Anni Cinquanta. Perch per capire la rilevanza della Dottrina Sociale della
Chiesa nel dibattito economico bisogna partire da lui, cio dall'uomo che pi
di altri ha cercato nelle Encicliche papali il fondamento non solo teorico ma
etico alla dottrina dell'economia sociale di mercato. Il problema era semplice:
riuscire a conciliare concetti apparentemente in contraddizione, trovare al Capitalismo una forma che non si trasformasse in sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che salvaguardando la dignit umana non mettesse in conflitto le
classi, cercando un ruolo per lo Stato e, soprattutto, per i Corpi Intermedi,
evitando che gli spiriti animali potessero assumere forme troppo selvagge
inserendo nella societ elementi di diseguaglianza insopportabili.
La Chiesa comincia a dotarsi di una Dottrina Sociale nel momento in cui si
rende conto che il Conflitto di Classe sta esplodendo, che i processi industriali
hanno creato un proletariato sfruttato e marginalizzato e che questa trasformazione pu mettere in crisi un equilibrio sociale che non pu che far da
sfondo a una predicazione ecumenica, inevitabilmente interclassista. A gettare
le basi provvede Leone XIII promulgando, il 15 maggio del 1891, l'enciclica
Rerum Novarum. Le Cose Nuove di cui il Pontefice parlava erano sinteticamente indicate nell'incipit: L'ardente brama di novit che da gran tempo ha
cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall'ordine politico passare nell'ordine simile dell'economia. Se vero che esiste una coerenza che

339

IL LAVORATORE RITROVATO

lega documenti diversi e un tratto di storia ultrasecolare, anche vero che le


diverse Encicliche che hanno riguardato gli aspetti sociali ed economici del
vivere in comunit hanno profondamente risentito delle diverse fasi economiche, dei cicli, dei travagli che le hanno caratterizzate, dalla prima, quella
fondativa, di Leone XIII, all'ultima, quella di Benedetto XVI, Caritas in Veritate. E probabilmente la prossima, di Papa Francesco, non potr che risentire
ulteriormente delle profonde trasformazioni, delle urgenze e delle difficolt
prodotte da una crisi economica che ha scavato un solco ancora pi ampio
tra le classi, riportandoci, dal punto di vista delle distanze di reddito, ai tempi
che hanno preceduto la Grande Depressione, il crollo di Wall Street del 1929.
Non si tratta di una ipotesi ma di una facile previsione visto che il Pontefice
venuto dalla fine del Mondo ha fatto gi capire come si colloca davanti a
una congiuntura negativa che ha assunto i caratteri del dramma globale. Lo
ha fatto capire con queste semplici parole: Non interessa se la gente muore
di fame. Ci si preoccupa delle banche e della finanza. Se cadono gli investimenti, le banche, tutti a dire che una tragedia. Se le famiglie stanno male,
non hanno da mangiare, allora non fa niente. Questa la nostra crisi. Ci sono
pi martiri oggi che nei primi secoli della Chiesa, fratelli e sorelle che soffrono.
Fa male al cuore dire che trovare un barbone morto di freddo non notizia
mentre lo uno scandalo, pensare che tanti bambini non hanno da mangiare
non notizia, questo grave.
Leone XIII si confrontava con una societ in cui la Rivoluzione Industriale stava
dispiegando tutte le sue potenzialit, tanto dal punto di vista positivo che da
quello negativo. Il profondo divario tra le classi, le condizioni estremamente
precarie di chi era pi indietro nella scala sociale, lo sfruttamento dei lavoratori obbligavano a ripensare i rapporti sociali per fare in modo, come avrebbe
scritto pi tardi Roepke che il liberalismo non fosse nella sua essenza abbandono del Cristianesimo. Erano anni in cui la predicazione marxista cominciava
a incontrare consensi sempre pi ampi e in cui cominciavano a nascere le
prime grandi lotte operaie. Ad esempio, quella per la riduzione a otto ore della
giornata lavorativa, cominciata il 20 luglio del 1989 a Parigi al congresso della
Seconda Internazionale quando venne deciso che una grande manifestazione
sar organizzata per una data stabilita, in modo che simultaneamente in tutti

340

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

i paesi e in tutte le citt, nello stesso giorno, i lavoratori chiederanno alle pubbliche autorit di ridurre per legge la giornata lavorativa a otto ore e di mandare ad effetto le altre risoluzioni del Congresso di Parigi. Quella di Leone
XIII una societ industriale che ha poco a che vedere con i concetti della predicazione evangelica, in cui i minori senza alcuna tutela sono impiegati in lavori duri e pericolosi, al pari delle donne per le quali non sono previste
garanzie per la maternit, in cui soprattutto l'orario di lavoro (come sottolinea
la Seconda Internazionale avviando le rivendicazioni per le otto ore) non in
alcun modo normato, quindi limitato. Se con il lavoro eccessivo o non conveniente al sesso e all'et, si reca danno alla sanit dei lavoratori, in questi
casi si deve adoperare, entro i debiti confini, la forza e l'autorit delle leggi.
E ancora: Nel tutelare le ragioni dei privati, si deve avere un riguardo speciale
ai deboli e ai poveri.
Quarant'anni dopo, Pio XI ricorder quella enciclica fondativa con un nuovo
documento significativamente intitolato: Quadragesimo anno. I riferimenti
sociali saranno gli stessi di Leone XIII ma il nuovo Pontefice per aggiornare la
Dottrina Sociale della Chiesa si far ispirare dalle sue cose Nuove. E il 15
maggio del 1931 il mondo, soprattutto l'Italia, era decisamente diverso, al
centro esatto tra due guerre. Soprattutto spazzato da quella che ancora oggi
viene considerata la pi grande crisi del Capitalismo, la Grande Depressione,
il crollo di Wall Street, quel Venerd Nero che determin negli Stati Uniti (ma
non solo) un decennio si enormi difficolt. Pio XI insiste su due concetti: la
solidariet e la sussidiariet. Sar proprio Papa Ratti a parlare per primo di
Dottrina Sociale. Trent'anni pi tardi, il 15 maggio 1961, toccher a Giovanni
XXIII celebrare l'anniversario della Rerum Novarum. Ne verr fuori l'enciclica
Mater et Magistra, probabilmente il documento pi innovativo che compone
la Dottrina Sociale della Chiesa, un documento in cui si comincer a parlare
di solidarismo internazionale in una visione dell'economia che comincia a essere fortemente globalizzata. Un documento in cui verranno accettate anche
forme di socializzazione a patto che siano rispettose della dignit umana. Poi
arriver la Populorum Progressio di Paolo VI, un Pontefice che aveva scelto di
stare nel mondo e di percorrere il Mondo. E da attento osservatore cominci
a rendersi conto dei rischi della globalizzazione, rischi che sarebbero esplosi

341

IL LAVORATORE RITROVATO

pi tardi. Il centenario della Rerum Novarum stato celebrato da Giovanni


Paolo II. Era il 1991, due anni prima il
Muro di Berlino era caduto sancendo la dissoluzione dell'Impero Sovietico e
la fine del socialismo realizzato. L'enciclica risente ovviamente di quelle evoluzioni storiche a cui il Papa Polacco aveva partecipato incidendo in maniera
risolutiva. Ma la libert conquistata sembra in qualche maniera tradire le attese, soprattutto si esprime nella forma di un arricchimento feroce che nei
Paesi che gravitavano intorno al Colosso Sovietico produce fenomeni contrari
al rispetto della dignit umana che il principio essenziale intorno a cui ruota
la Dottrina Sociale della Chiesa (oltre che al Diritto di Propriet come Diritto
Naturale). La polemica di Giovanni Paolo II nei confronti di un Capitalismo
senza regole e senza rispetto per l'uomo si far di anno in anno pi aspra e
quella Enciclica una tra le espressioni pi alte della sua elaborazione culturale. Infine, l'enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate. E' significativa
anche la genesi di questo documento. Doveva essere promulgata nel 2008
per celebrare il quarantesimo anniversario della Populorum Progressio di
Paolo VI. Ma poi esplode la crisi mondiale e il Pontefice avverte la necessit
di aggiornare, alla luce dei nuovi eventi, il documento gi elaborato che diventer pubblico un anno dopo, il 29 giugno del 2009. La carit nella verit
perch, spiega il Pontefice la verit va cercata, trovata ed espressa nell'economia della carit, ma la carit va compresa, avvalorata e praticata nella luce
della verit. L'Enciclica sar un saggio sugli aspetti critici della globalizzazione,
in particolare sul dumping sociale.
Alla luce di questi documenti si pu capire quel che Roepke ha sottolineato a
sostegno della sua dottrina: E' indispensabile quel patrimonio etico che abbiamo raggiunto per effetto dello sviluppo millenario dall'Antichit attraverso
il Cristianesimo fino al giorno d'oggi. I Pontefici hanno indicato una terza via
tra Capitalismo e socialismo; Roepke e gli altri studiosi di quella che stata
chiamata la scuola di Friburgo (Walter Eucken, Alexander Ruestov, Hans Grossman-Doerth, Franz Boehm) hanno provato a darvi concretezza creando una
dottrina liberale che fosse alternativa a quella classica e che ha finito per ispirare (e guidare) lo sviluppo tedesco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Se da un lato c' stata l'eresia di sinistra della Spd, dall'altro c' stata

342

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

quella liberale dell'economia sociale di mercato. Al contrario dei liberisti classici (quelli per i quali lo Stato migliore, come diceva Roosevelt, lo Stato che
non fa nulla), Roepke e gli altri ritenevano che, senza cadere nel dirigismo,
l'organizzazione statale avrebbe dovuto fornire un quadro giuridico all'interno
del quale, senza alterare le dinamiche di mercato, le relazioni industriali si sarebbero dovute svolgere. E alle encicliche faranno riferimento soprattutto per
quanto riguarda l'aspetto della sussidiariet, per valorizzare l'attivit di quei
corpi intermedi che danno sostanza alla societ civile. Per Roepke tutto questo
sar l'Umanesimo Liberale, cio quella Terza via tra il liberismo del Laissez
faire e il collettivismo; il suo obiettivo era un sistema industriale basato sul
libero mercato e non sul capitalismo perch il capitalismo porta alla creazione di monopoli, alla costituzione di cartelli, alle posizioni dominanti. Per
apprezzare pienamente questi sviluppi teorici, abbiamo deciso di proporre la
sintesi delle sei pi significative Encicliche, raggruppandole in virt di un criterio di vicinanza: da un lato quelle che fanno riferimento diretto al documento fondativo, Rerum Novarum, e cio Quadragesimo Anno, Mater et
Magistra e Centesimus Annus; dall'altro Caritas in Veritate che si collega direttamente alla Populorum Progressio.

343

IL LAVORATORE RITROVATO

LEONE XIII: RERUM NOVARUM (1891)


Introduzione
Lardente brama di novit che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli,
doveva naturalmente dallordine politico passare nellordine simile delleconomia sociale. E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dellindustria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; lessersi accumulata la
ricchezza in poche mani e largamente estesa la povert; il sentimento delle
proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici pi vivo, e lunione tra loro pi
intima; questo insieme di cose, con laggiunta dei peggiorati costumi, hanno
fatto scoppiare il conflitto...
Il socialismo falso rimedio
La soluzione socialista inaccettabile dagli operai
i socialisti, attizzando nei poveri lodio ai ricchi, pretendono si debba abolire
la propriet, e far di tutti i particolari patrimoni un patrimonio comune, da
amministrarsi per mezzo del municipio e dello stato.
La propriet privata di diritto naturale
Luomo deve dunque poter scegliere i mezzi che giudica pi propri al mantenimento della sua vita, non solo per il momento che passa, ma per il tempo
futuro. Ci vale quanto dire che, oltre il dominio dei frutti che d la terra,
spetta alluomo la propriet della terra stessa, dal cui seno fecondo deve essergli somministrato il necessario ai suoi bisogni futuri Laver poi Iddio dato
la terra a uso e godimento di tutto il genere umano, non si oppone per nulla
al diritto della privata propriet.
Il vero rimedio: lunione delle associazioni
Necessit delle ineguaglianze sociali e del lavoro faticoso
Si stabilisca dunque in primo luogo questo principio, che si deve sopportare
la condizione propria dellumanit: togliere dal mondo le disparit sociali,
cosa impossibile. Lo tentano, vero, i socialisti, ma ogni tentativo contro la
natura delle cose riesce inutile. Poich la pi grande variet esiste per natura

344

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

tra gli uomini: non tutti posseggono lo stesso ingegno, la stessa solerzia, non
la sanit, non le forze in pari grado: e da queste inevitabili differenze nasce di
necessit la differenza delle condizioni sociali.
Necessit della concordia
Nella presente questione, lo scandalo maggiore questo: supporre una classe
sociale nemica naturalmente dellaltraLa concordia fa la bellezza e lordine delle
cose, mentre un perpetuo conflitto non pu dare che confusione e barbarie.
Relazioni tra le classi sociali
Innanzi tutto, linsegnamento cristiano, di cui interprete e custode la Chiesa,
potentissimo a conciliare e mettere in accordo fra loro i ricchi e i proletari,
ricordando agli uni e agli altri i mutui doveri incominciando da quello imposto
dalla giustizia. Obblighi di giustizia, quanto al proletario e alloperaio, sono
questi: prestare interamente e fedelmente lopera che liberamente e secondo
equit fu pattuita; non recar danno alla roba, n offesa alla persona dei padroni; nella difesa stessa dei propri diritti astenersi da atti violenti
Principalissimo poi tra i loro doveri (dei datori di lavoro, n.d.c) dare a ciascuno la giusta mercede. Il determinarla secondo giustizia dipende da molte
considerazioni: ma in generale si ricordino i capitalisti e i padroni che le umane
leggi non permettono di opprimere per utile proprio i bisognosi e gli infelici,
e di trafficare sulla miseria del prossimo.
Lopera dello Stato
A risolvere peraltro la questione operaia, non vi dubbio che si richiedano
altres i mezzi umani I governanti debbono in primo luogo concorrervi in
maniera generale con tutto il complesso delle leggi e delle istituzioni politiche,
ordinando e amministrando lo Stato in modo che ne risulti naturalmente la
pubblica e privata prosperit... Perci tra i molti e gravi doveri dei governanti
solleciti del bene pubblico, primeggia quello di provvedere ugualmente ad
ogni ordine di cittadini, osservando con inviolabile imparzialit la giustizia cosiddetta distributiva ...Se dunque alla societ o a qualche sua parte stato recato o sovrasta un danno che non si possa in altro modo riparare o impedire,

345

IL LAVORATORE RITROVATO

si rende necessario lintervento dello Stato Ma giova discendere espressamente ad alcuni particolari di maggiore importanza. Principalissimo questo:
i governi devono per mezzo di sagge leggi assicurare la propriet privata
Difesa del lavoro contro lo sciopero
Il troppo lungo e gravoso lavoro e la mercede giudicata scarsa porgono non
di rado agli operai motivo di sciopero. A questo disordine grave e frequente
occorre che ripari lo Stato, perch tali scioperi non recano danno solamente
ai padroni e agli operai medesimi, ma al commercio e ai comuni interessi e,
per le violenze e i tumulti a cui dordinario danno occasione, mettono spesso
a rischio la pubblica tranquillit. Il rimedio, poi, in questa parte, pi efficace e
salutare, si prevenire il male con lautorit delle leggi e impedire lo scoppio,
rimovendo a tempo le cause da cui si prevede che possa nascere il conflitto
tra operai e padroni.
Condizioni di lavoro
Molte cose parimenti lo Stato deve proteggere nelloperaio, e prima di tutto
i beni dellanima. Di qui segue la necessit del riposo festivo... Quanto alla tutela dei beni temporali ed esteriori prima di tutto dovere sottrarre il povero
operaio allinumanit di avidi speculatori. Non deve dunque il lavoro prolungarsi pi di quanto lo comportino le forzeSi deve avere ancor riguardo alle
stagioni, perch non di rado un lavoro, facilmente sopportabile in una stagione, in unaltra o del tutto insopportabile o tale che s sopporta con difficolt. Infine, un lavoro proporzionato alluomo alto e robusto, non
ragionevole che simponga a una donna o a un fanciullo. Anzi, quanto ai fanciulli, si badi a non ammetterli nelle officine prima che let ne abbia sufficientemente sviluppate le forze fisiche Cos, certe specie di lavoro non si
addicono alle donne, fatte da natura per lavori domestici.
La questione del salario
La quantit del salario, si dice, la determina il libero consenso delle parti: sicch il padrone, pagata la mercede, ha fatto la sua parte, n sembra sia debitore di altro. Si commette ingiustizia solo quando o il padrone non paga

346

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

lintera mercede o loperaio non presta tutta lopera pattuita; e solo a tutela
di questi diritti, e non per altre ragioni, lecito lintervento dello Stato. A questo ragionamento, un giusto estimatore delle cose non pu consentire n facilmente n in tutto non v dubbio che pu loperaio pattuire una mercede
inferiore al giusto, poich siccome egli offre volontariamente lopera, cos pu,
volendo, contentarsi di un tenue salario o rinunziarvi del tutto. Ben diversa
la cosa se con la personalit si considera la necessit: due cose logicamente
distinte, ma realmente inseparabili. Infatti, conservarsi in vita dovere, a cui
nessuno pu mancare senza colpa. Di qui nasce, come necessaria conseguenza, il diritto di procurarsi i mezzi di sostentamento, che nella povera gente
s riducono al salario del proprio lavoro. Loperaio e il padrone allora formino
pure di comune consenso il patto e nominatamente la quantit della mercede;
vi entra per sempre un elemento di giustizia naturale
Il diritto allassociazione naturale
Il sentimento della propria debolezza spinge luomo a voler unire la sua
opera allaltruiDegnissimi dencomio sono molti tra i cattolici che, conosciute
le esigenze dei tempi, fanno ogni sforzo per migliorare onestamente le condizioni degli operai. E presane in mano la causa, si studiano di accrescerne il
benessere individuale e domestico A tal fine vediamo che spesso si radunano dei congressi, ove uomini saggi si comunicano le idee, uniscono le forze,
si consultano intorno agli espedienti migliori.

(Stralci)

347

IL LAVORATORE RITROVATO

PIO XI: QUADRAGESIMO ANNO (1931)


...Sebbene l'economia e la disciplina morale, ciascuna nel suo ambito, si appoggino sui principi propri, sarebbe errore affermare che l'ordine economico
e l'ordine morale siano cos disparati ed estranei l'uno all'altro, che il primo
in nessun modo dipenda dal secondo... Voi conoscete, venerabili Fratelli e diletti Figli, come il Nostro Predecessore di f. m., abbia difeso gagliardamente il
diritto di propriet contro gli errori dei socialisti del suo tempo, dimostrando
che l'abolizione della propriet privata tornerebbe, non a vantaggio, ma a
estrema rovina della classe operaia. E poich vi ha di quelli che, con la pi ingiuriosa delle calunnie, accusano il Sommo Pontefice e la Chiesa stessa, quasi
abbia preso o prenda ancora le parti dei ricchi contro i proletari, e poich tra
i cattolici stessi si riscontrano dissensi intorno alla vera e schietta sentenza
Leoniana, Ci sembra bene ribattere ogni calunnia contro quella dottrina, che
la cattolica, su questo argomento, e difenderla da false interpretazioni...
...In primo luogo, si ha da ritenere per certo, che n Leone XIII n i teologi che
insegnarono sotto la guida e il vigile magistero della Chiesa, negarono mai o
misero in dubbio la doppia specie di propriet, detta individuale e sociale, secondo che riguarda gli individui o spetta al bene comune; ma hanno sempre
unanimemente affermato che il diritto del dominio privato viene largito agli
uomini dalla natura, cio dal Creatore stesso, sia perch gli individui possano
provvedere a s e alla famiglia, sia perch, grazie a tale istituto, i beni del Creatore, essendo destinati a tutta l'umana famiglia, servano veramente a questo
fino; il che in nessun modo si potrebbe ottenere senza l'osservanza di un ordine certo e determinato...
Evitare due scogli
...Pertanto occorre guardarsi diligentemente dall'urtare contro un doppio scoglio. Giacch, come negando o affievolendo il carattere sociale e pubblico del
diritto di propriet si cade e si rasenta il cosiddetto individualismo , cos
respingendo e attenuando il carattere privato e individuale del medesimo diritto, necessariamente si precipita nel collettivismo o almeno si sconfina

348

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

verso le sue teorie...


...E veramente dal carattere stesso della propriet, che abbiamo detta individuale insieme e sociale, si deduce che in questa materia gli uomini debbono
aver riguardo non solo al proprio vantaggio, ma altres al bene comune. La
determinazione poi di questi doveri in particolare e secondo le circostanze, e
quando non sono gi indicati dalla legge di natura, ufficio dei pubblici poteri.
Onde la pubblica autorit pu con maggior cura specificare, considerata la
vera necessit del bene comune e tenendo sempre innanzi agli occhi la legge
naturale e divina, che cosa sia lecito ai possidenti e che cosa no, nell'uso dei
propri beni... La pubblica autorit per, come evidente, non pu usare arbitrariamente di tale suo diritto; poich bisogna che rimanga sempre intatto
e inviolato il diritto naturale di propriet privata e di trasmissione ereditaria
dei propri beni, diritto che lo Stato non pu sopprimere...
...Per lungo tempo certamente il capitale troppo aggiudic a s stesso. Quanto
veniva prodotto e i frutti che se ne ricavavano, ogni cosa il capitale prendeva
per s, lasciando appena all'operaio tanto che bastasse a ristorare le forze e
a riprodurre... Perci agli operai angariati, si accostarono i cosiddetti intellettuali, contrapponendo a una legge immaginaria un principio morale parimenti
immaginario: che cio quanto si produce e si percepisce di reddito, trattone
quel tante che basti a risarcire e riprodurre il capitale, si deve di diritto all'operaio. Questo errore, quanto pi lusinghevole di quello di vari socialisti, i quali
affermano che tutto ci che serve alla produzione si ha da trasfondere allo
Stato... Onde necessario che le ricchezze le quali si amplificano di continuo
grazie ai progressi economici e sociali, vengano attribuite ai singoli individui
e alle classi in modo che resti salva quella comune utilit di tutti, lodata da
Leone XIII, ovvero, per dirla con altre parole, perch si serbi integro il bene
comune dell'intera societ. Per questa legge di giustizia sociale non pu una
classe escludere l'altra dalla partecipazione degli utili...
Condizione operaia e pauperismo
...Bench sia verissimo che la condizione proletaria debba ben distinguersi
dal pauperismo, pure la stessa foltissima moltitudine dei proletari un argomento ineluttabile, che le ricchezze tanto copiosamente cresciute in questo

349

IL LAVORATORE RITROVATO

nostro secolo detto dell'industrialismo, non sono rettamente distribuite e applicate alle diverse classi di uomini...
...Ma tale attuazione non sar possibile se i proletari non giungeranno, con la
diligenza e con il risparmio, a farsi un qualche modesto patrimonio, come abbiamo detto riferendoci alla dottrina del Nostro Predecessore Leone XIII. Orbene, chi per guadagnarsi il vitto e il necessario alla vita altro non ha che il
lavoro, come potr, pur vivendo parcamente, mettersi da parte qualche fortuna se non con la paga, che trae dal lavoro?
...Ora facile intendere che oltre al carattere personale e individuale deve
considerarsi il carattere sociale, come della propriet, cos anche del lavoro,
massime di quello che per contratto si cede ad altri...
...Da questo doppio carattere, insito nella natura stessa del lavoro umano,
sgorgano gravissime conseguenze, a norma delle quali il salario vuole essere
regolato e determinato.
...In primo luogo, all'operaio si deve dare una mercede che basti al sostentamento di lui e della sua famiglia . bens giusto che anche il resto della famiglia, ciascuno secondo le sue forze, contribuisca al comune Sostentamento,
come gi si vede in pratica specialmente nelle famiglie dei contadini, e anche
in molte di quelle degli artigiani e dei piccoli commercianti; ma non bisogna
che si abusi dell'et dei fanciulli n della debolezza della donna...
Attenzione alle condizioni dellazienda
...Nello stabilire la quantit della mercede si deve tener conto anche dello
stato dell'azienda e dell'imprenditore di essa; perch ingiusto chiedere esagerati salari, quando l'azienda non li pu sopportare senza la rovina propria
e la conseguente calamit degli operai...
...Tutti adunque, e operai e padroni, in unione di forza e di mente, si adoperino
a vincere tutti gli ostacoli e le difficolt, e siano aiutati in quest'opera tanto
salutare dalla sapiente provvidenza dei pubblici poteri...
...Finalmente la quantit del salario deve contemperarsi col pubblico bene
economico... contrario dunque alla giustizia sociale che, per badare al proprio vantaggio senza aver riguardo al bene comune, il salario degli operai
venga troppo abbassato o troppo innalzato...

350

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

...A ci parimenti giova la giusta proporzione tra i salari; con la quale va strettamente congiunta la giusta proporzione dei prezzi, a cui si vendono i prodotti
delle diverse arti, quali sono stimate l'agricoltura, l'industria e simili...
...Nel mercato del lavoro l'offerta e la domanda divide gli uomini come in due
schiere; e la disunione che ne segue trasforma il mercato come in un campo
di lotta, ove le due parti si combattono accanitamente. E a questo grave disordine, che porta al precipizio l'intera societ, ognuno vede quanto sia necessario portare rimedio. Ma la guarigione perfetta si potr ottenere allora
soltanto, quando, tolta di mezzo una tale lotta, le membra del corpo sociale
si trovino bene assestate, e costituiscano le varie professioni, a cui ciascuno
dei cittadini aderisca non secondo l'ufficio che ha nel mercato del lavoro, ma
secondo le diverse parti sociali. che i singoli esercitano...
...Recentemente, come tutti sanno, venne iniziata una speciale organizzazione
sindacale e corporativa, la quale, data la materia di questa Nostra Lettera enciclica, richiede da Noi qualche cenno e anche qualche opportuna considerazione.
...Lo Stato riconosce giuridicamente il sindacato e non senza carattere monopolistico, in quanto che esso solo, cos riconosciuto, pu rappresentare rispettivamente gli operai e i padroni, esso solo concludere contratti e patti di
lavoro... Lo sciopero vietato; se le parti non si possono accordare, interviene
il Magistrato... Basta poca riflessione per vedere i vantaggi dell'ordinamento
per quanto sommariamente indicato; la pacifica collaborazione delle classi,
la repressione delle organizzazioni e dei conati socialisti, l'azione moderatrice
di une speciale magistratura...
...La lotta di classe quando si astenga dagli atti di inimicizia e dall'odio vicendevole, si trasforma a poco a poco in una onesta discussione, fondata nella
ricerca della giustizia: discussione che non certo quella felice pace sociale
che tutti vagheggiano, ma che pu e deve essere un punto di partenza per
giungere alla mutua cooperazione delle classi.

(Stralci)

351

IL LAVORATORE RITROVATO

GIOVANNI XXIII: MATER ET MAGISTRA (1961)


I temi della Rerum novarum
Leone XIII parl in anni di radicali trasformazioni, di accesi contrasti e di
acerbe ribellioni A voi sono ben noti quei principi basilari esposti dallimmortale Pontefice Essi riguardano anzitutto il lavoro che deve essere valutato e trattato non gi alla stregua di una merce, ma come espressione della
persona umanaLa propriet privata, anche dei beni strumentali, un diritto
naturale che lo Stato non pu sopprimere. Ad essa intrinseca una funzione
sociale, e per un diritto che va esercitato a vantaggio proprio e a bene degli
altriLo Stato, la cui ragion dessere lattuazione del bene comune nellordine temporale, non pu rimanere assente dal mondo economicoAi lavoratori, si afferma ancora nellenciclica, va riconosciuto come naturale il diritto
di dar vita ad associazioniOperai ed imprenditori devono regolare i loro rapporti ispirandosi al principio della solidariet umana ...
Mutamenti e innovazioni
La situazione ha subto profonde innovazioni.. In campo scientifico-tecnicoeconomico: la scoperta dellenergia nucleare, le sue prime applicazioni a scopi
bellici, la successiva crescente sua utilizzazione ad usi civili; le possibilit sconfinate aperte dalla chimica nelle produzioni sintetiche; lestendersi dellautomatizzazione e dellautomazione nel settore industriale e in quello dei servizi; la
modernizzazione del settore agricoloIl campo sociale: lo sviluppo dei sistemi
dassicurazione sociale, e, in alcune comunit politiche economicamente sviluppate, linstaurazione di sistemi di sicurezza sociale; il formarsi e laccentuarsi nei
movimenti sindacali di unattitudine di responsabilit in ordine ai maggiori problemi economico-sociali... Inoltre laumentata efficienza dei sistemi economici
in un numero crescente di comunit politiche, mette in maggiore risalto gli squilibri economico-sociali tra il settore dellagricoltura da una parte e il settore dellindustria e dei servizi dallaltra; fra zone economicamente sviluppate e zone
economicamente meno sviluppate nellinterno delle singole comunit politiche;
e, su piano mondiale, gli squilibri economico-sociali ancora pi stridenti fra paesi
economicamente progrediti e paesi economicamente in via di sviluppo.

352

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Iniziativa personale e intervento dei poteri pubblici in campo economico


Il mondo economico creazione delliniziativa personale dei singoli cittadini,
operanti individualmente o variamente associati per il perseguimento di interessi comuniPer in esso, per le ragioni gi addotte dai nostri predecessori
devono altres essere attivamente presenti i poteri pubblici allo scopo di promuovere, nei debiti modi, lo sviluppo produttivo in funzione del progresso
sociale a beneficio di tutti i cittadini devessere sempre riaffermato il principio che la presenza dello Stato in campo economico, anche se ampia e penetrante, non va attuata per ridurre sempre pi la sfera di libert delliniziativa
personale dei singoli cittadini, ma anzi per garantire a quella sfera la maggiore
ampiezza possibile nelleffettiva tutela, per tutti e per ciascuno, dei diritti essenziali della persona
La socializzazione
Uno degli aspetti tipici che caratterizzano la nostra epoca la socializzazione
a un tempo riflesso e causa di un crescente intervento dei poteri pubblici
anche in settori tra i pi delicati, come quelli concernenti le cure sanitarie,
listruzione e leducazione delle nuove generazioni, lorientamento professionale, i metodi di ricupero e di riadattamento di soggetti comunque menomati;
ma pure frutto ed espressione di una tendenza naturale, quasi incontenibile,
degli esseri umani: la tendenza ad associarsi chiaro che la socializzazione
cosi intesa apporta molti vantaggi Nello stesso tempo per la socializzazione
moltiplica le forme organizzative e rende sempre pi minuta la regolamentazione giuridica dei rapporti tra gli uomini di ogni settore. Di conseguenza restringe il raggio di libert nellagire dei singoli esseri umani Si dovr
concludere che la socializzazione, crescendo in ampiezza e profondit, ridurr
necessariamente gli uomini ad automi? un interrogativo al quale si deve rispondere negativamentela socializzazione pu e deve essere realizzata in
maniera da trarne i vantaggi che apporta e da scongiurarne o contenerne i riflessi negativiA tale scopo per si richiede che negli uomini investiti di autorit pubblica sia presente ed operante una sana concezione del bene
comune Il nostro animo preso da una profonda amarezza dinanzi allo spettacolo smisuratamente triste di numerosissimi lavoratori di molti paesi e di

353

IL LAVORATORE RITROVATO

interi continenti, ai quali viene corrisposto un salario che costringe essi stessi
e le loro famiglie a condizioni di vita infraumane
La rimunerazione del lavoro
In alcuni tra quei paesi per, alle condizioni di estremo disagio di moltissimi, fa stridente,
offensivo contrasto labbondanza e il lusso sfrenato di pochi privilegiati Inoltre nei paesi
economicamente sviluppati, non raro costatare che mentre vengono assegnati compensi
alti o altissimi per prestazioni di poco impegno o di valore discutibile, allopera assidua e proficua di intere categorie di onesti e operosi cittadini vengono corrisposte retribuzioni troppo
esigue...Riteniamo perci nostro dovere riaffermare ancora una volta che la retribuzione del
lavoro, come non pu essere interamente abbandonata alle leggi di mercato, cosi non pu
essere fissata arbitrariamente; va invece determinata secondo giustizia ed equit.
Sviluppo economico e progresso sociale
allo sviluppo economico si accompagni e si adegui il progresso sociale, cosicch degli incrementi produttivi abbiano a partecipare tutte le categorie di
cittadini Non possiamo qui non accennare al fatto che oggi in molte economie le imprese a medie e grandi proporzioni realizzano, e non di rado, rapidi
ed ingenti sviluppi produttivi attraverso lautofinanziamento. In tali casi riteniamo poter affermare che ai lavoratori venga riconosciuto un titolo di credito
nei confronti delle imprese in cui operano, specialmente quando viene loro
corrisposta una retribuzione non superiore al minimo salariale Laccennata
esigenza di giustizia pu essere soddisfatta in pi modi suggeriti dallesperienza.
Uno di essi, e tra i pi auspicabili, quello di far si che i lavoratori nelle forme
e nei gradi pi convenienti possano giungere a partecipare alla propriet delle
stesse imprese Ma dobbiamo inoltre ricordare che ladeguamento tra rimunerazione del lavoro e del reddito va attuato in armonia alle esigenze del bene
comune tanto della propria comunit politica quanto della intera famiglia
umanaSono da considerarsi esigenze del bene comune su piano nazionale:
dare occupazione al maggior numero di lavoratori; evitare che si costituiscano
categorie privilegiate, anche tra i lavoratori; mantenere una equa proporzione
fra salari e prezzi e rendere accessibili beni e servizi al maggior numero di cittadini Sono invece esigenze del bene comune sul piano mondiale: evitare

354

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

ogni forma di sleale concorrenza tra le economie dei diversi paesi; favorire la
collaborazione tra le economie nazionali...
Esigenze della giustizia nei confronti delle strutture produttive
Strutture conformi alla dignit delluomo
La giustizia va rispettata non solo nella distribuzione della ricchezza, ma
anche in ordine alle strutture delle imprese in cui si svolge lattivit produttiva... Perci se le strutture, il funzionamento, gli ambienti dun sistema economico sono tali da compromettere la dignit umana di quanti vi esplicano
le proprie attivit, o da ottundere in essi sistematicamente il senso della responsabilit, o da costituire un impedimento a che comunque si esprima la
loro iniziativa personale, un siffatto sistema economico ingiusto, anche se,
per ipotesi, la ricchezza in esso prodotta attinga quote elevate e venga distribuita secondo criteri di giustizia e di equit.
Presenza attiva dei lavoratori nelle medie e grandi imprese
Muovendoci sulla linea tracciata dai nostri predecessori, noi pure riteniamo che sia legittima nei lavoratori laspirazione a partecipare attivamente alla vita delle imprese... Ci esige
che i rapporti tra gli imprenditori e i dirigenti da una parte e i prestatori dopera dallaltra,
siano improntati a rispetto, a stima, a comprensione, a leale ed attiva collaborazione ed interessamento come ad opera comune, e che il lavoro sia concepito e vissuto da tutti i membri dellimpresa oltre che come fonte di reddito, anche come adempimento di un dovere
e prestazione di un servizio. Ci importa pure che i lavoratori possano far sentire la loro
voce e addurre il loro apporto allefficiente funzionamento dellimpresa e al suo sviluppo.
Presenza dei lavoratori a tutti i livelli
Nellepoca moderna si verificato un ampio sviluppo del movimento associativo dei lavoratori e il generale suo riconoscimento negli ordinamenti giuridici dei diversi paesi e su piano internazionale, ai fini specifici di collaborazione
soprattutto mediante il contratto collettivo. Non possiamo per non rilevare
come sia opportuno o necessario che la voce dei lavoratori abbia possibilit di
farsi sentire ed ascoltare oltre lambito dei singoli organismi produttivi e a tutti
i livell... Se non che le scelte che maggiormente influiscono su quel contesto

355

IL LAVORATORE RITROVATO

non sono decise allinterno dei singoli organismi produttivi; sono invece decise
da poteri pubblici o da istituzioni che operano su piano mondiale o regionale
o nazionale o di settore economico e di categoria produttiva.
Di qui lopportunit o la necessit che in quei poteri e in quelle istituzioni, oltre
che i portatori di capitali o di chi ne rappresenta gli interessi, siano pure presenti
i lavoratori o coloro che ne rappresentano i diritti, le esigenze, le aspirazioni.
Riaffermazione del diritto di propriet
Il diritto di propriet privata sui beni anche produttivi ha valore permanente
Inoltre, storia ed esperienza attestano che nei regimi politici, che non riconoscono il diritto di propriet privata sui beni anche produttivi, sono compresse
o soffocate le fondamentali espressioni della libert; perci legittimo dedurre che esse trovino in quel diritto garanzia e incentivo.. In ci trova la sua
spiegazione il fatto che movimenti sociali-politici, che si propongono di conciliare nella convivenza la giustizia con la libert, fino a ieri nettamente negativi
nei confronti del diritto di propriet privata sui beni strumentali, oggi, maggiormente edotti sulla realt sociale, rivedono la propria posizione e assumono, in ordine a quel diritto, un atteggiamento sostanzialmente positivo.
Non basta affermare il carattere naturale del diritto di propriet privata anche
sui beni produttivi; ma ne va pure insistentemente propugnata leffettiva diffusione fra tutte le classi sociali.
Propriet pubblica
Quanto sopra esposto non esclude, come ovvio, che anche lo Stato e gli altri
enti pubblici possano legittimamente possedere in propriet beni strumentali,
quando specialmente portano seco una preponderanza economica per cui non
si possano lasciare in mano di privati cittadini senza pericolo del bene comune
(Enc. Quadragesimo anno) Nellepoca moderna c la tendenza a un progressivo estendersi della propriet che ha come soggetto lo Stato ed altri enti di diritto pubblico. Il fatto trova una spiegazione nelle funzioni sempre pi ampie
che il bene comune domanda ai poteri pubblici di svolgere. Per anche nella
presente materia da seguirsi il principio di sussidiariet, sopra enunciato.

(Stralci)

356

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

GIOVANNI PAOLO II: CENTESIMUS ANNUS (1991)


Verso le cose nuove di oggi
La commemorazione della Rerum novarum non sarebbe adeguata, se non
guardasse pure alla situazione di oggi. Gi nel suo contenuto il Documento si
presta ad una tale considerazione, perch il quadro storico e le previsioni ivi
delineate si rivelano, alla luce di quanto accaduto in seguito, sorprendentemente esatte Lerrore fondamentale del socialismo di carattere antropologico. Esso, infatti, considera il singolo uomo come un semplice elemento ed
una molecola dellorganismo sociale, di modo che il bene dellindividuo viene
del tutto subordinato al funzionamento del meccanismo economico-sociale
Da questa errata concezione della persona discendono la distorsione del diritto che definisce la sfera di esercizio della libert, nonch lopposizione alla
propriet privata. Al contrario, dalla concezione cristiana della persona segue
necessariamente una visione giusta della societ. Secondo la Rerum novarum
e tutta la dottrina sociale della Chiesa, la socialit delluomo non si esaurisce
nello Stato, ma si realizza in diversi gruppi intermedi, cominciando dalla famiglia fino ai gruppi economici, sociali, politici e culturali Se ci si domanda
poi donde nasca quellerrata concezione della natura della persona e della
soggettivit della societ, bisogna rispondere che la prima causa lateismo Dalla medesima radice ateistica scaturisce anche la scelta dei mezzi di
azione propria del socialismo, che condannato nella Rerum novarum. Si
tratta della lotta di classe. Il Papa, beninteso, non intende condannare ogni e
qualsiasi forma di conflittualit sociale Ci che viene condannato nella lotta
di classe , piuttosto, lidea di un conflitto che non limitato da considerazioni
di carattere etico o giuridicobens un interesse di parte che si sostituisce al
bene comune e vuol distruggere ci che gli si oppone La Rerum novarum si
oppone alla statalizzazione degli strumenti di produzione, che ridurrebbe ogni
cittadino ad un pezzo nellingranaggio della macchina dello Stato A questo
riguardo, la Rerum novarum indica la via delle giuste riforme..la societ e lo
Stato devono assicurare livelli salariali adeguati al mantenimento del lavoratore e della sua famiglia Infine, bisogna garantire il rispetto di orari umani
di lavoro e di riposo, oltre che il diritto di esprimere la propria personalit sul

357

IL LAVORATORE RITROVATO

luogo di lavoro, senza essere violati in alcun modo nella propria coscienza o
nella propria dignit. Anche qui da richiamare il ruolo dei sindacati non solo
come strumenti di contrattazione, ma anche come luoghi di espressione
della personalit dei lavoratori Al conseguimento di questi fini lo Stato deve
concorrere sia direttamente che indirettamente. Indirettamente e secondo il
principio di sussidiariet, creando le condizioni favorevoli al libero esercizio
dellattivit economica
Le riforme in parte furono realizzate dagli Stati, ma nella lotta per ottenerle
ebbe un ruolo importante lazione del Movimento operaio. Nato come reazione
della coscienza morale contro situazioni di ingiustizia e di danno, esso esplic una
vasta attivit sindacale, riformista, lontana dalle nebbie dellideologia e pi vicina
ai bisogni quotidiani dei lavoratori e, in questo ambito, i suoi sforzi si sommarono
spesso a quelli dei cristiani per ottenere il miglioramento delle condizioni di vita
dei lavoratori. In seguito, tale movimento fu, in certa misura, dominato proprio
da quella ideologia marxista, contro la quale si volgeva la Rerum novarum.
Lanno 1989
Si comprende linaspettata e promettente portata degli avvenimenti degli
ultimi anni. Il loro culmine certo sono stati gli avvenimenti del 1989 nei Paesi
dellEuropa centrale ed orientale Tra i numerosi fattori della caduta dei regimi oppressivi alcuni meritano di essere ricordati in particolare. Il fattore
decisivo, che ha avviato i cambiamenti, certamente la violazione dei diritti
del lavoro Il secondo fattore di crisi certamente linefficienza del sistema
economico, che non va considerata come un problema soltanto tecnico, ma
piuttosto come conseguenza della violazione dei diritti umani alliniziativa,
alla propriet ed alla libert nel settore delleconomiaGli avvenimenti dell
89 si sono svolti prevalentemente nei Paesi dellEuropa orientale e centrale;
tuttavia, hanno unimportanza universale, poich ne discendono conseguenze positive e negative che interessano tutta la famiglia umana Prima
conseguenza stato, in alcuni Paesi, lincontro tra la Chiesa e il Movimento
operaio, nato da una reazione di ordine etico ed esplicitamente cristiano contro una diffusa situazione di ingiustizia La seconda conseguenza riguarda i
popoli dellEuropa. Molte ingiustizie, individuali e sociali, regionali e nazio-

358

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

nali, sono state commesse negli anni in cui dominava il comunismo ed anche
prima; molti odi e rancori si sono accumulati. reale il pericolo che questi
riesplodano dopo il crollo della dittaturaOccorrono, per, passi concreti per
creare o consolidare strutture internazionali capaci di intervenire, per il conveniente arbitrato, nei conflitti che insorgono tra le Nazioni,.. Per alcuni Paesi
di Europa inizia, in un certo senso, il vero dopoguerra. Il radicale riordinamento delle economie giusto che nelle presenti difficolt i Paesi ex-comunisti siano sostenuti dallo sforzo solidale delle altre Nazioni
La propriet privata e luniversale destinazione dei beni
Nella Rerum novarum Leone XIII affermava con forza e con vari argomenti,
contro il socialismo del suo tempo, il carattere naturale del diritto di propriet
privata. Tale diritto stato sempre difeso dalla Chiesa fino ai nostri giorni.
Parimenti, la Chiesa insegna che la propriet dei beni non un diritto assoluto, ma porta inscritti nella sua natura di diritto umano i propri limitiNel
nostro tempo diventa sempre pi rilevante il ruolo del lavoro umano, come
fattore produttivo delle ricchezze immateriali e materiali; diventa, inoltre,
evidente come il lavoro di un uomo si intrecci naturalmente con quello di
altri uomini. Oggi pi che mai lavorare un lavorare con gli altri e un lavorare
per gli altri: un fare qualcosa per qualcuno. Ma unaltra forma di propriet
esiste, in particolare, nel nostro tempo e riveste unimportanza non inferiore
a quella della terra: la propriet della conoscenza, della tecnica e del sapere. Si ora accennato al fatto che luomo lavora con gli altri uomini, partecipando ad un lavoro sociale che abbraccia cerchi progressivamente pi
ampi. Chi produce un oggetto, lo fa in genere, oltre che per luso personale,
perch altri possano usarne dopo aver pagato il giusto prezzo, stabilito di comune accordo mediante una libera trattativa. Ora, proprio la capacit di conoscere tempestivamente i bisogni degli altri uomini e le combinazioni dei
fattori produttivi pi idonei a soddisfarli, unaltra importante fonte di ricchezza nella societ moderna... Cos diventa sempre pi evidente e determinante il ruolo del lavoro umano disciplinato e creativo e quale parte
essenziale di tale lavoro delle capacit di iniziativa e di imprenditorialit
Se un tempo il fattore decisivo della produzione era la terra e pi tardi il ca-

359

IL LAVORATORE RITROVATO

pitale, inteso come massa di macchinari e di beni strumentali, oggi il fattore


decisivo sempre pi luomo stesso, e cio la sua capacit di conoscenza
Sembra che, tanto a livello delle singole Nazioni quanto a quello dei rapporti
internazionali, il libero mercato sia lo strumento pi efficace per collocare le
risorse e rispondere efficacemente ai bisogni. Ci, tuttavia, vale solo per quei
bisogni che sono solvibili, che dispongono di un potere dacquisto, e per
quelle risorse che sono vendibili, in grado di ottenere un prezzo adeguato.
Ma esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato.
stretto dovere di giustizia e di verit impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano insoddisfatti e che gli uomini che ne sono oppressi periscano.
, inoltre, necessario che questi uomini bisognosi siano aiutati ad acquisire
le conoscenze Si apre qui un grande e fecondo campo di impegno e di lotta,
nel nome della giustizia, per i sindacati e per le altre organizzazioni dei lavoratori, che ne difendono i diritti e ne tutelano la soggettivit, svolgendo al
tempo stesso una funzione essenziale di carattere culturale, per farli partecipare in modo pi pieno e degno alla vita della Nazione ed aiutarli lungo il
cammino dello sviluppo. In questo senso si pu giustamente parlare di lotta
contro un sistema economico, inteso come metodo che assicura lassoluta
prevalenza del capitale, del possesso degli strumenti di produzione e della
terra rispetto alla libera soggettivit del lavoro delluomo. A questa lotta contro un tale sistema non si pone, come modello alternativo, il sistema socialista, che di fatto risulta essere un capitalismo di stato, ma una societ del
lavoro libero, dellimpresa e della partecipazione.
Un mercato controllato
Essa non si oppone al mercato, ma chiede che sia opportunamente controllato
dalle forze sociali e dallo Stato Conviene ora rivolgere lattenzione agli specifici problemi ed alle minacce, che insorgono allinterno delle economie pi
avanzate e sono connesse con le loro peculiari caratteristiche. Nelle precedenti fasi dello sviluppo, luomo sempre vissuto sotto il peso della necessit:
i suoi bisogni erano pochi, fissati in qualche modo gi nelle strutture oggettive
della sua costituzione corporea, e lattivit economica era orientata a soddisfarli. chiaro che oggi il problema non solo di offrirgli una quantit di beni

360

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

sufficienti, ma quello di rispondere ad una domanda di qualit La domanda


di unesistenza qualitativamente pi soddisfacente e pi ricca in s cosa legittima; ma non si possono non sottolineare le nuove responsabilit ed i pericoli connessi con questa fase storica. Nel modo in cui insorgono e sono
definiti i nuovi bisogni, sempre operante una concezione pi o meno adeguata delluomo e del suo vero bene: attraverso le scelte di produzione e di
consumo si manifesta una determinata cultura, come concezione globale della
vita. qui che sorge il fenomeno del consumismo. Individuando nuovi bisogni
e nuove modalit per il loro soddisfacimento, necessario lasciarsi guidare
da unimmagine integrale delluomo, che rispetti tutte le dimensioni del suo
essere e subordini quelle materiali e istintive a quelle interiori e spirituali. Al
contrario, rivolgendosi direttamente ai suoi istinti e prescindendo in diverso
modo dalla sua realt personale cosciente e libera, si possono creare abitudini
di consumo e stili di vita oggettivamente illeciti e spesso dannosi per la sua
salute fisica e spirituale Il marxismo ha criticato le societ borghesi capitalistiche, rimproverando loro la mercificazione e lalienazione dellesistenza
umanaLesperienza storica dellOccidente, da parte sua, dimostra che, se
lanalisi e la fondazione marxista dellalienazione sono false, tuttavia lalienazione con la perdita del senso autentico dellesistenza un fatto reale anche
nelle societ occidentali. Essa si verifica nel consumo, quando luomo implicato in una rete di false e superficiali soddisfazioni...
Il capitalismo il sistema migliore?
Ritornando ora alla domanda iniziale, si pu forse dire che, dopo il fallimento
del comunismo, il sistema sociale vincente sia il capitalismo? Se con capitalismo si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e
positivo dellimpresa, del mercato, della propriet privata e della conseguente
responsabilit per i mezzi di produzione, della libera creativit umana nel settore delleconomia, la risposta certamente positiva, anche se forse sarebbe
pi appropriato parlare di economia dimpresa, o di economia di mercato,
o semplicemente di economia libera. Ma se con capitalismo si intende un
sistema in cui la libert nel settore delleconomia non inquadrata in un solido
contesto giuridico che la metta al servizio della libert umana integrale e la

361

IL LAVORATORE RITROVATO

consideri come una particolare dimensione di questa libert, il cui centro


etico e religioso, allora la risposta decisamente negativa.
Stato e Cultura
La cultura e la prassi del totalitarismo comportano anche la negazione della
Chiesa Lo Stato totalitario, inoltre, tende ad assorbire in se stesso la Nazione,
la societ, la famiglia, le comunit religiose e le stesse persone. Difendendo
la propria libert, la Chiesa difende la persona La Chiesa apprezza il sistema
della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte
politicheUnautentica democrazia possibile solo in uno Stato di diritto e
sulla base di una retta concezione della persona umana La Chiesa rispetta
la legittima autonomia dellordine democratico e non ha titolo per esprimere
preferenze per luna o laltra soluzione istituzionale o costituzionale. Il contributo, che essa offre a tale ordine, proprio quella visione della dignit della
persona, la quale si manifesta in tutta la sua pienezza nel mistero del Verbo
incarnato Lattivit economica, in particolare quella delleconomia di mercato, non pu svolgersi in un vuoto istituzionale, giuridico e politico. Essa suppone, al contrario, sicurezza circa le garanzie della libert individuale e della
propriet, oltre che una moneta stabile e servizi pubblici efficienti. Il principale
compito dello Stato, pertanto, quello di garantire questa sicurezzaLo Stato,
ancora, ha il diritto di intervenire quando situazioni particolari di monopolio
creino remore o ostacoli per lo sviluppo. Ma, oltre a questi compiti di armonizzazione e di guida dello sviluppo, esso pu svolgere funzioni di supplenza
in situazioni eccezionali, quando settori sociali o sistemi di imprese, troppo
deboli o in via di formazione, sono inadeguati al loro compitoSi assistito
negli ultimi anni ad un vasto ampliamento di tale sfera di intervento, che ha
portato a costituire, in qualche modo, uno Stato di tipo nuovo: lo Stato del
benessere. ... Disfunzioni e difetti nello Stato assistenziale derivano da uninadeguata comprensione dei compiti propri dello StatoIntervenendo direttamente e deresponsabilizzando la societ, lo Stato assistenziale provoca la perdita
di energie umane e laumento esagerato degli apparati pubblici, dominati da logiche burocratiche pi che dalla preoccupazione di servire gli utenti, con enorme
crescita delle spese.

(Stralci)

362

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

PAOLO VI: POPULORUM PROGRESSIO (1967)


Aspirazioni degli uomini
Essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera pi sicura la propria sussistenza, la salute, unoccupazione stabile; una partecipazione pi piena alle
responsabilit, al di fuori da ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la loro dignit di uomini; godere di una maggiore istruzione; in una
parola, fare conoscere e avere di pi, per essere di pi: ecco laspirazione degli
uomini di oggi, mentre un gran numero dessi condannato a vivere in condizioni che rendono illusorio tale legittimo desiderio In questo stato di marasma si fa pi violenta la tentazione di lasciarsi pericolosamente trascinare
verso messianismi carichi di promesse, ma fabbricatori di illusioni. Chi non
vede i pericoli che ne derivano, di reazioni popolari violente, di agitazioni insurrezionali, e di scivolamenti verso le ideologie totalitarie?
La chiesa e lo sviluppo
Necessaria allaccrescimento economico e al progresso umano, lintroduzione dellindustria insieme segno e fattore di sviluppo Ma su queste condizioni nuove della societ si malauguratamente instaurato un sistema che
considerava il profitto come motore essenziale del progresso economico, la
concorrenza come legge suprema delleconomia, la propriet privata dei mezzi
di produzione come un diritto assoluto, senza limiti n obblighi sociali corrispondenti. Tale liberalismo senza freno conduceva alla dittatura..Ma se
vero che un certo capitalismo stato la fonte di tante sofferenze, di tante
ingiustizie e lotte fratricide, di cui perdurano gli effetti, errato sarebbe attribuire alla industrializzazione stessa quei mali che sono dovuti al nefasto sistema che laccompagnava. Bisogna, al contrario, e per debito di giustizia,
riconoscere lapporto insostituibile dellorganizzazione del lavoro e del progresso industriale allopera dello sviluppo Troppi uomini soffrono, e aumenta
la distanza che separa il progresso degli uni e la stagnazione, se non pur anche
la regressione, degli altri Si danno, certo, situazioni la cui ingiustizia grida
verso il cielo grande la tentazione di respingere con la violenza simili ingiurieE tuttavia sappiamo che linsurrezione rivoluzionaria fonte di nuove

363

IL LAVORATORE RITROVATO

ingiustizie Ma desideriamo che il nostro pensiero venga rettamente inteso:


la situazione presente devessere affrontata coraggiosamente e le ingiustizie,
che essa comporta, combattute e vinte. Lo sviluppo esige trasformazioni audaci La sola iniziativa individuale e il semplice gioco della concorrenza non
potrebbero assicurare il successo dello sviluppo Spetta ai poteri pubblici
scegliere, o anche imporre, gli obiettivi da perseguire. Ma devono aver cura
di associare a questopera le iniziative dei privati e i corpi intermedi, evitando
in tal modo il pericolo duna collettivizzazione integrale o duna pianificazione
arbitraria Giacch ogni programma, elaborato per aumentare la produzione,
non ha in definitiva altra ragion dessere che il servizio della persona. La sua
funzione di ridurre le disuguaglianze, combattere le discriminazioni, liberare
luomo dalle sue servit.
Il pluralismo sindacale
Ogni azione sociale implica una dottrina. Il cristiano non pu ammettere
quella che suppone una filosofia materialistica e atea Ma, purch siano salvaguardati questi valori, un pluralismo di organizzazioni professionali e sindacali ammissibile e, da certi punti di vista, utile, se serve a proteggere la
libert un umanesimo plenario che occorre promuovere. Che vuol dire
ci, se non lo sviluppo di tutto luomo e di tutti gli uomini? 43. Lo sviluppo integrale delluomo non pu aver luogo senza lo sviluppo solidale dellumanit
noi dobbiamo parimente cominciare a lavorare assieme per edificare lavvenire comune dellumanit. E suggerivamo altres la ricerca di mezzi concreti
e pratici di organizzazione e di cooperazione, onde mettere in comune le risorse disponibili e cos realizzare una vera comunione fra tutte le nazioni...
Questo dovere riguarda in primo luogo i pi favoriti. I loro obblighi sono radicati nella fraternit umana e soprannaturale e si presenta sotto un triplice
aspetto: dovere di solidariet, cio laiuto che le nazioni ricche devono prestare ai paesi in via di sviluppo; dovere di giustizia sociale, cio il ricomponimento in termini pi corretti delle relazioni commerciali difettose tra popoli
forti e popoli deboli; dovere di carit universale, cio la promozione di un
mondo pi umano per tutti.

(Stralci)

364

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

BENEDETTO XVI: CARITAS IN VERITATE (2009)


La carit nella verit, di cui Ges Cristo s fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dellumanit intera A oltre
quarantanni dalla pubblicazione dellEnciclica, intendo rendere omaggio e tributare onore alla memoria del grande Pontefice Paolo VI, riprendendo i suoi
insegnamenti sullo sviluppo umano integrale e collocandomi nel percorso da
essi tracciato, per attualizzarli nellora presente. La vocazione al progresso
spinge gli uomini a fare, conoscere e avere di pi, per essere di pi . Ma
ecco il problema: che cosa significa essere di pi ? Alla domanda Paolo VI
risponde indicando la connotazione essenziale dell autentico sviluppo : esso
deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e
di tutto luomo.
La visione di Paolo VI
Paolo VI aveva una visione articolata dello sviluppo. Oggi il quadro dello sviluppo policentricoCresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparit. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono
e nascono nuove povert. In aree pi povere alcuni gruppi godono di una
sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante. Dopo il crollo
dei sistemi economici e politici dei Paesi comunisti dellEuropa orientale e la
fine dei cosiddetti blocchi contrapposti, sarebbe stato necessario un complessivo ripensamento dello sviluppo Oggi, facendo anche tesoro della lezione che ci viene dalla crisi economica in atto che vede i pubblici poteri dello
Stato impegnati direttamente a correggere errori e disfunzioni, sembra pi
realistica una rinnovata valutazione del loro ruolo e del loro potere, che vanno
saggiamente riconsiderati e rivalutati...
Ridotte le reti di protezione
Dal punto di vista sociale, i sistemi di protezione e previdenza faticano e potrebbero faticare ancor pi in futuro a perseguire i loro obiettivi di vera giu-

365

IL LAVORATORE RITROVATO

stizia sociale entro un quadro di forze profondamente mutato. Il mercato diventato globale ha stimolato anzitutto, da parte di Paesi ricchi, la ricerca di
aree dove delocalizzare le produzioni di basso costo al fine di ridurre i prezzi
di molti beni, accrescere il potere di acquisto e accelerare pertanto il tasso di
sviluppo centrato su maggiori consumi per il proprio mercato interno. Conseguentemente, il mercato ha stimolato forme nuove di competizione tra Stati
allo scopo di attirare centri produttivi di imprese straniere, mediante vari strumenti, tra cui un fisco favorevole e la deregolamentazione del mondo del lavoro. Questi processi hanno comportato la riduzione delle reti di sicurezza
sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi competitivi nel mercato
globale, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali
delluomoLa mobilit lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata, stata un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perch
capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture
diverse. Tuttavia, quando lincertezza circa le condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilit e di deregolamentazione, diviene endemica,
si creano forme di instabilit psicologica, di difficolt a costruire propri percorsi
coerenti nellesistenza, compreso anche quello verso il matrimonio Oltre
quarantanni dopo la Populorum progressio, il suo tema di fondo, il progresso,
resta ancora un problema aperto, reso pi acuto ed impellente dalla crisi economico-finanziaria in attoLa novit principale stata lesplosione dellinterdipendenza planetaria, ormai comunemente nota come globalizzazione.
Il mercato funziona solo se...
Il mercato, se c fiducia reciproca e generalizzata, listituzione economica
che permette lincontro tra le persone, in quanto operatori economici che utilizzano il contratto come regola dei loro rapporti e che scambiano beni e servizi tra loro fungibili, per soddisfare i loro bisogni e desideri il mercato,
lasciato al solo principio dellequivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare. Senza forme interne di solidariet e di fiducia reciproca, il mercato non
pu pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi questa
fiducia che venuta a mancare, e la perdita della fiducia una perdita grave

366

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

Il mercato non , e non deve perci diventare, di per s il luogo della sopraffazione del forte sul debole. La societ non deve proteggersi dal mercato,
come se lo sviluppo di questultimo comportasse ipso facto la morte dei rapporti autenticamente umani La vita economica ha senzaltro bisogno del
contratto, per regolare i rapporti di scambio tra valori equivalenti
Gli scopi sociali dellimpresa
Leconomia globalizzata sembra privilegiare la prima logica, quella dello scambio contrattuale, ma direttamente o indirettamente dimostra di aver bisogno
anche delle altre due, la logica politica e la logica del dono senza contropartita un fatto che si va sempre pi diffondendo il convincimento in base al
quale la gestione dellimpresa non pu tenere conto degli interessi dei soli
proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie
di soggetti che contribuiscono alla vita dellimpresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunit di riferimento. Negli ultimi
anni si notata la crescita di una classe cosmopolita di manager, che spesso
rispondono solo alle indicazioni degli azionisti di riferimento costituiti in genere da fondi anonimi che stabiliscono di fatto i loro compensi. Anche oggi
tuttavia vi sono molti manager che con analisi lungimirante si rendono sempre
pi conto dei profondi legami che la loro impresa ha con il territorio, o con i
territori, in cui opera
Preservare i vincoli di giustizia
Non c motivo per negare che un certo capitale possa fare del bene, se investito allestero piuttosto che in patria. Devono per essere fatti salvi i vincoli
di giustizia, tenendo anche conto di come quel capitale si formato e dei
danni alle persone che comporter il suo mancato impiego nei luoghi in cui
esso stato generato. Bisogna evitare che il motivo per limpiego delle risorse
finanziarie sia speculativo e ceda alla tentazione di ricercare solo profitto di
breve termine, e non anche la sostenibilit dellimpresa a lungo termine, il
suo puntuale servizio alleconomia reale e lattenzione alla promozione, in
modo adeguato ed opportuno, di iniziative economiche anche nei Paesi bisognosi di sviluppo. La delocalizzazione buona e cattiva.

367

IL LAVORATORE RITROVATO

Non c nemmeno motivo di negare che la delocalizzazione, quando comporta


investimenti e formazione, possa fare del bene alle popolazioni del Paese che
la ospita. Il lavoro e la conoscenza tecnica sono un bisogno universale. Non
per lecito delocalizzare solo per godere di particolari condizioni di favore, o
peggio per sfruttamento, senza apportare alla societ locale un vero contributo per la nascita di un robusto sistema produttivo e sociale, fattore imprescindibile di sviluppo stabile.. la globalizzazione, a priori, non n buona
n cattiva. Sar ci che le persone ne faranno . Non dobbiamo esserne vittime, ma protagonisti.

(Stralci)

368

LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

FRANCESCO I: DISCORSI SULLA CRISI (2013)


In attesa della prima enciclica sociale, Papa Francesco I ha affrontato i temi
del lavoro e il dramma della disuguaglianza in due discorsi. Il primo pronunciato il 1 maggio 2013, festa dei lavoratori, nella cappella di Santa Marta; il
secondo nella veglia di Pentecoste.
... Questa icona di Dio lavoratore ci dice che il lavoro qualcosa di pi che
guadagnarsi il pane: il lavoro ci d la dignit! Chi lavora degno, ha una dignit
speciale, una dignit di persona. Luomo e la donna che lavorano sono degni.
Invece, quelli che non lavorano non hanno questa dignit. Ma tanti sono quelli
che vogliono lavorare e non possono. Questo un peso per la nostra coscienza, perch quando la societ organizzata in modo che non tutti hanno
la possibilit di lavorare, di essere unti dalla dignit del lavoro, quella societ
non va bene: non giusta! Va contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra
dignit incominci da qui...
La dignit non ce la d il potere, o il denaro, o la cultura. No, la dignit ce la
d un lavoro degno... tanti sistemi sociali, politici ed economici hanno fatto
una scelta che significa sfruttare la persona: non pagare il giusto, non dare lavoro perch si guarda solo ai bilanci dellimpresa, si guarda solo a quanto io
posso approfittare. E questo va contro Dio! Quante volte abbiamo letto su
LOsservatore Romano titoli che ci hanno colpito come quello del giorno della
tragedia del Bangladesh: Vivere con 38 euro al mese. Era quanto guadagnavano le persone che sono morte Questo si chiama lavoro schiavo!. E oggi
nel mondo c questa schiavit che si fa con la cosa pi bella che Dio ha dato
alluomo: la capacit di creare, di lavorare, di farne la propria dignit. Quanti
fratelli e sorelle nel mondo sono in questa situazione per colpa di questi atteggiamenti economici, sociali, politici Papa Francesco con un riferimento
alla costruzione della Torre di Babele dice: Quando un mattone, per sbaglio,
cadeva, era un problema tremendo, uno scandalo: Ma guarda cosa hai
fatto!. Ma se uno di quelli che facevano la torre cadeva: Requiescat in pace!.
Era pi importante il mattone che la persona. Questo raccontava quel rabbino
medievale e questo succede adesso! Le persone sono meno importanti delle
cose che danno profitto a quelli che hanno il potere politico, sociale, econo-

369

IL LAVORATORE RITROVATO

mico. A che punto siamo arrivati? Al punto che non siamo consci di questa
dignit della persona; questa dignit del lavoro. Ma oggi la figura di san Giuseppe, di Ges, di Dio che lavorano, ci insegnano la strada per andare verso
la dignit. Oggi non possiamo dire pi quello che diceva san Paolo: Chi non
vuol lavorare, non mangi, ma dobbiamo dire che chi non lavora o non trova
la possibilit di lavorare, ha perso la dignit! Anzi, la societ ha spogliato questa persona di dignit!
Poi, il 18 maggio 2013, nella veglia di Pentecoste, Papa Francesco, ritornava
sul tema del lavoro, della crisi economica, della finanza rapace.
...Non interessa se la gente muore di fame, se non ha niente. Ci si preoccupa
delle banche o della finanza... Nella vita pubblica se non c' l'etica tutto possibile. Leggiamo sui giornali quanto la mancanza di etica fa tanto male all'umanit intera... Se cadono gli investimenti, le banche, tutti a dire che una
tragedia. Se le famiglie stanno male, non hanno da mangiare allora non fa
niente... Questa la nostra crisi... Ci sono pi martiri oggi che nei primi secoli
della Chiesa, fratelli e sorelle nostri che soffrono. Fa male al cuore dire che
trovare un barbone morto di freddo non notizia mentre lo uno scandalo;
pensare che tanti bambini non hanno da mangiare non notizia, questo
grave. Ma il martirio non mai una sconfitta, il grado pi alto della testimonianza che dobbiamo dare. Noi siamo il cammino e il martirio.
Infine l'intervento svolto nel corso dell'Udienza generale del 5 giugno 2013 e
quasi interamente dedicato alla giornata per l'ambiente.
"I soldi comandano ma Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la
terra non ai soldi, ma a noi, gli uomini e le donne, noi abbiamo questo compito... Se muore una persona non notizia, se tanti bambini non hanno da
mangiare non notizia, sembra normale, non pu essere cosi... Non abituiamoci al superfluo e allo spreco di cibo... Vorrei che prendessimo l'impegno
contro la cultura dello spreco, per una cultura della solidariet e dell'incontro... Si cura la terra perch dia frutto e perch questo frutto sia condiviso:
una indicazione di Dio data non solo all'inizio della storia, ma a ciascuno di
noi, parte del suo progetto, vuole dire far crescere il mondo con responsabilit, farlo crescere perch sia un giardino abitabile per tutti... Si dimentica
la persona perch quello che comanda il denaro".

370

In piazza Duomo a Milano, Giorgio Benvenuto viene pesantemente


contestato dai militanti del Pci per le posizioni sulla scala mobile,
in sintonia con quelle socialiste e di Bettino Craxi.
Giorgio Forattini illustra cos quella vicenda

IL LAVORATORE RITROVATO

BIBLIOGRAFIA
AA.VV. Uil Il sindacato negli anni del miracolo Roma 1961
AA.VV. Fim Cisl Per un sindacato di classe Sapere 1972
AA.VV. Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Problemi del movimento sindacale in
Italia 1943-1973 Feltrinelli 1976
AA.VV. Socianalisi del sindacato Uil Politecnico 1980
AA.VV. Il potere diffuso. Per un progetto di autogestione Uil Politecnico 1980
AA.VV. Il sindacato nuovo Franco Angeli Editore 1981
AA.VV. Le scissioni sindacali Edizioni BFS 1999
AA.VV. La riforma del salario Franco Angeli 1984
AA.VV. Le scissioni sindacali Italia Europa BFS Edizioni 1999
AA.VV. LX anniversario della fondazione della Uil Roma 2010
Abravanel Roger Meritocrazia. Quattro proposte concrete per la valorizzare il
talento e rendere il nostro Paese pi ricco e pi giusto Garzanti 2008
Acquaviva Gennaro La politica economica italiana degli anni ottanta Marsilio 2005
Acquaviva Gennaro, Covatta Luigi Il crollo Marsilio 2012
Acquaviva Gennaro, Covatta Luigi, Molaioli Angelo Cento e venti anni di storia
socialista Polistampa Ed. 2012
Al Claudio Il disservizio compreso Bariletti Editore 1989
Al Claudio Il grande gap. Infrastrutture: lItalia ai margini dellEuropa
(a cura di Giuseppe Rosa) Editore Sipi 1990
Alosco Antonio Alle radici del sindacalismo Sugarco 1979
Alosco Antoni (a cura di) Cinquantanni. La Uil Campania dal 1950 al 2000 Ed.
Dany 2001

372

BIBLIOGRAFIA

Annibaldi Cesare Impresa, partecipazione, conflitto Marsilio 1994


Arf Gaetano I socialisti del mio secolo Lacaita 2002
Ascenzi Antonio, Bergagio G. Luigi Il mobbing. Il marketing sociale come
strumento per combatterlo G. Giappichelli Editore 2000
Averardi Giuseppe I socialisti democratici (Da Palazzo Barberini alla scissione del
4 luglio 1969) Sugarco 1977
Ballistreri Maurizio Sinistra Socialismo Democrazia A. Siciliano Ed. Messina 1993
Ballistreri Maurizio Sindacato e riformismo Pem Associati Messina 1991
Ballistreri Maurizio Le relazioni sindacali in Italia tra crisi dello Stato-Nazione e
bipolarismo politico Edizioni Scientifiche Italiane Napoli 2006
Balzani Roberto Il sindacalismo laico a Forl: la Uil nel secondo dopoguerra Santermo Editore 1993
Bartocci Enzo Sindacato domani. Le nuove ragioni dellunit Fondazione Brodolini 1991
Bartocci Enzo Le politiche sociali nellItalia liberale (1861-1919) Donzelli 1999
Bartocci Enzo Una stagione del riformismo Fondazione Brodolini 2010
Bauman Zygmunt Storia dei sindacati in Italia Editori Riuniti 2006
Bellini S., Scarpellini Mauro Vienna-Ginevra via Comiso Typo Centro Ed. 1985
Bellissima Romano Pillole scosse e petrolio. La Uilcem tra storia e immagini Pironti
Editore 2006
Benevento Camillo (a cura di) 40 anni di lotte e conquiste Feneal Uil 1991
Benvenuto Giorgio Natura e funzioni della Commissione Interna Quartara 1960
Benvenuto Giorgio - Rodot Stefano La riforma dellordinamento giudiziario
Editori Riuniti Roma 1976
Benvenuto Giorgio Verso un nuovo sindacato Marsilio Ed. 1977

373

IL LAVORATORE RITROVATO

Benvenuto Giorgio Il sindacato tra movimento e istituzioni Marsilio Ed. 1978


Benvenuto Giorgio Dalla tradizione laica un nuovo modello di sindacato
Roma 1980
Benvenuto Giorgio Uil 80 dallantagonismo al protagonismo Barta Editrice 1981
Benvenuto Giorgio (Intervista di Lorenzo Scheggi Merlini) La seconda giovinezza
Rizzoli 1986
Benvenuto Giorgio, Giancarlo Fornari La sanit malata Lavoro Italiano 1990
Benvenuto Giorgio Far funzionare lItalia Procom Edizioni 1990
Benvenuto Giorgio La nostra unit per lEuropa Franco Angeli Editore 1990
Benvenuto Giorgio Giuseppe Mazzini e gli operai Ed. Uil 1991
Benvenuto Giorgio Bruno Buozzi, il riformista Fondazione Bruno Buozzi 2001
Benvenuto Giorgio La Uil di Italo Viglianesi Data Ufficio 2006
Benvenuto Giorgio Millenovecentosessantanove (I metalmeccanici e lautunno
caldo) Fondazione Bruno Buozzi 2009
Benvenuto Giorgio Viglianesi e la storia del sindacato riformista Fondazione
Bruno Buozzi 2010
Benvenuto Silvio Ombre e luci Libro Italiano Ragusa 2006
Bertozzi Paride - Sestini Giampietro (a cura di) Dizionario dei termini sindacali e
del lavoro Cierre 1993
Bertozzi Paride, Sestini Giampietro (a cura di) Lo statuto dei lavoratori nellapplicazione giurisprudenziale Cierre 1993
Bianchi Gianfranco De Gasperi e la democrazia dellalternanza Rubbettino Ed.
(Quaderni di Europa Popolare) 2008
Bianciardi Silvia Argentina Altobelli Pietro Lacaita Editore 2002
Berselli Edmondo LItalia di Cipputi Mondadori 2005

374

IL LAVORATORE RITROVATO

Berselli Edmondo Leconomia giusta Einaudi 2010


Berta Giuseppe Conflitto industriale e struttura dimpresa alla Fiat (1919-1979)
Il Mulino Editore 1998
Berta Giuseppe (con Cesare Annibaldi) Grande impresa e sviluppo italiano studi
per i cento anni della Fiat (1 e 2 volume) Il Mulino Editore 1999
Berta Giuseppe La Fiat dopo la Fiat (storia di una crisi 2000-2005)
A. Mondadori Editore 2006
Bignami Lionello Unit sindacale ESI 1974
Bobbio Norberto Let dei diritti Einaudi 2005
Bocca Giorgio I signori dello sciopero Longanesi 1980
Bocchi T. Il movimento repubblicano nel sindacato dal Patto di Roma alla federazione unitaria 1944-1972 Tesi di laurea 1985
Boni Piero Bruno Buozzi e il Patto di Roma Ed. Ediesse 1984
Bonifazi Alberto Da Venezia sulla strada dellunit Publiroma 1970
Bonifazi Alberto, Salvarani Gianni Dalla parte dei lavoratori, vol. I,II,III Franco
Angeli 1976
Borioni Paolo La base socialdemocratica (1964-1968) Carocci Editore 2012
Brodolini Giacomo Dalla parte dei lavoratori Lerici 1979
Burchi Sandra, Ruggeri Fedele Noi e la Cgil Ediesse 2012
Buttinelli Domenico Il servizio sanitario nazionale Franco Angeli Editore 1977
Camera confederale del lavoro di Trieste Sessantanni di sindacato democratico
a Trieste Uil Trieste 2007
Camusso Susanna (Intervista di Stefano Lepri) Il Lavoro perduto Editori Laterza 2012
Canale Aldo, AA.VV. Fabbrica aperta anni 1/6. Rivista di politica economica e
sindacale Ed. Marsilio 1974/1979

376

BIBLIOGRAFIA

Canale Aldo Pagina mensile e settimanale raccolta 1981-1982


Edizione Politecnico
Carannante Rocco Dopo la riforma Fornero Tullio Pironti Editore 2012
Carniti Pierre Remare controcorrente Edizioni Lavoro 1985
Carniti Pierre Noi vivremo del lavoro... Edizioni Lavoro 1996
Carniti Pierre Era il tempo della speranza. La Fim negli anni sessanta
Edizioni Lavoro 2001
Carniti Pierre Dalla parte del lavoro Citt Aperta 2002
Carniti Pierre Dove stiamo andando? Democrazia e lavoro nellet dellincertezza
Altrimedia 2012
Carpentieri A. La rottura dellunit sindacale Tesi di laurea 1997
Castagno Gino Bruno Buozzi Ed. Avanti 1955
Castorina Renato Il potere del sindacato Roma 1974
Castorina Renato, Scarpari Romeo Uil dallatto costitutivo al congresso di Bologna
Uil 1977
Castronovo Valerio Fiat. Una storia del capitalismo italiano Rizzoli 2005
Chiaberge Riccardo Un eretico in Confindustria. Il caso Graziano Etas libri 1980
Ciampi Carlo Azeglio, Orioli Alberto Non il paese che sognavo. Taccuino laico
per i 150 anni dellunit dItalia Il Saggiatore 2010
Ciani Nadia Fuori da un secolare servaggio. Vita di Argentina Altobelli
Ediesse 2011
Contigliozzi Marcello Il mercato comune europeo Cisis 1957
Craveri Piero Sindacato e istituzioni nel dopoguerra Il Mulino 1977
Craveri Piero, Pignatelli Giuseppe Per una riforma delle relazioni industriali.
Dieci anni con la Uil Franco Angeli 1990

377

IL LAVORATORE RITROVATO

Cruciani Sante Bruno Trentin e la sinistra italiana e francese Ecole Franoise de


Rome 2012
Dalla Chiesa E. Unione europea mercato interno e spazio sociale: quali prospettive? Roma 1987
Danesi Silvano Storia della Uil di Brescia Csp Brescia 2011
De Amicis Edmondo Primo Maggio Garzanti 1891
Dellacqua Mario Luigi Macario Edizioni Lavoro 2003
De Rita Giuseppe, Galdo Antonio Leclissi della borghesia Laterza 2011
Diamanti Ilvo Tempi strani. Un nuovo sillabario Feltrinelli 2012
Di Capua Giovanni e AA.VV. Grande enciclopedia della politica. I protagonisti
dellItalia democratica. La Uil. Voluni I/VI 1950-2001
Di Capua Giovanni De Gasperi e la democrazia dellalternanza Rubbettino
(Quaderni di Europa Popolare) 2008
Di Mario Antonello Metalmeccanici on line Pironti Ed. 2013
Di Meola Nestore La grande Germania verso il duemila Rubbettino Editore 1997
Di Meola Nestore Willy Brandt Rubbettino Editore 1998
Di Meola Nestore Quel muro c ancora Sapere 2000 2003
ESSMOI I socialisti alla Consulta 1974
Fanti Liano (a cura di) Uil 1950-2000. Storia del sindacalismo riformista
attraverso un sindacalista: Giulio Polotti M&B Publishing 2000
Feliziani Giancarlo Razza di comunista. La vita di Luciano Lama Editori Riuniti 2009
Ferrari Renato I miei ultimi sessantanni Ed. Comet 1996
Ferrarotti Franco Sindacalismo autonomo Edizioni di Comunit 1958
Foa Vittorio Sindacati e lotte operaie, 1943-1973 Loescher Editore 1975

378

BIBLIOGRAFIA

Foccillo Antonio La politica dei redditi. Utopia, mito, realt Ed. Lav. Ital 2007
Foccillo Antonio La politica dei redditi e la sua giuridicit Aracne 2010
Foccillo Antonio - Giovanni Paletta La grande crisi e le manovre economiche
Spoleto 2010
Foccillo Antonio Quale sindacato per il nuovo millennio Data News 2011
Fontanelli Giancarlo, Galli Flaminio Parti sociali e comunicazione. Il caso del
sindacato nellItalia contemporanea Anicia 2002
Forbice Aldo I socialisti e il sindacato Palazzi Editore 1968
Forbice Aldo La federazione Cgil, Cisl, Uil tra cronaca e storia Bertani Ed. 1973
Forbice Aldo, Chiaberge Riccardo Il sindacato dei Consigli Bertani 1974
Forbice Aldo Scissioni sindacali e origini della Uil: le vicende politiche e sindacali
che portarono nel 1948-1950 alla formazione del pluralismo del movimento
sindacale italiano Lavoro Italiano 1981
Forbice Aldo - Sestini Giampietro Pensioni oggi e domani Franco Angeli Ed. 1984
Forbice Aldo Robot, computer e nuovi operai Franco Angeli Editore 1984
Forbice Aldo La forza tranquilla Franco Angeli Editore 1984
Forbice Aldo Il sindacato nel dopoguerra Franco Angeli Editore 1990
Forbice Aldo Sindacato e riformismo. Bruno Buozzi scritti e discorsi Franco Angeli
Editore 1994
Formica Rino Revisionismo e popolo Ass. Soc. Lib. 2009
Fornari Giancarlo Per una svolta nella politica fiscale Franco Angeli Editore 1977
Fornari Giancarlo, Empedocle Maffia (a cura di) Contro il carovita per una politica
dei prezzi Franco Angeli 1977
Fornari Giancarlo I bugiardi del fisco ADN Kronos libri 1985

379

BIBLIOGRAFIA

Fornari Giancarlo - Pellegrino Marco (a cura di) Dallautunno caldo alle soglie del
mercato unico europeo Ianos 1989
Fornari Giancarlo Il sindacato dei cittadini Oikos Edizioni 1990
Fornari Giancarlo (a cura di) Il sindacato degli anni 90. Intervista a Giorgio
Benvenuto e Giuseppe Tamburrano Oikos 1991
Fornari Giancarlo Tentativo di descrizione di unagenda di governo Oikos 1992
Fornari Giancarlo La nuova comunicazione pubblica. Strategie e tecnologie per
avvicinare le istituzioni ai politici Il sole 24ore 2004
Fornari Giancarlo Limbarbarimento del linguaggio politico Ediesse 2006
Fornari Giancarlo Linnocente, il guerriero, il mercante, lo psicodramma della
comunicazione politica Contrappunti 2006
Galbraith John Kenneth La societ opulenta Bollati Boringhieri 1997
Gallino Luciano La scomparsa dellItalia industriale Einaudi 2003
Gallino Luciano Finanzacapitalismo - La civilt del denaro in crisi
Editori Laterza 2011
Gallino Luciano (intervista di Paola Borgna) La lotta di classe dopo la lotta
di classe Editori Laterza 2012
Galossi Romano Voglia di riformismo Salemi 1992
Ghezzi Giorgio Processo al sindacato Ediesse 2012
Gigliobianco Alfredo, Salvati Michele Il maggio francese e lautunno caldo: la risposta di due borghesie Il Mulino 1980
Gianotti Renzo Lotte e organizzazioni di classe alla Fiat (1948-1970)
De Donato Editore 1970
Giordani Enzo Come nacque il sindacato di polizia di Stato Valerio Levi Ed. 1993
Grana Cinzia La Uilm di Bergamo Uilm Bergamo 2002

381

IL LAVORATORE RITROVATO

Hegel Friedrich Fenomenologia dello spirito Bompiani 2000


Horowitz Daniel Il movimento sindacale in Italia Il Mulino 1963
Ingrao Pietro Volevo la luna Einaudi 2006
Ingrao Pietro (con Maria Luisa Boccia e Alberto Olivetti) Indignarsi non basta
Aliberti Editore 2011
Keynes John Maynard Sono un liberale? Adelphi 2010
Kennedy John Fitgerald La nuova frontiera Donzelli Editore 2009
Krugman Paul La Coscienza di un liberal Editori Laterza 2008
Krugman Paul Fuori da questa crisi, adesso! Garzanti 2012
Laconi Guido - A. Teutsch Il sindacato dei cittadini Sgk-Uil Bolzano 2002
Lama Luciano Dieci anni di processo sindacale unitario Editrice Sindacale Italiana 1976
Lama Luciano Gli anni del sindacato RS Editrice 1983
Lama Luciano (a cura di Massimo Riva) Intervista sul sindacato Editori Laterza 1976
Lama Luciano (a cura di Massimiliano Amato e Carmine Bonanni) Mezzogiorno e
democrazia operaia Libert e informazione Editore 2005
Lama Luciano (a cura di Maurizio Ridolfi) Luciano Lama Ediesse 2006
La Malfa Ugo Polemica economica a sinistra Ed. Della Voce 1971
Larizza Pietro Esperienze analisi e proiezioni della politica organizativa Uil 1982
Larizza Pietro Con il riformismo per la partecipazione Uil 2009
Larizza Pietro Per le riforme condivise per la democrazia partecipata Uil 2010
Larizza Pietro Il dopo Berlusconi. Paure e speranze Uil 2012
Landolfi Antonio Il socialismo Ediz. Associate 1993
Lauzi Giorgio Per lunit sindacale. Dal Patto di Roma ad oggi Coines 1974

382

BIBLIOGRAFIA

Lauzi Giorgio La fabbrica del dialogo. Imprese e sindacato: le scelte dellIntersind


(1983-1998) Associazione sindacale Intersind 2005
Levorato G.D. La storia della Uilp Veneto Ed. Maseranse 2001
Limiti Giuliana (a cura di) Giuseppe Mazzini e gli operai Uil 1991
Limiti Giuliana, Di Napoli Mario Carlo e Nello Rosselli. Giustizia e libert Uil 1993
Livorsi Franco Turati Rizzoli 1984
Lomuti M.L. Le origini della Uil Tesi di laurea 1996
Loreto Fabrizio Agostino Novella Ediesse 2006
Loreto Fabrizio Storia della Cgil dalle origini ad oggi Ediesse 2009
Lotito Franco I diritti della libert Data Ufficio 2003
Lucarini Federico Politiche contrattuali e costo del lavoro Undel 1983
Macaluso Emanuele 50 anni nel Pci Rubbettino Ed. 2003
Macaluso Emanuele Politicamente s/corretto Audino Editore 2012
Mannucci A. Alla ricerca del sindacato nuovo. La Uil tra federazione unitaria e
processo revisionistico Tesi di laurea 1993
Marcuse Herbert Saggi di Teoria Critica 1933-1965 (Sui fondamenti filosofici del
concetto di lavoro nella scienza economica) Einaudi 1969
Martinet Gilles Sette sindacati per sette paesi Editori Laterza 1980
Mascini Massimo, Ricci Maurizio La via del consenso. Dal protocollo Spadolini del
28 gennaio 1981 allaccordo Scotti del 22 gennaio 1983 Cedis Editrice 1984
Mascini Massimo, Ricci Maurizio Lo scambio alla prova. Imprenditori e sindacati
nel 1983 dal lodo Scotti al contratto metalmeccanici Cedis Editrice 1985
Mascini Massimo, Ricci Maurizio La grande sfida sindacati, imprenditori e
governo dal settembre 1983 al luglio 1984 Cedis Editrice 1985

383

IL LAVORATORE RITROVATO

Mascini Massimo, Ricci Maurizio La cruna del referendum. Vinti, vincitori e


spettatori della svolta del sindacato Cedis Editrice 1987
Mascini Massimo, Ricci Maurizio Dai decimali ai cobas. Come cambiano le
relazioni industriali Cedis Editrice 1988
Mascini Massimo, Ricci Maurizio Lavori in corso Cedis Editrice 1991
Mascini Massimo Profitti e salari Il Mulino 2000
Mascini Massimo, Penelope Nunzia Il sindacato di domani Il Diario del lavoro
Edizioni 2009
Mattarelli Sauro, Morigi Paola La Uil di Ravenna. Venti di lotte e di proposte
Longo 1989
Mattina Enzo Sindacato e controllo operaio Mazzotta 1977
Mattina Enzo Fiat e sindacati negli anni 80 Rizzoli 1981
Mattina Enzo Gli industriali e la democrazia Il Mulino 1991
Mattina Enzo Disoccupazione. La vincibile armata Guerini e Associati 2001
Mattina Enzo Elogio della precariet Rubbettino Ed. 2010
Melograni Piero (a cura di) Intervista sullantifascismo (Giorgio Amendola)
Laterza 1976
Merli Brandini Pietro, Giampiero Sambucini ancora possibile un sindacato di
sinistra? Franco Angeli Ed. 1984
Messia Antonio Storia e storie di metalmeccanici. Quarantanni di esperienza Uilm
Franco Angeli 1990
Messia Antonio Ottobre millenovecentottanta Bardi Editore 2000
Messia Antonio, Passaro Antonio La politica sospesa Tullio Pironti Editore 2003
Messia Antonio Utopia e partecipazione. Lesperienza Zanussi Eucos Edizioni 2004
Messia Antonio, Passaro Antonio Apologia di un antileader Tullio Pironti Ed. 2006

384

IL LAVORATORE RITROVATO

Messia Antonio, Passaro Antonio Luigi Angeletti riformismo e modernit


Tullio Pironti Editore 2010
Micheli Giuseppe Quindici anni di cammino della Uil Lavoro Italiano 1968
Miniati Silvano Psiup 1964-1972. Vita e morte di un partito Edimez Ed. 1981
Miniati Silvano Non di sola pensione Circolo dEuropa Ed. 1991
Miniati Silvano I giovani per gli anziani Angelo Guerrini 1992
Montana Vanni B. Amarostico Bastogi 1975
Mucchetti Massimo intervista Cesare Geronzi Confiteor - Potere, banche e affari
la storia mai raccontata Feltrinelli 2012
Napoleoni Loretta Il contagio. Perch la crisi economica rivoluzioner le nostre
democrazie Rizzoli 2011
Napolitano Giorgio Dal Pci al socialismo europeo Laterza 2006
Napolitano Giorgio Una e indivisibile. Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia
Rizzoli 2011
Novelli Claudio Il partito dAzione e gli italiani La Nuova Italia 2000
Olivetti Adriano Ai Lavoratori. Discorso agli operai di Pozzuoli e Ivrea
Edizioni di Comunit 2012
Olivetti Adriano Democrazia senza i partiti Edizioni di Comunit 2013
Paci Agostino, Lauzi Giorgio Governi, imprese e sindacati. fatti e contratti
Franco Angeli Editore 2002
Pagliuca Osvaldo Lavorare nella scuola Le Monnier 1988
Pancalli Luca I diritti del cittadino Italedit 2000
Passaro Antonio Chi decide? Tullio Pironti Editore 2009
Passaro Antonio Il valore del lavoro Tullio Pironti Editore 2012

386

BIBLIOGRAFIA

Pelos Ferruccio Il mercato senza lavoro Edizioni Lavoro 2013


Pepe Adolfo Storia della Cgdl Laterza Ed. 1972
Pileri Carlo Quando volano i fenicotteri Fondazione Bruno Buozzi 2012
Pinto Carmine Il riformismo possibile Rubbettino Ed. 2008
Pisasale Giuseppe La Uil trentina Tullio Pironti Editore 2013
Pizzinato Antonio Viaggio al centro del lavoro Ediesse 2012
Plateroti Arnaldo La grande voglia dEuropa Lavoro Italiano 1988
Plateroti Arnaldo La fondazione della Uil: i testimoni Oikos 1989
Plateroti Arnaldo Dicono di noi Uil 2000
Polotti Giulio Dalla fondazione agli anni 80. La Uil Edizioni Uil 1989
Proietti Domenico Il profilo riformatore del sindacato Tullio Pironti Ed. 2010
Prosperetti Giulio Nuove politiche per il walfare state G. Giappichelli Ed. 2013
Radosh Ronald Il sindacato imperialista Rosemberg e Seller 1978
Ramella Secondo Vecchio e nuovo sindacalismo negli episodi di un vecchio
sindacalista socialista Tip. Riva 1958
Ramella Secondo Lazione sindacale nellalto novarese. Socialisti e fascisti a
confronto Tip. Riva 1962
Regazzi Antonino, Canapa Carlo Fabio Dallofficina metalmeccanica a colloquio
con mezzo secolo di esperienza Uilm Istituto studi sindacali Uil 2010
Rasulo Prospero Domenico Delicio. Un itinerario umano e socio-politico lungo una
vita Il Coscile 2003
Ravenna Ruggero, Craveri Piero, Pignatelli Giuseppe La scala mobile
Politecnico Roma 1980
Ricci Maurizio Anni di ferro. Merloni alla Confindustria Ediesse 1984

387

IL LAVORATORE RITROVATO

Rifkin Jeremy La terza rivoluzione industriale. Come il potere laterale sta


trasformando lenergia, leconomia, il mondo Mondadori 2011
Roepke Wilhelm Il Vangelo non socialista Rubettino - Leonardo Facco 2006
Romano Sergio, Lazar Marco con Canonica Michele LItalia disunita Longanesi 2011
Romeo Federico Gli Stati Uniti e il sindacalismo europeo 1944-1951
Edizioni Lavoro 1959
Romiti Cesare (con Madron Paolo) Storia segreta del capitalismo italiano.
Cinquantanni di economia, finanza e politica raccontati da un grande
protagonista Longanesi 2012
Rossi A. Assistenzialismo o sviluppo Ed. La Voce 1985
Rousseau Jean Jeacques Discorso sulle origini delle disuguaglianze Bompiani 2012
Ruffolo Giorgio, Sylos Labini Stefano Il film della crisi - La mutazione del
capitalismo Einaudi 2012
Saba Vincenzo Giulio Pastore sindacalista EL 1983
Sabatini Claudio, Polo Gabriele Restaurazione Italiana Manifesto 2000
Sabbatucci Giovanni Storia del socialismo italiano Vol. I-VI Il Poligono 1980
Salvarani Gianni, Guidi E., Valcavi D., Giambarba E., La Porta A., Vinay G., Drago F.,
Movimento sindacale e contrattazione collettiva 1945-1970 F. Angeli 1971
Salvarani Gianni, Guidi E., Valcavi D., La Porta A., Drago F., La contrattazione
integrativa aziendale e di gruppo nel 1970 Seusi 1971
Salvarani Gianni, Guidi E., Valcavi D., La Porta A., La contrattazione integrativa
aziendale e di gruppo nel 1971 Seusi 1972
Salvarani Gianni, Guidi E., Valcavi D., Bonifazi A., Giambarba E., La Porta A., La
contrattazione aziendale e di gruppo nel 1972 Seusi 1973
Salvarani Gianni, Bonifazi Alberto Le nuove strutture del sindacato
Franco Angeli Ed. 1973

388

BIBLIOGRAFIA

Salvarani Gianni, Guidi E., Valcavi D.,Bonifazi A., Giambarba E., La Porta A., (a cura
di) Annuario sindacale Franco Angeli 1974
Salvarani Gianni (a cura di) 100 anni di sindacalismo confederale Roma 2010
Salvarani Gianni (a cura di) La consulta questa sconosciuta Roma 2012
Salvarani Gianni (a cura di) Dirigenti e componenti di organismi centrali e periferici
della Uil che hanno assunto incarichi di responsabilit nelle istituzioni politicoamministrative pubbliche e private, internazionali, nazionali e locali Roma 2012
Salvarani Gianni Chi sono i fondatori della Uil Ed. Uil 2012
Salvarani Gianni (a cura di) Elenco dei libri di autori Uil e di quelli che hanno scritto
solo della Uil Roma 2013
Sambucini Giampiero, Bertozzi Paride Elementi e principi di economia Saleni 1976
Sambucini Giampiero, Bertozzi Paride Lavoratori e sindacati nel processo Uil 1976
Saponaro Michele Mazzini Garzanti 1944
Saragat Giuseppe (a cura di Luigi Preti e Italo De Feo) Quaranta anni di lotta per
la democrazia. Scritti e discorsi 1925-1965 Mursia 1966
Sassano Fidia Federazione sindacale mondiale Milano Azione Comune 1967
Sassoon Donald Cento anni di socialismo - La sinistra nellEuropa occidentale del
XX secolo Editori Riuniti 1998
Sbarbati Luciana, Ippoliti Iperide La nostra Repubblica Ed. Raffaello 2009
Scarpellini Mauro Proposte per un sindacato protagonista Broglio Editore 1982
Schiavo Mario La UilPost dalla fondazione al congresso di Chianciano (1950-1997)
UilPost 1997
Scricciolo Luigi Ventanni in attesa di giudizio. Dal sindacato in carcere: Imputazione spionaggio Memori 2006
Senofonte Memorabili Bur 1989

389

IL LAVORATORE RITROVATO

Spriano Paolo Storia del Partito Comunista Italiano. vol I. Da Bordiga a Gramsci
Einaudi 1971
Sereni Umberto Dal sindacalismo rivoluzionario a sindcalismo repubblicano:
il lungo viaggio verso Mazzini di Umberti Pagani in Archivio Trimestrale, n. 4 1978
Simoncini Franco Le associazioni sindacali e i contratti di lavoro Roma 1955
Simoncini Franco Studi di retribuzione Uil 1959
Simoncini Franco Problemi e prospettive della contrattazione collettiva di lavoro
Uil 1960
Simoncini Franco Il sindacato e la politica di piano Roma 1962
Simoncini Franco Libert sindacali e norme repressive Abete 1970
Simoncini Franco Il confronto e la strategia sindacale Abete 1972
Simoncini Franco Unit della Uil per lunit del movimento Abete 1974
Simoncini Franco La partecipazione nellimpresa Uil 1977
Simoncini Franco Dallinterno della Uil (1950-1985) Franco Angeli Ed. 1986
Spadolini Giovanni e AA.VV. Sindacato e Stato nellepoca del centrismo e del
centrosinistra, vol. I,II,III (a cura di Filippo Peschiera) La Monner 1979
Standing Guy Precari. La nuova classe esplosiva Il Mulino 2012
Stiglitz Joseph E. Il prezzo della disuguaglianza Einaudi 2013
Tamburrano Giuseppe Intervista sul socialismo italiano a Nenni Laterza 1977
Tarantelli Luca Il sogno che uccise mio padre Rizzoli 2013
Tobagi Walter Che cosa contano i sindacati? Rizzoli 1980
Torneo Claudio Il sindacalista dassalto (Pierre Carniti) Sugarco 1976
Trentin Bruno (intervista di Bruno Ugolini) Il sindacato dei consigli
Editori Riuniti 1980

390

BIBLIOGRAFIA

Trentin Bruno Il coraggio dellutopia Rizzoli Editore 1994


Trentin Bruno Autunno caldo. Il secondo biennio rosso 1968-1969 Ed. Riuniti 1999
Trentin Bruno (a cura di Michele Magno) La libert viene prima Ediesse Ed. 2004
Trentin Bruno Lavoro e libert (a cura di Michele Magno) Editori Riuniti 2008
Trentin Bruno Il futuro del sindacato dei diritti Ediesse 2009
Turone Sergio Il paradosso sindacale Editori Laterza 1979
Turone Sergio Storia del sindacato in Italia (1943/1980) Editori Laterza 1981
Turone Sergio Storia della Uil Franco Angeli Ed. 1990
Uhlman Fred Lamico ritrovato Feltrinelli 1986
Vanni Raffaele Relazione sindacale al 3 congresso nazionale dellUnione Italiana
del Lavoro, Roma 9.10.11.12 febbraio 1958 Az. Beneventana Tip. Ed. 1958
Vanni Raffaele Il mezzogiorno di tutti i paesi Centro studi sindacali 1983
Vanni Raffaele (a cura di Camillo Benevento) Gli anni della mia segreteria
generala alla Uil Tullio Pironti Editore 2011
Vicario F.M. Le origini e i protagonisti della Uil Tesi di laurea 1988
Viglianesi Italo Dieci anni di sindacalismo democratico Roma 1960
Viglianesi Italo Il sindacato negli anni del miracolo: dichiarazioni alla stampa
1960/61 Uil 1961
Vigorelli Ezio Litaliano socialista e non lo sa A. Mondadori 1952

391

INDICE DEI NOMI

INDICE DEI NOMI


Adenauer Konrad; 202, 339
Agnelli Gianni; 52, 62, 134, 139, 197, 198
Agnelli Susanna; 197
Agnelli Umberto; 197, 198
Agnes Biagio; 70
Alicata Mario; 300
Alighieri Dante; 327
Altobelli Argentina; 47
Amato Giuliano; 36
Arendt Hannah; 223
Aubry Martine; 73, 150
Bakunin Michail; 35
Barber Randy; 111
Bartocci Enzo; 78
Bauman Zygmunt; 28, 30, 158
Beatles; 126
Benedetto XVI; 24, 30, 186, 191, 229, 230, 231, 240, 241, 242, 365
Benso Camillo conte di Cavour; 120
Berlinguer Enrico; 16, 17, 18, 49, 54, 56, 57, 58, 59, 61, 63, 64, 68, 176, 178,
235, 404
Berlusconi Silvio; 93, 96, 97, 120, 132, 133, 135, 136, 150, 162, 169, 189, 191,
192, 214
Bersani Pierluigi; 162
Berselli Edmondo; 10, 167
Bertinotti Fausto; 73, 233
Bissolati Leonida; 277
Blair Tony; 154, 155, 156
Bobbio Norberto; 160
Boehm Franz; 342
Bonanni Raaele; 154, 157
Bonino Emma; 131
Bonomi Ivanoe; 277
Bordiga Amadeo; 276
Bossi Umberto; 100
Bozzi Aldo; 227
Brandt Willy; 39, 40, 175, 201, 298, 299, 300, 301
Brodolini Giacomo; 77, 78, 79, 80, 139, 162, 203, 233

393

IL LAVORATORE RITROVATO

Bruening Heinrich; 104


Brunetta Renato; 162
Buet Warren; 9, 217
Buozzi Bruno; 26, 33, 35, 39, 40, 42, 43, 45, 46
Camusso Susanna; 83, 159, 199
Carli Guido; 71
Carniti Pierre; 14, 26, 32, 54, 58, 60, 68, 69, 71, 76, 114, 117, 123, 134, 143,
152, 153, 157, 166, 170, 178, 188, 248
Canevari Emilio; 40, 42
Chiaromonte Gerardo; 68
Ciampi Carlo Azeglio; 36, 67, 95, 98, 121, 129, 149, 150, 151, 204, 216
Luigi Comencini; 75
Conti Giovanni; 35
Cossiga Francesco; 49, 57
Craxi Bettino; 16, 17, 36, 49, 52, 58, 59, 60, 61, 63, 64, 65, 66, 67, 70, 71, 104,
122, 123, 131, 134, 174, 175, 177, 206, 208, 216, 224, 227, 228,
248, 298, 300, 371, 404
Cuccia Enrico; 185
D'Alema Massimo; 156, 175, 227
D'Antoni Sergio; 101, 154
Dahrendorf Ralph; 154, 155
De Benedetti Carlo, 63
De Filippo Eduardo; 75
De Gasperi Alcide; 43, 136
De Gournay Vincent; 139
De Gregori Francesco; 175
Della Valle Diego; 218
De Martino Francesco; 172, 173
De Mita Ciriaco; 16, 67, 68, 70, 227
Depardieu Gerard; 131
De Rita Giuseppe; 224
Dini Lamberto; 113, 204
Di Pietro Antonio; 122, 275
Di Vittorio Giuseppe; 33, 40, 42, 43, 158, 176, 203
Donat Cattin Carlo; 12, 64, 77, 78, 79, 80, 139, 203
Dutschke Rudi; 229
Epifani Guglielmo; 157, 214
Engels Friedrich; 138, 278, 283, 284, 287
Erhard Ludwig; 202

394

INDICE DEI NOMI

Eucken Water; 342


Fassino Piero; 277
Finocchiaro Beniamino; 193
Fisher Joschka; 104, 132
Flaiano Ennio; 135
Formica Rino; 16, 66, 67, 139
Fornero Elsa; 95, 108, 159, 171, 221
Francesco I; 230, 231, 369
Fresco Paolo; 151
Friedman Milton; 149
Galbraith John Kenneth; 126
Gallino Luciano; 8, 12, 23, 25, 29, 83, 84, 85, 171, 172, 223
Garibaldi Giuseppe; 120
Geronzi Cesare; 135, 177, 179, 185
Ghedda Muammar; 27
Giddens Anthony; 154, 155
Ginsberg Allen; 126
Giovanni XXIII; 20, 34, 231, 232, 233, 241, 341, 352
Giovanni Paolo II; 155, 230, 232, 233, 241, 242, 357
Giugni Gino; 78, 79, 162
Gonzalez Felipe; 122
Gramsci Antonio; 276, 277
Grandi Achille; 33, 42
Gregoretti Ugo; 79
Grillo Beppe; 97, 98, 100, 102, 104, 217
Grossman-Doerth Hans; 342
Guariniello Raaele; 139
Guccini Francesco; 30
Guthrie Woody; 326
Guicciardini Francesco; 192
Hegel Friedrich; 239, 240, 284
Henry James; 118
Hobsbawn Eric; 187
Hollande Francois; 131, 139, 216, 228
Hoover Herbert; 104, 326
Huber Bertholld; 36, 37, 111
Keynes John Maynard; 31, 149
Kennedy John F.; 126, 209, 210, 218, 221, 231, 325, 326, 327, 334
Kennedy Robert; 325, 327, 337

395

IL LAVORATORE RITROVATO

Khomeyni Ruhollah; 155


Kohl Helmut; 175
Krugman Paul; 120, 122, 123, 144, 149
Kuliscio Anna; 240
Iotti Nilde; 227
Lama Luciano; 14, 17, 21, 32, 54, 58, 59, 60, 68, 69, 71, 76, 86, 89, 90, 92, 114,
117, 123, 134, 143, 152, 153, 155, 157, 165, 166, 175, 176, 178,
188, 201, 248, 256, 277, 313, 324
La Malfa Ugo; 35, 64, 149
Landini Maurizio; 24, 94
Leone XIII; 34, 191, 204, 229, 231, 241, 339, 340, 341, 344, 348, 349, 350, 352, 359
Lepri Stefano; 83
Levi Montalcini Rita; 148
Lombardi Riccardo; 173, 223, 301
Marchionne Sergio; 23, 37, 87, 93, 129, 139, 150, 151, 197, 198, 201
Macaluso Emanuele; 172
Macario Luigi; 21, 86, 123, 155, 313
Marcuse Herbert; 239
Marshall Alfred; 149
Martelli Claudio; 224
Martinet Gilles; 152
Martini Fabio; 277
Marx Karl; 38, 45, 58, 130, 138, 191, 278, 283, 284, 292, 299, 301
Mastroianni Marcello; 47
Matteotti Giacomo; 38, 227, 302
Mattioli Raaele; 149
Mazzini Giuseppe; 33, 34, 35, 37, 39, 43
Melato Mariangela; 27
Merkel Angela; 104, 132, 139
Merloni Vittorio; 63, 69, 143, 188
Mieli Paolo; 64, 65
Miliband Ed; 156, 158
Mitterrand Francois; 39, 152, 173
Monicelli Mario; 47
Monti Mario; 75, 87, 88, 92, 93, 94, 95, 96, 99, 108, 110, 119, 121, 129, 130,
131, 135, 136, 139, 140, 149, 151, 162, 163, 204
Morandi Rodolfo; 36, 203
Morese Raaele; 73
Moro Aldo; 60, 64

396

INDICE DEI NOMI

Morozov Evgeny; 103


Mucchetti Massimo; 135
Muller Hermann; 300
Mussolini Benito; 75, 227
Napoletano Roberto; 109
Napolitano Giorgio; 64, 65, 66, 98, 99, 104, 216
Natta Alessandro; 70
Nenni Pietro; 40, 43, 174, 275, 295, 301
Nixon Richard; 209
Novelli Edoardo; 102, 103
Obama Barak; 139, 144, 198, 228
Occhetto Achille; 13, 154
Olivetti Adriano; 11, 180 183, 193, 234
Ollenahuer Eric; 40, 300
Padoa-Schioppa Tommaso; 131
Palme Olaf; 39
Paolo VI; 184, 231, 232, 341, 342, 363, 365
Perot Ross; 102
Passaro Antonio; 224
Pastore Giulio; 43
Pellizza da Volpedo; 77, 114
Peron Juan Domingo; 214
Pertini Sandro; 98, 175, 216, 277
Petri Elio; 27
Pinochet Augusto; 49, 138
Pio XI; 341, 348
Prodi Romano; 39, 73, 131, 135, 150, 177
Proudhon Pierre-Joseph; 123, 300
Rapelli Giuseppe; 43
Reagan Ronald; 10, 144, 155, 218
Renzi Matteo; 125
Ricardo David; 149
Rifkin Jeremy; 111
Riva Emilio; 179, 180, 181, 182, 183, 185
Riva Massimo; 64
Roepke Wilhelm; 231, 339, 340, 342, 343
Rolling Stones; 126
Romiti Cesare; 57, 63, 139, 146, 147, 148, 197
Roosevelt Franklin Delano; 120, 126, 144, 181, 218, 263, 325, 326, 327, 328, 335

397

IL LAVORATORE RITROVATO

Rossa Guido; 59, 60


Rousseau Jean Jacques; 9, 243
Ruestov Alexander; 342
Ruolo Giorgio; 111, 113, 130, 136, 187, 189
Salvadori Massimo; 122
Saragat Giuseppe; 42, 45, 275, 276, 290, 291, 300, 301
Sarkozy Nikolas; 216
Sartori Giovanni; 211
Sassoon Donald; 142, 154
Scheggi Merlini Lorenzo; 125
Schiller Karl; 40, 300
Schmidt Carlo; 40, 300
Schmidt Helmut; 132, 299, 301, 302
Schumpeter Joseph; 149
Sciascia Leonardo; 196
Schroeder Gerard; 104, 155
Scotti Vincenzo; 16, 49, 69, 143, 149
Seyboth Marie; 203
Signorile Claudio; 66, 85
Sylos Labini Stefano; 111, 113, 130, 136, 187, 189
Socrate; 239, 240
Sommovigo Amedeo; 34
Sordi Alberto; 75
Spadolini Giovanni; 16, 67, 68
Spinelli Altiero; 136
Spriano Paolo; 276
Springsteen Bruce; 207
Standing Guy; 106, 108
Stiglitz Joseph E.; 9, 218, 220, 327
Taliercio Giuseppe; 60
Tamburrano Giuseppe; 301
Tarantelli Ezio; 59, 60, 61, 71, 73
Terracini Umberto; 244, 279, 285
Thatcher Margareth; 10, 120, 131, 144, 155, 218
Togliatti Palmiro; 43, 172
Tomasi di Lampedusa Giuseppe; 120
Touraine Alain; 154, 155
Tremonti Giulio; 148, 162
Treves Claudio; 277

398

INDICE DEI NOMI

Turati Filippo; 3, 39, 45, 90, 240, 275, 276, 277, 278
Turone Sergio; 50, 52, 77
Trentin Bruno; 13, 58, 59, 170, 175, 176, 186
Ugolini Bruno; 170
Uhlman Fred; 7, 8
Valiani Leo; 149
Valletta Vittorio; 52, 197, 198
Van Basten Marco; 164
Veltroni Walter; 100, 122, 175
Vendola Nichi; 135
Viglianesi Italo; 78, 79
Visco Vincenzo; 162
Visentini Bruno; 67, 88, 117, 248
Von Hayek Friedrich; 149
Voltaire; 243
Wehner Herbert; 40, 300
Winterkom Martin; 199
Zapatero Jos Luis Rodriguez; 233
Zavoli Sergio; 53
Zetsche Dieter; 198

399

IL LAVORATORE RITROVATO

GLOSSARIO
Acli, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiane
Alcoa, Aluminium Company of America
Bot, Buoni Ordinari del Tesoro
Br, Brigate Rosse
Cdu, Christlich Demokratische Union
Cee, Commissione Economica europea
Censis, Centro Studi Investimenti Sociali
Cgia, Confederazione generale dell'Artigianato
Cgdl, Confederazione Generale del lavoro
Cgil, Confederazione Generale Italiana del Lavoro
Cisl, Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori
Consob, Commissione Nazionale per le societ e la Borsa
Csu, Christlich Soziale Union
Dc, Democrazia Cristiana
Ebri, European Brain Research Institute
Eni, Ente Nazionale Idrocarburi
Etui, European Trade Union Institute
Fiat, Fabbrica Italiana Automobili Torino
Fim, Federazione Italiana Metalmeccanici
Fiom, Federazione Impiegati e Operai Metallurgici
Flm, Federazione Lavoratori Metalmeccanici
Ig Metall, Industriegewerkschaft Metall
Imu, Imposta Municipale Unica
Inail, Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
Inps, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale
Irap, Imposta Regionale sulle Attivit Produttive
Iri, Istituto per la Ricostruzione Industriale
Irpef Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche
Ismu, Iniziative e Studi sulla Multietnicit
Istat, Istituto Nazionale di Statistica

400

GLOSSARIO

Iva, Imposta Valore Aggiunto


Msi, Movimento Sociale Italiano
Onu, Organizzazione delle Nazioni Unite
Pci, Partito Comunista Italiano
Pd, Partito Democratico
Pil, Prodotto Interno Lordo
Pli, Partito Liberale Italiano
Pri, Partito Repubblicano Italiano
Psdi, Partito Socialista Democratico Italiano
Psli, Partito Socialista dei Lavoratori Italiani
Psi, Partito Socialista Italiano
Psiup, Partito Socialista Italiano di Unit Proletaria
Psu, Partito Socialista Unitario
Uil, Unione Italiana del Lavoro
Uilm, Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici
Spd, Sozialdemokratische Partei Deutschlands
Psf, Parti Socialiste Francais
Ue, Unione Europea
Ugl, Unione Generale del Lavoro

401

IL LAVORATORE RITROVATO

Parte Prima: lIntervista


Introduzione ........................................................................................... 7
Dalla paura allorgoglio ......................................................................... 15
DallAutunno Caldo al grande freddo .................................................... 33
Dalla concertazione allemarginazione ................................................. 83
Dal presente al futuro ......................................................................... 125
Dalla crisi finanziaria al dramma sociale ............................................. 167
Dal sindacato ai partiti ........................................................................ 209
Dallo Stato alla Chiesa ........................................................................ 223
Parte Seconda: le Storie e i Documenti
Prologo .................................................................................................239
Il lavoro nelle Costituzioni ....................................................................243
Costituzione della Repubblica Italiana .................................................246
Costituzione della Repubblica Federale Tedesca ..................................249
Costituzione della Spagna ....................................................................249
Costituzione della Repubblica Greca ....................................................250
Costituzione Federale della Confederazione Svizzera ..........................251
Costituzione della Federazione Russa ..................................................257
Costituzione dellImpero del Giappone ................................................258
Costituzione della Federazione Brasiliana ............................................259
Costituzione della Repubblica Popolare Cinese ...................................261
Costituzione della Repubblica Federale Tedesca ..................................249
Costituzione Francese del 24 giugno 1793 ...........................................262
Carta Atlantica ......................................................................................263
ONU (1948): Dichiarazione dei diritti universali delluomo ..................263
Costituzione dellOrganizzazione Internazionale del Lavoro.................264
ONU: Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali ......268
402

INDICE

Unione Europea: Carta dei diritti fondamentali....................................271


Repubblica Federale Tedesca: Costituzione..........................................216
Spagna: Costituzione.............................................................................217
Turati e le ragioni del riformismo..........................................................275
Il discorso di Turati al XX congresso del Psi............................................278
Giuseppe Saragat allassemblea costituente del Psli.............................291
Psi: la domanda dammissione a socio..................................................295
Germania.La svolta della Spd: il programma di Bad Godesberg ......... 299
Roosevelt, John e Bob Kennedy, Navigare nella Tempesta ................. 325
Discorso di insediamento di F. D: Roosevelt ....................................... 328
Discorso di accettazione di J. F. Kennedy ............................................ 334
Discorso sul Pil di R. Kennedy ............................................................. 337
La dottrina sociale della Chiesa ..... ..................................................... 339
Leone XIII: Rerum Novarum (1891).......................................................344
Pio Xi: Quadragesimo Anno (1931).......................................................348
Giovanni XXIII: Mater e Magistra (1961)...............................................352
Giovanni Paolo II: Centesimus Annus (1991)........................................357
Paolo VI: Populorum Progressio (1967)................................................363
Benedetto XVI: Caritas in Veritate (2009).............................................365
Francesco I: Discorsi sulla crisi (2013)...................................................369
Bibliografia............................................................................................372
Indice dei nomi......................................................................................399
Glossario...............................................................................................400
Sono state inserite vignette satiriche (Altan, Franco Bevilacqua, Alain Denis,
Giorgio Forattini, Alfredo Chippori, Massimo Bucchi, Franco Bruna, Emilio
Giannelli, etc.), documenti e foto dellarchivio della Fondazione Bruno
Buozzi e di Umberto Cicconi.
403

1980: Giorgio Forattini su La Repubblica disegna Bettino Craxi intento


a creare tranelli a Enrico Berlinguer evocando
il nome del leader della Uil.

Gli Autori
Giorgio Benvenuto, nato a Gaeta l8 dicembre 1937.
Si laureato a 22 anni in giurisprudenza. La tesi Natura e funzioni delle
Commissione Interne in Diritto del lavoro con il Professore Francesco Santoro Passarelli stata pubblicata.
E entrato nella UIL IL 1 ottobre 1955. E stato Segretario Confederale della
UIL (1968-1969), Segretario Generale dei metalmeccanici della UILM e
della FLM (1969-1976), Segretario Generale della UIL (1976-1992) e della
Federazione CGIL-CISL-UIL (1976-1984).
E stato pi volte negli anni settanta ed ottanta vice presidente della Federazione Europea Metalmeccanici (FEM); vice presidente della Confederazione Sindacale Europea (CES); consigliere del Consiglio Nazionale
Economia e Lavoro (CNEL).
Segretario Generale del Ministero delle Finanze (1992-1993).
Segretario Nazionale del PSI (febbraio-giugno 1993).
Parlamentare alla Camera dei Deputati e al Senato per tre legislature
(1996-2008) ha ricoperto lincarico di Presidente delle Commissioni Finanze e Tesoro.
Economista ed esperto in materie scali, insegna alla Scuola Superiore
della Guardia di Finanza. E autore di molti saggi sulla nanza, sulla politica,
sul sindacato, sui partiti.
E attualmente il Presidente della Fondazione Bruno Buozzi e Vice Presidente della Fondazione Giacomo Brodolini.
Antonio Maglie, premio giornalistico Saint Vincent per le inchieste nel
1999, inviato del Corriere dello Sport-Stadio.
Ha fatto parte del gruppo dei fondatori del Quotidiano di Brindisi, Lecce e
Taranto ricoprendo l'incarico di vice-caporedattore. Ha collaborato all'Ucio Stampa della Uil durante la Segreteria di Giorgio Benvenuto.
E' stato vice-segretario dell'Associazione della Stampa Romana agli inizi
degli anni novanta.
Tra i libri pubblicati: La disfatta (Limina, 2003) sulla crisi economica del calcio professionistico.

405

Ringraziamo tutti coloro che hanno permesso la realizzazione


di questo libro: le fondazioni Anna Kuliscioff, Socialismo, Brodolini, Nenni, Di Vittorio, Pastore, Argentina Altobelli; lIstituto di
Studi Sindacali della Uil e la societ Procom di Aldo Canale.
Un grazie speciale a Maria Angela Panno che si occupata della
redazione, a Carlo Zeppieri per il perfetto contributo digitale e
per i preziosi consigli a Gianni Salvarani, autore di una ricca e
documentata bibliografia sulle pubblicazioni riguardanti la Uil.

Con la dichiarazione dei redditi, possibile destinare il 5 per mille dellIRPEF


alla Fondazione Bruno Buozzi per contribuire al finanziamento delle sue
attivit di ricerca e di studio. sufficiente mettere la propria firma, nellapposito riquadro, indicando il nostro codice fiscale:

97290040589
Chi ha solo il CUD potr consegnare in posta il modello compilato nella
parte recante lindicazione scelta per la destinazione del 5 per mille dellIRPEF.
A chi volesse invece inviare contributi il bonifico deve essere effettuato a
favore della Fondazione Bruno Buozzi con la causale liberalit al seguente Iban: IT05K 03069 05065 000006406344.
FONDAZIONE BRUNO BUOZZI
via Sistina, 57 - 00187 Roma
tel. 066798547 fax 066798845
sito: www.fondazionebrunobuozzi.it
e-mail: [email protected]
twitter: @FondBrunoBuozzi - twitter: @giorgiobenvenut
406